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mercoledì 1 marzo 2023

Mercoledì delle Quattro Tempora di Quaresima

Ripropongo per sempre meglio conoscere l'Anno Liturgico e le sue gemme spirituali. Pratiche abbandonate con il Novus Ordo; ma tuttora vive in chi custodisce la Tradizione.
Nel calendario liturgico del Rito Romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni - mercoledì, venerdì e sabato - di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell'anno, destinati al digiuno e alla preghiera. Giorni che cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento, fra la prima e la seconda domenica di Quaresima, fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità e generalmente la settimana seguente l'Esaltazione della Santa Croce, (14 settembre). La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l'astinenza in ogni venerdì, e i fedeli sono invitati a confessarsi. Questa regola è tutt'ora seguita dai fedeli Cattolici che lo desiderano, ed in particolare per coloro che osservano il calendario liturgico del 1962. Vedi anche le Quattro Tempora di Avvento [qui] e di Pentecoste [qui].

1 marzo 2023: Mercoledì delle Quattro Tempora di Quaresima
 
Al digiuno quaresimale viene ad aggiungersi oggi quello delle Quattro Tempora. Parimenti Venerdì e Sabato avremo un doppio motivo di praticare la penitenza. Dobbiamo consacrare a Dio la stagione della Primavera, offrendogli le primizie nel digiuno e nella preghiera; dobbiamo invocare dall'alto la benedizione del Signore sulle ordinazioni dei Sacerdoti e dei sacri Ministri. Abbiamo dunque il massimo rispetto di questi tre giorni.
Fino all'XI secolo il digiuno delle Quattro Tempora di Primavera fu collocato nella prima settimana di marzo, e quello delle Quattro Tempora d'estate nella seconda settimana di giugno. Ma un decreto di san Gregorio VII le fissò nei periodi che noi attualmente li celebriamo: le Quattro Tempora di Primavera nella prima settimana di Quaresima e quelle dell'Estate nella prima settimana di Pentecoste. La Stazione odierna è a S. Maria Maggiore. Onoriamo la Madre di Dio, rifugio dei peccatori, e preghiamola che offra lei al Giudice divino l'umile tributo delle nostre soddisfazioni.
La Chiesa, che nei Mercoledì delle Quattro Tempora ci presenta sempre due letture della sacra Scrittura, in luogo dell'Epistola della Messa, oggi riunisce i due grandi tipi della Quaresima dell'Antico Testamento, Mosè ed Elia, per far risaltare alla nostra mente la dignità del digiuno quaresimale, al quale Gesù Cristo stesso è venuto a dare un carattere ancora più sacro, realizzando nella sua persona ciò che la Legge ed i Profeti avevano solo espresso in figura.

Prima Lezione (Es 24,12-18). - In quei giorni: Il Signore disse a Mosè: Sali da me sul monte e fermati lì, che io ti darò le tavole di pietra, la legge e i precetti che ho scritti, affinché tu li insegni ai figli d'Israele. E Mosè partì con Giosuè suo ministro e salì sul monte di Dio, dopo aver detto agli anziani: Aspettateci qui, finché non torniamo a voi. Avete con voi Aronne e Hur; se venisse a nascere qualche questione, rivolgetevi a loro. Or salito che fu Mosè sul monte, la nuvola coperse il monte, e la gloria del Signore si posò sul Sinai, coprendolo con la nuvola per sei giorni, e nel settimo giorno Dio chiamò Mosè di mezzo alla caligine. Or la manifestazione della gloria di Dio appariva ai figli d'Israele come un fuoco ardente sulla cima del monte. E Mosè, entrato in mezzo alla nuvola, salì sul monte, e vi stette quaranta giorni e quaranta notti.

Seconda Lezione (3Re 19,3-8). - In quei giorni; Giunto che fu Elia a Bersabee di Giuda, licenziò il suo servo, e s'inoltrò nel deserto per una giornata di cammino. Postosi poi a sedere sotto un ginepro, chiese per sé la morte, esclamando: Basta, o Signore! Or prendi l'anima mia; che io non sono migliore dei miei padri. Si sdraiò e s'addormentò all'ombra del ginepro. Ed ecco un Angelo del Signore viene a toccarlo e a dirgli: Alzati e mangia. Egli riguardò e vide vicino al suo capo un pane cotto sotto la cenere e un vaso d'acqua. E com'ebbe mangiato e bevuto, s'addormentò di nuovo. Ma l'Angelo del Signore tornò di nuovo a toccarlo e a dirgli: Alzati e mangia, perché ti rimane da fare un lungo cammino. Elia, s'alzò, mangiò e bevve, e poi, per la forza di quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio, Oreb.

