Intervento militare e cornice costituzionale
Riflessioni a margine del conflitto russo-ucraino, sui rapporti fra NATO, Unione Europea e istituzioni nazionali.
1. Si susseguono con sempre maggiore frequenza dichiarazioni di esponenti politici di vertice di alcuni paesi europei (in particolare, della Francia e della Polonia) circa l’eventualità, se non l’opportunità, di un intervento diretto delle forze militari della NATO, oppure, non si comprende bene, delle forze militari dell’Unione Europea in collaborazione militare con la NATO, nel conflitto attualmente in corso tra l’Ucraina e la Federazione russa. Nello stesso contesto, i media lanciano notizie in ordine a un sempre più massiccio dispiegamento di truppe terrestri, aeree e forze speciali sul fronte Est dell’Alleanza atlantica[1].
Da parte italiana, mentre il Ministro degli Esteri ha più volte pronunciato parole drastiche sul rifiuto dell’Italia di partecipare, direttamente o indirettamente (eventualmente tramite la NATO e l’Unione europea) al conflitto, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, spostando il focus della questione, ha lamentato un sottodimensionamento delle forze militari italiane, poiché i soldati sono insufficienti, le armi in gran parte obsolete, l’addestramento carente, tanto che egli sollecita un riarmo imponente con le seguenti parole: “Il confronto con la Russia secondo la Nato durerà un decennio, anche se la guerra in Ucraina finirà prima”[2]. Evocando un possibile futuro disimpegno americano, egli ha inoltre soggiunto: “proviamo a trasformare una crisi in opportunità”[3], lasciando le sue parole nella indeterminatezza più assoluta.
2. A fronte di dichiarazioni inequivocabili del Ministro degli Esteri, molti commentatori – cui sembra conferire forza l’allarme del Capo di Stato Maggiore – avanzano giustificazioni circa il rifiuto dell’Italia di entrare nel conflitto che riecheggiano le sciagurate ‘scuse’ che Benito Mussolini presentava al Führer del Reich tedesco per evitare l’entrata in guerra dell’Italia, quando sosteneva che le forze armate nazionali non erano pronte in termini di mezzi e di risorse economiche e logistiche. Poiché giustificazioni di tipo siffatto mi sembrano inappropriate – è noto che le ‘scuse’ di Mussolini non bastarono: Hitler fornì mezzi e risorse e l’Italia entrò rovinosamente in guerra – ritengo necessario in questa condizione, assai fluida ed estremamente pericolosa, ricondurre la tematica dell’uso delle forze militari italiane al rigoroso metro del diritto costituzionale, che raramente ho visto evocare nell’imponente propaganda che i media, interessati a tutti i costi nella escalation del conflitto, continuano a propalare in modo confuso e sovrabbondante.
3. L’ancoraggio al diritto è essenziale. Il Centro Studi Rosario Livatino, per la sua natura istituzionale, non intende entrare nel dibattito storico-politico sulle cause, sulle modalità e sui possibili sviluppi del conflitto Russia c/ Ucraina e c/ Occidente a trazione politica e militare statunitense, britannica e francese.
Avverto comunque il dovere di stendere questa nota di carattere giuridico per richiamare il principio inderogabile che l’Italia rifiuta la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
4. Secondo una certa tesi, più tollerata nei fatti che formulata scientificamente, il sistema nord-atlantico di difesa apparterrebbe a quel sistema di organi e di fonti esterne cui lo Stato italiano, tramite l’art. 11 Cost., conferirebbe una corsia preferenziale diretta a creare “un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (art. 11 ultima parte).
Così non è. Va rilevata anzitutto l’involuzione dell’Alleanza nord-atlantica a partire dalla fine della guerra fredda e la sua lenta trasformazione da strumento difensivo in un contesto storico ben determinato ad attore che si arroga compiti, al di fuori di qualsiasi mandato delle Nazioni Unite, di usare la forza armata contro altri paesi.
Questa trasformazione mai è stata oggetto di pattuizioni aggiuntive ai Trattati originari e mai è stata discussa approfonditamente dal Parlamento nazionale.
Alla luce di queste considerazioni, è certamente scorretta proprio la tesi prima accennata, che, cioè, sia consentita all’Italia una cooperazione così intensa con la Nato e con Stati stranieri, tale da implicare limitazioni all’esercizio della nostra sovranità.
Si dice che la sovranità dello Stato sia in crisi. È vero, piuttosto – come ha scritto l’insigne studiosa internazionalista Laura Picchio Forlati – che la sovranità non è più “dicibile”[4]. Tuttavia, la sovranità pesa ancora, soprattutto in relazione alle sue eventuali limitazioni nel settore delle azioni militari.
5. La sovranità italiana è limitata nel settore delle azioni militari dagli obblighi che discendono dalla partecipazione alle Nazioni Unite e all’Unione europea, nei limiti previsti, per quest’ultima, dagli artt. 42-46 TUE e 222 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune dell’UE.
Come noto, infatti, le misure di sicurezza possono essere autorizzate dalle Nazioni Unite anche a livello regionale, secondo l’ipotesi regolata dall’art. 53 della Carta delle Nazioni Unite.
L’art. 11 della Costituzione ammette esclusivamente le limitazioni di sovranità necessarie “ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Quindi, anche le iniziative dell’Unione europea ai sensi degli artt. 42-46 TUE e 222 TFUE nell’ambito della politica di difesa e di sicurezza dell’UE non possono sfuggire a un controllo da parte del Parlamento circa la loro puntuale corrispondenza ai fini di realizzare la pace e la giustizia tra le Nazioni.
Le limitazioni di sovranità a favore dell’UE, nell’ambito dei fini sopra visti, sono giustificate dal cosiddetto primato del diritto dell’Unione ai sensi dell’art. 117 Cost., secondo l’interpretazione, tuttavia, che ne ha dato la Corte costituzionale, che esse sarebbero prive di valore ove trattati o istituti dell’Unione o singole misure di essa, che prevedessero, per esempio, l’uso della forza contro altri Stati, violassero i diritti e le libertà della persona o fuoriuscissero dal perimetro rigorosamente regolamentato dell’art. 11 della Costituzione[5].
