Un coraggioso spartiacque da cui non è possibile tornare indietro. In questo J'accuse, una vera professio fidei dell'Arcivescovo Viganò, non ci sono più i dubbi né i distinguo che da anni cerco di pormi io come semplice fedele. È da esaminare con molta attenzione perché spazia su un orizzonte ampio quanto basta a trovare anche le radici remote a quanto abbiamo attraversato e al punto in cui siamo. Che il Signore lo aiuti! Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati. Qui il video.
J’ACCUSE
DICHIARAZIONE
di S.E. Mons. Carlo Maria Viganò,
Arcivescovo Titolare Di Ulpiana, Nunzio Apostolico
sull'accusa di scisma
“Anche se noi o un angelo dal cielo
vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato,
sia anatema.
Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso:
se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto,
sia anatema.”
Gal 1, 8-9
“Quando penso che ci troviamo nel palazzo del Sant’Uffizio, che è il testimone eccezionale della Tradizione e della difesa della Fede cattolica, non posso impedirmi di pensare che sono a casa mia, e che sono io, che voi chiamate “il tradizionalista”, che dovrei giudicarvi.” Così l’Arcivescovo Marcel Lefebvre nel 1979, convocato all’ex Sant’Uffizio, in presenza del Prefetto Cardinal Šeper e di due altri Prelati.
Come ho dichiarato nel Comunicato del 20 Giugno scorso, non riconosco l’autorità né del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato. Questa mia decisione, certamente sofferta, non è frutto di precipitazione o di spirito di ribellione; bensì dettata dalla necessità morale che come Vescovo e Successore degli Apostoli mi obbliga in coscienza a rendere testimonianza alla Verità, ossia a Dio stesso, a Nostro Signore Gesù Cristo.
Affronto questa prova con la determinazione che mi viene dal sapere di non avere alcun motivo per considerarmi separato dalla comunione con la Santa Chiesa e con il Papato, che ho sempre servito con filiale devozione e fedeltà. Non potrei concepire un solo istante della mia vita al di fuori di quest’unica Arca di salvezza, che la Provvidenza ha costituito come Corpo Mistico di Cristo, nella sottomissione al suo Capo divino e al Suo Vicario in terra.
I nemici della Chiesa Cattolica temono il potere della Grazia che opera per mezzo dei Sacramenti e massimamente il potere della Santa Messa, terribile katèkon che vanifica molti dei loro sforzi e conquista a Dio tante anime che altrimenti si dannerebbero. Ed è proprio questa consapevolezza della potenza dell’azione soprannaturale del Sacerdozio Cattolico nella società che sta all’origine della loro feroce ostilità alla Tradizione. Satana e i suoi servi sanno benissimo quale minaccia costituisca l’unica vera Chiesa al loro piano anticristico. Questi eversori – che i Romani Pontefici hanno coraggiosamente denunciato come nemici di Dio, della Chiesa e dell’umanità – sono identificabili nella inimica vis, la Massoneria. Essa si è infiltrata nella Gerarchia ed è riuscita a farle deporre le armi spirituali di cui disponeva, aprendo le porte della Cittadella al nemico in nome del dialogo e della fratellanza universale [qui - qui], concetti appunto intrinsecamente massonici. Ma la Chiesa, sull’esempio del suo divino Fondatore, non dialoga con Satana: lo combatte.
LE CAUSE DELLA CRISI PRESENTE
Come ha evidenziato Romano Amerio nel suo fondamentale saggio Iota unum, questa resa vile e colpevole inizia con la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II e con l’azione sotterranea e organizzatissima di ecclesiastici e laici legati alle sette massoniche, volta a sovvertire lentamente ma inesorabilmente la struttura di governo e di magistero della Chiesa per demolirla dall’interno. Inutile cercare altre ragioni: i documenti delle sette segrete dimostrano l’esistenza di un piano di infiltrazione concepito nell’Ottocento e portato a compimento un secolo dopo, esattamente nei termini in cui esso era stato pensato. Analoghi processi dissolutori si erano realizzati in precedenza nella sfera civile, e non è un caso se i Papi seppero cogliere nei moti e nelle guerre che hanno insanguinato le Nazioni europee l’opera disgregatrice della Massoneria internazionale.
A partire dal Concilio la Chiesa si è dunque fatta portatrice dei principi rivoluzionari del 1789, come hanno ammesso alcuni tra i fautori del Vaticano II e come è confermato dall’apprezzamento da parte delle Logge nei confronti di tutti i Papi del Concilio e del post-concilio proprio per i cambiamenti che i Massoni da tempo invocavano.
Il cambiamento, anzi: l’aggiornamento è stato talmente al centro della narrativa conciliare da costituire il marchio distintivo del Vaticano II e porre questa assise come il terminus post quem che sancisce la fine dell’ancien régime – quello della “vecchia religione”, della “vecchia Messa”, del “preconcilio” – e l’inizio della “chiesa conciliare”, con la sua “nuova messa” e la sostanziale relativizzazione di ogni Dogma. Tra i fautori di questa rivoluzione compaiono i nomi di coloro che sino al Pontificato di Giovanni XXIII erano stati condannati e allontanati dall’insegnamento in ragione della loro eterodossia. La lista è lunga e comprende anche quell’Ernesto Buonaiuti, scomunicato vitandus, amico di Roncalli, morto impenitente nell’eresia e che proprio pochi giorni fa il Presidente della CEI Card. Matteo Zuppi ha commemorato con una Messa nella cattedrale di Bologna, come riporta con malcelata enfasi Il Faro di Roma (qui): “Quasi ottant’anni dopo un cardinale del tutto in linea col Papa riparte proprio da un gesto liturgico che ha in tutto e per tutto il sapore della riabilitazione. O almeno di un primo passo in questa direzione.”
LA CHIESA E L’ANTICHIESA
Vengo dunque chiamato dinanzi al tribunale che ha preso il posto del Sant’Uffizio per esser processato per scisma, mentre il capo dei Vescovi italiani – indicato tra i papabili e del tutto in linea col Papa – celebra illecitamente una Messa di suffragio per uno dei peggiori e più ostinati esponenti del Modernismo, contro cui la Chiesa – quella da cui secondo costoro io sarei separato – aveva pronunciato la più severa sentenza di condanna. Nel 2022, sul quotidiano della CEI Avvenire, il prof. Luigino Bruni tesseva in questi termini l’elogio del Modernismo:
[…] “un processo di necessario rinnovamento per la Chiesa cattolica del suo tempo, ancora impermeabile agli studi critici sulla Bibbia che si stavano da molti decenni affermando nel mondo protestante. Accogliere gli studi scientifici e storici sulla Bibbia era per Buonaiuti la via maestra per l’incontro della Chiesa con la modernità. Un incontro che invece non ci fu, perché la Chiesa cattolica era ancora dominata dai teoremi della teologia neo-scolastica e bloccata dalla paura controriformista che i venti protestanti potessero finalmente invadere il corpo cattolico.”
Basterebbero queste parole a far comprendere l’abisso che separa la Chiesa Cattolica da quella che le si è sostituita con il Concilio Vaticano II, quando i venti protestanti invasero finalmente il corpo cattolico. Questo episodio recentissimo è solo l’ultimo di un’infinita serie di piccoli passi, di silenziose acquiescenze, di complici ammiccamenti con cui gli stessi vertici della Gerarchia conciliare hanno reso possibile la transizione “dai teoremi della teologia neo-scolastica” – ossia dalla formulazione chiara e inequivocabile dei Dogmi – all’apostasia presente. Ci troviamo nella surreale situazione in cui una Gerarchia si definisce cattolica e per questo pretende obbedienza dal corpo ecclesiale, mentre allo stesso tempo professa dottrine che prima del Concilio la Chiesa aveva condannato; e che condanna come eretiche, dottrine che sino ad allora erano state insegnate da tutti i Papi.
Questo accade quando si toglie l’assoluto al Vero e lo si relativizza adattandolo allo spirito del mondo. Come avrebbero agito, oggi, i Pontefici degli ultimi secoli? Mi giudicherebbero colpevole di scisma, o piuttosto condannerebbero colui che si spaccia per loro Successore? Assieme a me il sinedrio modernista giudica e condanna tutti i Papi cattolici, perché la Fede che essi difesero è la mia; e gli errori che difende Bergoglio sono quelli che essi, nessuno escluso, condannarono.
