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domenica 14 maggio 2023

Quinta Domenica dopo Pasqua ("Vocem iucunditátis")

Da queste meditazioni domenicali cogliamo l'occasione per approfondire quando non per imparare i tesori della nostra Fede.

Quinta Domenica dopo Pasqua


"Sputò per terra,
fece del fango con la saliva,
spalmò il fango sugli occhi del cieco"
(Giovanni 9,6)

La quinta domenica dopo Pasqua nella Chiesa Greca è chiamata domenica del cieco nato, perché vi si legge il racconto del Vangelo in cui è riportata la guarigione di quel cieco. La chiamano pure domenica dell'Episozomene, che è uno dei nomi con cui i Greci designano il mistero dell'Ascensione, la cui solennità, da loro come da noi, interrompe il corso di questa settimana liturgica.

Intróitus
Is. 48, 20 - Vocem iucunditátis annuntiáte, et audiátur, allelúia: annuntiáte usque ad extrémum terrae: liberávit Dóminus pópulum suum, allelúia, allelúia. Ps. 65, 1-2 - Iubiláte Deo, omnis terra, psalmum dícite nómini eius: date glóriam laudi eius. Glória Patri… Is. 48, 20 - Vocem iucunditátis annuntiáte…

Orátio
Deus, a quo bona cuncta procédunt, largíre supplícibus tuis: ut cogitémus, te inspiránte, quæ recta sunt; et, te gubernánte, éadem faciámus.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum
. R. Amen.
Introito
Isaia 48, 20 - Annunciate la gioiosa notizia, che sia ascoltata, allelúia: annunciatela fino all’estremo della terra: il Signore ha liberato il suo pòpolo, allelúia, allelúia. Sal. 65, 1-2 - Acclama a Dio, o terra tutta, canta un inno al suo nome: dà a Lui lode di gloria. Gloria al Padre… Isaia 48, 20 - Annunciate la gioiosa notizia…

