“Emergenze” permanenti che
alimentano la Rivoluzione permanente
“Emergenze” inquietantemente somiglianti
Propaganda della paura
Repressione delle libertà
Silenziamento delle opposizioni
Censura delle dissidenze
Il cambio di paradigma
Il segreto della procedura di emergenza
Le possibili alternative
Guido Vignelli - Fonte
La storia dimostra che i movimenti sovversivi hanno spesso imposto ai popoli “salti di qualità” e “cambiamenti epocali” ricorrendo a emergenze che dovevano superare vere o dubbie o false crisi. Ciò è accaduto fin dalla Rivoluzione Francese, quando i massacri furono organizzati al grido di “la patria è in pericolo!” Lungo il XX secolo, l’accelerazione del processo rivoluzionario ha moltiplicato questi “stati di crisi”, i quali da locali o settoriali o momentanei sono diventati sempre più globali e duraturi.
Da almeno quarant’anni, siamo sottoposti a emergenze di lunga durata che si succedono o si accavallano quasi senza sosta e che, spesso, da provvisorie diventano definitive. Basti pensare a quelle avviate dalla crisi ecologica, dalla offensiva terroristica, dalla infiltrazione islamica, dalle migrazioni di massa, dalla crisi finanziaria.
Tuttavia, oggi queste emergenze sembrano superate da altre due succedutesi a breve distanza a partire dal 2019: prima quella sanitaria partita dalla epidemia diffusa dal virus cinese (CoVi-D), poi quella energetica partita dalla invasione russa dell’Ucraina. Queste ultime due emergenze sembrano prepararne una terza e più grave, di carattere globale, che potrebbe mettere in ginocchio sia la prosperità che la libertà delle nazioni occidentali, ponendo così le condizioni per realizzare il famigerato progetto del Great Reset (“grande azzeramento”) dell’economia, ma soprattutto della civiltà, occidentale.
Alcuni analisti hanno notato che queste emergenze, pur avendo origini, modi e tempi diversi, hanno precise somiglianze. Soprattutto, è simile il metodo con cui esse vengono prima annunciate, poi imposte e infine sfruttate a livello globale dalla propaganda mass-mediatica e politica, producendo risultati e favorendo finalità estranei al settore originario della crisi. Cerchiamo d’individuare alcune di queste inquietanti somiglianze che fanno pensare a una manovra rivoluzionaria concertata.
Propaganda della paura
Innanzitutto, protagonista dell’intera operazione è sempre la propaganda mass-mediatica, culturale e “scientifica”, talvolta anche quella clericale. Essa presenta alla opinione pubblica la crisi del momento come se fosse imprevedibile e inevitabile, come un “segno dei tempi” o un evento della “storia in marcia” o una fase della “natura in evoluzione” o una “esigenza dei mercati”. Dopodiché, per risolvere questa crisi, si pretende che bisogna imporre alla popolazione di adeguarsi a nuove esigenze, rinunciando a passate convinzioni e correggendo lo stile di vita fino a ieri goduto. Lo slogan è: “niente sarà più come prima”.
Dato che l’opinione pubblica diffida dei mass-media e ancor più dei politici, ma si fida della scienza, i promotori dell’emergenza in corso hanno cura di giustificarne l’esistenza e di accertarne la portata usando argomenti “scientifici” elaborati da comitati di “esperti” provenienti dal mondo intellettuale e accademico: climatologi, fisici, statistici, biologi, medici, virologi, sociologi, economisti. Lo slogan è: “lo ha accertato la scienza”.
In realtà, almeno dal caso della bomba atomica (1943-1945), è spesso accaduto che non solo gl’intellettuali, ma anche gli scienziati, abbiano pubblicato analisi e diagnosi a loro richieste dal potere vigente, al fine di giustificare le decisioni che già intendeva prendere. Questo fenomeno si è aggravato durante le emergenze del nostro tempo, quando “comitati tecnico-scientifici” di nomina governativa hanno pubblicato analisi e previsioni gradite al potere politico-economico che li pagava e funzionali alle sue scelte.
Date queste premesse, la capillare e ossessiva propaganda mass-mediatica della crisi, per di più giustificata “scientificamente”, getta l’opinione pubblica nel timore. Pertanto, essa non chiede spiegazioni, si preoccupa della propria sopravvivenza e si rassegna a subire tutte le conseguenze e tutte le misure imposte dalle autorità per affrontare l’emergenza, nella speranza che si tratti di una situazione momentanea che verrà presto risolta. Lo slogan è: “andrà tutto bene”.
Questo clima generale di paura e di rassegnazione è il primo grande successo della manovra rivoluzionaria, che ottenebra la lucidità del giudizio della gente e ne riduce al minimo dubbi e dissidenze. Com’è noto, le conseguenze non solo psicologiche ma anche sociali di questa paura sono devastanti.
Repressione delle libertà
Una volta che la paura ha assicurato la generale passività della società civile, le autorità politiche tentano di sfruttare la situazione per imporre una sorta di regime di emergenza affidato non tanto a politici quanto a tecnici o esperti del settore in crisi ma spesso del tutto estranei sia alla volontà popolare che alle esigenze del bene comune.
Questo regime deve diventare capace non solo di controllare l’intera vita sociale, ma anche d’irreggimentarla – quasi nel senso militare del termine – in modo da ottenere una uniformità nel pensare e una mobilitazione generale nell’agire. Lo slogan è: “siamo in guerra”, una guerra nella quale ogni elusione è diserzione e ogni rifiuto è tradimento.
Applicando gradualmente le regole di questa mobilitazione paramilitare, le autorità impongono alla popolazione una drastica procedura anti-crisi che, facendo valere lo “stato di eccezione”, presuppone il funzionamento di un regime repressivo.
Infatti, questa procedura draconiana può realizzarsi solo sospendendo, talvolta anche sopprimendo, i diritti civili e politici acquisiti nelle democrazie, compresi quelli costituzionali, come quello di libera circolazione di persone e di beni, compreso quello di poter lavorare e guadagnarsi il pane. Lo slogan è quello lanciato nel 1919 da Trotskij; “chi non obbedisce non mangia”.
