Come già annunciato [qui], OnePeterFive ha reso pubblico [qui] il carteggio intercorso tra il card. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, e il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, mons. Artur Roche intorno all'applicazione della Traditionis Custodes. Abbiamo la conferma di una strategia destabilizzante che rivela, ormai allo scoperto, due dati fondamentali: innanzitutto, la gerarchia modernista non ha mai accettato Summorum Pontificum e il suo spirito e, in secondo luogo, le osservazioni sull'ecclesiologia, che sembrano marginali, sono invece centrali e ci dicono che il timore e quindi l'avversione non è tanto nei confronti di quella Messa ma della teologia che c'è dietro. Trovate in calce, dopo le ragioni per cui sono rese pubbliche e alcune osservazioni, i testi delle due lettere. Qui l'indice dei precedenti sulla Traditionis Custodes.
Una lettera sulla Traditionis Custodes dal Vaticano
OnePeterFive è entrato in possesso della seguente lettera redatta dal Prefetto vaticano della Congregazione per il Culto Divino, l’Arcivescovo Arthur Roche, in risposta a una richiesta di informazioni lanciata poco dopo la promulgazione della Traditionis Custodes. Pubblichiamo qui sotto i testi della richiesta e della risposta del Vaticano, seguiti da un commento del nostro redattore associato, il Dr. Joseph Shaw, direttore della Latin Mass Society of England and Wales e presidente della Fœderatio Internationalis Una Voce. Anch’egli viene menzionato nella richiesta.
Con tutto il dovuto rispetto per Sua Eccellenza e per Sua Eminenza, ci vediamo costretti dai nostri voti battesimali e dai principi affermati dai santi e dal Magistero a rendere pubblica questa corrispondenza per il bene comune del Corpo Mistico di Cristo e di molte anime di tutto il mondo.
Vorrei rimandare i lettori al recente volume curato dal nostro redattore associato, il Dr. Peter Kwasniewski — intitolato From Benedict’s Peace to Francis’s War [Dalla pace di Benedetto alla guerra di Francesco] —, che include le risposte alla Traditionis Custodes di cinque cardinali e di cinque vescovi, nonché di altri prelati e laici, che gettano dubbi molto seri sull’affermazione del Santo Padre secondo la quale il desiderio di celebrare col Rito Romano antico sarebbe “vincolato più al desiderio e alla volontà di singoli sacerdoti che alle esigenze reali del ‘santo popolo di Dio’”. Questo testo contribuirà ad aiutare la Chiesa presentando ai fedeli i fattori realmente in gioco invece delle malevole interpretazioni purtroppo presenti nel motu proprio e nella lettera che lo accompagna.
Invochiamo devotamente la Nostra Immacolata Signora, Madre della Chiesa, affinché tutti i membri della gerarchia — in particolar modo il romano pontefice — possano ascoltare le grida del loro gregge che chiede nutrimento spirituale e affinché i nostri pastori diano la vita per le loro pecore seguendo il modello dato dal Nostro Buon Pastore, col Cui Preziosissimo Sangue sparso sul Calvario entriamo in comunione nel Santissimo Sacrificio della Messa,
T. S. FlandersCaporedattore
Sabbato inf. Hebd. XXIII post Pent.
* * *
Commento
di Joseph Shaw, PhD
Presidente della Fœderatio Internationalis Una Voce
Direttore della Latin Mass Society of England and Wales
Le questioni più importanti sono le seguenti.
Altri sacramenti
Lezionario e calendario
Gruppi
Indulto inglese
Conclusioni
Prefetto
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
00120 Città del Vaticano
+ card. Vincent Nichols,
arcivescovo di Westminster
di Joseph Shaw, PhD
Presidente della Fœderatio Internationalis Una Voce
Direttore della Latin Mass Society of England and Wales
Queste due lettere sono circolate per un po’ di tempo via email, ed era inevitabile che prima o poi venissero pubblicate (pare che Gloria.tv sia stata la prima a farlo). Sono state offerte a OnePeterFive e, dato che ora saranno sotto gli occhi di tutti, posso esprimere pubblicamente i miei commenti su di esse. Alcuni contenuti sono un po’ tecnici e oscuri, ma ciò non dovrebbe sorprenderci; il messaggio di fondo è positivo, e ciò ci dà la possibilità di rispondere agli argomenti che sono stati architettati per cercare di limitare la nostra libertà di azione.
