Continuano a fioccare senza sosta le reazioni e i commenti alla Fiducia supplicans. Il testo che segue, ripreso da Caminante Wanderer (traduzione nostra), ci offre un'analisi interessante. Qui l'indice degli articoli in tema.
Dalla farsa alla catastrofe. La “Fiducia supplicans”,
le sue origini e i possibili sviluppi
Una premessa. Per i pazienti lettori del blog è sicuramente stancante e noioso, come per me, continuare a parlare del malaugurato documento Fiducia supplicans promulgato dal Vaticano e dei disastri del pornocardinale Víctor Fernández. Quanto vorremmo discutere su questa pagina, come facevamo ai bei tempi di Papa Benedetto, di argomenti più profondi e appassionanti!
Tuttavia, la situazione nella Chiesa è estremamente grave, e gli evidenti colpevoli sono stati, negli ultimi mesi, Papa Francesco e il Prefetto della Dottrina della Fede. E il conclave si avvicina.
Noi, come laici, possiamo parlare liberamente di questi argomenti (il Concilio Vaticano II non ci ha forse considerati figli maturi della Chiesa e con pieni diritti?), cosa che molti sacerdoti e vescovi, pur desiderandolo, non possono fare per il ragionevole timore che su di loro si possa abbattere una tempesta di misericordia che, per ora, sembra risparmiare i laici.
Dunque, il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro in Vaticano, ha annunciato che le coppie omosessuali che lo richiederanno potranno ricevere la benedizione della loro unione nel più grande tempio della cristianità. Si tratta dello stesso cardinale che ha vietato severamente la celebrazione nella Basilica della Messa tradizionale, quella che la Chiesa celebra da duemila anni, e persino la celebrazione privata della Messa novus ordo, che ora può essere solo concelebrata. Siamo di fronte a una catastrofe a cui alcuni giustamente attribuiscono connotazioni apocalittiche: in San Pietro possono essere sposati due omosessuali, ma la santa Messa non può essere celebrata.
Il pontificato di Francesco, iniziato come una farsa, ha assunto i connotati di una catastrofe. In questo blog lo avevamo previsto fin dal fatidico 13 marzo 2013: il problema non era che Bergoglio fosse un progressista; il problema era il suo essere un porteño che aveva finalmente realizzato le ambizioni di potere covate fin dalla giovinezza (il nunzio Bernardini lo definì “un uomo malato di potere”) e che avrebbe condotto la Chiesa a una rovina senza precedenti. Purtroppo, non ci sbagliavamo.
È importante chiarire che il colpevole è Jorge Mario Bergoglio, reso Francesco da un’imperdonabile imprudenza dei cardinali, anche se è stato il suo pupillo, il cardinale Víctor Fernández, a portare all’estremo la situazione di crisi.
Come lui stesso ha dichiarato qualche giorno fa, Francesco sapeva dell’esistenza del pornolibro prima che Tucho fosse nominato alla Dottrina della Fede. E come ha giustamente scritto Luisella Scrosati, l’affaire Tucho non è una coincidenza, è un metodo. Siamo sotto un regime pontificio che si può ben definire una pornocrazia. Basti ricordare nomi come quelli di Battista Ricca, Arthur McCarrick, Gustavo Zanchetta, Francesco Coccopalmiero, Godfred Daneels e dello stesso Fernández per convincerci che coloro che gestiscono la Chiesa sono, in molti casi, capaci delle peggiori perversioni. E tutti loro sono stati scelti personalmente dal Papa felicemente regnante.
C’è una domanda, tuttavia, che incombe su tutti gli ambienti cattolici: come è stato possibile commettere un errore madornale come la pubblicazione di Fiducia supplicans? Il cardinale Fernández, come sempre, ha scaricato la responsabilità sul Papa. È quanto ha dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa Efe. Gli addetti ai lavori della Curia sostengono, però, che l’unico responsabile sia Tucho, il quale, convinto della sua intelligenza e delle sue capacità, è giunto all’incarico di Prefetto credendo di poter conquistare il mondo.
Subito ha iniziato a scrivere, rilasciare documenti e concedere interviste senza i dovuti controlli della Segreteria di Stato, i cui officiali probabilmente non hanno fede, ma sono i membri della burocrazia più antica del mondo. E il Tucho, da Alcira Gigena, pensava di poterli gestire!
Come si dice nei circoli della terza loggia, “non siamo addestrati per vincere, ma per far perdere gli altri”, e far perdere Tucho è la cosa più facile del mondo: basta incoraggiarlo a continuare a fare quello che ha sempre fatto.
