Nella nostra traduzione da OnePeterFive emergono le vicende sofferte dei seminaristi costretti a scegliere tra la Tradizione e le derive ingravescenti postconciliari. Qui l'indice degli articoli su Traditionis custodes e successivi.
A un seminarista a metà strada:
vale la pena ricominciare?
Peter Kwasniewski
Caro amico,
Spero che alcune di queste riflessioni le saranno utili per compiere i suoi prossimi passi.
Cordiali saluti, in Cristo,
Dottor Kwasniewski
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[1] Citato da San Tommaso nella Catena Aurea in Luca 11.
Un giovane mi ha inviato una lettera in cui esprime la sua perplessità sull'opportunità di entrare in una comunità che celebra entrambe le “forme” della Messa, oppure una esclusivamente tradizionale.
Caro amico,
Grazie per avermi scritto in merito alla sua difficile situazione. Ha trascorso gran parte del suo tempo in seminario, ma ha dei dubbi sul cammino da percorrere. Mi creda, non è solo in questo; molti uomini che si sentono chiamati al sacerdozio sono alle prese con questa domanda se possano o debbano celebrare il Novus Ordo. E non è difficile capire perché si tratta una lotta.
Al punto in cui siamo, decenni dopo che Montini ha imposto i nuovi libri liturgici, siamo ora così ampiamente consapevoli delle carenze e delle deformazioni presenti in tutti i riti "riformati e rinnovati" — specialmente se visti sullo sfondo nitido dei loro augusti predecessori occidentali e paralleli orientali — che è difficile non essere acutamente consapevoli che, riguardo alla liturgia in quanto tale, si sta dando al Signore qualcosa di ripiego offrendogli, per così dire, beni alterati. Sì, l'agnello del sacrificio è ancora presente, ed è per questo che non si tratta di uno spettacolo vuoto, al pari dei servizi protestanti; ma c'è quella dimensione di convenienza e autenticità che va ben oltre la validità giuridica, aprendosi alla pienezza dell'ortodossia, allo spirito di riverenza, pietà e devozione, al nutrimento spirituale. La liturgia è l'icona davanti alla quale il sacerdote trascorrerà la sua vita, e dalla cui rappresentazione sarà plasmato. Desidera apparire un Beato Angelico o un Picasso? (Di seguito fornisco alcune immagini per illustrare il punto.)
In ogni caso, la differenza tra vecchia e nuova liturgia non è una questione di mera estetica, come giustamente lei dice. Si possono vestire in modo abbastanza simile, ma temo che sia come la differenza tra il legittimo erede e il nouveau riche parvenu. L'una ha classe, cultura, buone maniere, una ricca storia familiare, naturalezza disinvolta; l'altra è un villano ben vestito catapultato nella sua posizione dal decreto papale.
Parlando con tanti sacerdoti che celebrano entrambe le “forme” ho appreso che spesso essi soffrono terribilmente per la schizofrenia pratica che ne deriva. In questo rito, mi genufletto subito dopo la consacrazione, per adorare il mio Dio; ma in quell'altro rito lo sollevo subito perché la gente lo veda, anche se ogni fibra del mio essere vuole inginocchiarsi come i Magi. In questo rito, bacio ripetutamente l'altare, donandogli l'ardore della mia fede e il mio desiderio di unione eterna con Cristo, mentre in quell'altro rito, un bacio all'inizio, uno alla fine, e poi basta. Si potrebbero trovare altri esempi ad nauseam.
Non si tratta di due forme dello stesso rito [vedi]; si tratta di due riti diversi che condividono una struttura generica e un'infarinatura di testi, ma per il resto sono mondi diversi da abitare. Mi sembra che i partigiani del biritualismo salvino le loro coscienze o almeno medichino le loro ferite con l'abbondante approvvigionamento di "incenso e campane" (nel senso di enfasi rituale in una dimensione estetica -ndT), che evidentemente assicura il successo. Il che è molto meglio del brutale Novus Ordo nelle zone selvagge di periferia. Una buona dose di riverenza può essere suscitata dall'uso del canto, del latino, ad orientem, dei paramenti e dei vasi liturgici giusti, ecc. Tuttavia, la cosmesi arriva solo a un certo punto quando ci sono profonde differenze nei contenuti tra i messali, i calendari, i mondi delle rubriche e del cerimoniale, e la spiritualità che essi incarnano e imprimono.
