Nella nostra traduzione da ‘Le Sel de la Terre’ — che ci darà lo spunto per ulteriori approfondimenti — lo scritto che segue spiega bene una parte di cosa ha trovato il teologo tedesco Johannes Dörmann su Giovanni Paolo II. Le OMISSIONI appunto. Dio è solo misericordia, ha già salvato tutti e siamo arrivati alla misericordia bergogliana che condona apertamente il peccato. Precedente qui. Ci sovviene anche Gaudium et spes, 22 qui. (i semi delle variazioni sono tutti nei documenti del Vaticano II). Ricordo anche la questione del 'pro multis'1 [vedi anche qui].
Sull’errore della “salvezza per tutti”.
(Dall’introduzione della Redazione ad un paragrafo
dello studio del teologo tedesco Johannes Dörmann).
“Commentando il capitolo II [dell’Enciclica ‘Dives in misericordia’ di Giovanni Paolo II] il professor Dörmann ne ha sottolineato le stranissime omissioni. Giovanni Paolo II trova modo di descrivere e definire la missione del Messia senza menzionare esplicitamente il peccato, né il bisogno assoluto della redenzione dell’umanità peccatrice.
Inoltre, l’enciclica, nelle “dichiarazioni messianiche” di Gesù, non nomina che la rivelazione della misericordia del Padre, senza una parola della sua volontà di esser riconosciuto come Messia. Le stesse sue azioni sono presentate fuori da questa esigenza di fede. (Nel Vangelo, è ben chiaro che Nostro Signore, operando i miracoli, vuol suscitare e rafforzare la fede. Ora l’enciclica non ne fa alcuna menzione, e neppure della necessità di questa fede e del battesimo per la salvezza).Come spiegare questo silenzio sull’essenziale circa la missione del Messia? È innanzitutto riconoscibile una riduzione della dottrina cristiana, riconducendo tutto al livello umano (l’azione messianica è considerata soltanto come la guarigione di tutta la sofferenza umana – tralasciando ciò che l’amore redentore di Cristo ha d’essenziale e di specifico). Ma questa riduzione, per quanto grave sia, non è che un aspetto delle cose. Il professor Dörmann discerne, sullo sfondo, una trasposizione più grave ancora: le prescrizioni evangeliche, così abbondantemente citate, sono abilmente inserite in un quadro preliminare che deforma il messaggio del nuovo Testamento racchiudendolo in uno schema a priori.
Questo schema, è quello della salvezza universale. Se in effetti tutti gli uomini, dall'inizio alla fine del mondo, sono già giustificati fin da ora, l’opera della redentione umana è essenzialmente compiuta. Quale dunque può essere, in un simile quadro, la missione del Messia? Non riscattarci dal peccato attraverso la croce (come avrebbe detto qualunque cattolico prima del Vaticano II, e come Giovanni Paolo II non dice), né suscitare la fede e la conversione necessarie per la salvezza (di questo Giovanni Paolo II non parla più), ma soltanto farci prender coscienza della misericordia divina. Il Messia non è più che un segno visibile del Padre che è amore e misericordia : questo esattamente è il filo conduttore di tutto il capitolo II dell’enciclica”.
[Da ‘Le Sel de la Terre’, N. 51, HIVER 2004-2005,p. 45]
Inoltre, l’enciclica, nelle “dichiarazioni messianiche” di Gesù, non nomina che la rivelazione della misericordia del Padre, senza una parola della sua volontà di esser riconosciuto come Messia. Le stesse sue azioni sono presentate fuori da questa esigenza di fede. (Nel Vangelo, è ben chiaro che Nostro Signore, operando i miracoli, vuol suscitare e rafforzare la fede. Ora l’enciclica non ne fa alcuna menzione, e neppure della necessità di questa fede e del battesimo per la salvezza).Come spiegare questo silenzio sull’essenziale circa la missione del Messia? È innanzitutto riconoscibile una riduzione della dottrina cristiana, riconducendo tutto al livello umano (l’azione messianica è considerata soltanto come la guarigione di tutta la sofferenza umana – tralasciando ciò che l’amore redentore di Cristo ha d’essenziale e di specifico). Ma questa riduzione, per quanto grave sia, non è che un aspetto delle cose. Il professor Dörmann discerne, sullo sfondo, una trasposizione più grave ancora: le prescrizioni evangeliche, così abbondantemente citate, sono abilmente inserite in un quadro preliminare che deforma il messaggio del nuovo Testamento racchiudendolo in uno schema a priori.