Nella sua lettera il Cardinal Nichols chiede chiarimenti su una serie di questioni problematiche all’istituzione curiale che ha attualmente autorità in proposito, la Congregazione per il Culto Divino (CCD). L’Arcivescovo Roche, il Prefetto inglese della CCD risponde in alcuni punti in modo piuttosto vago, cosa comprensibile dato che si era nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione della Traditionis Custodes, la cui interpretazione era ancora incipiente. Alcuni punti non sono ancora stati risolti definitivamente; di altri non si aspetta nemmeno la risoluzione, bensì vengono lasciati alla discrezione dei vescovi.
Le questioni più importanti sono le seguenti.
Altri sacramenti
La domanda (b) del Cardinal Nichols sugli ‘altri sacramenti’: matrimonio, battesimo, etc. Se la “norma anteriore” che li permetteva è stata abolita, dove sono andati a finire? Si tratta di una domanda ragionevole, dato che la Traditionis Custodes non li menziona. Ma la risposta del CCD non è chiara e netta, bensì dà a intendere che l’“applicazione completa” della TC porrebbe termine all'amministrazione degli altri sacramenti. Questo non è un fatto sorprendente, dato che ciò a cui aspira la TC è porre fine alla celebrazione della Messa in rito antico, e sarebbe strano che gli altri sacramenti continuassero ad essere somministrati una volta che questo obiettivo venisse realizzato. Ma tutto ciò viene fatto passare per necessità di sensibilità pastorale. Poi, all’inizio della seconda pagina della lettera, troviamo un passo piuttosto difficile da decifrare, che sembra però criticare il modo in cui le cose si sono sviluppate fino ad oggi, in quanto sarebbero andate oltre a quanto è realmente permesso.
L’Arcivescovo Roche farebbe bene a rinfrescare la propria memoria sui documenti che hanno istituito gli Istituti Sacerdotali Tradizionali, cui è stato dato il permesso esplicito di somministrare gli altri sacramenti seguendo i vecchi messali. Pertanto, il 10 settembre 1988 è stato conferito questo privilegio alla Fraternità di San Pietro:
In virtù della facoltà garantitale dal Supremo Pontefice Giovanni Paolo II, la Commissione Pontificia Ecclesia Dei concede a quella che è chiamata “Fraternità di San Pietro”, fondata il 18 luglio 1988 e dichiarata di “Pontificio Diritto” dalla Santa Sede, la facoltà di celebrare la Messa, di officiare riti, di somministrare sacramenti e di esercitare altri atti sacri, nonché di celebrare il Divino Ufficio, seguendo l’editio typica dei libri liturgici in vigore nell’anno 1962; nello specifico, il Messale, il Rituale, il Pontificale e il Breviario Romano. Questa facoltà può essere esercitata nelle loro chiese e oratori; altrove, può esserlo solo col consenso dell’Ordinario del luogo, eccetto nel caso delle celebrazioni di Messe private.Nulla osta.
Qui si possono trovare altri esempi. Ovviamente questo documento non è stato abrogato, dato che non entra in conflitto con quanto prescritto dalla Traditionis Custodes (vedi Articolo 8).
Lezionario e calendario
Ai punti (c) e (d) il CCD afferma che la Messa antica ha un lezionario e un calendario che le corrispondono e che devono essere rispettati. Le letture in lingue vernacolari (che, vorrei aggiungere, non devono sostituire la proclamazione delle letture in latino) devono corrispondere ai testi liturgici, e non con quelli previsti per quel giorno dal lezionario del Novus Ordo.
Gruppi
Il punto (e) affronta la questione relativa a cosa sia un ‘gruppo’. Le Istruzioni Canoniche sulla TC emanate dalla Latin Mass Society hanno suggerito che il termine si debba riferire a entità istituite in modo formale, dato che nel testo si afferma che i gruppi devono essere “istituiti” da vescovi e che devono avere un’identità comune, un punto di vista ben chiaro sul Vaticano II, e così via. Il CCD suggerisce qualcosa di simile: si tratta di “parrocchie personali” e di “raggruppamenti di persone che si sono riunite regolarmente” per partecipare alla Messa in rito antico. Essi non includono pertanto persone che si presentano casualmente per partecipare alla Messa. Ne segue che un sacerdote possa per esempio scegliere un giorno di celebrare il Vetus Ordo (se ha il permesso generale del suo vescovo di celebrare la “precedente liturgia”) per tutti i presenti, senza preoccuparsi delle restrizioni elencate nell’Articolo 3 della TC, che è valido solo per i “gruppi”.
