Un gesuita, dei gesuiti
Don Pio Pace
Nell’articolo precedente, Don Claude Barthe parla dell’importanza assunta da Padre Spadaro, gesuita, nei corridoi del governo pontificio. Ma ci sono altri gesuiti vicini a colui, che è divenuto papa, e tra questi due cardinali.
Il cardinal Gianfranco Ghirlanda, canonista, rettore dell’Università gregoriana dal 2004 al 2010. È l’uomo, che pone in forma giuridica tutto quel che vuole il papa, il quale lo ha nominato patrono dell’Ordine di Malta al posto del cardinale Burke. Ad esempio i suoi interventi nella procedura per giudicare (per condannare) il cardinale Becciu o il suo coinvolgimento nella redazione della costituzione Prædicate Evangelium (qui) per la riforma della Curia, di cui gli piace sottolineare come essa consenta a semplici preti o ad uomini e donne laici di dirigere i vari dicasteri. Tutte le voci, che circolano e che sono circolate circa le modifiche dell’elezione del papa, indicano Gianfranco Ghirlanda quale mente di tali trovate giuridiche, che dovrebbero consentire ad un bergogliano di succedere a papa Bergoglio.
L’altro cardinale gesuita, molto vicino al regnante pontefice, suo braccio sinistro, è il cardinale Jean-Claude Hollerich, 65 anni, arcivescovo del Lussemburgo, relatore generale alle assemblee del Sinodo sulla sinodalità: ritiene che il discorso della Chiesa in difesa della vita non sia più udibile, auspica che si ordinino anche uomini sposati, che le donne possano esercitare comunemente ruoli importanti nella liturgia e nel governo della Chiesa, anche senza accedere al sacerdozio, che si debba «cambiare il nostro modo di vedere circa la sessualità», in particolare per quanto riguarda il carattere peccaminoso proprio delle relazioni omosessuali, che non vi sia difficoltà nel fatto che un protestante riceva la comunione qualora nutra fede sufficiente nell’Eucaristia, ecc.
Molto meno conosciuto, ma molto apprezzato dal papa, è Padre Christoph Theobald, gesuita franco-tedesco, astro della teologia contemporanea, docente presso il Centre Sèvres di Parigi, ha diretto la rivista Recherches de Science religieuse [Ricerche di Scienza religiosa-NdT] ed ha dedicato il meglio delle proprie forze ad immaginare quale sia l’essenza pastorale del concilio Vaticano II. Esperto alle assemblee del Sinodo sulla sinodalità, il titolo del suo recente libro, Un nouveau concile qui ne dit pas son nom? [Un nuovo concilio che non dice il proprio nome? – NdT] (Salvator, 2023), ed il suo contenuto indicano chiaramente la via che tali consiglieri del papa stanno delimitando: la riforma della Chiesa deve ormai divenire metanoia, una conversione che apre un processo, la cui specificità è quella di restare perennemente incompiuto. Una sinodalità permanente. In termini politici, si parlerebbe di una rivoluzione permanente.
Don Pio Pace - Fonte
"L ecumenismo mette praticamente tutte le religioni sullo stesso piano e dà il diritto comune a tutte le religioni.
RispondiEliminaEd è proprio lì un problema a mio avviso, eccessivamente grave, perché il fatto di mettere tutte le religioni sullo stesso piano, distrugge la Chiesa.
Se la Chiesa si definisse, deve definirsi come l unica vera, la sola a detenere la verità, se mette ciò che chiama errori, le altre religioni erronee sul suo stesso piano, necessariamente non le resta che sparire, non ha più ragione d essere"
(Marcel Lefebvre, intervista a piazza San Pietro durante il concilio Vaticano II)
Ormai è chiaro che siamo di fronte a un caso umano (o più di uno), verosimilmente bisognoso di aiuto.
RispondiEliminaUn caso che qualcuno ha pensato di sfruttare per portare avanti la chiesa di 200 anni.
Ma gli apprendisti stregoni sono sconfessati dalle stesse "periferie" che hanno posto come centro della dichiarazione programmatica all'inizio del pontificato.
Inutile dividersi sul Vaticano II, Lefebvre, altre teorie ancora più astruse. Anche Sarah conferma che di fronte a questa deriva basta il catechismo (del 1992). I cristiani di buona volontà andranno avanti, così come è sempre andata avanti la Chiesa. I falsi innovatori potranno al massimo essere responsabili di uno scisma, ma sinceramente non sembrano attrezzati nemmeno per questo.