Questo schema, è quello della salvezza universale. Se in effetti tutti gli uomini, dall'inizio alla fine del mondo, sono già giustificati fin da ora, l’opera della redentione umana è essenzialmente compiuta. Quale dunque può essere, in un simile quadro, la missione del Messia? Non riscattarci dal peccato attraverso la croce (come avrebbe detto qualunque cattolico prima del Vaticano II, e come Giovanni Paolo II non dice), né suscitare la fede e la conversione necessarie per la salvezza (di questo Giovanni Paolo II non parla più), ma soltanto farci prender coscienza della misericordia divina. Il Messia non è più che un segno visibile del Padre che è amore e misericordia : questo esattamente è il filo conduttore di tutto il capitolo II dell’enciclica”.
[Da ‘Le Sel de la Terre’, N. 51, HIVER 2004-2005,p. 45]
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. Il “pro multis” richiama l’attenzione sull’erronea traduzione, in molte lingue volgari, della formula di Consacrazione nel Messale NO con “per tutti”. È vero che il Signore è morto per tutti; ma la sua Grazia e la salvezza redentiva ha effetto su “coloro che Lo accolgono” (i molti altrimenti si sarebbe detto omnes) [cfr. testo greco πολλοι (polloi = i più) e non παντες (pantes = tutti)]. (Lo ribadisce la Lettera 17 ottobre 2006 della Congregazione per il Culto Divino ai Presidenti delle Conferenze Episcopali).
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[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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La "Correctio filialis" esisteva anche quando Doermann era in vita. Perché non si è rivolto con tale strumento - previsto dalla Chiesa - a Giovanni Paolo II, magari coinvolgendo altri studiosi e teologi, chiedendo spiegazioni?
RispondiEliminaTroppo facile scrivere libri e rifuggire il confronto ...
Povero papa Wojtyla, una persona che ho molto ammirato, a suo tempo, quando non avevo ancora compreso l'inganno della chiessa conciliare e dei suoi esponenti. Come mons. Viganò (al quale mi guardo bene dal paragonarmi, Dio me ne scampi !) riconosco di essermi ingannato per lunghi anni, di essermi lasciato ingannare, guardando più all'aspetto umano, amichevole, che non al contenuto dottrinale che i papi conciliari e i prelati d loro promossi agli alti gradi della gerarchia (ma anche i semplici vescovi) andavano diffondendo; per fiducia in loro accettavo anche la messa neoprotestante di Montini-Bugnini, la nuova pastorale immanentista, buonista, la scomparsa dei Novissimi e del catechismo di San Pio X, poi però, da neopensionato, avendo tempo a disposizione, ho iniziato ad approfonsire la storia recente della Chiesa e, arrivato a San Pio X, mi si è aperto un nuovo orizzonte; è come se mi fosse caduto un velo dagli occhi, non potevo, e non potrò mai più, accettare supinamente gli ultimi 60 anni di magistero, di pastotrale, di liturgia falso cattolica, se lo facessi tradirei la mia coscienza, non potrei più guardarmi allo specchio..mi scuso per la lungaggine, pace e bene
RispondiEliminaGrazie mille per la sua testimonianza di fede!
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RispondiEliminaAi vescovi che prendevano parte ad un corso della "Congregatio pro Gentium Evangelizatione" (AAS, XCVIII, 6 oct 2006, n. 60, pp. 701-703)
BENEDETTO XVI disse:
"Siete chiamati ad esser Pastori fra popolazioni che in buona parte non conoscono ancora Gesù Cristo. Come primi responsabili dell'annuncio evangelico, dovete pertanto fare sforzi non indifferenti perché a tutti sia data la possiblità di accoglierlo. Voi avvertite sempre più l'esigenza di inculturare il VAngelo, di evangelizzare le culture e alimentare un dialogo sincero ed aperto con tutti, perché insieme si costruisca un'umanità più fraterna e solidale" [...]
Bisogna dare :
"..primaria importanza alla preghiera e alla incessante tensione verso la santità" (ivi, p. 702)
Bisogna poi, continuava, evitare le divisioni, concludendo: "Esse attentano infatti all'unità della fede e indeboliscono l'annuncio e la testimonianza del Vangelo di Cristo, che è venuto nel mondo per fare dell'intera umanità un popolo santo e una sola famiglia dove Dio è Padre di tutti" (ivi, p. 703).
DUNQUE : - l'evangelizzazione (la parola conversione abolita) non per la salvezza eterna ma per "costruire un'umanità più fraterna e solidale". Infatti, secondo B XVI qual'era la Missione del Signore?
"fare dell'umanità un popolo santo e una sola famiglia dove Dio è il Padre di tutti". Dio, quale Dio? La divina monotriade?
Ma Cristo non è venuto nel mondo per realizzare l'unità del genere umano all'insegna del deismo e dell'armonia universale tra i popoli: è venuto per salvare i peccatori, uno per uno, dalla dannazione eterna e l'unità che raccomanda nel cap. 17 di Giovanni è quella dei credenti in Lui non del genere umano o di tutte le religioni, una parte del quale genere umano, e non certamente piccola, è destinata ad andare in perdizione, per sempre (Matteo, 25, 31 ss).
