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domenica 9 ottobre 2022

Mons. Carlo Maria Viganò - Messaggio per la settimana della Vittoria indetta dal Comitato LiVe

Mons. Carlo Maria Viganò - Messaggio per la Settimana della Vittoria indetta dal Comitato Liberi in Veritate qui. Di seguito la trascrizione. Qui l'indice dei precedenti.




  * * *
Messaggio
ai membri del Comitato Liberi in Veritate
In occasione della “Settimana della Vittoria”

7-13 Ottobre 2022

IL TREDICI OTTOBRE di centocinque anni fa, al cospetto di migliaia di persone alla Cova da Iria, la Vergine Santissima chiuse la serie di apparizioni a Fatima coronandole con il famoso Miracolo del Sole, con il quale Ella prefigurava il trionfo del Suo Cuore Immacolato, quale premessa per la restaurazione del Regno Sociale di Nostro Signore. Era il 13 Ottobre 1917, e il bolscevismo aveva appena dato inizio, il Febbraio precedente, a quella rivoluzione che avrebbe condotto alla spaccatura sociale della lotta di classe, all’instaurazione della dittatura del proletariato, ad un secolo di guerre, carestie, conflitti. Il 13 Maggio dello stesso anno Benedetto XV consacrava Arcivescovo il giovane Eugenio Pacelli, che avrebbe regnato come Romano Pontefice dal 1939 al 1958. I mesi dedicati alla Madonna sono sempre forieri di grandi benedizioni per i Suoi figli devoti.

L’Europa, stretta dalla morsa del Comunismo materialista da un lato e del Liberalismo massonico dall’altro, trovò allora nella Sede Apostolica un fiero difensore della Verità cattolica e della Legge naturale, specialmente per contrastare il materialismo ateo e allo stesso tempo tutelare i legittimi diritti dei lavoratori, spesso sfruttati dai loro datori di lavoro. Questi ultimi, da bravi liberali di matrice protestante, pensavano solo al profitto, anche quando ciò comportava turni sfiancanti per gli operai, condizioni di lavoro indegne di esseri umani, promiscuità, impiego dei minori, scarsissime condizioni igieniche e sanitarie.

Non è un caso se entrambi gli errori – il Comunismo e il Liberalismo – si mostrano crudeli e inumani in modo direttamente proporzionale alla loro avversione verso la Religione cattolica. E non è un caso se le promesse che queste due piaghe sociali – fondate sull’inganno di un “paradiso” in terra, per la classe operaia o per l’élite che la sfrutta – si rivelano come frodi colossali, quanto più cercano di attuare su questa terra quella libertà, quell’uguaglianza, quella fraternità che entrambe vogliono artificialmente separate dalla loro necessaria premessa: essere fondate in Dio e sul rispetto della Sua santa Legge.

Ciò dovrebbe averci insegnato, dopo secoli di lotte sanguinose e di tremende persecuzioni, che non vi può essere pace dove Cristo non è la pietra angolare su cui si regge l’intero edificio sociale, e non vi è sciagura più devastante dove vige il principio della laicità dello Stato nella cosa pubblica e dove la morale è rifiutata nei rapporti tra i cittadini.

