Pagine fisse in evidenza

venerdì 23 febbraio 2024

La carità è il compimento della legge. Venerdì delle Quattro Tempora di Quaresima

Venerdì delle Quattro Tempora di Quaresima. Gv.5,1-15 - S.Agostino, Tractatus 17 in Joannem, post initium - Breviario Romano, Letture del Mattutino
La carità è il compimento della legge 
(Sant'Agostino)

Vediamo ora che cosa ha voluto significare il Signore con quell'uno che solo fra tutti i malati guarì, allo scopo, come abbiamo già detto, di conservare il mistero dell'unità. Riscontrò negli anni della sua malattia un numero che simboleggiava l'infermità. Era ammalato da trentotto anni (Gv. 5, 5). Va spiegato un po' meglio come questo numero si riferisca più alla malattia che alla guarigione. Fate attenzione, vi prego: il Signore mi aiuterà a parlare in modo adeguato, sicché voi possiate sentire quanto basta. Il quaranta è un numero sacro ed è simbolo di perfezione. Credo che ciò sia noto a vostra carità. Lo attestano insistentemente le divine Scritture. Il digiuno, come sapete, ricevette il suo carattere sacro da questo numero. Mosè digiunò quaranta giorni (cfr. Ex. 34, 28), altrettanto Elia (cfr. 3 Reg. 19, 8), e lo stesso Signore e salvatore Gesù Cristo con il suo digiuno arrivò a questo numero di giorni (cf. Mt. 4, 2). Ora, Mosè rappresenta la Legge, Elia i Profeti, il Signore il Vangelo. Per questo apparvero tutti e tre su quel monte, dove il Signore si mostrò ai discepoli sfolgorante nel volto e nella veste (cfr. Mt. 17, 1-3). Egli apparve in mezzo a Mosè ed Elia, quasi a significare che il Vangelo riceveva testimonianza dalla Legge e dai Profeti (cfr. Rom. 3, 21).

Tanto nella Legge, dunque, quanto nei Profeti e nel Vangelo, il numero quaranta appare legato al digiuno. Ora, il digiuno vero e completo, il digiuno perfetto, consiste nell'astenersi dall'iniquità e dai piaceri illeciti del mondo: affinché rinnegando l'empietà e le cupidigie del secolo, si viva in questo mondo con temperanza, giustizia e pietà. Quale ricompensa, secondo l'Apostolo, è riservata a tale digiuno? Continua dicendo: aspettando quella beata speranza e la manifestazione della gloria del beato Iddio, e Salvatore nostro Gesù Cristo (Tit 2, 12-13). Noi celebriamo in questo mondo come una quarantena di astinenza quando viviamo bene, quando ci asteniamo dalla iniquità e dai piaceri illeciti; e siccome questa astinenza non sarà senza una ricompensa, aspettiamo quella beata speranza e la manifestazione della gloria del grande Iddio e Salvatore nostro Gesù Cristo. In virtù di questa speranza, quando la speranza sarà diventata realtà, riceveremo in ricompensa un denaro. E' la ricompensa che, secondo il Vangelo, vien data agli operai della vigna (cfr. Mt 20, 9-10). Ricordate? Spero infatti di non dovervi sempre ricordare tutto, come a gente rozza ed incolta. Si riceverà, dunque, come ricompensa un denaro corrispondente al numero dieci, che, addizionato a quaranta, fa cinquanta. Per questo celebriamo nella penitenza i quaranta giorni prima della Pasqua, e nella letizia, come chi ha ricevuto la ricompensa, i cinquanta giorni dopo la Pasqua.

Ricordate il mio proposito: spiegare il significato dei trentotto anni di quell'infermo; perché quel numero trentotto debba riferirsi piuttosto alla malattia che alla guarigione. La carità, dicevo, è il compimento della legge. Il numero quaranta indica il compimento della legge in tutte le azioni, e la carità ci vien presentata in due precetti. Fate attenzione, vi prego, e fissate nella vostra memoria quanto vi dico, per non esporvi al disprezzo della parola, facendo diventare l'anima vostra una strada dove il seme gettato non germoglia: Verranno gli uccelli e se lo mangeranno (Mc 4, 4). Accogliete e tutto custodite nel vostro cuore. Due sono i precetti della carità che il Signore raccomanda: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente; e amerai il prossimo tuo come te stesso. A questi due precetti si riduce tutta la Legge e i Profeti (Mt 22, 37-40). A ragione quella povera vedova che mise due spiccioli nel tesoro del tempio per offerta a Dio, diede tutto ciò che aveva per vivere (cfr. Lc 21, 2-4); così, per guarire quell'infermo ferito dai briganti, l'albergatore ricevette due monete (cfr. Lc 10, 35); così, Gesù passò due giorni presso i Samaritani per rafforzarli nella carità (cfr. Gv. 4, 40). Essendo dunque il numero due simbolo di una cosa buona, per mezzo di esso viene soprattutto inculcata la carità distinta in due precetti. Ora, se il numero quaranta significa perfezione della legge, e se la legge non si compie se non mediante il duplice precetto della carità, ti fa meraviglia che quell'uomo fosse infermo da quarant'anni meno due?
Venerdì delle Quattro Tempora di Quaresima
Gv.5,1-15
S.AGOSTINO
Tractatus 17 in Joannem, post initium
Breviario Romano, Letture del Mattutino 
 Guarigione del paralitico di Betsaida Ravenna, S. Apollinare Nuovo

3 commenti:

  1. 38 sono le ore che Gesù passó nel Sepolcro

    RispondiElimina
  2. Primo venerdì di Quaresima, delle Quattro Tempora...

    "Non limitare i benefici del digiuno alla mera astinenza dal cibo, poichè un vero digiuno significa astenersi dal male. Elimina ogni vincolo ingiusto. Togli ogni risentimento per il tuo prossimo. Perdona le sue offese. Non permettere che il tuo digiuno porti solo litigi e conflitti. Non mangi carne, ma divori tuo fratello. Ti astieni dal vino, ma non dagli insulti. Così tutta la fatica del tuo digiuno è inutile."
    (San Basilio il Grande)

    RispondiElimina
  3. IL NOSTRO NEMICO25 febbraio, 2024 08:36

    ""Il nostro nemico è una mediocrità cordiale che impera tra di noi nella misura in cui la nostra compagnia non diventa luogo della memoria di Colui per cui si vive.

    Il buonista è per sua definizione un connivente, un complice, perché chiunque voglia dialogare con il mondo – e questo riguarda qualsiasi uomo di buona volontà - deve preoccuparsi anzitutto di impostare la questione sul piano della concezione, dei fondamenti della società.

    E invece questo è severamente bandito, non si deve parlare di queste cose, disturbano.

    Forse che Gesù Cristo ha avuto il problema di non urtare l’unità della società giudaica, che era obiettivamente in decomposizione, divisa tra le urla dello zelotismo che voleva distruggere il predominio romano e la connivenza delle caste sacerdotali che erano anche caste economiche?""

    Don Giussani, nel 1994, agli studenti universitari

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.