Indulto inglese
Non è chiaro perché il Cardinal Nichols chieda chiarimenti sull’Indulto inglese, il cui quindicesimo anniversario ricorreva ieri, 5 novembre. Il fatto che né l’archivio dell’Arcidiocesi di Westminster né la Congregazione per il Culto Divino ne abbiano tenuto un registro non fa certo far loro bella figura, anche se non è senz’altro colpa dei due prelati in questione, i quali possono star ben sicuri del fatto che la Latin Mass Society sì che ne ha tenuto la registrazione: si può vedere la lettera che concede l’Indulto — con la data e il Numero Protocollo corrispondenti — sul nostro sito. L’Indulto è riportato anche nel libro di Annibale Bugnini The Reform of the Liturgy 1948-1975, alle pagine 297-298 dell’edizione inglese.
Sua Eminenza, Sua Eccellenza, in tutta onestà, non ce lo siamo certo inventato noi!Conclusioni
Il Cardinal Nichols è assolutamente al corrente del significato autentico e dell’obiettivo dichiarato della TC: la completa cessazione delle celebrazioni delle Messe in rito antico. Tuttavia, l’Arcivescovo Roche sposta l’attenzione sulla necessità della “delicatezza nella cura e nella guida”: secondo lui la Messa in rito antico “è stata regolata, non soppressa”. Questa è senza dubbio una buona notizia, e non dobbiamo permettere che nessuna dichiarazione infelice presente in questa lettera ci distragga da questo fatto.
La Latin Mass Society, così come le associazioni Una Voce di tutto il mondo e la Una Voce Federation che le rappresenta, “promuove” la Vetus Ordo. Nel clima attuale non possiamo aspettarci che gli organi ufficiali della Santa Sede approvino questa attività, anche se pochi mesi fa lo facevano… Nel frattempo, continueremo a far valere le ragioni di quanto riteniamo essere giusto, con tutto il dovuto rispetto per le varie personalità coinvolte, come è nostro diritto e dovere di cattolici (vedi Canone 225) fare.
* * *
A Sua Eccellenza, l’arcivescovo Arthur Roche,Prefetto
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
00120 Città del Vaticano
28 luglio 2021
Eccellenza, in seguito alla pubblicazione del motu proprio Traditionis Custodes del Santo Padre Papa Francesco, le scrivo dopo alcune conversazioni con alcuni nostri vescovi, per chiedere alla Congregazione alcune indicazioni relative alla applicazione da parte nostra del motu proprio in Inghilterra e Galles.
Su alcuni punti in particolare gradiremmo alcuni chiarimenti.
- La vostra Congregazione e/o il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi intende pubblicare una successiva istruzione per l’interpretazione o l’applicazione del motuproprio?
- Notiamo che il motu proprio vigente abroga tutte “le norme, istruzioni, concessioni e consuetudini precedenti, che risultino non conformi con quanto disposto dal presente motu proprio” (art. 8). Chiediamo dunque se l’applicazione del Traditionis Custodes, pur non menzionandoli specificamente, abroghi l’uso della forma straordinaria anche per i sacramenti che non siano la celebrazione della Santa Messa (1962), oltre all’uso del Breviario Romano (1962), specificamente citati nell’art. 9 del Summorum Pontificum.
- Come combinare l’uso del calendario nazionale per Inghilterra e Galles (basato sul calendario universale) con l’uso del calendario “tridentino” riguardo a feste quali il Corpus Domini, che cadono in giorni differenti?
- Non c’è una corrispondenza netta tra il lezionario novus ordo, approvato per l’uso in Inghilterra e Galles e quello del rito del 1962. È possibile ricorrere direttamente alle pubblicazioni originali della Bibbia (che in Inghilterra e Galles sono la Bibbia di Gerusalemme originale e la RSV) da cui sono tratti i testi del lezionario permesso, per trovarvi i testi pertinenti?
- Qual è la concezione di “gruppo” che il Santo Padre menziona nel motu proprio? Va intesa solo per i gruppi di fedeli formalmente costituiti oppure il motu proprio la applica anche a coloro che liberamente si radunano per la celebrazione della Messa in forma straordinaria? Questa considerazione pastorale sarebbe importante in Inghilterra e Galles.
- Infine, come saprà, dal tempo dell’indulto concesso al card. Henan nel novembre 1971, c’è sempre stato un certo numero di fedeli che ha richiesto di celebrare i propri riti funebri secondo i testi liturgici precedenti il 1970. Il vigente motu proprio lo permette ancora? In che modo lo si dovrebbe fare? Per esempio, il Requiem andrebbe celebrato in un dato luogo, da un sacerdote autorizzato con un nuovo permesso?
Su queste domande che ci sono state poste gradiremmo un’indicazione della Congregazione.
Benché il motu proprio abbia avuto vigore immediato, siamo consapevoli che la sua applicazione corretta e duratura richiederà del tempo. Dalla lettura combinata del motu proprio e della lettera che lo accompagna è chiaro che il Santo Padre desidera una unità della preghiera liturgica espressa mediante “l’unica espressione della lex orandi del rito romano”. Con sollecitudine pastorale dovremo accompagnare quanti sono saldamente legati al messale del 1962 verso il messale dei santi Paolo VI e Giovanni Paolo II.
