Estraggo dai commenti il testo che segue che è una prima essenziale replica all'articolo Reazioni al "caso FSSPX": è in gioco la natura della Chiesa [qui], l'ennesimo pubblicato da La Bussola quotidiana. Il testo è accompagnato dal tweet di spiegazione di Mons. Viganò a Cascioli e a La Bussola di come stanno le cose.
Prime essenziali osservazioni alla replica della Scrosati sul "caso FSSPX"
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A suo dire il carattere giuridico dell'Istituzione-Chiesa non sarebbe stato capito dai suoi critici.
Dal punto di vista del diritto canonico bisogna allora sostenere, secondo Scrosati, che mons. Lefebvre ha compiuto uno scisma e che la FSSPX è scismatica.
Essa rispolvera un documento del Dicastero per i Testi legislativi del Vaticano, del 1996, secondo il quale chi frequenta le Messe dei "lefebvriani" incorrerebbe nella scomunica di scisma inflitta a suo tempo. Il documento però distingue tra scismatici in senso formale (e sarebbero i preti e diaconi della FSSPX) e in senso solo "interno" o morale, come potrebbe essere quello dei fedeli che vanno alle Messe della Fraternità ma solo, aggiungo, per andare ad una Messa Vetus Ordo, non per altri motivi. Andarvi però occasionalmente. Su questo secondo aspetto il documento non giunge a conclusioni nette, limitandosi a dire che qui si dovrebbe giudicare caso per caso, distinguendo sempre tra il peccato di scisma e il delitto di scisma, punibile a norma del CIC.
Il documento nega lo stato di necessità invocato a suo tempo da Mons. Lefebvre perché scrive: "non si dà mai una necessità di ordinare Vescovi contro la volontà del Romano Pontefice, Capo del Collegio dei Vescovi" (p. 2/3). Non si dà mai? Davvero?
Il fatto di mettere in evidenza il documento del 1996 appena citato, dimostra, sembra evidente, che lo scopo di questa riesumazione del "Caso Lefebvre" è proprio quello di spaventare i fedeli che vanno alle Messe della FSSPX, facendo loro credere che commetterebbero il peccato di scisma. L'accusa potrebbe essere valida ma solo se mons. Lefebvre avesse veramente attuato uno scisma, il che non è.
Per restare sempre nell'ambito giuridico, ci sembra insostenibile la tesi dell'Autrice, secondo la quale la remissione della scomunica da parte di Benedetto XVI non avrebbe tolto lo scisma. Fa il paragone con lo scisma ortodosso, rimasto dopo che Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli si sono tolti le reciproche scomuniche. Per forza è rimasto: gli Ortodossi da secoli negano apertamente il Primato di Pietro e costituiscono una Chiesa indipendente, ostile a Roma, professante anche eresie. Nulla di tutto ciò dal lato della FSSPX. Come si fa a dire allora che lo scisma è rimasto? Benedetto XVI avrebbe rimesso le scomuniche solo per buon cuore, per misericordia.
Scrosati vuol ragionare a stretto rigore di diritto ma qui vuol negare all'atto della remissione un significato giuridico che oggettivamente gli pertiene. Vale a dire: la scomunica mi caccia dalla Chiesa in senso giuridico; se il Papa me la toglie, allora non sono più cacciato dalla Chiesa. Tra l'altro, cosa disse Giovanni Paolo II quando mise al bando mons. Lefebvre, non disse forse che la sua consacrazione era un atto "dal significato scismatico"? Si poteva quindi intendere che lo scisma in senso proprio fosse ancora potenziale. Ricontrollare la formula usata da GP II.
In ogni caso, i 4 vescovi supposti scismatici giurarono fedeltà a Benedetto XVI in udienza privata, mantenendo solo delle riserve sul Vaticano II, un Concilio pastorale, senza dogmi proclamati, fautore di novità. Dopo questo giuramento, il papa rimise loro le scomuniche: ciò significa che non li considerava più degli scismatici.
