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venerdì 10 maggio 2024

Un'analisi filosofica della 'dignitas infinita'

Nella nostra traduzione da OnePeteFive una delle ricorrenti reazioni alla Dignitas infinita che, nonostante alcuni accenti conservatori nel corso della trattazione e sul finale, risulta interessante per approfondire. Qui l'indice degli articoli sul controverso documento. Precedenti di rilievo, molto significativi [qui - qui].

Un'analisi filosofica della dignitas infinita

Uno sguardo alla voce Wikipedia relativa alla Costituzione del Vaticano II Gaudium et Spes rivela un’affermazione piuttosto scioccante ma significativa. “Era la prima volta che la Chiesa si assumeva esplicitamente la responsabilità del suo ruolo nel mondo più vasto”. [1] A tutti coloro che comprendono l’ironia di questa affermazione, alcuni passaggi della stessa Costituzione – ad esempio, secondo cui la Chiesa “è veramente legata all’umanità e alla sua storia dai legami più profondi” [2] – appaiono come un enorme eufemismo. Come potrebbe un'istituzione, fondata da Dio stesso per l'amministrazione globale degli effetti della Sua Passione, essere altro che “legata” alla storia umana? Dopo la creazione stessa, non c'è mai stato un evento storico più globale dell'Incarnazione.

Il linguaggio dell'umanesimo cristiano
Gaudium et Spes ha lasciato un'impronta, si legge nel documento stesso, “focalizzando la sua attenzione sul mondo degli uomini, sull’intera famiglia umana”, [3] un'impronta che si riflette nella già molto discussa dichiarazione Dignitas Infinita, pubblicata pochi settimane fa. Questa impronta è meglio descritta come “umanesimo cristiano” [ndT qui - qui]. L’umanesimo cristiano è caratterizzato da ciò che Jürgen Habermas chiamerebbe una “traduzione” della dottrina cristiana in termini secolari. Ciò comporta non solo la sostituzione di parole particolari (“dignità” per l’ imago Dei, o “valori” quanto ai beni) ma, cosa ancora più importante, anche la sostituzione della teleologia della storia della salvezza con la teleologia del progresso storico dei diritti umani. L’umanesimo cristiano presenta la Chiesa al mondo moderno come una tra le tante voci e artefici del progresso globale dei diritti umani, un progresso che ha un proprio “percorso” e un “metodo” separati dalla storia della Salvezza. [4] [Esito qui -- primordi qui - qui -ndT]

Dignitas Infinita riguarda la dignità umana. I paragrafi da 1 a 32 sono un trattato teorico della dignità, mentre dal 33 alla fine trattano degli abusi della dignità. Si apre come la Dichiarazione di Indipendenza (“[ogni] persona umana possiede una dignità infinita, inalienabile”). Il paragrafo 2 cita la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell'ONU, citata nuovamente nei paragrafi 23, 56 e 63. In effetti, l'ONU ha un ruolo importante nel documento, con l'ulteriore citazione di diversi discorsi papali all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ciò è significativo perché inquadra la discussione sulla dignità umana nell'ambito di autorità secolari. In tutto il documento si parla molto meno di conversione, di storia della salvezza o di risanamento dell’anima umana per mezzo dei sacramenti, quanto invece di “dignità” e “di impegno per i diritti umani” “indipendentemente dall’origine, dalla razza o dalla religione”. [5] La conclusione del documento (§63-66) ci esorta a riprendere la battaglia per i diritti umani. “L’impegno per i diritti umani non finisce mai!” La religione stessa è un mero “correttivo” “nell’aiutare la ragione a percepire la dignità umana”. [6]

L’umanesimo cristiano della Dignitas si presenta principalmente in due modi. Il primo è il tono secolarista, espresso attraverso un appello dominante alle autorità secolari come l’ONU e ancor più agli obiettivi secolari (“la promozione di una vita dignitosa”). La Chiesa si presenta come un aiuto limitato inserito in una missione secolare più ampia. Sentiamo parlare solo una volta di “evangelizzazione” (il verbo “evangelizzare” non appare affatto), e l’unico riferimento al riguardo ci ammonisce solo che l’evangelizzazione non può essere “separata… dalla promozione di una vita dignitosa”.[7] L’evangelizzazione serve alla causa della dignità, non il contrario.