In Inghilterra e Galles prevediamo una difficoltà su come rispondere alla Latin Mass Society. In allegato c’è una lettera che ho ricevuto recentemente dal suo presidente, il dr. Joseph Shaw, insieme a un’interpretazione canonica del motu proprio. Il sito della LMS e la sua intestazione affermano chiaramente che la sua ragion d’essere “è [quella di] un’associazione di fedeli cattolici dediti alla promozione della liturgia romana tradizionale della Chiesa cattolica, degli insegnamenti e pratiche intrinseche, della relativa tradizione musicale e della lingua latina nella quale è celebrata”. Ovviamente ciò non è in accordo con la mens del Santo Padre. Saremmo ben lieti di ricevere un’indicazione dalla Congregazione su come affrontare la situazione nel modo migliore. Sono certo che altri gruppi nella Chiesa, che usano esclusivamente i riti del 1962, come la FSSP e l’ICRSS, abbiano chiese nel nostro territorio. Pertanto, sarebbe utilissima una indicazione su di loro.
La ringrazio anticipatamente per il suo aiuto su questo argomento e le assicuro il nostro continuo sostegno e la preghiera per il suo lavoro e quello della sua Congregazione.
Cordialmente, + card. Vincent Nichols,
arcivescovo di Westminster
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Congregatio de cultu divino
et disciplina sacramentorum
Prot. N. 378/21
Eminenza reverendissima
Riguardo ai singoli punti:
+Artur Roche
Prefetto
Congregatio de cultu divino
et disciplina sacramentorum
Città del Vaticano , 4 agosto 2021
Prot. N. 378/21
Eminenza reverendissima
Grazie per la sua lettera del 28 luglio 2021 e per aver espresso alla Congregazione le sue domande sul Traditionis Custodes. La Congregazione stessa sta vagliando attentamente le presenti implicazioni del motu proprio e non ha ancora diffuso istruzioni al riguardo.
Tuttavia, al fine di aiutare Sua Eminenza, sono lieto di darle una risposta iniziale e condividere con lei le nostre attuali interpretazioni sulle questioni da lei sollevate.
Questa risposta, di conseguenza, è a titolo personale.
È chiaro che il principale commento sulla nuova legislazione che regola la concessione dell’uso dei precedenti testi liturgici, come concessione eccezionale e non come promozione, è la lettera accompagnatoria di Papa Francesco ai vescovi. È evidente inoltre che queste concessioni eccezionali devono essere accordate solo a coloro che accettano la validità e legittimità della riforma liturgica del Concilio Vaticano II e il magistero del Sommo Pontefice. Tutto questo nella nuova legislazione è orientato al ritorno e alla stabilizzazione della liturgia decretata dal Concilio Vaticano II.
Riguardo ai singoli punti:
- La Congregazione per la Dottrina della Fede era in precedenza il solo dicastero della Santa Sede competente in materia. Questa responsabilità è stata ora trasferita interamente alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e a quella per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Soltanto queste ora esercitano la competenza nei rispettivi campi.
- È chiaro per la Congregazione che la nuova legislazione abroghi ciò che è stato concesso precedentemente in via eccezionale e limitata. Tuttavia, la prudenza pastorale può richiedere un tempo molto limitato e in vista dell’accresciuta comunione ecclesiale prima che il motu proprio sia pienamente applicato, ma ciò richiederà comunque un attento monitoraggio e un chiaro orientamento verso l’obiettivo. Traditionis Custodes menziona soltanto l’uso del Missale Romanum del 1962 e le celebrazioni eucaristiche. Ci sono stati considerevoli fraintendimenti delle precedenti direttive con l’aumento di pratiche, sviluppo e promozione, che in non piccola parte hanno incoraggiato una crescita non prevista o sancita dai precedenti pontefici. Una precedente svalutazione del ruolo stabilito dal Concilio Vaticano II per l’ordinario locale quale moderatore, promotore e custode della liturgia si è dimostrata inefficace in questo ambito, ragion per cui il Santo Padre ora sottolinea l’importanza del ruolo del vescovo nella piena applicazione delle nuove norme.
- Il Calendarium del Missale Romanum del 1962, contrasta col Calendarium Romanum Generale del Missale Romanum del 1970, sancito dal Concilio e che governa l’unica espressione del rito romano. Tuttavia le leggi relative alle feste di precetto nel Codice di Diritto Canonico del 1983 le sono posdatate rispetto a entrambi i calendari. La Conferenza episcopale, di conseguenza, dovrà necessariamente considerare la questione molto attentamente prima di chiedere a questa Congregazione un aggiustamento in linea con i canoni 1246-1248. Una tale deliberazione e decisione da parte di una conferenza episcopale dovrà inoltre tener conto di come applicarla anche ad altri usi liturgici della stessa circoscrizione ecclesiastica.