Mancava solo il loro inquadramento nel nuovo Codice di diritto canonico. Un fatto giuridico formale, esteriore. Che saltò soprattutto perché in Vaticano qualcuno (forse il card. Mueller e altri) voleva imporre la clausola del preventivo riconoscimento del Concilio, come era stato fatto con il Barroux.
Non fu il permanere dell'inesistente scisma a far saltare l'accordo che si profilava, fu lo scoglio rappresentato dal Concilio.
Questo è lo scoglio sul quale sta naufragando l'intera Chiesa e cattolicità ma sembra che alla NBQ non se ne siano ancora accorti. T.
Essa rispolvera un documento del Dicastero per i Testi legislativi del Vaticano, del 1996, secondo il quale chi frequenta le Messe dei "lefebvriani" incorrerebbe nella scomunica di scisma inflitta a suo tempo. Il documento però distingue tra scismatici in senso formale (e sarebbero i preti e diaconi della FSSPX) e in senso solo "interno" o morale, come potrebbe essere quello dei fedeli che vanno alle Messe della Fraternità ma solo, aggiungo, per andare ad una Messa Vetus Ordo, non per altri motivi. Andarvi però occasionalmente. Su questo secondo aspetto il documento non giunge a conclusioni nette, limitandosi a dire che qui si dovrebbe giudicare caso per caso, distinguendo sempre tra il peccato di scisma e il delitto di scisma, punibile a norma del CIC.
Il documento nega lo stato di necessità invocato a suo tempo da Mons. Lefebvre perché scrive: "non si dà mai una necessità di ordinare Vescovi contro la volontà del Romano Pontefice, Capo del Collegio dei Vescovi" (p. 2/3). Non si dà mai? Davvero?
Il fatto di mettere in evidenza il documento del 1996 appena citato, dimostra, sembra evidente, che lo scopo di questa riesumazione del "Caso Lefebvre" è proprio quello di spaventare i fedeli che vanno alle Messe della FSSPX, facendo loro credere che commetterebbero il peccato di scisma. L'accusa potrebbe essere valida ma solo se mons. Lefebvre avesse veramente attuato uno scisma, il che non è.
Per restare sempre nell'ambito giuridico, ci sembra insostenibile la tesi dell'Autrice, secondo la quale la remissione della scomunica da parte di Benedetto XVI non avrebbe tolto lo scisma. Fa il paragone con lo scisma ortodosso, rimasto dopo che Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli si sono tolti le reciproche scomuniche. Per forza è rimasto: gli Ortodossi da secoli negano apertamente il Primato di Pietro e costituiscono una Chiesa indipendente, ostile a Roma, professante anche eresie. Nulla di tutto ciò dal lato della FSSPX. Come si fa a dire allora che lo scisma è rimasto? Benedetto XVI avrebbe rimesso le scomuniche solo per buon cuore, per misericordia.
Scrosati vuol ragionare a stretto rigore di diritto ma qui vuol negare all'atto della remissione un significato giuridico che oggettivamente gli pertiene. Vale a dire: la scomunica mi caccia dalla Chiesa in senso giuridico; se il Papa me la toglie, allora non sono più cacciato dalla Chiesa. Tra l'altro, cosa disse Giovanni Paolo II quando mise al bando mons. Lefebvre, non disse forse che la sua consacrazione era un atto "dal significato scismatico"? Si poteva quindi intendere che lo scisma in senso proprio fosse ancora potenziale. Ricontrollare la formula usata da GP II.
In ogni caso, i 4 vescovi supposti scismatici giurarono fedeltà a Benedetto XVI in udienza privata, mantenendo solo delle riserve sul Vaticano II, un Concilio pastorale, senza dogmi proclamati, fautore di novità. Dopo questo giuramento, il papa rimise loro le scomuniche: ciò significa che non li considerava più degli scismatici.