6. Discorso del tutto diverso riguarda il rapporto tra il Trattato Nato e la Costituzione italiana. Va detto con chiarezza che dal Trattato non scaturisce alcuna limitazione di sovranità nei confronti di alcuno Stato e, dunque, neppure dell’Italia. Pertanto “[…] nessun organo internazionale ivi previsto può decidere obbligatoriamente per l’Italia l’intervento delle truppe o il ricorso al dispositivo militare di questa; tanto meno, può legittimare con le sue delibere tale intervento dal punto di vista costituzionale. Sono gli organi dello Stato a dovere, se del caso, provvedere assumendosi le proprie responsabilità”[6].
A eventuali limitazioni di sovranità, che si volessero far derivare da impegni internazionali eventualmente collegati al Trattato Nato va opposta la prescrizione proibitiva dell’art. 11.
7. Se, come visto, il Trattato nordatlantico non prevede limitazioni di sovranità per gli Stati membri, tanto meno si potrebbero ipotizzare limitazioni di sovranità che, non previste dal Trattato, si volessero ipotizzare tramite le misure, internazionali e interne, di attuazione[7].
La verifica circa l’esistenza attuale di tali limitazioni di sovranità non è semplice a causa della segretezza delle intese bilaterali con i Quartieri interalleati e, soprattutto, con il governo degli Stati Uniti.
In ogni caso, eventuali accordi che consentissero limitazioni di sovranità ad organizzazioni internazionali, anche allo scopo circoscritto di favorire “un ordinamento che assicuri la pace, la giustizia tra le nazioni”, sarebbero proibiti dal nostro sistema costituzionale, per essere completamente estranei alle uniche fonti – la Carta delle Nazioni Unite e i Trattati dell’Unione europea – che consentono all’Italia interventi diretti ad assicurare la giustizia tra le nazioni.
8. Qualsiasi decisione, di conseguenza, diretta ad autorizzare una partecipazione militare italiana all’esercizio di misure di carattere militare rientra nella sfera della piena sovranità italiana, con le sole limitazioni previste a favore delle Nazioni Unite e, a certe ancora più rigorose condizioni, all’Unione europea per gli scopi definiti con precisione dall’art. 11.
Pertanto, eventuali autorizzazioni di tipo interventistico-militare debbono necessariamente passare attraverso il vaglio del Parlamento, la sua approvazione con legge formale, promulgata dal Capo dello Stato e sottoposta al vaglio della Corte costituzionale.
Mauro Ronco - Fonte_______________________
[1] Cfr. La Stampa, 28 marzo 2024, 3, che riferisce di un dispositivo militare al cui centro starebbe un gruppo tattico multinazionale guidato da Londra e da forze militari che “si addestrano e si spostano a ridosso della zona calda”.
[2] Cfr. La Stampa, 27 marzo 2024, 2.
[3] Ibidem.
[4] L. Picchio Forlati, La politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea tra Carta delle Nazioni Unite e impegni NATO, in Aa.Vv., Diritto e Forze Armate. Nuovi impegni S. Riondato, (a cura di), Padova, 2001, 150.
[5] Cfr. Corte Costituzionale, sentenza 10 aprile 2018, n. 115 che statuisce: “L’autorità competente a svolgere il controllo sollecitato dalla Corte di giustizia è la Corte costituzionale, cui spetta in via esclusiva il compito di accertare se il diritto dell’Unione è in contrasto con i principi supremi dell’ordine costituzionale e in particolare con i diritti inalienabili della persona”.
[6] L. Picchio Forlati, cit., 150.
[7] Così L. Picchio Forlati, Rapporti Nato-Nazioni Unite e Costituzione italiana: profili giuridici, in L’alleanza occidentale. Nascita e sviluppi di un sistema di sicurezza collettivo, O. Barié (a cura di), Bologna, 1988, 522.
Intendiamoci bene, l'Italia calpesta allegramente la Sacra Costituzione, la più bella del mondo, quando fa comodo per parare e coprire i soprusi, noi siamo succubi della NATO, soggetti a servaggio militare con tutto quello che ne consegue, vasti territori italiani sono di fatto di proprietà USA e basta, quanto alle basi in cui vengono conservate le testate nuke ed altro ai più ignoto, sono sotto comando USA, noi facciamo la guardia e basta, non possiamo, se non con ordini diretti, fare nulla di nostra iniziativa, quindi di che parliamo? Andiamo a fare guerre disastrose e per perdite, e per esborso di soldi sottratti ai cittadini, solo l'appoggio militare alla UA ci costa 80 mln.€ al dì, facciamo due conti, noi non possiamo che obbedire a testa bassa, altro non ci è concesso da 80 anni ad ora, quindi smettiamola con l'interesse nazionale, noi abbiamo solo debiti, e nessun interesse.
RispondiEliminaLa nuda amara verità.
EliminaInfatti, gli interessi sono solo quelli goduti dai facenti funzioni delle istituzioni (volutamente minuscolo e minuscole)
RispondiElimina
RispondiEliminaPer esser più precisi e meno retorici:
Siamo membri di un'Alleanza molto nutrita, come tutti gli altri succubi del Paese che in questa Alleanza comanda. Guarda i tedeschi che hanno inghiottito senza fiatare il cammello gigantesco del gasdotto Nordstream fatto saltare indovina da chi?
Ma quali sarebbero "i vasti territori italiani di proprietà usa?".
E le atomiche americane in Italia, è una voce che circola da sempre, ma prove?
Nella Nato siamo entrati a nostra richiesta nel 1949 o 1950. L'Alleanza non prevedeva all'inizio un fronte mediterraneo. L'Italia di allora si stava leccando le ferite della guerra, c'era un fortissimo partito comunista, armato sino ai denti e molto aggressivo, l'UNione sovietica manteneva uno schieramento militare offensivo, oltre a finanziare la politica eversiva dei vari partiti comunisti europei, suoi agenti.
La Nato, alleanza militare difensiva contro la Russia sovietica e i suoi satelliti, è stata uno strumento provvidenziale, all'epoca.
Nella logica di Stalin, la guerra con l'Occidente era inevitabile, se gli Stati europei fossero stati disuniti, deboli com'erano, l'azione congiunta dell'eversione comunista all'interno e di un attacco dall'esterno li avrebbe travolti. La Germania non era nemmeno uno Stato, era divisa in quattro zone di occupazione dagli ex-alleati della II gm.