RispondiEliminaRiforma continua della Chiesa per trasformarla secondo le visioni (anche sordide) dei gesuiti via di testa, anticipate a suo tempo dal confratello Karl Rahner....
- Mi permetto anch'io a questo punto, quisque de populo, di suggerire delle riforme nella Chiesa attuale.
SUGGERIMENTI PER LA RESTAURAZIONE CATTOLICA DELLA CHIESA (NON PIU') CATTOLICA.
(Nel caso il Signore si degnasse di far eleggere un giorno un papa autenticamente cattolico)
1. Primo punto. Bisogna restituire al vescovo la sua indipendenza, farlo di nuovo responsabile della sua diocesi, da solo, come è sempre stato, sottoposto solo al papa e non dipendente di fatto dai deliberati delle Conferenze Episcopali, che sono diventate l'organo di una chiesa nazionale, delle tante chiese nazionali nelle quali le riforme conciliari hanno frammentato la Chiesa universale.
Pertanto: L'istituto delle Conferenze Episcopali va abolito. Stop. Ritorni il vescovo ad essere effettivamente responsabile in prima persona. Queste Conferenze Episcopali ricordano i parlamenti della peggior decadenza parlamentare: discutono e deliberano su tutto, nell'indifferenza universale, visto che si occupano di cose per le quali non sono competenti; organi politici più che religiosi, luogo di intrighi e giochi di potere. I singoli vescovi aspettano spesso l'imbeccata dalla Conferenza.
Correlativamente va riformato (ancor meglio se cassato) l'art. 22 della costituzione conciliare Lumen Gentium sulla Chiesa, quello che ridefinisce il senso del "collegio dei vescovi con il suo capo" - quello che contiene l'assurdità di una summa potestas sulla Chiesa attribuita al collegio dei vescovi, sempre con il papa e sotto il papa, onde non può esercitarla da solo cioè senza il papa.
Avremmo un potere sovrano attribuito a due soggetti diversi, uno dei quali (il collegio) ce l'ha a mezzo servizio perché può esercitarlo solo se il papa glielo consente. Una mostruosità.
Di fatto, lo esercita nell'autonomia che le varie conferenze episcopali si ritagliano, p.e. in campo liturgico.
2. Secondo Punto. La dichiarazione conciliare Nostra Aetate sulle religioni non cristiane è irreformabile, va sempliciemente abrogata.
Il Vaticano II è stato espressamente un Concilio pastorale, non accettato da una parte, sia pur minima, della Chiesa. Il papa ha il potere di riformarlo ex sese, anche in nome dell'infallibilità riconosciutagli formalmente dal VAticano I.
Ci sono ovviamente altre riforme importanti da suggerire. Ma questi suggerimenti iniziali possono bastare per una eventuale discussione.
Teofilo
San Marcellino, Mons. Lefebvre festeggiava l'onomastico .
RispondiEliminaL’infelice metafora del grigio
RispondiEliminadi Massimo Zamarion
Mesi or sono, sempre sul tema del discernimento, Papa Francesco usò la metafora del grigio: «Non basta vedere il bianco e il nero» – disse –, «Il discernimento è andare avanti nel grigio della vita e cercare lì la volontà di Dio, non nel fissismo del pensiero». Non metto in dubbio i buoni propositi del Papa, ma questa metafora riassume bene i pericoli interpretativi (che sono le porte attraverso le quali i lupi entrano nell’ovile) cui va incontro una cura pastorale che manca di chiarezza, giacché è proprio la chiarezza che dovrebbe fare, pedagogicamente, da contrappeso alla misericordia ed esserne allo stesso tempo il presupposto.
Cosa capisce il popolo di Dio da questo genere di affermazioni? Non solo che la vita è un miscuglio di bene e di male – la qual cosa è una banalità, per il senso comune – ma che essendo espressa dal supremo custode della fede questa banalità acquista un senso più pregnante e sottile: e cioè che la stessa realtà è un miscuglio omogeneo di male e di bene, e che il male e il bene non agiscano in modo distinto nel mondo (ancorché dal punto di vista metafisico il male propriamente non-sia, …ma lasciamo stare).