Ebbene, anche nel Portogallo di inizio Novecento lo Stato era dominato dalla Massoneria, che tramava contro l’Ordine cristiano sin dall’inizio dell’Ottocento. Essa iniziò la sua opera nefasta durante l’occupazione francese di Junot e Massena, con la quale si doveva abbattere la Monarchia, fare prigioniero il Re legittimo e minare gli equilibri geopolitici resi solidi dai rapporti di parentela esistenti tra le case regnanti. Il Primo Ministro, Duca di Plombal, era un seguace dei Lumi e un nemico giurato della Chiesa. Fu grazie a lui se l’inimica vis riuscì a penetrare sino ai vertici delle istituzioni dello Stato, con la complicità della Massoneria internazionale e del grande capitale, al quale venivano venduti all’incanto i beni degli Ordini religiosi. Negli stessi anni anche in Messico (1917) e successivamente in Spagna (1931) scoppiavano rivoluzioni finanziate dall’élite, portando con sé forme di vera e propria tirannia mascherata da democrazia e, come sempre, corruzione dei pubblici funzionari. Contestualmente, assieme ai disordini, si diffondeva la crisi economica, crollavano le retribuzioni dei lavoratori, aumentavano le pressioni dell’Inghilterra dall’esterno e delle forze disgregatrici del Partito Repubblicano Portoghese e della stampa sovversiva all’interno. Il 1° Febbraio 1908 vengono uccisi a Lisbona, in un attentato organizzato dai “carbonaristi” poi fuggiti in Messico e in Francia, il Re Carlo I e il principe ereditario Luigi Filippo. Sale sul trono il diciottenne Manuele II, e già dall’Aprile dello stesso anno il Partito Repubblicano teorizza la rivoluzione contro la Monarchia e incarica António José de Almeida di organizzare le società segrete come la Charbonnerie e la Massoneria, che agiscono anche attirando a sé molti militari dell’Esercito e della Marina. Il 5 Ottobre 1910 il Re Manuele II di Braganza viene spodestato da un colpo di Stato militare, e nominato l’orrido presidente Joaquim Teófilo Braga, assieme a un gabinetto di Ministri massoni. Braga dichiara: «I ministri del governo provvisorio, animati da un alto sentimento patriottico, hanno sempre cercato di tradurre nelle loro decisioni le più alte e pressanti aspirazioni del vecchio partito repubblicano, al fine di conciliare gli interessi permanenti della società con il nuovo ordine delle cose».

Le scene di profanazioni, sacrilegi, saccheggi e distruzioni di chiese, conventi e istituti cattolici si accompagnarono a leggi che soppressero tutti gli Ordini e le Congregazioni religiose, seguendo il noto copione e sotto la regia delle Logge. Furono subito legalizzati il divorzio e il matrimonio civile; fu abolito il giuramento religioso durante le cerimonie civili e vennero decretati la secolarizzazione dello Stato, l’abolizione dei titoli nobiliari e il diritto di sciopero; venne permessa la cremazione; fu soppresso l’insegnamento della Religione nelle scuole e proibito l’uso della veste talare; venne drasticamente limitato il suono delle campane e si ridussero le festività religiose anche popolari. Il governo pretese di nominare i docenti dei Seminari e determinarne i programmi di studio. Questa lunga serie di leggi culminò nella legge di separazione fra Chiesa e Stato che fu approvata il 20 Aprile 1911. E quale segno finale della Cancel Culture già operante, venne semplificata l’ortografia della lingua portoghese, come poi avvenuto in Grecia nel 1976 con cui si abolì la katharévousa e venne creata la dhimotikí, la lingua del popolo.

Non vi è nazione cattolica in Europa che non sia stata fatta oggetto della furia ideologica della Massoneria. Ed è questa la grande nemica, la meretrice di Babilonia di cui parla l’Apocalisse, che «siede sopra molte acque, con la quale hanno fornicato i re della terra, e gli abitanti della terra sono stati inebriati col vino della sua fornicazione» (Ap 17, 1-2) «Mistero, Babilonia la grande, la madre delle meretrici e delle abominazioni della terra» (ibid., 5), che siede su una bestia scarlatta con sette teste e dieci corna ed è «piena di nomi di bestemmia» (ibid., 3): nomi come laicità dello Stato, usura dell’alta finanza askenazita, divorzio, diritto all’aborto, eutanasia, teoria gender, dottrina LGBTQ.

