Capita così che Dio sia escluso dalla scuola. La si chiama, di solito, “laicità epistemologica”. Ma escludendo Dio dalla scuola si esclude Dio dal sapere e il sapere perde la propria organicità e universalità. Da “quadro del sapere” si trasforma in una serie di rigagnoli senza contatti reciproci, di specializzazioni e percorsi senza un disegno comune.
Editoriale del vescovo Giampaolo Crepaldi al fascicolo della rivista dell'Osservatorio Card. Van Thuân dedicato all’argomento scuola.
Dalla scuola può mai essere assente il Maestro?
+ Mons. Giampaolo Crepaldi
(vescovo di Trieste)
Quando si parla di scuola e di educazione non bisognerebbe mai generalizzare. L’evento educativo è un rapporto di libertà che si configura in modo molto diverso nelle singole scuole, nelle singole classi, con i singoli insegnanti. I discorsi “in generale” rischiano quindi di non rendere ragione della realtà. Dire che la scuola non educa più, oppure che un certo tipo di scuola è finito rischia di suscitare il giusto rammarico di tanti docenti che nella loro azione educativa ci mettono l’anima, oppure di seminare sfiducia in tante famiglie che vivono un buon rapporto con la scuola dei loro figli.
Eppure, un qualche discorso generale sulla scuola bisogna pur farlo. Ci sono delle tendenze in atto molto evidenti che riguardato più o meno tutte le scuole, i governi sfornano leggi sulla scuola (da ultimo la legge cosiddetta della “Buona scuola” del governo italiano, licenziata dal Parlamento in via definitiva nel luglio di quest’anno), nella scuola continuano ad agire ideologie che seminano spesso visioni distorte. Di scuola in generale si può e si deve quindi parlare, pur tenendo conto che dentro questo quadro di ampio respiro ci sono tante situazioni diverse che non sono nemmeno inventariabili.
Questo numero del “Bollettino” intende impostare questo discorso generale e lo vuol fare a partire da due dati di fondo.
Il primo è che oggi siamo in presenza di una “emergenza educativa”, come ebbe a dire Benedetto XVI[1] e come sta ripetendo Papa Francesco. Questa emergenza non deriva da carenza di risorse o di strutture, da difetti legislativi o amministrativi. Certo, anche da questo, ma non solo e non principalmente da questo. Essa deriva da una carenza di visione delle cose, non sappiamo più chi sia quell’uomo che vogliamo educare. Una educazione cieca non può essere educazione, dato che l’educazione pretende una serie di interventi organici e non occasionali o casuali. Nelle scuole, soprattutto nelle scuole statali ma non solo, è assente un progetto antropologico, senza il quale ogni progetto educativo si riduce a progetto didattico ed ogni progetto didattico si riduce a semplice istruzione. Davanti ai problemi antropologici, etici, religiosi, che fatalmente emergono dall’insegnamento, la scuola di oggi si limita ad aprire una discussione. Davanti all’immenso campo dell’etica e della religione, la scuola pubblica si professa agnostica e, al massimo, fa propria la regola di Wittgenstein: “di ciò che si può dire bisogna parlare, di ciò che non si può dire bisogna tacere”. L’emergenza educativa deriva quindi dall’aver abbandonato l’idea che la scuola è luogo di ricerca e di trasmissione della verità[2].
Capita così che Dio sia escluso dalla scuola. La si chiama, di solito, “laicità epistemologica”. Ma escludendo Dio dalla scuola si esclude Dio dal sapere e il sapere perde la propria organicità e universalità. Da “quadro del sapere” si trasforma in una serie di rigagnoli senza contatti reciproci, di specializzazioni e percorsi senza un disegno comune. L’interdisciplinarietà viene intesa, di conseguenza, solo come accostamento metodologico tra le discipline per percorsi comuni estemporanei, o come la constatazione dell’esistenza di più punti di vista su uno stesso oggetto. Ma niente di costruttivo.