Non sembra giusto dimenticare tutto questo.
Adesso la Nato soffre dell'involuzione diabolica subita alla dirigenza americana, un nodo difficile da risolvere. Ma soffre di tutta la decadenza dell'Occidente, fattore che ottenebra anche il cervello.
L'anonimo delle 16.00 ha ragione: la Nato è servita, eccome, sino a quando è imploso il sistema comunista sovietico.
RispondiEliminaNota aggiuntiva: il comunismo, il marxismo come ideologia, l'ha creato ed esportato l'Occidente ed ha attecchito massimamente in Oriente (Urss e Cina). Si tratta di quella cultura occidentale sempre molto brava a creare mostri di laboratorio, talora sotto forma di filosofie esistenziali paradisiache. Bisogna lottare contro quella cultura rivoluzionaria e demoniaca che sconvolte l'ordine sociale e naturale. Ecco l'importanza della Controrivoluzione, ieri, oggi, domani.
Ecco l'importanza di una gerarchia Vaticana e di una Chiesa cattolica non contaminata dal virus modernista, ma solida nella fede e anticonformista, una Chiesa non dialogante, bensì tenacemente intollerante.
M.
RispondiEliminaLa tesi dell'articolo mi sembra ineccepibile alla luce della documentazione nota: ogni intervento in guerra dell'Italia deve esser votato dal Parlamento della Repubblica.
L'Italia sarebbe obbligata ad entrare automaticamente in guerra per difendere uno Stato membro della Nato, attaccato da un nemico esterno? Giuridicamente, non lo sarebbe, dal momento che la Nato non prevede, se non erro, che i vari Stati entrino "automaticamente" in guerra per difendere uno di loro aggredito. Lo prevedeva il Patto d'Acciaio tra Hitler e Mussolini ("la controparte si porrà immediatamente al suo fianco" in caso di aggressione contro l'alleato - cito a memoria). Era sempre un obbligo di tipo difensivo.
Bisogna pertanto stare calmi. Gli argomenti del nostro Capo di Stato Maggiore sono pure validi: egli giustamente si preoccupa di far presente lo stato poco brillante delle nostre forze armate, a causa di una politica "pacifista" che le ha sempre disprezzate. Significato: si agitano venti di guerra, migliorateci almeno l'armamento e l'addestramento con le opportune risorse.
Sul piano concreto, per noi sarebbe difficile star fuori da una possibile (tocca ferro) guerra tra Nato e Russia, anche se dichiarassimo di non voler partecipare a questa guerra. In questo senso: inglesi e americani (e francesi) se ne infischierebbero altamente e continuerebbero ad usare le basi nato e loro (Livorno base USA a Pisa) per l'eventuale guerra. In dispregio della nostra sovranità? Esattamente. Per farla rispettare dovremmo mandare le autoblinde a bloccare Aviano, Sigonella, etc.
Tesi assurda? C'è un precedente. Quasi 30 anni fa, quando cominciarono i bombardamenti nato in Serbia, il governo d'Alema, di sinistra, era contrario e l'aveva detto. Ma americani e britannici non se ne curavano, avevano cominciato ad usare le basi e continuavano. Si arrivò al voto in Parlamento. L'approvazione all'uso delle basi fu data grazie al voto dell'opposizione, guidata da Berlusconi. Filoamericanismo? Sì ma anche l'intuizione che in tal modo ci eravamo risparmiati un'umiliazione fenomenale: anche con il voto contrario del Parlamento i nostri "alleati" avrebbero continuato ad usare le basi, contando sul fatto che non avremmo avuto il coraggio di usare la forza contro di loro. Avrebbero continuato a sputarci in faccia e noi a dire che stava piovendo.
Bisogna por fine alla guerra in Ucraina. Se i russi arrivano al confine con la Romania (Transnistria, Moldavia), bisogna ricordarsi che questa linea non è molto lontana da Belgrado e che i russi non hanno mai accettato l'umiliazione subita a suo tempo dalla Serbia.
Chiaro?
Bisognerebbe convincere Zelensky a fare proposte di pace ragionevoli cioè realistiche.
Historicus
RispondiEliminaL'articolo ricorda, come inciso, che Mussolini non potè sottrarsi ad entrare in guerra nel 1940 perché Hitler gli fornì i mezzi necessari.
La tesi non regge. Nel giugno del 1940 la Francia era ormai in rotta e Hitler non aveva più bisogno dell'intervento italiano. C'era stata sempre una pressione psicologica ad intervenire e l'opinione pubblica tedesca ci accusava di tradimento dell'alleanza, come nel 1914, quando ci dichiarammo neutrali e non entrammo nella guerra provocata dall'ottusità (sleale) di austriaci e tedeschi. Hitler quindi non fornì un bel niente a Mussolini affinché entrasse in guerra, nel giugno del '40. E nemmeno nei mesi precedenti.
E allora perché? Premesso che all'atto della stipula del 'Patto d'Acciaio' gli italiani avevano detto che ad una eventuale guerra in Europa (non ricercata dal Duce) non sarebbero stati pronti prima del 1942-43 (risulta dal protocollo segreto accluso), Hitler fu sleale nel mettere a sorpresa l'Italia di fronte al fatto compiuto di un patto di non aggressione con la Russia, nell'agosto del '39, che chiaramente preludeva all'attacco alla Polonia. Hitler e Stalin si misero d'accordo in segreto nello spartirsi la Polonia. Corretta era dunque la decisione di Mussolini di tirarsi fuori dalla conseguente guerra europea, provocata dalla garanzia anglo-francese alla stessa Polonia.
