La metafora anticipata del crollo di un'intera nazione
Dispiace constatare che gran parte delle vittime sopravvissute al terremoto riponga la propria speranza nello Stato, nella sua legislazione e nella sua amministrazione. Terremoti purtroppo ci sono sempre stati e le ricostruzioni non sono mai state un problema impossibile, soprattutto in epoche prestatali. Esisteva una tradizione architettonica ed edilizia tramandata, che risparmiava ai malcapitati l'attesa di architetti ed esperti, e il giorno dopo i padroni di casa potevano rimettere pietra su pietra. Il resto era affidato al mutuo scambio tra famiglie: scalpellini, muratori, falegnami, fabbri, vasai, spaccapietre, tutti i ceti erano a disposizione. Il prete benediceva ogni lavoro. La sicurezza antica fu reale e storica, non formale, legislativa, autorizzativa. Imitava l'ordine dell'essere e della creazione. Era fuori-legge, non attendeva di essere costituita e garantita dallo Stato, da un parlamento e da un governo. Era ontologica, aliena alla fallacia di ogni dover essere. Era un'ασφάλεια greca, una intima non-sdrucciolevolezza, anche dopo il crollo, e ασφαλές, non sdrucciolevoli, erano l'Olimpo e la casa delle Muse, come Itaca. Era una sicurezza paterna e aristocratica. (Andrea Sandri)
Da scalpellino:
RispondiEliminaESTATE 2021
-i contagi sono inferiori per il semplice fatto che il caldo non favorisce il contagio
-l'efficacia della copertura anticorpale della vaccinazione primaverile/estiva è vanitosa
-i vaccinati si contagiano lo stesso perché producono anticorpi di un virus già variato
-i vaccinati contagiati sono contagiosi tanto quanto i non vaccinati (green pass inutile)
-la selezione di varianti virali è favorita dalla presenza di un gran numero di vaccinati
-le varianti contagiano di più, ma sono meno letali dell'infezione originaria
-malgrado la testardaggine di "tachipirina e vigile attesa" i più si comportano altrimenti
-il numero di decessi per COVID è sovrastimato per la modalità di computo
-il numero di decessi da vaccinazione è sottostimato per un insieme di fattori
-per molte fasce di età i rischi dati dall'inoculo vaccinale superano i potenziali benefici
-sono passati solo pochi mesi per poter valutare effetti a medio termine delle vaccinazioni
-sono passati pochi mesi per sapere se la copertura vaccinale sarà ancora tale in autunno
AUTUNNO 2021
-il virus circolerà più facilmente e i numeri di contagi cresceranno
-se le persone non si cureranno presto e bene, molti intaseranno gli ospedali
-in ospedale ci finiranno tanto i non vaccinati quanto i vaccinati senza beneficio alcuno
-con nuove varianti/altri virus i vaccinati rischiano il contagio e anche l'ADE
-con nuove varianti/altri virus i non vaccinati rischiano il contagio, ma non l'ADE
-la sintomatologia di quelli con e senza ADE sarà simile e non si cercherà di distinguerle
-gli ospedali saranno intasati anche da crescenti effetti collaterali a medio termine
-la conta dei morti con COVID-19, comunque sovrastimata, riguarderà vaccinati e non
-sicuramente i vaccinati non avranno problemi a ricevere terze e quarte dosi
-morirà qualche non vaccinato in più: non di COVID-19, ma perché non curato in ospedale
-ritorneranno limitazioni e lock-down, dando la colpa ai non vaccinati
QUINDI
Provvediamo tutti a rinforzare le difese immunitarie
Stiamo molto cauti in presenza dei vaccinati che sono fonte di varianti virali e contagiosi
Se presentiamo sintomi curiamoci subito con quanto ormai noto
Se il virus resta nei limiti di una brutta influenza non ci sono problemi per i non vaccinati; per i vaccinati può essere già un rischio tremendo (per l'ADE)
Era una sicurezza paterna e aristocratica.
RispondiEliminaBasta pensare che fine ha fatto la figura del padre e purtroppo vale tanto per il pater familias quanto per il Pater...
La stessa fine che ha fatto l'aristocrazia intesa come "il governo dei migliori" sostituita dal governo dei più proni ai potenti tecnocrati sovranazionali
RispondiElimina"Il coraggio non è semplicemente una delle virtù ma è la forma di ogni virtù al momento della prova"
RispondiEliminaC. S. Lewis
RispondiEliminaLa sicurezza "paterna e aristocratica" non impediva ai Greci di essere quasi sempre in guerra tra di loro e di massacrarsi spesso e volentieri.
Rileggiamo "La Guerra del Peloponneso" di Tucidide.
L'anarchia greca fu risolta alla fine da Alessandro Magno, con la creazione appunto di uno Stato, unitario per i Greci, in realtà provincia dell'impero macedone.
L'anarchica Grecia, senza uno Stato suo, unitario, restò "provincia" per secoli, passando dai Macedoni ai Romani. Storia simile, fatte le opportune differenze, per l'Italia post-romana.
Rinacque, la Grecia, ma come centro di un impero, quando Costantino fondò Costantinopoli, nel 303, per motivi strategici, quale nuova capitale dell'Impero romano. Roma era già in decadenza, come città capitale, e stava diventando il mito di se stessa, "l'idea di Roma".
Non si può fare a meno dello Stato, come istituzione. IL punto è : quale tipo di Stato.
La polemica cattolica contro lo Stato è antica. DA un lato contro lo statalismo, dall'altro contro lo Stato in quanto tale. INvece di proporre l'idea di uno Stato cristiano, i cattolici c.d. "tradizionalisti" negano lo Stato in quanto tale. C'è chi vorrebbe tornare oggi a Pio IX, al "non expedit" quale atteggiamento dei cattolici verso la politica e verso lo Stato. Il "non expedit" si rivelò un errore clamoroso, che permise a socialisti, massoni etc di riempire il vuoto lasciato dai cattolici, costretti ad estranearsi dalla cosa pubblica.
La politica attuale anticristiana e antinazionale non è colpa dello Stato ma delle forze politiche avverse che ne hanno occupato le istituzioni, tra le quali molti cattolici, quelli di sinistra o "progressisti" che dir si voglia. Queste forze seguono ideologie tutte avverse all'idea stessa dello Stato. I comunisti sono "statalisti" ma sempre con l'idea di arrivare all'estinzione dello Stato (utopia sanzionata da Lenin in "Stato e rivoluzione").
Manca una riflessione cattolica seria e approfondita sul concetto dello Stato, in relazione ai gravi problemi dell'ora presente.
H.
La dottrina cattolica è invece chiarissima: i due poteri derivano entrambi da Dio( Gesù riconobbe quello di Pilato) , e sono ordinati al bene umano : quello temporale e quello spirituale. È chiaro che quello spirituale è più importante, quindi lo Stato abusa del suo potere se lo contrasta. Esso ha la sua autonomia, ma deve sempre corrispondere ai principi della legge naturale e divina insegnati dalla Chiesa. Non c'è da inventarsi un modello ideale di società-disse autorevolmente un Pontefice.essa è già esistita. Bisogna tornare a quell'ordine esistente prima che la Rivoluzione permanente-ancora in atto ora- lo sovvertisse. Prevedo l'obiezione: non tutto è stato perfetto
EliminaCerto , come non è perfetto l'essere umano decaduto.
Purtroppo non si impara neanche dall'esperienza. La debolezza del nostro vivere giace nell'ignoranza delle nostre mani. Mani che non sanno più far nulla. La nostra debolezza giace nei nostri 'diritti' il cui succo è che dobbiamo essere serviti in tutto dalla culla alla tomba.
RispondiEliminaSiamo fatti così,passiamo da un eccesso all'altro incapaci di mantenerci in equilibrio tra il fare e lo strafare, tra il riposo e l'accidia, tra il pensare e il fingersi nel pensiero. La tecnica è stata un aiuto che ora sta divorando l'essere umano assimilandolo ad essa.
Da un lato è comprensibile la nostra ottusità, siamo esseri spirituali incarnati il cui scopo è la santità, per questo tante sono le illusioni, tante le tentazioni, tanti i peccati a cui siamo esposti. Il nostro corpo ed il nostro spirito devono purificarsi lungo tutta la nostra vita ed ambire alla somiglianza col Signore Gesù Cristo.
Siamo sempre stati tentati dal farci dio e dal sottomettere l'altro uomo. La modernità ha illuso l'essere umano che tutti avrebbero potuto diventare dio con l'aiuto della tecnica e la tentazione di sottomettere l'altro uomo con la tecnica non è stata respinta, ma usata per formare con la tecnica invisibile le caste servili del mondo nuovo.
Ora a noi tutto questo non deve interessare più di un tenersi informati essenziale. Quello che deve interessarci invece è riscoprire approfondendolo l'Ora et Labora di San Benedetto. Questa regola sfondò non perché mancarono regole anche molto simili a questa, ma sfondò per il suo equilibrio.
Equilibrio non significa immobilità, ma ricerca costante del terreno solido nel perpetuo movimento tellurico del corpo, dell'anima, dello spirito. Il monachesimo cattolico è stato il civilizzatore europeo, Ora et Labora. Nel lavoro dei monaci non ci sono stati ambiti che siano stati negletti. Nessuna puzza sotto il naso, no.
Ed anche questa storia delle guide assenti non deve più paralizzare, ognuno può e deve, se richiesto, assumere la guida di 'abate' pro tempore di una comunità di laici e/o sacerdoti.
Le guide sopraffine sono state pochissime nella storia mondiale. Quindi stop ai sogni ad occhi aperti. Onesti operai invece sono stati numerosissimi in ogni ambito del vivere civile e religioso.
Quindi teniamoci informati in maniera essenziale e di ampio raggio, ma in contemporanea seguitiamo e/o cominciamo a vivere come Dio comanda, se tutti riuscissimo in questo proposito sarebbe una spallata micidiale per il sistema che ha occupato ogni potere.
Uomini, donne, anziani e giovani di retta intenzione cattolica hanno in mano il nostro domani ovunque siano, in qualsiasi ambito lavorino o studino. Ogni pensiero, azione, parola pensato, compiuta o pronunciata per amor di Dio è una bomba atomica contro il Male e allora... tiramole 'ste bombe!