Mancava solo il loro inquadramento nel nuovo Codice di diritto canonico. Un fatto giuridico formale, esteriore. Che saltò soprattutto perché in Vaticano qualcuno (forse il card. Mueller e altri) voleva imporre la clausola del preventivo riconoscimento del Concilio, come era stato fatto con il Barroux.
Non fu il permanere dell'inesistente scisma a far saltare l'accordo che si profilava, fu lo scoglio rappresentato dal Concilio.
Questo è lo scoglio sul quale sta naufragando l'intera Chiesa e cattolicità ma sembra che alla NBQ non se ne siano ancora accorti. T.
Non tutto il male vien per nuocere. La NBQ, espressione del conservatorismo (=modernismo moderato) - ala destra della chiesa conciliare (=contraffazione della Chiesa Cattolica) - si rivela per quello che è; lanciando fango cavilloso contro chi da sempre vuole servire N. S. Gesù Cristo, dimostra egregiamente di essere al servizio dei nemici di N. S. Gesù Cristo, della chiesa conciliare, (quella dei raduni di Assisi, della Pachamama, dei diritti lgbtq+, etc...). Chiunque abbia la Fede, chiunque conosca i dieci comandamenti non può assolutamente ravvisare nella chiesa conciliare la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Vi invito caldamente a leggere (o ascoltare, se si trova online) l'omilia di Mons. M. Lefebvre del 29 giugno 1976, pronunciata in occasione delle ordinazioni sacerdotali. Bisognerebbe ripubblicarla.
RispondiElimina
RispondiEliminaMa qual è il presupposto del diritto canonico? Si tratta forse di un presupposto in se stesso giuridico?
A qualcuno gli articoli della dr.ssa Scrosati hanno dato l'impressione di essere "kelseniani" ossia di professare di fatto una visione strettamente positivistica e del diritto canonico e della figura del vescovo rispetto a quella del Papa.
Il grande giurista e filosofo del diritto austriaco Hans Kelsen sosteneva quasi un secolo fa che ogni ordinamento giuridico ha il suo fondamento di validità in una "norma fondamentale" non posta dall'ordinamento stesso ma presupposta, implicita. Tale norma implicita (p.e. bisogna essere fedeli alla Costituzione) andava sempre rispettata affinché il sistema delle norme che per Kelsen costituiva l'ordinamento rimanesse valido.
La disputa su questa concezione di Kelsen, criticata come astratta innanzitutto perché riduceva il diritto al solo sistema delle norme poste dall'autorità, verteva anche sulla effettiva possibilità di dare un contenuto a questa supposta norma fondamentale (Grundnorm).
Anche Bobbio, sulla scia dell'ultimo Kelsen, doveva ammettere che tale norma rinviava in realtà ai rapporti di forza all'origine di ogni ordinamento giuridico concreto.
Se vogliamo restare nel paragone con le tesi della dr.ssa Scrosati, possiamo chiederci: l'ordinamento canonico dove ha il suo fondamento di validità? Ce l'ha, ovviamente, nella teologia ossia nella Fede: esso è valido nella misura in cui rappresenta sempre l'esigenza di attuare (anche nel diritto) i principi fondamentali della Rivelazione di Cristo, come insegnati nei secoli dalla Chiesa.
Se l'ordinamento statale ha il suo fondamento nella politica, quello canonico ce l'ha nella religione cioè nella Fede, nel Deposito della Fede. Se in tale ordinamento si insinuano principi contrari alla Fede o che la rendono dubbia, allora che conclusioni trarne?
L'ordinamento cessa come tale di essere valido? Piuttosto, un ordinamento deviante dalla fede viene a creare uno stato di necessità tale (in ordine alla salvezza delle anime) da legittimare la disobbedienza di quei vescovi e sacerdoti che vogliano restare fedeli alla Fede e continuare ad insegnarla come ha fatto la Chiesa nei secoli. Questo sarebbe "il caso Lefebvre", il quale ha continuato a fare ciò che faceva Pio XII, come sempre disse ("...e adesso mi trovo messo al bando? Chi è cambiato?").
