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lunedì 20 marzo 2023

Francesco: Vescovo di Roma, ma quando voglio io. E vola in Ungheria

La IV Domenica di Pasqua, comunemente chiamata “Domenica del Buon Pastore” a motivo del Vangelo che viene proclamato in questo giorno, è dedicata, nella diocesi di Roma in particolare, alle Sacre Ordinazioni Presbiterali. Una tradizione che ha sempre visto il Romano Pontefice mettere le mani in testa ai “suoi” preti. Sì, perché se qualcuno se ne fosse dimenticato, il Papa è il Vescovo di Roma.

In questi dieci anni di Pontificato, questa litania è stata propinata dal 13 marzo 2013. “E adesso – disse Francesco – incominciamo questo cammino, Vescovo e popolo, questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità a tutte le chiese”. Il rapporto con questa “comunità diocesana”, però, si è logorato ancor prima di essere costruito. Non si tratta, come qualcuno crede, solo delle recenti novità normative ma il modus agendi di Francesco è sempre stato, anche a San Giovanni in Laterano, quello di un elefante in una cristalleria.

I pregiudizi di Francesco
Jorge Mario Bergoglio ha chiaramente raggiunto Roma, anche a marzo del 2013, con il proprio bagaglio personale. Un bagaglio che non era fatto solo di indumenti ed effetti personali ma anche di esperienze e pregiudizi. Quando il gesuita Bergoglio venne nominato Provinciale in Argentina, nel 1973, la Compagnia di Gesù non ne ebbe grande giovamento. Nel 1979 dovettero spedirlo in Germania perché, disse l’olandese Peter Hans Kolvenbach, Bergoglio divise terribilmente quella provincia. Vi erano i gesuiti con lui e quelli contro di lui.

Nell’intervista “El Jesuita” lui stesso raccontò che in Germania, ogni volta che vedeva un aereo in cielo pensava che avrebbe potuto essere lui a bordo e poter ritornare in Argentina. Questo esilio forzato da parte della Compagnia di Gesù ha segnato indelebilmente Francesco e tutti i suoi atti di governo, le numerose invettive contro preti e vescovi, sono chiaramente la non accettazione psicologica di ciò che ha vissuto.

Sono numerose le bugie che Francesco ha pronunciato in questi anni. Un porporato che ha servito a lungo questo Stato ed è stato cacciato da Francesco, ha più volte detto: “Il Papa mi ha detto N bugie, ed un giorno le dirò una ad una”. Purtroppo, però, Bergoglio non le ha dette solo a lui ma in diverse occasioni. In primo luogo, in merito al caso di Marko Ivan Rupnik, Francesco ha riferito alla giornalista Nicole Winfield che non sapeva nulla di questo “affaire”. Francesco ha detto il falso perché ne parlò con diversi presbiteri prima che lo scandalo emergesse e, quando lo abbiamo pubblicato a dicembre, convocò subito un vescovo (anche lui spedito fuori dall’Urbe) a cui disse per filo e per segno ciò che “Rupnik faceva con le suore”. Il vescovo uscì da quel colloquio abbastanza traumatizzato e non erano ancora uscite testimonianze sui giornaletti.

Recentemente, nel libro “El Pastor”, Francesco racconta ciò che ha detto anche nell’ incontro con i gesuiti nella Repubblica Democratica del Congo. Il Papa dice che gli fu chiesto di diventare vescovo per due volte e rifiutò ma alla terza richiesta accettò perché c’era già il parere positivo del Preposito Generale della Compagnia di Gesù. Tale affermazione è falsa. “Il Padre Kolvenbach è stato colui che ha rotto i rapporti fra Bergoglio e la Compagnia di Gesù. Scrisse un parere, quando gli fu detto se poteva essere nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, dove metteva in evidenza tutte le problematiche che erano emerse durante il suo mandato di provinciale” riferisce un religioso della Compagnia di Gesù di Borgo Santo Spirito.