L’emergenza educativa non si è però fermata al suo proprio livello. Come ha messo in evidenza un Comunicato del nostro Osservatorio, essa è avanzata e si è trasformata in “allarme educativo”[3]. Ciò è capitato da quando la scuola non si è limitata a gettare fuori da se stessa il senso – come è nel caso dell’emergenza educativa – ma ha voluto essa stessa produrne un altro. L’allarme educativo è scattato quando, come accaduto per esempio nella scuola francese con i ministeri della presidenza Hollande o in quella spagnola con il governo Zapatero, la scuola ha preteso di plagiare le menti degli alunni secondo un progetto ideologico. Più precisamente si è passati dall’emergenza educativa all’allarme educativo quando la scuola si è fatta strumento dell’ideologia del gender[4] e i ministeri hanno emanato linee guida che apparentemente erano diretti a combattere l’intolleranza e l’omofobia ma che in realtà avevano la pretesa di rieducare le coscienze e di diffondere ufficialmente una ideologia post-umana.
Questo è il primo dato di fatto di cui abbiamo tenuto conto: la realtà dell’emergenza educativa e il suo transito nell’allarme educativo. Tutto ciò getta una luce speciale sulla scuola statale che, in molti casi, sta diventando pericolosa. Un tempo la scuola statale era luogo di trasmissione di alcuni valori a base naturale sufficientemente condivisi; poi ha fatto propria la visione del relativismo e ha bandito ogni senso assoluto dalle proprie mura; quindi ha preteso di rieducare l’uomo nuovo, secondo una versione rivisitata degli obiettivi delle ideologie ottocentesche[5]. Da qui l’interesse, che anche questo fascicolo documenta, per nuove forme di educazione e di istruzione, come per esempio la scuola parentale che proprio per questo presentiamo in questo numero.
L’ideologia del gender, per esempio, è sempre più istituzionalizzata e penetra nella scuola statale in modo automatico e per inerzia. Se dovesse venire approvato dal Parlamento italiano il disegno di legge Fedeli – di cui si occupa specificatamente un articolo di questo fascicolo – l’insegnamento del gender diverrebbe obbligatorio. Già ci sono le Linee guida del ministero della pari opportunità sulla intolleranza relativi alle differenze di genere. Una legge come la Fedeli imbavaglierebbe ogni opposizione. I genitori devono sapere che, oltre ad una loro maggiore e più consapevole presenza nella scuola pubblica, ci sono altre possibilità per garantire una sana educazione ai loro figli e per far rientrare Dio nella scuola.
Il secondo dato di fondo è proprio legato a quest’ultima mia affermazione. In un mio libro recente ho cercato di chiarire prima di tutto a me stesso quale fosse la relazione tra la scuola e il Maestro Gesù Cristo. «La libertà di educazione è fondamentale in quanto pone o toglie la possibilità che l’anima del bambino sia iniziata alla verità piuttosto che all’errore, al bene piuttosto che al male, a Dio piuttosto che al Principe delle tenebre. Il problema non è solo quello delle scuole cattoliche, ma quello della educazione e del suo ruolo decisivo nella nostra vita. Se è possibile educare, allora tutto è rimediabile, ma se alle famiglie e alla Chiesa viene tolta la possibilità di educare è la fine per tutti e per tutto. Questo processo di spogliamento è purtroppo molto avanzato»[6].
È possibile una vera educazione pienamente umana in assenza del Maestro Gesù Cristo? Credo di no. Questo spiega perché i Pontefici hanno sempre rivendicato alla Chiesa una sua propria presenza nell’educazione e perché tanti santi educatori e fondatori di comunità educative, a cominciare da San Giovanni Bosco, hanno cercato di realizzare concretamente questa presenza. Non si pone sufficiente attenzione al fatto che nella disputa ottocentesca tra la Chiesa e lo Stato che rivendicava a sé il diritto-dovere di educare i cittadini c’era in gioco il posto di Dio nell’educazione, senza del quale, dicevano i Pontefici, vera educazione non ci può essere. Anche se questa pretesa ad una originaria titolarità educativa della Chiesa è poi venuta meno nel sentire comune ecclesiale, la sua presenza educativa non può essere considerata solo di supplenza nei confronti dello Stato, ma veramente originaria. Questo principio non è mai stato negato dal magistero anche recente.
