Un articolo di alcuni mesi fa con importanti riflessioni sul valore della Messa antica e sulla necessità che i sacerdoti la celebrino. Qui l'indice degli articoli dedicati alla Traditiionis custodes e successive restrizioni.
La Messa tradizionale è il tesoro della Chiesa.
Ogni sacerdote può celebrarla in qualsiasi momento.
di Joachim Heimerl
Il prossimo Giovedì Santo commemoreremo l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio. Tuttavia, dopo il motu proprio “Traditiones custodes” (2021), nella Chiesa è scoppiata una “guerra civile” sulla celebrazione della Santa Messa. Da allora, i sostenitori della “vecchia” Messa sono con le spalle al muro. Il Papa li tratta come lebbrosi e non esita a insultarli pubblicamente. Nel frattempo la gente si è abituata a questo comportamento, ma è comunque scandaloso e – scusate – indegno di un Papa.
Tra l’altro, questo include anche il fatto che Francesco ha rigorosamente vietato la celebrazione del Giovedì Santo e del Triduo Santo secondo la vecchia liturgia. Non è questo il modo di trattare le persone di fede. Dal Papa in particolare dovremmo aspettarci più amore e molta più comprensione. Invece, i cattolici che sono legati alla vecchia Messa sono costretti a fare qualcosa che non vogliono fare.
– In effetti, l’abuso di potere della Chiesa ha molte facce, ed è doloroso quando viene alla ribalta nei giorni più sacri dell’anno. Ma come sempre, la maggior parte delle persone nella Chiesa si nasconde, tace e spera nel proprio vantaggio. Gli abusi di potere vengono denunciati solo quando sono in linea con il programma politico della Chiesa. I sostenitori della vecchia messa, invece, dovrebbero preferibilmente sparire dalla chiesa. Un vescovo dopo l’altro fa sentire loro il suo disappunto, la bandisce dalla sua diocesi e spera segretamente di ricevere in cambio il cappello cardinalizio: è una vergogna e molto di più.
Quando penso all’Eucaristia del Giovedì Santo, penso al mio rapporto con la Messa e al mio sacerdozio. Penso al fatto che sono cresciuto con la “nuova” Messa di Paolo VI e non sono mai entrato in contatto con la Messa tradizionale – almeno fino a “Traditionis custodes”.
Quando ho letto questo motu proprio, sono rimasto sbalordito. Non potevo credere che il Papa snobbasse in questo modo un’ampia fetta di cattolici e li privasse di ciò che da secoli era la cosa più sacra, cioè la “vecchia” Messa. Così iniziai a studiarla intensamente, imparai i riti e le preghiere latine e scoprii un enorme tesoro. Allo stesso tempo, riconoscevo dolorosamente le carenze della “nuova” Messa di Paolo VI e sempre più spesso mi chiedevo: “Quello che fin da giovane pensavo fosse l’epitome del “cattolicesimo” si sta rivelando in fondo un falso protestante?”.
Tutto questo mi è passato per la mente la prima volta che ho visitato una chiesa dove si celebrava la “vecchia” messa. Mi sono inginocchiato nell’ultima fila e ho sentito un sacerdote iniziare con calma l’antica preghiera davanti ai gradini: “Introibo ad altare Dei” – “All’altare di Dio andrò, a Dio che rende lieta la mia giovinezza”. – “Come si potrebbe iniziare la Santa Messa”, pensai, “se non con queste parole?”.
Lentamente, i miei occhi vagavano per la chiesa: sul bellissimo altare rivolto solo al Signore, sul piccolo pulpito e sulle statue dei santi che avevano tutti sentito e amato questi versi.
Ma ciò che mi ha stupito di più sono stati i fedeli. La chiesa era gremita di persone che pregavano e tutti mostravano quella partecipazione attiva e interiore di cui parla il Concilio Vaticano II.
Anche il sermone è stato diverso da quello che mi sarei aspettato: nessuna guerra di Chiesa e nessuna lezione fiabesca in cui una storia segue l’altra, nessun riferimento alla politica del giorno o alla politica climatica, né una lezione di teologia autocelebrativa che comunque non interessa a nessuno. In breve: niente di simile a quello che si sente di solito. Invece, il sacerdote è partito dai testi della Messa e dai santi del giorno e ha offerto una solida istruzione sulla vita religiosa. La sua predica è stata un dono per tutti e ha arricchito anche me. Abbiamo avuto l’impressione di viaggiare insieme verso Gesù Cristo. E ancora di più quando è iniziata la parte principale della messa con l’offertorio che è seguito.