Di certo nessuno si aspettava che, una volta venuta allo scoperto la sua inclinazione a scrivere storie pornografiche, il Papa avrebbe rimosso Fernández dall’incarico. Francesco non si permetterebbe mai una tale dimostrazione di debolezza. Tuttavia, Tucho è stato gravemente colpito. E non solo per la comparsa del libro, ma anche per il rifiuto delle sue manovre pro-gay da parte dell’episcopato di un intero continente e di molti altri vescovi nel mondo. È stato scavalcato, tra gli altri, dal cardinale Fridolin Ambongo, Presidente di tutti i vescovi africani, e dallo stesso Segretario di Stato, il cardinale Parolin.
Ora Tucho non ha più alcuna autorità propria per imporre qualcosa ai vescovi del mondo: una situazione mai vista prima nella storia della Chiesa.
Ma torniamo alla domanda: com’è possibile che Tucho abbia commesso un errore così eclatante come la Fiducia supplicans? A suo favore va detto che egli ha sempre dichiarato, e scritto, quello che pensava sull’amore omosessuale: quanto si legge nel libro La pasión mística era emerso in articoli giornalistici pubblicati decenni fa su quotidiani argentini, lo ha detto apertamente nelle sue lezioni alla facoltà di Teologia di Buenos Aires e lo ha scritto ampiamente, solo sei anni fa, nientemeno che sulla rivista della Conferenza Episcopale latinoamericana: «È lecito chiedersi se gli atti di una convivenza more uxorio debbano sempre rientrare, nel loro senso pieno, nel precetto negativo che proibisce la “fornicazione”. Dico “in senso pieno” perché non è possibile sostenere che questi atti siano, in tutti i casi, gravemente disonesti in senso soggettivo» (p. 455). Ma al di là del fatto che tutto questo era noto a Francesco, come si può spiegare la palese goffaggine di Tucho nel pensare che in un ambiente come la Curia romana sia sufficiente avere la protezione di Sua Santità?
La sventatezza era prevedibile perché siamo in presenza di un personaggio infatuato della sua porpora, che si percepisce come un uomo di genio ma che, per quanto si pavoneggi, non riesce a nascondere la sua mediocrità.
È il caso tipico di molti dittatori come Bergoglio: per evitare di essere messi in ombra dai loro sottoposti, scelgono di circondarsi di personaggi limitati e rozzi.
Tutto funziona più o meno bene finché il capo può esercitare il controllo dei danni, ma se per qualche motivo questa possibilità viene meno il pavone reale, messo in una posizione di rilievo, apre a ventaglio il suo piumaggio e comincia a vagare per la fattoria commettendo una miriade di misfatti.
Si possono così comprendere le risposte del cardinale Fernández alle critiche rivolte alla Fiducia supplicans, che sono riconducibili a tre gruppi: quelli che non hanno capito il documento; gli africani, una sorta di categoria speciale e primitiva di cristiani che vivono in Paesi barbari dove l’omosessualità è ancora punita dalla legge; quelli che "hanno un caratteraccio" (sic).
In quale categoria includereste, per esempio, i cardinali Müller o Sarah? Sono somari che non capiscono o piuttosto hanno un caratteraccio? È veramente più che sbalorditivo vedere un personaggio di questo (basso) calibro occupare un posto così importante e determinante nella Chiesa.
Com’è possibile che il cardinale Fernández non abbia sondato il terreno in anticipo per verificare quale sarebbe stata la reazione al documento? Chiunque ricopra una posizione gestionale lo avrebbe fatto.
E domande come queste fanno nascere dubbi sulle reali motivazioni alla base del documento. Al di là delle dichiarazioni che si sentono qua e là, la dichiarazione non ha una causa e uno scopo pastorale. Consentire la benedizione alle coppie eterosessuali in situazione irregolare sembra superfluo. Se si tratta di persone sposate, separate dal coniuge legittimo e che vivono in una situazione di convivenza, sembra che, dopo Amoris letitiae, la nuova dichiarazione sia arrivata troppo tardi, perché se queste coppie possono ricevere la comunione potranno tanto più ricevere la benedizione. Chi ha la possibilità di fare di più, ha anche la possibilità di fare di meno.
