Riparazione al gay pride
che si terrà a Reggio Emilia / Comunicato
Il prossimo 24 giugno si terrà a Reggio Emilia il solenne atto di riparazione al cosiddetto gay-pride cittadino.
Come ha annunciato Cristiano Lugli il 1° maggio scorso, in occasione della giornata culturale di Radio Spada, l’atto di riparazione è previsto dalle ore 16 nella Sala del Capitano dell’Hotel Posta di Reggio Emilia (piazza del Monte, 2).
L’evento sarà suddiviso in due parti: prima un seminario di formazione, poi la Santa Messa di riparazione.
Al seminario – intitolato Negare Dio, negare l’uomo – prenderanno parte, oltre a Cristiano Lugli e Alessandro Corsini, il magistrato della Suprema Corte di Cassazione Giacomo Rocchi, la giornalista Cristina Gauri e il reverendo don Gabriele D’Avino della Fraternità sacerdotale San Pio X.
La Messa di riparazione è prevista per le 18:30.
Comitato Beata Giovanna Scopelli
comitatobeatascopelli@gmail.com
comitatobeatascopelli@gmail.com
"Fermatevi sulle vie e guardate e domandate dei sentieri antichi, dove sia la buona strada, e camminate in essa; cosí troverete riposo per le anime vostre." (Geremia 6,16)
RispondiEliminaIl decennio che va dal 1952 al 1962 registra per Padre Pio da Pietrelcina uno dei periodi più travagliati della sua esistenza. Le folle accorrono in massa a San Giovanni Rotondo. Ma non sono solo anime assetate della Parola di Dio o di Segni soprannaturali. Ci sono anche curiosi per nulla interessati alla ragione della fede. In tutto questo, però, Padre Pio resta sempre sé stesso, stando in mezzo alle folle, riconciliando ogni giorno tantissimi peccatori con Dio, ma vivendo il suo rapporto con Dio come se tutto il chiasso che si verifica attorno a lui non lo riguardi. La sua vita è sempre cadenzata dalla preghiera del Rosario: è tanto intimo il rapporto con la Madre di Dio che nulla sembra distrarlo dalla confusione della gente. "Voglio essere soltanto un povero frate che prega", ripeteva spesso. Per padre Pio, la preghiera del Rosario è la chiave della sua esistenza e la garanzia della sua missione; è l'attività d'ogni sua giornata e di non poche ore della notte: è il compito che sente più suo e che lo impone al fascino di tutto il mondo; è la fonte di tanta gioia e, insieme, di profonda sofferenza. Sull'inginocchiatoio o sull'altare, nella chiesa o nella cella, trascinandosi per un corridoio o per i viali dell'orto cappuccino, con le mani raccolte o sgrananti la Corona, il suo mondo è Dio: da contemplare, da lodare, da implorare, da propiziare. La sua è, più di tutto, una vita di preghiera, di ininterrotto filiale colloquio - dolce e ostinato - con Gesù e con Maria. Ecco un grande, grandissimo modello cui trarre grande esempio per la nostra vita di preghiera.
RispondiEliminaSe il veleno dell'orgoglio si sta gonfiando in te, rivolgiti all'Eucaristia; e quel Pane, che è il tuo Dio che si umilia e si traveste, ti insegnerà l'umiltà. Se in te infuria la febbre della cupidigia egoistica, cibati di questo Pane; e imparerai la generosità. Se il freddo vento della brama ti secca, affrettati al Pane degli Angeli; e la carità verrà a sbocciare nel tuo cuore. Se senti il prurito dell'intemperanza, nutriti della Carne e del Sangue di Cristo, che ha esercitato un eroico dominio di sé durante la sua vita terrena; e diventerai sobrio. Se sei pigro e pigro nelle cose spirituali, rafforzati con questo cibo celeste; e diventerai fervente. Infine, se ti senti bruciare dalla febbre dell'impurità, vai al banchetto degli Angeli; e la Carne immacolata di Cristo ti renderà puro e casto.
RispondiElimina(San Cirillo di Alessandria)
COLUI CHE NEL CIELO GLI ANGELI ADORANO ASSISO NELLA SUA GLORIA E NELLA SUA INCORRUTIBILE POTENZA, NOI DEGUSTIAMO SULLA TERRA (S. GIOVANNI CRISOSTOMO)
RispondiEliminaE’ necessario, o carissimi, apprendere quale è il miracolo che si opera nei nostri misteri perché essi ci sono stati dati, quale profitto e quale vantaggio ne dobbiamo trarre. Noi tutti–dice la Scrittura- non siamo che un solo corpo in Gesù Cri sto (1 Cor.10,17) e le membra della sua carne e delle sue ossa (cf. Ef,5,30). Coloro che sono iniziati ai nostri santi misteri ascoltino attentamente ciò che sto per dire. Per poter divenire tali non solamente per mezzo della carità ma altresì realmente, uniamoci a questa carne divina.E’ questo l’effetto che produce l’alimento che il Salvatore ci ha concesso per farci conoscere l’ardore e l’eccesso del suo amore. Ecco perché Egli ha unito e quasi confuso il suo corpo con il nostro affinché noi tutti fossimo come un sol corpo, unito ad un sol capo. Ciò è infatti testimonianza e segno di un ardente amore.