La particolarità dell’antica Messa non è certo la lingua latina, ma qualcosa che oggi non conosciamo più: il sacro silenzio che avvolge l’intera Preghiera maggiore. – “C’è davvero un altro modo di incontrare Dio se non nel silenzio?”. Nel rumoroso trambusto delle nostre solite “funzioni religiose”, raramente l’ho incontrato. Ma qui era diverso. Qui il sacro non era oscurato dal protestante e dal profano. Al contrario: qui il silenzio apriva la vista sul mistero. Mi è venuto spontaneo pensare: “Ecco com’è veramente la Chiesa cattolica”.
Due dettagli mi hanno particolarmente toccato in questa Messa. Fanno capire che qui è presente il sacrificio della croce: Il sacerdote pone il corpo di Cristo direttamente sul corporale, che è un piccolo telo di lino quadrato. Questo gesto esprime: Il Signore è ora appeso alla croce con un perizoma e giace avvolto nel lino nel Santo Sepolcro. È veramente l’Agnello di Dio e ora è in mezzo a noi con il suo corpo e il suo sangue.
Perché sia davvero così, un chierichetto tiene l’orlo della casula quando il sacerdote compie la santa consacrazione. – Sì, è vero: tutti partecipiamo al sacrificio della redenzione e a tutti è concesso di toccare la SUA veste, proprio come ha fatto l’emorroissa nel Vangelo.
Questo simbolismo è andato perduto nella “nuova Messa” – come molte cose; vorrei quasi dire che ne manca l’aspetto cattolico. Questo è ancora più evidente nel nostro tempo, quando la Chiesa sta rinunciando a se stessa.
Naturalmente, non posso dire cosa accadrà alla Chiesa in questi tempi difficili. Ma sono sicuro che continuerà a esistere ovunque si celebri la “vecchia” Messa
I “Traditionis custodes” non cambieranno le cose. Al contrario, molti cattolici la pensano come me: il colpo papale contro la “vecchia” Messa ha aperto loro la porta di questo tesoro.
I “Traditionis custodes” scompariranno dopo questo pontificato. Ma la “vecchia” Messa rimarrà fino alla fine dei tempi. Papa Pio V se ne è assicurato: grazie alla sua bolla “Quo primum” (1570), a nessun sacerdote può essere vietato di celebrare questa Messa. San Pio ha dato a questa disposizione validità eterna (!) e ha bandito chiunque la violasse. Anche Francesco non può aggirare questa disposizione e, alla fine, con “Traditionis custodes” ha solo dimostrato come l’autorità papale demolisca se stessa. Chi ribalta arbitrariamente le decisioni definitive dei propri predecessori non può aspettarsi che le proprie decisioni vengano prese sul serio. Questo vale soprattutto per l’ufficio papale, che non può durare senza continuità. In questo senso, nessuno più di Francesco ha minato le fondamenta del papato. E sfiora il grottesco il fatto che proprio lui voglia governare in modo più autocratico di tutti i suoi predecessori degli ultimi tempi.
Tuttavia, “Traditionis custodes” è stato un flop. Il motu proprio ha dato di Francesco un’immagine miserabile e ha reso popolare la “vecchia Messa” in tutto il mondo.
Da allora, piccole cellule si sono formate ovunque: i fedeli cattolici si riuniscono intorno ai sacerdoti che si aggrappano alla “vecchia” Messa, e questo – contro la volontà del Papa – anche in questo Giovedì Santo. Sono convinto che il rinnovamento della Chiesa possa venire solo dall’amore di queste persone per il Signore eucaristico. La “Chiesa della riforma” degli ultimi decenni, invece, sta correndo sempre più verso la sua caduta, e la “nuova Messa” ha addirittura accelerato questo processo. È quindi ancora più consigliabile scoprire la “vecchia” Messa e portare alla luce questo tesoro.