ERMENEUTICA DELLA ROTTURA
Mi chiedo allora: quale continuità si può dare tra due realtà che si contrappongono e contraddicono reciprocamente? tra la chiesa conciliare e sinodale di Bergoglio e quella “bloccata dalla paura controriformista” dalla quale costui ostentatamente prende le distanze? E da quale “chiesa” sarei in stato di scisma, se quella che pretende di essere cattolica si distingue dalla vera Chiesa proprio nella sua predicazione di ciò che quella condannava e nella condanna di ciò che essa predicava?
Gli adepti della “chiesa conciliare” risponderanno che ciò è dovuto all’evoluzione del corpo ecclesiale in un “necessario rinnovamento”; mentre il Magistero Cattolico ci insegna che la Verità è immutabile e che la dottrina dell’evoluzione dei dogmi è eretica. Due chiese, certamente: ciascuna con le sue dottrine e le sue liturgie e i suoi santi; ma per il Cattolico la Chiesa è Una, Santa, Cattolica e Apostolica, per Bergoglio la chiesa è conciliare, ecumenica, sinodale, inclusiva, immigrazionista, ecosostenibile, gay-friendly.
L’AUTODESTITUZIONE DELLA GERARCHIA CONCILIARE
La Chiesa avrebbe dunque iniziato ad insegnare l’errore? Possiamo credere che l’unica Arca di salvezza sia allo stesso tempo strumento di perdizione per le anime? che il Corpo Mistico si separi dal Suo Capo divino, Gesù Cristo, facendo venir meno la promessa del Salvatore? Questo non può ovviamente essere ammissibile e chi lo sostiene cade nell’eresia e nello scisma. La Chiesa non può insegnare l’errore, né il suo Capo, il Romano Pontefice, può essere allo stesso tempo eretico e ortodosso, Pietro e Giuda, in comunione con tutti i suoi Predecessori e allo stesso tempo in scisma con loro. L’unica risposta teologicamente possibile è che la Gerarchia conciliare, che si proclama cattolica ma abbraccia una fede diversa da quella insegnata costantemente per duemila anni dalla Chiesa Cattolica, appartiene ad un’altra entità e per questo non rappresenta la vera Chiesa di Cristo.
A chi mi ricorda che l’Arcivescovo Marcel Lefebvre mai giunse a mettere in discussione la legittimità del Romano Pontefice, pur riconoscendo l’eresia e addirittura l’apostasia dei Papi conciliari – come quando esclamò: “Roma ha perso a Fede! Roma è nell’apostasia!” – a costoro ricordo che in questi ultimi cinquant’anni la situazione è drammaticamente peggiorata e che con ogni probabilità questo grande Pastore oggi agirebbe con pari fermezza, ripetendo pubblicamente ciò che allora diceva solo ai suoi chierici: “In questo concilio pastorale, lo spirito di errore e di menzogna ha potuto lavorare a proprio agio, piazzando ovunque bombe a scoppio ritardato che faranno esplodere le istituzioni a tempo debito” (Principes et directives, 1977). E ancora: “Colui che è assiso sul Soglio di Pietro partecipa a culti di falsi dèi. Quale conclusione dovremmo trarre, forse in capo a qualche mese, dinanzi a questi atti reiterati di comunicazione con i falsi culti? Non lo so. Me lo chiedo. Ma è possibile che ci troveremo obbligati a credere che il Papa non è Papa. Perché a prima vista mi sembra – non voglio ancora dirlo in un modo solenne e pubblico – che è impossibile che uno che è eretico pubblicamente e formalmente sia Papa” (30 Marzo 1986).
Da cosa comprendiamo che la “chiesa sinodale” e il suo capo Bergoglio non professano la Fede Cattolica? Dall’adesione totale e incondizionata di tutti i suoi membri ad una molteplicità di errori ed eresie già condannati dal Magistero infallibile della Chiesa Cattolica e dall’ostentato rifiuto di qualsiasi dottrina, precetto morale, atto di culto e pratica religiosa che non sia sancita dal “loro” concilio. Nessuno di essi può in coscienza sottoscrivere la Professione di Fede tridentina e il Giuramento Antimodernista, perché quanto entrambi esprimono è l’esatto contrario di ciò che insinua e insegna il Vaticano II e il cosiddetto “magistero conciliare”.
Dato che non è teologicamente sostenibile che la Chiesa e il Papato siano strumenti di perdizione anziché di salvezza, dobbiamo necessariamente concludere che gli insegnamenti eterodossi veicolati dalla cosiddetta “chiesa conciliare” e dai “papi del Concilio” da Paolo VI in poi costituiscono un’anomalia che mette in seria discussione la legittimità della loro autorità magisteriale e di governo.
L’USO EVERSIVO DELL’AUTORITÀ
Dobbiamo comprendere che l’uso eversivo dell’autorità nella Chiesa finalizzato alla sua distruzione (o trasformazione in una chiesa altra rispetto a quella voluta e fondata da Cristo) costituisce di per sé un elemento sufficiente per rendere nulla l’autorità di questo nuovo soggetto che si è dolosamente sovrapposto alla Chiesa di Cristo usurpandone il potere. Ecco perché non riconosco la legittimità del Dicastero che mi processa.
Le modalità con cui è stata condotta l’azione ostile contro la Chiesa Cattolica confermano che essa era pianificata e voluta, perché altrimenti coloro che la denunciavano sarebbero stati ascoltati e quanti vi cooperarono si sarebbero immediatamente fermati. Certo, con gli occhi di allora e la formazione tradizionale di gran parte dei Cardinali, dei Vescovi e del Clero lo “scandalo” di una Gerarchia che contraddiceva sé stessa apparve come una tale enormità da indurre molti Prelati e chierici a non voler credere possibile che i principi rivoluzionari e massonici potessero trovare accoglienza e promozione nella Chiesa. Ma fu proprio questo il colpo da maestro di Satana – come lo definì l’Arcivescovo Lefebvre – che seppe avvalersi del connaturale rispetto e amore filiale dei Cattolici verso l’Autorità sacra dei Pastori per indurli ad anteporre l’obbedienza alla Verità, forse sperando che un futuro Papa potesse in qualche modo sanare il disastro compiuto e del quale si potevano intuire già gli esiti dirompenti. Ciò non avvenne, nonostante alcuni avessero coraggiosamente lanciato l’allarme. Ed io stesso mi annovero tra coloro che in quella fase travagliata non osarono opporsi ad errori e deviazioni che ancora non si erano mostrati del tutto nella loro valenza distruttrice. Non voglio con questo dire di non aver intravisto quanto avveniva, ma di non aver trovato – a causa dell’intenso lavoro e delle incombenze totalizzanti di natura burocratica ed amministrativa al servizio della Santa Sede – le condizioni per cogliere la gravità inaudita di quanto stava compiendosi sotto i nostri occhi.
LO SCONTRO
L’occasione che mi ha condotto allo scontro con i miei Superiori ecclesiastici iniziò quand’ero Delegato per le Rappresentanze Pontificie, poi come Segretario Generale del Governatorato e infine come Nunzio Apostolico negli Stati Uniti. La mia guerra alla corruzione morale e finanziaria scatenò la furia dell’allora Segretario di Sato Card. Tarcisio Bertone, quando – conformemente alle mie competenze di Delegato per le Rappresentanze Pontificie – denunciai la corruzione del Card. McCarrick, e mi opposi alla promozione all’Episcopato dei candidati corrotti e indegni presentati dal Segretario di Stato, il quale mi fece trasferire al Governatorato, perché “gli impedivo di fare i vescovi che lui voleva”. Fu sempre Bertone, con la complicità del Card. Lajolo, ad ostacolare la mia opera volta a contrastare la diffusa corruzione al Governatorato, dove avevo già ottenuto importanti risultati aldilà di ogni aspettativa. Furono ancora Bertone e Lajolo a convincere Papa Benedetto a cacciarmi dal Vaticano e inviarmi negli Stati Uniti. Qui mi ritrovai a dover fronteggiare le turpi vicende del Cardinal McCarrick, compresi i suoi pericolosi rapporti con esponenti politici dell’Amministrazione Obama-Biden e a livello internazionale, che non esitai a denunciare al Segretario di Stato Parolin che non ne tenne in alcun conto.