Colletta
O Dio, da cui procede ogni bene, concedi a noi súpplici di pensare, per tua ispirazione, le cose che son giuste; e, sotto la tua direzione, di compierle.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.
EPISTOLA (Gc 1,22-27). - Carissimi; Mettete in pratica la parola, non l'ascoltate soltanto, ingannando voi stessi; perché, se uno ascolta la parola e non la mette in pratica è simile ad un uomo che considera il nativo suo volto in uno specchio e, appena s'è mirato, se ne va e dimentica subito qual fosse. Chi invece considera la legge perfetta di libertà e persevererà in essa, non come chi ascolta e dimentica, ma come chi mette in pratica, egli sarà beato nel suo operare. Se uno crede di essere religioso senza frenare la propria lingua, seduce il proprio cuore, e la sua religione è vana. La religione pura e immacolata presso Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni e conservarsi puro da questo mondo.
Gli obblighi della nostra nuova vita.
Il Santo Apostolo, del quale abbiamo or ora ascoltato i consigli, aveva ricevuto gl'insegnamenti dallo stesso Salvatore risorto; non dobbiamo quindi essere meravigliati del tono di autorità col quale ci parla. Gesù si era degnato anche di accordargli una delle sue particolari manifestazioni: ciò che ci dimostra l'affetto di cui onorava questo Apostolo, al quale lo legavano vincoli di sangue per parte di sua Madre, che pure si chiamava Maria. Abbiamo visto questa santa donna recarsi al sepolcro, con Salome sua sorella e la Maddalena. Giacomo il Minore è veramente l'Apostolo del Tempo pasquale, là dove tutto ci parla della vita nuova che dobbiamo condurre con Cristo risuscitato. È l'Apostolo delle opere, ed è lui che ci ha trasmesso quella massima fondamentale del cristianesimo con la quale c'insegna che, se la fede è prima di ogni altra cosa necessaria al cristiano, questa virtù, senza le opere, rimane una fede morta, che non potrebbe salvarlo.
Egli oggi insiste sull'obbligo che abbiamo di coltivare in noi stessi lo studio della verità che una volta abbiamo compreso, e di tenerci in guardia contro quella dimenticanza colpevole che causa tanti danni nelle anime imprudenti. Tra coloro nei quali si è compiuto il mistero pasquale, vi saranno alcuni che non persevereranno; e capiterà loro questa disgrazia perché si abbandoneranno al mondo invece di usarlo come se non l'usassero (1Cor 7,31). Ricordiamoci sempre che dobbiamo camminare in una nuova vita, imitando quella di Gesù risorto che non può più morire.
VANGELO (Gv 16,23-30). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: in verità in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio ve lo concederà. Fino ad ora non avete chiesto nulla in nome mio: chiedete ed otterrete, affinché la vostra gioia sia piena. Queste cose io v'ho dette per vie di paragoni. Ma sta per venire l'ora in cui non vi parlerò più in paragoni; ma apertamente vi darò conoscenza del Padre. In quel giorno chiederete in nome mio, e non vi dico che io pregherò il Padre per voi: perché il Padre stesso vi ama, avendo voi amato me e creduto che io sia uscito dal Padre.
Partito dal Padre son venuto nel mondo, or lascio il mondo e torno al Padre. Gli dissero i suoi discepoli; ora si che parli chiaro e non usi nessun paragone. Ora conosciamo che tu sai tutto, e non hai bisogno che alcuno t'interroghi, e per questo crediamo che sei venuto da Dio.
L'addio di Cristo.
Quando il Salvatore nell'ultima Cena annunciò agli Apostoli la sua prossima dipartita, essi erano ancora ben lungi dal comprendere tutto ciò che volesse dire. La loro fede si limitava a credere che egli era "venuto da Dio". Era una fede assai debole, e durò ben poco. Ma nei giorni attuali, stretti al Maestro risorto, illuminati dalla sua parola, essi sanno meglio chi sia. Il momento è venuto in cui egli "non parla loro più con parabole"; abbiamo visto quali insegnamenti ha dato loro, come li prepara a divenire i dottori del mondo. E adesso possono dirgli: "o Maestro, voi siete veramente venuto da Dio". Ma è proprio per questo che ora comprendono meglio la perdita che li minaccia; sentono il vuoto immenso che provocherà la sua assenza. Gesù comincia a raccogliere i frutti che la sua divina bontà ha seminato in essi e che ha atteso con ineffabile pazienza. Se, al Cenacolo, il Giovedì santo, li ha già felicitati per la loro fede, adesso che l'anno visto risuscitato, che l'hanno compreso, meritano ben altrimenti i suoi elogi, poiché sono divenuti più saldi e più fedeli. "Il Padre vi ama, diceva Egli allora, perché voi avete amato me"; quanto il Padre deve amarli di più adesso, che il loro amore si è così accresciuto! Quale speranza deve darci questa parola! Prima di Pasqua, noi pure amavamo debolmente il Salvatore, eravamo titubanti nel suo servizio; ma adesso che siamo stati istruiti da lui, nutriti dai suoi misteri, possiamo sperare che il Padre ci ami; poiché anche noi amiamo di più, amiamo meglio il suo Figliolo. Questo divino Redentore c'invita a domandare al Padre, in suo nome, tutto ciò di cui abbiamo bisogno. E, prima di ogni altra cosa, la perseveranza nello spirito della Pasqua; insistiamo per ottenerlo e offriamo a questa intenzione la Vittima sacrosanta che tra pochi istanti verrà presentata sull'altare.

Postcommunio
Tríbue nobis, Dómine, cæléstis mensæ virtúte satiátis: et desideráre, quæ recta sunt, et desideráta percípere.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum
.
R. Amen.


Concedici, o Signore, che, saziati dalla forza di questa mensa celeste, desideriamo le cose giuste e conseguiamo le desiderate.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

Preghiamo
O Dio, da cui procede ogni bene, concedi a noi, supplichevoli, di pensare, per la tua ispirazione, ciò che è retto e, sotto la tua direzione, di praticarlo.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 198-201)

7 commenti:

  1. Perdonate il ritardo14 maggio, 2023 09:39

    IBP di Roma - casa S.Clemente
    Domenica 14 Maggio la S. Messa sara' celebrata alle 8h e alle 12h.
    Sia lodato Gesu' Cristo

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  2. Per i malati, per gustare/prepararsi alla S.Messa in presenza, per chi non conosce ancora NSGC, per i governanti dell'Italia:14 maggio, 2023 10:41

    Radicati nella Fede
    Diretta Santa Messa V Domenica dopo Pasqua in rito tradizionale - Vocogno 14 Maggio 2023 ore 10:30
    https://www.youtube.com/watch?v=6fOPOqqqZmU

    Vidi aquam egredientem de templo,
    a latere dextro, alleluia:
    Et omnes ad quos pervenit aqua ista, salvi facti sunt,
    Et dicent: alleluia, alleluia.