L'Italia si dichiarò non-belligerante. Qui intervennero gli inglesi, cominciando a fermare le carboniere italiane che importavano carbone dai porti tedeschi, vitale per la nostra industria e l'esercito, con la scusa delle ispezioni cui dovevano sottostare i non-belligeranti. Cominciarono trattative convulse tra noi e gli inglesi. Hitler disse: il carbone ve lo dò io, via treno (ma non era la stessa cosa). Gli inglesi volevano fare un (complicato) accordo con noi, nel quale dessimo loro anche motori per aereo (!). Insomma, Mussolini si trovava tra il martello inglese e l'incudine tedesca, con Hitler di fatto alleato con Stalin e padrone dell'Europa dalla Francia alla Norvegia alla Danimarca alla Polonia alla già gioiosamente annessa Austria. Lo Stato Maggiore IMperiale, cioè britannico, supplicava il governo di Sua Maestà di venire ad un accordo con Mussolini perché diceva, non siamo in grado di difendere simultaneamente Mediterraneo ed Estremo Oriente (come poi accadde, la Regia Marina chiuse il Mediterraneo agli inglesi per quasi tre anni e senza l'aiuto americano gli inglesi non avrebbero battuto l'Asse in Africa).
Mussolini invece di resistere nonostante tutto si convinse che Hitler avesse ormai vinto e raggiunto i suoi obbiettivi: fece una dichiarazione di guerra sostanzialmente politica con l'idea di non farla, per sedersi al tavolo della pace, che riteneva imminente. Infatti, preavvisò in privato inglesi e francesi che avrebbe dichiarato loro guerra il tal giorno, la dichiarò e diede l'ordine di mettersi sulla difensiva su tutti i fronti! Sembra che a Hitler, dal furore che gli prese di fronte all'inaspettata e sgangherata iniziativa, sia quasi venuto un accidente.
Un errore terrificante, che ci ha rovinati. Ma nella tempesta, bisogna dire, contro la vulgata dominante, il popolo italiano fece il suo dovere, fin quando potè, nonostante gli armamenti quasi sempre inferiori, contro un nemico strapotente.
(Vedi: Emilio Gin, L'ora segnata dal destino. Gli Alleati e Mussolini da Monaco all'intervento. Sett 1938-Giugno 1940, Ediz Nuova Cultura, 2012, pp. 423).
Historicus
La storia che alla NATO si accede "su richiesta" è lontana dalla realtà e per rendersene conto basta usare la logica dal momento che, come ripetuto anche qui, de jure, i membri che la compongono sono alleati ma, de facto, uno comanda e gli altri eseguono.
RispondiEliminaFrancamente ancora non mi capacito di come in tanti siano ancora convinti che per entrarci fosse/sia "sufficiente" far richiesta.
Il Diritto costituzionale è roba da manuale e basta. È stato il mio secondo esame a Giurisprudenza, con l'ottimo Prof. Enrico Spagna Musso. Per il resto, mi auguro la sconfitta totale di Usa, Ue e Nato, e, soprattutto, di coloro che tirano le fila della tirannide mondialista. Nulla è impossibile. Omnia possum in Eo qui me confortat.
RispondiElimina
RispondiEliminaFT ma importante.
ATTENZIONE - La notizia, ripresa ieri anche da Mic, secondo la quale la Corte Suprema Americana avrebbe recentemente dichiarato essere i Vaccini anticovid non veri vaccini, è un f a l s o più o meno abilmente congegnato.
Fa riferimento ad un articolo di FoxNews che sarebbe in realtà del 2022.
A me sembrava strano che la Suprema Corte entrasse così pesantemente nel merito di una questione scientifica.
Vedi il sito: aap.Factcheck. Lo si trova tra altri cliccando su: "Supreme Court recent sentences on vaccines in the USA".
Vi sono anche smentite da altre fonti.
Bisogna stare molto attenti nel valutare certe notizie.
P.
RispondiEliminaForse il diritto costituzionale sarà roba da manuale, però, dopo le guerre, quando si vanno a fare i conti, si va subito a vedere quali trattati, quali norme, scritte e non, insomma quali leggi, spiegate nei manuali, chi ha perso abbia violato.
Tanto per capirci.
Vedo che finalmente qualcuno (l'Autore del testo del post), pur senza usare il termine,ha descritto il mutamento della NATO da alleanza difensiva ad alleanza offensiva.
RispondiEliminaAdesso mi aspetto una frase che ho sentito da alcuni miei clienti, ma mai ufficialmente: che non c'è un dovere costituzionale, specie dei singoli, di difendere patrie altrui.
RispondiEliminaCome si entra nella Nato.
Abbiamo visto tutti come la Finlandia sia entrata nella Nato dopo aver fatto domanda, come si suol dire.
L'Italia a suo tempo manifestò il desiderio di far parte dell'Alleanza Atlantica, non vi fu precettata.
Il "trattato di pace del 1947", un pesantissimo Diktat imposto ad un Paese duramente sconfitto, ci aveva lasciato in pratica volutamente disarmati. Entrando nella Nato ottenevamo di fatto l'attenuazione di certe clausole (non di tutte) e la possibilità di ricostituirci una forza armata dignitosa. All'epoca, bisogna ripeterlo, con la difficile situazione economica del dopoguerra, la costante azione eversiva del PCI sostenuto da Mosca, l'inserimento nella Nato ci garantiva la protezione americana contro l'espansionismo sovietico,che rappresentava una minaccia reale. Tra l'altro i russi occupavano ancora una parte dell'Austria, inclusa una parte di Vienna, mi pare. Si sarebbero ritirati qualche anno dopo in cambio dell'impegno alla neutralità perenne dell'Austria.
Si poteva certo farne a meno, di entrare nella Nato. Ma si sarebbe dovuto vivere in un Paese del tutto diverso, avere una coesione interna impossibile con un forte partito comunista, asservito a Mosca, il cui obbiettivo era sempre la rivoluzione. L'Italia, convinta di non dover restare isolata, fece anche domanda di ammissione all'ONU ma trovò un ostacolo insormontabile nella Russia sovietica. Fummo accolti nel 1955, se ben mi ricordo, due anni dopo la morte di Stalin. Al tempo l'ONU non era quello che è diventata oggi.
