attuale o archiviato?
In questo 2023 ricorrono i 120 anni dalla morte di papa Leone XIII, avvenuta il 20 luglio 1903. Gli anniversari sono sempre occasione di bilanci. In questo caso il bilancio riguarda il fondatore della Dottrina sociale della Chiesa nell’epoca moderna, non solo per la Rerum novarum ma anche per il coro di altre nove encicliche che fanno da cornice a quella sulla questione operaia e che Leone XIII stesso elencò nell’enciclica Annum ingressi nel 1902, ad un anno dalla sua morte. Il numero attuale del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” [QUI] le presenta una per una sotto il titolo generale “Il progetto sociale di Leone XIII”. Siamo rimasti fedeli a quel quadro di riferimento, almeno negli aspetti sostanziali?
Alla base del suo approccio alla questione sociale stava l’enciclica Aeterni Patris (1879) che riproponeva la filosofia del realismo tomista in contrapposizione alle filosofie del tempo, soprattutto il positivismo materialista, invitando tutte le scuole cattoliche a farla propria nell’educazione. E oggi? Durante i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI i punti fondamentali di quel quadro filosofico sono stati sostanzialmente conservati, dato che è stato mantenuto il rapporto tradizionale tra la ragione e la fede. Più di recente, invece, il magistero ecclesiastico sembra esseri allontanato da quei presupposti filosofici, assumendo una razionalità incentrata sull’esistenza e la storia. Su questo punto, di Leone XIII è rimasto veramente poco o nulla.
Papa Pecci aveva scritto ben quattro encicliche e tre lettere apostoliche sulla massoneria, la più nota delle quali è stata la Humanum genus (1884). La massoneria veniva da lui considerata come relativista, libertaria, naturalista e diabolica. Oggi la Chiesa sembra aver cambiato rotta. Soprattutto dopo la famosa lettera del cardinale Gianfranco Ravasi ai “fratelli massoni” del 14 febbraio 2016. Non si può però dire che la natura e gli obiettivi della massoneria siano nel frattempo cambiati, né che si siano addolciti. Ancora oggi essa lavora per una religione universale dell’umanità priva di dogmi e combatte la Chiesa sia dall’esterno che dall’interno. Anche su questo punto il cambiamento è ben evidente.
Leone XIII aveva rivendicato per la Chiesa il diritto ad una autorità originaria ed esclusiva su alcune materie, come la legislazione sul matrimonio e l’educazione. Secondo la Arcanum divinae sapientiae (1880), il matrimonio doveva e poteva essere solo religioso, perché, una volta sganciato da quel fondamento soprannaturale, si sarebbe via via degradato anche sul piano civile, come infatti abbiamo visto accadere. Quanto all’educazione, il papa sosteneva che la Chiesa avesse una funzione “sopraeminente”, come disse poi anche Pio XI, in quanto incarnante una “maternità soprannaturale”, di ordinare l’educazione dei bambini e dei giovani alla religione vera, che avrebbe garantito anche la ragione vera. Quindi nessun monopolio sovranista dello Stato in materia di matrimonio e di scuola. Oggi siamo lontanissimi da queste posizioni e non solo i laici ma anche i cattolici considerano giusto e naturale che il matrimonio e la scuola siano governati dello Stato. Anche qui nessuna continuità.
Leone XIII pensava e insegnava nelle sue encicliche sociali che l’autorità viene da Dio e non dal popolo sovrano. Non negava in modo assoluto la democrazia, ma pensava che un potere sovrano, come è anche quello del popolo e non solo quello dei despoti assoluti, fosse inaccettabile e molto pericoloso. Chi è sovrano non dipende da altri sopra di sé, quindi può fare quello che vuole. E infatti oggi il popolo delle democrazie moderne fa quello che vuole (o si illude di farlo). Agli occhi di Leone XIII, ma anche di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la nostra democrazia attuale ha molti aspetti totalitari. Se l’autorità viene da Dio, allora il potere politico non è indipendente e autosufficiente, ha bisogno di porsi in relazione con la religione vera. Ma oggi questo principio è ampiamente abbandonato.
