Laetificat juventutem meam
Il salmo 42 è quello del "Desiderio del Tempio di Dio"
Per questo, racconterà il papa Giovanni Paolo II negli ultimi anni della sua vita dove ogni cosa nel suo corpo si fece dolore, che tutto, "a quel punto", diviene canto, letizia, festa. Nell’originale ebraico infatti si parla del "Dio che è gioia del mio giubilo". E' un modo di dire semitico per esprimere il superlativo: il Salmista indica nel Signore la radice del gaudio supremo, la "fons" della gioia pura (e cioè senza stimoli mondani), che poi non è uno stato alterato, di eccitazione insensata: è precisamente la pienezza della pace.
La traduzione greca dei Settanta si è forse ispirata all'equivalente aramaico che indica la giovinezza e probabilmente accomuna tacitamente la gioia con la giovinezza - la giovinezza essendo uno stato temporale che non è lambito dal pensiero della morte, è immemore della decadenza, forse per questo: e ha dunque tradotto "al Dio che rallegra la mia giovinezza", introducendo così l’idea della freschezza e dell’intensità della gioia che il Signore dona. Il salterio latino della Vulgata, che è una traduzione fatta sul greco, recita perciò: "ad Deum qui laetificat juventutem meam".
In questa forma il Salmo veniva recitato ai piedi dell’altare, nella precedente liturgia eucaristica, quale invocazione introduttoria all’incontro col Signore.(nella foto un giovane sacerdote celebra secondo il rito antico ed eterno della Chiesa)
Sia lodato Gesu' Cristo!
RispondiEliminaLunedì 18 Settembre la S.Messa sara' celebrata alle ore 12:00 ed alle ore 18:30
Martedì 19 Settembre S.Messa alle ore 12:00
Mercoledì 20 Settembre S.Messa alle ore 18:00
RispondiEliminaL'Introito è stato eliminato dalla Messa Novus Ordo e sostituito da una "Antifona d'ingresso". Si tratta sempre di una citazione da un Salmo, spesso striminzita e manipolata.
Tutta la ricchezza del'Introito è andata perduta. La XVI Domenica dopo Pentecoste, l'Antifona d'ingresso recitava, dal Salmo 53, 6.8 : "Ecco, Dio viene in mio aiuto, il Signore sostiene l'anima mia. A te con gioia offrirò sacrifici e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono".
Tutto qui. Da notare che il testo del Salmo è stato edulcorato. Infatti tra il versetto 6 e l'8 c'è un altro versetto, di carattere imprecatorio: "Ritorci il male contro i miei nemici! Nella tua fedeltà, deh, li disperdi!" (La S. Bibbia, ed. Paoline prima del Concilio, p. 629). Questo versetto non riportato dà ovvimaente un senso diverso al testo, diverso rispetto a quello di una neutrale ed universale bontà che il Novus Ordo gli vuol far dire.
Ma perché l'intero introito, basato sul Salmo 42, è stato abolito? Forse perché illustra ampiamente l'idea della giustizia di Dio. Infatti continua il sacerdote :"Iudica me,Deus, et discerne causam meam de gente non sancta...". "Giudicami, o Dio, e difendi la mia causa da gente non santa [iniqua] etc". Difendimi, sì, ma nello stesso tempo giudicami! Che noi si debba essere sempre sotto la giustizia di Dio (e il Signore ci giudicherà subito appena morti) già l'Introito della Messa OV lo ribadiva a chiare lettere.
Non solo sostituito l'Introito da una melensa Antifona d'ingresso che spesso non dice niente; che spesso non dice niente perché i versetti dei Salmi riportati sono spesso tagliati, edulcorati, sminuzzati. Come hanno dimostrato gli studi validissimi del defunto prof. Kaschewski, tradotti e pubblicati meritoriamente da Mic in questo blog.
L'idea del "giudizio di Dio" (e quindi del peccato originale) doveva sparire, come di fatto è scomparsa. Ci sono anche le eresie propalate per via indiretta, per omissione della verità.