Ma proprio mentre nel Portogallo in cui sino a pochi anni prima ancora regnavano i Re cattolici si compivano i primi passi di quell’infernale Great Reset già attuato altrove grazie alla corruzione dei governanti e alla loro soggezione alla setta infame; mentre la stampa anticlericale si faceva beffe dei tre pastorelli cercando prima di farli passare per imbroglioni, poi per pazzi e infine per dei raggirati dal Clero, sui foschi cieli di Fatima, sui campi fradici di pioggia e di fango appare la Madre del Salvatore e Madre nostra, la Patrona e Regina del Portogallo. E perché le visioni e i messaggi riferiti dalla Vergine ai piccoli contadini non siano messe in dubbio, Ella si degna di compiere il Miracolo del Sole, costringendo anche i più increduli, i più irridenti oppositori della “superstizione clericale”, i più fedeli assertori del primato della scienza sulla Fede, a vedere coi propri occhi la danza del Sole, apparso a squarciare il cielo plumbeo sotto cui tutti – chi per devozione, chi per curiosità, chi nella vana speranza di smontare i “farneticamenti di tre piccoli pastori ignoranti” – attendevano il prodigio annunciato.

Rimaniamo sempre sorpresi, sempre stupiti per la perfezione e la semplicità dell’azione di Dio nella Storia, un’azione che si compie nell’economia della Salvezza, ma anche nelle apparizioni e nei miracoli, grazie alla Donna circondata di stelle dell’Apocalisse, Colei che nella Sua santa Umiltà e nella Sua Verginità intemerata ha dato alla Luce il Figlio di Dio incarnato per sottrarre le anime alla tirannia di Satana.

Nell’azione di Dio vi è sempre un ruolo specialissimo per la Vergine, tanto nelle gioie e nei trionfi, quanto nelle prove e nei dolori. Nell’intervento della Vergine vi è sempre un rimando a Dio, alla Santissima Trinità. Così anche alla Cova da Iria l’apparizione della bella Signora – discreta nella forma ma epocale nella sostanza – si accompagna con una mirabile pedagogia a uno spettacolo straordinario della natura, obbediente al suo Creatore che ne decreta e ne sospende le leggi. E come in certe raffigurazioni antiche vediamo il Pantocratore che tiene nelle mani la sphæra mundi, così ai fedeli e al popolo raccolto sotto la pioggia dev’essere sembrato che il Signore stesse dando prova di quella potenza che faceva tremare i nostri padri sotto l’Antica Legge, quella potenza che il mondo giudica sfrontata, perché riporta l’uomo con le sue pretese, i suoi diritti, le sue folli rivendicazioni a quello che è: creatura bisognosa di Dio, della Sua divina Provvidenza, della Sua onnipotenza, della Sua misericordia. In quel Sole sfolgorante noi dobbiamo vedere oggi, come seppero riconoscerlo le migliaia di persone a Fatima quel 13 Ottobre di centocinque anni fa, la figura del Sol invictus, Nostro Signore Gesù Cristo, centro del cosmo da Lui creato – omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil quod factum est (Gv 1, 3) – ed ancor più centro della Redenzione, che pose l’asse della Terra a ruotare intorno alla Croce: stat Crux, dum volvitur orbis.

Cristo Re e Pontefice, che unisce in Sé la potestà sovrana che Gli deriva dall’essere Dio e dall’averci riscattati con il proprio Sacrificio: Egli è Re per diritto divino, per diritto ereditario e per diritto di conquista. Cristo è Re eucaristico, raggiante nella Chiesa come in un ostensorio, come quel Sole nel cielo di Fatima, come il Cristo Giudice della fine dei tempi.

Poco più di tre secoli prima, Maria Santissima, Mediatrice di tutte le Grazie, volle impetrare al Cielo la vittoria dell’armata cristiana contro i maomettani, quel 7 Ottobre 1571. Lo aveva fatto prima e lo farà ancora nel corso della Storia. E sempre, insieme a Lei, grazie a Lei, il Suo trionfo ci prepara al trionfo del Suo divin Figlio, che sappiamo certo, sfolgorante, senza compromessi. Ella è Regina delle Vittorie, impavida vincitrice dell’antico Serpente, tremenda sconfiggitrice della meretrice di Babilonia che assediava i Portoghesi nel 1917 così come oggi, sempre più prepotente, assedia il mondo occidentale, «con la quale hanno fornicato i re della terra», i servi di Davos, del Nuovo Ordine Mondiale, del globalismo.