H. (Herman?) fa un po' di confusione tra ordine naturale (creato) e ordine statale (artificiale). É un hegeliano anonimo, come ce ne sono molti.
RispondiEliminaSe avesse intrapreso "una riflessione seria e approfondita", non necessariamente cattolica ma anche soltanto onestamente "wertfrei" (io ci ho dedicato una ventina d'anni), si renderebbe conto che fino al 1789 lo "stato" rimase un ordine di case (tant'è che la scienza dell'economia dei regni era la cameralistica: l'amministrazione dei beni di un casato, di una casa sovrapposta alle case - mentre le democrazie erano confederazioni di unioni di case). Solo dopo la decapitazione di Luigi XVI divenne lo "Stato": un governo di individui (di fratelli in quanto parricidi), pensato come necessario all'interno di una metafisica vieppiù idealistica che pone ancora al centro l'individuo (il fratello uguale e libero) e le sue proiezioni totalitarie, gabellando tutto ciò per ordine naturale e persino come ingresso di Dio nella storia.
Se H. vuole posso mettere a disposizione una bibliografia minima. L'onere della prova della competenza su ciò che ha scritto è naturalmente a suo carico.
A. S.
Grazie Historicus,
RispondiEliminaEro consapevole di questa implicazione che è ben sviluppata e argomentata nel tuo commento.
La necessità, o quanto meno la realtà fattuale, dello stato non è certamente ignorata da Sandri (anche se in questo caso si riferisce ad un ordine precedente l'istituzione dello stato e su questo si focalizza insieme a ciò che lo garantiva) e risulta implicita nella mia riflessione introduttiva. Dello scritto di Sandri, che è un pensiero in libertà e non un articolo, avevo colto proprio la densità suscettibile di ulteriori riflessioni.
Ma ci fa bene recuperare anche il rigore di un discorso meno sommario e sbrigativo.
Purtroppo è vero che manca una riflessione cattolica seria e approfondita sul concetto dello Stato, in relazione ai gravi problemi dell'ora presente.
"Equilibrio non significa immobilità, ma ricerca costante del terreno solido nel perpetuo movimento tellurico del corpo, dell'anima, dello spirito. Il monachesimo cattolico è stato il civilizzatore europeo, Ora et Labora. Nel lavoro dei monaci non ci sono stati ambiti che siano stati negletti. Nessuna puzza sotto il naso, no."
RispondiEliminaQuoto
RispondiEliminaSolo dopo la decapitazione di Luigi XVI divenne "lo Stato", prima era un sistema
economico di "case" cioè di notabili che controllavano l'economia?
Con la rivol. francese si perfeziona e prende piede un tipo di Stato (liberale, parlamentare) che già esisteva in Inghilterra e America del Nord.
E quando Machiavelli e Guicciardini parlavano di Stato, di cosa parlavano, di un semplice sistema di potere economico-politico dominato dai Medici? Non bisogna privilegiare il fattore economico oltre il lecito.
Il termine Stato non nacque nell'Italia del Cinquecento e in Machiavelli non c'è già il concetto dello Stato moderno? Per lo meno dal punto di vista del concetto politico-militare. E anche spirituale, come esigenza di superare le lotte delle fazioni e civili in nome del bene comune?
Lo Stato non è affatto una costruzione artificiale, lo è quando diventa statalismo.
Non esiste società senza Stato, anche in forma rudimentale. Ovvero: senza quell'istituzione dedita al bene comune che tutela l'ordine pubblico, la morale, la difesa contro i nemici interni ed esterni, la religione professata, il diritto. Quando si supera la dimensione della vendetta privata e di clan e si comincia ad instaurare una magistratura che deve decidere superpartes, già qui abbiamo lo Stato, come esigenza (di un bene comune che si deve realizzare nell'amministrazione della giustizia) e come istituzione, poiché il giudice per esser veramente indipendente e protetto dagli odi delle parti, deve appoggiarsi ad un potere politico superpartes, come era quello del re o del Senato romano, per dire.
C'è poi la necessità della difesa militare, di primaria importanza.
IL ritorno a Pio IX e al suo non expedit l'ho trovato riproposto in un recente articolo di S. Fontana, se non erro, su La Nuova Bussola Quoditidiana.
Per me, una prospettiva del tutto assurda, disarmista, disfattista, fuori della realtà.
Lo Stato, come concetto, veniva assorbito nella figura del monarca, quale antico signore patrimoniale (l'Esercito del Re, le foresteH reali etc, lo sappiamo).
Ma come concetto esso trascende le singole figure storiche e questo è stato indubbiamente merito di Hegel l'averlo messo in rilievo, p.e. nella sua Filosofia del diritto, un'opera che oggi non viene mai ricordata. Si può riconoscere questo, senza esser hegeliani, senza adottare la sua dialettica della storia.
H
“Il "non expedit" si rivelò un errore clamoroso, che permise a socialisti, massoni etc di riempire il vuoto lasciato dai cattolici, costretti ad estranearsi dalla cosa pubblica.”
RispondiEliminaLo pensavo. Ora non sono più molto sicuro. Dopo poco più di cent'anni i cattolici in politica non solo non sono riusciti a rendere più cattolico lo stato (anzi), ma sono diventati tutti più o meno indistinguibili dai massoni e dai liberali. E questo non è successo solo in Italia...
Tempora labuntur, tacitisque senescimus annis.
RispondiElimina(Ovidio, Fastos, 6, 7, 71)
H. è evidentemente uno storico e qui fonda la sua competenza. Manca però un approfondimento concettuale dell'origine giuridica delle istituzioni.
RispondiEliminaÉ un po' sbrigativo affermare che "con la rivol. francese si perfeziona e prende piede un tipo di Stato (liberale, parlamentare) che già esisteva in Inghilterra e America del Nord". Si trascura il fatto che proprio l'Inghilterra escluse Hobbes dalla propria realizzazione politica e si trascura il dibattito tra Locke e Firmer (autore quest'ultimo di "Patriarcha") che anche nel suo estremo individualistico (sviluppatosi in parte in America) rimane essenzialmente distante dalla Rivoluzione francese. Tocqueville è un testimone importante.
La Costituzione originaria americana è confederale sia per quel che riguarda il rapporto tra gli stati sia all'interno degli stati dove, soprattutto nel Sud, rimaneva un ordinamento di case e di grandi famiglie. L'impostazione rivoluzionaria trionfò (parzialmente) soltanto con la Guerra civile. Webster su Calhoun. Sulla distanza tra Rivoluzione francese e Guerra d'indipendenza americana ha scritto cose egregie e ben documentate Russell Kirk: la prima è offensiva e vuole fondare uno Stato ex nichilo, la seconda è difensiva e conserva il diritto e (in parte) le istituzioni della madre patria. E anche Ratzinger: nella dichiarazione di indipendenza l'uomo è libero in quanto creato da Dio, nella dichiarazione dei diritti per natura. Ancor oggi il II Emendamento segna una discontinuità "domestica" rispetto alla totalità del potere statale.
Sul continente europeo non si può ignorare la guerra del Sonderbund in Svizzera, mentre in Germani Max von Seydel, ancora alla fine del XIX secolo, affermava una concezione oggettiva dello stato come patrimonio del principe per contrapporre i diritti storici della Baviera alle forze centripete liberal-nazionali (di qui la battuta impaziente di Bismack: "Acheronta (=nazione) movebo". Anche la resistenza al Risorgimento italiano è un movimento di case e di casati.
Il passaggio dallo stato antico (ontologico) allo Stato moderno (artificiale) si è ovunque realizzato con l'immane violenza della realizzazione di un progetto, violenza sempre pronta a riemergere ogni volta che le antiche istituzioni naturali (l'ordine famigliare soprattutto) minacciano di riprendere terreno.
Che lo Stato sia una istituzione necessaria al "bene comune", è pacifico.
RispondiEliminaCosa sia "bene" e cosa si intenda per "comune", non è però chiaro, se non si riconosce il diritto naturale.
Sarebbe forse più opportuno ragionare sui poteri e i limiti dello Stato rispetto al cittadino, ma soprattutto sull'idoneità dello Stato, come oggi inteso, ad ottemperare alla propria funzione naturale.
Paradossalmente lo Stato, in linea di principio garante dell'ordine, si è traformato in un vettore d'anarchia.
Non c'è un solo Stato in Europa che riconosca la legittimità del diritto naturale; né, di conseguenza, che ne garantisca l'attuazione.
Le leggi sul divorzio e sull'aborto, ad esempio, sono giudicate conformi alla Costituzione, che è la fonte di diritto fondamentale del nostro Stato.
Non si può incolpare i soli progressisti.
Diceva Chesterton che è compito dei progressisti è commettere errori, e compito dei conservatori impedire che gli errori siano emendati.
Cosa hanno fatto, nell'ultimo mezzo secolo, i politici conservatori, i cattolici, per la nostra società?
Si stracciano le vesti fino a quando la sinistra non approva le proprie leggi nichilistiche. Poi le accettano e le considerano intangibili. Si pensi ad aborto, divorzio, unioni civili.
Cambiano i colori dei governi, passano gli anni, ma - chissà perché? - nell'Europa delle costituzioni liberali, dalla Danimarca al Portogallo, dalla Germania all'Italia, la solfa è sempre la stessa, ogni società è omologata.
I politici progressisti hanno accelerato la corsa verso l'abisso, quelli conservatori hanno camminato: ma tutti hanno proceduto nella stessa direzione.
Dal 1948 è stato fatto l'opposto di quanto prescrisse Pio IX. Quali differenze, tra i Paesi occidentali cattolici e i Paesi occidentali non cattolici?
Forse non sostengo un nuovo "non expedit", ma penso che la società potrà essere recuperabile quando sarà recuperata la fede cristiana, fino ad allora non mi faccio illusioni.
E la fede cristiana, prima che dalla società, dovrà essere recuperata da coloro che si definiscono cristiani.
I Padri della Chiesa costruirono la civiltà cristiana all'interno di una società decadente, quella dell'Impero Romano, introducendo non solo una nuova fede, ma anche un nuovo pensiero e nuove norme. I cristiani dovevano distinguersi dai pagani, non erano "tutti fratelli".