Ciò mi portò a considerare molti eventi a cui avevo assistito durante la mia carriera diplomatica e di Pastore in una luce diversa, a coglierne la coerenza con un unico progetto che per sua natura non poteva essere né esclusivamente politico né esclusivamente religioso, dal momento che includeva un attacco globale alla società tradizionale basata sull’insegnamento dottrinale, morale e liturgico della Chiesa.
LA CORRUZIONE COME STRUMENTO DI RICATTO
Ecco allora che da stimato Nunzio Apostolico – per il quale l’altro giorno lo stesso Cardinale Parolin mi ha riconosciuto lealtà, onestà, correttezza ed efficienza esemplari – sono diventato un Arcivescovo scomodo, non solo per aver chiesto giustizia nei processi contro Prelati corrotti, ma anche e soprattutto per aver dato una chiave di lettura che mostra come la corruzione nella Gerarchia fosse necessaria premessa per controllarla, manovrarla e costringerla col ricatto ad agire contro Dio, contro la Chiesa e contro le anime. E questo modus operandi – che la Massoneria aveva descritto minuziosamente prima di infiltrarsi nel corpo ecclesiale – è speculare a quello adottato nelle istituzioni civili, dove i rappresentanti del popolo specialmente ai più alti livelli sono in gran parte ricattabili perché corrotti e pervertiti. La loro obbedienza ai deliri dell’élite globalista conduce i popoli alla rovina, alla distruzione, alla malattia, alla morte: e alla morte non solo del corpo, ma anche a quella dell’anima. Perché il vero progetto del Nuovo Ordine Mondiale – al quale Bergoglio è asservito e dal quale trae la propria legittimazione dai potenti del mondo – è un progetto essenzialmente satanico, in cui l’opera della Creazione del Padre, della Redenzione del Figlio e della Santificazione dello Spirito Santo è odiata, cancellata e contraffatta dalla simia Dei e dai suoi servi.
SE NON PARLERETE VOI, GRIDERANNO LE PIETRE
Assistere al sovvertimento totale dell’ordine divino e alla propagazione del caos infernale con la zelante collaborazione dei vertici del Vaticano e dell’Episcopato, ci fa comprendere quanto terribili siano le parole della Vergine Maria a La Salette – Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo – e quale odioso tradimento sia costituito dall’apostasia dei Pastori, e da quello ancor più inaudito di colui che siede sul Soglio del Beatissimo Pietro.
Se restassi in silenzio dinanzi a questo tradimento – che si consuma con la pavida complicità di molti, troppi Prelati riluttanti nel riconoscere nel Concilio Vaticano II la causa principale della rivoluzione presente e nell’adulterazione della Messa Cattolica l’origine della dissoluzione spirituale e morale dei fedeli – verrei meno al giuramento prestato il giorno della mia Ordinazione e rinnovato in occasione della mia Consacrazione Episcopale. Come Successore degli Apostoli non posso e non voglio accettare di assistere alla sistematica demolizione della Santa Chiesa e alla dannazione di tante anime senza cercare con ogni mezzo di oppormi a tutto questo. Né posso considerare preferibile un vile silenzio per quieto vivere alla testimonianza del Vangelo e alla difesa della Verità cattolica.
Una setta scismatica mi accusa di scisma: dovrebbe essere sufficiente per dar prova del sovvertimento in atto. Immaginate quale imparzialità di giudizio potrà esercitare un giudice che dipende da colui che io accuso di essere un usurpatore. Ma proprio perché questa vicenda è emblematica, desidero che i fedeli – che non sono tenuti a conoscere il funzionamento dei tribunali ecclesiastici – comprendano che il delitto di scisma non si consuma quando vi sono fondate ragioni di considerare dubbia l’elezione del Papa, in ragione del vitium consensus e delle irregolarità o delle violazioni delle norme che regolano il Conclave. (cfr. Wernz - Vidal, Ius Canonicum, Roma, Pont. Univ. Greg., 1937, vol. VII, p. 439).
La Bolla Cum ex apostolatus officio di Paolo IV stabilisce in perpetuo la nullità della nomina o dell’elezione di qualsiasi Prelato – ivi compreso il Papa – che fosse caduto in eresia prima della sua promozione a Cardinale o elevazione a Romano Pontefice. Essa definisce la promozione o l’elevazione nulla, irrita et inanis, ossia nulla, non valida e senza alcun valore, “anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i Cardinali; neppure si potrà dire che essa è convalidata col ricevimento della carica, della consacrazione o del possesso […], ovvero per l’intronizzazione […] dello stesso Romano Pontefice o per l’obbedienza a lui prestata da tutti e per il decorso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio della sua carica. Paolo IV aggiunge che tutti gli atti compiuti da questa persona sono da considerarsi parimenti nulli e che i suoi sudditi, tanto chierici quanto laici, sono liberati dall’obbedienza nei suoi confronti, fermo tuttavia da parte di queste medesime persone sottoposte, l’obbligo di fedeltà e di obbedienza da prestarsi ai futuri Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi, Primati, Cardinali e Romano Pontefice canonicamente subentranti. Paolo IV conclude: Ed a maggior confusione di quelli in tal modo promossi ed elevati, ove pretendano di continuare l’amministrazione, sia lecito richiedere l’aiuto del braccio secolare; né per questo coloro che si sottraggono alla fedeltà e all’obbedienza verso quelli che fossero stati nel modo già detto promossi ed elevati, siano soggetti ad alcuna di quelle censure e punizioni comminate a quanti vorrebbero scindere la tunica del Signore.”
Per questo motivo, con serenità di coscienza, ritengo che gli errori e le eresie a cui Bergoglio aderiva prima, durante e dopo la sua elezione e l’intenzione posta nella presunta accettazione del Papato rendono nulla la sua elevazione al Soglio.
Se tutti gli atti di governo e di magistero di Jorge Mario Bergoglio, nei contenuti e nelle forme, si dimostrano estranei e addirittura in conflitto con ciò che costituisce l’azione di qualsiasi Papa; se anche un semplice fedele e addirittura un non Cattolico capiscono l’anomalia del ruolo che Bergoglio sta svolgendo nel progetto globalista e anticristiano portato avanti dal World Economic Forum, delle Agenzie dell’ONU, dalla Commissione Trilaterale, dal Gruppo Bilderberg, dalla Banca Mondiale e da tutte le altre tentacolari ramificazioni dell’élite mondialista, ciò non dimostra minimamente la mia volontà di scisma nell’evidenziare e denunciare questa anomalia. Eppure mi si attacca e mi si processa perché vi è chi si illude che condannandomi e scomunicandomi la mia denuncia del colpo di stato perda consistenza. Questo tentativo di mettere tutti a tacere non risolve nulla, ed anzi rende più colpevole e complice chi cerca di dissimulare o minimizzare la metastasi che sta distruggendo il corpo ecclesiale.
LA “DEMINUTIO” DEL PAPATO SINODALE
A questo si aggiunge il Documento di Studio Il Vescovo di Roma che il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha recentemente pubblicato (qui) e il declassamento del Papato che in esso è teorizzato in applicazione all’Enciclica di Giovanni Paolo II Ut uum sint, che a sua volta si rifà alla Costituzione Lumen Gentium del Vaticano II. Appare del tutto legittimo – e doveroso, in nome del primato della Verità Cattolica sancita nei documenti infallibili del Magistero papale – chiedersi se la scelta deliberata di Bergoglio di abolire il titolo apostolico di Vicario di Cristo e scegliere di definirsi simpliciter Vescovo di Roma non costituisca in qualche modo una deminutio del Papato stesso, un attentato alla divina costituzione della Chiesa e un tradimento del Munus petrinum. E a ben vedere, il passo precedente è stato compiuto da Benedetto XVI, che si è inventato – assieme alla “ermeneutica” di una impossibile “continuità” tra due entità totalmente estranee – il monstrum di un “Papato collegiale” esercitato dal Gesuita e dall’Emerito.