- I testi biblici da usare per le letture secondo il Messale del 1962 devono essere nella stessa versione della Scrittura approvata dalla Conferenza Episcopale nel suo Ordo Lectionum Missae. Questo si applica certamente anche ad altri usi liturgici presenti nella stessa circoscrizione ecclesiastica.
- Il termine “gruppi” si applica alle parrocchie personali erette precedentemente per la concessione della liturgia antecedente e a quei gruppi di persone che si sono radunate con regolarità per la celebrazione dell’Eucaristia secondo il Missale Romanum del 1962. Al tempo stesso il motu proprio chiede ai vescovi di non istituire nuovi gruppi.
- Riguardo all’indulto concesso al card. Heenan nel novembre 1971, di cui lei scrive, abbiamo cercato nei nostri archivi ma senza trovare nulla che vi corrisponda. C’è tuttavia un carteggio tra il cardinale e il vescovo Wheeler riguardo ai riti funebri riformati, datato ottobre 1971, ma nessuna evidenza di un indulto o di qualsiasi corrispondenza sul punto in quel fascicolo. Se Sua Eminenza ha visto questo indulto, sarei grato che lo condividesse con tutta la relativa corrispondenza con questa Congregazione. In ogni caso, bisogna tener presente che il n. 8 di Traditionis Custodes abroga ogni precedente norma, istruzione, permesso e uso non conformi alla vigente legislazione. Un indulto precedente verrebbe certamente a cadere sotto questo divieto.
Chiaramente è un momento che richiede ai pastori delicatezza di attenzione e direzione verso chi è toccato più da vicino dalle norme ora in vigore. L’uso dei testi liturgici antecedenti è stato regolato, non soppresso. Le ragioni sono state chiaramente evidenziate nella lettera del Papa. Il fraintendimento e la promozione dell’uso di questi testi, dopo semplici limitate concessioni dei precedenti pontefici sono stati utilizzati per incoraggiare una liturgia che contrasta con la riforma conciliare (e che di fatto fu abrogata dal Papa San Paolo VI) e un’ecclesiologia che non appartiene al magistero della Chiesa.
La lettera della Latin Mass Society allegata alla sua lettera è un buon esempio di questa sbagliata interpretazione e della promozione di questi riti sotto il pretesto di una legislazione permissiva. Bisogna assolutamente chiarire loro che i soli vescovi, in comunione con il Papa, sono i moderatori della liturgia e che il fraintendimento di Traditionis Custodes da parte della LMS così come da loro proposto non ha alcun fondamento e non deve essere divulgato come commento autorevole.
Spero che queste osservazioni le siano di aiuto, mentre riflette sulle sue risposte. Nel frattempo, stia pur certo della nostra volontà di aiutarla e sostenerla.
Fraternamente nel Signore,+Artur Roche
Prefetto
+Vittorio Francesco Viola
Segretario
Segretario
[Traduzione per Chiesa e post-Concilio di Antonio Marcantonio]
più parlano di porte aperte, ponti e misericordia e più ghettizzano i cattolici che si pongono domande e vorrebbero usare la "e" anziché la "o".
RispondiEliminaAlberto Lacchini
mic, hai scelto una foto che dice tutto!
RispondiElimina8 novembre 2021: santi Quattro coronati, martiri
RispondiEliminaLa Chiesa rivolge oggi un pensiero ai Martiri ai quali in Roma è dedicata una basilica che, come una imponente fortezza, domina il monte Celio.
La storia di questi martiri non è chiara. Forse, si dice, non si tratta di quattro martiri, ma di tre gruppi di martiri e cioè cinque scalpellini della Pannonia: Sempronio, Claudio, Nicostrato, Castore, Simplicio; quattro Cornicularii o, come oggi si direbbe, sottufficiali di cavalleria; quattro santi di Albano: Severo, Carpoforo, Severiano e Vittorino.
Recitiamo in loro onore la colletta della Messa: "Concedi, Dio onnipotente, a noi che veneriamo la forza mostrata dai martiri nei tormenti, di sperimentare la loro bontà a nostro riguardo".
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1251
La Chiesa rivolge oggi un pensiero ai Martiri ai quali in Roma è dedicata una basilica che, come una imponente fortezza, domina il monte Celio.
RispondiEliminaGrazie a chi ha segnalato la ricorrenza!