La guida del regime viene affidata a un “Governo di unità nazionale”, sostenuto dalla sostanziale complicità della intera rappresentanza parlamentare; è una nuova versione del metodo bolscevico applicato con successo da Lenin: “tutti i partiti al governo, tutto il potere ai soviet”. Il Governo vuole evitare che alcuni partiti, rimanendo liberi da complicità governative, si facciano portavoce della possibile dissidenza al regime invocando diritti e libertà.
Se qualcuno obietta che la crisi può essere affrontata e risolta con metodi normali, rispettosi delle libertà costituzionali e delle procedure democratiche, la propaganda di regime risponde con un altro slogan: “non c’è alternativa”.
Silenziamento delle opposizioni
Chi contesta questo regime di mobilitazione e di controllo globale viene accusato di essere un ribelle, un asociale, insomma “un nemico del popolo”, usando modalità simili a quelle denunciate da Ibsen nella sua nota commedia omonima. I mass-media dominanti accusano questi “nemici” di essere complici della crisi, mentre le autorità politiche li accusano d’impedirne la soluzione. Questi dissidenti potranno essere perdonati solo se, adeguandosi al nuovo regime, si rassegneranno a “rientrare nella società dalla quale sono uscititi”, come ha significativamente affermato il capo del Governo italiano (Draghi) in un suo discorso.
Parallelamente, l’emergenza impone di mobilitare non solo l’amministrazione e la burocrazia statali e para-statali, ma anche il deep State, ossia quell’apparato di vigilanza, di controllo e di repressione che non dipendono dalle scelte democratiche ma permangono nel sottofondo del sistema politico. A loro spetta di eseguire scrupolosamente le misure di controllo, isolamento e repressione decise dall’autorità, senza tener conto delle concrete situazioni locali, se non per inasprire quelle misure.
Ne abbiamo già un esempio nel sistema statale cinese, il quale, pur di sapere e controllare tutto. applica disinvoltamente tutte le misure sia legali che illegali, usando tutti gli apparati, sia ufficiali che clandestini. Lo slogan è: “il Governo ti controlla per il tuo bene”.
Censura delle dissidenze
Per imporsi controllando l’intera vita civile, questo “stato di eccezione” tenta di limitare al massimo non solo la libertà di agire, ma anche quella di sapere, ossia il diritto di diffondere informazioni nascoste o negate dalla propaganda di regime.
Infatti, l’emergenza impone che i mass-media diffondano solo opinioni, analisi, notizie e dati provenienti dalle fonti o dalle agenzie “ufficiali e credibili”, ritenute le sole capaci di spiegare e risolvere “scientificamente” la crisi. Lo slogan è: “le versioni non ufficiali sono inammissibili”.
Pertanto, le fonti informative dissidenti vengono condannate come false e represse come dannose, mentre i giornalisti e gli opinionisti dissidenti vengono derisi, isolati, accusati d’“intelligenza col nemico”, minacciati, declassati o deposti dagl’incarichi, anche accademici.
Com’è già accaduto in passato, i dissidenti che si ostinano a denunciare inganni e soprusi vengono trattati da fanatici, psicopatici, “complottisti” da curare con trattamento psichiatrico, come avveniva negl’“istituti di rieducazione” del mondo sovietico,
Com’è noto, molti Governi – compreso quello italiano – stanno elaborando nuovi provvedimenti che, aggirando le garanzie costituzionali, permettano allo Stato di sopprimere le fonti d’informazione dissidenti, comprese quelle diffuse da Internet.
Il cambio di paradigma
La propaganda mass-mediatica e la repressione del regime emergenziale svolgono un’altra funzione, ancor più devastante della mera disinformazione: quella di disorientare le menti, inquinare le coscienze e indebolire le volontà della popolazione.
Ad esempio, la propaganda ufficiale diffonde dati, valutazioni e analisi sulla emergenza che risultano essere non tanto falsi quanto del tutto contraddittori. Parallelamente, il regime impone alla popolazione provvedimenti “di salute pubblica” che risultano non tanto inefficaci quanto inutili e contrastanti tra loro. Ciò che prima era dichiarato falso o dannoso, poco dopo viene applicato come vero o benefico (o viceversa).
Nonostante ciò, i cittadini sono esortati a credere a quelle informazioni contraddittorie e ad applicare quelle misure contrastanti, con divieto di metterle in discussione; ogni criterio di verifica è visto come pericoloso per la “narrazione scientifica” del problema. Di conseguenza, la lucidità mentale e la coerenza logica della opinione pubblica, già compromesse dalla paura e dalla repressione, rischiano di essere spente da un’alternanza di contraddizioni che spinge verso la schizofrenia mentale.
Come meravigliarsene? Già da tempo, la propaganda culturale “postmoderna” ha esortato la gente a effettuare un “cambio di paradigma”, soprattutto a rinunciare alla coerenza nel pensare e nell’agire e ad emanciparsi dalla logica e dalle regole, al fine di adottare un “pensiero incompiuto” che favorisca un’azione contraddittoria.
Il segreto della procedura di emergenza
La procedura rivoluzionaria sopra descritta consiste nel prevedere crisi imminenti – o, se non arrivano, nel suscitarne! – e nell’approfittarsene trasformandole in occasioni utili per imporre, sotto l’impulso della paura, uno stato di emergenza che favorisca un passaggio rivoluzionario.
In cosa si distinguono queste emergenze da quelle che giustamente richiedono l’intervento dell’autorità politica o economica o militare per risolvere una crisi? Semplicemente dal fatto che le emergenze rivoluzionarie sono pretestuose, sono mosse da intenzioni e usano metodi che non mirano alla soluzione della crisi ma anzi, talvolta, al suo aggravarsi, come facevano i partiti comunisti con le crisi economiche.