A proposito di religione vera … Leone XIII non pensava che tutte le religioni avessero la stessa capacità di fondare e animare, pur rispettandone la legittima autonomia, la società e la politica, ma che questo scopo potesse essere agevolmente e proficuamente raggiunto solo dalla religione cattolica. Con variazioni e qualche problema lasciato aperto, anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si attennero sostanzialmente a questo criterio. Oggi, invece, la Chiesa, per rispetto del principio dalla libertà di religione su cui Leone XIII avrebbe diverse perplessità, assegna a tutte le religioni la stessa capacità di animare e guidare la società civile, facendosi paladina dell’indifferentismo religioso, o al massimo del dialogo pubblico tra tutte le fedi. La distanza rispetto a Leone XIII qui è molto grande.
Nell’enciclica Sapientiae christianae (1890), Leone XIII sosteneva che i primi tre doveri del cittadino cristiano nella società fossero i seguenti: è necessario obbedire a Dio piuttosto che agli uomini; difendere la fede cristiana; obbedire ai pastori e alla Chiesa. Giovanni Paolo II ancora si atteneva – con le debite varianti – a queste indicazioni, dato che riteneva essere la Dottrina sociale della Chiesa un “annuncio di Cristo nelle realtà temporali”, ma oggi questi doveri sono posti dopo altri e addirittura sono taciuti o eliminati. La talpa della secolarizzazione ha ben fatto il suo lavoro sotterraneo.
Che dire allora a 120 anni dalla morte di Leone XIII? Limitiamoci a dire questo: bisognerà insistere col darsi da fare per capire quello che è avvenuto nel frattempo.
Stefano Fontana - Fonte
Leone XIII non mi è simpatico per via del ralliement promosso dall'enciclica "Au milieu des sollicitudes" del 16 febbraio 1892, semplicemente disastroso. L'Abbé Emmanuel Barbier scrisse un'opera in due tomi, messa ingiustamente all'indice sotto Pio X, intitolata "Le progrès du libéralisme catholique en France sous Léon XIII" (1907). Perché ingiustamente? Perché l'Abbé Barbier diceva la verità. A mio avviso, se esistono dei punti in comune tra Leone XIII e Wojtyla-Ratzinger si fermano a questi rilievi, inerenti soprattutto alla politica, e comunque non di certo irrilevanti. Per il resto, tra Leone XIII e Wojtyla-Ratzinger non vedo nessuna continuità ideale, come invece piace vederne ai fautori del moderatismo, che ha già vinto alcune volte, ma che non vincerà di nuovo. Almeno, lo speriamo.
RispondiEliminaCosa c'è di ideologico, da Stato etico, nel dire che un bambino nasce da una femmina e da un maschio, da una mamma e da un babbo???è un'ovvieta' !! non una 'ideologia'!!!
RispondiEliminaÈ il riconoscimento lapalissiano della realtà!!!
Invece per la sinistra e i 5 stelle è un'ideologia di Stato
È come dire che "le foglie sono verdi d'estate" è una frase ideologica.
Chesterton ce l'aveva detto!!!
È la realtà che fa problema a questa gente, che le cose esistano con una determinata natura,con una precisa identità.
La realtà stessa è fascista per questa gente
Dementi! per loro due più due non può per forza far quattro. Sarebbe una insopportabile dittatura
Non sono certamente all'altezza di discutere di questioni filosofiche con Stefano Fontana, ma sostenere la continuità di GPII e Ratzinger con Leone XIII è fuori dal mondo. Fontana è uno dei tanti che pensa che i guai della Chiesa siano cominciati sostanzialmente con Bergoglio.
RispondiEliminaRatzinger è stato sempre dichiaratamente anti tomista.
Leone XIII ha condannato senza se e senza ma il pensiero liberale mentre i due papi di cui sopra hanno non solo accettato ma voluto che fosse seppellita la Chiesa del Sillabo.
Questo non non c'entra nulla con la libertà di opinione, visto che è palesemente falso, e mi fermo qui.
Maledetta ermeneutica della continuità!
Non se ne può più.
Ne 'attuato ne 'archiviato : semplicemente distrutto ! E papa Francesco e seguaci hanno il colpa di grazia ...
RispondiEliminaUgo Toti
Che cosa siamo diventati in questi decenni?
RispondiEliminaMi è venuta in mente l’immagine del branco di porci che pascolano nella Chiesa.
Il maiale, pur simpatico e buono in molti modi al mio palato, è un animale paradigmatico per designare un individuo molto sporco, che non si lava mai o che mangia con ingordigia, di tutto.
In parte vera e in parte stereotipa e caricaturale, la cattiva fama dipende anche dalla struttura fisica: il maiale costitutivamente non può alzare il collo per guardare il cielo. Il suo muso punta sempre verso terra. Anche il cinghiale, il cugino di campagna, sguazza nel fango e in più è maggiormente aggressivo e dannoso.