Bisogna ricordare un episodio della vita di S. Alfonso Maria de' Liguori, da lui vissuto in prima persona. Il sacerdote di una parrocchia viveva scandalosamente, tenendosi come amante una donna fors'anche sposata. Tutti, fedeli compresi, lo esortavano a rompere con il peccato, a rimandare la donna, insomma a pentirsi e cambiar vita. E lui, no, tetragono. Una domenica, alla Messa, mentre pronunciava all'altare le parole "Iudica me Deus..", cadde a terra fulminato, stecchito da un infarto! Morto sul colpo!
ITeofilo
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RispondiEliminaunavox
Vescovo celebra la Messa su un tavolino, indossando una capsula a macchia di leopardo.
L'ho visto; ma se dovessimo registrare tutte le aberrazioni...
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RispondiEliminaAggiunta.
Un ulteriore motivo per la soppressione dell'Introito, deriva sicuramente dal fatto che il Sacerdote officiante annunzia di accostarsi umile e pentito all'ALTARE di Dio, all'altare che simboliamente rappresenta qui in terra il trono della divina Maestà in cielo.
Ma proprio questo volevano eliminare i Novatori: l'Altare, ad imitazione della riforma protestante. Infatti, l'altare della Messa NO, anche se lo chiamano altare, non è un altare, è una tavola rivolta al popolo, in modo da suggerire l'idea dell'ultima Cena, della Messa come Cena del Signore, alla maniera dei Protestanti eretici: banchetto di lode (al contrario dell'Ultima Cena) nel quale si è finito per celebrare il Cristo glorioso, la Resurrezione.
L'Altare di Dio, come simbolo e del Sacrificio del Calvario e della divina Maestà che protegge i fedeli ma anche li giudica, cui bisogna in tutto rimettersi, doveva scomparire.
Già dall'abolizione dell'Introito e dall'apparizione della tubercolotica "Antifona d'Ingresso", si vedeva che questa Nuova Messa non era cattolica.
T.
Ora leggo del terremoto tra Romagna e Toscana, ieri l altro l aereo che precipita vicino Torino... che succede?
RispondiEliminaLe élites sono al lavoro... nulla è casuale...
EliminaA proposito avete ricevuto il richiamo dell allarme presidenziale? La mente mi è andata alla reclusione covidiana eppoi, non sarà stato che il terremoto di ieri l altro sia stato un po' gonfiato per predisporci all allarme nazional-presidenziale di oggi? Si vendono fondelli italici, avanti sciori e sciore!
EliminaIl dio che allieta la giovinezza va letto in chiave matrimoniale. Nella giovinezza dio aveva promesso (fidanzamento) il messia e ora, nelle messa, dio si fa presente e inizia la coabitazione (matrimonio) tra dio e il suo popolo tramite l’eucaristia (non son degno che entri sotto il mio tetto). Il dio che allieta la giovinezza e il dio di cui non siamo degni che entri sotto il nostro tetto, sono i due momenti del matrimonio ebraico: promessa e anticipazione, coabitazione e realizzazione.
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RispondiEliminaIl Salmo dell'Introito interpretato in chiave di "matrimonio ebraico".
Sappiamo che la Sacra Scrittura si può interpretare, oltre che litteralmente, in chiave allegorica e simbolica, a seconda dei testi.
Se leggiamo tutto il breve Salmo tuttavia questa lettura in chiave di "matrimonio ebraico" potrebbe sembrare forzata.
"Dio, fammi giustizia/ difendi la mia causa/ da gente non pia (salva la mia vita)/Dammi scampo/ dall'uomo fraudolento ed iniquo:/ ché sei tu la mia forza,/perché m'hai respinto?/Perché men vo' triste,/oppresso da chi m'odia?/ Dammi luce e favore,/e saran la mia guida./Mi adducano al monte tuo santo,/tua dimora,/e giungerò insino/all'altare di Dio,/ e al Dio che fa lieta/la mia giovinezza/canterò su la cetra,/a te o Dio, Dio mio!/Perché ti accasci, anima mia,/e fremi dentro il mio petto/Spera in Dio, ché ancor gli darò lode,/salvezza al viver mio, e Dio mio!"
