Ma chi vuole l'escalation?
Escalation, secondo la Treccani, sta per aumento progressivo e graduale nell’impiego delle armi e nell’estensione delle misure militari.
In seguito alle dichiarazioni di Putin dopo il vile e terrorista attentato al Crocus di Mosca, in ambienti pacifisti circola la voce: fermare l’escalation! Strano, si accorgono dell’escalation ora che la Russia sembra non più disposta a tollerare l'insistente alzare il livello dello scontro da parte della Nato. Come se in questi anni non ci fosse stata una continua e pervicace azione americana tesa, come ha recentemente dichiarato lo stesso Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, a determinare l’inevitabile intervento russo per neutralizzare l’Ucraina. «Abbiamo provocato l’ostilità di Putin affinché invadesse l’Ucraina» [«We antagonised Putin so he would invade Ucraine»].
Intervento esercitato tramite l’Operazione Speciale (altra cosa da guerra dichiarata) a un livello di bassa intensità proprio per dar adito ai manovratori di Zelensky di decidersi ad addivenire a più miti consigli, naturalmente considerando lo stato di cose dopo oltre due anni di conflitto.
Costoro, i “pacifisti” nostrani, rifiutano di riconoscere che è la Nato (che ha usato come carne da cannone il popolo ucraino) ad aver aumentato progressivamente l’impiego delle armi al punto che non è più tabu parlare di uso del nucleare. I leader politici europei gareggiano per dimostrare chi sia il più servile alla logica Nato, e in questa gara si distingue particolarmente la Polonia, che per bocca del suo premier Tusk qualche giorno fa affermava che i giovani devono ormai smettere di pensare al futuro in termini di pace, la guerra è una prospettiva concreta, bisogna cominciare a calarsi l’elmetto. A Pasqua quattro aerei da ricognizione della Nato volavano sul Mar Nero e, come sanno gli osservatori, l'esperienza insegna che tale attività di ricognizione precede solitamente di 24-48 ore un imminente attacco ucraino alla Crimea. Voglia Iddio che non sia così, stiamo a vedere.
La Nato schiaccia il pedale dell’escalation agitando il pretesto propagandistico di una Russia che minaccia di riconquistare i territori e le nazioni perse dall’impero russo, insieme ai paesi baltici, Moldova, Polonia eccetera. Argomento che ripeteva pari pari da brava scolaretta Giorgia Meloni nell’ultima puntata di “Fuori dal coro”. Putin ha invaso l’Ucraina per «riportare la Russia alla grandezza di un tempo, ripristinare i confini storici della Russia... Ucraina, Georgia, i Baltici, una parte della Finlandia e volendo anche la Polonia». Invasione iniziata – è sempre la Meloni che parla – due anni fa, dopo il ritiro dall’Afghanistan, avendo constatata la debolezza dell’Occidente e che quello quindi era il momento giusto per tentare di realizzare il proprio sogno espansivo.
La Meloni dopo la “conversione” atlantica. Tra virgolette perché questa conversione non c’è mai stata, le sue urla sovraniste erano l’ennesimo specchietto per le allodole con il quale si continuava la volgare tradizione italica di un trasformismo politico prima di lei magistralmente espresso dai grillini (che continuano con l’ineffabile Conte a praticarlo con un finto e incoerente pacifismo per incassare un po’ di consensi, come se lui i suoi non avessero votato tutti i pacchetti a favore di Zelensky e recentemente non si fossero astenuti sulla missione navale nel Golfo Persico).
Agli smemorati “pacifisti” preoccupati dell’escalation, senza andare troppo indietro, ricordo il colpo di stato a Kiev del 2014 organizzato dagli americani. Americano, ci sono le prove, come le telefonate dell’allora vice Segretario di Stato Usa Victoria Nuland con l’ambasciatore ucraino. «Potrebbe essere ottimo, credo, aiutare a sistemare questa situazione e avere l’aiuto delle Nazioni Unite... e fanculo l’Unione europea». Dopo il golpe iniziano le manovre per far entrare (ma già c’era di fatto) l’Ucraina nella Nato, la quale cambia la Costituzione laddove si parla di neutralità tra i due blocchi. Hai voglia Putin, sin dal 2007, a dichiarare che la Nato aveva messo le sue forze di prima linee ai confini con la Russia, un’espansione considerata una vera e propria provocazione!