Conosco quella stupenda basilica. Sono nata e cresciuta in quelle strade tra il Colosseo, San Clemente (un gioiello unico coevo alla nascita del cristianesimo, le cui vestigia conserva nei livelli inferiori) e San Giovanni in Laterano (La Madre di tutte le Chiese). Il Colle Oppio, affiancato dalla Domus aurea era il luogo dei miei giochi di bambina e dove facevo scorazzare in una cornice ineguagliabile, profumata soprattutto dai pini, i miei figli da adulta...
Grazie Catholicus, l'ho incontrata in questi giorni e mi ha molto colpita. Identifica perfettamente la nostra Messa...
RispondiEliminaRadio Spada
RispondiEliminaL’autorità vaticana scrive ondeggiando ma ribadisce quale sia il porto in cui vuole approdare. Non si prefigge, almeno per ora, di arrivare ad una soppressione completa (“l’uso dei testi liturgici antecedenti è stato regolato, non soppresso”, scrive il prefetto Roche) ma allo stesso tempo afferma che la liturgia precedente “di fatto fu abrogata” da Paolo VI. Ora al netto del fatto che la bolla Quo Primum Tempore di San Pio V, rende perpetua e inabrogabile la Messa di sempre, al netto pure delle contraddizioni interne al fronte neomodernista (Ratzinger dovette riconoscere che la liturgia cattolica non fu abrogata), a certificare che quella Messa non è stata tolta di mezzo ci sono i cocciutissimi fatti, per cui ancora oggi non si riesce a cavarla dal dibattito, nonostante scomuniche, blandizie, chiacchiere e minacce.
Del resto già nel primo capoverso della lettera non si vuol lasciare spazio a dubbi: “Tutto questo nella nuova legislazione è orientato al ritorno e alla stabilizzazione della liturgia stabilita dal concilio vaticano II.
Ovviamente la deroga alla linea tracciata è riservata a chi è disponibile ad accendere il granello d’incenso: “È evidente altresì che queste concessioni eccezionali devono essere permesse solo per coloro che accettano la validità e legittimità della riforma liturgica del Concilio Vaticano II e il magistero del Sommo Pontefice”. Come ci possa essere un magistero (che è intrinsecamente fondato sul principio del vincolo) da quando si propone la libertà religiosa e l’indifferentismo, un giorno ce lo spiegheranno. Ma al momento sorvolano su questi “dettagli” e vanno al sodo: libertà per tutti tranne che per i cattolici e la loro Messa.
Ci sono poi ammissioni che rendono quasi divertente la missiva. Mons. Roche, cadendo dal pero vaticano, scopre che “ci sono stati considerevoli fraintendimenti delle precedenti misure con l’aumento di pratiche, sviluppo e promozione, che in non piccola parte hanno incoraggiato una crescita che non era stata prevista o sancita dai precedenti pontefici”. Insomma non avevano previsto che ai cattolici piacesse la Messa cattolica, non male.
Sipario.
Gioia e rispetto mi provoca il Prete vestito da Prete che parla da Prete che e' determinato a fare il Prete: a seguire Gesu'!
RispondiEliminaQuesto mi ha suscitato ieri la vista del Sacerdote Confessore che era in leggero ritardo rispetto al programma (Confessioni e S.Messa)e che in rapide falcate incedeva maestoso lungo via Merulana per raggiungere la Chiesa, mentre, anch'io in ritardo ,attraversavo circospetta sulle strisce pedonali la stessa strada, guardando a sinistra a destra e poi ancora a sinistra come ci fu insegnato dai nostri genitori. Vedere stagliata lungo la via la bella figura del Sacerdote in talare ha regalato al mio cuore una gioia imprevista ed il rimpianto delle cassate processioni del Corpus Domini; e mi ha fatto ricordare un episodio narrato dal Sacerdote Esorcista Don Giuseppe Tomaselli il quale Tutte le mattine incontrava una vecchina che percorreva le strade del paese recitando il Rosario. Il Sacerdote domando' alla vecchina perche'lo facesse così presto, al che la vecchina rispose che recitando a quell'ora il Santo Rosario ella passava a "ripulire le strade".Ecco, vedere un Prete vestito da Prete determinato a fare il Prete mi e' sembrato che passasse "a ripulire le strade" , mi e' sembrato di vedere Gesu' che attraversava la Galilea,ha suscitato in me tutte queste belle sensazioni e la sua immagine e' ancora vivida e impressa nei miei occhi.
Durante il percorso in autobus per tornare a casa recito mentalmente la Corona del Rosario e ieri e l'altro ieri (primo Sabato del mese) ho incontrato giovani italiani sui quindici anni che bestemmiavano ad ogni pie' sospinto.