Non vi era, quindi, alcuna autorizzazione o placet. Anzi, a Borgo Santo Spirito era conservato, fino al 14 marzo 2013, il fascicolo su Jorge Mario Bergoglio. Quel fascicolo, oggi, non c’è più.

Non stupiscono queste parole, soprattutto dopo dieci anni in cui Francesco ha avuto modo di farsi conoscere, sia qui in Vaticano sia al grande pubblico. Anche nel governo della Chiesa Universale, infatti, il Pontefice argentino ha creato due schiere ben distinte: o per lui o contro di lui. Per lui, intendiamo Bergoglio. Perché, come abbiamo sottolineato più volte, il Papa come figura e istituzione è qualcosa che oggi è già superata. Si parla di persone, non di ciò che rappresentano.

Diocesi di Roma: un rapporto conflittuale
Secondo questa esperienza e questo vissuto, Francesco ha avviato, proprio con la sua diocesi, un cammino che è tutt’altro che benevolo. Riferisce di essere vescovo di Roma ma i presbiteri non li incontra, i seminaristi non li vuole neppure vedere da lontano e se interviene lo fa con dei sicari. Addirittura, quando ricevette il Seminario il giorno del suo genetliaco, disse che erano troppi e che non erano tenuti a restare lì ma potevano benissimo trovarsi una ragazza.

Sono finiti i tempi in cui San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si recavano presso il Seminario e si intrattenevano con i seminaristi raccontando anche eventi personali del proprio ministero.

Ora, Francesco, carico del proprio bagaglio di sofferenza e rancore, utilizza i pochi incontri con chierici e vescovi per bacchettarli. La maggior parte delle volte non conosce neppure le realtà che riceve ma se qualcuno del suo “cerchio magico” si lascia andare anche ad una semplice battuta su quella realtà, Bergoglio la prende e la riutilizza appena incontra quelle persone. Senza chiedersi neppure se quel termine o quella battuta non siano una mancanza di carità, un pregiudizio. L’esempio più chiaro è quello delle “bonete” (ribattute come “monete” dalla sala stampa”), dei pizzi e dei merletti. Francesco, ricevendo i presbiteri siculi, disse: “Ma carissimi, ancora i merletti, le bonete…, ma dove siamo? Sessant’anni dopo il Concilio! Un po’ di aggiornamento anche nell’arte liturgica, nella “moda” liturgica!”

Qualche presbitero siciliano si è chiesto: “Ma è mai stato qui?” No, ma non è necessario per Francesco conoscere quella realtà. Tutte le sue attività e le sue parole si fondano sul “sentito dire”. Rivolgendosi alla Curia Romana o ai presbiteri, sempre per bacchettarli, Bergoglio dice: “Il chiacchiericcio è un’arma letale che uccide la fratellanza”, allo stesso tempo, però, ama fare domande su tutto e su tutti ai suoi collaboratori.

Francesco non si chiede se quella persona parla, anch’essa per sentito dire o se ha pregiudizi, lui prende e “incassa”. Poi, agisce. Per questo, spesso, diciamo che agisce “di pancia”. Con la diocesi di Roma ha agito così, a gamba tesa, in più occasioni. I vescovi ausiliari di Roma e lo stesso Vicario, hanno sempre dei micro infarti ogni volta che il Bollettino comunica che Francesco ha ricevuto un membro del Consiglio Episcopale da solo. “In quei colloqui, infatti, il Papa tenta di farti dire qualunque cosa che poi possa utilizzare in futuro. Chiede, si informa sui singoli confratelli e vuole sapere nello specifico”, riferisce un prelato.
La tecnica è chiara: “Divide et impera”, nulla di nuovo.

Nessuna ordinazione: volo in Ungheria
Nonostante ad Aprile fossero previste le Sacre Ordinazioni Presbiterali, Francesco non ha comunicato nulla alla sua diocesi e il 27 febbraio in Vicariato e in Seminario è giunta la notizia che il Papa, proprio quel giorno, sarà in Ungheria. La diocesi deve ordinare i suoi futuri presbiteri e il vescovo se ne va in Ungheria. La coerenza non è di casa a Santa Marta. Se si parla di riforme economiche, Bergoglio è in prima fila, sulla cura pastorale c’è ancora molto da fare.