T.
RispondiEliminaIl cardinale G.B. Martini, gesuita, uno dei maestri spirituali di Bergoglio, credeva apertamente nella "salvezza universale" cioè garantita a tutti.
Negli ultimi tempi della sua vita di discusso "pastore", tenne per un certo tempo una rubrica sul Corriere della Sera, nella quale rispondeva alle lettere che gli venivano inviate.
Il 29 maggio 2011 scrisse, in una risposta:
"Gesù racconta il Padre e lo fa con parole semplici. Noi raccontiamo Gesù con altrettanta semplicità, il resto lo farà lo Spirito Santo".
Martini parlava sempre di "partire dal cuore per toccare il cuore", propalava un cattolicesimo sentimentale e zuccheroso, completamente falso.
Ad un lettore che si dichiarava seguace di Teilhard de Chardin e diceva di credere che tutti saranno salvati, Martini rispose: "Lei crede più di quanto crede! Nella precedente risposta intendevo proprio che l'errore è aver smarrito la fede nella salvezza universale. Che per la salvezza abbiamo bisogno gli uni degli altri. Che l'umanità è una lunga, immensa cordata che sale verso la vetta e che ogni scalatore tira e insieme è tirato dall'altro".
Martini parlava come se la fede nella "salvezza universale" fosse stata la fede tradizionale della Chiesa, che si era smarrita. O forse la fede della Chiesa primitiva, sulla quale si sarebbe imposta la fede della "Chiesa costantiniana" - tesi tipica dei modernisti.
In ogni caso, mentiva sapendo di mentire, ingannava scientemente i fedeli.
CROCIATA DI PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
RispondiEliminaIl 7 NOVEMBRE PROSSIMO scadrà il termine per la presentazione delle firme a sostegno del progetto di legge di iniziativa popolare denominato “UN CUORE CHE BATTE”. Nelle tre settimane che rimangono dobbiamo intensificare l’AZIONE e la PREGHIERA in vista del raggiungimento delle 50000 firme richieste perché il progetto approdi in Parlamento.
1) AZIONE: diffondete il più possibile l’iniziativa tra le vostre conoscenze e nelle vostre parrocchie. In molte citta' sono attivi dei volontari attivi con i tavolini allestiti nelle strade. Per sapere dove andare, rivolgetevi a Giorgio Celsi:
celsi.giorgio@gmail.com
Cell.: 3467035866.
A Roma, fra gli altri luoghi, i volontari saranno presenti Domenica 22 Ottobre, dalle 10 alle 13, davanti alla chiesa di San Giuseppe a Capo le Case (Via Francesco Crispi, 24).
2) PREGHIERA: da Domenica 29 Ottobre a Lunedì 6 Novembre, offriremo tutti insieme la Solenne Novena a San Giuseppe.
https://crociatasangiuseppe.blogspot.com/p/solenne-novena-san-giuseppe-pernove.html
Facciamo quanto e' possibile per la salvezza della nostra e altrui anima, la Vergine Santissima e il glorioso Patriarca S.Giuseppe benediranno la nostra azione.
Ave Maria!
Bisogna anche tener presente che nelle nostre terre si è infiltrato il concetto di reincarazione, specie in tutti coloro che smanettano con l esoterismo, prelati inclusi. Da quel poco che ho ascoltato, visto, capito subentra una tendenza a considerare spanne di tempo vastissime che ognuno a torto o a ragione riempie con una buona dose di autogiustificazione, autoassoluzione per il passato per il presente per il fututo. Certamente non tutti sono occultisti, ma il sentimento di autoassoluzione, già naturalmente presente, viene irrobustito dai cultori della reincarnazione anche se non sono la maggioranza, a questi si aggiungano i cultori della misericordia in dosi massicce,
RispondiEliminae si aggiunga una società che coltiva ogni stravaganza, ed ogni inclinazione contro natura diventa, contro il buon senso, contro le leggi fondamentali di ogni civiltà che possa dirsi tale, un diritto. Il peccato sfuma all orizzonte e le parti si invertono la colpa non è più del traditore, ma del tradito; non è più del ladro, ma del derubato; non è più del violentatore, ma del violentato; non è più dell omicida, ma dell assassinato. Tutto si è relativizzato e capovolto. Per non perdere il senno in questo mare in tempesta del detto contraddetto, del fai da te e del secondo me è bene tenersi stretti i famosi 10 Comandamenti osservandoli rigorosamente, seguendo le virtù ed evitando i vizi. Da questi vecchie abitudini ne trarrà vantaggio sia colui che tende alla vita eterna, sia colui che tende alla prossima reincarnazione, sia colui che spera nella Misericordia divina, sia il cittadino relativista che troverà nelle vecchie virtù la bussola per non perdere se stesso dissennato.