Le affinità tra la fine dell'Impero e la presente società sono impressionanti: crisi del mos maiorum, denatalità, libertinismo, omosessualità, edonismo, cosmopolitismo, urbanizzazione, immigrazione di massa, etc.
Ritengo allora prioritario che i cattolici costruiscano una propria società ordinata, perché, anche sulla base di numerosi dati demografici, l'Europa come la conosciamo (e così le sue istituzioni) sembra avere i decenni contati.
Kolja
Non è necessario essere sociologi per rilevare che, dopo 73 anni di Stato costituzionale, il bilancio è negativo.
https://www.google.com/amp/s/www.adnkronos.com/afghanistan-talebani-musica-sara-proibita_3j6w2KzTfoPqMheutpCuiJ/amp.html
RispondiEliminahttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6697
RispondiEliminaTORNARE AL NON EXPEDIT: PER UN CATTOLICO OGGI NON HA PIU' SENSO ANDARE A VOTARE
Covid e vaccinazione hanno mostrato il volto totalitario dello Stato: partecipare alle elezioni può dargli una legittimazione per cui si potrebbe diventare complici anche senza volerlo
di Stefano Fontana
Come avrete notato, tg e giornaloni parlano solo di covid e Afghanistan. Ma è significativo che non parlino mai di covid in Afghanistan. Hanno altro a cui pensare in Afghanistan, direte voi. Eppure.... sanità pubblica inesistente, pochi ospedali e scarsamente atrrezzati, condizioni igieniche precarie, nessun lockdown, nessuna campagna vaccinale, e infine guerra civile dove talebani e non talebani certo non combattono distanziati e indossando la mascherina. Peggio di così....
RispondiEliminaEbbene, dove sono i morti per le strade? O meglio: dove sono i morti per le strade causa epidemia? Ecco, forse gli afghani hanno ben altro a cui pensare, e la grande narrazione mediatica, ipocrita e vigliacca, lì non attacca.
Martino Mora
RispondiEliminaReplica.
Non dobbiamo confondere il giacobinismo con la riv. francese, il giacobinismo ne ha rappresentato l'ala sinistra per così dire, la virtù repubblicana da imporre con il terrore.
La riv. fr., borghese, si è inserita nel movimento costituzionalista, anche se con caratteristiche proprie, p.e. il marcato accentramento statale, l'efficienza amministrativa con i prefetti guidati dal centro etc. Mi sembra che sia Tocqueville a notare che la riv. continuò l'opera accentratrice della monarchia. La borghesia francese risolse a favore del "centro" la lotta tra monarchia e aristocrazia che in Francia datava sin dal tempo dei Merovingi, cioè da sempre.
È da respingere l'antinomia stato antico (ontologico) Stato moderno(artificiale). "Stato antico", detto così, sembra una categoria troppo vasta.
Non esiste società senza Stato, senza una forma di Stato, anche rudimentale. Lo Stato, come istituzione, è organico quanto la società. Diventa artificiale, lo Stato, quando cade in mano a dottrinari rivoluzionari, come i giacobini e i bolscevichi, che volevano imporre un modello astratto violentando la realtà. Lo sviluppo che porta allo Stato moderno è progressivo, si avvale anche di componenti spirituali, culturali. Decisiva fu la crisi religiosa: lotta micidiale con l'imperatore, cattività avignonese, grande scisma, mondanizzazione del papato, poi l'uno-due micidiale (scisma luterano e nuova immagine del mondo, eliocentrica). Le susseguenti guerre di religione furono anche civili, si conclusero senza vincitori nè vinti, ma fecero nascere l'idea della tolleranza e spinsero a vedere nello Stato il fondamento della sovranità, lo Stato ora neutro di fronte alle lotte religiose.
Insomma, non si può ridurre il tutto ad un contrasto tra Stato centralizzato (artificioso) e società senza quasi Stato, virtuosa perché "organica", cioè incentrata sull'autogoverno.
L'autogoverno è stato introdotto in Italia con il regionalismo, brutta copia dello Stato centralizzato, per come è stato fatto. IL regionalismo ha fatto riemergere il particolarismo e il campanilismo nazionali, grazie anche ad un condizionamento culturale antinazionale e antiunitario che dura dalla fine della II gm.
IL papato in antico chiamava gli stranieri a difenderlo dai pericoli, veri e presunti, quando non incitava le forze locali a difenderlo dagli stranieri. Ora, dopo aver teorizzato il diritto all'immigrazine illimitata, tiene a battesimo l'invasione mussulmana dell'Italia e dell'Europa. Ci opponiamo, certo, ma come? con l'autogoverno del cortile di casa?
H.
RispondiEliminaBisogna tornare all'ordine esistente, anzi preesistente...
Ma come, concretamente?
Siamo tutti d'accordo che dobbiamo tornare a professare
la fede nella nostra vita individuale, ricostituire
una società cristiana.
Ma per ciò che riguarda lo Stato?
Con quale forma di Stato?
Tornare all'Italia divisa in tanti Stati, come prima?
Le regioni sono venti o ventuno...
Sarebbe la fine dell'Italia, diventerebbe una
colonia mussulmana in tempi brevissimi. Anzi, un
insieme di colonie in lotta tra loro, divise
tra sunniti e sciiti.
Avremmo l'Emirato di Bari, di Caltanissetta,
di MOndovì, di Roma, di Recanati...
Roma, la Mela Rossa, addentata finalmente dai barbari...
Vi piace l'idea?
Rilanciare la proposta del "non expedit" di infausta
memoria dimostra solo l'immaturità di certi cattolici.
Chi propone il non expedit non si sente italiano.
Bisogna creare una cultura cattolica che proponga
un modello cristiano di Stato, adatto alle esigenze
dei tempi, non nostalgico di forme scomparse e irripetibili.
Dalla mia finestra aperta di cucina inquadro il giardino del condominio accanto al mio, mantenuto in buon ordine dagli "anziani", che lo hanno corredato di un tavolo e varie sedie per darsi la possibilita' di riunirsi nel pomeriggio a fare quattro chiacchiere. Mentre asciugo i piatti, Verso le ore 15:00 ,attraverso la finestra aperta non posso fare a meno di notare un "anziano"che provvisto di ramazza ripulisce quell'area..indossando la mascherina..con il sole ancora pressoche' allo zenit(siamo in orario legale),senza anima viva intorno, con una cancellata che perimetra quello spazio verde,col sole a picco e mascherina!
RispondiEliminaHo pensato tra me e me che quell'anziano sicuramente deve essere stato corredato da polmoni d'acciaio per riuscire a muoversi e lavorare col sole a picco e col bavaglio sulla bocca!
Cos'e pazz.. avrebbe detto mia zia.
"..sarebbe la fine dell'Italia che diverrebbe una colonia musulmana'
RispondiEliminaForse il sogno non confessato di una parte consistente (per quanto incosciente) della nostra società che pur di non dare la vittoria a sivtanisti - o ex tali - e soprattutto pur di respingere rifiutare tutto ciò che ha il sapore cattolico sarebbero anche disposti )e, ahimè, disposte) persino a sottomettersi a chi finalmente darebbe una bella lezione all'Occidente non abbastanza politicamente corretto accogliente multietnico immograzionista ecc. Dite che forse sto esagerando? Che dici Maria, sto esagerando? Può essere e lo spero anzi.
Leggendo la Bibbia vedo che il popolo ebreo non aveva re ma un capo- famiglia ed al ritorno dall'Egitto un sommo Sacerdote ed un Profeta, ebbe poi i Giudici, messi di Dio. Ma i vicini avevano i re ed allora anche il popolo ebreo reclama un re e Dio dice, fai come vogliono ed ungi Saul, è Me che rigettano.... Sappiate che il re prenderà i vostri beni e le vostre donne.... Il libero arbitrio quanti disastri fa: venga il Tuo Regno e si faccia la Tua Volontà in terra come in Cielo.... Siamo prossimi al Regno e per questo fan disastro quelli che tiran le cuoia....
RispondiEliminaTorniamo al baratto... dopo la pandemia, le guerre , eliminano i contanti entro due anni dicon bancari, e poi faran crollare tutto se voglion arrivare alla criptovaluta dell'uomo transumano o quantico... e quindi niente dinari( basta un clic dopo l'eliminazione del contante) e baratto per i sopravvissuti semplici umani.
RispondiElimina"Bisogna creare una cultura cattolica che proponga un modello cristiano di Stato, adatto alle esigenze dei tempi, non nostalgico di forme scomparse e irripetibili"
RispondiEliminaStabilire se ciò che è scomparso sia anche irripetibile, non è cosa facile.
Semplice invece è decretare l'incompatibilità tra un modello cristiano di Stato e il presente modello costituzionale.
Qualunque strada si pensi di intraprendere, non si potrà prescindere da una profonda revisione costituzionale.
Nel prossimo futuro, ad esempio, entreranno in Italia milioni di stranieri: la Costituzione, così come è, non permetterebbe al potere politico di scegliere esclusivamente immigrati di religione cattolica.
Altro esempio: se fossero approvate leggi limitative dell'aborto, chi ci dice che la Corte Costituzionale non le dichiarerebbe illegittime ex art. 3 o - ironicamente - 32?
Inoltre è necessario ridurre il diritto dell'Unione Europea a fonte di rango non superiore alle leggi ordinarie: ecco che allora la finirebbero con quel "ce lo chiede (sic) l'Europa".
Cos'altro si potrebbe ipotizzare?
L'esperienza degli Stati Uniti mi suggerisce che il federalismo potrebbe essere una via percorribile per rendere, almeno, più cattoliche certe aree del Paese. Non dimentico che al referendum sul divorzio vi furono regioni che si espressero a maggioranza contraria.
Gli italiani esistono da molto prima dello Stato unitario, e in effetti ciò che di particolarmente onorevole il nostro popolo ha prodotto, è stato ottenuto ai tempi degli Stati preunitari - lo rilevò anche Dostoevskij.
Se si decentrasse a livello locale (regionale o provinciale) un buon numero di materie di competenza dello Stato, si potrebbe sperare di realizzare dei feudi cattolici, laddove appaia irrealistico l'intero controllo del Paese.
L'ipotesi non è inverosimile, se si pensa che, sotto vari profili, gli stati federati degli USA (anche quelli piccolissimi) hanno più potere in relazione allo Stato centrale americano, di quanto l'Italia abbia verso l'Unione Europea.