Dignità kantiana e antropologia cristiana
La seconda espressione dell'umanesimo cristiano nella Dignitas è filosofica e riguarda la teoria della dignità che viene presentata. Lo spettro di Kant incombe alla grande. In primo luogo, nel paragrafo di apertura siamo informati che la dignità umana è “inalienabile” e “riconoscibile… solo attraverso la ragione”. La grazia, la conversione, la Chiesa istituzionale e i suoi sacramenti non sono prerequisiti per il riconoscimento culturale della dignità umana. Questo senso di dignità è razionalistico. In secondo luogo, in tutto il resto sono riconoscibili con evidenza formulazioni kantiane. Ad esempio, nel paragrafo 47 leggiamo che “[gli esseri umani sono fine a se stessi e mai un mezzo per risolvere altri problemi”, il che è all'incirca una citazione diretta dai Fondamenti della metafisica della morale di Kant . In terzo luogo, nel paragrafo 13 a Kant riceve il riconoscimento  – insieme a San Tommaso e Cartesio – di una menzione esplicita come fonte degli “sviluppi del pensiero cristiano”. La modernità è esaltata per una comprensione più profonda della dignità umana, caratterizzata da una nuova enfasi sulla “soggettività”, sull’”intersoggettività”, sulle “relazioni” umane e da una preoccupazione per la “libera azione umana”. A Kant, Cartesio, al Personalismo e all’Umanesimo rinascimentale viene attribuito il merito di aver sviluppato una “più ricca antropologia cristiana contemporanea”.

Cos’è esattamente la dignità, e come potrebbe essere discutibile l’uso della parola? Come ha sottolineato il signor Timothy Flanders, il latino dignitas appare nell'Offertorio della Messa (“O Dio, che in modo mirabile creasti la dignità della nostra natura umana e più mirabilmente ancora l'hai riformata…”). Lo stesso San Tommaso d'Aquino usa il termine, ad esempio nella questione 63 (sul “rispetto delle persone”) della Summa, II-II. Inoltre, anche se ammettiamo che la “dignità” non è all’altezza della dottrina cristiana secondo cui l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio (l’imago Dei), perché dovremmo opporci al suo utilizzo come mezzo di evangelizzazione? Non possiamo basarci fruttuosamente sulla concezione secolare, per quanto vaga o limitata possa essere, secondo cui la natura umana è un bene intrinseco?

Kant contro San Tommaso
Vale la pena notare due passaggi ammirevoli della Dignitas che sono i più chiari nel sostenere la tradizione intellettuale della Chiesa. Le parti migliori di Dignitas, paragrafi da 55 a 60, che condannano la teoria dell’identità di genere e il transgenderismo, si affiancano a una riaffermazione del tradizionale ilomorfismo (che l’umanità è un’identità sia di materia che di forma). Ci viene ricordato nel paragrafo 60 (sul “cambiamento di sesso”) che “gli esseri umani sono inseparabilmente composti sia di corpo che di anima” e che “la dignità del corpo non può essere considerata inferiore a quella della persona in quanto tale”. Il secondo passaggio mirabile è il paragrafo 24, dove l'autore ci ricorda che la natura umana, e non la personalità, è la base di ciò che siamo e del valore che abbiamo. Anteporre la redenzione, la dignità e il fine delle persone alla redenzione e alla dignità dell’umanità subordina la nostra comune parentela con Dio ai capricci dell’identità personale.

Ma lo spirito ortodosso dei passaggi precedenti si nasconde sotto l’incombente senso kantiano di “dignità”. Quali sono le caratteristiche di questa dottrina kantiana? Il primo è l’argomentazione secondo cui il valore umano, o il rispetto dovuto agli esseri umani in quanto umani, è una questione di intuizione razionale universale. Nella sua Critica della ragion pratica Kant avanza l'affermazione rivelatrice che la vita morale non può dipendere dall'esperienza pratica e dalla conoscenza pratica del nostro ambiente. Se così fosse, osserva, vivere bene richiederebbe tempo, risorse e saggezza pratica. In effetti, Kant arriva al punto di stabilire il principio secondo cui l’unica conoscenza incrollabile che abbiamo è quella che non è basata sull’esperienza.

