Ripropongo per sempre meglio conoscere l'Anno Liturgico e le sue gemme spirituali. Pratiche abbandonate con il Novus Ordo; ma tuttora vive in chi custodisce la Tradizione.
Nel calendario liturgico del Rito Romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni – mercoledì, venerdì e sabato – di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell'anno, destinati al digiuno e alla preghiera. Giorni che cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento, fra la prima e la seconda domenica di Quaresima, fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità e generalmente la settimana seguente l'Esaltazione della Santa Croce, (14 settembre). La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l'astinenza in ogni venerdì, e i fedeli sono invitati a confessarsi. Questa regola è tutt'ora seguita dai fedeli Cattolici che lo desiderano, ed in particolare per coloro che osservano il calendario liturgico del 1962. Vedi anche le Quattro Tempora di Avvento [qui] e di Pentecoste [qui].
Nel calendario liturgico del Rito Romano, le Quattro Tempora sono quattro distinti periodi di tre giorni – mercoledì, venerdì e sabato – di una stessa settimana approssimativamente equidistanti nel ciclo dell'anno, destinati al digiuno e alla preghiera. Giorni che cadono fra la terza e la quarta domenica di Avvento, fra la prima e la seconda domenica di Quaresima, fra Pentecoste e la festa della Santissima Trinità e generalmente la settimana seguente l'Esaltazione della Santa Croce, (14 settembre). La Chiesa Cattolica prescriveva il digiuno in tutti i giorni delle Quattro Tempora e l'astinenza in ogni venerdì, e i fedeli sono invitati a confessarsi. Questa regola è tutt'ora seguita dai fedeli Cattolici che lo desiderano, ed in particolare per coloro che osservano il calendario liturgico del 1962. Vedi anche le Quattro Tempora di Avvento [qui] e di Pentecoste [qui].
21 febbraio 2024: Mercoledì delle Quattro Tempora di Quaresima
Fino all'XI secolo il digiuno delle Quattro Tempora di Primavera fu collocato nella prima settimana di marzo, e quello delle Quattro Tempora d'estate nella seconda settimana di giugno. Ma un decreto di san Gregorio VII le fissò nei periodi che noi attualmente li celebriamo: le Quattro Tempora di Primavera nella prima settimana di Quaresima e quelle dell'Estate nella prima settimana di Pentecoste. La Stazione odierna è a S. Maria Maggiore. Onoriamo la Madre di Dio, rifugio dei peccatori, e preghiamola che offra lei al Giudice divino l'umile tributo delle nostre soddisfazioni.
La Chiesa, che nei Mercoledì delle Quattro Tempora ci presenta sempre due letture della sacra Scrittura, in luogo dell'Epistola della Messa, oggi riunisce i due grandi tipi della Quaresima dell'Antico Testamento, Mosè ed Elia, per far risaltare alla nostra mente la dignità del digiuno quaresimale, al quale Gesù Cristo stesso è venuto a dare un carattere ancora più sacro, realizzando nella sua persona ciò che la Legge ed i Profeti avevano solo espresso in figura.
Prima Lettura (Es 24,12-18). - In quei giorni: Il Signore disse a Mosè: Sali da me sul monte e fermati lì, che io ti darò le tavole di pietra, la legge e i precetti che ho scritti, affinché tu li insegni ai figli d'Israele. E Mosè partì con Giosuè suo ministro e salì sul monte di Dio, dopo aver detto agli anziani: Aspettateci qui, finché non torniamo a voi. Avete con voi Aronne e Hur; se venisse a nascere qualche questione, rivolgetevi a loro. Or salito che fu Mosè sul monte, la nuvola coperse il monte, e la gloria del Signore si posò sul Sinai, coprendolo con la nuvola per sei giorni, e nel settimo giorno Dio chiamò Mosè di mezzo alla caligine. Or la manifestazione della gloria di Dio appariva ai figli d'Israele come un fuoco ardente sulla cima del monte. E Mosè, entrato in mezzo alla nuvola, salì sul monte, e vi stette quaranta giorni e quaranta notti.Seconda Lettura (3Re 19,3-8). - In quei giorni; Giunto che fu Elia a Bersabee di Giuda, licenziò il suo servo, e s'inoltrò nel deserto per una giornata di cammino. Postosi poi a sedere sotto un ginepro, chiese per sé la morte, esclamando: Basta, o Signore! Or prendi l'anima mia; che io non sono migliore dei miei padri. Si sdraiò e s'addormentò all'ombra del ginepro. Ed ecco un Angelo del Signore viene a toccarlo e a dirgli: Alzati e mangia. Egli riguardò e vide vicino al suo capo un pane cotto sotto la cenere e un vaso d'acqua. E com'ebbe mangiato e bevuto, s'addormentò di nuovo. Ma l'Angelo del Signore tornò di nuovo a toccarlo e a dirgli: Alzati e mangia, perché ti rimane da fare un lungo cammino. Elia, s'alzò, mangiò e bevve, e poi, per la forza di quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte di Dio, Oreb.