I cattolici che in quegli anni lottavano contro la pretesa dello Stato di educare i propri cittadini “come se Dio non fosse” si comportavano – fatte le debite differenze di tempo – come i cattolici che oggi lottano contro la pretesa dello Stato di educare, o rieducare, i propri cittadini. I regimi politici sono cambiati, dallo Stato liberale si è passati allo Stato totalitario e poi a quello democratico, ma il “giuseppinismo”, ossia il tentativo dello Stato di allontanare la Chiesa dall’educazione per farne cosa esclusivamente propria, è ancora vivo e vegeto.
Un altro punto collega l’opposizione cattolica di allora a quella di adesso. L’educazione non può avere al proprio centro Cristo e quindi deve essere per diritto originario azione della Chiesa e non dello Stato. Questo però deve passare attraverso la famiglia, chiesa domestica e prima società naturale. Anche oggi le due priorità si sostengono a vicenda: riaprire la possibilità di una educazione cristiana avente come protagonista principale la famiglia.
Con queste osservazioni sullo Stato e sulla famiglia, abbiamo già toccato il problema politico della scuola e dell’educazione.
Nell’Appello politico agli italiani del nostro Osservatorio, dal titolo “Un Paese smarrito e la speranza di un popolo”[7], si parlava anche di scuola e di libertà di educazione. In esso si scriveva: «La necessità di spazi di responsabilità moralmente qualificata nel nostro Paese si nota, prima ancora che nelle attività economiche, sociali o amministrative, in quelle dove le persone misurano reciprocamente la propria libertà nella verità, prima fra tutte l’educazione. Servono spazi di libertà educativa, in cui i bambini e i giovani siano posti veramente davanti a delle proposte significative che ne sollecitino le risposte di vita. In cui i genitori siano attenti protagonisti e, prendendosi cura della crescita personale dei figli, maturino nello stesso tempo attitudini di collaborazione civica in quanto famiglia. In cui le famiglie spirituali della società possano elaborare proposte educative secondo le loro legittime aspirazioni. La più grande rivoluzione da farsi in Italia è quella della scuola. E si tratterebbe di una rivoluzione non solo educativa, ma politica nel senso più profondo del termine. Sprigionerebbe entusiasmo, partecipazione, impegno, adesione ad ideali, confronto e, soprattutto, la capacità di dare risposte, che poi si riverserebbe positivamente in altri campi della vita sociale. Favorirebbe l’iniziativa culturale, la circolazione delle idee, la mobilitazione dal basso, l’assunzione di responsabilità, la sana disputa ideale. Nulla in Italia sarebbe come prima se fosse attuata questa rivoluzione educativa»[8].
È anche per liberare le energie necessarie per questa rivoluzione politiche che abbiamo deciso di dedicare alla scuola questo numero del “Bollettino”. - Fonte
______________________________[1] Lettera del Santo Padre Benedetto XVI alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008.
[2] Cf G. Crepaldi, Il cattolico in politica. Manuale per la ripresa, Prefazione del Cardinale Angelo Bagnasco, Cantagalli, Siena 20122, pp. 143-152.
[3] http://www.vanthuanobservatory.org/notizie-dsc/notizia-dsc.php?lang=it&id=1776
[4] Cf “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa”, VIII (2012) 3: L’ideologia del genere o la fine del genere umano.
[5] Molti commentatori sottolineano come la nuova ideologia del gender abbia sostituito il marxismo come prospettiva di palingenesi politica. Cf per esempio: Michel Pinton, Abrogation. Protéger le mariage après la loi Taubira. Abroger les racines de la loi, “Liberté Politique”, n. 65, Février 2015, p. 215.
[6] G. Crepaldi, A compromesso alcuno. Fede e politica dei principi non negoziabili, Cantagalli, Siena 2014, p. 25.
[7] Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, Un Paese smarrito e la speranza di un popolo. Appello politico agli italiani, Cantagalli, Siena 2014.