    Confitemini Domino, quoniam bonus:
    Quoniam in saeculum misericordia ejus.
    Gloria Patri et Filio, e Spiritui Sancto,
    Sicut erat in principio, et nunc, et semper,
    Et in saecula saeculorum. Amen.

    Vidi aquam egredientem de templo,
    A latere dextro, alleluia:
    Et omnes ad quos pervenit aqua ista,
    Salvi facti sunt, et dicent, alleluia, alleluia.

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  3. Per la Tua Misericordia mantienici fedeli fino alla conclusione del tempo.14 maggio, 2023 11:17

    Nel S.Nome di Gesu', restituisci Signore Dio Onnipotente alla Tua Chiesa perenne, la bimillenaria Opus Dei e retrocedi, secondo la Tua Santa Volonta',l'Opus Cei. Amen!

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  4. LE PRIMIZIE DELLA MORTE SONO IN ADAMO, LE PRIMIZIE DELLA RESURREZIONE SONO IN CRISTO (S.AMBROGIO)

    Poiché la Saggezza di Dio non poteva morire e ciò che non era morto non poteva resuscitare, il Verbo assunse una carne soggetta alla morte. Così mentre muore ciò che è destinato alla morte, ciò che era morto poté risorgere. Infatti, non poteva esserci resurrezione, se non attraverso un uomo, poiché “ se per un uomo venne la morte, in virtù di un uomo vi è anche venisse la resurrezione dei morti” (1 Cor. 15,21). È dunque l’uomo che resuscita, perché è l’uomo che è morto; È risuscitato, ma chi lo fa risorgere è Dio. Prima era uomo secondo la carne; ora è Dio in tutto. Infatti al presente noi non conosciamo più Cristo secondo la carne (cfr. 2Cor. 5,16) ma possediamo la grazia della sua incarnazione; e lo riconosciamo come primizia di coloro che si sono addormentati nella morte (1Cor.15,20) e come primogenito dei morti (Col.1,18).

    Le primizie - è evidente - sono della stessa specie, della stessa natura del resto dei frutti che verranno. Sono i primi doni presentati a Dio in vista di un raccolto più abbondante, sono un’offerta sacra che contiene in sé tutto il resto, sono una sorta di sacrificio della natura rinnovata. Cristo è dunque primizia di coloro che si sono addormentati, ma lo è soltanto di quelli che si sono addormentati in Lui, di quelli cioè che, quasi esenti dalla morte, sono immersi in un sonno tranquillo, o lo è di tutti i morti? La Scrittura ci risponde: "come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo” (1Cor. 15,22). Mentre le primizie della morte sono in Adamo, le primizie della resurrezione sono in Cristo. Tutti risusciteranno; che nessuno disperi e che il giusto non si affligga col pensiero di dividere con la massa il destino della resurrezione, nel mentre aspetta dalla sua virtù qualche particolare ricompensa. Senza alcun dubbio tutti risorgeranno, ma, come dice San Paolo, “ciascuno nell’ordine proprio” (1 Cor.15,23). A tutti comune è il frutto della divina clemenza, ma differente è l’ordine fissato per il merito.

    Noi vediamo quale grave sacrilegio sia non credere nella resurrezione. Se noi non risorgiamo, allora Cristo è morto invano (Gal. 2,21), dunque Cristo non è resuscitato. Perché se non è resuscitato per noi, non è resuscitato affatto, poiché non aveva alcuna ragione di resuscitare per sé stesso. In Lui è resuscitato il mondo, in Lui è resuscitato il cielo, in Lui è resuscitata la terra: ci saranno “un cielo nuovo e una terra nuova” (Apoc 21,1). Ma per lui, per lui che non poteva essere trattenuto dai legami della morte, che bisogno c'era della risurrezione? E infatti, benché morto in quanto uomo, egli si è dimostrato libero perfino nell’inferno. Volete comprendere quanto fosse libero? Sono diventato come un uomo senza più soccorso, libero tra i morti (Sal. 87,5-6). Tanto libero da poter risuscitare se stesso, come dice la Scrittura: Distruggete questo tempio, e in tre giorni lo ricostruirò (Gv. 2,19). Tanto libero, che è disceso tra i morti per redimere gli altri. [È divenuto uomo, non però in apparenza, ma secondo una forma reale: Egli è uomo, e chi lo conoscerà? (Ger. 17, 9). Infatti è divenuto simile agli uomini ed essendosi comportato come un uomo, si è umiliato ancora di più, facendosi obbediente fino alla morte (cfr. Fil. 2,7-8), perché, grazie alla sua obbedienza, noi potessimo contemplare la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, come dice san Giovanni (Gv. 1, 14). La Scrittura ci presenta dunque questa costante testimonianza: in Cristo coesistono veramente la gloria dell'Unigenito ed una natura di uomo perfetto.]