Disobbedienza legittima perchß imposta dallo stato di necessità non scisma.
Lo stato di necessità, come messo in rilievo a suo tempo dagli articoli del prof. Kascewski e di mons. May, si dà da se stesso la sua norma; che, nel nostro caso, non è a capocchia del soggetto, ma è quella norma che deve ripristinare la legalità in senso sostanziale ovvero quel contenuto di fede che le novità introdotte direttamente o indirettamente negano. E quindi: vera Messa cattolica, rigorosa formazione nei Seminari, etc.
Ora, chi può negare che all'epoca della vicenda lefebvriana non ci fosse un grave stato di necessità nella Chiesa, per altro oggi ulteriormente aggravatosi?
Ricordiamoci, lettori, questo fatto: qualche anno prima mons. De Castro Mayer per limiti d'età era andato in pensione, in Brasile.
Il nuovo vescovo, ligio al nuovo corso, aveva demolito tutta o quasi l'opera di mons. De Castro e in breve tempo. Quest'evento era ben presente alla mente di mons. Lefebvre, il fatto che Roma la tirasse in lungo sulla nomina del suo successore da sceglire tra i sacerdoti della FSSPX induceva ai peggiori sospetti.
La Grundnorm enunciata da mons. Lefebvre è comunque quella del sensus fidei genuino: "Il legame ufficiale con la Roma neomodernista è nulla rispetto al mantenimento della fede!" (T. de Mallerais, Marcel Lefebvre, une vie, Clovis, p. 589).
T.
La risposta della FSSPX
RispondiEliminaI toni esclusivisti della risposta della FSSPX al dossier della Luisella sono molto deludenti. Non si capisce o non si vuol capire per ragioni di prestigio che dopo il SP il fronte si è spostato nelle parrocchie e negli istituti tradizionali. Rifiutarsi di portare acqua dove si combatte scopertamente per la Messa e la dottrina e spiegare che non lo si fa perché nella "Chiesa ufficiale non ci si salva" (Pagliarani) è indecente. Come è indecente non distinguere tra il Fondatore e le dottrine dell'attuale reggimento. Non si tratta di difendere le scelte di Monsignor Lefebvre, che si difendono da sole, ma di non abdicare alle funzioni che in questo momento la FSSPX dovrebbe assolvere per il bene di tutta la Chiesa.
https://www.radiospada.org/2023/08/la-bussola-che-punta-al-sud-la-fsspx-interviene-e-smonta-gli-argomenti-dei-conservatori-prima-parte/
RispondiEliminaLuisella Scrosati, intitola il secondo testo del dossier con il titolo "Lefebvriani: tolta la scomunica, lo scisma resta" e afferma:
RispondiElimina"Le nomine episcopali di monsignor Lefebvre sono illegittime sotto tutti i punti di vista. E la scomunica tolta da Benedetto XVI era finalizzata a un cammino di riconciliazione, ma non cancella lo scisma. Come è stato per gli Ortodossi".
Già Benedetto XVI, afferma nel Motu Proprio Ecclesia Unitatem:
"...le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero".
Due osservazione:
Il scisma è di natura disciplinare, non dottrinale. Come può rimanere il scisma?
Nel 2008, Brian Mershon (sostiene che la FSSPX è scismatica), ha compilato una serie di dichiarazioni del cardinale Hoyos, in cui affermava che la FSSPX non è in scisma formale, e le ha inviate alla Commissione Ecclesia Dei con una serie di domande, come ad esempio:
"DOMANDA: È questa la sua mera opinione privata, o l'insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica nella sua posizione di capo della Pontificia Commissione Ecclesia Dei?