L'Eucaristia.
Mosè ed Elia digiunano quaranta giorni e quaranta notti, perché stanno per avvicinarsi a Dio. È necessario che l'uomo si purifichi, che si liberi dal peso del suo corpo, se vuoi mettersi in contatto con Colui ch'è lo Spirito. Ma la visione di cui furono favoriti questi due santi uomini fu molto imperfetta: essi sentirono che il Signore era vicino a loro, ma non ne videro la gloria. In seguito il Signore s'è manifestato nella carne; e l'uomo l'ha visto, l'ha ascoltato e lo ha toccato con le mani (1Gv 1,1). Pur non appartenendo noi ai fortunati mortali che conversarono col Verbo della vita, nella divina Eucarestia ci è concesso ben di più che il vederlo: entra in noi e diviene nostra sostanza. Il più umile fedele, nella Chiesa, possiede Dio più appieno che non Mosè sul Sinai ed Elia sul monte Oreb. Non meravigliamoci allora se la Chiesa, per prepararci a ricevere un tale favore nella festa di Pasqua, ci fa prima attraversare una prova di quaranta giorni, ch'è molto meno rigorosa di quella che fu, per Mosè ed Elia, la condizione della grazia che Dio si degnò concedere loro.

Vangelo (Mt 12,38-50). 
- In quel tempo; Dissero a Gesù alcuni degli scribi e dei farisei: Maestro, desideriamo di vedere da te un segno. Ma egli rispose: Questa generazione malvagia e adultera cerca un segno, e non le sarà dato altro che quello del profeta Giona. Infatti come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. I Niniviti sorgeranno, nel giudizio, contro questa generazione e la condanneranno, perché essi fecero penitenza alla predicazione di Giona; ed ecco vi è qui uno che è da più di Giona. La regina del Mezzogiorno sorgerà nel giudizio contro questa generazione e la condannerà, perché essa venne dagli ultimi confini della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco qui uno che è da più di Salomone.
Or quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, vagola per luoghi aridi in cerca di riposo, e non lo trova. Allora dice: Tornerò a casa mia da cui sono uscito. E quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va a prendere seco altri sette spiriti peggiori di lui ed, entrato in essa, vi si stabiliscono, e l'ultimo stato di quell'uomo diviene peggiore del primo. Così accadrà a questa generazione malvagia. Mentre Gesù parlava alle turbe, ecco sua madre e i suoi fratelli star fuori e chiedere di parlargli. E uno gli disse: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli son là fuori e cercan di te. Ma egli, rispondendo a chi gli aveva parlato, disse: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E stesa la mano verso i discepoli disse: Ecco la mia madre e i miei fratelli, poiché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, mi è fratello, sorella e madre.

Il castigo dell'incredulità.
Il Salvatore denuncia ad Israele i castighi che l'attendono a causa del suo volontario accecamento e della durezza del suo cuore. Israele vuole prodigi per credere: ne è circondato da tutte le parti, e non li vede? Così sono gli uomini dei nostri giorni; vorrebbero avere delle prove per credere alla divinità del cristianesimo, quando tutta la storia è aperta davanti ai loro occhi. Gli avvenimenti presenti ne sono una testimonianza ma essi non prestano loro attenzione, e continuando ad appoggiarsi ai loro fallaci sistemi, non arriveranno a comprendere che la Chiesa cattolica è il fondamento della società se non il giorno in cui la società che essi stessi hanno isolato dalla Chiesa, crollerà nell'abisso scavato dalle loro mani. "Generazione perversa ed adultera", dice il Signore, contro la quale si leveranno i popoli infedeli, che non hanno conosciuto le istituzioni cristiane, e che le avrebbero forse amate e conservate. Temiamo anche noi la sorte dei Giudei, per i quali né l'assedio di Gerusalemme, né la sua distruzione sono bastate ad aprire i loro occhi; ed ancora oggi, dopo una schiavitù di diciannove secoli, rimangono ostinati nelle illusioni della loro superbia.

