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lunedì 29 gennaio 2024

Mons. Carlo Maria Viganò / Lettera alla Badessa di Pienza

Qui ì'indice degli interventi precedenti e correlati.
Lettera alla Madre Badessa

del Monastero “Maria Tempio dello Spirito Santo” 
di Pienza
Mons. Carlo Maria Viganò

NOTA PRÆVIA
Questa lettera, inviata il 24 Novembre 2023 alla Badessa del Monastero di Pienza, era destinata a non essere pubblicata. L’inasprirsi degli attacchi e delle calunnie nei riguardi di Mons. Viganò e dell’Associazione Exsurge Domine e le notizie infondate e diffamatorie diffuse da alcuni organi di stampa rendono ora necessario portare a conoscenza del pubblico il contenuto di questa comunicazione, nella quale si ha prova che l’Arcivescovo ha fatto ricorso a tutti i mezzi umanamente possibili per evitare la rottura con la comunità benedettina di Pienza. Si rimanda in ogni caso ai comunicati dell’Associazione e al messaggio di Mons. Viganò del 28 Gennaio 2024.

Comunicato di Mons. Viganò – 28 Gennaio 2024 [qui]
Comunicato del Presidente e del Patrono – 17 Dicembre 2023 [qui]
Comunicato del Presidente e del Patrono – 22 Novembre 2023 [qui
San Giovanni della Croce

Reverenda Madre,
ho appreso con vivo rammarico di quanto avvenuto in occasione della restituzione dei beni che il Presidente di Exsurge Domine si era offerto di custodire in un suo deposito. Inutile che Le dica quanto ciò mi turbi e mi addolori.
Non penso occorra ricordarLe il bene che vi è stato fatto disinteressatamente, esponendomi io stesso in prima persona in un momento in cui l’Ordinario diocesano e la Santa Sede si scatenavano contro il Monastero ed esautoravano Lei come Badessa. Gli attacchi di cui sono stato fatto oggetto a causa di questa mia presa di posizione nei riguardi della Sua comunità sarebbero dovuti bastare, anche solo ad uno sguardo umano, a dimostrare la mia fiducia nella vostra buonafede. Gli ultimi eventi dimostrano ahimè il contrario, e mi pongono in una situazione incresciosa tanto nei riguardi dei miei Confratelli, del Presidente e dei membri di Exsurge Domine, quanto dinanzi all’opinione pubblica, visto che pubblica era stata la mia risposta alla vostra pressante richiesta di aiuto.

Non so dire se il Suo atteggiamento e quello delle Sue consorelle sia dettato da cattivi consiglieri o da altre ragioni: non sta a me giudicare né emettere giudizi sul foro interno, e non posso che pregare il Vostro Sposo perché vi illumini e vi mostri l’inganno in cui siete cadute. Nondimeno, per le conseguenze del vostro comportamento in foro esterno mi vedo mio malgrado costretto a chiederLe, in quanto Superiora della comunità, a considerare le gravi implicazioni spirituali e morali della vostra ribellione, delle quali siete tutte responsabili – e Vostra Reverenza in primo luogo – dinanzi a Nostro Signore, che legge nei cuori e nelle coscienze.

Se non posso condividere la vostra decisione – verso la quale il comunicato divulgato oggi da me e dal Presidente dà prova di estrema indulgenza e comprensione – posso purtuttavia prenderne atto, a patto che pari rispetto e correttezza siano garantiti da parte vostra. Ciò implica anzitutto il dovere di astenervi dal calunniare i miei Confratelli, i membri dell’Associazione e chi Le scrive, ricordandovi che il furto della buona reputazione impone, per essere assolto, la riparazione del danno causato; un danno che molto difficilmente può esser sanato, come certamente Ella e le Sue consorelle saprete per esserne state voi per prime oggetto, anche da parte del Vescovo di Pienza e del suo Successore, il Card. Arcivescovo di Siena. Sarebbe davvero un peccato – letteralmente – se l’esperienza pregressa non vi avesse fatto comprendere quanto offenda la Carità, la Verità e la Giustizia – tutti attributi di Dio – seminare una menzogna destinata ad essere smentita, se non da chi la subisce, certamente dal tempo galantuomo.