Cosa ci chiede la Vergine? Le Sue poche parole alle Nozze di Cana sono chiare: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2, 5). Nelle Sue apparizioni, Ella ci ripete questo precetto, approfondendolo: penitenza, preghiera, recita del Rosario; unione alla Passione e al Sacrificio di Cristo, come Suo Corpo Mistico, per completare nella nostra carne ciò che manca ai patimenti di Cristo (Col 1, 24).

Come Madre provvida e attenta alle nostre necessità, la Vergine ci ammonisce sulle sciagure che gravano sul mondo e sul corpo ecclesiale se non ci convertiremo, se ciascuno di noi non rinuncerà al veleno esiziale delle rivendicazioni rivoluzionarie che ha contagiato anche noi Cattolici, anche i tradizionalisti.

Cari amici! La Vergine Santissima ci è Madre nel modo più intimo e viscerale che possiamo immaginare, perché la Sua maternità nei nostri riguardi è fondata sull’essere noi figli di Dio ed eredi di Cristo. E come Madre possiamo star certi che nulla Ella lascerà di intentato, presso il Trono di Dio e presso di noi, per salvare le anime nostre e farci santi, come santi Suo Figlio ci vuole.

E se Ella è intervenuta quando la minaccia era sì forte e incombente, ma limitata ad alcune nazioni; come potremmo noi dubitare in un Suo intervento ancora più dirompente, in una protezione ancora più miracolosa, quando è il mondo intero ad essere precipitato nell’apostasia, trascinando con sé la stessa Gerarchia della Chiesa?

Il nemico è sempre lo stesso: la Massoneria, asservita a Satana, organizzatissima nella sua diffusione e nei suoi complici; i nostri punti deboli sono sempre i medesimi: il peccato, la tiepidezza, la debolezza nel resistere alle seduzioni della meretrice, «inebriati col vino della sua fornicazione». La furia satanica si scatena sempre contro gli stessi obbiettivi: la Chiesa di Cristo, la Santa Messa, la vita religiosa, l’istruzione cattolica, la fede semplice e profonda del popolo, la purezza, l’ordine cristiano. Certo, abbiamo sul Soglio di Pietro un avversario, e non più una guida e un alleato; ma non è stata proprio Nostra Signora, a Fatima, ad avvisarci dell’apostasia e degli errori che si sarebbero diffusi nel mondo e che avrebbero colpito la Chiesa, se non avessimo consacrato la Russia al Suo Cuore Immacolato, e ad esortarci alla penitenza e alla preghiera?

Oggi quella Russia sovietica, comunista e materialista non c’è più. I suoi errori si sono diffusi nel mondo fondendosi con quelli del liberalismo. La Santa Alleanza, voluta dallo Zar prima della Rivoluzione bolscevica proprio per difendere l’Ordine cristiano e unire i popoli contro il comune nemico, può essere oggi di ispirazione per un’azione di resistenza e di opposizione al Nuovo Ordine Mondiale.

Se guardiamo in un’ottica soprannaturale gli eventi a cui stiamo assistendo, dobbiamo riconoscere che la Russia è oggi l’unica realtà che combatte la meretrice globalista, e proprio per questo essa è oggi fatta oggetto degli attacchi e delle provocazioni del deep state internazionale, della furia ideologica del World Economic Forum che vede quasi completato il suo colpo di Stato eversore per instaurare la dittatura sinarchica.

In questi giorni di grande apprensione per le sorti della pace nel mondo, mentre assistiamo alle disastrose conseguenze dell’Agenda 2030 sull’economia, sul lavoro, sul costo della vita e sulla nostra stessa salute fisica, dobbiamo invocare la Regina delle Vittorie, la Mediatrice di tutte le Grazie, che chiamiamo Regina della Pace in quanto Madre di Nostro Signore, Principe della Pace.

