Nella nostra traduzione da LifeSiteNews la notizia che Il vescovo Joseph Strickland, pochi giorni dopo essere stato rimosso dalla sua diocesi da Papa Francesco, ha guidato centinaia di fedeli cattolici in una recitazione pubblica del Santo Rosario davanti all'hotel dove si teneva l'incontro annuale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti.
Stiamo traducendo il testo integrale della recente intervista di mons. Strickland, densa di argomenti e prese di posizioni importanti, già parzialmente leggibile qui.
Il vescovo Strickland guida centinaia di cattolici nel Rosario
davanti alla conferenza episcopale degli Stati Uniti
BALTIMORA – Il vescovo Joseph Strickland, che Papa Francesco ha rimosso dalla sua diocesi durante il fine settimana, ha guidato oggi la recita del Santo Rosario a Baltimora mentre la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB) ha tenuto i suoi incontri della sessione plenaria semestrale.
In passato mons. Strickland ha regolarmente recitato il rosario al di fuori delle riunioni della conferenza episcopale di Baltimora su questioni come la protesta contro la distribuzione della Santa Comunione ai politici pro-aborto, un argomento su cui i vescovi vacillano da decenni. Nel 2021 è stato l'unico vescovo a unirsi ai cattolici al di fuori dell'assemblea episcopale. All’epoca, affermò: «Quando si tratta dell’Eucaristia e della santità della vita, devo parlare. Ciò che di più importante devo parlare è la presenza del Signore e la lotta contro l’atrocità dell’aborto”.
Sul sito web della Conferenza episcopale statunitense si legge che nelle assemblee plenarie “per l'approvazione delle decisioni, che vanno dall’elezione dei presidenti di commissione e dei funzionari della Conferenza all’argomento delle dichiarazioni pastorali e delle revisioni dei libri liturgici, è richiesta la maggioranza semplice o il voto dei due terzi dei vescovi membri”. I vescovi attivi, ordinari e ausiliari, sia di rito latino sia di rito orientale, hanno diritto a votare su determinati argomenti. I vescovi emeriti sono invitati a partecipare alle assemblee e a prendere parte alle discussioni e alle altre attività, ma non hanno diritto di voto.
Commentando il fatto non gli sarà più possibile intervenire come membro attivo della Conferenza episcopale, il vescovo Strickland ha espresso la speranza che altri vescovi abbiano il coraggio di raccogliere il messaggio da lui lanciato cinque anni fa, quando affrontò con parole nette lo scandalo McCarrick e la promozione dell’omosessualità nella Chiesa.
In un post su X, ex Twitter, il presule texano ha affermato: “Resto fedele a queste parole di cinque anni fa. La mia voce è stata rimossa da questi incontri, ma spero che qualcuno, chiunque sia, raccolga il messaggio. Il mondo ha bisogno ora più che mai della Verità di Gesù Cristo, della sua buona novella”.
Nel 2018, sulla scia dello scandalo McCarrick, il vescovo Strickland ha richiamato i vescovi che mettevano apertamente in discussione l’insegnamento cattolico sulla grave peccaminosità dell’attività omosessuale. Pur senza nominare padre James Martin, il gesuita pro-LGBTQ, si è chiesto perché i vescovi permettessero al sacerdote di contraddire pubblicamente l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità.
Esortando a ribadire chiaramente l’insegnamento cattolico in materia e ad aderirvi nella prassi, il coraggioso vescovo ha ricevuto un applauso dai vescovi riuniti. Il suo discorso del 2018 alla conferenza episcopale può essere visualizzato qui.
In un'intervista esclusiva con il redattore capo di LifeSiteNews John-Henry Westen l'11 novembre [qui], poche ore dopo la sua rimozione, il vescovo Strickland ha affermato di credere di essere stato rimosso perché “ha minacciato alcuni poteri forti con la verità del Vangelo.”
Quando Westen ha chiesto al vescovo Strickland perché fosse stato rimosso dal suo incarico, egli ha risposto: “L’unica risposta che ho è perché in questo momento nella Chiesa ci sono forze che non vogliono la verità del Vangelo”.