[8] Ivi, pp. 35-49.
[8] Ivi, pp. 35-49.
L'emergenza scuola non nasce adesso, i cattolici approdati in Parlamento come hanno osteggiato la rivoluzione permanente, nel tempo? Come? La Fedeli e le sue leggi sono già il risultato di un tumore incistatosi e ampiamente propagatosi nella scuola da decenni e decenni. Mi spiace sottolineare che oggi neanche la famiglia pretesa cattolica è tale nei fatti, essendosi il cattolicesimo imbastardito e pochissimi ricordano come fu e sono in grado di immaginare come dovrebbe essere.
RispondiEliminaGiusto ieri ho riaperto uno di quei libri che ho sul comodino:John Aubrey, Vite brevi di uomini emunenti, Adelphi, 2018. Una di queste brevi vite riguarda "Thomas Wolsey (1475-1530)Cardinale e Lord Cancelliere di Enrico VIII. Amava il fasto ed era ricco quasi quanto il re. Quando morì era sul punto di venir processato per Alto Tradimento (p.289)"
Il testo della vita riporta parte di una lettera del Cardinale Wolsey che ora ricopio e voi capirete il perché:" Signore, mi par di capire che il Parlamento intenda una Riforma della religione; e certo alcune cose vorrei vedere riformate; ma
permettetemi di dirvi che una volta che avrete riformato, verranno altri, e vorranno perfezionare la vostra opera, e ancora altri che perfezioneranno la loro: et sic deinceps, finché alla fine di religione non rimarrà più niente, bensì spunterà al suo posto l'ateismo. I misteri della religione, bisogna lasciarli stare; non tollerano l'esame."
N.B. John Wolsey(1626-1697)
Oggi, siamo avanti nell'ateismo dentro e fuori la chiesa, anche se non si usa più la parola ateismo, ma si parla di cattolicesimo liquido, al passo dei tempi sempre più ateo/pagani. Personalmente la mano sul fuoco su un generico famiglie cristiane, non la metto perché non so più che cosa si intenda con questi termini: famiglie e cristiane.
La chiesa ha lasciato correre tanta acqua sotto i ponti ed ora dobbiamo smaltire inondazioni di acque reflue che hanno sommerso un'intera civiltà, in particolar modo nel campo della formazione delle anime. Nel testo si cita Don Bosco, già un santo, ma ora la santità non si palesa neanche in quelli che sono stati riconosciuti tali da una chiesa liquefatta.
E' la chiesa che, di riforma in riforma, si è sformata e non solo non sa più chi è, ma non sa affrontare i problemi di cui dovrebbe essere maestra nel risolverli. Nei fatti, nelle parole, nei pensieri la chiesa oggi si presenta debolissima, ombra evanescente di se stessa, ma chi educa le famiglie, gli educatori presenti ed avvenire? Chi? Questa chiesa!???
L'emergenza scuola non nasce adesso, i cattolici approdati in Parlamento come hanno osteggiato la rivoluzione permanente, nel tempo? Come? La Fedeli e le sue leggi sono già il risultato di un tumore incistatosi e ampiamente propagatosi nella scuola da decenni e decenni. Mi spiace sottolineare che oggi neanche la famiglia pretesa cattolica è tale nei fatti, essendosi il cattolicesimo imbastardito e pochissimi ricordano come fu e sono in grado di immaginare come dovrebbe essere.
RispondiEliminaGiusto ieri ho riaperto uno di quei libri che ho sul comodino:John Aubrey, Vite brevi di uomini emunenti, Adelphi, 2018. Una di queste brevi vite riguarda "Thomas Wolsey (1475-1530)Cardinale e Lord Cancelliere di Enrico VIII. Amava il fasto ed era ricco quasi quanto il re. Quando morì era sul punto di venir processato per Alto Tradimento (p.289)"
Il testo della vita riporta parte di una lettera del Cardinale Wolsey che ora ricopio e voi capirete il perché:" Signore, mi par di capire che il Parlamento intenda una Riforma della religione; e certo alcune cose vorrei vedere riformate; ma
permettetemi di dirvi che una volta che avrete riformato, verranno altri, e vorranno perfezionare la vostra opera, e ancora altri che perfezioneranno la loro: et sic deinceps, finché alla fine di religione non rimarrà più niente, bensì spunterà al suo posto l'ateismo. I misteri della religione, bisogna lasciarli stare; non tollerano l'esame."