Preghiamo e ripariamo per loro:
Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo Nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
Benedetto il Nome di Gesù. Benedetto il suo Sacratissimo Cuore.
Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel SS. Sacramento dell'altare.
Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria Santissima.
Benedetta la sua santa e immacolata Concezione.
Benedetta la sua gloriosa Assunzione.
Benedetto il Nome di Maria, Vergine e Madre.
Benedetto S. Giuseppe, suo castissimo Sposo.
Benedetto Dio nei suoi Angeli e nei suoi Santi.
Amen!
« ...Partendo dai dati della diocesi di Torino dove nel seminario diocesano vi sono stati cinque ingressi e sette in quello della Fraternità S.Pio X, don Filippo Di Giacomo coglie il punto critico della formazione al sacerdozio nei seminari diocesani italiani dove “nel migliore dei casi, strutturano dei leader comunitari, con una mentalità gestionale e uno sguardo puramente funzionalistico”.
RispondiEliminaCiò che non ci aspettavamo è la descrizione della vita dei seminari “tradizionalisti”, non necessariamente lefevriani, che giustifica il sorprendente dato francese dove tra quindici anni i preti “tradizionalisti” formeranno circa il 40 per cento del clero transalpino.
Sono dati da tempo noti ma che compaiono su Repubblica, il quotidiano più letto dal clero italiano, non è consueto.
Fulminante la conclusione.
Altro che cammino sinodale! »
Quando si presentò ai tre veggenti di Fatima il maestoso Angelo, per avvisare della prossima comparsa della Madonna, cosí parlò: Inginocchiatevi; baciate la terra e ripetete con me: Signore, vi benedico per quelli che vi maledicono!
RispondiEliminaL'officio divinamente commessoCi di pascere il gregge del Signore ha, fra i primi doveri imposti da Cristo, quello di custodire con ogni vigilanza il deposito della fede trasmessa ai santi, ripudiando le profane novità di parole e le opposizioni di una scienza di falso nome. La quale provvidenza del Supremo Pastore non vi fu tempo che non fosse necessaria alla Chiesa cattolica: stanteché per opera del nemico dell'uman genere, mai non mancarono "uomini di perverso parlare (Act. XX, 30), cianciatori di vanità e seduttori (Tit. I, 10), erranti e consiglieri agli altri di errore (II Tim. III, 13)". Pur nondimeno gli è da confessare che in questi ultimi tempi, è cresciuto oltre misura il numero dei nemici della croce di Cristo; che, con arti affatto nuove e piene di astuzia, si affaticano di render vana la virtù avvivatrice della Chiesa e scrollare dai fondamenti, se venga lor fatto, lo stesso regno di Gesù Cristo. Per la qual cosa non Ci è oggimai più lecito di tacere, seppur non vogliamo aver vista di mancare al dovere Nostro gravissimo, e che Ci sia apposta a trascuratezza di esso la benignità finora usata nella speranza di più sani consigli.
RispondiEliminaEd a rompere senza più gl'indugi Ci spinge anzitutto il fatto, che i fautori dell'errore già non sono ormai da ricercarsi fra i nemici dichiarati; ma, ciò che dà somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo, o Venerabili Fratelli, a molti del laicato cattolico e, ciò ch'è più deplorevole, a non pochi dello stesso ceto sacerdotale, i quali, sotto finta di amore per la Chiesa, scevri d'ogni solido presidio di filosofico e teologico sapere, tutti anzi penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si dànno, senza ritegno di sorta, per riformatori della Chiesa medesima; e, fatta audacemente schiera, si gittano su quanto vi ha di più santo nell'opera di Cristo, non risparmiando la persona stessa del Redentore divino, che, con ardimento sacrilego, rimpiccioliscono fino alla condizione di un puro e semplice uomo.
I do have a sneaking suspicion that this leak has been deliberate, and a game is being played. Vincent Nichols is a seasoned politician, and while he is no fan of the mass of ages, nor is he a great fan of Bergoglio. Such sensitive documents could not be easily leaked unless there had been tacit approval high up somewhere.
RispondiEliminaOliver Hayes
Reign of terror!
RispondiEliminaJeffrey L'Arche
OT: Dal "Messaggero" La natura del Creatore sembra essere destinata a restare un mistero ma sullo sfondo si fa strada la moda dilagante, ispirata al politically correct, di mettere un asterisco di genere dopo il nome, in modo da opacizzare le desinenze maschili e femminili. Dio* diventa così neutro, senza specificare il sesso. I giovani cattolici in Germania (tra i più accesi sostenitori della riforma della Chiesa in chiave egalitaria, democratica, progressista e, ovviamente, rispettosa del gender) si stanno battendo per far passare questa versione salomonica. Dio con l'asterisco.