Lo si capisce dal fatto che, in questi casi, le misure propagandistiche e politiche imposte dal potere rivoluzionario sono del tutto sproporzionate rispetto al fine ufficialmente dichiarato, ossia la soluzione della crisi. Quelle misure o non risolvono la crisi, o la risolvono a un costo (soprattutto umano) del tutto eccessivo, un costo che è appunto il fine a cui davvero mirava la manovra emergenziale.
Ad esempio, rinchiudere per mesi un intero popolo nelle case è del tutto sproporzionato rispetto al preteso fine di arginare una epidemia. Oppure, sottoporre un intero popolo al controllo cibernetico è del tutto sproporzionato rispetto al preteso fine di reprimere i pubblici disordini. Oppure, privare nazioni delle fonti energetiche è del tutto sproporzionato rispetto al preteso fine di limitare l’inquinamento. Il lettore può aggiungere altri casi simili che abbiamo già visto.
Bisogna ricordarsi che il “principio di precauzione”, sbandierato dal potere per giustificare simili provvedimenti inutili o dannosi, va inteso non solo nel senso che bisogna mettere in atto tutti i mezzi necessari per impedire o limitare una crisi, ma va inteso anche nel senso che quei mezzi non devono provocare danni maggiori dei benefici sperati. Il “principio di precauzione” imponeva di evitare misure drastiche e rovinose che, come si diceva una volta, bonificano il campo rendendolo sterile, oppure “guariscono il malato dalla malattia consegnandolo alla morte”.
Le possibili alternative
Stando così le cose, l’attuale situazione potrà evolversi in tre modi diversi che preparano tre risultati altrettanto diversi.
Se l’opinione pubblica obbedirà senza riserve al regime “di salute pubblica” accettandone tutte le imposizioni emergenziali, il disastro sarà inevitabile. La vita sociale e politica, forse anche quella ecclesiale, verrà sovvertita per esaudire le esigenze imposte dalle crisi ecologiche, migratorie, sanitarie o militari. Di conseguenza, la popolazione soccomberà ad altre crisi, cominciando da quella economica e sociale favorita dai provvedimenti pretesi risanatori.
Se invece l’opinione pubblica, mantenendo una certa diffidenza e ostilità al regime, ne accetterà solo in parte la propaganda e le imposizioni e rifiuterà quelle che più la sconcertano e la danneggiano, la popolazione dovrà destreggiarsi per resistere alla insidia di una politica che attenuerà l’emergenza non più creduta tale, ma solo per sostituirla con un’altra.
Se infine l’opinione pubblica si renderà pienamente conto dell’inganno subìto e si si ribellerà alle imposizioni del regime, allora sarà possibile che la popolazione si riprenda in lucidità e in determinazione, abbastanza in tempo prima che finiscano del tutto soffocate dalla propaganda e soppresse dal regime.
Ovviamente, noi ci auguriamo che si realizzi questa terza possibilità.Guido Vignelli - Fonte
Il martirio della mente devota
RispondiEliminaΚαθ'ημέραν μαρτυρών τήι συνειδήσει. (Subiva il martirio nella mente)
- Sant'Atanasio, Vita di Sant'Antonio Abate, 47, 1
Devotae mentis servitus quotidianum martyrium est.
- San Gerolamo, Ep. 108, 31
A Bari: reparto di asintomatici gestito da infermieri...
RispondiEliminaSe è concepibile che un reparto ospedaliero sia affidato a personale non medico per curare dei non malati, trova la sua corrispondenza negli attuali Ministro degli Esteri e della Salute. Senza contare il premier che vuole fare la guerra alla Russia bypassando il Parlamento.
Questa è l'Italia, bellezza!
Giorni fa ho visto uno spezzone di un documentario, sulla morte di Robert Kennedy, in cui veniva detto che a sparare fu la sua guardia del corpo, ma colpevole fu riconosciuto Sirhan B. Sirhan, cittadino giordano di origine palestinese.
RispondiEliminaRisulta sempre più chiaro che i nostri anni di piombo furono orchestrati da potenze straniere e suonati da italiani.
Questi due ricordi sono riemersi alla lettura dell'articolo qui proposto. Il legame che sul momento vi intravedo è il tentavo spesso presente di trovare il capro espiatorio e/o usare il prossimo per attuare piani che sono stati pensati altrove.
Un'ulteriore connessione, ammaestramento, che può essere decisivo per noi è la manifesta nostra dipendenza, esteriore ed interiore dallo straniero, che non si è conclusa affatto con l'unità dell'Italia e con la fine della II grr mondiale è continuata in maniera diversa sì, ma ancor più strutturata.
In tutti i passaggi della nostra totale dipendenza, che emerge anche dall'articolo di cui sopra, tocchiamo con mano che liberi non siamo più, se mai lo siamo stati veramente. Quindi bisogna che un intero popolo, quello italiano, decida del suo destino, proprio ora che siamo sul punto di diventar schiavi per sempre. E dico per sempre perché, via tecnologia, siamo già tutti schedati ed ovunque reperibili, oltre ad essere manipolati mentalmente dalla propaganda, e forse anche, via siero genico,in qualche modo potenziali cardiopatici e/o con un sistema immunitario indebolito e/o altro.
Quindi questa è la nostra, forse ultima, possibilità di togliere i ceppi che abbiamo lasciato metterci ai piedi. Ma per far questo dobbiamo essere UNITI, sessanta milioni quanti siamo. Stare a vedere che succede, ora è oltre la linea rossa, superata la quale si diventa giuda.
Tutti assolti in appello per il Monte dei Paschi di Siena.
RispondiEliminaUna città distrutta.
50 miliardi di buco.
Non è successo niente.
Non è stato nessuno.
Non dovete pensare , dovete Bipensare orwellianamente.
RispondiEliminaE tutto sarà bellissimo.
Fra le tre possibili alternative soltanto la prima è realistica.
RispondiEliminaHo appena letto il nuovo articolo de 'La scure di Elia' e pure l'articolo di Geopolitika segnalato da 'La scure di Elia' e sono convinto che la Russia perderà la guerra. Spero di sbagliarmi.