Il buon esempio.
Che i figli della Chiesa, in mezzo ai pericoli della società, comprendano anch'essi la propria responsabilità; e si pongano la domanda come mai i sapienti e i politici di questo mondo non fanno più assegnamento sopra di loro, e come mai ancora oggi, qua e là, si dura tanta fatica a scorgere fra questi uomini l'elemento cattolico. Forse la ragione si trova nel fatto che i cattolici hanno trascurato la Chiesa e le sue pratiche. Si forma ogni giorno più nelle nostre chiese la solitudine, i Sacramenti non sono più frequentati, e della Quaresima non è rimasta che la sola parola sul calendario. Urge che torniamo, non solo alla fede dei nostri padri, ma anche alla osservanza delle leggi cristiane; allora il Signore si muoverà a compassione del suo popolo infedele, per amore dei giusti che sono rimasti sempre vicini a Lui. L'apostolato dell'esempio produrrà i suoi frutti se un piccolo drappello di fedeli fu per i popoli dell'impero romano il lievito di cui parla il Salvatore, che fece fermentare tutta la massa (Vangelo della VI Domenica dopo l'Epifania), anche lo zelo col quale noi confesseremo e praticheremo i doveri della milizia cristiana otterrà il suo risultato, in seno all'attuale società, che ancora possiede più elementi cattolici di quello che non si pensi.

Preghiamo
Illumina, o Signore, le nostre anime colla luce del tuo splendore; affinché possiamo vedere ciò che è da fare, ed eseguire ciò che è retto.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 519-522)

10 commenti:

  1. Nel calendario antico le Tempora sono i mercoledì, venerdì e sabato di ogni stagione, climatica e liturgica, dedicati alla penitenza e al digiuno; oggi è il Mercoledì delle Tempora di Quaresima, e lo si può insieme santificare mangiando del tempura. Il tempura è un piatto della cucina giapponese consistente in una frittura leggerissima di verdure e, a volte, pesce o gamberi; pochi sanno che il nome tempura deriva dalle Quatuor tempora del calendario liturgico tradizionale, appunto quei giorni di una stessa settimana (mercoledì, venerdì e sabato), una per ognuna delle quattro stagioni - donde il nome - in cui erano prescritti digiuno, preghiera ed astinenza. Secondo la tradizione furono i missionari gesuiti europei, (come il maceratese Matteo Ricci, missionario in Cina), o addirittura lo stesso San Francesco Saverio, a richiedere, nei giorni di magro, dei piatti senza carne ai loro cuochi indigeni, e in questo caso la frittura di verdure andava bene. Tale metodo, assai diffuso nei Paesi mediterranei, era sconosciuto in Giappone, e fu lì insegnato dai sacerdoti cattolici europei!
    Dal Giappone (o meglio, in qualche modo, dall'Europa, anche dall'Italia) di nuovo in Europa un tempura mangiato in un buon ristorante a Fermo nei giorni scorsi: questo tempura, però, è italianissimo e anzi marchigianissimo, con la frittura a tempura di verdure ed erbe locali quali cipolle, carciofi, salvia e menta!

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  2. 1 Marzo, capodanno nell'antica Roma01 marzo, 2023 13:41

    Marzo, il mese del dio Marte, dell’inizio della primavera e del fuoco sacro di Vesta
    L’inizio dell’anno per i romani era marzo perché iniziava la primavera e questo rappresenta un simbolo di rinascita e rinnovamento anche per la terra. Marte, da cui deriva marzo, non era solo visto come il dio della guerra ma il difensore della terra dalle calamità naturali e soprannaturali: fu questa la tradizione che fino almeno al II secolo a. C. anche i romani mantennero, assegnando al mese a lui dedicato, marzo, il compito di aprire ogni nuovo anno. Il 1 marzo inoltre era rinnovato il fuoco sacro nel Tempio di Vesta. Fu poi nel 191 a.C. che il pontefice massimo Publio Licinio Crasso con la lex Acilia de intercalatione spostò la festa al 1 gennaio, rendendo inevitabile che Cesare scegliesse questo come primo mese dell’anno nella sua riforma di poco sucessiva.

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  3. Incomincia oggi il Mese di Marzo in onore di San Giuseppe.

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  4. Marzo; terzo mese dell'anno civile, è dedicato tutto a San Giuseppe di Nazareth (feste, 1°, 3 e 25 gennaio, 22 febbraio, 19 e 20 marzo, mercoledì III e Domenica III e Domenica IV dopo Pasqua, 1° maggio, mercoledì IV dopo Pentecoste, 20 luglio, 2 agosto, 19 settembre, giovedì III e Domenica IV di Avvento, 12, 16. 25 e 26 dicembre e Domenica nell’Ottava di Natale).
    Il 21 marzo, festa di San Benedetto da Norcia (altre feste, 14 marzo, 3 giugno e 11 luglio) avviene l'equinozio di primavera.
    Kαλό μήνα σε όλους!