E se, invece, si tratta di una coppia di conviventi, sappiamo tutti che se erano cattolici praticanti prima di iniziare la convivenza, tali rimangono anche dopo, perché sono pochissimi i sacerdoti che li avvertono che stanno vivendo in peccato mortale. Da tempo sono convinti che è l’amore che conta e che, se si amano, un pezzo di carta, un abito bianco o una marcia nuziale non cambiano nulla. Non c’è quindi alcuna obiezione a questo tipo di convivenza, che è diventata la cosa più normale del mondo.
Se, viceversa, la coppia è composta da persone dello stesso sesso, non sembra che molti siano interessati a ricevere una semplice benedizione, che percepiscono come un premio di consolazione che li offende piuttosto che accontentarli. Ma, soprattutto, qualsiasi coppia interessata a una benedizione potrebbe ottenerla senza bisogno di una dichiarazione pontificia: è sufficiente rivolgersi al sacerdote competente. Abbiamo visto foto di benedizioni di questo tipo in Germania e in Belgio, e il vescovo di Almeria ha fatto sapere di aver benedetto “parecchie persone in questo modo”.
So anche che in molte città argentine, soprattutto nelle chiese dei Gesuiti, le coppie omosessuali vengono benedette da almeno trent’anni. E non si tratta di benedizioni spontanee e private: vi partecipano familiari e amici dei benedetti, si svolgono in chiesa e il sacerdote usa paramenti sacri. In altre parole, la prassi ampiamente applicata è molto più generosa di quanto la dichiarazione ammetta.
Allora qual era il suo scopo? Perché rischiare quello che sta accadendo, una grande divisione all’interno della Chiesa?
Non possiamo essere certi dei motivi, ma possiamo fare delle congetture. Un interessante articolo di Paolo Gulisano, pubblicato sul blog di Aldo Maria Valli, ipotizza che la Fiducia supplicans «abbia come principali destinatari i membri del clero omosessuali, che potrebbero trovare nella “benedizione” prevista da Fernández una forma di gratificazione e di “legittimazione” del rapporto col proprio partner». È probabile che sia così.
Ed è probabile anche l’interpretazione di don Santiago Martín: la dichiarazione non è altro che un modo per aumentare la temperatura dell’acqua di cottura della rana. Ovvero, l’obiettivo non è altro che l’accettazione pura e semplice delle relazioni omosessuali e l’autorizzazione al matrimonio tra persone dello stesso sesso, sia per i laici sia per i sacerdoti. Tuttavia, senza escludere altre teorie, propendo per il proverbio coniato da un mio caro e saggio amico: “Tutto è autobiografia”. Dietro molte delle decisioni che vengono prese si nascondono motivazioni personali, spesso sconosciute allo stesso protagonista. Proprio per questo motivo, ipotizzo che il motivo principale – anche se non l’unico – della Fiducia supplicans sia stato di natura personale.
L’elevazione del cardinale Fernández all’importantissima carica che ricopre e la sua inguaribile tendenza alla verbosità e al protagonismo offrono a qualsiasi osservatore la possibilità di delineare la sua particolare psicologia. La cronaca scritta da un abitante del piccolo paese in cui è nato, e che abbiamo pubblicato qualche giorno fa, è stata molto rivelatrice. Tucho era un bambino e un giovane dallo spirito delicato, con un’intelligenza superiore alla media dei suoi coetanei, uno che si è sempre sentito sminuito. Nel suo villaggio natale la sua sensibilità contrastava con i modi duri dei figli dei contadini. In seminario si sentiva isolato per gli stessi motivi e per la sua propensione ad adulare i superiori. Nella vita di ecclesiastico, lo perseguitava la piccolezza delle sue origini. Nella sua vita di accademico, era penalizzato dalla sua modesta intelligenza, poiché non doveva più misurarsi con ragazzi che amavano il calcio e le donne più dei libri, ma con intellettuali di spessore. Qualsiasi psicologo potrà spiegare che questo tipo di personalità tende a generare, nel profondo della sua psicologia, un enorme risentimento che cerca di compensare, ad esempio, attraverso la rivalsa.
Lo strano fatto che il cardinale sia tornato al villaggio natale indossando la sua scintillante talare porpora è una chiara rivendicazione di cui probabilmente non è del tutto consapevole; è il modo in cui il poveruomo si vendica delle umiliazioni subite durante l’infanzia e l’adolescenza. Ora i suoi coetanei non sono altro che contadini sudaticci o fruttivendoli panciuti, mentre lui è una celebrità mondiale. E questo spiega la sua mania incontinente di pubblicare libri insipidi, così come la Fiducia supplicans e le risposte ai dubia e l’altra caterva di documenti emessi nelle settimane precedenti: si vendica delle umiliazioni che i teologi di Buenos Aires e di Roma gli hanno fatto subire e, soprattutto, delle illazioni che, quando era in corsa per la carica di Rettore dell’Università Cattolica argentina, essi diffusero ai tempi del cardinale Levada e dallo stesso dicastero che ora egli presiede.