Per questo prossimo Giovedì Santo, vorrei dire a tutti i sacerdoti: Cari fratelli! Non abbiate paura! Celebrate la “vecchia” Messa in questo tempo di persecuzione; in pubblico o in segreto, non importa. Tutti i papi e tutti i vescovi l’hanno celebrata nello spirito di San Pio V, e solo questa è ciò che la “nuova Messa” non sarà mai.
È veramente la Messa di tutti i tempi, e chiunque la celebri è nella piena comunione della Chiesa. Questo è ciò che conta e questo è il significato del Giovedì Santo, quando rinnoveremo la promessa della nostra consacrazione! Questa promessa non è un feticcio, come molti pensano, e certamente non richiede una cieca obbedienza. È per Gesù Cristo e per la Chiesa, non per i capricci arbitrari di singoli papi o per il lavoro distruttivo di una riforma “sinodale” della Chiesa. - Fonte
La Messa in Rito Romano Antico DEVE essere celebrata da ogni sacerdote.
RispondiEliminaIl Novus Ordo è stato promulgato e imposto da Paolo VI, con il relativo divieto del Vetu Ordo. Bisogna andare a ritroso per capire Bergoglio.
RispondiElimina"Oggi il 1°Maggio, che per tanti decenni è stato il simbolo della 'rivoluzione socialista', ha perduto la sua connotazione ideologica per trasformarsi nella festa dell'operosità umana e nell'emblema della speranza che ogni uomo sia stimato non per quello che possiede ma per l'apporto che offre alla comunità secondo il suo talento.
RispondiEliminaAnche la Chiesa l'ha accettata consacrandola al primo santo 'lavoratore', San Giuseppe. Nel 1956 Pio XII istituì la festa di San Giuseppe artigiano, che sostituiva quella del patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa universale, prescritta da Pio IX nel 1874 alla terza domenica dopo Pasqua e poi da san Pio X il mercoledì precedente. Con san Giuseppe artigiano Pio XII voleva proporre al lavoratore cristiano un modello e un protettore, sottolineando nello stesso tempo la funzione del lavoro nella vita dell'uomo e nella storia della salvezza. Tuttavia, siccome non tutti gli Stati celebrano la festa del Lavoro, il nuovo calendario liturgico ha riportato questa data, dedicata secondo il nuovo titolo a San Giuseppe lavoratore, a memoria facoltativa."
Alfredo Cattabiani
(Calendario)
RispondiEliminaTrès beau, ce texte de Joachim Heimerl.
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En effet, la haine — une haine véritablement démoniaque — de Bergoglio et de ses acolytes pour la Sainte Messe de toujours (mieux que « vecchia Messa ») et pour les catholiques qui y sont justement attachés, prouve à l'envi que B. et ses acolytes ne sont pas catholiques mais protestants.
Cela étant, tout ce que B. et ses acolytes (les Roche, les Fernández, etc.) tentent d'interdire est rigoureusement nul et non avenu, et un vrai catholique n'a pas à s'y plier, sauf à devenir, comme eux, protestant. Ce qu'à Dieu ne plaise. Quod absit !
Mi spiace dirlo, ma che possa essere celebrata in ogni momento, non mi pare proprio, di solito in qualche cappella privata o poco altro, volevo fare un omaggio alla memoria dei miei suoceri che tanto avevano pregato per poter avere le Messe gregoriane, 30 credo, in suffragio, ma non ho trovato nessuno disposto a celebrarle, avrei pagato, non pretendevo certo gratuitamente, ma tant'è, l'odio di JMB verso la Messa in qualunque lingua, era notorio in tutto il Sudamerica molto prima fosse spedito a Roma, esistevano filmati di ogni, e strane 'benedizioni' o riti sciamanici veri e propri, chi scrisse nel 2013 'El horror in S.Pedro' sapeva benissimo di chi e cosa stava parlando, ma tutto venne messo a tacere, adesso ormai è tardi, speriamo non troppo tardi.
RispondiEliminaIl risveglio del fedele sembra esserci, a giudicare dall'interesse critico verso le bizzarrie bergogliane, se confrontato con il flebile lamento nei riguardi dei suoi predecessori, tra i quali vi fu chi baciò il Corano, pregò al Muro del pianto, lasciò insediare una statua del Buddha sull'altare ad Assisi, e fermiamoci qui per non urtare qualche sensibilità conservatrice.