    V Domenica dopo Pasqua

    S.AMBROGIO
    De fide Resurrectionis post medium

    Breviario Romano, Mattutino, Letture del II Notturno

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  5. Da “La strada per la felicità: psicologia e vita cristiana” di Mgr Fulton Sheen, nella quinta Domenica di Pasqua...Cristo è risorto!

    "ECCO, IO STO ALLA PORTA E BUSSO"
    - NOSTRO SIGNORE ATTENDE LA CONVERSIONE DEI PECCATORI -
    Il famoso quadro di William Holman Hunt, intitolato “La Luce del Mondo”, raffigura Gesù in un oscuro giardino che sorregge con la mano sinistra una lampada accesa mentre con la destra bussa a una pesante porta ricoperta di erbacce, rimasta evidentemente a lungo chiusa. Hunt è stato criticato per non aver munito la porta di una maniglia nella parte esterna. L’artista rispose così: «La porta si apre dall’interno». Le sue parole erano una conferma della realtà dell’opportunità, come quelle parole di Cristo nell’Apocalisse: «Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
    Queste parole di grazia esprimono la lunga sofferenza di Nostro Signore che attende la conversione dei peccatori; eppure, tutto l’amore che cerca di provocare una conversione si raccoglie in un semplice bussare alla porta; un bussare che può significare un’ispirazione, un pensiero, un’intuizione, tutto quanto può emergere dal nostro subconscio, e che ci rivela se siamo sulla strada sbagliata o per indicarci la strada giusta.
    È un peccato che si sia arrivati a pensare alla mente subconscia come a una sorta di fogna o di bidone della spazzatura in cui vengono gettati tutti i rifiuti della mente cosciente. In realtà, il subcosciente è una porticina secondaria o un’entrata di servizio che si apre sul mondo della coscienza e attraverso la quale si introduce Dio, quasi furtivamente. Dovrebbe sembrare più logico che sia l’uomo a bussare per chiedere benedizione e perdono, ma in realtà la situazione è capovolta: è la Divinità che discende per bussare e aspettare alla nostra porta.
    I colpi bussati sono paragonabili a quei richiami appena percettibili, che si distinguono solo in un momento di quiete o nelle ore della malattia e della sofferenza, e con i quali l’Amore Divino rivela la Sua Presenza. La voce si esprime nel bussare e ci comunica la Personalità di Colui che cerca di entrare. Nessuno entra con violenza: l’uomo ha ancora il potere di ignorare chi bussa, di non riconoscere la voce e tenere chiusa la porta. Un invito a cena è un segno esterno di amore fraterno e riconciliazione; ed ecco allora che, se non viene respinto, il “Tremendo Amante” entra per cenare con noi, in un atto finale di pace, gioia e felicità.
    C’è un allontanamento del cuore umano da Dio, come testimonia la coscienza. Per quanto grande sia lo spazio che nel nostro cuore facciamo per altri ospiti, la storia di Betlemme si ripete ancora: «Non c’è posto nell’albergo» (Lc 2,7). È più frequente che offrano una dimora a Nostro Signore le anime che riconoscono la propria miseria e i propri peccati, come accadde quella notte in cui fu una stalla ad accoglierlo e non un albergo. Quello che definiamo “destino” non è altro che l’apertura della porta, poiché Colui che bussa non giunge mai a mani vuote.
    L’inquietudine e l’insoddisfazione, che perseguitano l’uomo che pecca e nega il suo peccato, sono l’appressarsi della Mano del Divino Visitatore alla porta ostinatamente chiusa. I rimorsi di coscienza, i moti dello spirito, cosa altro sono se non appelli lanciati attraverso il subconscio? La porta dell’anima resta chiusa all’entrata della Verità a causa dell’errore, dell’ignoranza e del pregiudizio; la porta del cuore è chiusa dall’orgoglio, dallo scetticismo e dal male volontario; la porta della coscienza, infine, rimane sprangata dall’abitudine inveterata al male. Eppure, il bussare si ripete, e Colui che sta alla porta in attesa è quell’Amore di cui «avvertiamo la mancanza in ogni altro amore»."