Voglio quindi augurarmi, per l’affetto spirituale che credo averLe mostrato e confermato a più riprese e per l’indulgenza con cui ho voluto affrontare la vostra decisione di ritirarvi dal progetto del Villaggio Monastico, che Ella e le Sue consorelle avrete la bontà di risparmiare a tutti noi attacchi tanto spiacevoli quanto ingiustificati, e che saprete far tesoro non solo della preziosa lezione di santità che la Provvidenza vi ha impartito facendovi attraversare la prova della vostra cacciata da Pienza, ma anche della fraterna carità di cui siete state oggetto da parte mia, dei miei Confratelli e dal Presidente di Exsurge Domine. Questo è un bivio davanti al quale la vostra anima è chiamata a compiere una scelta morale tra il bene da compiere e il male da evitare: non permettete che il Maligno, spirito di divisione, approfitti di questa occasione per allontanarvi dalla Grazia di Dio. È questo, in fondo, il principale motivo per cui Le scrivo: le questioni legali non mi interessano né tantomeno mi coinvolgono, mentre la salvezza della Sua anima e di quella delle altre Monache rimane il motivo per cui vi ho aiutato sin dall’inizio e per cui vorrei chiudere serenamente la vicenda presente.

Infine, vorrei che Ella ricordasse che la Croce pettorale consegnatale in occasione del nostro primo incontro voleva essere un gesto con il quale La riconoscevo e confermavo nella Sua dignità di Badessa. Se tenerla può costituire uno spirituale legame e la premessa di un futuro ravvedimento, sono felice di lasciargliela; se viceversa quella Croce rischia di divenire bottino di guerra, credo sia doveroso restituirla a chi con ben altre speranze gliene aveva fatto omaggio.
Sappiate di essere sempre nelle mie preghiere.
In Christo Rege,
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

27 commenti:

  1. L'abito non fa il monaco, la vita monastica non si può improvvissare: segno certo di disordine? L'incapacità di ubbidire, il pensare di "poter far da noi", magari con la scusa che le autorità sono brutte e cattive. Poi gli altarini vengono fuori. Diffidate delle comunità religiose fai da te.

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    1. Il problema non sono solo queste "comunità" nate da vocazioni dubbie, provenienti dal cammino neocatecumenale, bensì tutte le altre provenienti o in qualche modo legate ai movimenti carismatici o RnS che si sono inserite anche in ordini o congrgazioni tradizionali, veicolando in questo modo la loro spiritualità malata o poco cattolica...

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    2. Infatti, e ' fondamentale l'ubbidienza come voto forse piu' difficile della vita religiosa, come rinuncia alla volonta' propria, sulle orme di Gesu' che Lui Dio, si e' fatto obbediente, prima ai genitori, poi anche a quelli che lo trascinavano al supplizio. Se non si capisce questo, che vita religiosa e'? Direi una vita di comodo e di capriccio. Era evidente da subito, come del resto per Arlington e per i due anziani domenicani. Purtroppo questi esempi scandalizzano, perche' diminuiscono la stima della vita religiosa.

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    3. Lo spirito di ribellione e pressapochismo alberga anche in alcune realtà "tradizionaliste". Con la scusa che "c'è Bergoglio", alcuni se ne approfittano, ma la vita religiosa è una cosa seria, la Chiesa impone delle regole: ad esempio la separazione tra foro interno ed esterno, la disponibilità di strutture idonee, la presenza di religiosi capaci di formare i novizi etc. Regole che vanno rispettate con la massima scrupolosità.

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  2. Quando mons. Viganò prese le difese delle suore ero perplessa perché sapevo che i conventi di clausura errano tutti (o quasi) inquinati, perché "occupati" da anni con molte nuove vocazioni dal cammino neocatecumenale... Ora i nodi sembrano venire al pettine. Fra l'altro la vita contemplativa è sotto attacco anche da parte della Chiesa modernista ( https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2023/08/intra-claustra-monasterii-perche.html ) e quindi la loro vicenda appariva plausibile.
    Peccato però per il vespaio suscitato...

