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mercoledì 10 maggio 2023

Chiedi al padre: Perché non tutti pregano i salmi imprecatori?

I Salmi (in ebraico: Tehilim, תהילים, o "lodi"), sono parte sia delle Scritture ebraiche che cristiane e servivano come l'antico "salterio" o "innario" usato nel tempio di Gerusalemme, nella sinagoga, o nel culto privato. I salmi imprecatori sono quelli che invocano giudizio, calamità o maledizioni sui propri nemici o su coloro che si percepiscono come nemici di Dio. 
Nella nostra traduzione dal suo blog, Fr. John Zuhlsdorf ci ricorda che "Il tema di tutte le nostre preghiere è il regno di Dio e il peccato, e i passi di maledizione all’interno dei salmi sono espressioni di protesta assoluta contro il male, il peccato e l’inferno. Si provi a trasformare le maledizioni in un’espressione di giustizia divina e le si pronuncerà non più con la propria bocca, ma con la bocca di Cristo e della Chiesa".

Chiedi al Padre: 
Perché non tutti pregano i salmi imprecatori?
Padre John Zuhlsdorf, 5 maggio 2023
 
Da un lettore…

QUAERITUR:
Nei Suoi fruttuosissimi sforzi apostolici, potrebbe dedicare un momento a a) elencare correttamente i Salmi imprecatori e b) spiegarli un po’?
Buon Dio... il motivo per cui tutti non li pregano ogni giorno è un mistero per me.
Perché non tutti li pregano? Perché ci mettono — giustamente — a disagio. Mentre alcune delle imprecazioni contenute nei salmi “di maledizione” riflettono sicuramente frustrazioni umane basilari, altre possono essere piuttosto estreme.
Salmo 137, 9:
Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sbatterà contro la pietra.
Quindi, quando qualcuno schiaccia un bambino babilonese contro una roccia c’è motivo di rallegrarsi. Evviva!
Nella terra dei vivi esistono varie tensioni. Alcune di esse provengono dal ricordo dei nostri peccati e altre da quello del male fatto a noi o ai nostri cari. Dobbiamo imparare a “purificare” i nostri ricordi, affinché il Nemico dell’anima non possa usarli contro di noi al fine di trasformarci in vane caricature di cristiani che sguazzano nel proprio fango invece di mirare a ciò che è in alto.

Il Signore Gesù Cristo ci ha comandato di amare i nostri nemici (Mt 5, 44). Eppure circa un paio di dozzine di salmi — che tutti i cristiani possono usare per pregare — augurano apertamente cose piuttosto terribili ai nostri nemici. E sì, abbiamo dei nemici.

L’amore per i “nemici” può essere espresso in modi diversi. Esso non implica che dobbiamo sperare che prosperino o abbiano successo nella loro condotta malvagia. L’amore, la carità, significa che vogliamo il loro vero bene, ossia la loro salvezza. Chiediamo a Dio di usare le necessarie correzioni, castighi, qualunque cosa, per colpire il loro orgoglio e far sì che rivolgano a Lui le loro menti e i loro cuori, anche se ciò significa soffrire fino a subire gravi perdite materiali e fino alla perdita della vita.

Una volta un vescovo un po’ blando mi ha rimproverato di pregare apertamente per i miei nemici usando le preghiere “Pro Inimicis… Per i nemici” che la Chiesa stessa ha adottato nel Missale Romanum tradizionale. Il suo rimprovero rifletteva una totale mancanza di comprensione dell’intento e del contenuto delle mie preghiere.

COLLETTA:
Deus, pacis caritatisque amator et custos: da omnibus inimicis nostris pacem, caritatemque veram; et cunctorum eis remissionem tribue peccatorum, nosque ab eorum insidiis potenter eripe.
O Dio, amante e custode della pace e della carità: a tutti i nostri nemici concedi la pace e la vera carità; concedi loro la remissione di tutti i loro peccati e strappaci potentemente dalle loro trame.
Ho trovato questa preghiera nel Corpus orationum. Non sembra essere antichissima: è almeno del X sec. (Fulda). Quindi, ne viene fatto uso costante nella Chiesa “solo” da mille anni. Tutto qui.

