Quello che davvero mi spaventa nel cattolico di oggi, è la "papolatria". Di qualunque tipo essa sia.
Ci sono infatti i papolatri bergogliani, ovviamente i più numerosi e nefasti, che dopo il culto idolatrico della Pachamama difenderebbero Bergoglio persino se si nutrisse di carne umana, (sostenendo magari, in quel caso, che si tratta solo di un assaggino fugace). Il Papa infatti per loro non sbaglia mai, a prescindere. È un dio in terra.
Ma poichè Bergoglio è venuto a dividere il grano dal loglio, ci sono molti fedeli, una minoranza agguerrita, che giustamente e per fortuna ne rifiutano le infinite nequizie.
Bravissimi. Ma puttroppo molti di loro restano "papolatri", e diventano quindi papolatri ratzingeriani: il "Papa emerito" è per loro l'unico e vero Papa (e fin qui ci può stare), ma è anche un santo a prescindere. Non esiste per loro Papa che non sia santo a prescindere. Anzi, una una sorta di dio in terra. Solo Bergoglio è escluso da questa santificazione fideista.
E qui casca l'asino, vista la mentalità modernista e i gravissimi erori, ecumenici e non, compiuti anche da Benedetto XVI. Come anche da Giovanni Paolo II e da Paolo VI. Errori in parole e atti facilmente documentabili.
Insomma; l'unico modo per sfuggire alla "papolatria "del presente o del passato (che non ha nulla a che vedere con l'obbedienza a Pietro come legittima auctoritas spirituale, ma ne è semmai la grottesca deformazione) è la conoscenza della retta dottrina di sempre, la Tradizione, alla luce della quale riconoscere il Vaticano II come Anti-Sillabo (così lo definì con orgoglio scandaloso Joseph Razinger) e quindi come il cavallo di Troia del neomodernismo soggettivista, liberale e antropocentrico, che ha portato la Chiesa alla più terribile, devastante crisi della sua storia, perlomeno sul piano dottrinale e poi liturgico e dei costumi.
Il problema che è proprio la" papolatria" (del Papa presente o dei Papi del recente passato), che si nutre insaziabilmente di sentimentalismo, a velare la mente dei più nella comprensione della crisi della Chiesa.
Il papolatra non bergogliano non è in questo meno ottuso del papolatra bergogliano, è solo, glielo concedo, un po' meno laido.
La crisi della Chiesa non inizia certo nel marzo 2013, come vorrebbero proprio i papolatri "conservatori", cioè wojtylian- ratzingeriani, ma molto prima.
Bergoglio non è un marziano a Roma, o un extraterrestre.
Solo una Chiesa già fortemente minata da cattivi pastori poteva favorire l'ascesa irresistibile di Jorge Mario Bergoglio, un uomo che non ha mai fatto molto per nascondere le sue eresie e la sua radicale malizia .Eppure premiato, promosso e coccolato dai suoi predecessori seduti negli ultimi decenni sul soglio petrino.
In fondo qualsiasi papolatria, anche quella "conservatrice", è puro soggettivismo sentimentale, e quindi una forma di modernismo.
È inoltre il vero ostacolo alla comprensione, e quindi alla risoluzione della crisi della Chiesa. Che potrà salvarsi soltanto tornando alla sua eterna Tradizione. (Martino Mora)
Sottoscrivo anche la punteggiatura.
RispondiEliminaMartino Mora : un gigante, un cattolico da ammirare, coerente e coraggioso, come pochi oggi. Chapeau !
RispondiEliminaL'autore conosce tutte le sfumature del conservatorismo?
RispondiEliminaNon credo. Io stimo Pio XII l'ultimo vero Papa, e degno di essere considerato Santo, e cerco di vivere secondo i suoi insegnamenti. Ciò non mi impedisce di stimare ed onorare Papa Ratzinger, che Santo forse non è, ma ha cercato di rimediare al male fatti dal Vaticano II consentendo a molti di noi di seguire il rito latino.
Articolo veramente splendido e che coglie in pieno l'essenza del problema.
RispondiEliminaSolo su una cosa non concordo: sull'espressione "(e fin qui ci può stare").