RispondiElimina# "troppo facile scrivere libri e rifuggire il confronto.."
Un commento che più assurdo e superficiale non potrebbe essere.
Quale confronto? Il prof. Doermann non era un cardinale o un vescovo ma un semplice sacerdote e uno studioso.
Lui doveva approntare gli strumenti concettuali, caso mai erano i vescovi e cardinali a chiamare il papa al confronto sulla base degli strumenti elaborati dal prof. Doermann e dai pochi che come lui osavano mettere in dubbio la vulgata dominante.
Come tutti gli studiosi non aveva il temperamento dell'uomo d'azione che del resto non spettava a lui. Già nel demolire la personale teologia di quel papa si era esposto parecchio.
T.
Leggete senza pregiudizi TUTTA l'enciclica e vedrete che qui si prendono lucciole per lanterne..... boh che tristezza ....
RispondiEliminaCari amici spendiamoci con tutto il cuore per l'iniziativa "un cuore che batte", facciamola conoscere a tanti amici e anche "nemici". Ne ho parlato nelle omelie domenica scorsa e ci siamo assicurati che la raccolta sia aperta nei vari comuni vicini.
RispondiEliminaAndate a firmare nei comuni di residenza e se per caso non sanno niente non demordete, telefonate a Giorgio Celsi 3467035866 che vi manderà l'immagine della pec con relativo numero di protocollo inviata a suo tempo ai comuni, così potranno stampare i moduli per la sottoscrizione. Sensibilizziamo anche i confratelli sacerdoti così ne parlano in chiesa e alle persone più sensibili.
Sono un parroco.
Un cuore che batte
RispondiEliminaOsservatorio Card. Van Thuân
Première trasmessa il giorno 13 ott 2023
Don Marco Begato invita a sostenere l'iniziativa "Un cuore che batte".
https://www.youtube.com/watch?v=ghNnRlXHBN0
Fino a che noi non torneremo noi stessi, parlando compiutamente la nostra lingua, elaborando la nostra propria cultura, rispondendo al meglio del nostro spirito, della nostra storia e civiltà, saremo marionette in mano altrui, svuotate sempre più di ogni anelito e consapevolezza spirituale,cioè bestie che qualsiasi domatore farà esibire a suo piacere.
RispondiEliminail discorso della reincarnazione è tutto fuorché occultismo. Nasce all'interno di religioni naturali soprattutto orientali in risposta alla domanda sul perché del male nel mondo e sull'origine della sofferenza umana. La richiesta di una risposta a un bisogno così grande non solo è legittima ma è anche imperativa. Senza Gesù Cristo, è la risposta più coerente che personalmente ritengo si possa trovare. Invece alla luce della Rivelazione tutto cambia ma ricordiamo che non tutti i popoli hanno abbracciato, per ora, il messaggio di Cristo e non per questo sono adoratori del demonio (perché alla fine è questa la vera natura dell'occultismo, della ricerca delle Tenebre).
RispondiEliminaC'è invece un aspetto sulla reincarnazione che quasi sempre si omette e spesso lo si fa per ignoranza: in ultima analisi la reincarnazione implicherebbe la non necessità di Dio (ipotesi forte) o la presenza di un Dio che non è misericordioso (ipotesi debole).
La reincarnazione non è nient'altro che un sistema di bilancio tra dare e avere, di vita in vita, e questo soddisfa sicuramente i canoni di Giustizia in quanto nulla resta né impunito né non premiato. E' però un sistema che non necessita di Dio (ipotesi forte) perché potrebbe essere semplicemente un meccanismo di equilibrio interno all'Universo stesso; se fosse così allora l'anima non sarebbe trascendente ma semplicemente sarebbe trans-dimensionale e quindi comunque interna a leggi fisiche per quanto ignote oggi. In una formulazione "debole" Dio non sarebbe altro che un super Essere dalle caratteristiche sicuramente sovraumane, senza Misericordia (tipo Allah), ma a questo punto viene da dire che non sia veramente trascendente; è questa a mio avviso un'ipotesi molto zoppicante ma ritengo comunque giusto menzionarla.
Come vedete non c'è, in ogni caso, spazio per la Misericordia, per questo flusso di Grazia non richiesta e non meritata. A mettere una pietra tombale sulla questione ci sono le parole di Gesù quando chiarisce che il cieco nato non ha colpe né lui né i suoi genitori.
Visti i tempi ritengo comunque che se uno non è cristiano è meglio che creda nella reincarnazione piuttosto che in vergini che lo attendono dopo la morte, soprattutto se da attentatore suicida. My 2 cents.
Bene ha fatto a puntualizzare, quando una filosofia, una religione si diffonde con un passaparola incontrollato è facile intendere e trasmettere. fischi per fiaschi. Ed è quello che purtroppo, dai vertici propagato intenzionalmente, sta trasformando il buon vino del fu Cattolicesimo in fischi da stadio.