Commentando 1 Gv 5, 16 Agostino sostiene che non è necessario pregare per coloro che commettono peccati che portano alla morte. Riflette anche sul peccato di Giuda e sulla negazione di Cristo da parte di Pietro. Inoltre, pensa che non si dovrebbe pregare per quanti peccano contro lo Spirito Santo.

Per Agostino l’obbligo morale di amare i nostri nemici implica pregare per loro. Dovremmo pregare per i peccatori e anche per i nostri nemici peccatori, anche per i nemici della Chiesa, affinché si convertano e diventino amici. Cristo, dopotutto, mentre era sulla Croce ha pregato per coloro che Lo hanno crocifisso. Agostino pensava, per esempio, che fossero state le preghiere dei cristiani a portare alla conversione di Saulo. Stefano ha pregato per i suoi nemici mentre veniva ucciso.

Agostino fa notare, tuttavia, che la preghiera per i nemici non esclude la speranza che i nemici siano puniti da Dio, così come Dio punì il diavolo (qu. eu. 2.45.2)!

La punizione in questa vita ha come finalità la conversione. Se è ciò di cui i nemici hanno davvero bisogno per risvegliare la loro attenzione e provocarne la conversione del cuore, allora la sofferenza e la punizione sono la cosa migliore per loro.

Lasciarli semplicemente andare alla deriva senza bisogno di fare il punto della loro situazione non sarebbe nel loro interesse, il loro vero bene.

Quindi, i salmi “imprecatori” sono “cattivi”?

Sant’Agostino credeva che ogni parola dei salmi fosse Cristo Che parlava al Padre, ma con voci diverse, come il Capo, il Corpo e come entrambe le cose insieme, Christus Totus. Sono d’accordo con Agostino.

2 Timoteo 3, 16-17:
Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Altre considerazioni su questo punto di seguito.

L’elenco standard dei salmi imprecatori comprende — e si presti attenzione al fatto che i salmi sono numerati in modo diverso nelle varie edizioni della Scrittura in libri di diverse epoche — il 5, 6, 11, 12, 35, 37, 40 52, 54, 56 , 58, 69, 79, 83, 137, 139 e 143. Molti di questi salmi sono stati “modificati” o addirittura esclusi del tutto dal Salterio rivisto usato nella Liturgia delle Ore. Tuttavia, ci sono molte maledizioni e imprecazioni in tutto il Salterio: 5, 10; 6, 10; 7, 9-16; 10, 15; 17, 13; 18, 40-42; 18, 47; 26, 4-5; 28, 4; 31, 17-18; 35, 3-8; 40, 14; 54, 5; 55, 9.19; 56, 7; 58, 6-10; 59, 11-15; 68, 2; 69 (la maggior parte del salmo); 70, 2-3; 71, 13; 79, 6.12; 83, 9-17; 104, 35; 109, 6-20; 129, 5; 137, 7-9; 140, 8-11; 141, 10; 143, 12; 149, 6-9.

Di particolare rilievo sono i salmi 55, 108 e 136, che danno ai progressisti forti mal di pancia, tranne forse quando li usano contro i difensori della dottrina e della legge. Si ricordi: esistono diverse numerazioni dei salmi!

Ma allora, cosa si deve pensare di questi salmi?

Primo, dato che sono la parola ispirata di Dio Onnipotente, possiamo tranquillamente affermare che non sono cattivi e che possono essere usati per la preghiera.

Questa affermazione potrebbe lasciare perplessi i cristiani di fronte all’idea di pregare: “Felice (beato) chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra!” (Sal 137, 9).

Come usare questi salmi nella preghiera in un modo che sia gradito a Dio e che non metta in pericolo la nostra salvezza, spronandoci all’odio che uccide l’anima?

Non è forse questa una questione seria in questi tempi di circhi politici e disavventure ecclesiali?

Una delle migliori spiegazioni dei salmi imprecatori — e quindi di come pregare per i nostri nemici — l’ho trovata in un commento lasciato su questo stesso blog sotto un altro post che ho scritto su di essi (grazie Henry Edwards!). La riporto di seguito.