Possibile, poi, che nessuno abbia pensato di informare il Vicariato e il Seminario ma lo si debba venire a sapere dalla Sala Stampa? Francesco ha inviato, proprio qualche giorno fa, il suo pupillo Gianfranco Ghirlanda a spiegare che “il Papa è il Vescovo di Roma, non il Vicario” e ha tenuto banco per un’ora con questa “pantomima” ed ora il “Vescovo di Roma” non ordina i suoi preti ma, addirittura, se ne va in Ungheria?

Il 29 aprile 2023, primi vespri della Domenica del Buon Pastore, quindi, i presbiteri saranno ordinati dal Cardinale Vicario nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Lo sconcerto è molto e i sacerdoti, come abbiamo raccontato anche qui, sono molto arrabbiati. “Se Francesco vuole fare il vescovo di Roma lo faccia sul serio, sporcandosi le mani con i propri preti, entrando nei problemi delle nostre parrocchie. Altrimenti si tratta solo di riflettori e agenzie di stampa che battono parole”, ha detto un sacerdote dell’Urbe. Noi oseremmo dire che è meglio che il Papa faccia il Papa e lasci al suo Vicario la risoluzione dei problemi effettivi della diocesi. Magari un Vicario che sappia davvero prendere decisioni e non qualcuno che protegge solo i suoi padri o figli spirituali. 
F. P. - Fonte

11 commenti:

  1. LA CHIESA MATERIALE E L'ANIMA SONO IL TEMPIO DI DIO. IL CRISTIANO DEVE VEGLIARE AFFINCHE' NON VENGANO PROFANATI (S.AGOSTINO)

    Avete sentito, o fratelli? Ecco, quel tempio era soltanto una figura, e tuttavia da esso il Signore cacciò fuori tutti quelli che erano andati a fare i loro interessi, come ad un mercato. E che cosa vendevano essi nel tempio? Ciò che era necessario per i sacrifici di allora. La vostra Carità sa, infatti, che a quel popolo di una mentalità ancora carnale e dal cuore di sasso erano stati prescritti sacrifici tali che servissero a trattenerlo dal cadere nella idolatria; e così quel popolo immolava nel tempio sacrifici di buoi, di pecore e di colombe. Lo sapete, perché l'avete letto.

    Non era, quindi, un gran peccato vendere nel tempio ciò che si comprava per essere offerto nel tempio stesso; eppure, il Signore li cacciò. Che cosa avrebbe fatto, il Signore, se avesse trovato nel tempio degli ubriachi, dal momento che cacciò i venditori di cose lecite e non contrarie alla giustizia (infatti è lecito vendere ciò che è lecito comprare), se non tollerò che la casa della preghiera si trasformasse in un mercato?

    Se la casa di Dio non deve diventare un mercato, può diventare un'osteria? Io so che quando diciamo queste cose, gli interessati digrignano i denti contro di noi. Ma ci consola il salmo che avete sentito: Digrignarono i denti contro di me (Ps.34,16) sappiamo che c'è rimedio, anche quando si moltiplicano i flagelli contro Cristo, perché la sua parola stessa viene flagellata: Si son moltiplicati contro di me i flagelli, e non se ne rendono conto (Sal 34,15). Il Signore è stato flagellato coi flagelli dei Giudei, e viene flagellato con le bestemmie dei falsi cristiani: costoro moltiplicano i flagelli contro il loro Signore, e non se ne rendono conto. Quanto a noi, cerchiamo con il suo aiuto di fare del nostro meglio: Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Sal 34, 13).