RispondiElimina"sono convinto che la Russia perderà la guerra..."
Spero di sbagliarmi. Tocchiamo ferro. Questa guerra potrebbe incancrenirsi e provocare esiti simili alla I gm dalla parte "occidentale", vale a dire: a causa dei nefasti effetti di un suo perdurare, provocare il collasso del sistema euro-americano, tutto teso dai suoi padroni ad attuare il c.d. "Gran Reset", per esprimersi sinteticamente, articolato sulla Rivoluzione Sessuale.
Se cominciassero ad arrivare missili non atomici russi sul nostro sistema "logistico", come reagirebbero gli europei, da decenni immersi nella bambagia viziosa che conosciamo?
Si potrebbe continuare a vivere pensando solo al campionato di calcio, al sesso, a mangiare e bere etc. etc.?
"...Tutti assolti in appello per il Monte dei Paschi di Siena..."
RispondiEliminaIncredibile. Vergognoso. Ci piaccia o no, nei fatti, siamo in uno stato canaglia.
"L’Iraq è la piaga di ragazzine, anche di 13 anni, che vengono vendute nei cosiddetti "matrimoni di piacere" che possono durare fino a un'ora, il tempo di un rapporto sessuale. Le ragazze sono in genere offerte da imam sciiti, tra i sunniti la pratica in se stessa sarebbe proibita, in base alla Sharia che permette la pratica dei matrimoni a tempo. Ci sono bambine e ragazze che non sanno nemmeno elencare il numero delle volte che sono state concesse in “spose”. Generalmente si approfitta di ragazzine che non vanno a scuola, che non sanno leggere e scrivere, che per la loro condizione di inferiorità tramandata da 1400 anni possono essere facilmente sfruttate dagli uomini che offrono loro tali "matrimoni" in cambio di pochi soldi e il silenzio. Ad esempio il contratto offerto dal chierico che benedice il “matrimonio” ha sì una data di scadenza, ma una ragazzina che non sa leggere non è nemmeno in grado di saperlo. Sotto il regime del dittatore Saddam Hussein l’infame pratica dei matrimoni temporanei era vietata e severamente punita, in Iran è invece pratica abituale nonché legale.
RispondiEliminaPoi ci ha pensato il globalismo ad esportare la democrazia facendo ripiombare l’Iraq sotto tutela iraniana e sotto il tallone della legge tradizionale. Lo stesso globalismo che ora che ci impone in nome del grande inganno travestito da solidarietà di importare questa “cultura” come se non ci fosse un domani; in Germania le corti si stanno gradualmente piegando autorizzando sposalizi con bambine, fino alla poligamia. È solo l’inizio e non è un problema esclusivamente tedesco. Chiaramente tutti muti di fronte a queste infanzie rubate, perché la verità è odio, perché la reputazione della religione di pace viene prima di qualsiasi cosa, perché se parli sei un razzista. E così il destino è segnato, come quello di queste bambine senza voce".
Lorenzo Capellini Mion
I bonus rientrano nell'ambito dell'addestramento degli animali italioti,insieme alla manfrina mascherina sì sulle scale, no sul pianerottolo, fai la riverenza, fai la penitenza; mandiamo armi leggere, medie, pesantissime al ballerino ucraino e nel mentre tacitiamo gli italioti, sui quali incombe qualche bomba deviata, con bonus una tantum. Hanno gli italioti almeno il sentore di essere presi ferocemente per i glutei? Siamo in una situazione economia surreale, stanno stampando soldi a ciclo continuo, in pratica stiamo giocando a monopoli, mentre l'infame affarista ci svende anche la biancheria intima usata e lascia a casa il vigore italico. Italioti amatissimi, fate le vostre scelte, tenendo presente che prima dei bonus addestranti vengono la dignità, il lavoro, l'onore.
RispondiEliminaIl governo italiano si è schierato contro una potenza da sempre amica dell'Italia. Potenza nucleare e fornitore strategico. Senza alcun dibattito, riflessione, senza alcuna lungimirante strategia, senza alcun vantaggio per la nazione. Perché? Perché continuano a parlare anche a nome mio?
RispondiEliminaBisogna cominciare a farsi sentire con un chiaro e forte " non in mio nome!" e se non basta, chiedere asilo politico bin Ungheria, l' unico stato europeo ancora libero e democratico, non finito in mano della piovra satanica mondialisti...
EliminaTocca dare ragione persino a lui
RispondiElimina"
Il Fronte dei Buoni
Washington.
Appena nominata dall’amico Biden direttrice del Disinformation Governance Board del Dipartimento per la sicurezza interna Usa, una sorta di Ministero della Verità, Nina Jankowicz dichiara: “La derisione online di Kamala Harris è una minaccia per la sicurezza nazionale”.
Chiunque prenda in giro sul web con battute, meme e sberleffi la vicepresidente Usa è un terrorista.
Kiev.
Dopo aver messo fuorilegge 11 partiti di opposizione, imposto alle tv ucraine di trasmettere a reti unificate come un solo canale filogovernativo e postato su Instagram la foto in manette di Viktor Medvedchuk, capo del partito Piattaforma di Opposizione per la Vita arrestato dalla sua intelligence, il presidente Volodymyr Zelensky ha sguinzagliato il suo Servizio di sicurezza (Sbu) a rastrellare casa per casa gli ucraini che postano sui social frasi pro Russia: grazie a un emendamento alla legge marziale, essi possono essere arrestati per 30 giorni per collaborazionismo su semplici sospetti, senza neppure un mandato del giudice (solo a Kharkiv è capitato a 400 persone in due mesi).
Se poi vengono accusati pure di terrorismo (merce tutt’altro che rara, in tempo di guerra e di propaganda), il loro avvocato difensore può essere tenuto all’oscuro di tutto.
Madrid.