Alcuni ritengono che la dichiarazione sia stata rilasciata perché la questione delle benedizioni per le coppie omosessuali non ha raggiunto le maggioranze necessarie al Sinodo della sinodalità, che era la strategia escogitata da Francesco per ripagare i voti ai Tedeschi e agli altri Europei che lo hanno reso Papa. Il testo era in preparazione da molto tempo e sarebbe stato pubblicato dopo il fallimento del Sinodo. Altrimenti non si spiegherebbe la rapidità con cui è stato redatto (appena tre mesi dopo l’insediamento di Fernández).
Un’ipotesi non toglie l’altra, ma non darei troppa importanza alla velocità della redazione: è evidente a chiunque che si tratta di un testo di qualità teologica infima ed elementare, come tutta la produzione di Fernández, e che può essere facilmente scritto in pochi giorni.
Si potrebbe obiettare che la spiegazione psicologica sarebbe sufficiente se, e solo se, il cardinale Fernández fosse stato il responsabile ultimo della dichiarazione, ma il fatto è che è stata avallata da Papa Francesco stesso. Perché l’ha permessa? Vedo tre possibilità che non si escludono a vicenda.
La prima è che il Pontefice è sottoposto a forti pressioni da parte degli episcopati progressisti, soprattutto quello tedesco, in merito alle riforme che ha promesso di realizzare nella Chiesa in cambio dei voti ricevuti, come ha rivelato ìa suo tempo il cardinale Daneels. E con Fiducia supplicans getta loro un osso per divertirli un po’ mentre guadagna tempo… in attesa della morte. È la tattica che ha seguito in tutti questi anni: dare loro ciò che già hanno, un argomento di cui abbiamo già parlato in questo blog.
La seconda possibilità è che Bergoglio, vecchio e malato, non ha più l’astuzia di un tempo. Si lascia abbindolare più facilmente, cede alle lusinghe dei suoi beniamini e si fida di loro ciecamente. Le cose non funzionano più bene come un tempo.
Infine, è possibile che Fiducia supplicans sia stato un errore da parte di Tucho, per il quale pagherà caro. Si sono verificate conseguenze inaspettate che complicheranno non solo il resto del pontificato di Francesco, ma anche il prossimo conclave. Un errore analogo a quello di Traditionis custodes che ha causato l’esilio del cardinale Arthur Roche (per inciso, l’interpretazione che abbiamo dato poco meno di un anno fa dell’annunciata costituzione apostolica, che avrebbe spazzato via i resti della liturgia tradizionale e per la quale siamo stati duramente criticati, si è rivelata corretta).
Infine, vorrei mettere in guardia su un aspetto metodologico che la Fiducia supplicans solleva ed è preoccupante. La dichiarazione fonda il suo sostegno argomentativo su una distinzione innovativa: l’esistenza di benedizioni liturgiche o rituali e di benedizioni pastorali, una distinzione che avrebbe come unico locus theologicus il magistero di Papa Francesco. Si tratta, ovviamente, di un cavillo che non supera la minima analisi seria e può essere facilmente smentito.
Il problema, però, è che il cardinale Fernández avrebbe intenzione di continuare ad applicare questo stesso principio ad altri casi. Il prossimo sarebbe l’ordinazione delle diaconesse. Per questo ricorrerebbe alla distinzione tra ordinazioni sacramentali, che continuerebbero a essere riservate solo agli uomini, e ordinazioni pastorali o come le si voglia chiamare, alle quali potrebbero accedere anche le donne.
Al di là dell’assurdità di questa novità teologica, il principio potrebbe essere applicato in modo analogo a un’infinità di casi. Ad esempio, potremmo avere sacerdotesse pastorali che sarebbero abilitate a una consacrazione non sacramentale del pane e del vino e a concedere un perdono pastorale e non sacramentale nella confessione.