Nell’Introduzione (di Pius Parsch) all’edizione Baronius del Breviario Romano del 1962 [Stati Uniti qui — Regno Unito qui], leggiamo che 
Come cristiani non potremmo mai augurare il male a un peccatore direttamente e personalmente, ma [NB] questi salmi [imprecatori] non hanno nulla a che fare con inimicizie personali. Il tema di tutte le nostre preghiere è il regno di Dio e il peccato, e i passi di maledizione all’interno dei salmi sono espressioni di protesta assoluta contro il male, il peccato e l’inferno. Si provi a trasformare le maledizioni in un’espressione di giustizia divina e le si pronuncerà non più con la propria bocca, ma con la bocca di Cristo e della Chiesa. La maledizione somiglierà così alle sventure che nostro Signore predisse ai farisei. C’è qualcosa di abbastanza commovente e grandioso in queste maledizioni. Dio, Che è perfettamente giusto, si presenta davanti a noi mentre preghiamo e ci mette in guardia contro le punizioni dell’inferno. [NB: ci mette in guardia!]

Riguardo al Salmo 108 (109) — forse quello che contiene le maledizioni più forti tra tutti i cosiddetti salmi imprecatori e completamente omesso dal Salterio della Liturgia delle Ore — egli afferma che 
Il Salmo 108 è una formula di maledizione molto difficile da conciliare con l’idea cristiana di preghiera. Supponiamo che sia la Chiesa o Cristo stesso a pregare questo salmo. Allora le maledizioni non significano più augurare il male, ma diventano piuttosto la solenne sentenza della giustizia divina sulla riluttanza a pentirsi. Con le lacrime agli occhi, la Chiesa prega con queste terribili parole, proprio come una volta Gesù declamò il suo ottuplice “Guai a voi….” contro i farisei. All’inizio del salmo, la Chiesa si lamenta. Nelle due sezioni seguenti, dove si invocano maledizioni e castighi, ci viene dipinto un quadro dell’inferno eterno. La richiesta che occupa la quarta parte del salmo può essere una preghiera dell’anima individuale; si resta terrorizzati davanti al quadro che si è visto: “Abbi pietà di me, povero debole mortale!”.
“Con le lacrime agli occhi, la Chiesa prega con queste terribili parole…”.

Un altro momento in cui preghiamo con le lacrime agli occhi è quando diciamo: “Benedicimi, Padre, perché ho peccato”.

Anche se c’è molto di più da dire sui salmi imprecatori, questo sembra un buon punto per fermarsi in modo che io possa fare il mio lavoro e ammonirvi.

Quando leggiamo i salmi imprecatori dobbiamo metterci davanti allo specchio.

Noi membri della Chiesa militante abbiamo dei nemici. Ci sono nemici implacabili e ineluttabili come il mondo, la carne e il diavolo. Ci sono anche agenti del diavolo tra di noi, fuori dalla Chiesa e persino al suo interno.

Dobbiamo sforzarci di non odiare i nemici, di amarli con quell’amore che è carità, quell’amore che desidera ciò che è veramente bene per loro. Se stanno facendo un grave danno alle nostre persone, famiglie, nazione e Chiesa, sì, possiamo pregare per la loro conversione o per la loro rovina affinché non continuino a fare del male e non vadano all’inferno. Per esempio QUI.

E mentre preghiamo per e contro i nostri nemici (e sopportiamo pazientemente i torti), dobbiamo fare in modo che nemmeno noi andiamo all’inferno.

Mentre marciamo in formazione di battaglia in questa valle di lacrime, dobbiamo costantemente mettere a nudo le nostre coscienze mentre chiediamo a Dio tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per fare la Sua volontà e per conformarci ad essa e alle Sue vie.