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    1. Aspettando di sentire la replica, se arriverà: penso di no, c'è da dire che Mons. Viganò, come minimo, ha mancato di prudenza nel lanciarsi a spada tratta in difesa di codeste monache. Avrebbe dovuto informarsi un po' prima di prendere per oro colato la loro versione: incrociando le dichiarazioni del vescovo, dell'ex parroco di Pienza, con quelle delle monache, si capiva che c'era qualcosa che non tornava. Per non dire della loro provenienza neocatecumenle. Stessa cosa sembra, avendo studiato bene il caso, si possa dire per la vicenda delle carmelitane di Arlinghton: tutt'altro che trasparente è la loro situazione. A mio avviso, gli tornava utile per la sua strategia di opposizione a Bergoglio: tuttavia, un vescovo non può lasciarsi prendere dall'impeto così.

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  3. Mic, il post precedente non si vede.

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    1. Grazie. Ora si vede. Da quando ho trovato e risolto un errore nel codice html

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  4. Alcune cose emergono:
    1) la situazione desolante del clero regolare che fa il paio con quello secolare, dopo 60 anni di cura modernista
    2) la bontà di Mons. Viganò, che taluni potrebbero scambiare per ingenuità
    3) la stucchevole polemica alimentata da settori "conservatori" della Chiesa Cattolica, che non vedono l'ora di infangare chi osa mettere in dubbio la sacralità del CVII e le varie eresie liberalmoderniste annesse
    4) l'assenza di una strategia efficace nel campo "tradizionalista", che deve lottare sia contro l'eresia modernista e parimenti contro l'area conservatrice, che ricorda tanto quella "popolare" in ambito politico, cioè quella fascia grigia che come la polvere tutto copre col tempo e come la nebbia assopisce gli animi, credendo o facendo credere che vi sia qualcosa da "conservare" laddove occorre sguainare la spada e duramente lottare per la Controrivoluzione.

    Gz

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  5. Io, diversamente da Mic, non ero perplesso dal fatto che Viganò avesse preso la difesa delle suore, pur sapendo che erano ex-neocat. Infatti tra gli amanti della Tradizione, e a volte anche tra i più convinti, ci sono molti ex membri di quella 'setta' paracattolica, attratti alla Messa di sempre dopo aver sperimentato e forse anche creduto in buona fede negli obbrobri delle carnevalate kikiane. Così come non mi ha reso perplesso il fatto che Viganò generosamente gli avesse trovato una sistemazione... Sono rimasto invece basito nello scoprire che il loro nuovo monastero sarebbe stato fianco a fianco con gli ex Familia Christi. Fuoco e fiamme erano da mettere in conto, prima o poi. Ringrazino questi ultimi il Cielo che con infinita misericordia li ha liberati (in tempo) da un cotanto fardello.

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  6. 3) la stucchevole polemica alimentata da settori "conservatori" della Chiesa Cattolica, che non vedono l'ora di infangare chi osa mettere in dubbio la sacralità del CVII e le varie eresie liberalmoderniste annesse

    Solito commento da bar buono per tutte le occasioni, ma che si scontra puntualmente contro la realtà.
    Di Viganò il mondo "conservatore" ha sempre avuto la massima stima, largamente ricambiata.
    Basti ricordare le partecipazioni alla marcia per la vita con Burke e il compianto Negri (altro conservatore..), quando i duri e puri non "vaticansecondisti" - che hanno sempre schifato la manifestazione -facevano la fila per una firmetta sul solito libro "bum bum" (magari contro Ratzinger). Non risulta in effetti che nessuno dei pastori suddetti metta in dubbio il vaticano II, ovvero si proclami sedevacantista, nemmeno Viganò. Quindi di cosa si sta parlando? Aria fritta.