EliminaPer Marco 22:20
RispondiEliminaSarebbe interessante scoprire i punti specifici dove si prendono lucciole per lanterne...
Ad esempio al capitolo quarto sulla parabola del figliol prodigo non si accenna minimamente alla conversione???
Elimina
RispondiElimina# A chi ci accusa di prendere lucciole per lanterne
Cito da Johannes Doermann, La teologia di Giovanni Paolo II e lo spirito di Assisi, tr. it., I vol., Ed. Ichthys, Albano Laziale, s.d., p. 56.
Predicando i ritiri spirituali da cardinale, Woytila così inquadrò l'attuarsi del piano della salvezza nella storia:
'La morte di Gesù sulla croce è un punto della storia, in cui gli uomini vengono, peer così dire concepiti di nuovo ed entrano in una traiettoria nuova del disegno di Dio, che il Padre ha preparato nella verità della Parola e nel dono dell'Amore. Punto in cui la storia dell'uomo incomincia di nuovo, indipendentemente, se così si può dire, dai condizionamenti umani. Questo punto appartiene all'Ordine divino, al modo divino di vedere l'uomo e il mondo. Le categorie umane del tempo e dello spazio sono quasi del tutto secondarie. Tutti gli uomini, fin dall'inizio del mondo e fino alla sua fine, sono stati redenti e giustificati da Cristo e dalla sua Croce".
Il cardinale [commenta Doermann] sostiene dunque la tesi secondo la quale ogni uomo "esiste in Cristo" o possiede "l'esistenza in Cristo" "fin dall'inizio, nell'eterno disegno di Dio", in modo tale che "tutti gli uommini, fin dall'inizio del mondo e fino alla sua fine, sono stati redenti e giustificati da Cristo e dalla sua Croce". Di conseguenza l'umanità tutta intera si troverebbe dal principio fino alla fine del mondo in possesso della grazia santificante, nello stato di un'effettiva redenzione. A questa tesi corrisponde il fatto clamoroso che i fattori soggettivi della redenzione come la giustificazione attraverso la fede e la santificazione nel senso dell'insegnamento tradizionale della Chiesa sono interamente passati sotto silenzio".
Commento del relatore : sono appunto i silenzi sull'insegnamento tradizionale della Chiesa a costituire elemento di prova dell'eterodossia di Woytila, che muoveva sempre dal VAticano II, come se prima non ci fosse stato nulla. La sua concezione, inoltre, sembra una rielaborazione della teoria (fasullissima) dei "cristiani anonimmi" di Karl Rahner.
T.
RispondiElimina#Reincarnazione e buddismo.
Non sono un esperto in materia ma ho sempre letto che ci sono diversi tipi di buddismo, uno dei quali pratica anche la c.d. "magia sessuale", un campo nel quale sembra difficile escludere componenti esoteriche.
A prescindere dal buddismo, la credenza nella reincarnazione, dottrina essenziale anche per la religione professata in India, coinvolge anche gli animali: quella che sembra essere l'anima mundi, l'anima come sostanza universale si troverebbe anche negli animali e le sue reincarnazioni passerrebbero da uomo ad animale e viceversa. È così?
Quello che è certo è che si tratta di una dottrina del tutto incompatibile con l'insegnamento cristiano, quello autentico, non quello oggi prevalente, succube della nouvelle théologie (de Lubac tentò un compromesso tra cristianesimo e buddismo, tanto per fare un esempio).
La reincarnazione esclude il concetto di creazione dell'uomo dal nulla, evento prodotto unilateralmente da Dio, per noi cattolici dogma di fede.
"Come spiegare questo silenzio sull’essenziale circa la missione del Messia? È innanzitutto riconoscibile una riduzione della dottrina cristiana, riconducendo tutto al livello umano (l’azione messianica è considerata soltanto come la guarigione di tutta la sofferenza umana – tralasciando ciò che l’amore redentore di Cristo ha d’essenziale e di specifico)".
RispondiEliminaForse, il documento "SUSSIDI PER UNA CORRETTA PRESENTAZIONE DEGLI EBREI E DELL'EBRAISMO NELLA PREDICAZIONE E NELLA CATECHESI DELLA CHIESA CATTOLICA" del dicastero per la promozione dell'unità dei cristiani, aiuta a rispondere la domanda. Vedete alcuni branni:
" 8 "...poiché essi sono stati scelti da Dio per preparare la venuta di Cristo e hanno conservato tutto ciò che è stato progressivamente rivelato e donato nel corso di tale preparazione, nonostante la loro difficoltà a riconoscere in lui il loro Messia".