N.B. John Wolsey(1626-1697)
Oggi, siamo avanti nell'ateismo dentro e fuori la chiesa, anche se non si usa più la parola ateismo, ma si parla di cattolicesimo liquido, al passo dei tempi sempre più ateo/pagani. Personalmente la mano sul fuoco su un generico famiglie cristiane, non la metto perché non so più che cosa si intenda con questi termini: famiglie e cristiane.
La chiesa ha lasciato correre tanta acqua sotto i ponti ed ora dobbiamo smaltire inondazioni di acque reflue che hanno sommerso un'intera civiltà, in particolar modo nel campo della formazione delle anime. Nel testo si cita Don Bosco, già un santo, ma ora la santità non si palesa neanche in quelli che sono stati riconosciuti tali da una chiesa liquefatta.
E' la chiesa che, di riforma in riforma, si è sformata e non solo non sa più chi è, ma non sa affrontare i problemi di cui dovrebbe essere maestra nel risolverli. Nei fatti, nelle parole, nei pensieri la chiesa oggi si presenta debolissima, ombra evanescente di se stessa, ma chi educa le famiglie, gli educatori presenti ed avvenire? Chi? Questa chiesa!???
Mi pare un perfetto ritratto della Firenze di oggi:
RispondiElimina"Lasciate perdere la luce magica e i silenzi ovattati di "Camera con vista". Firenze non è più quella. E' diventata sporca, rumorosa, priva di servizi, puzzolente. Una città orribile. Il centro è stato svuotato di residenti con oculate politiche cominciate con Renzi e proseguite con Dario Nardella. Oramai gli edifici sono diventati alberghi, "Students hotels" americani e bed and breakfast, ma gestiti da imprese e agenzie, spesso straniere. Forse non si può definire neanche più una città, ma un contenitore di intrattenimento per turisti sempre più maleducati e ignoranti. Un turismo "mordi e fuggi" da intendersi sempre più in senso letterale: se una volta i visitatori frettolosi venivano a farsi il selfie davanti alla copia del David oggi lo fanno con una schiacciata in mano davanti all'Antico vinaio, vera attrazione in grado di oscurare per popolarità anche la Venere di Botticelli.
E i fiorentini? Non sono da meno. L'unico elemento di socialità oramai è il bere. Negroni, spritz, birra. Un bicchiere costa quanto un biglietto del cinema, ma per andare al cinema devi uscire dal centro, perché li hanno delocalizzati quasi tutti. Qui si può solo bere. Chiacchierare, bere e produrre stories e reels da queste chiacchierate e questo bere. Ieri mattina sono uscito alle 6 per una corsa e ho visto gli operatori ecologici che ripulivano le strade da tonnellate di bicchieri di plastica, bottiglie, lattine buttate a terra senza ritegno. E usare gli idranti, perchè dopo tanto bere qui è comune pisciare sui marciapiedi e davanti ai portoni liberi, quelli cioè che non sono tavolinizzati.
Eh sì perché può succedere che per entrare in casa tu debba chiedere permesso al ristorante che ha piazzato un tavolino davanti al tuo portone, con placet del Comune che ha emesso apposite autorizzazioni. Se devi far entrare anche una bici o un passeggino devi studiare bene il percorso per non infastidire troppo gli americani. Loro ti sorridono in quanto tu, con la bici in mano, fai parte della cartolina, sei pezzo del patrimonio Unesco, come un cipresso di Bolgheri o una pizza fumante. E sei pure gratis. Anzi sei tu a pagare. Tu paghi le tasse un po' più alte, perché vivi in centro, sei privilegiato. Le tasse che servono la mattina a pulire la strada che stasera tornerà a essere una cloaca.