    Soltanto che attorno a Viganò - come in passato - ruotano vari personaggi che lo tirano su un versante indefinibile, pieno di contraddizioni, riuscendo a volte nell'impresa.
    Tornando all'intervista, come poteva pretendere il monsignore che le monache, da una formazione neocatecumenale passassero istantaneamente a una vocazione monastica, in maniera compatta? Come può richiamarle all'obbedienza nella chiesa se lui stesso oggi si colloca su un versante che mette in dubbio non già l'autorevolezza - come è logico ed evidente a tutti - ma la stessa autorità come vorrebero i soliti personaggi?

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    1. Prima era prima, adesso è adesso. Attualmente, Mons. Viganò non è schierato su posizioni conservatrici (= di modernismo moderato). E questo voi non glielo perdonerete mai.
      Provvidenza Divina del Cuore di Gesù, provvedici!

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    2. Si puo' benissimo, Angheran,se si riconoscono gli errori, e si ha la vocazione monastica e non quella alla vita comoda, passare alla vera vita monastica, e le autorita che riconosciamo, e sotto le quali ci siamo volontariamente poste( diciamolo brutalmente: nessuno ci ha obbligate, potevamo andare a lavorare o badare alla famiglia come tutte le altre - e comincio a pensare che sia questa la vera vita ascetica), hanno tutto il diritto di pretendere obbedienza. Tanto piu che non credo ormai si pretenda dai religiosi una vita da Certosini. Punto. Se no, usciamo e ci rimbocchiamo le maniche. Questo comportamento scandalizza.

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  7. @ 30 gennaio, 2024 10:11
    Forse e' stato imprudente,prima di difenderle a spada tratta avrebbe dovuto informarsi bene. Di poi, mi permetto di aggiungere che chi incorre in questo pontificato nelle cosiddette visite apostoliche, se la sbrogli da solo con i ricorsi che la Chiesa Cattolica mette a disposizione.

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  8. Il limite di Mons. Viganò, in effetti, e' quello di essere giunto solo in tarda età a contestare apertamente il Novus Ordo e in generale il CVII.
    Per questo non può essere accostato a un Mons. Lefebvre o a un Mons. Des Lauriers (il teorico della Tesi di Cassiciacum e autore di celebre Esame critico del Novus Ordo Missae).
    Angheran dovrebbe sapere, dall'alto della sua innegabile scienza religiosa, che il sedevacantismo ha almeno due ramificazioni, di cui quella probabilmente più pregnante e' appunto il sedeprivazionismo, che aderisce alla tesi di Cassiciacum (papato materiale, ma non formale, con conseguente mancato riconoscimento dei papi postconciliari che occupano solo materialmente la sede romana). Dove si collochi Viganò non e' chiaro, ma ciò che dovrebbe essere evidente e' l'inadeguatezza del fronte conservatore che continua a guardare il dito anziché la luna.

    Gz

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  9. Qui un commento alternativo sulla vicenda, per offrire un punto di vista che non sia fideisticamente "viganiano"...

    https://www.youtube.com/watch?v=S74VLgFVC8Y&t=1s

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  10. Gli storici sono concordi nel sostenere che la diffusione dell'eresia luterana in Italia fu bloccata dall'istituzione da parte di Paolo III intorno a metà cinquecento del Sant'Uffizio, dando poteri ampi all'inquisizione (e San Pio V, prima di diventare papa, sostenne egregiamente il ruolo di supremo inquisitore).
    Non a caso uno dei primi atti dei pontefici modernisti fu quello di sopprimere il Sant'Uffizio, che avrebbe potuto essere ancora utile, anche se ormai l'eresia modernista era dominante (i danni furono fatti cinquant'anni prima con la soppressione del Sodalitium Pianum di Benigni, dopo la morte di San Pio X).
    Ora che fare: tanto per iniziare, occorre trattare gli eretici da eretici, ridando centralità al Sant'Uffizio, ridare esclusività alla liturgia Vetus Ordo, cancellare quindi il Novus Ordo, il principio della libertà religiosa e quello dell'ecumenismo. Il resto verrà da sé con la preghiera e la penitenza.