Kolja
No, cari giornalisti, in Afghanistan non si "torna al Medioevo", come scrivete voi.
RispondiEliminaSi va nella barbarie talebana. Nel disprezzo di ogni diritto, arte, cultura.
Il nostro Medioevo è Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto, San Francesco, San Tommaso d'Aquino, Santa Caterina da Siena, Matilde di Canossa, le nostre cattedrali ed abbazie, le repubbliche marinare e i comuni, la nascita degli ospedali, delle università e la nostra meravigliosa Cultura. Quella che la Cancel Culture vorrebbe gettare nell'oblio.
"... La sicurezza antica fu reale e storica, non formale, legislativa, autorizzativa. Imitava l'ordine dell'essere e della creazione"
RispondiEliminaQuesto mi ricorda la ferma polemica antimoderna di Tolkien, diretta contro quell'impersonale SuperStato moderno che pretende il posto di Dio, tanto che nel '56 poteva sostenere: «Non sono democratico, perché umiltà e eguaglianza sono principi spirituali corrotti dal tentativo di meccanizzarli e formalizzarli...».
Tolkien intendeva recuperare alla contemporaneità l'etica dei limiti di una società più libera e multiforme come quella medioevale, rifiutando ogni illusione di futuribili paradisi in Terra.
Dispiace in effetti constatare come gran parte dei contemporanei non si renda ancora conto di come il "potere" abbia preso il posto della giusta "autorità" (e di quella "sovranità" depurata da ogni assolutismo), portandoci verso una situazione servile «...per cui otteniamo e otterremo solo di finire in schiavitù».
Riguardo allo Stato cattolico, intanto cerchiamo noi di vivere da cattolici liberandoci delle vanità.
RispondiElimina26 agosto 2021 20:59
RispondiElimina26 agosto 2021 21:56
«Se questi taceranno, grideranno anche le pietre» [cf. Lc 19, 40].
I pensieri corrono e si rincorrono. Oggi pensando alla difficoltà di farsi comprendere e di comprendere mi è tornato in mente questo versetto. Sì, saranno le pietre a parlare, a gridare per noi a loro che non vogliono ascoltare, né guardare. I megaliti di Stonehenge parlano ancora ed il loro linguaggio stiamo cercando, a fatica, di interpretare; parlano le pietre dell'Acropoli di Atene; parlano le strade romane dove ancora camminiamo confidenti; gridano le pietre delle chiese, dei conventi, degli ospedali, delle scuole, degli ostelli... disseminati in tutta Europa. Gridano di una civiltà che uomini senza Dio non riconoscono, non hanno riconosciuto ed ora pretendono di cancellare.
RispondiEliminaLa famosa fesseria di Dostoievski sull'Italia.
Quante volte non viene ripetuta dai nemici dell'unità? In quanto russo e nazionalista, D. non era amico dell'Italia, in generale, e parlava sempre nell'interesse della Russia. Ma a prescindere. Le cose più importanti e belle le avevamo fatte quando eravamo divisi? Bisognava allora restare divisi, per poter continuare a fare delle cose importanti e belle? Ma quelle energie spirituali che avevano prodotto i Dante, i san Tommaso e poi l'Umanesimo e il Rinascimento, da quanto tempo si erano esaurite? Dalla prima metà del Cinquecento. L'Italia raggiunse nel M Evo le vette con Dante, l'Aquinate, e fu all'avanguardia nel progresso, p.e. economico. I banchieri medievali più moderni erano italiani. A Londra erano chiamati Lombards ed esiste ancora Lombard Street. Poi lo fu nella storiografia moderna con Machiavelli e Guicciardini. Giordano Bruno è considerato uno dei padri del pensiero moderno, panteista ed immanentista. Fu l'Italia all'avanguardia nella fondazione della scienza moderna, con Galileo e la sua scuola, dissolta però dalla reazione ecclesiastica, con la Controriforma, il dominio dei Gesuiti nell'istruzione e nella scienza (dominio che comunque salvò la Chiesa e la religione cattolica anche se non impedì la decadenza dell'Italia, ridotta a provincia spagnola, in modo diretto e indiretto.)
Forse D., se avesse conosciuto la storia d'Italia, avrebbe potuto dire che l'Italia divisa produsse cose mirabili (anche se non sempre conformi al Cristianesimo) finché non fu sotto il tallone straniero, finché non perse del tutto la sua indipendenza. E che dopo alcuni secoli di servitù e decadenza, qualcuno s'era stufato; che le minoranze colte si ribellavano all'idea di far parte di un popolo considerato una plebe analfabeta di venditori ambulanti e di suonatori di organetto, di una nazione ridotta alla fine ad esser una "dipendenza austriaca", disprezzata da tutti..
Che poi l'Italia unita, risorgimentale e liberale prima e fascista poi, non abbia fatto nulla di buono, nemmeno si può dire, a ben vedere. Uno dei più grandi drammaturghi del Novencento, non è stato forse Pirandello? Nella Lirica abbiamo prodotto notevoli capolavori, con Verdi, spirito risorgimentale, e gli altri grandi compositori.
Ma questi cattolici che lodano l'Italia preunitaria si fermano al MEvo, non amano per ovvi motivi né l'Umanesimo né il Rinascimento. Allora bisognerebbe mettersi d'accordo. Dove inizia e dove finisce la gloria dell'Italia preunitaria?
"Riguardo allo Stato cattolico, intanto cerchiamo noi di vivere da cattolici liberandoci delle vanità."
RispondiEliminaEffettivamente l'esortazione non fa una piega..
Il punto è che, partendo imprescindibilmente da se stesso, ognuno è tenuto a dare il suo contributo per il bene comune.
RispondiEliminaE, se è quello che deve essere secondo il cuore di Dio, lo fa anche inconsciamente. Ma questo non esclude anche un preciso impegno pubblico o quanto meno specifico. Il discorso sullo stato dà le ali alle possibilità di esprimerlo.
Bisogna tornare all'ordine esistente, anzi preesistente...
RispondiEliminaA me mancano molte basi storico-giuridiche per esprimere un parere sostanzioso, però un paio di cose vorrei dirle.
L'ordine esistente non era immutabile, ma si era evoluto nel tempo. Dunque, se non ci fosse stata la rottura rivoluzionaria dell'ordine (non penso solo alla Rivoluzione Francese), esso avrebbe continuato ad evolversi naturalmente. Ecco perché, secondo me, non bisogna tornare all'ordine pre-esistente in modo letterale, facendo riferimento ad una certa data del passato, ma a come si sarebbe correttamente evoluto in qualche secolo se non ci fossero state le rivoluzioni.
Per spiegarla con un esempio letterario: il Petrarca, nel racconto della sua ascensione al Mont Ventoux insieme al fratello, riferisce (con evidente intento pedagogico, anche se su un piano totalmente diverso) di momenti in cui i due imboccavano sentieri diversi e lui si pentiva della scelta perché si ritrovava in un vicolo cieco; allora non tornava indietro sino al punto di biforcazione, ma risaliva con difficoltà il crinale per raggiungere il fratello nel punto in cui egli nel frattempo era arrivato.
Rilanciare la proposta del "non expedit" di infausta memoria dimostra solo l'immaturità di certi cattolici.
Qui due commenti. Il primo, puntuale, è che Fontana - che non si può definire cattolico immaturo - non sta pensando di ritornare all'Italia pre-unificazione. Sta semplicemente facendo presente che la situazione politica italiana si è così deteriorata da non aver più senso votare per nessuno. Francamente io sono d'accordo con lui. Dunque non è un "non expedit" identico per condizioni a quello del 1870.
Il secondo commento si rifà alla mia considerazione di prima: siccome non bisogna tornare indietro, ma spostarsi nel punto giusto che avremmo dovuto raggiungere nel frattempo, quando si parla di ripristinare l'ordine non è assolutamente automatico pensare ad un'Italia pre-unificata. Semmai bisogna anche in questo caso prendere atto del fallimento del modo particolare con cui l'unificazione è avvenuta (massonicamente: albero cattivo, il frutto non può che essere cattivo) e pensare a come avrebbe invece potuto avvenire.
Detto questo, mettete in conto che un frazionamento di fatto, e forse anche de jure, potrebbe benissimo accadere in conseguenza del caos che stiamo attraversando.
RispondiEliminaAbbandoniamo certi consunti canoni vetero-cattolici antiunitari
Che l'unificazione sia avvenuta "massonicamente", come se l'avesse fatta la massoneria e basta, è affermazione che non tiene, sul piano storico.
La massoneria fu solo uno degli elementi in gioco. E quale massoneria? Non certo quella europea, ammesso che sia esistita una massoneria europea unitaria cioè diretta da un unico centro di potere, con una sua politica da imporre ai governi (l'esistenza di questa massoneria non è mai stata dimostrata, anche perché in questo modo la massoneeria non è mai esistita).
I massoni italiani vennero allo scoperto soprttutto dopo l'unificazione e occuparono posizioni di potere anche grazie all'astensionismo imposto da Pio IX ai cattolici. All'epoca in molti erano convinti che il nuovo Stato unitario, così fragile, senza tradizioni militari, isolato, afflitto da gravi problemi interni (quali la guerriglia-brigantaggio al Sud), avendo anche contro i cattolici di tutto il mondo tranne la minoranza liberale, sarebbe presto crollato, magari dopo un intervento delle grandi potenze, che i papi auspicarono, sino a Leone XIII, se non erro.
Invece il nuovo Stato riuscì a resistere e a consolidarsi. Forse bisognerebbe capire perché mettendo da parte il dogma dell'origine "massonica". I massoni diedero certo il loro contributo al nuovo Stato, come no, e occuparono rumorosamente la scena, suscitando anche una salutare reazione da parte del resto della cultura laica. Ma non sarà stato che proprio il nuovo Stato liberale abbia attirato gli italiani, passato lo shock del primo momento? C'era ora una costituzione, c'era libertà di stampa, si cominciava a sentirsi una nazione, si discuteva, si partecipava, anche se in modo a volte confuso. C'erano anche gravi peroblemi sociali, ma questo non cambiava il quadro Il Paese, anchilosato da tre secoli di divisioni, sudditanze allo straniero, umiliazioni, si metteva in moto scoprendosi gradualmente un'anima nuova, da inventare per certi aspetti, frutto anche di retorica risorgimentale, tuttavia reale quest'anima, questo slancio di energie.. L'Italia rientrava nella storia, dopo la tragedia delle Guerre d'Italia, che l'avevano annichilita. Ritrovava una sua dignità di nazione.