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  5. Kαλό μήνα σε όλους!
    Mi pare 'buon mese a voi tutti!'

    Grazie. Mi associo!

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  6. Per il mese di san Giuseppe e non solo. Le litanie di san Giuseppe in latino seguite dalla traduzione in italiano
    Kyrie, eléison.
    Christe, eléison.
    Kyrie, eléison.
    Christe, audi nos.
    Christe, exáudi nos.
    Pater de cælis, Deus, miserére nobis.
    Fili, Redémptor mundi, Deus, miserére nobis.
    Spíritus sancte, Deus, miserére nobis.
    Sancta Trínitas, unus Deus, miserére nobis.
    Sancta María, ora pro nobis.
    Sancte Ioseph, ora pro nobis.
    Proles David ínclyta, ora pro nobis.
    Lumen Patriarchárum, ora pro nobis.
    Dei Genitrícis sponse, ora pro nobis.
    Custos Redemptóris, ora pro nobis.
    Custos pudíce Vírginis, ora pro nobis.
    Fílii Dei nutrítie, ora pro nobis.
    Christi defénsor sédule, ora pro nobis.
    Serve Christi, ora pro nobis.
    Miníster salútis, ora pro nobis.
    Almæ Famíliæ præses, ora pro nobis.
    Ioseph iustíssime, ora pro nobis.
    Ioseph castíssime, ora pro nobis.
    Ioseph prudentíssime, ora pro nobis.
    Ioseph fortíssime, ora pro nobis.
    Ioseph obedientíssime, ora pro nobis.
    Ioseph fidelíssime, ora pro nobis.
    Spéculum patiéntiæ, ora pro nobis.
    Amátor paupertátis, ora pro nobis.
    Exémplar opíficum, ora pro nobis.
    Domésticæ vitæ decus, ora pro nobis.
    Custos vírginum, ora pro nobis.
    Familiárum cólumen, ora pro nobis.
    Fúlcimen in difficultátibus, ora pro nobis.
    Solátium miserórum, ora pro nobis.
    Spes ægrotántium, ora pro nobis.
    Patróne éxsulum ora pro nobis.
    Patróne afflictórum, ora pro nobis.
    Patróne páuperum, ora pro nobis.
    Patróne moriéntium, ora pro nobis.
    Terror dæmónum, ora pro nobis.
    Protéctor sanctæ Ecclésiæ, ora pro nobis.
    Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, parce nobis, Dómine.
    Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, exáudi nos, Dómine.
    Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, miserére nobis.
    ℣. Constítuit eum dóminum domus suæ.
    ℞. Et príncipem omnis possessiónis suæ.
    Orémus.
    Deus, qui ineffábili providéntia beátum Ioseph, sanctíssimæ Genitrícis tuæ sponsum elígere dignátus es, prǽsta, quǽsumus, ut, quem protectórem venerámur in terris, intercessórem habére mereámur in cælis. Qui vivis et regnas in sǽcula sæculórum.
    ℞. Amen.
    ****