    Gz

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    1. Si, ma come si fa? Non e' che il Santo Uffizio lo possiamo istituire noi idem per il resto. Per noi e' gia' importante la certezza morale che la Cattedra di Pietro e'' immacolata, ed infatti e' cosi perche' e' verita' di Fede.

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  11. https://www.maurizioblondet.it/texas-il-mainstream-ha-paura/ : mons. Viganò, ex Nunzio Apostolico negli USA e grande sponsor di Trump, è al corrente di questo scenario esplosivo? perché non espone il suo punto di vista su questa grave crisi? aspettiamo con amsua il suo parere in proposito

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  12. Come è già stato scritto "la vita monastica non si può improvvisare" e io aggiungo: neppure uno spirito autenticamente tradizionale si può improvvisare (senza per questo mettere in dubbio la buona fede e i buoni propositi).
    A mio avviso è da qui che nasce un certo grado di imprudenza da parte di mons. Viganò.
    Preghiamo che monsignore ne faccio tesoro.

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  13. Ma quale sarebbe una definizione precisa di "conservatore" di contro a "tradizionalista"?
    I due concetti si danno per scontati, ma in realtà non lo sono.
    Si mescolano poi politica e religione, tirando in ballo la Controrivoluzione, concezione estremista del cattolicesimo politico.
    Insomma, bisognerebbe far chiarezza.
    Lasciamo, comunque, mons. Viganò alle sue iniziative religiose, senza coinvolgerlo nella politica corrente.
    La sua opera è importante soprattutto sul piano religioso, come autorevole testimonianza della vera fede, della necessità di riaprire il discorso sul Concilio, e per altri aspetti.

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  14. "Conservatore" per i critici è colui che è pavido perchè non rigetta il vaticano II , non proclama con abbastanza forza che tutto è finito con Concilio, in maniera perfettamente speculare a coloro che credono che nella Chiesa tutto è iniziato dal Concilio.
    Il "Tradizionalista" invece avrebbe il coraggio di questa coerenza, restando fermo ai principi anteriori al 1963 in una sorta di oasi immutabile al riparo di qualunque contraddizione sorta nel postconcilio.
    Nella realtà il mondo tradizionalista ha vissuto e vive contraddizioni macroscopiche, ma le tiene ben nascoste a differenza di quanto accade nel caos conciliare. I loro esponenti abbracciano tutto l'arco delle sfumature possibili dal sedevacantista puro alla quasi completa comunione , senza mai preoccuparsi di questa ambiguità. Addirittura ordinano preti e vescovi che in certi casi finiscono spretati nel giro di pochi anni, o vengono espulsi dalla comunità , senza che questo provochi il minimo imbarazzo.

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  15. Nel rispondere ad Angheran colgo l'occasione per ribadire la mia posizione, con una realistica premessa:
    - trovo inevitabile che nel mondo della Tradizione si determini una distinzione tra chi è legato alla Tradizione e chi vive la situazione nei termini ideologici di variegate forma di "tradizionalismo" con posizioni diverse, spesso divergenti, corrispondenti alle visioni personalistiche di chi si pone come 'capofila' del contesto conseguente: "percosso il pastore, le pecore sono disperse).

    Personalmente mi sforzo di appartenere a chi resta legato alla Tradizione in termini equilibrati, fedeli alla Tradizione perenne e non ideologici, dipendenti da quelle visioni personalistiche che, tra l'altro, hanno l'inconveniente spesso deleterio di trascinare troppe persone sviandole in altri modi rispetto al problema del modernismo che si vorrebbe oltrepassare.

    Sono d'accordo che il discrimine anche con i cosiddetti "conservatori" sia il famigerato Concilio; ma anche in questo caso occorre fare delle distinzioni.