Nella seconda guerra mondiale ,più ancora che nella prima,l'intervento americano fu determinante.Senza gli americani l'Inghilterra sicuramente avrebbe dovuto accettare le condizioni di pace offerte da Hitler.Purtroppo gli errori fatti furono talmente tanti da risultare incomprensibili anche col senno di poi.I tedeschi impegnati blandamente , dopo la caduta della Francia,ad ovest si imbarcarono nella disastrosa invasione della Russia.Noi entrammo in campo senza avere i mezzi tecnici per combattere in teatri di guerra tanto estesi.Non contenti di questa stupidaggine colossale ci affrettammo a dichiarare guerra agli Stati Uniti.Sicuramente col tempo saremmo stati costretti a combattere anche contro di loro ma sarebbe stato giusto aspettare l'evolversi degli eventi.L'opinione pubblica americana era decisamente favorevole ad una guerra contro i tedeschi ma molto bendisposta verso l'Italia.Comunque gli italiani si batterono molto bene ,questo è incontestabile.Doveva andare così ,inutile stare a recriminare.....
RispondiElimina
RispondiEliminaSugli errori fatti nella II gm
Il popolo fece il suo dovere ma il crollo dell'8 settembre ci ha rovinato la reputazione, anche se fu dovuto alle carenze della classe dirigente, che nella fattispecie era quella incartapecorita dell'ambiente monarchico, visto che i fascisti erano stati cacciati.
La situazione era indubbiamente molto difficile, ma il re e BAdoglio non furono all'altezza. Le forze armate italiane erano ormai esaurite, dopo 3 anni e 3 mesi di quel po' po' di guerra (lo dice una nota del diario ufficiale della Wehrmacht). Ma erano ancora in condizione di sostenere una dignitosa battaglia difensiva, almeno per un tempo limitato. Bisognava parlar chiaro ai tedeschi, il re doveva parlare alla Nazione, invece ci lasciammo prendere alla sprovvista e perdemmo la testa (la perse la dirigenza dandosi alla fuga, invece di restare a combattere). Ci sarebbe voluta una dirigenza più giovane, capace di giocare d'audacia.
Mussolini sapeva che non eravamo preparati, lo sapevano anche i tedeschi e gli inglesi, ma si convinse che Hitler avesse ormai vinto e raggiunti i suoi obbiettivi, qualsiasi persona normale lo pensava in quel momento. Ma Hitler non era "normale", la vera guerra, contro i russi, doveva per lui ancora cominciare.
Però M. fece un doppio errore: dichiarare guerra a una Francia ormai sconfitta e senza fargliela, facendosi nello stesso tempo la fama dello sciacallo internazionale. Una dichiarazione di guerra preannunciata in privato, come fatto politico necessario all'Italia! Altro errore: non dichiararla ai soli inglesi. All'inizio avevano poca roba a difesa del Canale. Durante la non-belligeranza avremmo avuto tutto il tempo di preparare un attacco verso Suez. L'impresa era alla nostra portata e l'Egitto sarebbe probabilmente insorto. Ma, al di là della retorica dei discorsi ufficiali, M. entrò in guerra di malavoglia con l'idea (o la speranza) di non farla e di rosicchiare qualcosa all'imminente tavolo della pace germanica gravante sull'Europa, dove forse si illudeva di giocare un ruolo di mediatore, come gli era riuscito a Monaco, nel 1938.
Un generale francese della commissione di armistizio con l'Italia, nel 1940: "Non ci sarebbe a ben vedere alcun armistizio da trattare poiché l'Italia ci ha dichiarato la guerra ma non ce l'ha fatta". La frase è considerata autentica, non è un aneddoto.
Dopo due giorni di inazione assoluta sul fronte francese, con i tedeschi ormai dilaganti e l'armistizio imminente tra loro e i francesi, l'Italia doveva fare qualcosa. Allora M. ordinò di montare in fretta e furia un'offensiva contro le munitissime posizioni alpine francesi, che si risolse in un disastro, nel caos generale. Conquistammo Mentone, alla frontiera (e che ce ne facevamo?) anche perché i francesi si ritirarono dalla cittadina.
Roosevelt accusò l'Italia di aver dato una pugnalata alla schiena alla Francia e nel '45 i francesi ce la fecero pagare con gli interessi. Ma a ben vedere la pugnalata fu di cartone e più per la propaganda che nei fatti. La sgangherata iniziativa mussoliniana era stata in privato preannunciata (si capisce, in termini diplomatici) a francesi e inglesi, come mossa soprattutto politica. E in effetti lo fu.
Nel '39 una vera pugnalata alla schiena senza dichiarazione di guerra la diede Stalin alla Polonia, già in rotta di fronte alla Wehrmacht, occupando senza colpo ferire quasi un terzo del suo territorio. Però nella circostanza Roosevelt tenne la bocca chiusa.
Gli errori mussoliniani furono gravi soprattutto per noi, ben più gravi furono per il mondo certi errori compiuti dalle grandi potenze.
Suvvia, caro Anonimo non faccia finta di non capire: nella Nato ci si entra facendo "regolare richiesta", ovvio che sì, e non si tratta neppure di venire "precettati". Il punto è che nella realtà delle cose - primo - le volontà non sono sempre così "spontanee" e - secondo - a seguito della richiesta, vi è un seppur minimo iter che porta all'accettazione (altrimenti potrebbe potenzialmente entrarci chiunque) ma che sostanzialmente coincide con una valutazione sui vantaggi che, l'adesione di un nuovo paese, possono portare all'alleanza... o anche ai soli USA!
RispondiEliminaAd ogni modo, fuor di metafora, gli USA sono maestri nel fomentare l'opinione pubblica e nel destabilizzare paesi e governi in modo tale da suscitare una richiesta "spontanea" (vale per l'adesione alla NATO come ad un qualsiasi intervento da parte loro). Un tempo lo si chiamava "soft power" ma in Italia abbiamo sperimentato anche la sua versione un po' meno "soft".
RispondiEliminaL'ingresso dell'Italia nella Nato, per quanto se ne sa, non fu sollecitato da nessuno.
Fu un'iniziativa italiana, per i motivi spiegati sopra.
Si sentiva anche l'esigenza di uscire dall'isolamento internazionale,
di Paese sconfitto e senza forze armate, in pratica. Anche l'ONU ci rifiutava l'entrata, soprattutto per via del rigido divieto russo.
In fatto di sobillare e disinformare l'opinione pubblica anche
i russi non hanno nulla da imparare da nessuno.
La scorsa notte, l'Iran ha alzato da terra 170 droni Shahed-136 oltre a lanciare 110 missili balistici e 45 missili da crociera.