Oppure, l’inventiva del cardinale Fernández potrebbe distinguere tra relazioni sessuali peccaminose e relazioni sessuali amorose: le prime sarebbero quelle tra persone di entrambi i sessi in situazioni di sesso occasionale, e sarebbero comunque peccato mortale; le seconde si verificherebbero quando c’è una relazione affettiva tra i partecipanti. Le possibilità sono infinite.
Il pontificato di Jorge Mario Bergoglio – lo ricordiamo tutti – è iniziato come una farsa. Dieci anni dopo è diventato una catastrofe.
Da recitare anche per le altre insidie delle tecnocrazie sovranazionali
RispondiEliminaSalmi 58
1 Al maestro del coro. Su «Non distruggere». Di Davide.
Quando Saul mandò uomini a sorvegliare la casa e ad ucciderlo.
2 Liberami dai nemici, mio Dio,
proteggimi dagli aggressori.
3 Liberami da chi fa il male,
salvami da chi sparge sangue.
4 Ecco, insidiano la mia vita,
contro di me si avventano i potenti.
Signore, non c'è colpa in me, non c'è peccato;
5 senza mia colpa accorrono e si appostano.
Svègliati, vienimi incontro e guarda.
6 Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele,
lèvati a punire tutte le genti;
non avere pietà dei traditori.
7 Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città.
8 Ecco, vomitano ingiurie,
le loro labbra sono spade.
Dicono: «Chi ci ascolta?».
9 Ma tu, Signore, ti ridi di loro,
ti burli di tutte le genti.
10 A te, mia forza, io mi rivolgo:
sei tu, o Dio, la mia difesa.
11 La grazia del mio Dio mi viene in aiuto,
Dio mi farà sfidare i miei nemici.
12 Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi,
disperdili con la tua potenza e abbattili,
Signore, nostro scudo.
13 Peccato è la parola delle loro labbra,
cadano nel laccio del loro orgoglio
per le bestemmie e le menzogne che pronunziano.
14 Annientali nella tua ira,
annientali e più non siano;
e sappiano che Dio domina in Giacobbe,
fino ai confini della terra.
15 Ritornano a sera e ringhiano come cani,
per la città si aggirano
16 vagando in cerca di cibo;
latrano, se non possono saziarsi.
17 Ma io canterò la tua potenza,
al mattino esalterò la tua grazia
perché sei stato mia difesa,
mio rifugio nel giorno del pericolo.
18 O mia forza, a te voglio cantare,
poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,
tu, o mio Dio, sei la mia misericordia.
Da piccolo e insignificante fedele, vedo che la responsabilità principale è del Papa, che lo ha nominato in quel Dicastero chiave per la dottrina, sapendo chi fosse e come la pensava.
RispondiEliminaAllo scopo evidente di cambiare la dottrina della Chiesa, di rivoluzionarla.
Dice bene l' autore dell' articolo: come preteso anche dal clero progressista che lo ha votato, e quindi accusato pubblicamente, più di una volta, di essere troppo timido nelle “riforme”.
Un Lutero interno, che non se ne va come fece lui, ma che viene addirittura eletto Papa.
Evidentemente erano e sono marce le fondamenta, cioè il sensus fidei di clero e fedeli, “maturi” per questa nomina e per le “opere” mefitiche che sta compiendo che vediamo dal 2013.
Scandalizzando i piccoli fedeli.
Lo scopo è semplice: cambiare i connotati alla Chiesa cattolica portando a compimento i “semi” del CVII (così non mi accusa o di non fare la cronistoria).
E farlo sulla base della “teologia della liberazione”, noto connubio eretico catto-marxista.
Lo scrive l'articolista che in Argentina già benedicono pubblicamente le coppie omosessuali da almeno trent'anni
“Sono più avanti di noi” piace dire ai progressisti sinistri, ‘siamo indietro di almeno duecento anni’ disse il modernista gesuita Card. Martini.
Le congetture su Tucho e la sua psicologia non mi interessano, perché la responsabilità è del Papa Francesco.
InPapi Leone XIII, San Pio X e Io XII, come minimo, avrebbero duramente sanzionato e ridotto allo stato laicale il card. Fernandez, senza il minimo dubbio.
Perché detti Papi custodivano la Fede, mentre i Papi post conciliari, gradualmente, in ossequio all’obbligo di fare fiorire i “germogli primaverili” del CVII, in un crescendo divenuto intollerabile, la manipolano.