La polizia spagnola ha arrestato il giornalista investigativo, blogger e dissidente ucraino Anatoly Shariy, l’“Assange di Kiev”, su richiesta degli 007 di Zelensky, con le accuse di tradimento, odio, attentato alla sicurezza nazionale e intelligenza con forze straniere.
Pluripremiato all’estero per le sue inchieste sulla corruzione e la povertà in Ucraina, dov’è da anni perseguitato con querele temerarie e minacce di morte, Shariy aveva ottenuto asilo politico dall’Ue e viveva in Spagna.
Ora potrà essere estradato a Kiev, dove fonti governative commentano: “Il suo arresto è un’altra prova che i traditori presto o tardi saranno puniti”.
Roma.
Mentre la commissione di Vigilanza e persino il Copasir diventano tribunali politici per vietare le tv a chi non la pensa come Biden&Johnson, dunque come Draghi&Letta, la Stampa spiega in un’intera pagina che il docente universitario Alessandro Orsini “non ha titoli accademici per parlare del conflitto” in Ucraina perché ha la cattedra di Sociologia e non di Guerrologia e Ucrainologia e perché tre o quattro colleghi rosiconi non sopportano che vada in tv e loro no.
Invece il direttore Giannini e tutti gli editorialisti della Stampa (tipo Nathalie Tocci, che insegna ai benzinai e ai trivellatori dell’Eni) discettano di guerra in Ucraina senza una cattedra né uno sgabello, neppure di Agraria.
Dalle democrazie liberali per ora è tutto, linea alle dittature."
Marco Travaglio, FQ 06/05/2022
Per esprimersi con understatement oxoniense:
RispondiEliminane abbiamo avuti di governi di merda in Italia,
ma un tale guazzabuglio di malafede, incapacità e mercenariato politico quale il "governo dei migliori" è assolutamente senza precedenti.
Anche nel fare il male, anche nel fare gli interessi di chiunque tranne i propri cittadini ci potrebbe essere una demoniaca brillantezza, una mefistofelica abilità.
Invece questa è gente che balbetta, si contraddice, biascica scuse infami e ridicole, e manifesta l'unica vera abilità nell'attivare le proprie difese lanciando avanti la muta dei giornalisti a gettone, proni a difendere il potere fino all'estremo sacrificio - degli altri.
Questa è una classe dirigente inguardabile e invotabile per chiunque abbia ancora un barlume di dignità, è un ceto che consentirà al paese di rinascere solo quando sarà estinto senza resti, scomparso dalla faccia della terra.
Dimenticate che ci sia qualcosa da salvare, dimenticate che ci sia un meno peggio in chi ci ha prima torturato con espedienti idioti, imposizioni inutimente draconiane e sadismi decerebrati "per il nostro bene" e che ora, nel migliore dei casi, se non ci porta direttamente in guerra, ci lascerà come una colonia fallita e sul lastrico.
Non c'è più niente da salvare.
Devono sparire.
E se non accadrà, questo paese ha solo un futuro come concime, per piante altrui.
Andrea Zhok.
"Perché continuano a parlare anche a nome mio?"
RispondiEliminaPerche' noi glielo consentiamo.
La Rai chiude Carta bianca della Berlinguer, di certo non voce di destra, solo perché ha insistito nel voler ospitare (gratis) il prof. Orsini.
RispondiEliminaVolano stracci nella Rai a piovra Pd. Chi non è allineato con Letta viene liquefatto. É il concetto di libertà secondo il Deep State.
@7 maggio 2022 13:29
RispondiEliminaDavvero?
C'e' qualcuno sopra Bianca Enricovna Berlinguer ?
Geopolitika non è più quello di un tempo che veniva direttamente da fonti russe e pubblicava in russo e inglese, ultimamente ho notato che è stato rivisto e corretto politicamente, per trovare qualcosa di non allineato ho dovuto leggere la versione croata delle news che erano tutt'altra cosa da quanto pubblicato, attenzione si sta muovendo la macchina del fango contro Capuozzo, reo di dire quello che pensa e sa per lunga militanza sui campi di guerra, minculpop a manetta, okkio!
RispondiEliminaNella bacheca di un amico trovo tra i commenti questo racconto, che pubblico col permesso dell’autore. Non ho motivo di dubitarne la veridicità, anche se appare incredibile:
RispondiElimina“20 giorni fa è nata mia figlia. Sono stato FUORI dall’Ospedale dalle 10 di mattina alle 3 di notte senza poter stare accanto a mia moglie per tutta la durata delle contrazioni.
All’ingresso c’era il portiere che non faceva entrare nessuno. Dopo qualche ora è uscita un’infermiera dicendomi che dovevo andare a comprare un tampone rapido in farmacia (poco distante dall’ospedale) e tenerlo in tasca perchè al momento del parto m’avrebbero chiamato, fatto entrare e salire, fatto il tampone (che ricordo HO COMPRATO IO, non me l’hanno neanche fornito loro), aspettato l’esito e successivamente poter stare vicino a mia moglie per il parto. Così e stato.
Il parto è andato benissimo, bimba in salute. Poi, dopo 1 ora dal parto, sono stato cortesemente accompagnato all’uscita perchè PUÒ STARE SOLO 1 GENITORE DENTRO. Mi hanno salutato dicendomi “se tutto va bene, fra 3 giorni sua moglie e la bimba usciranno. Le visite sono vietate a chiunque, anche ai Papà perchè, come ben sa, c’è il Covid”…
A questo punto nasce la mia domanda fatta alla stessa persona che mi ha detto quelle cose: “mi scusi…sono qui fuori dalle 10 di stamattina, sono le 3 di notte adesso…faccia lei il conto di quante ore sono stato fuori…in questo lasso di tempo avrò visto ALMENO una ventina di dottori o infermieri USCIRE fuori dalla struttura per fumare, con indosso il camice e le ciabattine che usano DENTRO L’OSPEDALE. A loro fate il tampone ogni volta che rientrano? Covid non ne contraggono scambiandosi, magari, l’accendino o chiedendo una sigaretta a qualcuno fuori?