9. L'esodo, ad esempio, rappresenta una esperienza di salvezza e di liberazione che non si conclude in se stessa. Oltre al suo senso proprio, essa ha in sé la capacità di svilupparsi ulteriormente. La salvezza e la liberazione sono già compiute in Cristo e si realizzano gradualmente attraverso i sacramenti nella chiesa. Si prepara così il compimento del piano di Dio, che attende la sua consumazione definitiva, con il ritorno di Gesù come Messia , ritorno per il quale noi ogni giorno preghiamo. Il Regno, per il cui avvento preghiamo ugualmente ogni giorno, sarà alla fine instaurato. E allora, la salvezza e la liberazione avranno trasformato in Cristo gli eletti e tutta la creazione (Cf Rm 8,19-23).
10. Inoltre, sottolineando la dimensione escatologica del cristianesimo, si giungerà ad una maggiore consapevolezza del fatto che quando il popolo di Dio dell'antica e della nuova alleanza considera l'avvenire, esso tende - anche se partendo da due punti di vista diversi - verso fini analoghi: la venuta o il ritorno del Messia. E ci si renderà conto più chiaramente che la persona del Messia, sulla quale il popolo di Dio è diviso, costituisce per questo popolo anche un Punto di convergenza (Cf Sussidi per l'Ecumenismo della diocesi di Roma, n. 140). Si può dire pertanto che ebrei e cristiani si incontrano in una esperienza simile, fondata sulla stessa promessa fatta ad Abramo (Cf Gn 12,1-3; Eb 6,13-18).
11. Attenti allo stesso Dio che ha parlato, tesi all’ascolto di questa medesima parola, dobbiamo rendere testimonianza di una stessa memoria e di una comune speranza in colui che è il Signore della storia. Sarebbe parimenti necessario che assumessimo la nostra responsabilità di preparare il mondo alla venuta del Messia, operando insieme per la giustizia sociale, per il rispetto dei diritti della persona umana e delle nazioni, per la riconciliazione sociale e internazionale. Noi, ebrei e cristiani, siamo sollecitati a questo dal precetto dell'amore per il prossimo, da una comune speranza del regno di Dio e dalla grande eredità dei profeti. Trasmessa già nei primi anni di formazione attraverso la catechesi, una tale concezione educherebbe concretamente i giovani cristiani ad intrattenere relazioni di collaborazione con gli ebrei, al di là del semplice dialogo (Cf Orientamenti e Suggerimenti, n. IV). http://www.christianunity.va/content/unitacristiani/it/commissione-per-i-rapporti-religiosi-con-l-ebraismo/commissione-per-i-rapporti-religiosi-con-l-ebraismo-crre/documenti-della-commissione/sussidi-per-una-corretta-presentazione-degli-ebrei-ed-ebraismo.html
Da questo documento se capisce:
RispondiElimina1 - Gli ebrei hanno guardato il depositum fidei prima della venuta del Signore. Cosa smentita per la non accettazione di Gesù della loro parte;
2 - L'affermazione del ritorno di Gesù come Messia, lascia capire che nella sua prima venuta non è stato venuto come Messia;
3 - Il documento riconosce il popolo di Israele come popolo di Dio;
4 - L'unica differenza tra ebrei e cristiani sarebbe che noi aspettiamo la sua seconda venuta e loro aspettano la sua prima. Così il ritorno del Messia risolverebbe questo problema. Nessuna parola sull'Anticristo che gli ebrei accettarano come il Messia;
5 - La missione comune presentata al punto 11 di ebrei e cristiani è proprio la missione attribuita dalla Chiesa dalla Gaudium et Spes, quella dell'unità del genere umano. Come si vede chiaramente, questa Missione esclude quella per cui la Chiesa è stata creata: la salvezza delle anime. E presenta lo scopo senza precedenti di preparare il mondo al ritorno del Messia. A questo punto, il documento fa propria la concezione del Messia, presentata dall'ebraismo, cioè di un Messia terreno che instaurerà il suo regno sulla terra (speranze millenariste?). Non vediamo nemmeno tracce di continuità tra la prima venuta e il ritorno di Gesù sulla base delle Scritture, della tradizione e dell'insegnamento della Chiesa. Nostro Signore ritornerà come giudice giusto, non come Messia per stabilire un regno terreno.
Infine, questo documento è stato promulgato proprio durante il pontificato di Giovanni Paolo II (5 anni dopo la Dives in Misericordia). Penso che sia interessante confrontare ciò che le autorità conciliari hanno detto sull'ebraismo con ciò che dicono sulla tradizione. Affermano che l'Antica Alleanza non è mai stata revocata e che i doni di Dio sono irrevocabili. Lo stesso non sembra valere per il discorso che le autorità conciliari hanno già prodotto sulla tradizione apostolica. Vedi, ad esempio, quanto afferma il documento, al punto 8:
"poiché essi sono stati scelti da Dio per preparare la venuta di Cristo e hanno conservato tutto ciò che è stato progressivamente rivelato e donato nel corso di tale preparazione, nonostante la loro difficoltà a riconoscere in lui il loro Messia"
Se può dire che qui se afferma a continuità dell'unico soggeto Sinagoga e dell' unico oggeto rivelato, ma in ciò che dice rispetto alla Chiesa l'unico oggeto rivelato non c'e più. Inoltre a questo viene in mente tutto ciò che hanno parlato della tradizione lasciando capire che sarebbe "una collezione di cose morte". D'altra parte, lasciano capire che la tradizione ebraica continua a vivere, perché i doni di Dio sono irrevocabili. Allora perché sono irrevocabili quando si tratta dell’Antica Alleanza e non sono irrevocabili quando si tratta di quella nuova?