Invochiamola perché allontani da noi i flagelli e le catastrofi che il mondo merita a causa dei peccati pubblici delle nazioni e degli scandali di chi rende culto all’idolo immondo della Pachamama e perseguita i Cattolici fedeli alla Liturgia tradizionale, perché ci dia quella pace che solo Suo Figlio può darci: pax Christi in regno Christi.

In questa Settimana della Vittoria vi esorto a dedicare più tempo alla preghiera, a compiere qualche penitenza e digiuno, ad assistere con maggior fervore ai Santi Misteri, a spendere qualche parola di conforto e di incoraggiamento per quanti si sentono soli e inermi dinanzi alle immani sciagure che i malvagi vorrebbero imporre al mondo e soprattutto ai buoni.

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è sancito dalla certezza della vittoria di Cristo, che si compiacerà di sconfiggere questo regno di tenebre, di peccato e di morte non solo in virtù della propria obbedienza alla volontà del Padre, ma anche grazie all’umiltà e alla purezza della Sua Santissima Madre, quæ superbissimum caput draconis a primo instanti immaculatæ suæ Conceptionis in sua humilitate contrivit (Esorcismo di Leone XIII). E così sia.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
7 Ottobre 2022
Ss.mi Rosarii B.M.V.

10 commenti:

  1. Come alcuni sapranno già, in corso Como, uno degli snodi più noti della cosiddetta "movida" milanese, è andata in scena una sparatoria e una serie di accoltellamenti tra due bande di giovanissimi rapper nordafricani: a capo delle quali vi sarebbero ripettivamente un ventenne tunisino e un lecchese con genitori marocchini, entrambi "cantanti" sotto contratto con la multinazionale americana Warner Discovery, con sede principale a New York.
    Tutti i rapper o trapper, che già nelle loro canzoni esaltano soldi facili, sesso libero e ogni forma di delinquenza, si fregiano indecetemente del titolo di "artisti", altrettanto indecentemete concessogli dai media di regime. Sono tutti sotto contratto delle tre note mulnazionali americane delle canzonette (Warner Discovery, Universal, Sony music). In questo caso i due trapper nemici vedono prodotti i loro obbrobri musicali dalla stessa multinazionale: la Warner, come dicevo.

    Queste bande giovanili, infatti, sono il prodotto di un duplice male: l'immigrazione di massa che li sradica e l'americanismo (sotto) culturale. E il secondo male non è meno grave del primo. E' l'americanismo (sotto) culturale dell'industria yankee del divertimento infatti, che va a cercare ovunque i "talenti" dei "rapper" e "trapper" e li mette sotto contratto, riempiendoli di quattrini. Ovviamente solo se i loro testi e la loro pseudo musica sono abbastanza abominevoli. Sono le multinazionali della dissoluzione.
    Ben lungi dall'essere quello di saper cantare (infatti parla e non canta) il talento del rapper è quello di essere infinitamente più disgustoso (nelle parole, nelle pose e negli atteggiamenti) delle persone normali.
    Questa è e sarà l'essenza della civiltà multietnica (anche questa sul modello Usa) e globalizzata, cioè del "meticciato" che piace molto anche a Bergoglio: l'orribile modello del mercatismo yankee, in cui comanda solo il denaro, e dove una massa di individui tutti uguali e intercambiablii, senza più fedi religiose nè appartenenze culturali, e sempre più tendenti verso il basso, cioè verso l'infero, cercheranno una sempre più precaria convivenza utilitaristica tra una sparatoria giovanile e l'altra, o un accoltellamento e l'altro, compiuti da stipendiati dal capitale globale .
    E' questa cosa che la Fallaci era ben lungo dal capire. L'Europa può diventare Eurabia solo a causa della globalizzazione. Ma chi la guida? Ben lungi dall'essere a guida jihadista, lo sradicamento - tanto degli europei tanto degli arabi e degli altri immigrati- avviene sotto il segno e l'auspicio dell'americanismo.
    Martino Mora

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  2. Mons. Viganò è un faro nella notte delirante.