L'Eucaristia.
Mosè ed Elia digiunano quaranta giorni e quaranta notti, perché stanno per avvicinarsi a Dio. È necessario che l'uomo si purifichi, che si liberi dal peso del suo corpo, se vuoi mettersi in contatto con Colui ch'è lo Spirito. Ma la visione di cui furono favoriti questi due santi uomini fu molto imperfetta: essi sentirono che il Signore era vicino a loro, ma non ne videro la gloria. In seguito il Signore s'è manifestato nella carne; e l'uomo l'ha visto, l'ha ascoltato e lo ha toccato con le mani (1Gv 1,1). Pur non appartenendo noi ai fortunati mortali che conversarono col Verbo della vita, nella divina Eucarestia ci è concesso ben di più che il vederlo: entra in noi e diviene nostra sostanza. Il più umile fedele, nella Chiesa, possiede Dio più appieno che non Mosè sul Sinai ed Elia sul monte Oreb. Non meravigliamoci allora se la Chiesa, per prepararci a ricevere un tale favore nella festa di Pasqua, ci fa prima attraversare una prova di quaranta giorni, ch'è molto meno rigorosa di quella che fu, per Mosè ed Elia, la condizione della grazia che Dio si degnò concedere loro.
Vangelo (Mt 12,38-50).- In quel tempo; Dissero a Gesù alcuni degli scribi e dei farisei: Maestro, desideriamo di vedere da te un segno. Ma egli rispose: Questa generazione malvagia e adultera cerca un segno, e non le sarà dato altro che quello del profeta Giona. Infatti come Giona stette tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. I Niniviti sorgeranno, nel giudizio, contro questa generazione e la condanneranno, perché essi fecero penitenza alla predicazione di Giona; ed ecco vi è qui uno che è da più di Giona. La regina del Mezzogiorno sorgerà nel giudizio contro questa generazione e la condannerà, perché essa venne dagli ultimi confini della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco qui uno che è da più di Salomone.Or quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, vagola per luoghi aridi in cerca di riposo, e non lo trova. Allora dice: Tornerò a casa mia da cui sono uscito. E quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va a prendere seco altri sette spiriti peggiori di lui ed, entrato in essa, vi si stabiliscono, e l'ultimo stato di quell'uomo diviene peggiore del primo. Così accadrà a questa generazione malvagia. Mentre Gesù parlava alle turbe, ecco sua madre e i suoi fratelli star fuori e chiedere di parlargli. E uno gli disse: Ecco, tua madre e i tuoi fratelli son là fuori e cercan di te. Ma egli, rispondendo a chi gli aveva parlato, disse: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E stesa la mano verso i discepoli disse: Ecco la mia madre e i miei fratelli, poiché chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, mi è fratello, sorella e madre.
Il castigo dell'incredulità.
Il Salvatore denuncia ad Israele i castighi che l'attendono a causa del suo volontario accecamento e della durezza del suo cuore. Israele vuole prodigi per credere: ne è circondato da tutte le parti, e non li vede? Così sono gli uomini dei nostri giorni; vorrebbero avere delle prove per credere alla divinità del cristianesimo, quando tutta la storia è aperta davanti ai loro occhi. Gli avvenimenti presenti ne sono una testimonianza ma essi non prestano loro attenzione, e continuando ad appoggiarsi ai loro fallaci sistemi, non arriveranno a comprendere che la Chiesa cattolica è il fondamento della società se non il giorno in cui la società che essi stessi hanno isolato dalla Chiesa, crollerà nell'abisso scavato dalle loro mani. "Generazione perversa ed adultera", dice il Signore, contro la quale si leveranno i popoli infedeli, che non hanno conosciuto le istituzioni cristiane, e che le avrebbero forse amate e conservate. Temiamo anche noi la sorte dei Giudei, per i quali né l'assedio di Gerusalemme, né la sua distruzione sono bastate ad aprire i loro occhi; ed ancora oggi, dopo una schiavitù di diciannove secoli, rimangono ostinati nelle illusioni della loro superbia.
Il buon esempio.