RispondiEliminaIn termini economici, il suo attacco non è costato più di 60 milioni di dollari, laddove per proteggere Israele l'intero Occidente invece ha speso ben 1,1 miliardi di dollari tra Patriot, Arrow, Iron Dome e via dicendo: sono i classici "conti della serva" che dovrebbero far riflettere chiunque abbia un minimo di spirito critico, anche perché di analoghi ne potremmo fare, ed oltretutto con ben più eclatanti e grottesche sproporzioni, nel caso del conflitto tra NATO e Russia.
In termini militari, una parte dei droni è stata sì abbattuta dagli F-35 israeliani, americani ed inglesi nei cieli della Giordania, il solo tra i paesi arabi che abbia concesso l'uso dei suoi cieli per difendere Israele, diversamente dagli altri che invece non ne hanno proprio voluto sapere: pure questo fa capire assai bene quanto diversa sia oggi la "geografica delle alleanze" in Medio Oriente, con Israele sempre più isolata e l'influenza USA ridotta sempre più ad un mero ricordo in rapido corso d'evaporazione. Ma il rimanente dei droni è invece giunto regolarmente su Tel Aviv, e così anche i missili che hanno raggiunto la base aerea di Ramon, presso Eliat, nel Negev: là, nonostante la protezione dei Patriot, i danni sono stati riportati ed ammessi pure dai comandi militari israeliani. Da notare che la base di Ramon è quella da cui decollarono gli F-35 che giorni fa colpirono l'Ambasciata Iraniana a Damasco, grave violazione della sovranità territoriale sia siriana che iraniana a cui l'Iran, principale membro dell'Asse della Resistenza, aveva tutte le ragioni di dare una dovuta e responsabile risposta.
I droni e i missili azionati dall'Iran, tuttavia, non hanno colpito solo obiettivi israeliani, ma anche le basi USA ad Erbil e ad al-Asad, in Iraq. In questo modo è stata così "facilitato" il percorso agli altri ordigni diretti su Israele, ma al contempo è stato pure lanciato un forte segnale politico e strategico agli USA: "fatevi gli affari vostri e non mettetevi di mezzo". Ha funzionato benissimo, visto che il Presidente Biden, nella sua telefonata con Netanyahu, ha detto che gli USA non sosterranno Israele in eventuali controrepliche all'Iran, aggiungendo poi di non considerare che l'attacco iraniano possa implicare l'espansione della portata della guerra come invece intuibilmente piacerebbe tanto alla leadership israeliana. In più, e qui torniamo a quando parlavamo della sempre più declinante influenza statunitense in Medio Oriente, con quali basi potrebbero attaccare l'Iran se nessun paese dei dintorni gliele autorizza? Con quelle, residue e non sufficienti a compensare quelle di Kuwait e Qatar, di Gibuti e del Bahrain? E l'Arabia Saudita glielo lascerebbe fare? Persino gli Emirati Arabi Uniti, ultimi irriducibili, giorni fa si sono defilati dal mantenere un appoggio con Israele, anche perché il loro gioco in sinergia con quest'ultimo e con gli USA tra Medio Oriente e Corno d'Africa li stava conducendo in un vicolo cieco che si commenta da solo (ne ho già parlato infinite volte, quindi non mi ripeto: chi è interessato ad approfondire quel tema si cerchi i miei articoli, ché certamente se non dorme saprà dove trovarli).
...segue
RispondiEliminaIl mare? Gli Houthi hanno dimostrato che anche sul mare si corrono rischi, e poi non sempre il mare può sostituire la terra, e viceversa, e non solo per sferrare un attacco che avrebbe comunque conseguenze sui propri sempre meno difendibili obiettivi nella regione.
A proposito di Houthi, gli attacchi ad Israele non li hanno fatti solo loro, oltre ovviamente all'Iran, ma pure gli sciiti iracheni di Katahib Hezbollah, quelli libanesi di Hezbollah, entrambi ben coperti dal "lasciar fare" delle loro leadership nazionali, ed ovviamente anche il governo siriano: insomma, tutto l'Asse della Resistenza e un po' di loro vecchi e nuovi amici ad esso più o meno "organici". Per dire, la Turchia, che è membro NATO, non ha avuto alcunché da ridire, anzi, s'è messa proprio a fare da "avvocato diplomatico" dell'Iran, mentre l'Algeria l'ha lodato per la sua azione, e via dicendo con tutti gli altri ciascuno col proprio stile, chi più enfatico e chi meno.
Parlando nuovamente degli USA, ma vale anche per gli europei, ci sono poi pure delle buone ragioni in patria per non avventurarsi in strane scampagnate militari: c'è la campagna elettorale per le presidenziali, e le elezioni si terranno a novembre. I democratici non hanno voglia di chiudere la loro amministrazione con una guerra in Medio Oriente, mentre Trump a sorpresa s'è manifestato "insospettabilmente" morbido e comprensivo verso gli iraniani: ma a tutto c'è una spiegazione, ed è quella che, mentre a novembre il 70% dei cittadini americani era a favore della condotta di Israele, oggi invece meno del 30% ancora l'approva, mentre coloro che la condannano sono saliti al 55% e la loro percentuale continua a crescere ancora. I candidati, uscente e sfidante, non possono non tenerne debitamente conto.
Nel mentre, in perfetto stile ucraino, Israele ma pure gli alleati USA s'accontentano di vendere propagandisticamente una vittoria sui droni e i missili lanciati da Teheran, dando ad intendere d'averli mandati a tappeto tutti quanti, e persino aumentandone il numero così da gonfiare ancora più i propri successi: ma anche in questo caso, se dopo più di due anni di guerra (pure mediatica) in Ucraina, tra missili balistici abbattuti con le cerbottane e carri armati fusi con la forza del pensiero, non ci siamo ancora accorti di un simile "trucchetto" comunicativo, vuol dire che allora non ce ne accorgeremo mai.
Cit. Filippo Bovo
Ma perché si fanno tanto odiare?
RispondiEliminaDa Weltanschauung Italia:
"Solita musica.
Sì finge di non sapere che è stato Israele ad attaccare l’ambasciata iraniana in Siria contravvenendo a ogni trattato internazionale. Oltre ad ignorare la mattanza che da mesi Israele compie sui civili in Palestina.