Aloisius
Non aver misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. Certamente qui suscita spavento. E chi non si spaventerebbe? Chi non vorrà tremare dando uno sguardo alla propria coscienza? Questa, infatti, anche se consapevole d'essere stata fedele a Dio, sarebbe strano non avesse a rimproverarsi una qualche ingiustizia: perché chiunque compie il peccato, compie anche ingiustizia . E, se tu, Signore, osserverai le ingiustizie, chi potrà reggere [al tuo giudizio]. E tuttavia sono vere, né sono dette invano le parole, e nessuno può o potrà trascurarle: Non aver misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia. Eppure egli ha avuto misericordia di Paolo, il quale, prima, quando era Saulo, agiva ingiustamente. Che cosa aveva fatto di buono per meritare i doni di Dio? Non trascinava, forse, a morte i suoi santi? Non portava, forse, con sé le lettere dei capi dei sacerdoti, per condannare i cristiani ovunque li trovasse? E mentre faceva tutto questo, mentre mirava a tutto questo, ansioso e assetato di stragi, come di lui testimonia la Scrittura, non fu, forse, chiamato dal cielo da una voce arcana, gettato a terra e risollevato, accecato e illuminato, ucciso e vivificato, perduto e ritrovato? Per quale merito? Non diciamo niente noi; ascoltiamo piuttosto le sue parole: Prima, dice, io ero bestemmiatore, e persecutore, e prepotente; ma ho ottenuto misericordia. Certamente le parole: Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia possono essere intese in due modi: sia nel senso che Dio non lascia impunito assolutamente nessun peccato; sia nel senso che c'è una certa ingiustizia, della quale chi si rende colpevole, non otterrà assolutamente misericordia da parte di Dio. Parleremo alla vostra Carità di queste due interpretazioni, secondo quanto ci permetterà la brevità del tempo.
RispondiEliminaOgni colpa dev'essere punita, da noi o da Dio.
È necessario che ad ogni ingiustizia, grande o piccola, segua una punizione, o da parte dell'uomo stesso che si pente, o da parte di Dio che si vendica. Infatti anche colui che si pente, già punisce se stesso. Per cui, fratelli, puniamo i nostri peccati, se vogliamo ottenere la misericordia di Dio. Quanto poi a Dio, egli non può avere misericordia di coloro che compiono l'ingiustizia nel senso che egli possa gradire e favorire il peccato, o non voglia sradicare le colpe. Non c'è scampo: o ti punisci da te stesso, o ti punirà lui. Vuoi che Dio non ti punisca? Punisciti da te. La colpa che tu hai commessa non può restare impunita; ma la punizione parta piuttosto da te. Compi ciò che sta scritto in quel salmo: Preveniamo il suo volto nella confessione. Che significano le parole: Preveniamo il suo volto? Prima che egli ti guardi per punirti, tu previenilo confessando e punendoti, in modo che egli non trovi che cosa punire. Del resto, punendo l'iniquità, tu compi un'opera di giustizia. E Dio avrà misericordia di te, perché ti trova ad operare secondo giustizia. Che cosa significa " operare secondo giustizia "? Significa odiare in te ciò che anche Dio odia, onde cominciare ad essere gradito a Dio, in quanto punisci in te ciò che anche a lui è sgradito. Il peccato, insomma, non può restare impunito, perché sono vere le parole: Non avere misericordia di tutti coloro che operano ingiustizia.
"Il Vescovo di Roma [Bergoglio] è il primo Papa nella storia della Chiesa che ha compiuto un’opera di cancellazione e annullamento della Rivelazione nel suo complesso, deformando i testi biblici attraverso false interpretazioni o inventando situazioni che sono esistite solo nella sua immaginazione; eliminando la Tradizione – dottrinale e liturgica – dalla formazione sacerdotale e dalla vita laicale e ignorando il magistero ecclesiastico bimillenario per sostituirlo solo ed esclusivamente con il suo “magistero attuale”.
RispondiEliminaQuante chiacchere sospette per niente! Basta dire che la setta conciliare è al servizio dei cosiddetti poteri forti e lavora di concerto con essi per l'instaurazione del nuovo ordine mondiale, e questo non certamente dall'inizio del pontificato di Francesco, bensì dal 9 di ottobre del 1958 (per la verità, il lavorio ha una storia più che bimillenaria). Voler far credere che, sparito Francesco, tutto ritorni come ai bei tempi (sic!) di Benedetto XVI è la solita trappola conservatrice ossia modernista moderata. Non me ne stupisco. Figuriamoci! C'è pure chi, in nome dell'anticomplottismo, vuole nettare da ogni colpa la Massoneria...