    Lunedì della IV Settimana di Quaresima

    Gv.2,13-25 Gesù scaccia i mercanti dal Tempio

    S.AGOSTINO

    Tractatus 10 in Joannem, post initium

    Breviario Romano, Letture del Mattutino

    Letture della Messa


    Lezione( 3 Reg. 3,16-28) Il giudizio di Salomone

    Le due madri che si presentano al giudizio del re sono figura della Sinagoga e della Chiesa. La prima è la spietata matrigna che dopo aver soffocato la vita religiosa del suo popolo sotto il peso insopportabile di precetti tenta ora di soffocare anche il Cristo, venuto sulla terra per essere la vita deglio uomini, la seconda è la madre buona e sollecita che desidera la vita dei suoi figli e vuole strapparlo ad ogni costo dai lacci di Satana. Badiamo a non soffocare in noi la vita che ci è comunicata dal Signore e a non mortificare nella sonnolenza spirituale i propositi di bene suscitati in noi dalla Sua Grazia.

    Vangelo(Gv. 2,13-25) La cacciata dei mercanti dal Tempio

    Gesù fa comprendere che il vero tempio di Dio era il suo corpo e che la purificazione del tempio di Gerusalemme da Lui compiuta non era che una figura della purificazione che con la sua Passione e Morte avrebbe operato nell’umanità, liberandola dal peccato che aveva fatto della casa del Padre suo una casa di mercato. Con la sua Risurrezione Gesù avrebbe poi iniziato la costruzione del vero Tempio di Dio, perché gli uomini viventi nella grazia sarebbero divenuti membra sue e prolungamento della sua umanità. Il gesto di Gesù, inoltre era un’aperta condanna di quel popolo che aveva materializzato la propria religione sotto il peso di un’esteriorità ipocrita, fino a fare dei sacri recinti una dimora di animali.

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    1. Oggi sarebbe la festa do san Giuseppe, però..

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  2. Non preghiamo per cambiare la Volontà di Dio, ma per cambiare la nostra.

    Non preghiamo per avere cose buone; preghiamo piuttosto di essere buoni.

    La preghiera perfetta non è quella in cui diciamo a Dio ciò che desideriamo da Lui, ma quella in cui chiediamo a Dio ciò che Egli desidera da noi.

    (Beato Fulton J. Sheen, da "Libro di Preghiere in tempo di guerra")

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  3. Familiarum Columen, ora pro nobis!20 marzo, 2023 10:57

    Preghiera a san Giuseppe

    Glorioso San Giuseppe,
    sposo di Maria,
    estendi anche a noi la tua protezione paterna,
    tu che sei capace di rendere possibili
    le più impossibili delle cose.

    Guarda alle nostre presenti necessità,
    rivolgi i tuoi occhi di padre
    su ciò che preme ai tuoi figli.

    Aiutaci
    e prendi sotto la tua amorevole protezione
    le questioni così importanti
    che ti affidiamo,
    in modo che il loro esito favorevole
    sia per la Gloria di Dio
    e per il bene di noi
    che affettuosamente ti seguiamo.

    Amen.

    Composta da san Francesco di Sales

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  4. Una delle caratteristiche di questo pontificato è anche l'odio per le talari! Non che prima le cose andassero bene, ma almeno nelle occasioni più importanti a Roma stavano tutti con talare!! Oggi invece anche vescovi e cardinali hanno abbandonato la veste filettata e stanno in pantaloni!! Altrimenti...rischiano!! Vestire da sacerdoti è diventato quasi un crimine!!

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    1. La tattica adottata dal Concilio Vaticano II è stata quella di smantellare gradualmente la Chiesa Cattolica. Di codesta tattica ne è un esempio la riforma liturgica, peraltro già incominciata sotto Pio XII. Non si poteva dare troppo nell'occhio stravolgendo in un giorno secoli di dottrina, liturgia e cerimoniale. Quel che vedevamo fino a qualche tempo fa, erano reliquie del passato, ormai senza vita. Quella che ci ritroviamo dinnanzi non è più la Chiesa Cattolica, soprattutto per la dottrina, e poi per tutto il resto, che può sembrare accessorio, ma non lo è affatto. Nella liturgia tutto ha un significato, così come nel cerimoniale. Nel momento stesso in cui scompaiono i segni esteriori, scompaiono pure i principii che li determinano. La Chiesa Cattolica non è scomparsa, beninteso, non può scomparire. Tuttavia quella che abbiamo dinnanzi è la contraffazione di essa, che serve mirabilmente all'instaurazione del nuovo ordine mondiale massonico, ma non si preoccupa di certo della maggior gloria di Dio e della salvezza delle anime. Il libro di Maurice Pinay "Complotto contro la Chiesa", Edizioni Effedieffe, può essere di grande aiuto per la comprensione dello stato attuale delle cose.

