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lunedì 27 settembre 2021

Interessante messaggio di Peter Kwasniewski sui fondamenti della resistenza alle disposizioni di Traditionis custodes

Un interessante messaggio di Peter Kwasniewski sui fondamenti della resistenza alle disposizioni di Traditionis custodes. Alcuni precedenti sul sensus fidei e implicazioni : quiquiqui - qui - qui - qui. "Molto triste quel tempo in cui i sapienti si mostrano più inadeguati del popolo…". Qui l'indice dei precedenti su TC.

Nel 2014, la Commissione teologica internazionale [qui] affrontava la questione del "sensus fidei" in un documento che presenta alcuni passaggi piuttosto notevoli. Questo non è un testo magisteriale ma ovviamente sintetizza verità che da tempo fanno parte della tradizione. Bisogna recuperare soprattutto questi punti:
61. «Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo» (1 Gv 4:1). Il sensus fidei fidelis conferisce al credente la capacità di discernere se un insegnamento o una pratica è coerente con la vera fede con cui vive già....
62. Il sensus fidei fidelis consente anche a ogni credente di percepire una disarmonia, un’incoerenza o una contraddizione fra un insegnamento o una prassi e la fede cristiana autentica di cui vive. Egli reagisce allora alla maniera di un melomane che percepisce le note sbagliate nell’esecuzione di un brano musicale. In questo caso i credenti resistono interiormente agli insegnamenti o alle pratiche in questione e non li accettano o non vi prendono parte. «L’habitus della fede possiede questa capacità grazie alla quale il credente è trattenuto dal dare il proprio assenso a ciò che è contrario alla fede, proprio come la castità si trattiene in relazione a ciò che è contrario alla castità». (Tommaso D'Aquino, Quæstiones disputatæ de veritate, q. 14, a. 10, ad 10 ; cf. Id., Sup. III Sententiarum, d. 25, q. 2, a. 1, sol. 2, ad 3.).
63. Avvertiti dal proprio sensus fidei, i singoli credenti possono giungere a rifiutare l’assenso a un insegnamento dei propri legittimi pastori se non riconoscono in tale insegnamento la voce di Cristo, il buon Pastore. «Le pecore lo seguono [il buon Pastore] perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei» (Gv 10,4-5). Per san Tommaso un credente, anche privo di competenza teologica, può e anzi deve resistere in virtù del sensus fidei al suo vescovo se questo predica cose eterodosse. (Tommaso d’Aquino, Sup. III Sententiarum, d. 25, q. 2, a. 1, sol. 4, ad 3:) In tal caso il credente non innalza se stesso a criterio ultimo della verità di fede: al contrario, di fronte a una predicazione materialmente «autorizzata» ma che lo turba, senza che ne possa spiegare esattamente la ragione, egli differisce il proprio assenso e si appella interiormente all’autorità superiore della Chiesa universale.(Tommaso d’Aquino, Sup. III Sententiarum, d. 25, q. 2, a. 1, sol. 2, ad 3; Id., Quæstiones disputatæ de veritate, q. 14, a. 11, ad 2.)
Ora, alla luce di ciò, considerate l'unanime assioma tradizionale che la liturgia tramandata, la lex orandi, è la lex credendi della Chiesa Cattolica. Conosciamo la verità e la esprimiamo attraverso il nostro culto. Questa è la prospettiva in cui dovremmo vedere la resistenza tradizionale a Paolo VI e (ora) a Francesco.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

5 commenti:

  1. Ciò che qualifica la libertà umana non è l’abbandono spontaneo all’emozione del momento, ma il potere inibitore della coscienza, il quale rende quell’eventuale abbandono una scelta e non una coazione determinata dall’interiore pressione emotiva (la quale non è un prodotto della propria volontà).
    Coglie ed esprime con mirabile precisione questo concetto Dante Alinghieri:

    “Coloro che ragionando andaro al fondo,
    s’accorser d’esta innata libertate;
    però moralità lasciaro al mondo.
    Onde, poniam che di necessitate
    surga ogni amor che dentro a voi s’accende,
    di ritenerlo in voi è la potestate.
    (Purgatorio XVIII, 67-72)

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  2. Dove posso leggere l'articolo originale in inglese dal prof. Kwasniewski?

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  3. Ho ripreso il testo dalla pagina Facebook di Kwasniewski

    https://www.facebook.com/profile.php?id=100001345673649

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  4. secondo Sant’Agostino la costante e immutabile pratica della Chiesa sin dai tempi degli Apostoli corrisponde al giudizio certo di tutto il mondo: “Il mondo intero giudica in modo sicuro”, cioè “Securus judicat orbis terrarum” (Contra Parmenianum III, 24).

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