Conosco il libro di J. Doermann nella edizione francese L'étrange théologie, etc... Woytila era un astro del modernismo. Non capisco coloro che da lui si lasciarono e ancora si lasciano incantare.
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RispondiElimina# Nel par. 4 dell'enc. Woytile accenna alla "conversione" nella parabola del Figlio Prodigo.
Accenno irrilevante. Sono 60 anni che ci si contenta di accenni. Costruiscono edifici che di fatto oscurano e fanno sparire verità fondamentali poi vi "accennano" in modo del tutto irrilevante rispetto all'impianto dell'edificio stesso. E tutti contenti osannano questi bravi papi che hanno "aggiornato" la Chiesa al mondo moderno mantenendo tuttavia un collegamento sostanziale con le verità di sempre.
L'interpretazione che GP II dà della parabola in questione è sconcertante. Secondo lui il figliol prodigo è spinto a tornare a casa
soprattutto per recuperare la dignità di figlio che aveva perduta: al centro della parabola sarebbe sempre la dignità umana non il rimorso, il pentimento, il desiderio di liberarsi dal peccato, di ritornare al Padre (Dio) che perdona proprio a causa di questa "conversione" dell'animo del disgraziato peccatore, che può così finalmente risalire dalle tenebre alla luce.
No. Il tema centrale sarebbe la dignità dell'uomo : " La sua decisione è presa in piena coscienza di ciò che ha meritato e di ciò a cui può ancora aver diritto secondo le norme della giustizia. Proprio questo ragionamento dimostra che, al centro della coscienza del figliol prodigo emerge il senso della dignità perduta, di quella dignità che scaturisce dal rapporto del figlio col padre. Ed è con tale decisione che egli si mette per strada" (GPII, Tutte le Enclicliche, Bompiani, p. 271).
Ma quale dignità? Forse che il peccatore cui il Signore ha fatto la grazia del pentimento di tutta una vita male spesa e della conversione si preoccupa di recuperare la sua supposta dignità di quello che era prima, del suo status sociale? Non gliene potrebbe fregare di meno.
Si può immaginare un'interpretazione più arida? Ed anche più sviante? Al posto del pentimento del peccatore pentito finalmente cosciente della propria miseria spirituale (miseria che solo la parola di Cristo, attraverso il sacerdote, riesce a sanare) appare la presa di coscienza della propria restaurata "dignità" di uomo ora riconosciuto per quello che vale veramente! Ma il figliol prodigo era disposto anche a fare il salariato del Padre, alla faccia della dignità di figlio del padrone!
L'interpretazione di W. è costruita utilizzando in gran parte categorie ebraiche reperite nei vari significati che l'AT attribuirebbe alla misericordia (par. III della DM). E anche qui ci sarebbe da discutere sull'uso di queste categorie (componente giudaizzante della Nouvelle théologie).
T.
É da ricordare anche la Redemptor hominis:
RispondiElimina13. Cristo si è unito ad ogni uomo
Quando, attraverso l'esperienza della famiglia umana in continuo aumento a ritmo accelerato, penetriamo nel mistero di Gesù Cristo, comprendiamo con maggiore chiarezza che, alla base di tutte queste vie lungo le quali, conforme alla saggezza del Pontefice Paolo VI86, deve proseguire la Chiesa dei nostri tempi, c'è un'unica via: è la via sperimentata da secoli, ed è, insieme, la via del futuro. Cristo Signore ha indicato questa via, soprattutto quando - come insegna il Concilio - «con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo»87. La Chiesa ravvisa, dunque, il suo còmpito fondamentale nel far sì che una tale unione possa continuamente attuarsi e rinnovarsi. La Chiesa desidera servire quest'unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza di quella verità sull'uomo e sul mondo, contenuta nel mistero dell'Incarnazione e della Redenzione, con la potenza di quell'amore che da essa irradia. Sullo sfondo dei sempre crescenti processi nella storia, che nella nostra epoca sembrano fruttificare in modo particolare nell'àmbito di vari sistemi, concezioni ideologiche del mondo e regimi, Gesù Cristo diventa, in certo modo, nuovamente presente, malgrado tutte le apparenti sue assenze, malgrado tutte le limitazioni della presenza e dell'attività istituzionale della Chiesa. Gesù Cristo diventa presente con la potenza di quella verità e di quell'amore, che si sono espressi in Lui come pienezza unica e irripetibile, benché la sua vita in terra sia stata breve ed ancor più breve la sua attività pubblica.