“Vogliono che sia cambiata. Vogliono che venga ignorata. Vogliono sbarazzarsi della verità che gloriosamente non scomparirà. La verità che è Gesù Cristo, il Suo Corpo Mistico, che è la Chiesa, tutte le meraviglie per cui sono morti i martiri e per cui hanno vissuto i santi durante quasi 2.000 anni da quando Cristo è morto e risorto”.
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[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A CHE SERVE OGGI LA FILOSOFIA?
RispondiEliminaOggi è la giornata mondiale della filosofia. A proposito a cosa serve, cosa resta oggi della filosofia? Non serve più all'umanità che l'ha sostituita con la scienza e con la tecnica, non serve alla politica e alla società che l'hanno rimpiazzata con gli influencer e con pratiche più efficaci d'immagine, consumo e consenso, e non servono più i grandi sistemi e i grandi racconti perché, paradossalmente, il mondo globale rigetta le visioni del mondo e ogni ordine. Il caos/caso è il solo Signore. Il filosofo è un figurante di contorno che per conquistare un piccolo, labile consenso deve dire che la filosofia è morta, non serve più. Per avere ascolto il filosofo deve attestare la sua inutilità, autocertificare il suo decesso.
E se il compito della filosofia fosse ancora cercare un senso e un destino e scommettere tutto su quella ricerca, inoltrandosi nella metafisica? Cercare, dico, non trovare; è una ricerca, si rischia di tornare a mani vuote. Ma quello è il rischio del filosofo, la sua nobiltà e il suo contributo. Altrimenti è superfluo e superato da altre app…
Alla filosofia nuoce più il nichilismo che la teocrazia, più la cancellazione del pensiero come arma impropria che la sua subordinazione a un'autorità. Perché la repressione violenta e comprime ma non sradica il pensiero e non svuota la mente; a un'autorità puoi sempre ribellarti, soprattutto nell'interiorità della tua coscienza e del tuo pensiero; invece al pensiero spento e alla sua espulsione automatica dalla vita no, non puoi ribellarti, anche perché non sai come e contro chi. La filosofia smuore e non te ne accorgi. L'idiozia uccide la filosofia più della tirannide.
Si può poi fare filosofia espellendo temi come il sacro, il mito, la tradizione, la civiltà, il destino, Dio, il regno spirituale, costantemente fuori dall’orizzonte della filosofia corrente e morente? Alla pregiudiziale ideologica si unisce poi la pregiudiziale accademica. Filosofi con cattedra e scientifici, mi raccomando. Vogliamo dirlo la grande filosofia, per tre quarti, è nata fuori dalle accademie? Vogliamo dirlo che i movimenti filosofici più significativi in Italia e non solo, sono nati fuori dall’Università e dagli istituti universitari, nelle riviste di Papini e Prezzolini, di Croce, di Gramsci e di Bottai, tra i seguaci di antiaccademici come Marx e Nietzsche, nelle piazze, nei seminari e nei giardini? Pure i filosofi professori sono diventati grandi quando hanno voltato le spalle all'università... Ma cos'è questo recinto in cui coartare la filosofia, questa specie di concorso a punti, come la patente, per riconoscere il diritto di attenzione solo ai filosofi muniti di diploma? I titoli accademici in filosofia valgono quanto i titoli nobiliari in repubblica. In filosofia non è di rigore la cravatta e l’abito scuro.
Poi non vi meravigliate se la filosofia è povera, acida e malandata; se non nascono grandi opere e correnti nuove, se tutto sembra già detto, già scritto, e i filosofi di professione appaiono solo spenti impiegati di concetto di un'azienda decotta, ormai rilevata da un’altra che si occupa di scienza applicata e tecnologia. In giro non si vedono pensieri nuovi, solo necrologi alla filosofia o pensieri laterali, glosse e procedure. Se Dio è morto, come dite voi, quant'altro resta alla filosofia? Non vi sfiora il dubbio che ci possa essere un nesso tra le due cose, e tra la perdita della memoria storica e la fine del pensiero? Su, coraggio, aprite le finestre, lasciate circolare aria nuova, o antica; idee e pensieri insoliti.