La Russia sempre più accerchiata dalla Nato, con l’aggiunta ufficiale dell’Ucraina la situazione sarebbe diventata «inaccettabile». Come ebbe a dire Putin nel dicembre 2021, non erano i russi a mettere i propri missili ai confini degli Usa ma questi a volerli mettere «vicino a casa nostra». Ricordiamo ancora ai nostri smemorati pacifisti i continui bombardamenti di Kiev contro i russofoni del Donbass… nonostante gli accordi di Minsk secondo i quali i bombardamenti avrebbero dovuti essere sospesi e il Donbass diventare una regione autonoma. Accordi mai rispettati, come riconosciuto dagli stessi Macron e Merkel. Insomma, per farla breve, la Russia ha avviato la sua Operazione Speciale perché gli americani l’hanno obbligata a farlo, come detto da Stoltenberg.
Continuare ancora a dire che “comunque la Russia il 24 febbraio 2022 ha invaso l’Ucraina” significa schierarsi quindi con la vulgata atlantica, e chi di solito parte da questo presupposto non è uno sprovveduto, ha un minimo di nozioni politiche, in fin dei conti vede nella Nato, se va bene, un male necessario. Pensiamo poi quale disponibilità possa esserci in costoro a considerare positivamente il processo in corso di superamento dell’unipolarismo americano.
Ora, da un “pacifismo” che nasce da queste premesse cos’altro attendersi se non la paura di un’escalation che si avverte solo in relazione alle ultime dichiarazioni di Putin: state attenti, non continuate su questa strada, se usate i vostri F-16 li colpiremo anche nelle vostre basi? Chi vuole l’escalation, la Nato che dichiara e schiera i suoi caccia per abbattere i missili russi o la Russia che dice di volersi difendere se ciò accadesse?
Eccoci quindi arrivati alla debolezza di questo pacifismo che nasce dalla paura che si estenda la guerra ma che si guarda bene dal riconoscere le responsabilità occidentali nell’aver creato una situazione del genere. Un pacifismo di siffatta pasta, che innanzitutto rimprovera alla Russia di aver avviato le danze con l’invasione del febbraio 2024 eccetera, rappresenta la componente “buona” dello schieramento atlantico, quella che magicamente vorrebbe veder volare una candida colomba bianca sui cieli d’Europa.
Un pacifismo che nasce zoppo, perché dà per buone le ragioni che hanno spinto gli atlantisti sulla strada dell’escalation, timoroso che la situazione sfugga di mano e con questo timore spinge ad imbracciare uno sterile pacifismo che al più serve ad inoculare nel popolo il senso dell’impotenza di fronte al giganteggiare delle forze. Un pacifismo sospetto perché non individua le responsabilità, e senza questa premessa contro chi muoversi per evitare che si determini la resa ai grandi fautori della guerra che godono nel vedere i popoli scannarsi tra loro?
Un pacifismo efficace, ma meglio chiamarlo movimento contro la guerra, perché possa svilupparsi e soprattutto affermarsi, deve reggere su solide premesse, innanzitutto non strumentalizzabili, deve aver ben chiare le responsabilità degli attori in gioco, e sapere da che parte è la minaccia alla pace tra i popoli.
Antonio Catalano, 2 aprile 2024
RispondiEliminaGli F-16 sono tutti di seconda mano, rimodernati, vecchie carrette dei cieli.
Non risolveranno niente, per gli ucraini.
Meloni sbaglia, lo sappiamo, si è cucita addosso la vulgata atlantista, come tutti gli altri del resto, tranne Orban.
L'impressione è anche che non afferri la situazione, come molti altri del resto.
Ma nemmeno si può negare che Putin abbia invaso l'Ucraina e in grande stile per risolvere la questione, senza finora riuscirci.
Provocato fin che si vuole, ma l'invasione c'è stata e con alti costi anche per i russi.
Putin è stato trionfalmene rieletto e non è da credere che il voto sia stato falsato. Però nota: almeno secondo le fonti occidentali Putin aveva promesso ai votanti che non avrebbe più richiamato classi alle armi. Invece l'altro giorno ha richiamato una nuova classe, della quale evidentemente ha bisogno, nonostante, secondo fonti russe, al fronte ci siano quasi 700,000 soldati russi.