Insomma: un sacerdote è sacerdote perché è ordinato per offrire il sacrificio. Tutto il resto deriva da quello. Pertanto, una chiamata al sacerdozio non può essere separata né teoricamente né praticamente dalla questione del sacrificio da offrire – e non si può soltanto “offrire il sacrificio” in senso generico, deve essere sempre all'interno di una certa tradizione, orientale o occidentale; all'interno di un certo rito o uso : romano, ambrosiano, mozarabico, ordinariato anglicano, montiniano (cioè di Paolo VI); e con una dipendenza quotidiana da una regola di vita e di preghiera centrata sulla Messa e sull'Ufficio divino.
Niente di tutto questo le è nuovo. La domanda è, cosa fare? Apprezzo pienamente il desiderio di non reiterare il seminario! Tuttavia, ho incontrato seminaristi più anziani che, dopo alcuni anni di seminario diocesano, hanno deciso di ricominciare da capo in una delle comunità tradizionali: la Fraternità Sacerdotale San Pietro, l'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote, l'Istituto del Buon Pastore, o un monastero come Clear Creek, Norcia o Silverstream, affermano che è stata la decisione migliore che abbiano mai preso. La formazione accademica era di gran lunga superiore e la vita liturgica tradizionale pienamente integrata dava loro una connubio di ardore e pace che non avevano mai sperimentato in tutti gli anni difficili nel tentativo di nascondere i loro veri pensieri e sentimenti. Una solida formazione è fondamento solido di una feconda vita sacerdotale, e se il Signore nella Sua imperscrutabile Provvidenza la porta a un nuovo inizio, benedica il Suo Santo Nome per averle dato quella meravigliosa opportunità di scavare fondamenta più profonde e costruzioni più elevate con il Suo aiuto.
Per quanto riguarda il clero secolare, il problema enorme dei nostri tempi è, naturalmente, lo stesso episcopato, che ha perso il suo “primo amore”, cioè l'offerta del culto divino nello splendore della verità e in continuità con la tradizione. Mentre ci sono alcune felici eccezioni, la maggior parte dei vescovi nel tempo peggiora, mentre si aggrappa disperatamente al proprio potere e al sogno (piuttosto, un incubo) del Concilio Vaticano II "nuova primavera". Anni fa ho letto il detto “la crisi della Chiesa è una crisi dei vescovi”, e mi sembra proprio esatto. Come dice San Gregorio Nazianzeno:
La luce e l'occhio della Chiesa è il Vescovo. Bisogna dunque che come il corpo è ben diretto finché l'occhio si conserva puro, ma va strabico quando si corrompe, così anche riguardo al Presule può essere, a seconda del suo stato, come ineludibile conseguenza, che la Chiesa naufraghi o si salvi. [1]
Se un giovane conservatore o di mentalità tradizionale sceglie di entrare in un seminario diocesano perché il vescovo in quel momento è buono, come farà a sapere come potrebbe essere il prossimo vescovo? Che dire delle centinaia di seminaristi in tutto il mondo che sono entrati sotto il Summorum Pontificum, ansiosi di imparare e offrire la Messa tradizionale, e poi sono stati ordinati dopo la Traditionis Custodes quando la scure era caduta sulle loro speranze, separando il loro futuro dal passato della Chiesa? Il cammino diocesano è veramente un cammino insidioso, disseminato di immensi ostacoli e pericoli mortali. Ciò non significa che non dovrebbe essere intrapreso da alcuni; ma occorrono nervi d'acciaio e coraggio invincibile, e si deve esser disposti, per esempio, ad allenarsi segretamente per offrire la Messa privata, che nessun prelato terreno può loro togliere.
Tempo fa per la lectio divina leggevo il libro del profeta Geremia e sono rimasto colpito dal modo in cui descrive i governanti e i principi che diventano più testardi e più sicuri mentre la caduta di Gerusalemme si avvicina e gli avvertimenti di Geremia diventano più schietti. Non è esattamente ciò a cui stiamo assistendo? I laici praticanti vedono molto chiaramente cosa sta succedendo, ma i governanti e i principi puntano i piedi e non cambieranno rotta, non si pentiranno della follia della modernizzazione e della pseudo-inculturazione. Quindi la loro casa è condannata e crollerà. Mi stupisce che più vescovi non si siano resi conto del fatto ovvio che se vogliono davvero più sacerdoti, dovranno accogliere giovani uomini che semplicemente non sono interessati al rito papale moderno e voglio celebrare l'antico rito latino. Suppongo che questo dimostri che preferirebbero vedere le loro chiese chiuse e le loro diocesi avvizzire piuttosto che concedere alla liturgia latina un posto d'onore. Questo di per sé la dice lunga, non è vero? Non è esagerato parlare di una silenziosa apostasia della gerarchia. Chiunque sia dedito ad un percorso fallimentare non è impegnato nel Signore della verità.