RispondiElimina«Papa Francesco non sta ribaltando le categorie della fede, ma quelle della pastorale. Il Papa non dice che non è più necessario custodire il deposito della fede, ma sta evidenziando che non basta. Preoccupàti soltanto di difendere il tesoro della Dottrina, oggi abbiamo delle comunità che non hanno presente che cosa sia lo Spirito Santo, che invece agli inizi del cristianesimo era l’evidenza della presenza di Dio in mezzo agli uomini. Perdere lo Spirito Santo significa perdere Cristo. E una Chiesa che ha perso Cristo, pur rimanendo nell’ortodossia, è una Chiesa che ha perso».
RispondiEliminaC’è il pericolo di uno scisma?
«C’è sempre. “Gesù è venuto qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i segreti di molti cuori”. Ecco, molti cuori hanno questa intenzione, ma non è tacendo i motivi di divisione che si fa un servizio alla Chiesa. Perché questo, nel tempo, diventa un problema immenso.
Abbiate fiducia, non temete! Lasciatevi condurre dal Papa, è per il bene. Non si tratta di perdere la dottrina, ma di riguadagnarla».
mons. Giudo Gallese, vescovo di Alessandria
La voce alessandrina 17 gen 24
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Guido Gallese grazie!
Ma se si custodisce e si è coerenti con l'ortodossia, il "tradidi quod et accepi", per opera di Chi avviene se non dello Spirito Santo?
RispondiEliminaGesù segno di contraddizione è nella - anzi LA - verità rivelata da Lui e trasmessa dagli Apostoli, dai Padri e dalla Chiesa bimillenaria... come essere sicuri che lo Spirito Santo sia presente in chi la contraddice?
" Se avessi una fede grande come una montagna , ma non avessi la carità io sarei un nulla..."
RispondiEliminaLa posizione di Mons. Gallese mi sembra molto capziosa. Non mi sembra proprio che il problema delle comunità ( Quali? Le parrocchie? O gli ordini religiosi?) sia aver perso di vista lo spirito Santo per eccesso di conservatorismo: semmai è il contrario!
RispondiEliminaLasciarsi guidare dal Papa, quando ci tocca:fare l'esatto contrario?
Ringraziamo comunque Mons. Gallese per questa sintesi da perfetto Don Abbondio.
Mons. Gallese dimostra come sia possibile dire cose giuste per un fine sbagliato: seguire il pifferaio magico.
RispondiElimina
RispondiEliminaMOns. GAllese non ne dice una giusta.
Il papa non inciderebbe sulla dottrina ma si limiterebbe a cambiare al pastorale, in modo da far riemergere nella Chiesa lo Spirito Santo?
Assurdità palesi.
La frase sullo Spirito Santo è solo vuota retorica. Che significa?
Esprima una concezione dello Spirito Santo di tipo "pneumatico", indeterminata, che non ha a che vedere con la retta dottrina.
Inoltre: autorizzare la comunione ai divorziati risposati conviventi non attenta alla morale cristiana e quindi al dogma? Condividere la nozione luterana della Giustificazione non significa forse dichiarare di condividere l'eresia? Autorizzare la benedizione delle coppie irregolari e anche omo non significa forse autorizzare una forma di riconoscimento della fornicazione, dell'adulterio, del peccato contro natura? E le dichiarazioni di tipo ecumenico sul fatto che la pluralità delle religioni sarebbe gradita a Dio?
E tutto ciò non coinvolgerebbe la dottrina, il dogma della fede?
La condanna bergogliana della pena di morte, sempre ammessa dalla Chiesa, è persino ridicola: senza pena di morte non esisterebbe il Cristianesimo.
T.