Una nuova classe come truppa di seconda linea in previsione di una grande offensiva risolutiva in estate? È possibile, chi vivrà vedrà.
Sulle promesse dei capi di Stato: le violano disinvoltamente, tutti, quando possono. Nel caso di Putin: ha dichiarato che non invaderà alcun Paese baltico, oggi. Giusto. Ma Domani? Domani è sempre un altro giorno, specialmente in politica.
Un'ampia finestra sul Baltico è sempre stata una fondamentale aspirazione russa, dai tempi di Pietro il Grande, il fondatore di S. Pietroburgo.
Miles
Condivido interamente codesto prezioso articolo di Antonio Catalano. Il ben descritto "pacifismo che nasce zoppo" è essenzialmente vigliacco.
RispondiEliminaSul richiamo alle armi di uomini che, viene esplicitato, "non andranno al fronte", nessuno nota che in Russia non è stata abolita la leva...
RispondiEliminaCe lo ricordiamo, vero, il Salvini con la maglietta di Putin e la felpa “No sanzioni alla Russia”? Sembra passato un secolo, eppure parliamo solo di qualche anno fa.
RispondiEliminaCorreva infatti il 6 marzo 2017, la Lega di Salvini stringeva un accordo con il partito “Russia Unita” (quello di Putin, per intenderci) con il quale, tra l’altro, si esprimeva la «volontà di facilitare l’espansione e l’approfondimento della cooperazione multilaterale e la collaborazione tra Federazione Russa e Repubblica Italiana». Motivo per cui le parti si impegnavano a promuovere iniziative comuni al fine di «rafforzare l’amicizia, la formazione giovanile nello spirito di patriottismo e di operosità».
Quella Lega esprimeva – e giustamente – contrarietà a sanzioni per un Paese verso il quale noi europei non avevamo nessun interesse ad essere ostili. Ma agli americani questa cosa non andava per niente giù, per cui, attraverso l’imposizione delle sanzioni ai suoi satelliti, cominciarono a creare quel crescendo russofobico finalizzato a «provocare l’ostilità di Putin affinché invadesse l’Ucraina», come scrivevo ieri riportando la disarmante affermazione del generale della Nato Jens Stoltenberg.
La Lega, alla cui base sociale (prevalentemente del Nord Italia) le sanzioni non andavano bene per via della fitta rete di rapporti commerciali tessuti con l’imprenditoria russa, si è poi “normalizzata”, draghizzata, perdendo così molti di quei consensi che l’avevano fatta diventare prima forza politica con oltre nove milioni di voti e quasi il 35% alle europee del 2019. Neanche 5 anni fa. Ora è parte integrante del governo Meloni il cui asse in politica estera è la posizione americana punto e basta.
La Lega di Salvini è tallonata a destra (nessun riferimento alla geografia politica) da una Meloni completamente asservita ai diktat americani, a sinistra da una “opposizione” che, a ulteriore conferma che si tratta della faccia di una stessa medaglia, sul tema della guerra non ha niente da invidiare all’atlantismo meloniano.
La prova? Tra oggi e domani la Camera sarà chiamata a votare una mozione di sfiducia al vice presidente del Consiglio dei ministri Matteo Salvini. La mozione contesta al leader leghista i rapporti tra Lega e Russia Unita, che secondo i proponenti getterebbero discredito sul governo italiano. Getterebbe discredito sul governo italiano.
Ma chi sono i firmatari di questa mozione? Pd, M5s e Avs (Alleanza Verdi e Sinistra). Qualcuno potrebbe meravigliarsi che insieme ai guerrafondai di sinistra Pd e Avs ci siano anche i “pacifisti” pentastellati. Ma questo qualcuno dovrebbe finalmente capire (altrimenti è in cattiva fede) che Conte e suoi hanno sposato un facile e inconcludente pacifismo solo in chiave elettorale, detto in soldoni, per fare un po’ di cassa.
Comunque tranquilli, la Lega ci ha tenuto subito a far sapere che «gli accordi tra Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina e che anche negli anni precedenti non c’erano state più iniziative comuni».
Antonio Catalano
3 marzo 2024 ore 15.15
La sabbia del Sahara oscura i cieli italiani?!
RispondiEliminaSembra proprio che stiano mettendo in atto lo stesso schema della Pandemia.