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  3. Chi teme le derive contundenti dell'Islam o della Cina incalzante è poco attento al pericolo del veleno instillato dal "progredire" dei "valori" della società "civile" occidentale.

    Invece l'eventuale forza sia dell'Islam che della Cina dipendono quasi esclusivamente dall'uomo debosciato che è il prodotto di quei "valori" e di quella "civiltà".

    Ovviamente gran parte della battaglia è spirituale solo l'appiattimento spirituale di chi dovrebbe abitare le vie della movida ha permesso il ventre molle dove le gang spadroneggiano.

    Gli abitanti delle vie delle movide sono quasi azzerati nella loro capacità di arginare il degrado perchè i loro pastori li hanno ulteriormente indeboliti. Tutto si tiene.

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  4. Nei riferimenti storici l'articolo mostra alcuni anacronismi.

    -- Sembra attribuire la Rivoluzione d'ottobre, quella bolscevica, allo stesso mese dell'ultima apparizione di Fatima, 13 ottobre. Ma questa famosa apparizione avvenne secondo il calendario gregoriano, mentre la bolscevica "rivoluzione d'ottobre" è "d'ottobre" solo per il calendario giuliano. Secondo il calendario gregoriano (il nostro) tale rivoluzione (un colpo di Stato) avvenne il 7 novembre. Per convenzione, si continua a chiamarla "rivoluzione d'ottobre".
    L'articolo sembra poi attribuire l'intera rivoluzione russa ai bolscevici. Ma quando la rivoluzione iniziò, nel febbraio del 17 secondo il calendario giuliano, eravamo secondo quello gregoriano all'8 marzo e i capi bolscevichi erano ancora tutti in esilio. Non ebbero alcuna parte nel crollo della monarchia. La loro parte cominciò dopo, quando ad Aprile Lenin, inviato dallo Stato maggiore tedesco via Svezia, arrivò alla stazione di Finlandia di San Pietrogrado, facendo subito un durissimo discorso di taglio rivoluzionario, contro la guerra e per la dittatura del proletariato.

    -- Dice anche l'articolo che la Santa Alleanza fu fatta dallo zar "prima del bolscevismo". In verità molto prima, al tempo della Restaurazione. Permise ai russi di dare un aiuto decisivo nel reprimere la ribellione ungherese nel 1848. Poi sfumò quando l'Austria non fece nulla per rimpedire l'invasione franco-britannica della Crimea meridionale, macchiandosi di nera ingratitudine agli occhi dei russi.
    -- Si accenna poi al "duca di Pombal", il famoso ministro portoghese persecutore dei gesuiti e feroce anticlericale. L'articolo sembra collocarlo negli anni Trenta del secolo scorso, ma il marchese e non duca visse dal 1699 al 1792. C'era forse in quegli anni un altro Pombal, duca e non marchese?

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  5. Quest'articolo contiene alcune imprecisioni o anacronismi in alcuni dei riferimenti storici citati.
    Al lettore diligente indovinarli.

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  6. L'articolo dà per scontato che la Russia attuale non sia più comunista, che abbia definitivamente rotto con il passato.
    Forse si dovrebbe essere più prudenti in proposito.