RispondiEliminaÈ il Sinodo tedesco, tra tutte le nefandezze che lo caratterizzano, sta ora seriamente discutendo sul "genere" di Dio.
RispondiEliminaArthur Roche aveva già lanciato un attacco alla Messa antica in un saggio: "Il Messale Romano di San Paolo VI: Testimone di una fede immutabile e di una tradizione ininterrotta" trasmesso a tutti i vescovi del mondo. Pubblicato nel febbraio 2020, solo pochi mesi prima del pensionamento del cardinale Sarah e poco tempo prima che il Vaticano inviasse ai vescovi del mondo il sondaggio vaticano sull'attuazione del Summorum Pontificum
RispondiEliminaSe continuate a sperare in qualcosa di buono riguardo alla Messa di sempre da parte della Gerarchia della chiesa conciliare, rimarrete assai delusi. Dovreste avere colto al volo le intenzioni di Bergoglio e sodali per lo meno dal 16 luglio 2021. Ma forse non è così.
RispondiEliminaEbbene, la Gerarchia conciliare è impegnata nell'attuazione fervorosa del great reset e nella creazione del nuovo ordine mondiale, nel quale non vi sarà più posto particolarmente per la religione cattolica, la quale sarà sostituita dalla "religione universale" massonica. Di conseguenza, la Messa di sempre deve sparire. Su questo punto la Gerarchia conciliare NON vincerà, anche se ha già vinto su tutti gli altri punti insieme ai globalisti, con i quali lavora in strettissima unione.
Da questa Gerarchia non può venire nulla di buono. Il suo destino è quello del fico sterile. Le speranze vanno riposte in Gesù, in Maria e in S. Giuseppe, patrono della Chiesa Universale, non in personaggi che non hanno la Fede, che sono lupi travestiti agnelli.
“Se potenze influenti desiderano così ardentemente, che non entriamo in chiesa, significa che in essa c'è qualcosa di molto importante. Se fanno tanti sforzi, per impedirci di avvicinarci al calice dei Santi Misteri, significa che in questo calice c'è qualcosa di necessario per la vita.
RispondiEliminaColoro che prendono parte agli attacchi contro la Chiesa, di solito non si rendono conto che sono diventati l'arma di forze pericolose che li usano per i loro interessi”
Sua Santità Patriarca Kirill I
Il prefetto Artur Roche è un indegno. Segue Bergoglio nella lotta senza quartiere contro la Liturgia Romana. L'unico aspetto positivo è che ormai lo dicono apertamente. Coloro che ritengono interlocutori questi indegni mascalzoni non hanno capito nulla. Nella chiesa di questo spregevole soggetto Roche non c'è alcuno spazio per la vera Liturgia di Rito Romano. Come ve lo debbono spiegare che loro sono i Sicari, gli assassini della Liturgia Romana?
RispondiEliminaStefano Gizzi
Roche has always hated the older liturgy even while still in the UK. A friend of Cormac Murphy-O'Connor
RispondiEliminaone of the St Gallen mafia. Cormac ordained Roche bishop. Bergoglio is being supported and it pushing the Martini- St Gallen mafia who had him elected group line of rupture. They are liars of such astonishing arrogance. Within 10 years they will be dead and gone! ALLELUIA
Christopher
Immaginate un vescovo che fa rimuovere un altare, simbolo della religione romana, in un paese ancora a maggioranza pagana, in cui infedeli ed eretici rappresentano un grave pericolo per le fede cattolica. Immaginate anche che questo vescovo, per impedire il culto agli eretici ariani, occupi con la forza una basilica.
RispondiEliminaEbbene, questo vescovo era Sant'Ambrogio.
Nel 380, l'imperatore Graziano, sotto l'influenza di Sant'Ambrogio, fece rimuovere l'altare consacrato alla dea Vittoria, al quale i membri del Senato romano sacrificavano e prestavano giuramento. Inoltre, fece sopprimere tutti i fondi destinati al culto pagano.
Nel 385, quando gli ariani chiesero all'imperatore una basilica per il loro culto, Sant'Ambrogio reagì con l'occupazione della stessa, fin quando gli eretici non furono costretti a cedere.
Si narra che in questa occasione, Ambrogio, diede vita al canto antifonale e alla preghiera cantata in forma di inno, con lo scopo di non fare addormentare i fedeli che occupavano la basilica.
Come reagirebbe oggi la Chiesa di fronte a un simile atteggiamento? Quanti vescovi sarebbero disposti a una tale difesa della fede cattolica? Risuonano più che mai le parole di Nostro Signore: "[...] Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".