Che i figli della Chiesa, in mezzo ai pericoli della società, comprendano anch'essi la propria responsabilità; e si pongano la domanda come mai i sapienti e i politici di questo mondo non fanno più assegnamento sopra di loro, e come mai ancora oggi, qua e là, si dura tanta fatica a scorgere fra questi uomini l'elemento cattolico. Forse la ragione si trova nel fatto che i cattolici hanno trascurato la Chiesa e le sue pratiche. Si forma ogni giorno più nelle nostre chiese la solitudine, i Sacramenti non sono più frequentati, e della Quaresima non è rimasta che la sola parola sul calendario. Urge che torniamo, non solo alla fede dei nostri padri, ma anche alla osservanza delle leggi cristiane; allora il Signore si muoverà a compassione del suo popolo infedele, per amore dei giusti che sono rimasti sempre vicini a Lui. L'apostolato dell'esempio produrrà i suoi frutti se un piccolo drappello di fedeli fu per i popoli dell'impero romano il lievito di cui parla il Salvatore, che fece fermentare tutta la massa (Vangelo della VI Domenica dopo l'Epifania), anche lo zelo col quale noi confesseremo e praticheremo i doveri della milizia cristiana otterrà il suo risultato, in seno all'attuale società, che ancora possiede più elementi cattolici di quello che non si pensi.
Preghiamo
Illumina, o Signore, le nostre anime colla luce del tuo splendore; affinché possiamo vedere ciò che è da fare, ed eseguire ciò che è retto.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 519-522)
Satana non è una figura col ghigno e la coda, ma la quintessenza di ciò e di chi si incontra non seguendo Nostro Signore.
RispondiEliminaDire che il Maligno si sconfigge con la mitezza come osserva l'Arcivescovo di Catania non è soltanto un'eresia: è proprio una scemenza e basta.
INUTILMENTE SI SOTTRAE CIBO AL CORPO SE L'ANIMA NON SI CONVERTE DALL'INIQUITA' E LA LINGUA NON SI FRENA DALLE MALDICENZE (S.LEONE MAGNO)
RispondiEliminaDilettissimi, dovendovi parlare del sacro e sommo digiuno, con quale esordio potrò incominciare che sia più adatto delle parole dell’Apostolo, in cui Cristo stesso parlava? Dirò anch’io quello che è stato letto: “Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salvezza” (2 Cor. 6,2). Sebbene non esista tempo che non sia ripieno dei doni divini, anzi sempre è aperto innanzi a noi per grazia di Dio l’adito della divina misericordia, tuttavia occorre che la mente di tutti si muova con maggior impegno nel progresso spirituale e sia animata da più larga fiducia adesso che la ricorrenza del giorno, nel quale siamo stati redenti, ci invita a tutte le opere della pietà cristiana, sicché si celebri con animo e corpo purificato quel mistero della Passione del Signore che eccelle su tutti gli altri.
Per sì nobile mistero si dovrebbe avere una devozione incessante e una venerazione continua, in moda da essere sempre agli occhi di Dio tali, quali è giusto che siamo trovati nella Pasqua. Ma perché questa fortezza è di pochi, e mentre l’austera osservanza si affievolisce per accondiscendere alla fragilità della carne e la sollecitudine di questa vita si estende a molte attività, è inevitabile che anche i cuori religiosi siano impolverati dal pulviscolo mondano. A ciò si è provveduto con una istituzione divina molto salutare,cioè, con l’osservanza di quaranta giorni che sia per noi una buona medicina. In questo tempo le opere di misericordia redimano e i casti digiuni distruggano le colpe degli altri tempi.
Mentre, dilettissimi, stiamo per entrare nei giorni sacri, consacrati ai salutari digiuni, abbiamo cura di obbedire al comando dell’Apostolo: “Purifichiamoci da ogni bruttura della carne e dello spirito” ( 2 Cor. 7,1), cosicché sia posto un freno alla lotta esistente tra i due elementi che compongono l’uomo e l’anima a cui spetta di essere guida del suo corpo e di essere a sua volta governata da Dio, occupi il grado di dignità che le è proprio. In tal modo cercando di non dare a nessuno motivo di scandalo, non siamo soggetti ai vituperi dei denigratori. Infatti, saremmo giustamente rimproverati dagli infedeli e le lingue malevole sarebbero a ragione usate come tante armi contro la religione, qualora i costumi di coloro che digiunano fossero lontani dalla purezza di una perfetta continenza. Il frutto più grande del nostro digiuno non è riposto nella sola astinenza del cibo; inutilmente si sottrae cibo al corpo se l’anima non si converte dall’iniquità e la lingua non si frena dalle maldicenze.
I Domenica di Quaresima
S.LEONE MAGNO
Sermo 4 de Quadragesima
Breviario Romano, Mattutino, Lezioni del II notturno
Qualcuno conosce il motivo perchè nelle Tempora si salti il giovedì?
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