    Diversa è la posizione di quei "conservatori" che si limitano a riaffermare la verità rifiutandosi di mettere in discussione in qualunque modo le variazioni e gli errori veicolati dal concilio rispetto a quelli (esempio mons. Gherardini e il vescovo Schneider il quale tuttavia, salve alcune eccezioni, resta sulle generali) che ritengono che si possa accettare il concilio nelle parti che non divergono dalla dottrina perenne in attesa che un Papa formuli un Sillabo che sani gli errori e le deviazioni veicolate dalla prassi (la famigerata 'pastorale')...
    Poi ci sono i tradizionalisti che (a mio parere irrealisticamente perché non si può oltrepassare una realtà che ha avuto effetti così concreti) bypassano il concilio come se non ci fosse mai stato.
    Il problema infatti - e io sono tra chi continua a denunciarlo da anni - è che (e nel frattempo sono già passati troppi decenni) la prassi non può prescindere da una dottrina che la sottende e conseguentemente le variazioni nella dottrina e quelle nel culto con la Messa riformata di Paolo VI (da noi identificate ma non riconosciute ufficialmente) hanno prodotto i loro effetti e, senza la dovuta correzione, hanno inquinato la fede delle generazioni post-conciliari e oggi navighiamo in una confusione paurosa.

    Personalmente mi limito a denunciare e non mi dò l'autorità di esprimere conclusioni estreme (che spettano a chi ha la funzione pastorale) proprio per evidenziare i problemi ma senza trascinare nessuno...

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  16. @ mic _ Ho l'impressione che la dott.ssa Guarini non conosca abbastanza bene i Tradizionalisti, forse perché ne ha sentito parlare soltanto da alcuni avversari. Alcuni,
    è vero, partono da presupposti ideologici; quindi il discrimine è generalmente il Concilio Vaticano II; altri no. Questi altri partono dai fatti, non dalle opinioni, anche se la ricerca dei fatti è stata suscitata dalla constatazione del crescente distacco del Magistero autentico dalla dottrina tramandata fino all'eresia e all'apostasia contemporanea. Andando a ritroso si è individuato nel famigerato conclave del 1958 il punto di rottura. Inutile elencare qui gli indizi prima e le prove poi di quegli atti materiali che hanno determinato la Sede Apostolica di Roma Vacante: ci vorrebbero giornate per documentare tutto quello che è stato possibile provare, consapevoli che il più è stato magistralmente occultato. Non ci sono opere scritte complete che descrivano i vari passaggi: dalle premesse alle documentazioni e alle tracce lasciate dai responsabili. Personalmente ho dedicato ore e ore per molti anni a questa ricerca. Del resto chi ama la verità, la cerca senza pretendere una prova di tipo notarile in un tempo in cui scrivere nomi e cognomi potrebbe costare la vita, tanto è colossale e consolidato il crimine commesso. Non c'è legalità che tenga quando tutti i parametri sono da tempo saltati per aria: non prendiamoci in giro chiedendo prove impossibili: sarebbe ipocrita legalismo. Al credente dovrebbe bastare l'unico criterio lasciatoci dal Signore Gesù: "Dai loro frutti li riconoscerete". Chi ha voglia di lavorare si dia da fare, sapendo che la vera Chiesa è composta da chi conserva integra la fede, anche se il gregge è visibilmente disperso (una prova in più). Ne sono esclusi tutti quelli che non hanno quella fede o se ne sono costruita una secondo le proprie idee (Mystici Corporis). Lasciamo poi la soluzione del problema al Padrone della Vigna: quando e come lui solo sa. VIGILANTE

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  17. Non e' sempre vero.

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  18. Alcuni,
    è vero, partono da presupposti ideologici; quindi il discrimine è generalmente il Concilio Vaticano II; altri no.


    Chi non guarda le cose in superficie sa bene che il concilio non è tanto un semplice discrimine quanto il cavallo di Troia attraverso il quale sono confluiti elementi già presenti (es Nouvelle Théologie et alia) che vengono da lontano... Tuttavia, apprezzo la competenza e l'accuratezza di chi scrive, ma non riesco a sposare tesi sedevacantiste...

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