L’etica aristotelica e tomista, al contrario, fa perno sulla phronesis (“saggezza pratica”), che è la facoltà di orientamento morale in un mondo fisico di circostanze variabili. Poiché siamo creature fisiche, legate allo spazio e al tempo, abbiamo bisogno di spazio e tempo per coltivare la nostra comprensione del mondo, la nostra comprensione delle buone azioni e la nostra comprensione della stessa natura umana. L'interpretazione della dignità di Kant riflette la sua posizione secondo cui ciò che è buono e degno di rispetto negli esseri umani è immediatamente accessibile alla ragione e alla riflessione, indipendentemente dall'esperienza sensoriale e storica. Ciò significa, in modo cruciale, che nel corso della storia, il significato della natura umana è stato accessibile a tutti gli esseri umani ragionevoli, indipendentemente dalla grazia o dalla storia della Salvezza. Significa che il valore intrinseco della natura umana è immediatamente evidente a tutti gli individui razionali adesso, senza alcun bisogno di conversione. La religione è un pungolo (un “correttivo”) per la ragione, ma la ragione fa il suo lavoro. La dignità umana è evidente.

Il paragrafo 6 presenta la dignità umana come “un dato originale (qualcosa di dato)”. “Papa Francesco afferma che 'la fonte della dignità umana e della fraternità è nel Vangelo di Gesù Cristo', ma anche la ragione umana può arrivare a questa convinzione attraverso la riflessione e il dialogo…”. Tuttavia, il paragrafo non riesce a spiegare che quella configurazione a Cristo –– trasformazione di noi stessi, ma anche delle nostre società e culture – implica una comprensione di noi stessi resa possibile solo dopo la risurrezione di Cristo. La riflessione razionale non è sufficiente per cogliere il significato e il valore della natura umana. Abbiamo bisogno dell'evento storico dell'Incarnazione. Né la riflessione razionale è sufficiente nemmeno nell’era cristiana, senza l’ulteriore intercessione di grazie attuali, di conversione e di appartenenza alla Chiesa istituzionale. Dignitas Infinita è un appello alla riflessione razionale, ma non è un appello alla conversione. Senza conversione non può esserci comprensione e rispetto adeguati per la natura umana.

È interessante notare che le righe successive della dichiarazione contraddicono il paragrafo 6. Ad esempio, il paragrafo 10 afferma correttamente che “[gli] antichi erano sulla buona strada per scoprire la dignità umana”, mentre il paragrafo 16 afferma, citando Dignitatis Humanae, che “l’uomo contemporaneo sta diventando sempre più consapevole della dignità della persona umana”. Entrambe le affermazioni – che il paganesimo non è riuscito a raggiungere una comprensione perfetta e che la modernità marcia verso la comprensione – smentiscono l’idea che la “dignità” sia intuitiva o evidente. Paradossalmente, tuttavia, la più stretta garanzia dell’autocomprensione umana, che è l’Espiazione di Cristo, è messa in ombra nel documento dalla garanzia progressista dell’illuminazione futura, alimentata da “un’aspirazione universale alla fraternità”. [8]

Dignitas distingue tra ciò che chiama “dignità ontologica” e “dignità morale”. Se torniamo alla domanda 63 di San Tommaso, menzionata sopra, vediamo una comprensione della “dignità” che è molto più vicina al senso “morale”, una “dignità che può essere perduta” [9] e “meravigliosamente restaurata”. San Tommaso scrive del ruolo della giustizia distributiva “nel distribuire le cose a varie persone in proporzione alla loro dignità personale”. [10] Scrive di “circostanze che determinano dignità” [11] e di “dignità ecclesiastica”, [12] suggerendo il senso romano di dignitas come rispetto dovuto a un ufficio politico o a qualche altro ruolo sociale. La dignitas romana è paragonabile al prosopon greco, o “persona”, che può essere indossato o scartato. A questo antico senso della dignità, infatti, si fa esplicito riferimento nel paragrafo 10 della dichiarazione.