    La mummia di Lenin è sempre al suo posto, di fronte alla Cattedrale di san Basilio. E non potrebbe essere diversamente, in questa fase storica.
    La Russia ha superato certi aspetti esiziali del comunismo, a cominciare dalla lotta contro la religione. Nel 2020 Putin ha fatto mettere l'invocazione a Dio nella Costituzione, Dio in generale, con particolare riguardo alla religione ortodossa nazionale e ha fatto anche dichiarare, nella Costituzione, che il matrimonio è tra uomo e donna in senso biologico. Lotta contro la degenerazione di tipo occidentale.
    Certe ombre del passato sovietico tuttavia sembrano ancora presenti, per esempio nel sostegno dato ai vari regimi comunisti ancora esistenti, ancora prima della presente crisi con l'Ucraina e la Nato.
    Le neonate Repubbliche del Donbass innalzavano la bandiera rossa con la falce e il martello.
    Putin non può certamente rigettare in blocco il passato sovietico, deve metabolizzarlo, separando il bene dal male, facendolo convivere con la svolta verso i valori tradizionali della Russia (ortodossia, autocrazia, patriottismo), da rivalutare però in modo equilibrato perché condivisi solo in parte dalle folte minoranze mussulmane del Paese, indispensabili oggi per lo sforzo militare, sempre più pesante.


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    1. La mummia di Lenin...

      V. Putin ha inaugurato personalmente un monumento allo Zar Alessandro III e un monumento, ricostruito esattamente com'era e dov'era quello distrutto dopo la rivoluzione bolscevica, al Gran Duca Sergio, martirizzato con una bomba, a Mosca. Esistono parecchie fotografie. Ovunque, in tutte le Russie, sono stati innalzati monumenti allo Zar Nicola II e alla Sua Famiglia, alla Gran Duchessa Elisabetta, che divenne religiosa dopo l'assassinio del Gran Duca Sergio, suo marito. A Ekaterinburg, sul luogo ove la Famiglia Imperiale Russa fu martirizzata, sorge la Cattedrale sul Sangue, casa Ipatiev fu demolita da Elstin perché luogo sacro e di pellegrinaggi per i monarchici Russi. La Francia non è comunista, ma nulla di simile esiste per la Famiglia Reale Francese e per i Martiri di Picpus, dei Carmes e via di seguito. In Russia vi è stata la riabilitazione giuridica delle figure prerivoluzionarie sopra ricordate. In Francia ce la sogniamo e, soprattutto riguardo alla Regina Marie-Antoinette, della quale il 16 ottobre ricorre l'anniversario del martirio, persistono le solite favole di stampo massonico, che dimostrano l'odio mai sopito verso la Monarchia cattolica e sottolineo l'aggettivo 'cattolica'.
      Che coesista la mummia di Lenin con la Chiesa sul Sangue dimostra soltanto che la Federazione Russa non è una dittatura, come potrebbe diventare l'Italia, dove invece si volevano e si vogliono vietare addirittura i portachiavi con l'effigie di Mussolini, esattamente come si faceva sotto sotto Lenin e Stalin con le Sacre Icone e con le fotografie o i simboli della Russia monarchica, nel caso fossero scoperti.
      Non è il caso di agitare lo spauracchio di un Bolscevismo che non c'è più e che difficilmente potrebbe risorgere, così come non si può risuscitare la Famiglia Imperiale Russa, anche se sono state lodevolmente e splendidamente rifatte ex novo alcune stanze di Palazzo Alessandro di Tsarskoie Selo, distrutte dai nazisti durante l'ultima guerra. Ho avuto modo di visitarle di persona e con devozione.
      Lo spauracchio del Bolscevismo dovrebbe servire a gettarci nelle braccia degli USA e di Israele, come ha ricordato don Curzio Nitoglia, in una sua conferenza sul terzo segreto di Fatima, nel luglio scorso?
      Che nella Russia attuale vi siano delle imperfezioni è certo è speriamo che la mummia di Lenin presto sparisca... e che la Pachamama in S. Pietro resti soltanto un brutto ricordo del quale avere onta.

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  7. La Russia attuale e l'eredità comunista: un equilibrio provvisorio.

    Se è per le statue, Putin (ho letto) ha autorizzato anche l'edificazione della statua di uno dei comandanti in capo dei Bianchi durante la guerra civile, non mi ricordo se Denikin o Kolciak, ma nel giardino di un convento, dove è ora sepolto assieme alla moglie.