Il Documento di Studio cita non a caso una frase di Paolo VI: Il Papa […] è senza dubbio il più grave ostacolo sulla via dell’ecumenismo (Discorso al Segretario per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, 28 Aprile 1967). Montini aveva iniziato a preparare il terreno quattro anni prima, deponendo enfaticamente il triregno. Se questa è la premessa di un testo che deve servire per rendere il Papato Romano “compatibile” con la negazione del Primato di Pietro che gli eretici e gli scismatici rifiutano; e se lo stesso Bergoglio si presenta come primus inter pares nel consesso delle sette e denominazioni cristiane non in comunione con la Sede Apostolica, venendo meno alla proclamazione della dottrina cattolica sul Papato definita solennemente e infallibilmente dal Concilio Vaticano I, come si può pensare che l’esercizio del Papato e la stessa volontà di accettarlo non siano inficiati da un vizio di consenso (qui e qui), tale da rendere nulla o quantomeno fortemente dubbia la legittimità di “Papa Francesco”? Da quale “chiesa” mi potrei separare, quale “papa” rifiuterei di riconoscere, se la prima si definisce “chiesa conciliare e sinodale” in antitesi alla “chiesa preconciliare” – ossia la Chiesa di Cristo – e il secondo dimostra di ritenere il Papato proprio appannaggio personale di cui disporre modificandolo e alterandolo a piacimento, e sempre in coerenza con gli errori dottrinali implicati dal Vaticano II e dal “magistero” postconciliare?
Se il Papato Romano – il Papato, per intenderci, di Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI, Pio XII – è considerato un ostacolo al dialogo ecumenico e il dialogo ecumenico viene perseguito come priorità assoluta della “chiesa sinodale” rappresentata da Bergoglio, in quale altro modo potrebbe concretizzarsi questo dialogo, se non nella rimozione di quegli elementi che rendono il Papato incompatibile con esso, e quindi manomettendolo in modo del tutto illegittimo e invalido?
IL CONFLITTO DI TANTI CONFRATELLI E FEDELI
Sono convinto che tra i Vescovi e i sacerdoti vi siano molti che hanno vissuto e vivono ancor oggi lo straziante conflitto interiore di trovarsi divisi tra ciò che Cristo Pontefice chiede loro (e lo sanno) e ciò che colui che si presenta come Vescovo di Roma impone con la forza, con il ricatto, con le minacce.
È oggi quantomai necessario che noi Pastori ci svegliamo dal nostro torpore: Hora est jam nos de somno surgere (Rom 13, 11). La nostra responsabilità dinanzi a Dio, alla Chiesa e alle anime ci impone di denunciare senza equivoci tutti gli errori e le deviazioni che troppo a lungo abbiamo tollerato, perché non saremo giudicati né da Bergoglio né dal mondo, ma da Nostro Signore Gesù Cristo. A Lui renderemo conto di ogni anima perduta per nostra negligenza, di ogni peccato da essa commesso per causa nostra, di ogni scandalo dinanzi al quale abbiamo taciuto per falsa prudenza, per quieto vivere, per complicità.
Nel giorno in cui dovrei presentarmi a difendermi dinanzi al Dicastero per la Dottrina della Fede, ho deciso di rendere pubblica questa mia dichiarazione, alla quale unisco una denuncia dei miei accusatori, del loro “concilio” e del loro “papa”. Prego i Santi Apostoli Pietro e Paolo, che hanno consacrato la terra dell’Alma Urbe con il proprio sangue, di intercedere presso il trono della Maestà divina, affinché ottengano alla Santa Chiesa di essere finalmente liberata dall’assedio che la eclissa e dagli usurpatori che la umiliano, facendo della Domina gentium la serva del piano anticristico del Nuovo Ordine Mondiale.
IN DIFESA DELLA CHIESA
La mia non è dunque una difesa personale, ma della Santa Chiesa di Cristo, nella quale sono stato costituito Vescovo e Successore degli Apostoli, con il preciso mandato di custodire il Deposito della Fede e di predicare la Parola, insistere opportune importune, riprendere, rimproverare, esortare con ogni pazienza e dottrina (2 Tim 4, 2).
Respingo con forza l’accusa di aver lacerato la veste inconsutile del Salvatore e di essermi sottratto alla suprema Autorità del Vicario di Cristo: per separarmi dalla comunione ecclesiale con Jorge Mario Bergoglio, dovrei essere stato prima in comunione con lui, cosa che non è possibile dal momento che lo stesso Bergoglio non può esser considerato membro della Chiesa, a causa delle sue molteplici eresie e della sua manifesta alienità ed incompatibilità con il ruolo che invalidamente ed illecitamente ricopre.
LE MIE ACCUSE A JORGE MARIO BERGOGLIO
Dinanzi ai miei Confratelli nell’Episcopato e all’intero corpo ecclesiale, io accuso Jorge Mario Bergoglio di eresia e di scisma, e come eretico e scismatico chiedo che venga giudicato e rimosso dal Soglio che indegnamente occupa da oltre undici anni. Ciò non contraddice in alcun modo l’adagio Prima Sedes a nemine judicatur, perché è evidente che un eretico, in quanto impossibilitato ad assumere il Papato, non è al di sopra dei Prelati che lo giudicano.
Accuso parimenti Jorge Mario Bergoglio per aver provocato – a causa del prestigio e dell’autorevolezza della Sede Apostolica che usurpa – gravi effetti avversi, sterilità e morte nei milioni di fedeli che hanno seguito il suo martellante appello a sottoporsi all’inoculazione di un siero genico sperimentale prodotto con feti abortivi, giungendo a far pubblicare una Nota che indicava il suo uso come moralmente lecito (qui e qui). Egli dovrà rispondere dinanzi al Tribunale di Dio di questo crimine contro l’umanità.
Denuncio infine l’Accordo segreto tra la Santa Sede e la dittatura comunista cinese (qui), con il quale la Chiesa è umiliata e costretta ad accettare la nomina governativa dei Vescovi, il controllo delle celebrazioni e le limitazioni alla sua libertà di predicazione, mentre i Cattolici fedeli alla Sede Apostolica sono perseguitati impunemente dal governo di Pechino nel silenzio complice del sinedrio romano.
IL RIFIUTO DEGLI ERRORI DEL VATICANO II
Mi faccio un motivo di onore l’esser “accusato” di rifiutare gli errori e le deviazioni implicati dal cosiddetto Concilio Ecumenico Vaticano II, che considero del tutto privo di autorità magisteriale a causa della sua eterogeneità rispetto a tutti i veri Concili della Chiesa, che integralmente riconosco e accolgo, così come tutti gli atti magisteriali dei Romani Pontefici.
Respingo convintamente le dottrine eterodosse contenute nei documenti del Vaticano II e che sono state condannate dai Papi sino a Pio XII, o che contraddicono in qualsivoglia modo il Magistero Cattolico (cfr. Allegato I). Trovo a dir poco sconcertante che a processarmi per scisma siano coloro che fanno propria la dottrina eterodossa secondo la quale sussiste un vincolo di unione “con coloro che, essendo battezzati, sono insigniti del nome cristiano, ma non professano integralmente la fede o non conservano l’unità di comunione sotto il successore di Pietro” (LG:15). Mi chiedo con quale improntitudine si possa contestare ad un Vescovo il venir meno di una comunione che si afferma altresì esistere con gli eretici e gli scismatici.
Condanno, respingo e rifiuto parimenti le dottrine eterodosse espresse nel cosiddetto “magistero postconciliare” originate dal Vaticano II, così come le recenti eresie relative alla “chiesa sinodale”, alla riformulazione del Papato in chiave ecumenica, all’ammissione dei concubinari ai Sacramenti e alla promozione della sodomia e dell’ideologia “gender”. Condanno parimenti l’adesione di Bergoglio alla frode climatica, folle superstizione neomalthusiana partorita da chi, odiando il Creatore, non può che detestarne anche la Creazione, e l’uomo con essa, fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
CONCLUSIONE
Ai fedeli Cattolici, oggi scandalizzati e disorientati dai venti di novità e dalle false dottrine che vengono promosse e imposte da una Gerarchia ribelle al divino Maestro, io chiedo di pregare e di offrire i loro sacrifici e digiuni pro libertate et exaltatione Sanctæ Matris Ecclesiæ, perché la Santa Madre Chiesa ritrovi la sua libertà e possa trionfare con Cristo, dopo questo tempo di passione. Che quanti hanno avuto la Grazia di essere incorporati ad essa nel Battesimo non abbandonino la loro Madre, oggi sofferente e prostrata: tempora bona veniant, pax Christi veniat, regnum Christi veniat.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
Magistrale, anzi... Magisteriale!!!!