Ed ora, dalla Seconda Lettera di san Paolo a Timoteo 3, 11-17:
[…] nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiochia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte. Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati. Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo. Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Infine, dato che sto cercando di realizzare la mia missione di tenere il maggior numero possibile di voi fuori dall’inferno...
ANDATE A CONFESSARVI!
______________________________
A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio per le traduzioni
IBAN - Maria Guarini
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Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731

4 commenti:

  1. Anche la diocesi più grande del mondo alle prese con i soliti interrogativi inevasi del post-Concilio, divenuti drammatici nell'ultimo decennio, ad onta della temperie perennemente carnascialesca e circense dell'attuale (albi)celeste pontificato che ormai ha ingenerato in molti l'idea dell'assoluta inutilità del sacerdozio (se non addirittura di una sua perniciosità sociale) sicchè la figura del "laico impegnato" è più che sufficiente per la "chiesa in uscita".
    Ci si balocca con i numeri e si gira irrimediabilmente intorno al problema senza la volontà vera di analizzarlo e risolverlo: se i preti tornassero a fare i preti e non gli assistenti sociali, i mediatori culturali, gli influencer, i bagnini, forse la Chiesa ne trarrebbe giovamento.
    E non si parla nemmeno di affrontare un altro interrogativo inevaso: perchè i Seminari della Tradizione (osteggiata dal ceto episcopale in modo generalizzato fin dagli anni Settanta, ma nell'ultimo decennio letteralmente vessata e perseguitata apertamente dall'Augusto Pontefice i.r. e dai suoi reggicoda) sono pieni di vocazioni mentre se in Seminario o un Noviziato ordinari, ogni candidato con una minima inclinazione "tradì" viene invitato a togliere le tende?
    Forse, quando a tali due domande si darà risposta, cominceremo a ragionare.

    https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/la-chiesa-ambrosiana-davanti-al-calo-dei-preti-1779319.html

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  2. Temot Helena
    Benedetto il Signore Dio d'Israele, perche ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide suo servo. Come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo, salvezza dai nostri nemici e dalle mani di quanti ci odiano. Cosi egli ha concesso misericordia ai nostri Padri. E si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo , nostro Padre di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu bambino sarai chiamato profeta dell'altissimo perche andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace. Amen.

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  3. ambrosiano emarginato10 maggio, 2023 16:04

    La diocesi ambrosiana ha una via d'uscita semplice: ammettere d'aver sbagliato.

    Facile a dirsi, ma c'è l'orgoglio...

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  4. GLI ISTITUTI EX ECCLESIA DEI per le autorità romane sono un ponte tra la Fraternità San Pio X e la Chiesa “conciliare”; un ponte che serve per condurre i “tradizionalisti” ad una accettazione progressiva delle novità liturgiche e dottrinali degli ultimi sessant’anni.
    Dopo la pubblicazione di Traditionis custodes (16/07/2021) i superiori di quasi tutti gli istituti ex Ecclesia Dei si riunirono a Courtelin in Francia per decidere la linea da adottare. Ci si poteva aspettare che la disillusione li conducesse a maggior fermezza. Accadde proprio il contrario. Nel comunicato finale, uscito il 31 agosto 2021, leggiamo: “Riaffermiamo la nostra adesione al magistero (compreso quello del Vaticano II e successivo) secondo la dottrina cattolica dell’assenso che gli è dovuto (cfr. soprattutto Lumen gentium, n. 25, e catechismo della Chiesa Cattolica, nn.891 e 892),...”.
    Il documento – che contiene due citazioni di Amoris laetitia – è sottoscritto da tutti i superiori generali dei principali istituti “tradizionalisti” (Fraternità San Pietro, Istituto Cristo Re, Istituto Buon Pastore, monastero Le Barroux, ecc).
    ...gli istituti ex Ecclesia Dei hanno ben poco margine di manovra: non dispongono di vescovi propri, e, per aprire un nuovo centro di apostolato o di Messa, devono sottostare alle condizioni delle autorità moderniste. Ecco perché il Vaticano ha ottenuto facilmente quello che voleva: lo slittamento verso l’accettazione pubblica e ufficiale del Concilio e della nuova Messa.
    (da PAROLE CHIARE SULLA CHIESA, don Daniele di Sorco, postfazione di Aldo Maria Valli, p. 139...)

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