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  6. NON E' CHIEDERE NEL NOME DEL SALVATORE CIO' CHE SU CHIEDE CONTRO L'ORDINE DELLA SALVEZZA (S. AGOSTINO)

    Ora dobbiamo spiegare quelle parole del Signore: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa chiederete al Padre nel nome mio, egli ve la darà (Gv 16,23). Nei precedenti commenti a questo discorso del Signore, abbiamo osservato, a proposito di quelli che domandano qualcosa al Padre nel nome di Cristo e non l'ottengono, che non è chiedere nel nome del Salvatore ciò che si chiede contro l'ordine della salvezza. Infatti l'espressione: nel mio nome, non è da prendere secondo il suono materiale delle parole, ma nel senso vero e reale che il nome di Cristo contiene e annuncia.

    Chi dunque ha di Cristo un'idea che non corrisponde alla realtà dell'unigenito Figlio di Dio, non chiede nel nome di Lui, anche se pronuncia le lettere e le sillabe che compongono il nome di Cristo, perché quando si mette a pregare chiede nel nome di colui che ha in testa. Chi invece ha di Cristo un'idea conforme a verità, chiede nel nome di lui, e se la sua domanda non è contraria alla sua eterna salvezza, egli ottiene ciò che chiede. Tuttavia ottiene quando deve ottenere. Vi sono infatti delle cose che non vengono negate, ma vengono differite per essere concesse al momento opportuno. Così in quelle parole: egli ve la darà, dobbiamo intendere quei benefici che sono destinati a coloro che pregano rettamente. Tutti i giusti vengono esauditi quando domandano a proprio vantaggio, non quando domandano in favore dei loro amici o nemici o di qualsiasi altro: il Signore non dice infatti genericamente darà, ma: vi darà.

    Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa (Gv 16, 24). Questa gioia completa di cui parla, non è certamente una gioia carnale, ma è la gioia spirituale; e sarà completa solo quando ad essa non ci sarà più nulla da aggiungere. Qualunque cosa dunque si chiede in ordine al conseguimento di questa gioia, la si deve chiedere nel nome di Cristo, se davvero comprendiamo il valore della grazia divina, se davvero chiediamo la vita beata. Chiedere altra cosa, è chiedere nulla; non perché ogni altra cosa sia nulla, ma perché qualunque altra cosa si possa desiderare è, in confronto a questa, un nulla. [ Non si può certo dire che l'uomo come tale sia nulla, anche se l'Apostolo dice: Se uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla... (Gal 6, 3); tuttavia in confronto con l'uomo spirituale, che sa di essere quello che è per grazia di Dio, chiunque aspira a cose vane, è nulla. E' questo probabilmente il senso della frase: In verità, in verità vi dico: qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, ve la darà, se con l'espressione qualunque cosa si intende non qualsiasi cosa, ma ciò che, nei confronti della beatitudine eterna, abbia qualche importanza. Ciò che segue: Finora non avete chiesto nulla nel mio nome, si può intendere in due modi: nel senso che essi non avevano chiesto nulla sino allora in nome suo, perché ancora non avevano conosciuto il suo nome come deve essere conosciuto; oppure nel senso che quanto sino allora avevano chiesto era nulla in confronto alla vita eterna che dovevano chiedere. E' dunque per impegnarli a chiedere nel suo nome, non ciò che è nulla, ma la gioia completa (dato che chiedere qualcosa di diverso, è come chiedere nulla) che li esorta dicendo: Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa; cioè a dire: Chiedete nel mio nome ciò che può rendere perfetta la vostra gioia, e l'otterrete. La divina misericordia, infatti, non defrauderà i suoi eletti che sono perseveranti nel chiedere questo bene].

    V Domenica dopo Pasqua

    Gv. 16,23-30

    S.AGOSTINO,
    Tractatus 102 in Joannem

    Breviario Romano, Mattutino, Letture del III Notturno

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  7. DOMINICA V. POST PASCHA ("Vocem jucunditatis")

    Vocem jucunditatis annuntiate, et audiatur, alleluja: annuntiate usque ad extremum terræ: liberavit Dominus populum suum, alleluja, alleluja. (Ps 65, 1 - 2) Jubilate Deo, omnis terra, psalmum dicite nomini ejus: date gloriam laudi ejus.
    V Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in sæcula sæculorum. Amen.

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