Purtroppo questo avveniva contro la Chiesa, nel temporale e in parte anche nello spirituale.
Ma si poteva evitare il conflitto con la Chiesa, visto l'attaccamento del papa ad un potere temporale ormai consunto, che non riusciva ad amministrare bene e tantomeno a difendere, se non ricorrendo al sempiterno aiuto straniero, e fondato anche su privilegi arcaici, come quello dell'omaggio (odiatissimo da chi doveva farlo) della chinea da parte del Re delle Due Sicilie?
Nella I gm l'Italia non fece affatto cattiva prova, vista nell'insieme. Seppe reagire alla grave sconfitta di Caporetto, continuando a combattere e bloccando il fortissimo nemico sul Grappa e sul Piave. Senza la partecipazione dell'Italia, i franco-britannici non ce l'avrebbero fatta a battere gli Imperi centrali.
Ricordo , per tenere ben inquadrata la questione, che la proposizione secondo la quale per la Chiesa sarebbe meglio rinunciare al potere temporale è una di quelle condannate nel Sillabo.
Elimina
RispondiEliminaCerchiamo di vivere da cattolici, il discorso sullo Stato viene dopo
IN linea di principio sì, viene dopo. Dio è più importante dello Stato e di
qualsiasi altra cosa. Prima viene la salvezza dell'anima e poi il resto.
Ma nemmeno possiamo evitare il discorso sullo Stato ossia sulla forma di
governo conforme alla volontà di Dio e alla nostra legittima esigenza
di salvezza terrena, sicurezza, benessere, possibilmente il tutto secondo
giustizia.
Anche il papato ha dovuto, ad un certo momento darsi uno Stato. La cosa
non eraa certo prevista, inizialmente. Lasciamo stare adesso i difetti
del potere temporale e gli errori cui, in certi momenti, ha indotto i
papi. Il fatto è che la forma-Stato esiste imprescindibilmente anche
per la Chiesa-istituzione, anche se si tratta di una forma politica sui
generis, che deve rivelarsi adatta al particolare carattere della Chiesa,
i cui fini sono e restano soprannaturali.
Ora, senza lo Stato, uno Stato efficiente, chi ti protegge dai delinquenti
e dai nemici esterni? Siamo sotto attacco da parte dei protagonisti
della Rivoluzione Sordida, tutto il fronte abortista femminista lgbt, un'ondata
corruttrice trasudata nelle leggi addirittura. E lo siamo da parte
dell'estremismo islamico, che ammazza nel mucchio o ti taglia la
testa senza tanti complimenti.
Questi truppe sataniche, i sordidi e i maomettani, ci sono ormai
addosso e non da oggi. Lo Stato, che ancora esiste, ci difende male
perché ostaggio di forze politiche colluse con il nemico, in tanti
modi, o prive di carattere, molli.
Se alla fine lo Stato sarà travolto, saremo costretti a scelte di
questo tipo: subire le nefandezze arcobaleno e/o la sottomissione
all'islam (o credi in Maometto o ti ammazzo sul posto). Ecco come
si troverà l'individuo lasciato senza Stato, in una società allo
sbando: in balia di tutte le tempeste. e non parlo dell'avanzata
del crimine comune.
E quanti di noi sapranno fare la scelta giusta, affrontare cioè
il carcere e la morte, per difendere la Verità?
Anche per non ridursi così occorre dunque lo Stato, occorre
l'esercito, occorre combattere, cambiare mentalità, abolire
finalmente questo pacifismo falso e ipocrita, che copre e
giustifica tutti i vizi... Perché in Italia non si riesce a
creare una tradizione militare? Voglio dire: una tradizione
di significato positivo riferita alle nostre vicende militari?
Se ne vogliono vedere solo gli aspetti negativi, certe sconfitte,
in ogni caso non se ne parla affatto, argomento tabù.
I "tradizionalisti" sono per la tradizione, ma senza spirito
militare, senza una tradizione che lo mantenga, nemmeno la
tradizione tout court regge, nelle menti e nell'animo.
PP
E infatti oggi è tabù dire che la Cresima rende perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo
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RispondiEliminaI massoni italiani vennero allo scoperto soprttutto dopo l'unificazione.
RispondiEliminaMah. Erano massoni Garibaldi e una lunga lista di risorgimentali di primo piano; secondo Angela Pellicciari pure Cavour, ma se non lo fosse stato lui lo erano molti politici savoiardi. D'altronde gli stessi massoni contemporanei ammettono l'appartenenza di Cavour e Vittorio Emmanuele II. Se non si hanno certezze sull'iscrizione da una loggia di Mazzini, erano evidentemente affini a quelle massoniche le sue idee (vedasi sotto). Erano massoni i governanti inglesi e francesi che certamente spinsero, in modi diversi e in vari fasi, alla realizzazione dello stato unitario.
Io capisco - e l'ho sempre detto - il problema di evitare la riduzione frettolosa alla massoneria come se fosse una SPECTRE, ma non capisco neanche l'eccesso opposto. Non è neanche il caso di porsi il problema della "massoneria europea" o di una specie di "super loggia" centrale; le logge sono tante e spesso anche in contrapposizione per certi interessi. Ma l'ideologia massonica che hanno in comune è ben definita (qui riprendo l'osservazione fatta sopra: se il tale personaggo sia stato iscritto formalmente ad una loggia è poco importante se dai suoi scritti vediamo che c'era un'affinità di fatto).
I "tradizionalisti" sono per la tradizione, ma senza spirito
RispondiEliminamilitare, senza una tradizione che lo mantenga, nemmeno la tradizione tout court regge, nelle menti e nell'animo.
Perché un altro frutto marcio del concilio è la messa da parte della fede anche come "militia". È stato perfino espunto dsl Sanctus il Dio Sabaoth, "degli eserciti", trasformato in Dio dell'universo e il ruolo del credente come miles Christi, proprio perché accantonata anche la realtà di Chiesa militante, purgante e trionfante...
"Dove inizia e dove finisce la gloria dell'Italia preunitaria?"
RispondiEliminaLa storia d’Italia è costellata di glorie, che si concentrano o si diradano in relazione ai tempi e alle discipline culturali, scientifiche, artistiche che si voglia considerare.
Il Rinascimento, ad esempio, ha segnato, al tempo stesso, una fioritura nelle arti figurative, e un regresso sotto il profilo spirituale.
"Che poi l'Italia unita, risorgimentale e liberale prima e fascista poi, non abbia fatto nulla di buono, nemmeno si può dire"
Certamente non si può dire. Ma ciò non costituisce argomentazione contro chi condanni l’unità d’Italia, come storicamente affermata.
Sorvolo su Risorgimento (termine a dir poco antifrastico), predazioni garibaldine, massacri ordinati dalle ambizioni di Cavour, sugli innocenti contadini che si ritrovarono a morire per le ambizioni nazionalistiche dei potenti di allora.
Lo Stato unitario è stata un’opera artificiale, emanazione di un’ambizione politica e ideologica, sprezzante della diversità culturale dei popoli d’Italia oltre che violazione del diritto internazionale.
E non è stato un quid pluris sotto alcun profilo: né culturale né scientifico né artistico né spirituale. Sotto questo profilo, meritano di essere segnalate le parole di Dostoevskij:
“Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale.
I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale.
Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour?”
No, non sono fesserie quelle dello scrittore russo.
Questo non implica che oggi, rebus sic stantibus, si debba tornare all’assetto preunitario. La storia è cambiata e quelle culture e condizioni che un tempo esistevano, ora non sono più.
Non possiamo sapere ciò che sarebbe accaduto, se non fosse stata realizzata l’unità d’Italia (quella, unità d’Italia).
Non è da escludersi che l’unità sarebbe comunque stata realizzata, magari con altre forme, in altri tempi, sulla base di altri principi, da altri soggetti.
Considerazioni di questo tenore sono di estrema attualità, data l’evidente analogia tra l’unità d’Italia e l’unità d’Europa: la prima nello Stato Italiano, la seconda nell’Unione Europea.
Kolja
RispondiEliminaMassoneria e Risorgimento. Ampliare forse le fonti di informazione?
La prof. Pellicciari non dimostra affatto l'appartenenza di Cavour alla Loggia. Cavour, il Re, Mazzini non erano affiliati. Non gli sarebbe convenuto. Erano invece in contatto con i massoni e se ne servivano per i loro scopi.
I governanti inglesi e francesi non spinsero affatto alla realizzazione dello Stato unitario. Proprio non si riesce ad eliminare quest'equivoco. Lo subirono, lo Stato unitario, che nessuno voleva in Europa, per un complesso di circostanze, grazie alle quali la situazione sfuggì loro di mano.
Il piano di Nap III per l'Italia era quello tradizionale dell'espansionismo francese. Si continuava la lotta contro l'Austria (Asburgo) iniziatasi con i Valois alla fine del 400 per il dominio dell'Italia. L'Italia doveva dividersi in tre Stati principali sotto la presidenza (onoraria) del Papa. Piemonte allargatosi con l'aiuto francese sino all'Isonzo.
Toscana al cugino di Napoleone. Stato del Papa indipendente, tranne forse che per le Romagne. Regno del Sud ad un altro francese Luciano Murat, GM della Mass fr. Tutti i massoni risorgimentali erano contro questo piano. Voleva dunque Nap III un'Italia unita? Questi sono i fatti. Decida il lettore, non prevenuto.
IL piano di Nap III era coerente con gli interessi francesi. Creava uno Stato dipendente nel NordItalia e sostituiva l'influenza francese a quella austriaca nel nostro Paese. In cambio, sistemava a suo favore il confine con noi, incamerando la Savoia e la Contea di Nizza. Non male. Un piano che ribaltava lo statu quo imperante dal 1815 e mandò su tutte le furie inglesi e prussiani, potenza emergente. Gli inglesi tentarono di tutto per impedire la nostra 2a guerra d'indipendenza. Non ci riuscirono anche per l'ottusità austriaca. Una volta iniziatosi il collasso dell'Italia centrale e meridionale a favore dei Savoia, gli inglesi, massima potenza europea e mondiale, si misero di mezzo per arrivare a una soluzione che impedisse all'Italia di diventare un cliente della Francia.