Che cosa c’entra questa disquisizione etologica?
C’entra con la constatazione dell’impurità diffusasi nel popolo di Dio, sempre meno presentabile per essere il Corpo di Cristo, la Sposa di Cristo, il tempio dello Spirito Santo.
Eppure Dio ama la Chiesa, smisuratamente.
Lo stesso Dio che in Gesù si serve dei maiali per rimuovere la legione di demoni che infesta un’anima. O che, parlando di non sprecare le perle della grazia, indica nei porci i meno indicati per apprezzarle e valorizzarle.
Allora la Chiesa dalla forte impronta suina è destinata ad una purificazione necessaria: per precipitare i demoni nel dirupo e per non dare più perle a chi non riesce nemmeno a distinguerle dalle ghiande.
Il figlio che -prima di “rientrare in sé”- per sbarcare il lunario fa da guardia ai porci invidiando le carrube che dava loro da mangiare, una volta riaccolto in casa tutto questo lo capirà bene.
Anche meglio di chi, già in casa, si rammarica per il suo ritorno.
Certamente il programma di Leone XIII appare tramontato e disatteso, ma se Egli vivesse ora, il liberalismo da condannare sarebbe quello di Einaudi, Martino, Ricossa? Non lo credo. Penso che la condanna andrebbe a Biden, alla UE, ai movimenti LGBT eccetera.
RispondiEliminaSecondo punto: la laicità dello stato ormai è inderogabile e non ci conviene contrastarla, perché c'è il pericolo ben fondato che i partiti islamisti prendano il sopravvento, ahinoi democraticamente, e loro sono integralisti per davvero.
https://vanthuanobservatory.com/2023/06/22/il-quadro-completo-delle-encicliche-sociali-di-leone-xiii/
RispondiEliminaL'anonimo delle 19.18 del 20/6 coglie perfettamente la questione.
RispondiEliminaDa Leone XIII vi è continuità sostanziale sino a Pio XII.
Poi bisogna fare le acrobazie verbali per parlare di "continuità".
Oggi ai piani alti siamo in un'altra Chiesa, purtroppo.
Gz
Anonimo del 21 giugno 11,43, se Leone XIII vivesse oggi condannerebbe il neoliberalismo figlio legittimo di quello ottocentesco.
RispondiEliminaLe ricordo, inoltre, che la dottrina non è certamente questione di convenienza.
Il Sillabo è e rimane valido.
La proposizione del pensiero liberale, giustamente condannato da Pio IX, è stato preso pari pari per farne il fondamento della nuova dottrina della Chiesa sulla libertà religiosa. Vogliamo scherzare?
È per ragionare così che ci troviamo in queste condizioni, di cedimento in cedimento.
«L’Europa è un concetto storico, e, a causa del suo essere storico, è un concetto polemico; è un tipo di civilizzazione, uno stile di vita, una concezione dell’esistenza, è quello che i tedeschi chiamerebbero una "Weltanschauung".
RispondiElimina[…] l’Europa non nasce nella cerchia di Carlo Magno, che è la restaurazione dell’impero cristiano nella gerarchizzazione organica dei popoli, piú tardi presieduta dagli imperatori germanici; l’Europa nasce, al contrario, al lusinghiero richiamo delle idee dette per antonomasia moderne, nella congiuntura del rompersi del serrato ordine del medioevo cristiano. L’Età Media dell’Occidente ignorava il concetto di Europa, perché conosceva solo quello del suo predecessore ,di cui è la parodia : il concetto di Cristianità.
[…]
La Cristianità concepí il mondo come raggruppamento gerarchico di popoli intrecciati secondo principi organici, subordinati agli astri di San Bernardo da Chiaravalle: il sole del Papato e la luna dell’Impero. […] La Cristianità muore per lasciar nascere l’Europa quando questo perfetto meccanismo si rompe dal 1517 fino al 1648 in cinque successive fratture, cinque ore di parto e allattamento dell’Europa, cinque pugnali nella carne storica della Cristianità; vale a dire: la frattura religiosa del protestantesimo luterano, la frattura etica con Macchiavelli, la frattura politica per mano di Bodin, la frattura giuridica in Grozio e in Hobbes e la definitiva frattura del corpo mistico cristiano con le disposizioni della pace di Westfalia. Dal 1517 fino al 1648 l’Europa nasce e cresce e nella misura in cui nasce e cresce l’Europa, la Cristianità agonizza e muore.