Glielo chiedo per curiosità. La risposta è stata OVVIAMENTE “È impossibile che i medici escono fuori dalla struttura”… A quel punto ho salutato e sono andato via perchè stavo per cominciare un comizio ma non avevo voglia di rovinare quel bellissimo momento.
Alla fine mia moglie, con i punti e tutto il resto, è rimasta da sola per 3 giorni, assistita dalle infermiere che comunque dovevano badare anche ad altre neo-mamme. Che dire?
W l’Italia, il paese dei pagliacci.”
Il primo ministro (peraltro non eletto) di uno Stato che un tempo fu pur rispettato e' stato convocato in un altro continente da un vecchio svanito il quale, non contento di averlo quale eco, intende imporgli ordini piu' stringenti per il futuro - Fatto d'altra parte fatale, quando si e' in obbedienza - Peccato che la sua obbedienza 1) abbia gia' fatto perdere alla sua nazione il 50% dell'export verso la Russia, 2) le faccia registrare un'inflazione di prezzi del 6-7% nell'attesa di quella maggiore che giungera', 3) ne abbia fatto ascendere il debito pubblico a importi impronunciabili
RispondiEliminaEppure gli italiani marciano entusiasti dietro al primo ministro, al PD e ai suoi alleati. Pagano gli aumenti senza lamentarsi e prenotano per le vacanze estive. Del resto c'è un benessere diffuso e tutti quanti nuotano nell'oro (tranne i soliti quattro sfigati). La situazione è identica nelle altre nazioni (lo abbiamo appena visto in Francia con Macron e in Germania con l'SPD).
EliminaDa questa situazione non usciremo mai più.
Domani, 8 maggio, in Francia si festeggia S. Giovanna d'Arco e si tiene a Paris la consueta sparuta sfilata dei nazionalisti. Ogni anno la partecipazione diminuisce. Le giovani generazioni sono totalmente guadagnate al mondialismo più sfrenato.
"Dovete dunque sapere come ci siano due modi di combattere: l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza. Il primo modo appartiene all’uomo, il secondo alle bestie. Ma poiché molte volte il primo modo non basta, conviene ricorrere al secondo. È pertanto necessario che un principe sappia servirsi dei mezzi adatti sia alla bestia sia all’uomo...Il principe è dunque costretto a saper essere bestia e deve imitare la volpe e il leone. Dato che il leone non si difende dalle trappole e la volpe non si difende dai lupi, bisogna essere volpe per riconoscere le trappole, e leone per impaurire i lupi. Coloro che si limitano a essere leoni non conoscono l’arte di governare."
RispondiEliminaNiccolò Machiavelli (1469-1527), Il principe
Aspettiamo fiduciosi un colpo di stato del buon Dio.
RispondiEliminaA meno che non Gli chiediamo una rivoluzione colorata, mi sa che dovremo aspettare un bel po'!
Elimina@7 maggio 2022 15:37
RispondiElimina" Poi, dopo 1 ora dal parto, sono stato cortesemente accompagnato all’uscita perchè PUÒ STARE SOLO 1 GENITORE DENTRO ".
In pratica : un sequestro di persona. Qualunque cosa dovesse accadere non ci saranno testimoni. Meglio procurarsi un'ostetrica capace e tornare a far nascere i bimbi a casa.
Draghi ha iniziato a far spargere la voce di ciò che abbiamo sempre preventivato fin dal 2020: ovvero, la fine del regime liberal-democratico in Italia e l'instaurazione sempre più palese di un regime totalitario.
RispondiEliminaDisgraziatamente, i fatti danno ragione ai "complottisti" e non ai loro calunniatori e ridicoli derisori.
Beh, ricordatevi sempre che Draghi è al potere perché i parlamentari mantengono in vita il suo governo. Giorno dopo giorno.
Anche ora che ci sta follemente trascinando in guerra con la più grande potenza nucleare proprio allo scopo suddetto.
E chi è che lo tiene in vita? Fatevi due conti. Non è difficile.
Sono tutti complici di tutto quello che è accaduto finora e di tutto quello che accadrà. E quando vanno in televisione a fare finta di prendere le distanze, sono ancora più complici, perché vanno solo per gabbare il popolo bue.
E chi sostiene o giustifica i complici, è complice.
Siamo sull'orlo del baratro. E ognuno sta prendendo la sua posizione. Aprite gli occhi e attivate la mente, per capire chi seguire e chi no nel momento più tragico delle nostre vite e della storia tutta. (MV)
La tradizionale sfilata in onore di S. Giovanna d'Arco dell'8 maggio, festa nazionale in Francia dal 1921 per iniziativa di Maurice Barrés, all'ultimo minuto è stata interdetta dalla prefettura di Parigi, e vi sarà soltanto un raggruppamento statico dinnanzi alla statua della Santa, in rue des Pyramides, alle 12.45.
RispondiEliminaIn 60 anni, è la seconda volta che la sfilata viene interdetta.
Non esagero affatto quando scrivo che l'immondizia mondialista ha stravinto definitivamente.
Il grado di asservimento degli italiani al mondialismo possiamo misurarlo dall'uso e dall'ostentazione della museruola, distintivo dell'adesione fanatica al partito unico mondialista. Il 99% degli italiani indossa la museruola.
RispondiEliminahttps://www.nicolaporro.it/mariupol-la-verita-dei-civili-il-battaglione-azov-ci-sparava-contro/
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/migliaia-di-bambini-in-tutto-il-mondo-si-stanno-sviluppando-mis-c-sindrome-infiammatoria-multisistemica-nei-bambini/
RispondiEliminaE ancora non gli basta a tutti i medici silenti...perche' l'importante non e' la coscienza limpida ma... quei cinquemila euro e passa al mese ? E' esattamente come alla CEI : "L'ha detto l'Ordine, l'ha detto il ministro di turno"..