Nel frattempo, dove si sta verificando la crescita? Nelle comunità tradizionali che, nonostante una precaria esistenza canonica, fioriscono di clero, religiosi e fedeli. Per questo, allora, i giovani pensano seriamente alla Fraternità San Pietro, all'Istituto Cristo Re, all'Istituto del Buon Pastore, ai Figli del Santissimo Redentore, ai Missionari di San Giovanni Battista, al Canonici Regolari della Nuova Gerusalemme, e altri ordini, istituti e comunità fondati sulla roccia del rito latino tradizionale. Offrono qualcosa di assolutamente consistente e coerente, classicamente romano, e c'è una grande tranquillità nel sapere, in anticipo, che non si sarà chiamati a commettere, o tollerare, abusi e aberrazioni liturgiche, che è praticamente il modo più secolarizzato che il clero trascorre per metà della propria vita o più, mentre la coscienza sussurra: “Questo è sbagliato. Perché ne sono partecipe?
Mi sembra, come ultimo punto, che non sia impossibile in buona coscienza entrare a far parte di una comunità che usa entrambi i riti – quello romano e quello papale moderno – purché lo si faccia con la riserva mentale di celebrare il Novus Ordo solo quando richiesto dai propri superiori (allora sarebbe un atto di obbedienza), e solo se non ci fossero abusi liturgici chiesti o attesi da lei. Conosco comunità in cui molti padri hanno una decisa preferenza per l'antico rito e che lo fanno il più spesso possibile privatamente, e lo aincrementano pubblicamente a seconda delle circostanze. Poiché l'antico rito fa già parte della loro vita, lei, come membro, ne sarebbe nutrito sia nelle celebrazioni private che in quelle pubbliche. In tal modo, la sua vita sacerdotale potrebbe ancora organizzarsi attorno alla liturgia tradizionale, con la liturgia riformata come realtà periferica o marginale da tollerare.
Inutile dire che questa non è affatto una soluzione ideale, per tutte le ragioni sopra esposte (e, ancor più in dettaglio, nei miei libri); ma ha un certo richiamo pragmatico e per alcuni potrebbe essere l'unica via praticabile da percorrere. A lungo termine, credo che tali comunità alla fine arriveranno a una visuale e prassi completamente tradizionaliste, o mostreranno almeno rispetto per quei membri che hanno rimorsi di coscienza nell'usare i nuovi libri liturgici.
Cordiali saluti, in Cristo,
Dottor Kwasniewski
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[1] Citato da San Tommaso nella Catena Aurea in Luca 11.
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio per le traduzioni
IBAN - Maria Guarini
IT66Z0200805134000103529621
Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731
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Buon articolo nel complesso, ma celebrare il novus ordo attuale con la consapevolezza di quello che è non vedo come possa dirsi obbedienza a Dio. D’altronde, suggerire di celebrarlo “solo se non ci fossero abusi liturgici chiesti o attesi da lei” vuol dire suggerire di non celebrarlo.
RispondiEliminaDottor Kwasniewski, vorrebbe spiegare, per cortesia, perché consiglia gli ex istituti Ecclesia Dei che sono obbligati a riconoscere gli errori del CV2 e la nuova messa di Paolo VI, e non dice una sola parola per consigliare la Fraternità Sacerdotale S.Pio X?
RispondiEliminaLa fsspx non ha bisogno di pubblicità.. numero di preti tre volte maggiore degli istituti citati, seminari pieni, chiese insufficienti, scuole, anche in Italia zeppe. Gli altri tra un pochino non esisteranno più, saranno misericordiati.
EliminaMeglio ricominciare. Quella manciata di anni la si recupera abbondantemente con il futuro equilibrio della coscienza.
RispondiEliminaSia lodato Gesu' Cristo!
RispondiEliminaOggi Vigilia di Pentecoste sara' celebrata la Messa letta alle 12h ed alle 18h.
Si ricorda anche il lodevole impegno dell'astinenza in questo giorno.