CPED: Le dichiarazioni del cardinale Castrillón vanno intese in senso canonico, tecnico. Affermare che la Fraternità San Pio X non è in scisma formale significa dire che non esiste alcuna dichiarazione ufficiale da parte della Santa Sede che la Fraternità San Pio X sia in scisma. Finora la Chiesa ha cercato di mostrare la massima carità, cortesia e considerazione verso tutti i soggetti coinvolti, nella speranza che tale dichiarazione non fosse nemmeno necessaria". GUEST CONTRIBUTION: Q&A with the Pont. Comm. Ecclesia Dei about SSPX, schism and sacraments - https://wdtprs.com/2008/07/guest-contribution-qa-with-the-pont-comm-ecclesia-dei-about-sspx-schism-and-sacraments/
E:
DOMANDA: I fedeli cattolici che frequentano le cappelle della Fraternità San Pio X, più o meno frequentemente, incorrono in un peccato o un delitto canonico per farlo, [Ebbene... non si incorre in un peccato o in un delitto, li si commette . Incorre nella censura.] se fosse unicamente per devozione alla tradizione liturgica della Chiesa latina, e non per separarsi dalla comunione con l'Ordinario diocesano o il pastore locale? [Parliamo ancora della questione della coscienza.]
CPED: I cattolici che frequentano le cappelle della Fraternità San Pio X non incorrono nel farlo in alcun peccato o reato canonico. Tuttavia, sottolineiamo ciò che abbiamo detto al punto 4 sopra. https://wdtprs.com/2008/07/guest-contribution-qa-with-the-pont-comm-ecclesia-dei-about-sspx-schism-and-sacraments/
Considerando che il richiedente è contro la FSSPX e che sto correndo con i commenti (ho ancora un altro caso da segnalare), perché sono al lavoro. Consiglio la lettura dell'intero testo.
"
Il caso del cardinale Lubomyr Husar (1944-2007) è analogo al caso di mons. Lefebvre e da FSSPX. Forse, per ragione ecumeniche (e politiche?) e per la forzza di chi ha fatto la sacrazione, la scomunica non è stata dichiarata. Lubomyr Husar, è stato consacrato vescovo nel 1977 a Castelgandolfo, dal eroico cardinale Josyp Slipyj, arcivescovo maggiore di Lviv, assistito da Ivan Prasko, vescovo titolare di Zigris, e da Isidoro Borecky, vescovo di Toronto degli Ucraini, senza l'approvazione papale, e contro la volontà esplicita di Paolo VI.
RispondiEliminaIl dottor Peter Kwasniewski, PhD, nel testo Diritto della Chiesa e Ordinazioni clandestine: La lezione del cardinale Wojtyła e del cardinale Slipyj - http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2021/10/diritto-della-chiesa-e-ordinazioni.html - presenta proprio la consacrazione di Husar, come esempio di consacrazione clandestina. Tuttavia, una consacrazione a Roma, a Castelgandolfo, può essere privata (senza conoscenza pubblica), ma non può essere clandestina o segreta per il proprio Papa e la Curia Romana. Il Padre Husar se trovava a Roma, non sotto la cortina di ferro. Inoltre, l'anno successivo, Mons. Husar, si recò negli Stati Uniti, dove fu nominato Archimandrita dei Monaci Studiti in Europa e America e nel il 23 luglio 1978 e Protosincello (Vicario Generale) dell'Arcivescovo Maggiore degli Ucraini, Cardinale Myroslav Ivan Ljubačivs'kyj, allora a Roma. Solo nel 1993 è tornato in Ucraina. Ora, in Roma non se può parlare di una consacrazione clandestina, segreta, se può parlare di una consacrazione privata per il ritorno a Ucraina o qualunche paese della cortina di ferro. Dal momento in cui non ritorna in Ucraina e si reca negli Stati Uniti, questa consacrazione diventa pubblica. Per queste ragione, trovo la storia raccontata dal dottore Peter, falsa.