RispondiEliminaFrancamente trovo impossibile toccare anche una sola virgola di questa stupenda, perché vera e cattolica, dichiarazione.
RispondiEliminaChe il Signore lo benedica!
Antonio
Papale papale!!
RispondiElimina
RispondiEliminaJe m'associe, sans aucune restriction, à tout ce qu'écrit ici Mgr Viganò : quelle magnifique confession de foi catholique et apostolique ! Qu'il en soir récompense au centuple !
non sono d'accordo con questa presa di posizione, la critica è sacrosanta e se costruttiva persino auspicabile ma una rottura del genere non è giustificabile, troppo comodo dire "non rompo con la Chiesa perchè tanto non è la vera Chiesa" già questa è un eresia, la salvezza è SOLO nella Chiesa Cattolica Apostolica e Romana, piaccia o non piaccia (il Papa, il CV2, i vescovi, il modernismo) non si può rompere con la Chiesa e avere l'arroganza di essere nel giusto, è quello che hanno fatto ortodossi protestanti e tutti quelli nei secoli si sono staccati da Roma, se te ne esci e fai una cosa per conto puoi anche seguire al 100% ogni singola sillaba della tradizione, del catechismo e del magistero ma hai rotto con Roma e questo fa di te uno scismatico e nell'eresia e questo avrà un peso non indifferente nel giudizio finale, ce ne sono già troppi che credendo di essere nel giusto hanno fatto così, da minutella ai palmariani, tristissima storia, non doveva finire così.
RispondiEliminaE come doveva finire?
EliminaSe prendi posizione ti accusano e ti dichiarano scismatico.
Se non prendi posizione e taci, come hanno fatto gli altri, o ti attieni a una critica morbida senza dirla tutta, rimani nella Chiesa.
Quindi non poteva finire diversamente: ormai, giusto o sbagliato, lo deciderà Dio.
Aloisius
Manca la parola ANATEMA. Ma il caro Mons. Viganò può facilmente rimediare, compilando una lista delle eresie bergogliana e apponendovi la classica dicitura: "ANATEMA contro chi afferma..." oppure "Contro chi afferma..., sia ANATEMA".
RispondiEliminaFinalmente le cose dette in verità e la bolla papale Cum ex apostolatum.. di Papa Paolo IV finalmente considerata nella sua verità .. ( i commentatori che sempre si affrettavano a giudicarla non adatta... appena la si citava....magari troll? o per favorire il nemico? ...adesso si tacciano ). Deo gratias... e scisma sia dichiarato da altri prelati , come ha fatto mons. Viganó, perchè tanto lo è, ..scisma pubblico pertinace impenitente,...da Cristo, per giudizio irrevocabile di san Paolo e di papa Paolo IV.
RispondiEliminaVeramente commovente questa dichiarazione di Mons Viganò, riassume tutta la storia del complotto del clero modernista, ribelle e traditore, empio e apostata, per depistare il gregge di Cristo verso l' abisso infernale, facendogli credere di essere in cammino verso la Casa Celeste.... Il vero processo i modernisti lo avranno Lassù, da Cristo Giudice, e la sentenza sarà inappellabile. Andranno a far compagnia in eterno al loro nuovo padrone, a cui si sono venduti....
RispondiEliminaSegnalo che la Bolla di Paolo IV, al di là del suo contenuto, è stata abrogata con l'entrata in vigore del Codice del 1917. È un elemento grave perché è il perno del ragionamento di Mons. Viganò sulla nullità dell'elezione. Su Sodalitium nel 1996 è uscito un articolo su questo, scaricabile dal sito omonimo.
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EliminaVeramente profonda e convincente. Una dichiarazione stupenda. Vera e sincera. Non c'è una punta di grigio in tutto questo. O bianco o nero. Complimenti. Pregheremo per Lei
RispondiEliminaChe Dio protegga e custodisca monsignor Viganò.
RispondiEliminaLeggendo questa dichiarazione di Mons.Viganò, che ringrazio di tutto cuore, la mia attenzione si è fermata su Ernesto Buonaiuti e sulla sua travagliatissima vita. Nulla dei suoi libri ho letto, però sempre traspare nelle biografie, che di lui sono state scritte, un animo mite ed una interiore fedeltà alla Chiesa oltre ogni scomunica. Anche oggi abbiamo sacerdoti scomunicati o in silenzio andati nei boschi per non tradire la Chiesa Cattolica e la propria vocazione. Sembra quasi che i modernisti, arrivati con il cvii al sommo potere, non possano far altro che emarginare ed allontanare chi vuole restare cattolico. In sintesi credo che bisognerebbe sempre, per ogni generazione, tenere i seminaristi riparati dal mondo, da tutte le sue trite novità, ed assicurarsi che gli insegnanti siano sinceramente ed onestamente cattolici senza l'orgoglio che il presente sia migliore del passato e l'illusione che il domani sarà magicamente migliore dell'oggi.
RispondiEliminam.a.
Se non ricordo male la Sede di Avignone è durata 70 anni. Alcuni laici a noi contemporanei hanno capito da decenni, ma tra il capire e il cercare una percorribile via di uscita possono trascorre ancora anni ed anni. Tanto più vale per i consacrati che con il cvii hanno ammainato la bandiera, si sono rilassati e si sono lasciati rilassare. In effetti con gli anni 60 è tutto un rilassamento durante il quale la chiesa conciliare tenta di sostituire la Chiesa Cattolica, mentre l'Occidente comincia ad imporsi con omicidi ed esportazione di guerre civili e terrorismo. In effetti a ben vedere la lenta sostituzione della Chiesa Cattolica con la chiesa conciliare ecumenica sinodale è ufficialmente entrata in campo, in piena luce, proprio in quegli anni. Forse l'ho già scritto, ma tra gli scopi della prima guerra mondiale vi era fare uscire la donna da casa. Quindi i piani, di cui noi stiamo scoprendo alcune connessioni, risalgono a secoli or sono. Tuttavia la fortezza da radere al suolo era la Chiesa Cattolica, azzoppata e sostituita ad essa una sosia, ogni diavoleria avrebbe avuto il lasciapassare. E così è stato.
RispondiEliminam.a.
28 giugno, Vigilia della festa e termine della quaresima dei Santi Pietro e Paolo, Patroni di Roma...
RispondiElimina"Εἰς πᾶσαν τὴν γῆν ἐξῆλθεν ὁ φθόγγος αὐτῶν, καὶ εἰς τὰ πέρατα τῆς οἰκουμένης τὰ ῥήματα αὐτῶν·."
"In omnem terram exivit sonus eorum, et in fines orbis terrae verba eorum."
"Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola."
RispondiElimina# m.a. 21:05
Che c'entra il paragone con Buonaiuti, scusi? Era un eretico impenitente, ribelle nel senso più completo del termine. Negli ultimi anni scrisse anche un libro infame contro Pio XII.
Scomunicato e (credo) spretato, insegnava nell'Università statale. Un rapporto della Questura di Roma (che lo teneva d'occhio perché in fama di antifascista) afferma che "l'ex sacerdote prof. Buonaiuti ama la buona tavola e la compagnia delle belle donne". Insomma, non c'era da preoccuparsi. Quando Mussolini introdusse nel 1931 per i professori universitari l'obbligo del giuramento di fedeltà al Re e al Regime, Buonaiuti fu uno degli undici accademici che si dimise, si mise in pensione, pur di non giurare. Non so se abbia motivato pubblicamente la vera ragione delle dimissioni, la maggioranza dei dimissionari non credo l'abbia fatto.
Buonaiuti e Roncalli erano molto amici al Seminario, B. leggermente più anziano.
Come rispondere a coloro che sostengono che la sede di Pietro è vacante?
RispondiEliminaR. La teoria della Sede vacante (totalmente o solo formalmente), da Giovanni XXIII sino a oggi, cozza contro il fatto dogmatico della necessità che vi sia veramente un Papa in atto a governare la Chiesa e ad esserne il suo fondamento. Così pure, la teoria secondo cui il vero Papa sarebbe stato, anche dopo le sue dimissioni, Benedetto XVI, contrasta con la dottrina ecclesiologica del Fatto dogmatico, che è una Verità “di Fede ecclesiastica”, secondo cui l’accettazione da parte della Chiesa di un Papa eletto, rende certa la sua elezione canonica e, teologicamente/canonicamente, toglie il dubbio, anche storicamente fondato, sulla validità della sua elezione.