La nascita del Regno d'Italia fu possibile grazie ad una situazione internazionale straordinariamente favorevole, la Dea Fortuna, nella quale le Potenze si paralizzavano a vicenda nei loro giochi di potere. L'Austria era in decadenza e sarebbe stata sopraffatta dalla Prussia, nel 1866, in sette settimane.
Per capire questi intrecci, mi permetto di consigliare la lettura di un maestro della storia diplomatica: Pietro Pastorelli, "17 marzo 1861. L'Inghilterra e l'Unità d'Italia", Rubbettino, 2011m, € 14, pp. 170. eccellente analisi di tutte le trattative diplomatiche tra inglesi, francesi etc. Si apprende tra l'altro, che Vitt. Eman. II dovette mantenere il "II" per le pressioni internazinali: se avesse titolato Vitt Em I, ciò avrebbe significato che egli mirava anche a Venezia e a Roma, considerate intoccabili all'epoca. Con il II restava per così dire in una dimensione ancora "piemontese", di continuità con il Regno di Sardegna.
PP
"... Ampliare forse le fonti di informazione?"
RispondiEliminaCertamente, sì. Occorrerebbero bibliografie meno ingessate. Bisognerebbe ricominciare a studiare da capo. E tutta la memorialistica? Sparita.
RispondiEliminaLa rinuncia al potere temporale, una delle questioni condannate dal Sillabo.
Cosa condanna esattamente il Sillabo? La tesi secondo la quale il potere temporale è incompatibile con la missione della Chiesa (75) e quella per cui la perdita del potere temporale sarebbe stata un gran vantaggio per la Chiesa (76). Rinvia poi ad altri documenti pontifici per altri errori sul tema, che vi si trovano implicitamente condannati.
Dunque: bisogna credere che il potere temporale non è affatto incompatibile con la missione della Chiesa e che la sua perdita non ha rappresentato un gran vantaggio per la Chiesa.
Il primo punto è quello che conta, dal punto di vista dogmatico. Da queste condanne non risulta tuttavia che il possesso del potere temporale costituisca dogma di fede. O risulta?
La necessità del potere temporale per la Chiesa appartiene alla costituzione ecclesiastica o a quella divina della Chiesa? IL fatto che sia condannata l'erronea tesi per cui il potere temporale sarebbe "incompatibile" con la missione della Chiesa non significa che quest'errore sia contro il dogma: anche negare proposizioni della costituzione ecclesiastica della Chiesa è un errore, anche se non attenta al dogma. E se vi attenta, come vi attenta?
Pio IX non fece comunque del potere temporale un dogma di fede in senso formale. Lo ha fatto in senso sostanziale, indiretto? Bisogna stare bene attenti: definire una verità di fede in modo (solo) indiretto è nozione che appare ambigua perché in tal modo tutto il magistero sarebbe indirettamente dogmatico e si potrebbe sbiadire la differenza tra magistero ordinario e straordinario, per esempio.
Né fissò Pio IX come dogma le dimensioni territoriali dello Stato della Chiesa del tempo.
Quale verità di fede violo se dico: 1. il potere temporale è necessario alla Chiesa anche se non è una conditio sine qua non della sua missione, visto che nei primi secoli l'ha svolta e con successo senza aver nessun potere temporale. Conditio sine qua non è la fedeltà alla retta dottrina. 2. Successivamente, quel potere è diventato una necessità storica imprescindibile, nell'Italia sventurata di allora. 3. Ed è necessario ancor oggi, ma certo in modo diverso da come era un tempo - non è necessario a priori che quel potere si estenda "da Terracina a Faenza", tagliando l'Italia in due. 4. Territorialmente può o non modificarsi come un qualsiasi potere statale, secondo le vicende della storia? E quindi è lecito dire che quel potere, per come era decaduto, alla fine, con quell'estensione, era diventato una palla al piede per la Chiesa, la quale, per mantenerlo (in quella forma ed estensione) doveva subire tutti i molteplici ricatti delle potenze cattoliche e cristianissime (vedi la vicenda assai penosa della soppressione dei Gesuiti, imposta al papa da tutti i regnanti borbonici, a forza di minacce e ricatti nel temporale).
5. La Chiesa-istituzione possiede per natura una forma-Stato sopranazionale particolare, della quale il potere temporale in senso stretto (territoriale italiano) è solo una parte e nemmeno la più importante. Questo è un concetto che può apparire troppo audace e che spero di poter chiarire in un futuro prossimo.
Ma anche in questo campo non dobbiamo uscire da schemi ammuffiti, restando sempre nella retta dottrina, si intende?
PP
La forma-Stato di cui parla include necessariamente il territorio. Esso è infatti elemento costitutivo dello Stato
EliminaInoltre è singolare questo suo voler disquisire su dogma o non dogma. Se la Chiesa con autorità infallibile ci insegna qualcosa, noi dobbiamo aderire e basta. Poi e anche un po' confuso, se vogliamo scendere al particolare : delle due tesi condannate che cita (75 e 76) la seconda non avrebbe rilevanza . E perché? Perche lo dice lei? Mah...
EliminaQuindi non parliamo di una imprecisata forma-Stato sovranazionale che potrebbe avere la Chiesa e che sembra un parto della sua immaginazione. Comunque per concludere la dottrina è chiarissima : 1): non è lecito ai cattolici disputare sulla compatibilità fra potere spirituale e temporale dei Romani Pontifici e 2) non è lecito affermare che la perdita del potere temporale gioverebbe alla libertà e prosperità della Chiesa. Questi sono i PRINCIPI dottrinali cui dobbiamo aderire. Se poi, nella storia, i nemici della Chiesa riusciranno a sottrarle anche il residuo piccolo Stato( territoriale, come ogni Stato), questo sarà un MALE permesso dalla Provvidenza per i suoi fini imperscrutabili .
Elimina# Kolja
RispondiEliminaPseudonimo russo, argomenti tipici dell'odierna retorica antirisorgimentale e antiunitaria.
Quali sarebbero stati i massacri di innocenti contadini ordinati da Cavour? Il termine Risorgimento nacque per caso, si trovò che rispecchiava la temperie spirituale di riscatto morale e rinascita civile e nazionale contro la servitù allo straniero. I nemici del Risorgimento e dell'unità dimenticano bellamente che il Risorgimento nacque cattolico, per le riforme costituzionali e la cacciata dello straniero dall'Italia. Il tema dell'unificazione venne fuori dopo, inizialmente era solo dei settari alla Mazzini, una minoranza. Venne fuori di fronte al fallimento del neoguelfismo e si parlava di un'Italia federale, inizialmente. L'esigenza si pose da sola, grazie al dinamismo di Casa Savoia, con la sua aggressività tipicamente gallica, fortunatamente una volta tanto utile all'Italia.
E a proposito di "massacri" e bufale varie sul Risorgimento militare, mi permetto di consigliarle di leggere un recento libro che raccoglie diligentemente una interessante documentazione, ascoltata anche la parte anti-unitaria: Dino Messina, "Italiani per forza. Le leggende contro l'unità d'Italia che è ora di sfatare", Solferino, 2021, pp. 322, € 17,00.
Lo Stato unitario è stato per certi aspetti indubbiamente un'opera artificiale. Ha avuto questo difetto, purtroppo. Ma credo si trovi in buona compagnia, nel difetto. Quando la monarchia francese unificava il sud del paese sterminando gli Albigesi, che se ne volevano stare per conto loro, con la loro eretica e sensuale "cultura" meridionale, non era anche questo un modo di procedere "artificiale"? E il Regno del Sud, i normanni non l'hanno costruito in fretta, distruggendo uno dopo l'altro spietatamente i nove Stati che vi si trovavano anteriormente? Non avrebbero dovuto aspettare i Normanni, che questo Regno maturasse spontaneamente? E la Moscovia, come si è estesa, sino a diventare la c.d. "Santa Russia"?
Circa l'opinione di Dostoievski: non si capisce il nesso tra divisione dell'Italia e ideali universali da essa professati. Come se a priori l'Italia potesse essere grande, nella cultura, solo se restasse in eterno disunita. Ma D. la conosceva la storia d'Italia, la catena infinita di lotte civili, ribellioni, rivoluzioni, occupazioni straniere, l'anarchia insomma dell'Italia pre-romana, cui pose fine la conquista romana, e quella ancor peggiore dell'Italia post-romana.
L'universalità dell'idea imperiale romana è indirettamente italiana, ma non fu sentita quell'universalità proprio in antitesi ai valori "italici" più tradizionali? E l'universalità della Chiesa cattolica (negata peraltro dagli Ortodossi scismatici ed eretici) cosa ha di italiano, se non il supporto logistico, per così dire. Certo, importante (gli ultimi rampolli delle grandi famiglie romane diventavano vescovi e papi, tra cui il grande san Gregorio, Consul Dei, appunto).
Il nuovo regno era "di terz'ordine"? Cosa intendeva dire D. con questo? Lui lo detestava perché regno liberale, costituzionale, essendo lui, D., reazionario e slavofilo. Lo zar si rifiutò all'inizio di riconoscere il nuovo Regno perché nato dalla rivoluzione liberale, dal compromesso con la democrazia. Era roba appunto "di terz'ordine".
PP
Sui massacri operati dai piemontesi: siccome ho scritto sopra che mi limito a parlare di ciò che conosco, posso far presente che non è solo una questione meridionale. I bersaglieri di La Marmora, spedito da Vittorio Emanuele II, massacrarono i genovesi durante i moti del 1849 (Cavour qui non c'entra: mancava ancora qualche anno prima dell'inizio delle sue responsabilità di governo; ma c'entrava la monarchia sabauda).
RispondiEliminaSi può discutere sulll'insensatezza o no di quel tentativo di ribellione, fomentato dai mazziniani che personalmente ho sempre detestato, e sull'inevitabilità della repressione; non sulle violenze gratuite commesse dall'esercito sabaudo con l'approvazione degli ufficiali, che alla fine furono documentate da una commissione d'inchiesta del parlamento torinese - salvo poi finire tutto a tarallucci e vino, "pareggiando" i conti con un'amnistia per i capi degli insorti.