Domani,Domenica di Pentecoste,sara' celebrata la S.Messa alla Casa S.Clemente alle 12h.
Casa San Clemente IBP
Via delle Fornaci, 203, 00165 Roma RM
2° piano
RispondiEliminaFuori Tema, chiedo venia:
-- IL Papa ha la febbre, ieri ha dovuto annullare tutti gli impegni. Letta la cosa su il Giornale.
-- Poche ore fa un ufficiale dello Stato Maggiore Ucraino ha dichiarato che l'esercito ucraino è ormai pronto per la controffensiva,imminente.
Dovrebbe essere questione di giorni se non di ore. Sentito alla radio, ad un notiziario.
Si avvicina dunque in Ucraina e anche per noi il momento della verità.
Strana guerra, questa, dove le offensive si annunciano per tempo e addirittura gli avvicendamenti di truppe in prima linea. Deve dipendere dal ruolo singolare che hanno ormai assunto i media, omnipervasivi e ingannatori.
Secondo l'opinione comune l'offensiva ucraina dovrebbe cercare di sfondare tra Crimea e Donbass in modo da tagliar fuori i russi dalla Crimea ed eventualmente riprendere Mariupol. Staremo a vedere, magari colpirà in un altro punto, meno difeso, cercando la sorpresa strategica, come si dice in gergo.
I russi hanno in questi mesi fortificato con multiple linee parallele e bunkers ampi tratti del fronte. I satelliti usa e uk hanno fotografato tutto al millimetro e passato le informazioni agli ucraini.
Se l'offensiva fallisce, per l'Ucraina potrebbe essere militarmente la fine. Se riesce, non è affatto detto che finisca la guerra, che potrebbe entrare in un'altra fase, con lo spettro di missili russi lanciati sulle basi della Nato. L'offensiva è in realtà un'offensiva nato-usa contro la Russia, usando come strumento l'esercito ucraino.
Così viene vista in Russia.
-- In tema: NO alla Messa Novus Ordo. Lo studioso americano che ha scritto l'articolo non afferra evidentemente i termini profondi del problema, nonostante tutta la sua erudizione.
Ricordo che il P. Roger-Thomas Calmel OP, 1914-1975, grande figura di sacerdote, francese, quando apparve il Novus Ordo emise una Dichiarazione nella quale dichiarò esplicitamente che lo rifiutava, che si sarebbe rifiutato di celebrarlo. E così fece.
Celebrare una Messa del genere, disse, sarebbe stato in antitesi con "il suo onore di sacerdote".
Una una bellissima biografia di Padre Calmel: J.-D. Fabre: Le père Roger-Thomas Calmel, Éditions Clovis.
EliminaLa Russia non vincerà questa strana guerra: si rifiuta, con vari pretesti, di combattere come si deve, di usare armi efficaci. Può darsi che Putin faccia parte della banda (Loubavitch?) e che sia lì proprio per consegnare la Russia intatta ai mondialisti. In queste cose, bisogna mettere da parte l'ingenuità. Dormiamo pure sonni tranquilli, non succederà niente di grave! Vinceranno i soliti (chiamiamoli così...).
Dottor Kwasniewski, credo che nel novero degli istituti abbia dimenticato quello da cui tutti gli altri sono fuoriusciti: Fraternità di San Pio X. Senza il quale non sarebbe esistito nessun altro Istituto Ecclesia Dei e per mezzo del quale oggi abbiamo ancora la MESSA Cattolica. Pensi che sia qualcosa da poco? Alessandro da Roma
RispondiEliminaIl prof. Kwasniewski fa un ragionamento pragmatico, ma non disconosce la realtà effettiva, sottolineata più volte. Esempio qui
RispondiEliminahttps://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/07/non-archeologisti-ma-figli-della-chiesa.html
qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/09/abrogazione-del-rito-prima-che.html
qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/09/il-biritualismo-e-il-problema-dei.html
qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/06/il-rito-romano-antico-e-lapplicazione.html
Intervista a Padre Settimio Manelli, FFI
RispondiEliminaFonte: REDAZIONE di www.diocesiportosantarufina.it
https://liturgiaetmusica.com/biblioteca/76-news/interviste/144-intervista-a-padre-settimio-manelli-ffi
Mi permetto di proporre al seminarista a meta' strada questa vecchia intervista rilasciata dal giovane padre Settimio Maria Manelli, forse l'aiutera'.
RispondiElimina# La Russia si rifiuta di combattere questa strana guerra con strumenti adeguati..?