[…]
Europa è meccanicismo, tendenza alla (presunta/sedicente) neutralità del potere, [....] paganizzazione della morale, assolutismi, pseudo-democrazie, liberalismi, guerre nazionali o di famiglie, concezione astratta dell’uomo, Società delle Nazioni, ONU, parlamentarismo, costituzionalismo liberale, protestantesimo, repubbliche, sovranità limitate di principi o di popoli. La Cristianità era, a sua volta, organicità sociale, visione cristiana del potere, unità della Fede Cattolica, poteri temperati, crociate missionarie, concezione dell’uomo come essere concreto, parlamenti rappresentativi della realtà sociale intesa come corpo mistico, sistemi di libertà concrete. Ossia, malgrado l'unità postulata dal Dawson, due civiltà e due culture contrarie: Europa, la civiltà della rivoluzione; Cristianità, la civiltà della Tradizione cristiana.»
[Tratto da: La monarchia tradizionale, Francisco Elías de Tejada]
RispondiEliminaL'unità dell'Europa cristiana entra in crisi prima della frattura religiosa.
Intanto l'Europa cristiana era divisa in occidentale, latina, ed orientale, greca. Due imperi, non sempre in rapporti amichevoli tra loro + papato e patriarcato di Costantinopoli in lotta tra di loro dopo il famoso scisma.
L'unità dell'Europa cristiana è stata tale solo sotto Carlo Magno, il cui impero non comprendeva la Spagna, già sotto l'assalto mussulmano, che l'avrebbe conquistata per tre quarti. Dopo la morte di CArlo Magno, l'impero diviso tra i figli secondo il costume germanico, si dissolve nelle guerre civili e ricominciarono le invasioni barbariche (Vichinghi, Ungari, Arabi). La Cristianità fu salvata più che dall'impero dalla monarchia francese in ricostituzione, dallo Stato bizantino che bloccò l'espansione araba, dalle repubbliche marinare italiane, dall'azione del papato che si impegnò militarmente direttamente ed organizzando spedizioni contro i maomettani: dalla Sicilia non riuscirono mai a stabilizzarsi nella penisola italiana. L'aiuto tedesco ossia imperiale fu qui saltuario.
Ma la crisi spirituale esplose nella cristianità nelle lotte tra papat e impero per la supremazia e nelle lotte tra impero e comuni. Le monarchie nazionali in formazione, come la francese e l'inglese per esempio, non riconoscevano l'autorità dell'imperatore al di sopra di quella del proprio sovrano.
Le lotte temporali travalicarono nel campo spirituale e filosofico. Nel Trecento abbiamo il volontarismo e il nominalismo di Ockham, francescano, che si oppone alla Scolastica + la concezione dello Stato di Marsilio da Padova, il quale vuole sottoporre il Papa all'imperatore e anticipa già temi del successivo pensiero laico, quali la sovranità popolare.
Presentare la cristianità in Europa come un'unità che sarebbe stata messa in crisi solo nel 1517 con Lutero è del tutto astratto. Esisteva un'unità teorica, quella delle due spade, temporale e spirituale, trono e altare, nella prassi in lotta tra di loro. Esisteva un'unità nel costume, essendo il cristianesimo il parametro per la vita di tutti i giorni.
Ma quest'unità, sul piano dei principi filosofici e spirituali in generale era già ampiamente minata. Il particolarismo locale e la tendenza all'anarchia erano piuttosti diffusi. C'era poi il problema militare rappresentato dalla difficoltà di resistere all'Islam e contrattaccare. Quando la spinta degli Arabi si esaurì, sopravvennero i turchi, un nemico ancora più temibile.
La crisi religiosa iniziatasi con Lutero, provocò circa 130 anni di guerre civili e non nelle quali la religione giocava un ruolo fondamentale (vanno considerate anche le guerre civili inglesi del Seicento). Ma il papato era scaduto di prestigio già da molto tempo, con la Cattività Avignonese e il Grande Scisma.
Da tutto ciò discende che con ogni generazione bisogna riiniziare l evangelizzazione, conservando l autentica Tradizione. Troppe discussioni intorbitano l acqua. Il pensiero necessita l esercizio quotidiano, come ogni sana attività umana, ricordando che non tutto il nostro pensare è vero, giusto, buono. Qui come in molti altri ambiti si è peccato di superbia.
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