Quando mi dicono "Ah, vivi a Firenze! Bellissima", penso sempre che bisognerebbe riscrivere la definizione di bello. Una città bella è una città pulita, sana, che crea comunità e offre servizi ai cittadini. Firenze da una decina d'anni ha scelto di non esserlo". (Nicola Cirillo)
“Cercate ogni giorno il volto dei santi …”
RispondiElimina#8agosto SAN DOMENICO di Guzman
« … Questo grande santo ci rammenta che nel cuore della Chiesa deve sempre bruciare un fuoco missionario, il quale spinge incessantemente a portare il primo annuncio del Vangelo e, dove necessario, ad una nuova evangelizzazione: è Cristo, infatti, il bene più prezioso che gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni luogo hanno il diritto di conoscere e di amare! Ed è consolante vedere come anche nella Chiesa di oggi sono tanti – pastori e fedeli laici, membri di antichi ordini religiosi e di nuovi movimenti ecclesiali – che con gioia spendono la loro vita per questo ideale supremo: annunciare e testimoniare il Vangelo! …
In secondo luogo, Domenico, con un gesto coraggioso, volle che i suoi seguaci acquisissero una solida formazione teologica, e non esitò a inviarli nelle Università del tempo, anche se non pochi ecclesiastici guardavano con diffidenza queste istituzioni culturali. Le Costituzioni dell’Ordine dei Predicatori danno molta importanza allo studio come preparazione all’apostolato. Domenico volle che i suoi Frati vi si dedicassero senza risparmio, con diligenza e pietà; uno studio fondato sull’anima di ogni sapere teologico, cioè sulla Sacra Scrittura, e rispettoso delle domande poste dalla ragione.
Lo sviluppo della cultura impone a coloro che svolgono il ministero della Parola, ai vari livelli, di essere ben preparati. Esorto dunque tutti, pastori e laici, a coltivare questa “dimensione culturale” della fede, affinché la bellezza della verità cristiana possa essere meglio compresa e la fede possa essere veramente nutrita, rafforzata e anche difesa. In quest’Anno Sacerdotale, invito i seminaristi e i sacerdoti a stimare il valore spirituale dello studio. La qualità del ministero sacerdotale dipende anche dalla generosità con cui ci si applica allo studio delle verità rivelate.
Domenico, che volle fondare un Ordine religioso di predicatori-teologi, ci rammenta che la teologia ha una dimensione spirituale e pastorale, che arricchisce l’animo e la vita. I sacerdoti, i consacrati e anche tutti i fedeli possono trovare una profonda “gioia interiore” nel contemplare la bellezza della verità che viene da Dio, verità sempre attuale e sempre viva.
Il motto dei Frati Predicatori - 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙚𝙢𝙥𝙡𝙖𝙩𝙖 𝙖𝙡𝙞𝙞𝙨 𝙩𝙧𝙖𝙙𝙚𝙧𝙚 – ci aiuta a scoprire, poi, un anelito pastorale nello studio contemplativo di tale verità, per l’esigenza di comunicare agli altri il frutto della propria contemplazione.
… Cari fratelli e sorelle, la vita di Domenico di Guzman sproni noi tutti ad essere ferventi nella preghiera, coraggiosi a vivere la fede, profondamente innamorati di Gesù Cristo. Per sua intercessione, chiediamo a Dio di arricchire sempre la Chiesa di autentici predicatori del Vangelo. »
(BenedettoXVI, Udienza generale, 03/02/2010)
Tra i numerosi crimini contro lo Spirito compiuti dagli ultimi pontefici (nessuno escluso) ci sta senz'altro la maligna e voluta confusione intellettuale, da essi perseguita anche tramite servili e inutili pellegrinaggi all'ONU, tra "legge naturale" e "diritti umani", o se vogliamo tra giusnaturalismo classico, teleologico, oggettivo e comunitario, e giusnaturalismo moderno, individualista, soggettivista e antropocentrico. Che poi non è altro che l'ideologia dominante nel regno del denaro e della merce, perchè solo l'homo oeconomicus materialista - e certo non l'homo religiosus - può concepire se stesso e gli altri come atomi indifferenziati senza appartenenze costitutive. Come di fatto fa il "dirittismo".