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  7. Le litanie di san Giuseppe in italiano
    Signore, pietà
    Signore, pietà
    Cristo, pietà
    Cristo, pietà
    Signore, pietà
    Signore, pietà
    Cristo, ascoltaci
    Cristo, ascoltaci
    Cristo esaudiscici
    Cristo esaudiscici
    Padre celeste, Dio, abbi pietà di noi
    Figlio, Redentore del mondo, Dio, abbi pietà di noi
    Spirito Santo, Dio, abbi pietà di noi
    Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi
    Santa Maria, prega per noi
    San Giuseppe, prega per noi
    Glorioso figlio di Davide, prega per noi
    Splendore dei Patriarchi, prega per noi
    Sposo della Madre di Dio, prega per noi
    Custode del Redentore, prega per noi
    Custode purissimo della Vergine, prega per noi
    Tu che nutristi il Figlio di Dio, prega per noi
    Solerte difensore di Cristo, prega per noi
    Servo di Cristo, prega per noi
    Ministro della Salvezza, prega per noi
    Capo dell’alma Famiglia, prega per noi
    Padre nella tenerezza, prega per noi
    Padre nell’obbedienza, prega per noi
    Padre nell’accoglienza, prega per noi
    Padre dal coraggio creativo, prega per noi
    Padre lavoratore, prega per noi
    Padre nell’ombra, prega per noi
    O Giuseppe giustissimo, prega per noi
    O Giuseppe castissimo, prega per noi
    O Giuseppe prudentissimo, prega per noi
    O Giuseppe fortissimo prega, per noi
    O Giuseppe obbedientissimo, prega per noi
    O Giuseppe fedelissimo, prega per noi
    Modello di pazienza, prega per noi
    Amante della povertà, prega per noi
    Modello dei lavoratori, prega per noi
    Decoro della vita domestica, prega per noi
    Custode dei vergini, prega per noi
    Sostegno delle famiglie, prega per noi
    Sostegno nelle difficoltà, prega per noi
    Conforto dei sofferenti, prega per noi
    Speranza degli infermi, prega per noi
    Patrono degli esuli, prega per noi
    Patrono degli afflitti, prega per noi
    Patrono dei poveri, prega per noi
    Patrono dei moribondi, prega per noi
    Terrore dei demoni prega, per noi
    Protettore della Santa Chiesa, prega per noi
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdonaci, o Signore.
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, ascoltaci, o Signore
    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
    ℣. Lo ha costituito padrone della sua casa .
    ℞. E principe sopra ogni suo possedimento.
    Preghiamo.
    O Dio, che con ineffabile provvidenza ti degnasti di eleggere il beato Giuseppe a sposo della tua santissima Madre, deh! concedi che, venerandolo quale protettore in terra, meritiamo di averlo intercessore nel cielo.
    Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
    ℞. Amen

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  8. Il 1° Marzo 1445 nasceva a Firenze Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, noto con il nome di SANDRO BOTTICELLI.
    Ci auguriamo che la sua Primavera sia di buon auspicio per tutti.

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  9. Dal grande azzeramento, dalla transizione digitale, dal patto globale educativo,dalle minkiate ecologiste, o Glorioso San Giuseppe, dalla gassosa politichetta tecnocratica,dal transumanesimo, salvaci. Il tuo Sacro Manto offerto in questo in questo mese, dalla Rivoluzione ci protegga.

    Amen

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  10. LA LEGGENDARIA LETTERA DI NOSTRO SIGNORE.

    Come ben noto, i Vangeli furono scritti dai santi Marco, Matteo, Luca e Giovanni; Nostro Signore non lasciò tracce scritte e anche le successive raccolte, come i cosiddetti Agrafon (i detti non scritti), non sono grafia diretta di Cristo.
    Eppure, secondo antiche leggende, vi sarebbe una lettera, uno scritto direttamente dalla Sua Mano, scritto che avrebbe mandato ad un sovrano arabo.

    La leggenda si innesta sulla tradizione del cosiddetto Mandylion ovvero quel misterioso lenzuolo, molto probabilmente la Sindone di Torino, che sotto il secondo regno di Abgar V di Osroene (13-50) venne portato ad Edessa, capitale del regno.
    Questa leggenda approfondisce la storia di questa ambasceria che il re Abgar, sovrano arabo, mandò a Gesù con la speranza di portarlo nella capitale o come minimo di ottenere un mezzo per guarire dalla lebbra che affluisce il re fino all'arrivo di san Giuda Taddeo.
    Non solo, come nella storia ufficiale, il re avrebbe visto tornare il suo ministro, cui aveva affidato uno scritto per Gesù Cristo, con la promessa da parte di Nostro Signore di mandargli qualcuno per guarirlo ma questo ministro avrebbe addirittura recapitato una lettera scritta da Cristo in risposta a quella di Abgar, lettera che, secondo Eusebio di Cesarea, sarebbe stata poi conservata negli archivi di Edessa.
    Ecco il testo.

    "Benedetto sei tu che hai creduto in Me senza avermi visto poiché sta scritto che coloro che mi videro non crederanno e crederanno coloro che non mi videro e saranno salvati. Ma per quanto concerne invece ciò che mi hai domandato, ovvero che dovrei giungere da te, è necessario per Me che Io compia tutte le cose qui per le quali sono stato mandato e dopo che Io torni a Colui che mi ha mandato. Ma dopo che sarò asceso, manderò uno dei miei discepoli affinché possa curare la tua malattia e portare la Vita a te e ai tuoi"

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