Ora per un attacco dimostrativo che non ha colpito civili ecco subito il governo dei servi indignarsi.
Nulla di nuovo all'orizzonte.
Attaccare una sede diplomatica, peraltro in un' altra nazione, è un crimine che viola ogni legge di guerra.
Non si è vista nessuna condanna da parte dei politicanti occidentali per ciò che l'entità sionista ha fatto, provocando la reazione iraniana.
Una reazione "telefonata", simbolica, a cui tutti erano pronti, nessuna vittima e nemmeno danni rilevanti, ciò rende la "condanna" doppiamente ridicola oltre che ipocrita.
A Israele permettono tutto, di fatti macella palestinesi da oltre 6 mesi a Gaza, con la scusa del 7 Ottobre.
Almeno l' Iran ci mette la faccia e si espone in prima linea e anche direttamente per contenere i sionisti, il resto dei Paesi musulmani si comportano vigliaccamente e sono collaborazionisti, più o meno nascosti, quindi non esiste alcuno scontro di civiltà perché non esiste alcuna civiltà islamica che si contrappone all'anglosionismo.
Israele fa il bullo perché protetto dal Golem americano, senza dimenticare che possiede almeno 200 testate nucleari abusivamente e clandestinamente, ma ovviamente i "nostri" condannano chi invia droni che impiegano 8 ore per colpire il bersaglio e lancia missili con obiettivi comunicati e "concordati".
L' inferno in Medio Oriente avrà fine quando il Sionismo sarà terminato, come e quando non si sa, ma prima o poi avverrà, questione di tempo."
Analisi perfetta.
Elimina
RispondiElimina# Citaz. Filippo Bovo
Ma certi dettagli dell'intervento (p.e., che gli israeliani avrebbero mentito sul numero dei missili e droni abbattuti, che avrebbero gonfiato i numeri etc.) il signor Bovo come li sa?
In guerra, si sa, nessuno dice mai la verità o tutta la verità ma il suo intervento sembra basato sui dati fornti dalla propaganda musulmana.
I sistemi difensivi antimissile etc costano cari, se li si vuole efficienti.
RispondiElimina# Weltanschauung Italia
Analisi perfetta? Sì, come esempio di odio fanatico contro gli ebrei.
In questo senso è perfetta.
Si tratta di una sigla che sembra neo-nazista. Da cosa lo si deduce?
Non solo dal tono degli interventi, in genere pervasi da un odio luciferino contro gli ebrei.
Ma anche dall'uso del termine "Weltanschauung", del quale sicuramente molti lettori ignorano il significato.
Significa, in tedesco, "visione del mondo" (Welt, mondo + Anschauung, intuizione, sensazione, visione, concezione in senso figurato). Era un termine tipico degli intellettuali nazisti: dicevano, per esempio, che lor avevano una "Weltanschauung", l'Italia fascista no perché il suo "razzismo" non era adeguato, era "de noantri" (si limitava a rinchiudere i giudei nel ghetto, facendone cittadini di serie C); perché non aveva secondo loro una adeguata concezione del nesso tra popolo, razzialmente inteso, e Stato etc. I tedeschi grazie al nazismo avevano una "Weltanschauung", gli italiani no. (Per fortuna).
Il senso nazista dell'espressione l'ho trovato spiegato in una citazione di Hanna Arendt. Certo, Weltanschauung viene usato spesso in senso generale, descrittivo, come "visione del mondo".
Ma il contenuto estremista e violentemente antisionista cioè qui antiebraico dell'intervento ipotizza una matrice (sub)culturale nazista.
La pace tornerebbe nel Medio Oriente se venisse eliminata "l'entità sonista"? Povero illuso chi lo crede. Dopo Gerusalemme, sarebbe la volta di Roma, l'altra città-simbolo che i maomettani da secoli vogliono conquistare. Sarebbe la volta dell'Italia, già parzialmente invasa grazie alla complicità e al tradimento delle sue classi dirigenti, laiche ed ecclesiastiche.
Sempre che prima il conflitto medioorientale non diventi atomico.
Politicus
RispondiEliminaMa sono credibili le cifre sui civili palestinesi morti in questa guerra sino ad ora? Chi le ha verificate?
È assai probabile che siano gonfiate oltre misura. E di certo un effetto l'hanno ottenuto sulla vile opinione pubblica occidentale: quello di impedire ad Israele di vincere la campagna distruggendo Rafah che è l'ultima roccaforte rimasta ai terroristi.
Un'opinione pubblica che non batte ciglio sullo sterminio in casa usa, quello dei bambini in fieri uccisi ogni giorno con gli aborti procurati, ma si commuove (o crede di commuoversi) per i bambini palestinesi uccisi (per sbaglio) durante operazioni militari condotte contro un nemico che usa sistematicamente la popolazione come scudo protettivo, il massimo del cinismo.
Siamo a livelli incredibili di ipocrisia e pusillanimità.
ar
Beh forse lei non è immune da un certo cinismo o non è super partes. Quel che succede a Gaza (e con la siatematica colonizzazione della Cisgiordania) anche col blocco degli aiuti umanitari non ha scuse.
RispondiEliminaCome, altrettanto non hanno scuse i terroristi & C. che vorrebbero Israele distrutto...
... e sono nemici dell'Occidente, che purtroppo ha dimenticato la nostra civiltà ed è rappresentato da disvalori che non condividiamo.
RispondiElimina
RispondiEliminaSarò forse cinico ma ai trentatremila civili palestinesi uccisi dagli israeliani non credo.
È una cifra la cui fonte è solo Hamas.
Esistono dei riscontri obbiettivi?
Ma qui essere super partes che vuol dire? Vinca il migliore?
Diciamo che super partes significa condannare Israele perché non riconosce lo Stato palestinese. Nessuno però fa notare che questo riconoscimento deve avvenire in condizioni di reciprocità. Ma i
palestinesi non hanno alcuna intenzione di riconoscere Israele.
Pongono condizioni impossibili quali Gerusalemme Est capitale dello
Stato palestinese.