Lei poi parla del caso francese... Indubbio che tutti i processi di unificazione nazionale includano una parte di violenza, tuttavia a me pare che ci siano due differenze sostanziali:
1. La velocità del processo, che è fondamentale. La Francia si consolidò in secoli, in Italia tutto avvenne in pochi decenni (e per quanto riguarda il centro-sud, in pochi anni).
2. La lungimiranza della gestione politica del vincitore. Sebbene pure Parigi sia tutto l'opposto di un modello decentralizzato, essa ha sempre promosso - con i limiti del caso - lo sviluppo organico di tutto il paese. I sabaudi invece intrapresero una politica predatoria, con il "centro" (politico, non geografico) vincitore a scapito delle periferie; al netto delle rivendicazioni degli attuali revisionisti meridionali (tutto è da verificare), è sufficientemente provato che il Regno delle Due Sicilie nel 1860 non era affatto parte di un "terzo mondo" dell'epoca e possedeva comparti produttivi fiorenti che furono sostanzialmente stroncati.
Tant'è che in Francia gli irredentismi locali (Corsica a parte, storia a sé) sono poco più che folclore, mentre dopo centocinquant'anni noi non abbiamo ancora risolto in modo soddisfacente neanche l'assetto amministrativo interno...
Questa vicenda genovese mi pare sia narrata nel bel libro di Ippolito Nievo" Memorie di un italiano ". I genovesi alla fame, la Pisana malata. Il protagonista blandendo una anziana signora riesce a carpirle il gatto , che poi viene cucinato all'inferma
RispondiElimina
RispondiElimina# Risposta a FG
-- La repressione eccessiva della rivoltra mazziniana di Genova del 1849, a sfondo repubblicano e quindi eversivo, rientra negli accidenti storici, per così dire,
quelli più sgradevoli.
Rivolte di quel tipo provocano in genere repressioni violente.
-- La mancata organicità del processo storico di unificazione. Quante volte lo si è
detto, che l'unificazione fu fatta in fretta? Non sorprese lo stesso Cavour? Una parte
consistente della nazione non era pronta al salto, che oltretutto avveniva contro la
Chiesa nel temporale. Ma le Potenze avrebbero permesso agli italiani di far maturare con
calma l'aspirazione alla libertà e all'eventuale unità? No, secondo realismo. Bisognava inserirsi nel loro gioco e sfruttare le occasioni, bisognava "vivere pericolosamente". E in questo eccelse Cavour, che seppe rischiare e giocare al tavolo di poker della grande politica, pur avendo uno strumento (robusto ma) modesto come il Piemonte sabaudo.
Ma il discorso sulla velocità dei processi storici non è così semplice, a mio avviso.
Dobbiamo credere che il cristianesimo fosse già la maggioranza della popolazione quando Costantino e Licinio lo dichiararono culto ammesso (AD 313)? Probabilmente non era maggioranza nemmeno nel 381, quando fu dichiarato unica religione riconosciuta dall'impero.
Non si sarebbe dovuto aspettare che la situazione maturasse ulteriormente?
E la Rivoluzione Americana non fu forse fatta da una minoranza agguerrita, per lo scandalo di gran parte dei coloni, fedeli sudditi di SM Britannica? E senza l'aiuto francese non avrebbe vinto, come poi noi nel 1859.
Ci si scontra con quest'esperienza storica ripetuta: i cambiamenti radicali o solo necessari vengono guidati da minoranze che ad un certo punto li impongono, forzando i tempi del processo storico. Possiamo forse considerare questa una legge della storia? Forse sì, anche se in tal modo la via migliore dello sviluppo storico, quella organico-progressiva, resta un ideale irraggiungibile. Non solo, i cambiamenti radicali o solo necessari non avvengono senza violenza (disordini, rivoluzioni, persecuzioni, guerre). Quando il cristianesimo diventò l'unica religione dell'impero, cominciò la persecuzione degli altri culti.
-- A chi dà fastidio la parola Risorgimento. Nacque in ambito cattolico. "La pubblicazione del 'Primato' del Gioberti e il nuovo orientamento nazionale dato alla sua politica da Carlo Alberto, spinsero il Balbo a passare dalle pubblicazioni storiche a quelle di politica contingente con l'opera 'Delle speranze d'Italia', che ebbe nel 1844 un grande successo [vi si invitava l'Austria a concentrare la sua missione storica nei Balcani e a lasciar libera l'Italia di organizzarsi in una confederazione indipendente]. Quando finalmente fu data al Regno di Sardegna la libertà di stampa da Carlo Alberto, il Balbo fondò il giornale 'Il Risorgimento', dove fece i suoi primi passi come giornalista politico il Cavour." (W. Maturi, Interpretazioni del Risorgimento, Einaudi, 1962, pp. 123-4). Cesare Balbo apparteneva al cattolicesimo conservatore, non era certo un "giacobino". Poi nel movimento risorgimentale si inseriron altre forze, anticlericali e massoniche, ma la guida fu sempre della monarchia sabauda.
PP
RispondiElimina# Murmex
Certo che include il territorio ma bisogna vedere come.
La "forma-Stato" l'ho buttata lì, senza ancora definirla bene.
Si tratta di questo.
Secondo me, la Chiesa cattolica possiede una forma-Stato anche indipendentemente dal potere temporale, limitato a una (piccola) parte del territorio italiano. Questo non significa, ovviamente, che, essendo già forma-Stato, debba poter fare a meno per principio di un potere temporale nei termini normali.
Ma cosa sarebbe questa forma-Stato? Sarebbe data dalla sovranità che il Papa esercita nei confronti dei fedeli sparsi in tutto il mondo. Sovranità puramente spirituale, si dirà. Tuttavia essa non si appoggia forse su un apparato istituzionale? Pensiamo ai nunzi apostolici. Presso i fedeli del paese dove si trovano, non rappresentano l'autorità del papa, e, per ciò che riguarda la fede e i costumi, i fedeli non dovrebbero seguire questa autorità (tramite il nunzio e i vescovi locali), non quella dei loro governi, se contraria.
Ma allora, anche senza possedere il territorio in questione, la Chiesa non vi esercita una autorità spirituale, appoggiata a figure istituzionali, che è analoga a quella di uno Stato?
Quest'aspetto io lo chiamerei: elemento della forma-Stato della Chiesa. Elemento che si applica solo alla Chiesa e trascende la dimensione spazialmente ridotta del potere temporale, la cui funzione storica è stata in primis sempre quella di proteggere fisicamente l'indipendenza della Santa Sede nella sua sede, naturale per decreto divino, Roma.
Forse il mio discorso appare poco chiaro. Comunque questa è la sua elaborazione attuale.
Mi ha colpito il fatto che san Leone Magno quando inviò la sua famosa epistola dottrinale al Concilio di Calcedonia, 451, acclamata spontaneamente in concilio come "questa è la voce di Pietro!" rappresentò forse il momento più alto del papato: ebbene, non aveva nessun potere temporale, l'impero esisteva ancora ma era in balia di mercenari e barbari, 4 anni dopo i Vandali avrebbero saccheggiato Roma, vanamente contrastati da Leone. Non aveva niente, tranne le proprietà della Chiesa e la sua organizzazione, grazie alle quali pensava ad evangelizzare tutto il mondo come se ne fosse stato l' effettivo sovrano.
IL potere spirituale su tutti i fedeli non c'entra con lo Stato ma possiede dire che si articoli concretamente in quella che io chiamerei forma-Stato della Chiesa.
Concetto da precisare al pari del suo rapporto con il potere temporale in senso stretto.
PP
RispondiElimina# Murmex - replica
Discutere con lei mi è utile nonostante tutto. Mi sarebbe più utile una critica ragionata anziché la ripetizione a riccio delle proposizioni del Sillabo.
Lei nomina l'infallibilità. Vediamo.
Giustamente dice Pio IX che non è lecito ai cattolici disputare come se il potere temporale fosse incompatibile con la missione della Chiesa. Né pensare che la perdita del potere temporale sia cosa utile e buona per la Chiesa. Allora: non posso affermare che il potere temporale sia incompatibile, in quanto tale, con la missione della Chiesa (anche se storicamente certi mali da esso prodotti, vedi p.e. il nepotismo, la sete di potere, la mondanizzazione della Chiesa, hanno certamente ostacolato la missione della Chiesa). Non posso e non lo affermo. Né posso dire che la perdita del potere temporale, in quanto tale,
sia buona cosa per la Chiesa. E non lo affermo. Però, in relazione al potere temporale per come era ridotto nel XIX secolo e da secoli, affermo che sia stato un bene per la Chiesa essere stata costretta a perderlo, quel potere temporale, in quella forma ormai consunta divorata dalle tarme, che rappresentava ormai una zavorra.
Se questo non si può dire, perché si farebbe peccato (quale?), allora ciò significherebbe render impossibile qualsiasi critica costruttiva alla politica temporale dei papi.
Resta poi la domanda: il potere temporale appartiene alla costituzione ecclesiastica o a quella divina della Chiesa? Se a quella divina, negarne l'utilità sarebbe peccato mortale.
Ma risulta dalla Scrittura? Risulta dalla tradizione della Chiesa, certamente. Ma da quale tradizione, di nuovo, da quella solo ecclesiastica, storicamente condizionata, oppure da quella costitutiva del dogma? Le sarei grato di una sua risposta, che mi chiarisse il punto.
La mia non è una richiesta polemica.
Mi sembra comunque che Pio IX non abbia esplicitamente voluto inserire il potere temporale tra le verità di fede. O sbaglio? Verità sì, ma non di fede.
Non tutte le verità insegnate dalla Chiesa sono dogmi, pur dovendosi sempre osservare. La differenza è importante in relazione alla sanzione per la loro non osservanza.