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  5. Regnante Papa Benedetto XVI, l'uso della talare era stato reso obbligatorio in Vaticano, purtroppo dal 2013 pizzi e merletti sono bannati e si vedono 'sacerdoti' conciati come straccioni, anche in tv, verrebbe da dire come Zalone in un suo film ' Ah, sei prete? Mettete nu pezz'e collarino, 'na croce, qualcosa......'

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  6. qui tutti raccontano bugie..
    dice l'articolo "Non vi era, quindi, alcuna autorizzazione o placet [fatta da Konvelbach, il Provinciale dei gesuiti] , ora ,visto che Bergoglio fu nominato vescovo, l'autorizzazione o placet che dir si voglia ci fu senz'altro, , perchè senza autorizzazione non avrebbbe potuto esserlo : a causa del loro voto i gesuiti per essere nominati vescovi devono avere l'autorizzazione del loro superiore. Quindi mente anche l'articolo.

    marina

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  7. LIVE STREAMING OF MASSES20 marzo, 2023 19:13

    Monday 20th March 2023: Saint Joseph (Mass followed by Benediction of the Blessed Sacrament)
    https://www.youtube.com/watch?v=0kiKRnfqbr0
    Sacred Heart Church - Limerick - ICKS

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  8. Oggi, liturgicamente la festa di San Giuseppe, pensavo all'uomo sommamente giusto.
    Riflettendo su Jorge Mario Bergoglio, trovo invece molto ingiusto il suo modo di fare.
    Questo non lo destina irrevocabilmente all'inferno (di cui non crede l'esistenza).
    La misericordia di Dio, che JMB ha citato spesso a vanvera, c'è davvero, per nostra grazia.
    Anche lui, anch'io, possiamo beneficiare dell'immenso dono della paterna carità di Dio.
    Il Signore attende la conversione del peccatore pentito. Desidera di poterlo salvare.
    C'è una possibilità di salvezza anche per il peggiore dei figli che gli voltano le spalle.
    Però, come non c'è sicuramente l'inferno, non c'è nemmeno automaticamente il paradiso.
    Il danno provocato ad ogni singola pecorella del gregge richiede la giusta purificazione.
    E' una questione di giustizia, la quale identifica l'esser giusti, come San Giuseppe.
    Che capì bene di non essere lo sposo di "una donna come tutte le altre".
    San Giuseppe era giusto e gli angeli di Dio lo istruivano. Visse con Maria e con Gesù.
    Diverso è quando ad istruirti è il mondo, nel quale gli spiriti, anche cattivi, abbondano.
    Un gesuita dovrebbe esserne più istruito di altri. Che Dio doni ad ognuno il discernimento.
    Con Maria santissima Madre del Buon Consiglio, e con Gesù vero Dio e vero uomo, La Verità.

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  9. Se è vero che il papa dice le bugie, per me è particolarmente grave. Un chierico che mentisce è qualcosa di veramente brutto: il papa, poi... Se è vero, dico.

    Ricordate il famoso episodio di san Tommaso d'Aquino a cui dicono che c'è un asino che vola? Lui si precipita alla finestra a guardare, e il confratello si butta via dalle risa: "Com'è possibile che un uomo così dotto possa credere che gli asini volino?" E frà Tommaso: "M'è più facile credere che un asino possa volare che credere che un frate possa mentire".

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