D. Da quando si sarebbero infiltrate eresie nella pastorale della Gerarchia ecclesiastica?
R. Novità e persino delle eresie materiali si sono infiltrate a partire da Giovanni XXIII (“contra factum non valet argumentum”), e perciò si può “non ubbidire nelle cose cattive e non adulare i malvagi prelati. I Papi “conciliari” conservano il loro sommo Potere, pur avendone usato male, pertanto, bisogna, come consigliava il cardinal Tommaso de Vio, ricorrere alla preghiera e alla riforma di se stessi perché negli uomini di Chiesa ritorni l’ordine, che solo Dio – tramite il Papa e col concorso delle cause seconde – può restaurare nella Chiesa.
Personalmente ho immensa gratitudine per Mons. Viganò, per il suo parlar chiaro e per essersi esposto alle folle per amor di Dio, Uno e Trino e per la salvezza delle anime. Non conosco Monsignore, né mai l'ho visto neanche da lontano, sicuramente anche lui avrà le sue debolezze, ma questa esposizione globale per l'onore di nostro Signore Gesù Cristo, per la Chiesa, per le anime la ritengo eroica. I criticoni non mancano. Né potevano mancare. Grazie per la croce che si è caricato sulle spalle. Noi preghiamo ché molti vescovi e cardinali finiscano con imitarla.
RispondiEliminam.a.
La Bolla di Paolo IV dice: «che lo stesso Romano Pontefice, il quale agisce in terra quale Vicario di Dio e di Nostro Signore Gesù Cristo ed ha avuto piena potestà su tutti i popoli ed i regni, e tutti giudica senza che da nessuno possa essere giudicato, qualora sia riconosciuto deviato dalla fede possa essere redarguito» e «se mai dovesse accadere in qualche tempo che (…) prima della sua promozione a cardinale od alla sua elevazione a Romano Pontefice, avesse deviato dalla fede cattolica o fosse caduto in qualche eresia (o fosse incorso in uno scisma o abbia questo suscitato), sia nulla, non valida e senza alcun valore, la sua promozione od elevazione, anche se avvenuta con la concordanza e l’unanime consenso di tutti i cardinali».
RispondiEliminaDi fatto la bolla riprende il principio canonistico medioevale secondo cui il Papa non può essere redarguito e giudicato da nessuno, «nisi deprehandatur a fide devius» , a meno che non devii dalla fede (Ivo di Chartres, Decretales, V, cap. 23, coll. 329-330).
È tuttora in discussione se la Bolla di Paolo IV sia una decisione dogmatica o un atto disciplinare; se sia ancora in vigore o se sia stata implicitamente abrogata dal Codice del 1917 (che ha eliminato il "nisi"....) e se l'eresia preceda o segua l'elezione al soglio...
Discussioni mai concluse. Resta sempre un importante documento che conferma la possibilità di un Papa eretico, anche se non dà alcuna indicazione sulle concrete modalità con cui egli perderebbe il pontificato.
La bolla di Paolo IV è perennemente valida ed inabrogabile (c'è scritto chiaramente).
RispondiEliminaQualcuno l'ha "abrogata"?
Lo ha fatto illecitamente ed invalida ente: piaccia o non piaccia quella bolla rimane in vigore!
Che il Sacro Cuore di Gesù benedica e protegga Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Carlo Maria Viganò!
RispondiEliminaViva Gesù nostro amore. E Maria nostra speranza.
Andrea Sandri
RispondiEliminaMons. Viganò
Povero Mons. Viganò, ancora così lontano da tutto e da tutti nella bolla del suo ultimo video su YouTube! Invece di salire sulla scialuppa di salvataggio che gli hanno offerto il Cardinal Müller e Mons. Schneider, ha preferito offrire le proprie coordinate a chi lo distruggerà «con mucho gusto».
Non è dei figli di Dio (nel caso mons. Viganó) preoccuparsi delle conseguenze ( anche fino al martirio) di un atto giusto nel Volere Divino. Dio , amante del vero e della salute delle anime, lo vuole. È venuta l'ora della fine dell'eclisse come un tempo dell'esilio.
EliminaNon credo che a Mons. Viganò serva una ciambella di sughero buttata verso di lui da Caio e/o Sempronio. Naviga su una barca sicura a prova di tutte le tempeste. Non c'è nulla su cui ironizzare. Veramente.
RispondiEliminam.a.
Ha detto semplicemente quello che tutti sanno, ma che in pochi hanno il coraggio di dire.
RispondiEliminaCit. Gianni Morcellini
Ma, nello specifico, cos'è quello che sanno tutti?
Eliminam.a.
Parole sante! Era ora che qualcuno trovasse il coraggio di pronunciarle.
RispondiEliminaLa bolla di Paolo IV perennemente valida esclude in ogni modo possibile che un eretico possa essere Papa, Peraltro mons. Viganó specifica ció che pure già si sapeva , e cioè che era già eretico da prima dell' elezione fasulla ( documentato pure questo). Più vizio consenso. Inoltre tale bolla precisa " fosse pure la primazia" e quale primazia più primazia del papato? Tale bolla condanna Bergoglio ( per questo viene combattuta) pre-elezione e post-elezione. Il vizio di consenso pubblico è dimostrato pertinacemente dallo pseudo papa. Oltre al doppio papato ontologicamente impossibile. Non basta a qualche accidioso o boicottatore? La condanna viene dalla Rivelazione stessa: lettera ai Galati . Oltre ai vari santi teologi con Bellarmino ed altri. Quello che manca per una vittoria veloce è ,per ora almeno, l'appoggio di altri cardinali e vescovi e clero al buon Pastore Viganó. Preghiamo per questo e se possiamo sensibilizzarli per il bene delle anime.
RispondiEliminaOttimo intervento!
RispondiEliminaVedo dei progressi non da poco nel pensiero del vescovo!
Per quanto riguarda il "vizio di consenso", l'idea espressa è molto simile a quanto afferma la Tesi di Cassiciacum di Mons. Guerard Des Lauriers O.P. Spero vivamente che Mons. Viganò possa venirne a conoscenza e citarla direttamente. Spero anche quindi in un avvicinamento di Mons. Viganò all'Istituto Mater Boni Consilii che sostiene questa Tesi così importante! Qui alcuni articoli di approfondimento:
1) https://www.sodalitium.biz/don-ricossa-vigano-e-le-sue-valutazioni-sul-vizio-di-consenso-da-parte-di-francesco-un-intervento-da-approfondire/
2) https://www.sodalitium.biz/video-la-tesi-di-cassiciacum-ieri-e-oggi/
3) https://www.sodalitium.biz/nota-liturgica-sulluna-cum-sodalitium-n-36/
Condivido una confidenza e la affido alla purezza di intenzione di chi la leggerà, a cominciare dalla cara Mic.
RispondiEliminaAvuta sotto gli occhi il j'accuse di Mons. Viganò, dopo una prima rapida lettura, sono entrato in una chiesa e inginocchiato davanti al Tabernacolo ho chiesto di essere aiutato a capire. Non tutto, ma l'essenziale ovvero il bene per me e per la Chiesa.
Non sto vantando d'aver ricevuto una locuzione privata o altri fenomeni mistici. Sono stato lì una ventina di minuti, pregando con questa intenzione.
Dovete sapere che al 99,99% in questi ultimi anni mi sono sempre ritrovato nelle parole di Mons. Viganò eppure questa volta ho sentito il bisogno di chiedere aiuto al Cielo, rivolgendomi anche a Maria, sedes sapientiae.
Uscendo avevo un dubbio che ho riferito rincasando parlando con le persone a me più care.
Questa volta Mons. Viganò non mi convince. Nei tempi (recenti eventi vaticani vanno tenuti tutti insieme e non oscurati dalla sola vicenda Viganò), nel contesto (l'accusa rivoltagli) e nei contenuti del lungo articolato j'accuse (che tende a far di ogni erba un fascio, direi del tutto improvvidamente, eludendo la ciclopica questione della rinuncia di BXVI).