Io ci andrei piano col benessere diffuso e l'oro in cui nuotiamo, la miseria comincia a palesarsi, negozi chiusi, palazzi case ed altro in vendita, piccole fabbriche fallite, le vacanze sì prenotano per il weekend, 3 giorni al max, si affittano camper e case private, ma alberghi e ristoranti sono vuoti, molti non riapriranno più in autunno, in caso si evolvesse la questione ucraina in qualche maniera, cosa si inventeranno allora? Un'altra pandemia? Non siamo sull'orlo del baratro, stiamo scivolando verso il fondo.
RispondiElimina
RispondiEliminaLa sostanziale abolizione della festa in onore di santa Giovanna d'Arco in Francia.
Vittoria del "mondialismo". Dobbiamo essere "mondo" e non più nazione con i suoi santi ed eroi.
Difatti, alle giovani francesi figlie della Rivoluzione Sessuale, quelle che, come le coetanee inglesi, ci dicono le cronache, fra i 13 e i 15 anni già non sono più vergini; quelle che che fanno il vaccino contro il cancro cervicale ancora minorenni, insomma quelle che vanno alle sfilate arcobaleno e sono magari anche "arcobaleno" o "bicolore"(fate voi) nella loro vita sin appunto dalle suddetta età; e, per concludere, a tutte queste giovani e meno giovani "emancipate", "liberate", "trasgressive", che non sanno nemmeno più distinguere una femmina da un maschio, nel bailamme identitario della Rivoluzione Sessuale quotidiana e sempre più folle; a tutte costoro che cosa può importare di santa Giovanna d'Arco, vergine eroina salvatrice della Francia, per opera dello Spirito Santo, in tempi di guerra civile e contro l'invasore inglese?
Molte di queste donne di oggi probabilmente non sanno nemmeno chi è, santa Giovanna d'Arco; e quelle che lo sanno quasi sicuramente la odiano o al massimo la commiserano, perché è morta subito e malamente, senza godersi la vita (cioè la vulva, bisognerebbe dire, non andando oltre la dimensione di quest'organo la visione della vita delle suddette).
O.
Vorrei soffermarmi su alcuni termini di uso comune, che a mio avviso vengono usati spesso e a sproposito:
RispondiEliminaIl primo è resiliente. La resilienza è la resistenza all’ urto o alla fatica, la caratteristica tecnologica che hanno i materiali, di resistere a moti impulsivi o a sforzi continui e ripetuti. Per capire meglio il concetto ci aiuta l’etimologia della parola riconducibile direttamente al latino “resilire”: rimbalzare (resiliènte dal lat. resiliens -entis, part. pres. di resilire). Lo strumento per misurare la resilienza è il cosiddetto pendolo di Charpy, un pendolo costituito da una mazza dotata di un utensile affilato, che colpisce una barra di un determinato materiale, il valore della resilienza si misura per differenza dell’ampiezza del rimbalzo che precede e di quello che segue la rottura della barra.
Il secondo è duttile. La duttilità rappresenta la capacità tecnologica di un materiale, specialmente un metallo, sottoposto a forze di trazione, di essere ridotto in fili sottili, di subire cioè deformazioni longitudinali permanenti, senza rompersi. Etimologicamente duttile: dal lat. ductĭlis, derivato di ducĕre «condurre», part. pass. ductus.
La terza è malleabile. La malleabilità è una proprietà tecnologica dei materiali, che indica la capacità di essere ridotto in lamine, ovvero in strati sottili senza che le proprietà meccaniche del materiale ne risentano. I metalli malleabili possono essere ridotti in lamine di piccolissimo spessore, dell’ordine del micron. Anche in questo caso, per meglio capire il significato del termine, ci soccorre l’etimologia latina, che ci riporta a "malleum", che vuol dire martello.
Concludo dicendo che non intendo essere né resiliente, né duttile, né malleabile, non intendo sottopormi a prove di rimbalzo, ad essere stirato in fili o subire i colpi di maglio per essere ridotto in lamine.
" Me rimbarza" che va con lo storico "Me ne frego" (comprensione italiota).
RispondiEliminaPARLA IL DOTT. GIUSEPPE BARBARO
RispondiElimina(Policlinico Umberto I)
Quali ESAMI andrebbero fatti DOPO la somministrazione di più dosi degli attuali "vaccini"?
Sicuramente il D-dimero è tutti quelli legati alla coagulazione del sangue, ma non solo...
Anche perché, come emerge ormai da studi pubblicati anche da riviste come NATURE, esistono INSIDIOSI EFFETTI COLLATERALI a medio-lungo termine da non sottovalutare: de-mielinizzazione, malattie neurologiche, cardiologiche, diminuzione della risposta immunitaria, riacutizzazione o comparsa di tumori.
Nel documento pubblicato si legge : "Abbiamo modificato il coronavirus per renderlo aggressivo introducendo un pezzo del virus dell'HIV" . Studio pubblicato sulla prestigiosa rivista medico-scientifica "Nature" : "Questi "vaccini" sovvertono l'immunita' naturale, portando alla immunodeficienza acquisita ed altri numerosi problemi". Dovè il principio di precauzione? Questi "vaccini" non proteggono dal contagio e trasmettono il contagio.
RispondiEliminahttps://www.radioradio.it/2022/05/bizzarri-senato-gates-covid-montagnier-vaccino-radio/
VIENE PROPRIO DA PENSARE CHE, OLTRE TUTTO, SI TRATTI DI UN VERO E PROPRIO SCONTRO DI CIVILITÀ...
RispondiEliminaDevo ammettere di essere abbastanza distratto, di essere un cattivo cittadino europeo, di non essermi infatti accorto che ieri scadevano i termini per la partecipazione al referendum online sul futuro dell’Europa (Conferenza sul futuro dell’Europa) che si è tenuto negli ultimi dodici mesi. Mi conforta comunque di essere in compagnia di altri 445 milioni e rotti di europei, avendo votato (come ci dice il sito Ue) alla piattaforma circa 700mila cittadini Ue. Uno zero virgola qualcosa. Ma, secondo il sito Ue, un «viaggio senza precedenti di un anno di discussione, dibattito e collaborazione tra cittadini e politici». Così von der Leyen, forte di questo “grande” risultato di partecipazione, fa un bel discorso sulla necessità di modificare i trattati, naturalmente perché «ce lo chiedono i cittadini». Quello zero virgola qualcosa tanto caro ai nostri Letta-Boldrini&co.