RispondiEliminaLa religiosità vera è infatti sempre accompagnata da un concezione "olistica", cioè comunitaria del sociale, mentre l'irreligiosità non può che oscillare impazzita tra l'atomismo inividualista e il collettivismo, tra il liberalismo e il totalitarismo.
Ecco, la sottomissione dei pontefici peggiori della storia all'ideologia dei diritti dell'uomo (mischiata confusionariamente e criminalmente con la legge naturale tomista) è di fatto la sottomissione dell'homo religiosus all'homo oeconomicus. E, agostininamente, dell'amor Dei all'amor sui.
Martino Mora
L'istruzione pubblica è (presso che) gratuita, perché il prezzo che si paga è quello dell'anima dei propri figli.
RispondiElimina(Detto questo, aggiungo che ho, nondimeno, smesso di attaccare lo Stato moderno, che in oggi detiene il potere di condurre al tutto a sé medesimo il diritto di educare i fanciulli, perché non voglio essere scambiato per un libertario, per un cultore dello stato minimo o, peggio, per un anarco-capitalista... Tanto la situazione è irrecuperabile)
RispondiEliminaRiportare la famiglia al centro dell'educazione? E quale famiglia, quella cattolica? Ovvio, quella cattolica.
Si tratta di sottrarre i fanciulli e ragazzi al clima ormai mefitico della scuola pubblica, penetrata sempre più dalla mostruosa educazione gender, dalla droga, dalla promiscuità etc. Ma la scuola privata, in generale, non soffre degli stessi mali?
Un commento ha giustamente fatto notare: che significa oggi famiglia cattolica, con questa (apostatica e corrotta) Chiesa cattolica?
La prassi abnorme del compagno di liceo che studia con la compagna a casa di lei, si ferma a cena e magari poi ci dorme assieme, non alligna anche presso famiglie "cattoliche"? Se no, allora c'è ancora qualche speranza di rinascita.
C'è poi il problema di una formazione culturale adeguata, nel mondo moderno indispensabile. Visto la guerra in Ucraina? la tecnologia vi gioca un ruolo fondamentale, i soldati devono avere una preparazione tecnica adeguata oltre all'addestramento tradizionale. Pertanto: è la scuola domestica in grado di dare questa formazione adeguata? Il dubbio è lecito. La scuola non può essere solo pubblica, ma nemmeno si può eliminare lo Stato dalla scuola. IN passato era solo una minoranza a studiare oggi tutti devono studiare. Un compito enorme, per il quale va bene il sistema misto pubblico-privato (o statale e non).
Ma lo Stato quale visione del mondo professa? Lo Stato deve tornare a professare una visione cristiana, questo è il punto essenziale.
Z.
«La scuola di oggi si è trasformata in un incrocio tra un luna park e un laboratorio di rieducazione etico-sociale. Una sorta di allevamento di ominidi in batteria, allestito come un villaggio vacanze, con animatori addestrati, i poveri docenti. Agli studenti si dà una spolverata di informazioni assortite, la dispersione ha la meglio sull'approfondimento, si deprime sul nascere ogni tentazione analitica e ogni anelito speculativo. La superficialità e l'approssimazione vengono erette a sistema e acquisite come metodo di lavoro».
RispondiElimina"La scuola dovrebbe stare sempre un passo indietro rispetto alla vita, e indicare soprattutto il valore delle cose che sanno di infinito; dovrebbe insegnare l'altezza, la profondità, la distanza»
Elisabetta Frezza
“GUERRE PUNICHE? INUTILE STUDIARLE”, CINGOLANI APRE ALLA SCUOLA DEGLI AUTOMI?
RispondiEliminaIl Ministro Cingolani ha fatto intendere che lo studio della storia diventerà sempre più inutile, mentre il Governo intende puntare sulle materie tecniche e digitali.
https://go.byoblu.com/CingolaniStoria