Il motivo di questa consacrazione senza mandato apostolico a Roma potrebbe essere il gusto di Paolo VI per il comunismo e per la stessa ostipolitik. Senza contare che Paolo VI fu espulso dalla segreteria di Stato di Pio XII, con l'accusa di tradire segretamente ai sovietici i sacri vescovi d'oltrecortina. Per questo motivo fu inviato a Milano, tradizionalmente arcidiocesi cardinalizia, senza berretto. Inoltre, Steve O'Brien, racconta il trattamento riservato al cardinale Mindszenky a Roma:
RispondiElimina”Prelevato contro la sua volontà dalla sua terra natale, Mindszensty celebrò la messa a Roma con Paolo [VI] il 23 ottobre 1971. Il Papa gli disse: “Tu sei e rimani arcivescovo di Esztergom e primate d'Ungheria”. Era il bacio di Giuda. Per due anni Mindszenty ha viaggiato, testimonianza vivente della verità, un uomo che è stato torturato, umiliato, imprigionato e infine bandito dagli interessi della Chiesa. Nell'autunno del 1973, mentre si preparava a pubblicare le sue Memorie, rivelando l'intera storia al mondo, subì il tradimento finale. Paulo [VI], temendo che la verità potesse minare il nuovo spirito di convivenza con i marxisti, "ha chiesto" a Mindszenty di dimettersi dal suo incarico. Quando Mindszenty rifiutò, Paolo [VI] dichiarò vacante la sua sede, regalando ai comunisti una vittoria schiacciante”. Shooting Cardinal, Steven O’Brien - http://www.seattlecatholic.com/article_20050111.html
Diverso fu il trattamento di Paolo VI nei confronti del D. Hélder Câmara. Lo chiamò di “ mio arcivescovo rosso” con diritto a pacche sulla spalla.
Il caso del cardinale Husar è un caso da studiare
*Altre fonti che sostengono la consacrazione dell'allora mons. Husar, senza l'approvazione papale:
I Cardinali di Santa Romana Chiesa
https://cardinals.fiu.edu/bios2001.htm#Husar
Dimissioni del cardinale Husar
https://fratresinunum.com/2011/02/10/a-renuncia-do-cardeal-husar/
La FSSPX dovrebbe non esporsi direttamente alle polemiche di Tizio e Caio, ma dovrebbe regolarmente stampare i suoi Testi fondamentali affinché la sua storia venga piano piano conosciuta e memorizzata in lungo ed in largo.
RispondiEliminaCome ho scritto altrove tutto dipende dalla nascita delle due istituzioni la FSSPX è nata dalla confusione del CVII, l Opus Dei è stata riconosciuta tra quella confusione, volente o nolente. È come se l Opus Dei avesse subito un trauma, una sorta di fermo immagine che impedisce loro di guardare in faccia la realtà. Grandi sono i meriti delle due istituzioni. Credo che bisogna dar loro il tempo di approfondire la propria storia, specie per l Opus Dei, che tanto ha fatto e fa con grande dedizione e rigore. Nessuno chiede loro di voltar le spalle ai Papi che li hanno accolti, ma riconoscere serenamente i loro errori, che è quello che ogni figlio è chiamato a fare quando raggiunge la piena maturità davanti agli errori, ai limiti dei propri genitori. Non a caso il quarto Comandamento dice, onora il padre e la madre, non dice ama, né imita, né altro, ma di onorarli, che è gran cosa perché ti chiede di riconoscere quello che hanno fatto per te, che può essere solo non averti abortito eppoi abbandonato alla ruota dell ospedale, riconoscere che ti hanno dato la Vita. Diversa la situazione della FSSPX la cui nascita è stata preparata da un padre e da diversi padrini e diverse madrine che erano pienamente consapevoli che la Chiesa era stata ferita al cuore, allora hanno cercato di curare questa ferita mortale come hanno potuto attenti alle situazioni propizie che si presentavano, senza mai infliggere alla amata Chiesa altri dolori. Così è nata la FSSPX con lo scopo di tenere in Vita la Chiesa Cattolica. Questo ho riassunto come posso, certamente incompleto e da approfondire, ma non lontano dalla verità.
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