L'avessi pensato io, non sarebbe importante. Ma il dubbio mi è sorto dopo la sosta presso il tabernacolo e allora conta di più. Non vorrei che l'enfasi sulla vicenda Viganò non sia un modo per stornare l'attenzione da tornanti ben più ripidi e decisivi di questa tappa della storia... Una tappa che può vedere la Chiesa trans-guardare, cioè entrare veramente nel nuovo che riguarda Dio, oltre la faccende terrene e i vari giochetti di potere nei quali si è mercanteggiato anche e soprattutto nel tempio, amareggiando Gesù.
Non mi torna che il disastro bergogliano e la faccenda di un papato probabilmente illegittimo si saldino con una presunta inadeguatezza dei legittimissimi Papi precedenti a questo (ammesso e non concesso che lo sia davvero). Viganò non è solo tra i critici di Bergoglio a fare il gioco del nemico, screditando anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Quindi mi ripeto e concludo: qualcosa non mi torna. Mons. Viganò conosce cose a me ignote, per cui può aver scelto i tempi con una saggezza che a me manca. Ma tra i tanti argomenti portati, molti dei quali mi vedono totalmente affine, ce ne sono di dissonanti. E la preghiera davanti a Gesù presente non ha mancato di farli affiorare nel mio cuore.
Mons. Viganò non è infallibile, anche se ha fatto molta strada ed è sapiente e coraggioso. Se c'è qualche dubbio, perché non esprimerlo?
EliminaPuò aiutarci ad approfondire...
La massoneria è un problema da prima del 1789. Strano ad esempio che un ex nunzio negli USA dimentichi la matrice anticristiana del 1774.
EliminaSe disastri ha fatto il post concilio Vaticano secondo non dimentichiamo che l’enfasi sull’ infallibilità papale (un uomo, non Dio) se non sbaglio è un lascito del Vaticano Primo.
Se disastri ha fatto Lutero, non dimentichiamo lo scandalo della chiesa rinascimentale che abbisognò della controriforma non solo contro i protestanti. È così ai tempi di Avignone o quando Ario si trovò in ottima compagnia. Etc Etc.
Mons. Viganò invece vede tutto il male nel Concilio Vaticano II giungendo all’assurdo di sorvolare sul più efferato responsabile (Giovanni XXIII) nonché dello spocchioso occultamento del terzo segreto di Fatima lasciandolo fuori dalle contumelie verso i papi da Paolo VI in poi.
Insomma non sì può parlare del pontificato dubbio e probabilmente illegittimo di Bergoglio mettendo nello stesso calderone Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che molto hanno fatto per correggere la rotta.
Qui il dubbio di fa forte, perchè accusando la massoneria si tace delle forze con nome e cognome che hanno attentato alla vita dei pontefici suddetti e hanno condotto sapienti campagne di manipolazione dell’opinione pubblica. Intelligenti pausa e nomi non ne faccio, ma mi insospettisce che abbia evitato di farli anche Mons. Viganò evidentemente molto cauto nel pestare certi piedi, mentre non esita a tirar fango altrove… e allora il gioco è i giocatori mi sembrano meno trasparenti.
Tutto qui.
Il nuovo non consisterà in una trovata dell’uomo, ma nella nuova creazione in Cristo: cieli e terra nuovi, perché eterni, sollevati dal tempo, anche dai sessant’anni post conciliari. Affidarci sl Signore vale più del lodare questo o maledire quello… in questo o s. Viganò delude, perché pare tirare la volata a qualche soluzione umana, solo umana… nel tempo che di nuovo non ha nulla, limitandosi a preferire un partito all’altro anche nella gestione del mistero ecclesiale…
Quindi lei dice Bergoglio no ma concilio sì... ? Ma Bergoglio non è caduto dal pero se non perchè maturo, la classica ciliegina sulla torta, che uno spirito obiettivo, senza neppure illuminazioni particolari, puó e deve vedere e giudicare per ció che è stato, lo spirito di Assisi coi Budda sugli altari ( e i polli sgozzati) viene da GPII, santo quanto si vuole ma errante in queste ed altre cose similari, con il card. Ratzinger. GXXIII fu esaltato dai massoni e indisse un concilio invitando ...., concilio usato poi per distruggere Chiesa e Papato... e su Paolo VI ed il suo inno all'antropolatria a fine concilio e all'onu ( l'uomo che si fa dio) la Chiesa valuterà comunque prima o poi e deciderà come per il concilio. Succederà , piaccia o no. Preghiamo dunque prima piuttosto che poi. Che Pio XII sia stato avvelenato o no si saprà certamente prima o poi. Che il disastro sia iniziato alla sua morte ( dopo di me il diluvio) è certo, il 1958 è stato uno spartiacque, che lo si voglia bypassare ( come per la bolla Cum ex...) è indice di pericolo per qualcuno che non ha interesse a far uscire tutta la verità, ma piaccia o no la verità vincerà infine. La Salette lo disse: Dio castigherà come mai prima, al più tardi nella seconda metà delXX secolo. Lo ha ammesso pure mons. Viganó , ci siamo lasciati pressochè tutti incantare dal pifferaio magico... anche alcuni papi possiamo dire dagli esempi sopra esposti. La verità verrà fuori perchè la Chiesa è di Colui che dice : IO SONO la verità.
EliminaMons. Viganò sa che la verità è una sola, è diafana e dura come il diamante. E in questo scritto ne dà ammirevole prova. La menzogna, invece, è morbida come il velluto e la porpora vi si crogiola.
RispondiEliminaFin quando non capiremo che il punto di partenza di tutto ciò che vediamo di sbagliato, sta nel Vat.II, fin quando avremo timori reverenziali che ci impediranno di fare la giusta analisi, temo il nostro impegno sarà a dir poco monco. Comunque, circa GP2 buonanima, sottopongo alla gentile attenzione di chi volesse durar la fatica di leggerci, la seguente "LETTERA APERTA" che fu scritta nel 2000. DIO ci benedica e ci dia luce e forza. https://www.facebook.com/notes/raffaele-minimi/circa-i-mea-culpa-del-2000/724388020955788
RispondiElimina
RispondiEliminaCirca i "Mea culpa" del 2000
[SI APRE Con:
----- Original Message -----
LETTERA APERTA AL PAPA
A proposito dei "mea culpa"
SANTITA',
Nel libro dei Numeri, si parla dell'asino dello stregone Balaam. Tale
asino fu scelto da DIO per fare profezie. Premesso che chi scrive non è meno
asino di quello di cui sopra, provo, con l'aiuto di Dio, a svolgere la
funzione di "pallina di sterco" di quell'asino "profeta". Le richieste di
scuse e
perdono sono una
costante degli ultimi anni del suo pontificato.
Già nel 1996, il vaticanista Accattoli scrisse un celebre
libro "Tutti i mea culpa di Woityla". Il culmine è stato raggiunto nel
corso della cerimonia di domenica 12 marzo c. a.(2000 ovviamente) e poi
riaffermato durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa.
Santità, se c'è qualche cosa che mi ha colpito, in tutti questi
pentimenti, è stato il plauso di Gad Larner. Perdonatemi, ma se sono
piaciuti ad un ex direttore non
pentito di "Lotta Continua", [...]
SI CHUDONO CONS.V.
Per la media dei cristiani, la Chiesa è una "suocera" antipatica e
retrograda. Che colpa ne
ho se per me è MIA MADRE?! Santità, il suo primo dovere d'ufficio è
confermare nella
Fede. E' proprio certo di starlo facendo?
Devotamente e cordialmente, prostrato ai vostri piedi, mentre invoco la
vostra santa paterna benedizione, nel contempo oso chiedere l'onore di
poter emulare
con la S.V. quanto faceva San Filippo Neri con San Pio V, baciandovi la Croce che orna la
Santa
Pantofola.
>
> "Discipulus"
> (R. M.)