    Politica delle statue: Putin ha anche autorizzato l'edificazione di nuove statue di Giuseppe Stalin. E pare ce ne sia una anche di Zerzinski, il conte polacco sanguinario capo della prima polizia segreta sovietica, la c.d. Ceka. Due pesi e due misure? Forse, ma, se vogliamo, imposte dalle circostanze. Da poco ha fatto chiudere dalla Corte Costituzionale "Memorial", l'istituzione privata che da anni indagava sui crimini del Comunismo. Vedi recente articolo su La Nuova Bussola Q. Questo dimostra che il comunismo non è morto in Russia?
    Per certi aspetti non lo è. E come potrebbe? Anche perché il regime comunista sovietico per certi aspetti corrispondeva alla mentalità russa. Non dimentichiamo che Stalin si considerava l'erede di Ivan il Terribile e di Pietro il Grande, autocrati feroci, che tuttavia fondarono o incrementarono la grandezza della Russia.
    Con il passato possiamo dire che Putin cerchi di agire in modo intelligente, anche se il suo cuore è indubbiamente rimasto sovietico.
    Lo si capisce da certi suoi discorsi. Di Stalin cerca di vedere solo l'aspetto positivo: i progressi delle masse, lo Stato sociale,la vittoria contro il nazismo, la Russia grande potenza. Certo, Stalin ha commesso errori, ma perché continuare a rivangare?
    Non si può vivere di denunce perenni del passato e di rancori. Bisogna certamente render giustizia alle vittime, ma questo non è forse stato fatto, collettivamente ed anche nei confronti della famiglia imperiale? Credo che così la pensino molti russi.
    Ma questa "conciliazione" con il passato sovietico è possibile in Russia perché al potere c'è una classe dirigente che deriva da quella sovietica, cosa che ha evitato una guerra civile.
    In Italia non riusciamo a "conciliarci" con il passato fascista perché al potere c'è sempre l'antifascismo ufficiale, per il quale il fascismo deve essere un "Male assoluto". Posizione assurda, demolita da De Felice ma solo per la parte più colta o solo meno faziosa della cultura. Anche i cattolici "tradizionalisti" considerano il fascismo un male assoluto, pur avendo fatto la Conciliazione e riportato la Chiesa al ruolo che le spettava nella società italiana.
    La "conciliazione" tra comunismo e valori cristiani tradizionali è comunque impossibile, può essere solo temporanea, imposta dalla necessità e dal patriottismo. Alla fine bisognerà scegliere poiché anche il marxismo ha contribuito e non poco al degrado spirituale dell'Occidente.


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  8. Attenzione alla Storia, che sta diventando sempre più una narrazione reinterpretata. In particolare penso ai libri contemporanei nei quali è facile trovare l'inciso che, senza parere, ribalta tutta una catena di cause ed effetti.
    Torneremo presto ad una trasmissione orale dei fatti tramandata da chi fu realmente presente, dal testimone affidabile, forse il passante per caso.
    Oggi le Fonti affidabili vanno riducendosi a vista d'occhio, benché tutti scrivano scrivano, la verità pochissimi sono in grado di riconoscerla essendo ideologizzati e manipolati dalla culla e storditi poi dalla tecnologia.
    Torneremo alla trasmissione orale, anche perché avendo affidato tutta la nostra memoria alla tecnologia, se dovesse saltare il sistema tecnologico,causa qualche 'esplosione', saremmo costretti a riattivare la nostra vecchia usurata memoria un tempo in grado di contenere gran parte dei testi fondamentali della civiltà umana. Le pietre ci aiuteranno, anche loro mute conservatrici dei fatti e delle parole essenziali.
    Forse la presunzione pretesa onnipotente dell'essere umano macchinista tecnologico, sta per essere sepolta nella polvere dal crollo, causa ed effetto, dell'ego/peto.

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