Alziamoci dunque da questa tavola, fratelli, come dei leoni ricolmi d’ardore e di fuoco, terribili al demonio, col cuore rivolto al nostro Capo e all’ardente amore di cui egli ci ha dato sì vivida prova. Spesso i genitori affidano i loro figli a delle balie per nutrirli; io, al contrario, - dice il Signore- li nutro della mia carne, io dono me stesso come cibo volendo nobilitare tutti voi e darvi una salda speranza dei beni futuri. Colui che in tal maniera si è dato per voi in questo mondo vi darà nell’altro molto di più. Ho voluto divenire vostro fratello per amor vostro e ho preso il vostro corpo e il vostro sangue, a voi a mia volta li rendo perché veramente io sono divenuto della vostra natura.
Vegliamo dunque, o carissimi, su noi stessi che ci gioviamo di così grandi doni e se fossimo tentati di dire qualche parola disdicevole o ci vedessimo trascinati dall’ira o da qualche altro vizio simile, consideriamo per quali cose siamo stati costituiti in tanta dignità e una simile riflessione sia per noi correzione di irragionevoli impulsi. Quindi tutti quanti sono fatti partecipi di questo corpo mistico, degustano il Sangue del Signore; consideriamo che Colui che nei cieli gli Angeli adorano assiso nella sua gloria e nella sua incorruttibile potenza, noi degustiamo sulla terra. Ah, quanti mezzi per la nostra salvezza! Dalla nostra natura Egli prese il suo corpo; a noi lo comunicò, e ciò non ci raffrena dal fare il male!
[SABATO NELL'OTTAVA DELLA FESTA DEL CORPUS DOMINI]
SAN GIOVANNI CRISOSTOMO
Homilia 61 ad populum antiochenum
[Breviario Romano, Mattutino, Letture del II Notturno]
Ad Annecy, attentato contro dei bambini compiuto da un siriano cristiano.
RispondiEliminaStrano che non ho letto il solito sdegno contro gli immigrati in questo caso.
Forse l’episodio è sfuggito? O siamo di fronte a semplice omertà?
Ma chi lo dice che l'accoltellatore fosse davvero cristiano?
RispondiEliminaForse si sarà dichiarato tale, ammesso che sia vero. Ma nessun uomo sano di mente può accoltellare in nome di Cristo. Mentre per un musulmano è normale accoltellare gli "infedeli" in nome del loro falso dio... anche se la vulgata del pensiero unico li fa passare per malati mentali, quando sappiamo bene qual è la situazione!
E' L'UNITA' CHE CI COMPAGINA FACENDOCI DIVENTARE MEMBRA DI CRISTO. MA COSA CREA QUESTA UNITA' SE NON LA CARITA' (S.AGOSTINO)
RispondiEliminaAbbiamo già detto, o fratelli, che cosa ci raccomanda il Signore nel darci a mangiare la sua carne e a bere il suo sangue: che noi dimoriamo in lui e lui in noi. Ora, noi dimoriamo in lui, se siamo le sue membra; egli dimora in noi, se siamo il suo tempio. E' l'unità che ci compagina facendoci diventare membra di Cristo Ma che cos'è che crea questa unità se non la carità? E la carità di Dio donde nasce? Domandalo all'Apostolo. La carità di Dio- egli risponde - è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5, 5).
E' lo Spirito -dunque- che vivifica: lo Spirito, infatti, fa vivere le membra. Ma lo Spirito non fa vivere se non le membra che trova nel corpo che esso anima. Lo spirito che è in te, o uomo, lo spirito che ti fa essere uomo, fa vivere forse un membro che trova separato dal tuo corpo? Dico il tuo spirito per dire la tua anima: la tua anima fa vivere soltanto le membra che compongono il tuo corpo; se un membro viene amputato, non è più vivificato dalla tua anima, perché non appartiene più all'unità del tuo corpo.
Queste considerazioni devono ispirarci amore per l'unità e orrore per la separazione. Niente deve temere un cristiano, quanto l'essere separato dal corpo di Cristo. Chi infatti si separa dal corpo di Cristo, non è più suo membro; se non è suo membro, non può essere animato dal suo Spirito. Che se qualcuno - dice l'Apostolo - non possiede lo Spirito di Cristo, non gli appartiene (Rm 8, 9). E' lo Spirito - dunque - che vivifica, la carne non giova nulla. Le parole che io vi ho dette sono spirito e vita. Che significa sono spirito e vita? Significa che devono essere intese in senso spirituale. Tu le hai intese in senso spirituale? Allora sono spirito e vita. Le hai intese in senso materiale? Esse sono sempre spirito e vita, ma non lo sono per te.
[ SABATO FRA L'OTTAVA DELLA FESTA DEL CORPUS DOMINI]
Gv.6,56-59
S.AGOSTINO,
Tractatus 27 in Joannem, ante medium
[ Breviario Romano, Mattutino, Letture del III Notturno]
Guarda anche:
RispondiElimina« La caduta di padre Dr. Wolfgang Rothe alias "Whiskey-Vikar"
(... E cadde, e la sua caduta fu grande - Mt 7,27) » :
https://gloria.tv/user/kzC3Y8L6jime1fMkQqKb14obJ
Grazie