#marcelloveneziani
Da incorniciare!
Eliminavolume A Return to Modesty: Discovering the Lost Virtue scritto dall’americana Wendy Shalit nel 1999. In essa la giornalista Seyida Razieh Hosseini ricorda che il libro generò negli Stati Uniti un acceso dibattito perché la sua Autrice ebbe il coraggio di mettere sotto accusa la cultura dominante, la quale impone alle giovani donne di “avere molteplici rapporti sessuali”, e denunciare “i danni causati dal sesso libero alle donne, alla famiglia e alla società”.
RispondiEliminaA questo lavoro la Shalit dedicò sette lunghi anni di ricerche, conducendo un centinaio di interviste a ragazze e donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni e scambiando migliaia di e-mail attraverso il suo pioneristico sito web, oltre a raccogliere pareri di intellettuali, psichiatri e sociologi da tutta l’America. Ulteriori ricerche vennero poi raccolte in un altro volume del 2007 Girls Gone Mild (sottotitolo: “Le giovani donne reclamano il rispetto di se stesse e scoprono che non è così brutto essere brave ragazze”).
Girando per gli Stati Uniti, l’Autrice ha scoperto che
«nonostante l’opposizione dei genitori, le ragazze di oggi non vogliono più essere come loro. Vogliono cambiare il loro stile di vita e il loro abbigliamento, per provare a condurre una vita sana e casta, all’insegna dell’autocontrollo».
«In America si sta formando una nuova generazione di giovani stanche della sfrenatezza e che sentono di aver perso un qualcosa che hanno bisogno di ritrovare».
La Shalit ha dovuto lottare contro una società in cui i media, i politici e i movimenti femministi sono stati, e sono ancora, ostinati difensori della cultura dominante che impone il sesso libero:
«Nonostante viviamo nell’epoca della cosiddetta “libertà”, le persecuzioni verso coloro che mettono in dubbio il sesso libero mostrano un’altra cosa, e cioè che contrariamente a quanto crediamo, la portata delle nostre libertà non è poi così ampia».
Persino le minacce di morte non riuscirono a scoraggiare l’Autrice, la quale offrì visibilità a tutte quelle giovani che non riuscivano più a sopportare la trasformazione della castità in una “COLPA imperdonabile” da parte della società americana, e riuscirono proprio grazie al suo sostegno a rivendicarla come diritto:
«La Schlitt afferma che circa il 70 per cento degli intervistati si sentiva obbligato a nascondere il proprio desiderio di avere una famiglia e dei figli! Con sua grande sorpresa, circa la metà delle testimonianze indicava che i genitori pensassero che le loro figlie avessero qualche problema psicologico a non indulgere nel sesso libero! Per questo motivo, molte giovani donne oggi si sentono sotto pressione perché ci si aspetta da loro che facciano sesso occasionale».
«Siamo in un momento critico dal punto di vista culturale. Due movimenti si stanno verificando simultaneamente nella società. Sembra che le malattie sessualmente trasmissibili, la musica volgare, l’abbigliamento eccessivamente provocante e altre cose siano in aumento, ma nonostante ciò, o forse proprio a causa di queste cose, è iniziata una rivolta. Uno dei motivi che mi ha ispirato a scrivere questo libro sono state le conversazioni che ho avuto con queste giovani donne contro il sesso libero. Se riuscissi a convincere anche solo una persona che deride e umilia le donne che vogliono rimanere caste a riconsiderare il suo comportamento, sento che ne sarà valsa la pena».
Niente prete? Ci pensa il diacono. Tanto l’importante è la comunità…
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2023/11/17/cronache-dalla-chiesa-in-uscita-niente-prete-ci-pensa-il-diacono-tanto-limportante-e-la-comunita/
Prossima volta se il prete e il diacono saranno malati subentreranno le volontarie dell'Eucaristia?
Po' esse...