Ratzinger in foro esterno si è dimesso e non è possibile in alcun modo considerarlo l'attuale pontefice regnante.
Un pontefice deve essere ricoscibile in modo chiaro da tutti i fedeli cattolici e il parlare in codice (codice demenziale e ridicolo che soltanto un acattolico come Cionci poteva inventarsi) non assolve a tale scopo.
Non esiste la scelta "o Bergoglio o Ratzinger": o Bergoglio è l'attuale papa regnante (di gran lunga il peggiore della storia) o siamo in sede vacante.
RispondiEliminaNon vorrei sembrare cinico, ma, con la scomparsa per morte naturale del c.d. "Papa emerito", finirà finalmente il tormentone dei due Papi e di chi sia stato il vero Papa, una cosa a dir poco allucinante, che la dice lunga sulla situazione nella quale è precipitata la Chiesa cattolica.
Sottoscrivo tutto, Martino Mora conferma ancora una volta la sua piena cattolicità.
RispondiEliminaIl riferimento alla chiesa del Sillabo è da incorniciare e rimane, purtroppo, la dimostrazione delle responsabilità dello stesso Ratzinger riguardo all'attuale apostasia.
Amerio poteva parlare di crisi noi dobbiamo necessariamente parlare di apostasia.
Purtroppo è così.
EliminaMuore il Papa tedesco, mentre il cattolicesimo tedesco è in uno stato di apostasia, non di scisma, come scrive l'americano George Weigel, che parla di cancro tedesco che si diffonderà, per la via sinodale, nella Chiesa tutta.
RispondiEliminaLa bufera che ci attende in quanto cattolici dovrà trovarci pronti e saldi nella fede.
Non mi permetto di intervenire su argomenti per me irraggiungibili, ricordo solo che l'elezione di Bergoglio avvenne con la regia della Mafia di San Gallo, come dichiarato dal card. Danneels che ne fu un membro attivo.
RispondiEliminaQuando una fede declina, diventa un surrogato di se stessa. Si svuota dei suoi contenuti essenziali (devozionali e dottrinali) e si sofferma sugli aspetti inferiori, emotivi, superficiali e e soggettivi. Oggi mediatici e personalistici. Papolatrici.
RispondiEliminaLa papolatria (ratzingeriana, wojtyliana o bergogliana non importa) è l'essenza stessa del declino cattolico. E' la contraffazione della doverosa ubbidienza al papa come Auctoritas, perchè è divenuta esaltazione del pontefice come uomo, personaggio pubblico, inteso un po' come "opinion leader", un po' come attore del villaggio globale. Persino come leader politico (ratzingeriani di destra contro bergogliani di sinistra)
E in epoca di apostasia vaticana a questo pontefice (chiunque esso sia) tutto perdona, tutto giustifica, anche gli atti e le opinioni in aperta contraddizone con la dottrina cattolica. Qualche papolatra lo dice persino esplicitamente: "Come ti permetti di criticare il mio papa, e sottolineo il mio"?
Ancora nel XIX secolo, i cattolici che non vivevano a Roma non conoscevano le fattezze del papa, la sua voce, i suoi linementi, le sue movenze. Eppure erano senz'altro più numerosi e più ardenti (nella maggior parte dei casi) dei cattolici attuali. Per loro la fede vissuta non era l'esaltazione del personaggio mediatico vestito di bianco, ma coincideva con la Messa, i sacramenti, il catechismo, che dal Concilio di Trento in poi conoscevano quasi a memoria, anche quand'erano analfabeti.
Oggi la massa cattolica, diseducata da sessant'anni di "primavera conciliare" (della quale anche Joseph Ratzinger fu sin dall'inizio un protagonista) e di dittatura mediatica (la civiltà capitalista dell'immagine e dell'intrattimento) non si ricorda nemmeno dei dieci comandamenti. Ma guai a toccarle il papa del cuore. La papolatria diventa così un surrogato (e una deviazione) dell'autentica fede cattolica.
Per il clero cattolico ci sono due strade: o rivedere gli errori del Concilio Vaticano II riscoprendo la fede nella sua purezza dottrinale; oppure suicidarsi nella papolatria modernista.
Martino Mora