Creano il problema per poi fornirci la soluzione: la GEOINGEGNERIA
https://gloria.tv/share/ogRMSh9DJSLr1N6cnMoryz6FZ
Personalmente guardo spesso il cielo e proprio nella giornata di Pasqua, alle 7 del mattino, versante sud di Roma, il cielo era rigato di strie bianche che man mano si allargavano fino a miscelarsi completamente con l'atmosfera. A pomeriggio inoltrato dal balcone posto a nord ho potuto vedere che hanno ripetuto la stessa identica solfa del mattino. Successivamente, ogni volta che rigano il cielo capita che si sollevi il vento come a presagire una burrasca; ed ogni volta quando sono in casa, chiedo all'Eterno Padre di vanificare i disegni degli empii e dei loro sodali.
RispondiEliminaLa sabbia dal Sahara la pioggia e il vento l'hanno portata a Roma molte volte.
Me ne ricordo perfettamente, quando abitavo a Roma, parecchi anni fa e di geoingegneria nessuno parlava. La trovavi sulla macchine in sosta lungo le via, rossastra.
Cerchiamo di non diffondere notizie da ridere, please.
La sabbia del sahara non è una novità, infatti. La novità, invece, (e non mi pare sia una notizia da ridere) sono i metalli pesanti di cui sono risultate costituite le polveri cadute insieme alla pioggia e analizzate..
RispondiEliminaPreoccupiamoci della sabbia che continua a intasare gli ingranaggi della fede in terra cattolica, piuttosto.
RispondiEliminaSappiamo ormai tutti che la guerra la avvantaggiano gli stessi occidentali. Sappiamo che la Russia è stata sanzionata dagli stessi che fanno propaganda al pacifismo, stessi ambienti, che pretendono di eliminare dalla scena una intera nazione che copre metà Europa e gran parte dell'Oriente. Sono gli stessi che vogliono "isolare la Russia". Agli USA e a tutte queste lobby non resta che giocare la carta del divide et impera, ma ormai giocano fuori tempo massimo. La Russia non avrebbe mai voluto entrare in collisione con gli altri Paesi europei.
RispondiEliminaPrima di tutto all'anonimo delle 15:57 di ieri: mi ricordo benissimo i vetri di casa e la mia auto velati di sabbia dopo certe piogge già quarant'anni fa (casa anche di più). Riguardo ai metalli pesanti, quelli sono purtroppo presenti nell'aria delle città da tempo, si producono dalla normale usura (solo per fare un esempio, talora i tetti erano rivestiti di lamiera di piombo, oggi si preferisce il rame, diversi tubi erano fatti dello stesso metallo; l'antimonio è presente in molte parti meccaniche mobili come gli alberi a gomiti delle auto... insomma, le sorgenti di queste materie estranee sono molte).
RispondiEliminaSulla guerra, una volta veniva insegnato che per la Chiesa era lecita in taluni casi anche la guerra offensiva: non ricordo quali fossero questi casi, oggi l'argomento è un po' tabù, quantunque questa liceità fosse stata in almeno un caso ricordata anche da Benedetto XVI (o forse era ancora J. Raztzinger? Forse non era ancora Papa). Forse la provocazione è uno di quei casi? No, all'Università non me lo hanno spiegato.
ARCHIVIATA LA DENUNCIA
RispondiEliminaNuovo schiaffo ai danneggiati: Speranza non sarà indagato
https://lanuovabq.it/it/nuovo-schiaffo-ai-danneggiati-speranza-non-sara-indagato
Ma se pressoche' tutti i poteri forti erano pro...de che stamo a parla'
Le Mantellate so' delle suore
Ma a Roma so' soltanto celle scure
'Na campana sona a tutte l'ore
Ma Cristo nun ce sta dentro a 'ste mura
Ma che parlate a fa'?
Ma che parlate a fa'?
Qui dentro ce sta solo 'nfamità
«Viaggiare per l'Europa è come visitare un palazzo dove i domestici ci mostrano le sale vuote in cui vi furono feste meravigliose».
RispondiEliminaNicolás Gómez Dávila
Vedo molti esterrefatti per la nuova edizione di "Romeo e Giulietta", con una ragazza di colore nero come Giulietta.
RispondiEliminaAmici, è già tanto che non sia Giulietto