Mi sembra che serva a poco fare attacchi personali: i cuori li conosce solo il Signore. Tantomeno servono i pettegolezzi. La sostanza, secondo me, è che Francesco I è un uomo sostanzialmente incolto, rozzo. Non si tratta neanche più di un modernismo strutturato, perché il papa non è un intellettuale, anzi lui gl'intellettuali (i teologi, gli "specialisti del Verbo") li disprezza. Il suo è un modo di ragionare da uomo della strada, i suoi son discorsi da caffè. La dottrina? Sarà vera, in teoria, ma non interessa, perché è un'astrazione. Non solo lui sa che non interessa alla mitica "gente", ma non interessa neanche a lui. La "Fiducia supplicans" non ha un contenuto ben preciso, né teologico né canonico, ma serve a lanciare un segnale pubblicitario. L'intenzione sarà buona, perché non crederlo? Per me lo credo senz'altro: l'intenzione è realmente quella di esser vicino a persone che sbagliano, e questo va bene, anzi benissimo. Ma il papa pensa che un qualunque ragionamento non serva a nulla: per lui la ragione è "illuminismo" freddo, e nessuno si ricorda più del vecchio linguaggio razionale, dialettico, argomentativo: non serve a nulla fare un discorso, non lo capirebbe nessuno; anzi (e questa è la tragica novità) non lo capisce più nemmeno il papa. Sicché il papa manda segnali meramente emotivi: come sarebbe un abbraccio, una pacca sulla spalla...: la "Fiducia supplicans" è questo. A lui non importa un fico secco di contraddirsi, di dir cose che non reggono all'analisi, di dire (diciamo le cose come stanno) delle corbellerie. Lui non parla ai professori (ammesso che esistano ancora), parla alla "gente", al suo idolo populista, che incarna la "vox Dei". Il problema è che – se si guarda al fondo della questione, prescindendo dai pur necessari distinguo teologici e dai tecnicismi canonici – qui non siamo nemmen più nell'eresia, ma in un certo senso nell'apostasia. Si può conservare la fede rifiutando totalmente la ragione, il linguaggio, il significato oggettivo delle parole, o non annettendo a tutto questo nessun'importanza? Non è questo un bestemmiare il Verbo, Gesù Cristo nostro Signore? Non dimentichiamo infatti che "Verbo" traduce il greco "Logos", che vuol dire "la Parola" e "la Ragione": la visione di un mondo razionale e pieno di senso, coglibile anche se imperfettamente dalla ragione umana, esprimibile anche se imperfettamente dalle parole umane, è essenziale al cristianesimo, la religione della Ragione-Parola-Verità incarnata. San Pio X l'aveva previsto: l'esito finale del modernismo sarebbe stato una specie d'apostasia. Probabilmente non aveva previsto che l'apostasia sarebbe stata inconsapevole, animata di buone intenzioni "pastorali", incolpevole quindi forse. Ma, oggettivamente, siamo tutti (tutti: non esclusi i tradizionalisti, non escluso chi scrive, non escluso chi legge) nella confusione più totale.
RispondiEliminaDa un estremo all'opposto: oggi questo (oggi è ancora "solo" una benedizione, ma poi?), 25 anni fa, mica ai tempi della Controriforma, un parroco riteneva illecito il mio matrimonio per sterilità di mia moglie...
RispondiEliminaHo sentito qualcuno (a mezza voce ma in chiesa!) dire che forse le cose potrebbero cambiare con un ritorno di Trump alla Casa Bianca! E cosa potrebbe fare, un evangelical? A meno che questi non si augurino uno scisma.
Sto percependo che c'è gente che distrugge la Chiesa dall'interno ma c'è pure chi spera in qualcuno che distrugga dall'esterno...
Dove andremo a finire?
No, non credo che sia un segno dell'avvicinarsi della Fine dei Tempi, quello no.
RispondiElimina"Ma non credo che sia un segno dell'avvicinarsi della fine dei tempi.."
Un papa che autorizza i divorziati risposati e conviventi a fare la Comunione, a comunicarsi quindi restando in peccato mortale (adulterio, fornicazione, concubinaggio) -
Un papa che autorizza a benedire in chiesa le coppie irregolari: divorziati risposati, coppie di fatto, coppie di lesbiche e sodomiti.
Un papa quindi che di nuovo autorizza a vivere nel peccato, contro la morale cristiana, fondata sulla Rivelazione di NS Gesù Cristo -
Un papa che, tralasciando altri suoi aspetti negativi, ha celebrato in S. Pietro una cerimonia pagana, di adorazione multiculturale di un feticcio di legno rappresentante una divinità amerindia -
se tutti questi segni non lo sono "dell'avvicinarsi della fine dei tempi", quando la fede cristiana secondo la profezia sarebbe quasi scomparsa dalla terra, quali altri segni dobbiamo aspettare per aver l'impressione dell'avvicinarsi della fine dei tempi?
#Mons. Gallese.
RispondiEliminaE' la solita storia degli ultimi sessant'anni.
Ciò che Pio XII condanna, Giovanni XXIII corregge, Paolo VI e successori esaltano.
Si dice di osservare la dottrina, mentre la si stravolge; e' il metodo tipico dei rivoluzionari che deformano il linguaggio artatamente.
Gz