(La Sacra Bibbia, ed. Paoline, prima del Concilio, pp. 623-4).
In nota il commento dell'editore così riporta: "Un levita, esiliato da Gerusalemme per le mene dei suoi nemici, esprime il suo dolore e l'anelito ardente di poter tornare alla gioia e allo splendore dei riti del Tempio divino".
Se questo poteva esser stata l'occasione del Salmo, esso purtuttavia assume un significato universale, nel rappresentarci in qual modo l'anima del credente deve accedere all'altare di Dio per celebrare il Sommo Mistero della S. Messa, o per attendervi, celebrandolo solo in voto.
Ma perché scrivere il nome di Dio con la minuscola, anonimo delle 22:57?
@anonimo 19/09 19.06
RispondiEliminaMa lei non deve prendere tutto il salmo, lei deve considerare solo la frase che è stata inserita nella liturgia. Se avessero voluto mantenere il contesto del salmo, avrebbero inserito tutto il salmo e non solo una piccola parte. Quella piccola parte messa lì all’inizio non solo puó essere letta in chiave matrimoniale, ma proprio perché va letta in chiave matrimoniale ci dice che è stata messa lì sim dai tempi apostolici.
Ho scritto dio minuscolo solo perché sto scrivendo da cellulare e, in ogni caso, il nome di dio non è Dio, ma IO SONO.
RispondiEliminaAnonimo che vuol sostituire il nome di Dio con l'Io sono biblico...
Guardi che l'Introito utilizza tutto il Salmo 42 non solo lo "introibo ad altare Dei". Basta controllare il testo sulla Vulgata-Clementina (Salmo 42 [43]).
L'interpretazione "matrimoniale" sembra alquanto restrittiva, ammesso che sia valida.
Ma perché il nome di Dio (Deus) dato a Dio non andrebbe bene?
Non renderebbe l'Io sono biblico, usato anche dal Signore, come sappiamo dal Vangelo di Giovanni? E allora lo scriviamo in minuscolo? Ma questo è modo di argomentare di un finto credente...
Lei espone argomenti singolari per dimostrare l'origine apostolica del rito Ordo Vetus.
@ anonimo 20/09 21,43
RispondiEliminaLei evidentemente non legge quello che scrivo.
Intanto che il nome di Dio sia Dio, è una suo peculiare modo di vedere. Evidentemente lei ha più autorità della Bibbia, nella quale, come lei stesso ammette, il nome di Dio è IO SONO.
Per quanto riguarda la lettura della frase “il dio che allieta la mia giovinezza” il richiamo a un significato matrimoniale si aggiunge ad altre possibili interpretazioni, non le esclude.
Nel suo precedente messaggio è lei che mi attribuisce di avere interpretato in chiave matrimoniale il salmo 42, cosa che io non ho mai fatto. Io ho solo parlato della frase usata come antifona finale e iniziale del salmo 42 nella liturgia. La liturgia quindi in qualche modo esalta quella frase del
Salmo 42, racchiudendovi lo stesso salmo dentro. La frase nella liturgia viene quindi in qualche modo estrapolata dal contesto e va oltre il semplice salmo 42. Questo intendo dire. “Introibo ad altare dei…” nella liturgia non va contestualizzato nel salmo da cui è estratto, ma in quello che sta facendo il sacerdote, e cioè l’effettivo accostarsi a quell’altare in quel momento in cui le promesse antiche (la gioventù) viene realizzata con la presenza reale di Cristo (la gioventù viene lietificata) nell’eucaristia. Il punto di vista dell’introibo è quindi liturgico alla luce di Cristo, al quale fa da sfondo (non da contesto) il salmo 42 per ricordare che le antiche scritture acquisiscono luce nuova e si realizzano in Cristo.