RispondiEliminaPer fare un raffronto tra la Chiesa cattolica e quella conciliare, cioè quella nata col CVII in contrasto stridente con la prima, basti osservare i giudizi diametralmente opposti dei pontefici da Paolo VI in poi su Lutero, la cui figura è stata rivalutata.
RispondiEliminaIl fedele non può più accettare passivamente questi contorsionismi certosini, per cui abbiamo visto un Papa che chiedeva perdono per gli atti della Chiesa preconciliare oppure altri che si slancia(va)no in giudizi temerari su Lutero.
E quelli che credono possibile il biritualismo, con la forma ordinaria e quella straordinaria della S.Messa sono gli stessi che non colgono o non vogliono cogliere la differenza tra un originale e un falso.
" Un vescovo dopo l’altro fa sentire loro il suo disappunto, la bandisce dalla sua diocesi "...
RispondiEliminaErano così i "dodici" ?
Infuocato intervento di Mons. Viganò (per la seconda volta) su twitter in difesa di padre Janvier Gbénou il quale, già sospeso a divinis per aver denunciato pubblicamente gli errori di Bergoglio, ora è a un passo dalla scomunica.
RispondiElimina---------------
La lettera apera di padre Janvier Gbénou - vergognosamente cacciato dall’Opus Dei e dimesso dallo stato clericale a causa della sua fedeltà al Magistero cattolico e della sua aperta opposizione all’apostasia della setta bergogliana - può a prima vista apparire ingenua e inutile.
io stesso, nel leggere l’elenco - peraltro parziale - delle deviazioni e delle eresie di Bergoglio, mi sono chiesto a cosa possa servire rivolgersi ai cardinali e ai vescovi dell’Orbe - ai quali io stesso più volte ho lanciato un appello - per chiedere una pubblica correzione di un apostata manifesto.
Con uno sguardo soprannaturale comprendiamo quanto siano vere e attuali le parole di Nostro Signore: «Vi dico che se costoro tacciono, grideranno le pietre» (Lc 19, 40).
Tacciono i Cardinali, tacciono i Vescovi, tace il Clero e il popolo. Tacciono i complici dell’apostasia e della fornicazione, ma tacciono anche coloro che si trovano sotto ricatto o minaccia perché devono la propria legittimità all’arbitrio di un usurpatore che pure riconoscono come Papa. Tacciono coloro che denunciano gli effetti della crisi ma non vogliono riconoscerne le cause, che colpevolmente condividono, ad iniziare dal Vaticano II e dalla sua liturgia ereticale.
riportato su
https://www.radioroma.it/2024/04/30/francesco-scomunicatelo-vigano/
Preghiera di san Pio X a san Giuseppe modello dei lavoratori
RispondiEliminaGlorioso san Giuseppe,
modello di tutti i lavoratori,
ottenetemi la grazia di lavorare con spirito di penitenza
per l'espiazione dei miei numerosi peccati.
Di lavorare con coscienza,
mettendo il culto del dovere al di sopra delle mie inclinazioni.
Di lavorare con riconoscenza e gioia,
considerando come un onore di impiegare e far fruttare, mediante il lavoro, i doni ricevuti da Dio.
Di lavorare con ordine, pace,
moderazione e pazienza,
senza mai retrocedere davanti alla stanchezza e alle difficoltà.
Di lavorare specialmente con purezza di intenzione e distacco da me stesso, avendo sempre davanti agli occhi la morte e il conto che dovrò rendere del tempo perso, dei talenti inutilizzati, del bene omesso,
del vano compiacimento nel successo, così funesto all'opera di Dio.
Tutto per Gesù, tutto per Maria,
tutto a vostra imitazione, o patriarca Giuseppe!
Questo sarà il mio motto per tutta la vita
e al momento della morte.
Così sia.
San Pio X, papa
Oggi nella Chiesa ci sono due visioni della “tradizione”. Quella classica e quella della teologia moderna, influenzata da Gadamer e ormai dominante, che vede la tradizione come una reinterpretazione continua. Ma solo la prima è corretta e la Chiesa ha bisogno di riscoprirla.