La verità è che i palestinesi, gli Hezbollah, L'Iran e gli altri mirano al collasso dello Stato israeliano attraverso una combinazone di terrorismo, crisi interna israeliana, attacchi dall'esterno.
Comprese le pressioni internazionali.
Non credo che gli ebrei israeliani siano disposti a subire una seconda Auschwitz per mano degli arabi e musulmani, appoggiati da alcune grandi potenze.
Pio XII seguì con profonda apprensione le sorti di Gerusalemme e di tutti i Luoghi Santi dopo la nascita dello stato israeliano e scrisse due encicliche sulla questione, nelle quali sollecitò uno statuto speciale internazionale per la Città Santa. Col tempo anche i cattolici più conservatori si sono allineati alle posizioni sioniste e hanno rinunciato a rivendicare le richieste della Santa Sede.
RispondiEliminaLE SETTE PREVISIONI DI DRAGHI SULLA RUSSIA? TUTTE SMENTITE! OVVIAMENTE.
RispondiElimina( di Domenico Salimbeni )
Il Draghetto aveva fatto a noi italiani sette promesse in cambio dell’invio di armi all’Ucraina:
1) L’invio di armi avrebbe “protetto” la vita degli ucraini: più armi inviate meno morti ucraini! “Ovviamente” è successo esattamente il contrario: l’enorme investimento dell’EU (e quello ancor maggiore degli USA e della NATO) ha indotto un investimento proporzionale da parte della Russia, quindi un numero spropositato di morti fra gli ucraini.
2) L’invio di armi avrebbe “avvicinato” la pace! “Ovviamente” è successo esattamente il contrario: l’enorme investimento di USA, NATO ed EU, ha “aggravato” la guerra, per adesso a spese soprattutto dell’Ucraina, ma avvicinando tutto il mondo Nord occidentale a uno scontro nucleare con la Russia.
3) L’invio di armi avrebbe “provocato il crollo dell’industria militare russa” che si sarebbe trovata “sovrastata da quella NATO! “Ovviamente è successo esattamente il contrario: l’industria militare russa sovrasta oggi quella della NATO, e gli Stati europei si trovano oggi in “braghe di tela”.
4) L’invio di armi avrebbe “consentito” all’Ucraina di “spazzare via” la Russia con la strabiliante “imminente” controffensiva! “Ovviamente” è successo esattamente il contrario: i russi hanno falcidiato la controffensiva ucraina, e sono gli ucraini, oggi, a trovarsi in braghe di tela anche per l’incapacità dell’EU di fornirle armi (di cui non ha più disponibilità, né per loro né per noi, come ha evidenziato l’alto ufficiale belga Marc Thys quando ha affermato, riferendosi all’EU, “siamo nella merda”!).
5) Le “sanzioni” europee avrebbero mandato la Russia, “sovrastata dalla (super)economia europea, “in bancarotta”! “Ovviamente” è successo esattamente il contrario: noi europei siamo andati in recessione mentre il Oil russo è cresciuto.
6) Le “sanzioni” avrebbero azzerato i consensi di Putin che sarebbe stato rovesciato in breve tempo”! “Ovviamente” è successo esattamente il contrario: le sanzioni hanno compattato la popolazione russa con Putin, i cui consensi sono più che doppo di quelli di tutti i cosìddetti “leader” europei (soprattutto quelli del Marcion).
7) Le “sanzioni” avrebbero “ottenuto” l’isolamento di Putin! “Ovviamente” è successo esattamente il contrario: le sanzioni hanno costretto la Russia a entrare nel blocco orientale filocinese e antioccidentale rafforzandolo e rafforzandosi enormemente, e oggi ha alleati stretti (Cina, Iran, il mondo islamico in genere, la Corea del Nord, buona parte dell’India,…) potentissimi. In altre parole, la Russia, che Berlusconi e Bush avevano attirato verso l’occidente, si è “trovata” oggi decisamente antioccidentale e “costretta”, in un prossimo futuro, ad appoggiare l’eventuale invasione di Taiwan.
Insomma: i politici occidentali sono riusciti ad aggravare l’errore di quello stolto di Stoltenberg che ha rifiutato (lo ha ammesso lui stesso quando ha spiegato alla commissione affari esteri del parlamento europeo che “la Russia nel 2021 volava trattare, e la NATO ha avuto la possibilità di evitare l'invasione della Russia”, ma “ha preferito” la guerra) un accordo con la Russia che avrebbe evitato tantissimi morti ucraini (e anche russi, ovviamente), oltre alla figura di m…. per la stessa NATO.
Il solo risultato ottenuto dal draghetto, con un appoggio politico molto esteso, è che, dopo due anni di massacri, Kiev e la NATO, si stanno avviando rispettivamente verso una sconfitta molto più pesante dei risultati dell’eventuale accordo rifiutato dallo Stoltenberg e verso una “figura di m….) che peserà moltissimo nei prossimi decenni".
...segue
RispondiEliminaL'unica cosa che Draghi sa fare bene è fare gli interessi di qualcuno che gli garantisce una posizione di potere.
Così come da banchiere si improvviso' medico quando sui "vaccini" sentenzio': " Non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire".
Ovviamente non sapeva neanche di cosa stava parlando. Sapeva però in quel momento di fare benissimo gli interessi di qualcuno.
Il problema è che molti gli hanno creduto e adesso non ci sono più, oltre ad aver creato un clima di caccia alle streghe che in Italia non c'era mai stato.
E vorrebbero mettere costui a capo dell'Europa ?
Mi chiedo come si possa essere così stolti, meschini e autolesionisti.
Draghi è il capo dei servi dell'élite globalista apolide e dopo aver guidato prima la BCE, quando serviva il "Quantitative Easing", e poi il Governo della Repubblica Italiana, quando bisognava sperimentare su uno Stato a campione la dittatoriale "società del controllo" futura, ora pare lo vogliano alla guida della Commissione UE, oppure del Consiglio Europeo.
RispondiEliminaIo conto zero e non so se riuscirò a far vivere un movimento in opposizione all'élite globalista, perché i cittadini sono lobotomizzati dalla TV e votano solo i partiti del Sistema, ma sarò sempre dissidente rispetto all'oligarchia finanziaria dell'Occidente, o meglio "Impero Anglosionista".
Ci. Davide Lovat