Papa Francesco afferma che la “dignità ontologica”, come caratterizzata nella Dignitas, è inalienabile per tutti i tempi fin dalla creazione, impermeabile agli effetti del peccato attuale e dei Sacramenti. In quanto tale, è “al di fuori di ogni cambiamento culturale”. [13] «Essere creati a immagine di Dio significa possedere un valore sacro che trascende ogni distinzione di natura sessuale, sociale, politica, culturale e religiosa». [14] È questa disincarnazione del valore umano, questa apparente negazione della rilevanza della storia e della cultura per la nostra comprensione e il rispetto di noi stessi, che evoca più chiaramente Kant. La dignità kantiana può essere definita come un rispetto per gli individui fondato esclusivamente sulla ragione e disponibile esclusivamente alla ragione. Le persone secondo Kant sono degne di rispetto perché, e solo perché, possiedono la ragione. Il valore dell’esistenza umana, come il valore della conoscenza umana, è radicalmente separato dalla nostra esistenza fisica e dai nostri corpi, un errore che è responsabile della stessa teoria del genere che Dignitas condanna. Le menti disincarnate non sono formate dalla storia e dalla cultura, compresa la storia della salvezza e la cultura sacramentale. Citando ancora Papa Francesco, il paragrafo 6 afferma che «gli esseri umani hanno la stessa inviolabile dignità in ogni epoca della storia». [15] Sicuramente è proprio nell’epoca cristiana e nella cultura cristiana che viene promossa la dignità umana! Il paragrafo 16 sembra contraddire questi passaggi citando il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa. “Il retto esercizio della libertà personale richiede condizioni specifiche di ordine economico, sociale, giuridico, politico e culturale”. [16] Ciò è perfettamente chiaro e segue la tradizione intellettuale cattolica.

C'è molto da lodare Dignitas infinita, non solo per la sua chiara difesa della sessualità ma anche per la sua generale chiarezza di stile, nonostante alcune apparenti contraddizioni che sono state citate. Le tensioni tra i movimenti intellettuali tradizionali e moderni all’interno della Chiesa vengono messe in rilievo in un modo che favorirà un dibattito produttivo. Tuttavia, il predominio retorico dell’umanesimo cristiano, soprattutto attraverso l’enfasi sulla dignità kantiana, rischia di suggerire un futuro di rispetto e comprensione della natura umana che non ha bisogno della grazia, dell’evangelizzazione, della conversione o della storia della salvezza.
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[1] “ Gaudium et spes ”, Wikipedia, https://en.wikipedia.org/wiki/Joy_and_hope
[2] Gaudium et spes §1, https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_joy-et-spes_en.html
[3] Gaudium et spes §2, https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_joy-et-spes_en.html
[4] Cfr. Papa Francesco, Documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune, (Viaggio Apostolico di Sua Santità Papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti, 2019), “Nel nome di Dio e di tutto quanto finora affermato; Al-Azhar al-Sharif e i musulmani dell'Est e dell'Ovest, insieme alla Chiesa cattolica e ai cattolici dell'Est e dell'Ovest, dichiarano come via l'adozione di una cultura del dialogo; la cooperazione reciproca come codice di condotta; la comprensione reciproca come metodo e norma”. Esito qui -- primordi qui - qui 
[5] Dignitas infinita §40, https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240402_dignitas-infinita_en.html
[6] Dignità infinita §22
[7] Dignità infinita, Presentazione, par. 6
[8] Dignità infinita §6
[9] Dignità infinita §7
[10] [Il corsivo è aggiunto per sottolineatura] ST II-II, D. 53, A. 1, risposta
[11] ST II-II, Q. 53, A. 1, ad 1
[12] ST II-II, Q. 53, A. 2, ogg. 1
[13] Dignità infinita §11
[14] Dignità infinita §7
[15] Dignità infinita §11
[16] Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa §137, https://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/justpeace/documents/rc_pc_justpeace_doc_20060526_compendio-dott-soc_en.html

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ce n'è più bisogno) 
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3 commenti:

  1. "Dietro ogni prete c'è un demone che lotta per la sua caduta. Se abbiamo una lingua per criticarli..., dobbiamo avere il doppio per pregare per loro."
    Santa Teresa d'Avila

    Oh Gesù, prego per i tuoi sacerdoti,
    per i vostri sacerdoti fedeli e ardenti,
    per i vostri sacerdoti infedeli e deboli,
    Per i vostri sacerdoti che lavorano in casa e all'estero in campi di missione remoti,
    per voi sacerdoti in tentazione,
    per i vostri sacerdoti soli e abbandonati,
    per i vostri giovani sacerdoti, per i vostri sacerdoti malati, per i vostri sacerdoti morti,
    per voi sacerdoti in pensione
    per le anime dei vostri sacerdoti in Purgatorio.
    Per il Papa, i vescovi e tutto il clero.
    Ma soprattutto prego per i miei più cari sacerdoti.
    Il prete che mi ha battezzato,
    Preti che hanno ascoltato le mie confessioni,
    Il prete che per primo mi ha dato il tuo corpo e il tuo sangue,
    Sacerdoti che mi hanno insegnato e istruito nella fede,
    Sacerdoti alle cui messe ho partecipato e i cui sermoni hanno toccato la mia anima,
    Preti che mi hanno fatto visita, quando ero giù e senza vita,
    Sacerdoti che hanno dato l'ultima obbedienza ai miei cari nella morte,
    Preti che sono venuti da me in ospedale, carcere, paesi stranieri, ecc.
    E per tutti i sacerdoti a cui devo in qualsiasi modo.
    Oh Gesù, tienili stretti al Tuo Cuore e benedicili abbondantemente nel tempo e nell'eternità".

    Cosi dobbiamo fare tutti e il mondo cambierà.

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  2. Oltre alla dignitas infinita11 maggio, 2024 12:26

    Di fatto Bergoglio mostra di voler "reinterpretare", praticamente annullare, la Summorum Pontificum di Benedetto XVI che permetteva la celebrazione della Messa tradizionale. A prescindere dal fatto che non c'era bisogno di una Summorum Pontificum per celebrare la messa tradizionale, di parlare della messa tradizionale come rito straordinario e della nuova messa, mezzo cattolica, cabalista, protestante, la messa di Lutero, come la chiamava mons. Lefebvre di rito ordinario, questo documento diceva che il messale di San Pio V non era mai stato abolito ed in quel messale c'è la bolla di san Pio V, Quo Primum Tempore che diceva, tra l'altro :
    "VII - Anzi, in virtù dell'Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l'Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente: così che Prelati, Amministratori, Canonici, Cappellani e tutti gli altri Sacerdoti secolari, qualunque sia il loro grado, o i Regolari, a qualunque Ordine appartengano, non siano tenuti a celebrare la Messa in maniera differente da quella che Noi abbiamo prescritta, né, d'altra parte, possano venir costretti e spinti da alcuno a cambiare questo Messale."
    Con quale ardire dunque Bergoglio oserebbe fare una cosa del genere ?

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  3. Se, come dice san Paolo, Cristo abita nei nostri cuori mediante la fede (cfr Ef 3,17), e in Lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza spirituale (cfr Col 2,3), allora tutti i tesori di saggezza e di conoscenza spirituale sono nascosti nei nostri cuori. Si rivelano al cuore proporzionalmente alla nostra purificazione mediante i comandamenti.

    Questo è il tesoro nascosto nel campo del tuo cuore (di Mt 13,44), che non hai ancora trovato a causa della tua pigrizia. Se l'avessi trovato, avresti venduto tutto e comprato quel campo. Ma ora hai abbandonato quel campo e dedichi tutta la tua attenzione alla terra vicina, dove non ci sono altro che spine e cardi.

    È per questo motivo che il Salvatore dice: "Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" (Mt 5:8) perché Egli è nascosto nel cuore di coloro che credono in Lui. Essi vedranno Lui e le ricchezze che sono in Lui quando si saranno purificati attraverso l'amore e l'autocontrollo e quanto maggiore sarà la loro purezza, tanto più vedranno.

    San Massimo il Confessore

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