Gesù Cristo è la via principale della Chiesa. Egli stesso è la nostra via «alla casa del Padre»88, ed è anche la via a ciascun uomo. Su questa via che conduce da Cristo all'uomo, su questa via sulla quale Cristo si unisce ad ogni uomo, la Chiesa non può esser fermata da nessuno. Questa è l'esigenza del bene temporale e del bene eterno dell'uomo. La Chiesa, per riguardo a Cristo ed in ragione di quel mistero che costituisce la vita della Chiesa stessa, non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell'uomo, così come non può rimanere indifferente a ciò che lo minaccia. Il Concilio Vaticano II, in diversi passi dei suoi documenti, ha espresso questa fondamentale sollecitudine della Chiesa, affinché «la vita nel mondo " sia " più conforme all'eminente dignità dell'uomo»89 in tutti i suoi aspetti, per renderla «sempre più umana»90. Questa è la sollecitudine di Cristo stesso, il buon Pastore di tutti gli uomini. In nome di tale sollecitudine - come leggiamo nella Costituzione pastorale del Concilio - «la Chiesa che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana»91.
Qui, dunque, si tratta dell'uomo in tutta la sua verità, nella sua piena dimensione. Non si tratta dell'uomo «astratto», ma reale, dell'uomo «concreto», «storico». Si tratta di «ciascun» uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questo mistero. Ogni uomo viene al mondo concepito nel seno materno, nascendo dalla madre, ed è proprio a motivo del mistero della Redenzione che è affidato alla sollecitudine della Chiesa. Tale sollecitudine riguarda l'uomo intero ed è incentrata su di lui in modo del tutto particolare. L'oggetto di questa premura è l'uomo nella sua unica e irripetibile realtà umana, in cui permane intatta l'immagine e la somiglianza con Dio stesso92. Il Concilio indica proprio questo, quando, parlando di tale somiglianza, ricorda che «l'uomo in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa»93. L'uomo così com'è «voluto» da Dio, così come è stato da Lui eternamente «scelto», chiamato, destinato alla grazia e alla gloria: questo è proprio «ogni» uomo, l'uomo «il più concreto», «il più reale»; questo è l'uomo in tutta la pienezza del mistero di cui è divenuto partecipe in Gesù Cristo, mistero del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_04031979_redemptor-hominis.html
RispondiEliminaUna chiesa che smette di occuparsi dei peccatori, che si preoccupa di offenderli chiamando il male con il proprio nome, è simile a un ospedale in cui la malattia e la sofferenza sono tabù e dove i medici vogliono convincere i malati di essere perfettamente sani, per non giudicarli.
RispondiEliminaRB
@ RB : ma quella cosa lì non è più "chiesa", è solo una cricca di imbroglioni e commedianti che si mascherano da religiosi, da seguaci di Cristo, per meglio imbrogliare i fedeli che ripongono fiducia nelle autorità costituite (come successo per Covid e vaccini con i governi asserviti all'elite satanica globalista). "Ora, cosa è meglio - diceva Sant'Atanasio - occupare tutte le sedi o conservare la fede?", rispondendosi da solo "ovviamente conservare la fede", una fede di cui questi traditori commedianti non conservano più nemmeno un briciolo, avendola pubblicamente tradita e rinnegata. Quindi non chioamiamoli più con titoli elcclesiastici, per favore, ma solo per cognome, in tal modo npon contribuiremo a confondere ancor più le idee di che ancora si fida di loro, annebbiato o accecato d sessant'anni di menzogne clericali. Pace e bene
RispondiEliminagrazie all'anonimo 13:11 che ha rimarcato questa verità essenziale
RispondiEliminasulla reincarnazione:
Quello che è certo è che si tratta di una dottrina del tutto incompatibile con l'insegnamento cristiano cattolico,
non quello oggi prevalente, succube della nouvelle théologie (de Lubac tentò un compromesso tra cristianesimo e buddismo, tanto per fare un esempio).
La reincarnazione esclude il concetto di creazione dell'uomo dal nulla, evento prodotto unilateralmente da Dio, per noi cattolici dogma di fede.
quanto alla difesa irricevibile fatta da Diego B, il quale esclude che le religioni induiste teorizzanti la reincarnazione siano in rapporto col demonio, e così difende tutte le religioni naturali (PAGANE), ricordiamo che è Dio stesso che mediante i Profeti dell'AT ammonisce:
OMNES DII GENTIUM DAEMONIA SUNT
OMNES = TUTTI !