Ma noi sappiamo che il male non si mescola col bene, non si scioglie in esso né si fonde con esso. Il male si attacca al bene come un’erba maligna e cerca di soffocarlo, come tanti neri filamenti che cerchino di oscurare il bianco del bene. È per questo che la realtà si presenta all’occhio con toni inevitabilmente grigi vista da lontano o da media distanza; o, per dire più precisamente, se non viene osservata con l’occhio interiore di una coscienza che cerchi la verità.
L’insoddisfazione che fatalmente proviamo quotidianamente verso noi stessi per non essere stati perfettamente all’altezza della situazione da cosa deriva se non dal fatto che il grigio della vita ci condiziona e ci altera? E non ci costringe poi, questo malessere, a raccogliere i pensieri per ritrovare la chiarezza offuscata, staccando pazientemente i neri filamenti che opprimono la nostra anima?
E non è questa la strada normalmente battuta per vivere con più serenità e senza nevrosi le nostre debolezze e per fortificarci progressivamente nei confronti delle situazioni concrete? Il che non significa abbracciare ideologicamente il Cristianesimo come il partito del partito preso, ma cercare di coniugare chiarezza di visione, presenza di spirito, longanimità, pazienza nel nostro agire quotidiano.
Quindi il discernimento verso noi stessi e verso gli altri, che è figlio della verità e della carità, serve sì per «andare avanti nel grigio della vita», ma proprio per vedere il bianco e il nero, nettamente distinti, che esso nasconde; serve cioè a cercare la luce nelle tenebre perché essa faciliti l’incontro tra la nostra persona e la volontà di Dio.
Vi risulta fondata la voce secondo cui Viganò si sarebbe fatto ri-ordinare e/o ri-consacrare sub-conditione da Williamson (o da altro vescovo di quella linea)?
RispondiEliminaCertamente è plausibile .
La frase seguente, pronunciata da un ottimo sacerdote francese di mia conoscenza durante una omilia, nella quale ha lodevolmente esortato i fedeli a leggere un intervento di Mons. Viganò: "non sono autorizzato a dirvi altro, ma posso dirvi che egli (Mons. Viganò) è veramente un Vescovo della Chiesa Cattolica" conferma che Mons. Viganò è stato consacrato Vescovo sotto condizione con il rito previsto prima delle riforme conciliari. I riti riformati sono di dubbia validità (il dubbio per il diritto canonico equivale alla invalidità). Dove, quando e da chi, dopotutto, al momento, non è affar nostro e soddisferebbe soltanto una malsana curiosità. Occorre estrema prudenza, in questi tempi, in cui i mondialisti stanno per toccare il cielo con un dito; non lo hanno ancora toccato, ma sono disposti a mettere a ferro e fuoco il mondo intero pur di toccarlo.
EliminaCi manca solo la riconsacrazione di Viganò..
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RispondiElimina# La nuova teologia di questi teologi gesuiti ultimo grido, che vogliono immettere nella Gerarchia anche i laici, uomini e donne, distrugge la Chiesa.
La Gerarchia della Chiesa l'ha stabilita Nostro Signore, quando si è scelto i 12, quando ha mandato a predicare i primi 72 etc, stabilendo i loro poteri, anche soprattnaturali.
Tutti uomini, tutti sacerdoti o diaconi. Le donne in posizione subordinata, ausiliatrice, sviluppatasi poi nelle suore e nelle monache.
I laici, né tantomeno le donne, c'entrano per qualcosa, in quanto tali.
Volerli introdurre, con poteri decisionali grazie ad una struttura gerarchica che dovrebbe essere sinodale, alla maniera dei protestanti presbiteriani (puritani), significa voler distruggere la struttura stessa di origine divina della Chiesa, distruggere la Chiesa.
Bisogna fermare Bergoglio, bisognare aguzzare il cervello, trovare il modo di metterlo sotto processo per eresia.
Si sarebbe dovuto fischiarlo al buonasera, alla dichiarazione che lui avrebbe fatto quello che i cardinali gli avevano detto di fare,si sarebbe dovuto passare alle pernacchie, alla prima enciclica un calcioinculo,al chi sono io per giudicare aereo, si sarebbe dovuto cambiare rotta e paracadutarlo in Argentina.
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