Affermazioni assurde. La realtà è che "gli strumenti adeguati" per vincere finora ha dimostrato di non averli. L'armamento occidentale fornito all'Ucraina si è rivelato ottimo e in alcuni casi superiore.
Inoltre, i russi hanno commesso diversi errori di valutazione, il primo dei quali sottovalutare l'avversario, che invece si è dimostrato coriaceo e ben comandato, finora.
Sembra di assistere ad una riedizione dell'errore austro-tedesco del 1914 quando inviarono alla Serbia un ultimatum irricevibile (scritto apposta per provocare un rifiuto e quindi l'intervento armato). Convinti di liquidare la partita con una spedizione balcanica, fecero piombare l'Europa nella guerra che sappiamo.
Così Putin, convinto di liquidare l'Ucraina con un'occupazione-lampo si è invece trovato in una lunga guerra con l'intera nato ossia con gli Stati Uniti.
I russi devono ricorrere ad una strategia basata sulla quantità, puntando a chi si logora di più, nelle perdite, sino a crollare.
Hanno tenuto in riserva armi e truppe migliori per il futuro? Se l'hannno fatto la cosa è stata loro imposta dall'impossibilità di vincere con metodi lampo, tipo battaglie di forze corazzate a tutto campo.
Il complottismo ad ogni costo non ha mai avuto il senso del ridicolo.
I complottisti, come lei e molti li intendono, sono investigatori naturali del popolo che cercano di portare alla luce i complotti contro la loro e le altrui patrie.I veri complottisti sono invece quelli che ordiscono i complotti nel segreto e nella menzogna ai danni degli onesti, sono una sorta di vampiri e non sono affatto ridicoli, sono delinquenti.
RispondiElimina
RispondiEliminaPortare alla luce i "complotti" è certamente opera meritoria.
Bisognerebbe però evitare di farlo con argomenti risibili, come quelli "cospirazionisti" tirati fuori per spiegare le recenti alluvioni, sfocianti nella fantascienza la letteratura popolare e in sostanza in una visione magica dell'azione delle forze occulte.
Bisogna essere cauti, a volte i semplici ripetono argomenti complessi come sanno e possono, non significa che gli argomenti siano falsi, campati in aria, rispondenti ad una visione magica, chi sa e può deve cercare le fonti, quello che di certo si sa. Oggi si conoscono moltissimi degli esperimenti della scienza inutili che hanno portato rovine su rovine. Credo che bisogna prendere sul serio anche i bambini piccoli piccoli eppoi capire cosa di vero ci stanno dicendo.
RispondiElimina
RispondiElimina# Semplici sì ma fessi no.
Certamente, no. Bisogna stare in guardia, senza pregiudizi! Difficile.
EliminaAdesso, i sinistri, per consolare il regista stanno elogiando a man bassa. Basta, anche questi sono effetti dell inveterato odio, citato dal Manzoni. San Tommaso fu affidato ai Benedettini a sei anni, Santa Ildegarda era bambina ancor più piccola, se non ricordo male la giovane Arnauld divenne badessa appena adolescente. Anche le età della vita si sono allungate solo recentemente. Pio X ritenne che sette anni fosse un'età sufficiente per fare la prima comunione consapevolmente. Mediamente è l'età in cui l'ossatura della testa è completa o si sta completando con il cambio dei nuovi denti. È certo comunque che oggi l'adolescenza non finisce mai, a ottanta anni, uomini e donne, possono essere ancora ragazzini scipiti fuori tempo massimo,vicini molto alla uscita senza capirlo!
RispondiEliminaAurelio Porfiri
RispondiEliminaCirca 30 anni fa, quando ho cominciato a prendere coscienza della enorme crisi della musica sacra, ho cercato risposte da chi pensavo me le potesse dare.
Mi dicevano che le riforme della liturgia richiedono tempo, il futuro sarebbe stato migliore.
Oggi ho capito che io non abiterò quel futuro, anzi, forse nessuno lo abiterà.
Ho capito che la musica sacra ha ora tanti nomi - liturgica, rituale, cultuale - perché in realtà non ne ha nessuno.
Essa è la città spopolata che solo Geremia potrebbe descrivere come si deve.
Alcuni osano sperare, ma sembra di essere in quei tempi in cui la speranza rischia l’imprudenza.
Sono esperienze meravigliose di grandi uomini come questo che danno senso a tutta la nostra lotta.
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