PP
Allora, per l'ultima volta, analizziamo il suo commento.² Ripetizione Sillabo: direi che ha ben altro valore rispetto a ogni "critica ragionata". E Magistero infallibile, dunque godo anch'io di infallibilità se lo ripeto. Se non lo crede, vada a leggersi la Quanta Cura cui è annesso e vedrà che ricorrono le ben note 4 condizioni. A questo punto la questione potrebbe dirsi chiusa. Ma andiamo avanti: dice che accetta i principi del Sillabo, (che insegna che non è un bene la perdita del potere temporale)poi li contraddice dicendo che è stato un bene perdere un potere consunto ecc. Ancora: il potere temporale non appartiene alla Costituzione della Chiesa, potrebbe non averlo.e infatti nelle catacombe certo non l'aveva. Ma invece appartiene alla Divina Costituzione essere fondata su Pietro, che solo ha ricevuto il potere di parlare come Vicario di Cristo cui siamo tenuti a prestare obbedienza. Se quindi il Vicario di Cristo ci insegna infallibilmente qualcosa siamo tenuti ad aderire.punto. e in questo caso ci insegna non che il potere temporale appartenga alla Divina Costituzione, ma che esso non solo non contrasta con la sua missione, ma anzi l'agevola. Sono due cose diverse. Punto. Questo dobbiamo accettare con umiltà anche se il nostro intelletto tende a sofisteggiare. Non è difficile da capire.ma cosa vuol dire che non è verità di Fede? E verità autorevolmente insegnataci dal Vicario di Colui che ha detto : Chi ascolta voi ascolta Me. La sanzione a chi non vuole ascoltare:quella del peccato grave. Se poi la ribellione è pubblica nella Chiesa in stato di ordine (NON ORA) ci saranno state anche sanzioni canoniche che non conosco non essendo canonista. E con ciò direi che potremmo aver finito di tediare i lettori.
EliminaDico solo ancora che ha affastellato due questioni: quella della sua invenzione della"forma -Stato"( oserei dire di nessuna importanza) , e quella del Sillabo che invece è molto importante perché anche al di là della fattispecie riguarda in generale l'obbedienza che dobbiamo prestare al Magistero, un cardine fondamentale della Fede cattolica.
EliminaSì, è poco chiaro .quello che dice attiene al potere spirituale . I Nunzi intrattengono rapporti con le autorità civili ed è logico essendo la Chiesa soggetto di diritto internazionale. Potrebbe rimanerlo anche se dovesse malauguratamente perdere la sovranità sul sul piccolo Stato?.penso di sì, potrebbe, dato che ,per es, lo è anche l'ordine di Malta, con i propri ambasciatori accreditati, senza nessun bisogno di inventarsi il concetto di forma-Stato. Basta dire: soggetto di diritto internazionale. Oppure i tempi potrebbero portare a una Chiesa clandestina, nelle catacombe. Non avrebbe più Stato e neppure Nunzi, quella che lei chiama forma-Stato e io semplicemente personalità di diritto internazionale. Sarebbe sempre la Chiesa, società perfetta, gravata da una grande ingiustizia perpetrata dai persecutori.comunque sinceramente non vedo l'utilità di queste questioni di lana caprina. Quello che mi premevaera di mettere in rilievo una questione dottrinale ai nostri tempi poco o nulla conosciuta , anzi disinvoltamente sorpassata senza neppure conoscerla a causa del pauperismo di moda. Su questa dottrina come cattolici tutti concordiamo e questa è la cosa importante.
RispondiElimina
RispondiElimina# Murmex
Grazie della risposta. Quella che io chiamo forma-Stato è più ampia della personalità di diritto internazionale della Chiesa in quanto istituzione umana dotata di uno Stato (al momento lo SCV). La personalità di diritto internazionale ce l'hanno anche gli altri Stati.
Nella Chiesa cattolica c'è questa personalità (e deve averla, con un suo territorio, non importa se piccolo) ma ce qualcosa di più. Questo qualcosa di più appartiene allo spirituale (il papa detta la dottrina con le sue Encicliche ai fedeli di tutto il mondo, oltrepassando la sovranità dei singoli Stati) e tuttavia si appoggia anche ad una struttura (vescovi, clero locale, nunzi) che io paragono per analogia a quella di uno Stato. E per questo la chiamo forma-Stato. Non è solo simbolica, dato che grazie a questa struttura istituzionale i decreti del Papa vengono applicati in tutto il mondo, come se tutti i fedeli cattolici fossero membri di un'unico Stato, governato dal Papa (uno Stato senza Stato ma che ha la forma dello Stato). Essi sono membri della Chiesa universale, che però si attua anche visibilmente nella forma di Stato o forma-Stato, nel senso che ho detto.
In questo modo si rafforza e garantisce ulteriormente la visibilità della Chiesa universale.
Come dimostra l'esempio di san Leone Magno, anche senza provvisoriamente Stato (della Chiesa), la Chiesa può continuare ad esser visibile come se fosse uno Stato universalmente esteso, nei suoi fedeli sparsi in tutto il mondo. Der resto, dal 1870 al 1929 la Chiesa cattolica, la Chiesa-istituzione è forse sparita, pur essendo il suo territorio "statale" ridotto ai sacri palazzi?
Ma un'istituzione positiva simile allo Stato nella Chiesa c'è sempre, anche nel suo governo per il contenuto del tutto spirituale dei popoli.
Cristo risorto ha conferito a Pietro il potere di "pascere le sue pecore", di essere cioè il reggitore dei fedeli e il capo di un'organizzazione simile a quella di uno Stato e di un esercito, una milizia che era al contempo l'élite da Lui scelta per guidare il gregge.
Forse così è più chiaro quello che voglio dire.
Non mi sembra tuttavia che lei abbia risposto al quesito se il potere temporale appartenga alla costituzione ecclesiastica o divina della Chiesa.
Comunque adesso è ormai notte.
PP
RispondiEliminaPostilla - La dichiarazione di Pio IX sul potere temporale.
Concludo, con questa documentazione.
Il 25 marzo 1862, leggendo il decreto che canonizzava i tre martiri giapponesi della Compagnia di Gesù, disse, ad un certo punto, riferendosi ai numerosi vescovi che lo avrebbero attorniato nell'occasione della proclamazione ufficiale:
"E qui cade acconcio rammentare una lettera che, sono quarantott'ore appena, ci giunge da una grande città d'Italia, diremo meglio dalla capitale della Lombardia, da parte di un Ecclesiastico che si sottoscrive Canonico, nella quale si dice: - Badate bene che nella prossima riunione de' Vescovi in Roma non si abbia a dichiarare per dogma di fede il dominio temporale. - Se fosse qui presente questo povero sacerdote, che ci sarebbe più accetto chiamare buon sacerdote, vorremmo dirgli, come lo diciamo a voi qui presenti: siate certo che la S. Sede non sostiene come dogma di fede il dominio temporale, ma dichiara che il dominio temporale è necessario ed indispensabile, finché duri questo ordine di Provvidenza, per sostenere la indipendenza del potere spirituale." (La Civiltà Cattolica, V,II, pp. 98-101 - da: A. Polverari, Pio IX, vol. III (1861-1878), Città del Vaticano , 1988).
[PP]
"... l'obbedienza che dobbiamo prestare al Magistero..."
RispondiElimina...ma non ora, vero!?
RispondiElimina# Murmex
Mi dispiace per i lettori, se si tediano (queste dispute sono in genere seguite dai pochi che vi abbiano interesse). Ringrazio Mic per l'ospitalità.
Se poi Mic si tedia, non ha che da farmelo gentilmente sapere e tolgo il disturbo.
Lasciamo dunque stare la questione della "forma-Stato" che non c'entra col Sillabo.
Lei dice che l'insegnamento del Sillabo su questi punti è infallibile. Di quale infallibilità? Se richiama precedenti insegnamenti forniti della nota dell'infallibilità, è un conto.
Infallibilità del magistero straordinario? Non sembra il caso. Di quello ordinario? Ma l'argomento non concerne la fede e i costumi bensì la politica. O forse vogliamo dire
che, poiché la politica riguarda sempre in qualche modo la fede e i costumi, allora anche questo insegnamento è indirettamente infallibile? Ma l'infallibilità può risultare indirettamente, da un insegnamento che non concerna la fede e i costumi? Se ammettiamo che l'infallibilità risulti indirettamente da ogni insegnamento della Chiesa, allora non cadiamo nell'infallibilismo?
Inoltre, dalle due proposizioni del Sillabo risulta abbastanza chiaro, a mio avviso, che esse condannano l'errore di chi reputa il potere temporale in quanto tale un male per la Chiesa, comunque lo si voglia considerare, e considera la sua scomparsa un bene, in assoluto. Al tempo di Pio IX era un'opinione piuttosto diffusa e maggiormente tra i liberali, anche cattolici. Ma chi lo considera utile e necessario alla Chiesa, se ne critica le deficienze (di questo potere), gli errori che ha provocato, dichiarando legittima la necessità di una sua ristrutturazione radicale (certo non la sua estinzione violenta come fece il Regno d'Italia, anche se si è trattato di un male che ha sbarazzato la Chiesa del peso di un cadavere), costui che errore commette?
Del resto, quando Pio IX disse che "il dominio temporale non è dogma di fede" pur essendo necessario alla missione della Chiesa, non lasciò in tal modo liberi di criticare la forma storica concreta assunta da tale potere, a condizione di non dichiararne l'incompatibilità con la missione della Chiesa? Certo, mali il potere temporale ne ha apportati, pensiamo solo al fenomeno del "nepotismo".
Sofismi, lei dice? Dove sono i sofismi? Se poi Pio IX ha voluto dire che l'esistenza del potere temporale deve ritenersi come dogma di fede dal punto di vista dell'infallibilità del magistero ordinario, perché esprimersi in un modo apparentemente contraddittorio?
Sappiamo che accanto alla tradizione costitutiva del dogma esiste la tradizione ecclesiastica, sempre essenziale, ma non fornita della nota di infallibilità del dogma. Anche questo è un sofisma? La tradizione ecclesiastica, che confluisce nella costituzione ecclesiastica della Chiesa, può ragionevolmente modificarsi, quella che ha significato dogmatico no. Tradizione ecclesiastica: il prestito ad interesse (usura) prima proibito per tanti secoli, poi ammesso, a certe condizioni. Aggiungo: il "dominio temporale", da attribuirsi sempre al Papa, ma modificabile nella sua estesione territoriale (che può diminuire ma anche aumentare) e in parte nella sua struttura, secondo le esigenze dei tempi.
Buona Domenica.
PP