RispondiEliminaStefano Fontana
Direi che c’è una sola visione: la Tradizione che è continua è guidata dal Papa regnante.
EliminaPoi c’è il tradizionalismo, movimento ereticale fatto da gente che si costruisce una chiesa a loro misura bollando per l’inferno tutti quelli che non la pensano come loro (compresi gli altri tradizionalisti).
Una delle tante chicche del solito provocatore pubblicata a mo' di esempio.
EliminaSentenzia ed etichetta, ma non argomenta ed elude un piccolo particolare. Qui non siamo "tradizionalisti", cioè ingabbiati in una ideologia; ma conosciamo e amiamo (in ebraico conoscere e amare coincidono perché indicano il rapporto sponsale con Colui che ci affidato la Buona Novella) e custodiamo la Tradizione apostolica. Dunque non esprimiamo opinioni personali; ma è la Tradizione che diffondiamo con rispetto e gratitudine.
Tutto il resto è flatus vocis...
La vita della tradizione
EliminaSalvare una tradizione non significa ricordarla: significa innestarla nel presente, permetterle di generare orientamento nella nostra vita di oggi. Salvare la tradizione significa esplicitare il non realizzato che c’è in essa, la promessa non portata a termine. Salvare la tradizione significa permetterle di delineare, oggi, un futuro, un progetto, di rispondere alle ansie e alle contraddizioni del presente.
La tradizione muore quando diventa un altarino, un ricordo del passato. La tradizione muore quando si mettono immagini di lotte che nessuno può più capire, perché esprimevano una vita e un dolore di allora, ma che adesso servono a distrarre dalla vita e dal dolore di oggi.
Anche l'immagine più vera corre sempre il rischio di trasformarsi nel suo opposto, di coprire, di diventare solidale con il potere, funzionale all'oppressione.
La tradizione muore quando diventa un gusto “retrò”, per dirla con Baudrillard: si salva la tradizione in quanto la si imbalsama, la si mummifica.
La ripetizione senza innesto nel presente è la morte della tradizione.
Il modo più subdolo di uccidere la tradizione è quello di farla vivere come simulacro, come simulazione: sta al posto di una vita che non c’è.
Un passato che non delinea un futuro e non offre un progetto per il futuro diventa innocuo: non sprigiona un’aria di festa, ma l’atmosfera cupa di un funerale, di un dileguare della vita.
Per fortuna la tradizione è più forte, resiste, è essa stessa la resistenza, si differisce, aspetta: aspetta che ci sia una generazione che se ne appropri e sappia innestarla nella vita.
La tradizione può resistere millenni, sepolta, silenziosa, inascoltata, attendendo la generazione a cui è destinata, che forse non è la nostra, e neanche quella che verrà dopo di noi.
A noi il compito di trascrivere testi, di amanuensi, che copiano vecchi manoscritti, vecchi testi.
Ogni manoscritto copiato, dicevano i medievali, è un colpo inferto al diavolo.
Vincenzo Costa
#anonimo 05:13.
RispondiEliminaIn sostanza, secondo Gadamer, la nuova "interpretazione" supererebbe sempre la vecchia, le sarebbe superiore e la renderebbe antiquata. Cosa del tutto errata.
Come dire che i Vangeli oggi li capiamo meglio di ieri. Cosa aberrante, perché nessuno meglio degli apostoli e dei discepoli di Gesù e dei suoi contemporanei ha potuto, alla luce dello Spirito Santo, bere direttamente dalla Fonte divina.
O come dire che la sodomia oggi è lecita perché ci siamo "evoluti", cosa assurda (anzi, nell'epoca contemporanea vi è una indiscutibile decadenza morale, civile, oltre che religiosa), o che vi è una sensibilità diversa in ordine alla pena di morte.
In pratica vengono meno tutte le verità, lo stesso senso profondo della Rivelazione, continuamente rivista e manomessa dagli esegeti modernisti.
Diverso è sostenere l'importanza del revisionismo storico, sulla scota dei nuovi elementi documentali che possano emergere e, soprattutto, alla luce del fatto che la storia la scrivono sempre i vincitori, e quindi solo il tempo è galantuomo per la verità storica. Non così per il deposito della Fede, la cui Rivelazione è una roccia che non viene scalfita dal tempo.
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