Ma che si vuole cambiare? Innanzitutto la Ue dovrebbe diventare Confederazione europea. Ci vuole infatti una «nuova architettura», un’Europa «più forte e sovrana». E poi basta con il voto unanime, «non più adatto alla realtà». Perché non si può infatti accettare che un Orban di turno si ponga di traverso e impedisca di procedere con le nuove sanzioni verso la Russia. Smania di cambiamento che però poco convince tredici Paesi membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Svezia, Slovenia). Al che Macron risponde che non si può «lasciare che i più scettici e reticenti blocchino tutto». Forse che questi “reticenti” temono che l’abolizione del diritto di veto implichi un’ancor più decisa cessione di sovranità?
Secondo le intenzioni riformatrici il nuovo soggetto dovrebbe allargare la propria sfera di influenza: ai 27 Stati membri se ne dovrebbero aggiungere altri nove (Albania, Macedonia del Nord, Serbia, Montenegro, Bosnia, Kosovo, in lista di attesa, poi Georgia e Moldavia e naturalmente Ucraina). Come Macron spiegava ieri a Strasburgo, la nuova Ue dovrebbe dotarsi di un proprio apparato di difesa (budget di 8 miliardi, con esercito di intervento rapido di almeno 5mila uomini), «in totale complementarità con la Nato». A sostegno di questa posizione von der Leyen aggiungeva che la nuova Ue «dovrà svolgere un ruolo maggiore nella sanità e nella difesa» (guarda caso!).
Tra le proposte presentate dallo zero virgola qualcosa nella consultazione online abbiamo l’insegnamento obbligatorio dell’inglese come lingua comune, l’insegnamento della biodiversità, il riconoscimento delle fake news, la Dad per tutti, l’uso responsabile di Internet, uguali diritti familiari «a prescindere dal genere, dall’età e dalle condizioni di salute», insomma tutto quell’armamentario ideologico che ammorba le nostre società da un po’ di anni a questa parte, quello che il “buon” Veltroni definisce i “nostri valori” occidentali.
Al che, scusate, portate pazienza, ditemi quel che volete, ma su di me esercita una grande suggestione il discorso di ieri di Putin quando dice:
«Ma noi siamo un Paese diverso. La Russia ha un carattere diverso. Non rinunceremo mai all’amore per la Patria, alla fede e ai valori tradizionali, ai costumi dei nostri antenati, al rispetto per tutti i popoli e le culture. Mentre in Occidente, a quanto pare, hanno deciso di abolire questi valori millenari. Un degrado morale che è diventato la base di ciniche falsificazioni della storia…».
Perché i “valori” di Veltroni e del “suo” occidente, e della "sua" Europa, mi fanno davvero schifo. Scusate lo sfogo.
Antonio Catalano
Ricordo di aver letto non so quanti anni orsono un vaticinio : Il "sovvertimento" dell'Europa (così come era stata pensata) sarebbe iniziato dall'ingresso (nella stessa unione europea) della Spagna..
RispondiEliminaIl pensatore che pensa sempre nuovi sistemi di vita per gli altri, è un mangiapane a tradimento con abitudini masturbatorie.
RispondiEliminaQuesto portare gli esseri umani ad un continuo fare e disfare compulsivo è una diavoleria, un distrarre le moltitudini dagli scopi principali della vita.
RispondiEliminaGiusto quello che ha detto Putin sulla Russia che crede ancora ai valori rappresentati dall'amor di patria e dai costumi tradizionali. Che la Russia abbia sempre rispettato tutti i popoli e tutte le culture, tuttavia, non è vero.
Nella seconda metà del Settecento, quando la Polonia fu spartita tre volte tra Russia, Prussia e Austria, e la Russia si prese la parte più grande (Granducato di Varsavia), ad un certo punto una "russificazione" radicale fu tentata: i polacchi non potevano neanche usare la loro lingua. Uguale "russificazione" hanno lamentato gli ucraini e i popoli mussulmani dell'Asia centrale, conquistati dai russi. La "russificazione" era poi nient'altro che la politica tradizionale di tutti i conquistatori, che cominciano con l'imporre l'uso della loro lingua nei pubblici affari e nell'insegnamento pubblico.
Tant'è vero che nell'impero zarista c'era il problema delle autonomie locali, che i vari popoli si lamentavano non fossero affatto rispettate. I bolscevichi al potere cominciarono col riconoscere il principio di nazionalità mentre polacchi, finlandesi, ucraini si dichiaravano indipendenti e costituenti uno Stato sovrano. Ma poi i bolscevichi fecero rapidamente marcia indietro, dopo la guerra civile, e il conseguente dissolvimento della Russia zarista.
Le mancate concessioni di autonomia e relativa indipendenza dipendevano anche da questioni fondamentali di sicurezza delle frontiere. P.e. la Bielorussia non poteva esser indipendente, rappresentando essa uno spazio vitale a difesa di Mosca. Similmente per l'Ucraina. Un'Ucraina (per di più con la Crimea) indipendente ed ostile è inaccettabile per i russi: oltre a minacciare le pianure centrali, taglierebbe la Russia fuori dal Mar Nero e persino dal Mar d'Azov.
H.
RispondiEliminaAnziché allargare all'infinito l'Unione Europea, aboliamola.
Torniamo agli Stati nazionali.
Ci vuole un nuovo Trattato di Westphalia: cuius regio eius et religio.
Ma ci vorrebbe prima una nuova Guerra dei Trent'anni.
Forse sta cominciando proprio nelle pianure ucraine, esorcizzata dal cattivo genio dei democratici americani.
O.