Forse un'argomento forte del modernismo fu la Bibbia che non era frequentata dai cattolici tanto quanto dai protestanti. Può avere qualche ragione questo argomento, ma le soluzioni proposte dal nord Europa non erano quelle giuste. Per gran parte si portarono nella lettura della Bibbia buona parte delle regole della critica letteraria otto/novecentesca che derivavanno dalla sociologia e dal marxismo, cioè da quella intellettualità astratta che finisce col girare intorno a se stessa. Quando l'analisi diventa ossessiva, maniacale meglio farsi una sana passeggiata. È bene leggere la Bibbia, se possibile lungo tutta la vita, senza pretendere di capire tutto e subito, con umiltà. Il Cattolicesimo certamente voleva tenere il suo gregge riparato, custodito, ben nutrito , ma questa cura fu male interpretata da intere generazioni.
RispondiEliminam.a.
In momenti emozionanti e coinvolgenti come quello attuale di una scomunica, giocoforza è l’aspetto emotivo a prendere il sopravvento.
RispondiEliminaL'azione di mons. Viganò è sempre stato caratterizzata dall’impatto mediatico: più che l’azione di un pastore in cura d'anime, egli ha milioni di followers in tutto il mondo con cui si relaziona in definitiva a livello emozionale, cosa che in questo particolare frangente rischia di toccare il suo apice.
Così egli scrive, scrive sulla tastiera, e fa i relativi video, in cui di volta in volta lascia emergere qualche nuance in più, cosicché la sua posizione ogni volta risulta sempre un po' meno criptica. Finché ora, dietro la spinta coercitiva della pressione vaticana, ha finalmente rivelato quasi tutti i dettagli della sua evoluzione.
Dunque parole, lenzuolate di parole! Ma sono esse sufficienti ad un fedele cattolico per potersi definire una pecorella a lui legata in modo convinto e consapevole? È Egli veramente un pastore testimone degno di fede, tale da poter essere seguito come “pastore di riferimento”?
Oltre alle parole quali sono i fatti?
Ha lottato contro il degrado morale nella gerarchia pretendendo le dimissioni del Papa.
Poi ha denunciato l’inganno conciliare formandosi sui testi di mons. Lefebvre.
Però senza coglierne la conseguente essenza pratica. Infatti mons. Lefebvre ha sempre allontanato tutti coloro che manifestavano posizioni simili a quelle di mons. Viganò, compresi coloro che ammiccavano alla tesi di Cassiciacum, che si basa appunto sul “suo” vitium consensus (come ben gli spiega don Ricossa dell’Istituto Mater Boni Consilii). Tesi che però mons. Viganò dedica soltanto a Papa Francesco, senza una conseguente manifesta ed inequivocabile applicazione del medesimo principio anche nei confronti degli altri Papi conciliari; cosa che lo porterebbe appunto verso i lidi del sedeprivazionismo (variante del sedevacantismo), movimento che tanto avrebbe bisogno del contributo di un alto prelato. Pertanto invece Mons. Viganò bazzica presso la Resistenza di mons. Williamson, che sedeprivazionista non è, ed appoggia La Resistenza anche in terra polacca. Ma non è tutto: infatti si è fatto riconsacrare nell'episcopato sub conditione proprio dal medesimo mons. Williamson, dimostrando così di non essere neppure sicuro di essere veramente vescovo; e considerando questa riconsacrazione come un fatto privato di cui ritiene di non dover rendere ragione ad alcuno, mentre è ovvio per tutto il mondo cattolico che la consacrazione di un vescovo è un fatto ecclesiale e perciò comunitario, non intimisticamente privato. Dunque Egli neppure si degna di confermare pubblicamente il fatto della sua riconsacrazione, ma nel contempo si guarda bene dallo smentirlo.
Insomma è questa una cosa è vera si o no? il tuo parlare sia sì sì no no. Se non lo smentisce, è perché sa benissimo che qualcuno (oltre a Dio) ne è testimone, con le ovvie conseguenze del caso.
Poi si viene a sapere che ha ordinato preti in segreto. Ma che roba è questa? Un giorno potrebbe capitarci di avere a che fare con un soggetto che afferma di essere prete in quanto consacrato da mons. Viganò. Bisognerà credergli?
Poi dice di voler costituire un monastero di suore dedite alla Tradizione e raccoglie fondi allo scopo, mentre poi si viene a sapere che le medesime suore sono seguaci del movimento neocatecumenale, e non ne vogliono assolutamente sapere di cambiare orientamento di 180°.
Insomma: i fedeli hanno bisogno di testimoni coerenti e lucidi, vere guide, non di monsignori alla ricerca che ti tirano a rimorchio dei loro tentativi di progressi spirituali. Meditate, riflettete bene...
Pur trovando lo scritto di mons. Viganò ampiamente condivisibile, non posso negare che questo commento pone in evidenza alcuni reali punti interrogativi, ai quali si può aggiungere la posizione non chiarissima a riguardo dei papi da Giovanni XXIII a Benedetto XVI. Non è un caso che nel seguente schema delle varie posizioni ecclesiali sia stato aggiunto un punto interrogativo alla sua presunta posizione. Cf. https://padreelmocorazza.blogspot.com/2024/02/posizioni-ecclesiali.html?m=1
Elimina
EliminaTutti sanno che nessun uomo è perfetto. È facile che un intellettuale abbia qualche lacuna nel sentimento, qualche incertezza, qualche debolezza. Qualche zona nel suo paesaggio sentimentale che deve essere bonificata, rafforzata. Come ho già scritto è da eroi esporsi alle moltitudini. Quanti cardinali, quanti vescovi oggi hanno fatto altrettanto? Nessuno. Sono dell'avviso che non è il momento di andar tanto per il sottile. Se lui capisce, ha capito che il suo compito è questo, non ostacoliamolo con una massa di critiche. Forse lui stesso ha degli scrupoli. Non so. È ovvio che certi passi, in piena vecchiaia, non si fanno alla leggera. Va sostenuto, ringraziato e accettato con i suoi limiti umani. Dio lo benedica, Maria Santissima lo guidi, San Giuseppe lo protegga.
m.a.
Qui sine peccato est vestrum, primus in illam lapidem mittat.
Elimina(Vangelo)
Anche i duri e i puri conobbero le loro sventure e, data la fragilità della natura umana, forse ne conosceranno delle altre. Sono noti i pasticci compiuti da Mons. Pierre Martin Ngô Dihn Thuc riguardo alle consacrazioni, alcune delle quali furono tenute segrete (se non mi sbaglio pure quella di Mons. M. L. Guerard des Lauriers) - e fu un errore -, anche se più tardi furono prodotti dei documenti fotografici che risolsero ogni dubbio al riguardo. Mons. Franco Munari, ottimo sacerdote che conobbi personalmente, abandonó sacerdozio ed episcopato. Non sempre certi ottimi Sacerdoti che ben conosco ebbero la posizione attuale (almeno fino al dicembre 1985). Voglio dire questo: occorre più umiltà, altrimenti le persone, invece di avvicinarsi, si allontanano. La carità della verità deve essere offerta con più garbo. S. Francesco di Sales scrive che si attira col miele e non con l'aceto (cito a memoria, spero di non sbagliarmi!). Io stesso sono giunto a sostenere certe posizioni dopo aver letto uno studio dell'abbé Bernard Lucien edito da Forts dans la Foi. Preghiamo lo Spirito Santo per Mons. Viganò!
Tornando a Buonaiuti direi che è stato un uomo del suo tempo, che è, purtroppo, sempre una condanna. Se pensiamo quante Creature si sono perdute per seguire le seduzioni spirituali, intellettuali, materiali del loro tempo, vien da piangere. Andiamo ora da Zuppi, che vive in un tempo in cui tutto è spettacolo, se avesse capito realmente il dramma di Buonaiuti, sarebbe andato da solo in una Cappella ed avrebbe celebrato una Messa in suffragio per il povero Buonaiuti travolto dalla seduzione politico/culturale del suo tempo.
RispondiEliminam.a.
Scusate ma Viganò non mostra alcun atto o dichiarazione eretica di Bergoglio compiuto prima di essere stato eletto Papa, anzi fa un ragionamento ex post: da Papa Bergoglio ha compiuto atti e rilasciato dichiarazioni talmente eretiche che non poteva non esserlo anche prima di accettare l'elezione, dissimulando fedeltà al mandato di Cristo a Pietro. Viganò dimostra così di non avere prove dell'invalidità dell'elezione in base ai criteri della bolla di Paolo IV. Inoltre non capisco come il caso dell'antipapa Clemente che cita contro le tesi di Schneider possa essere attinente al caso in esame. Marco.
RispondiEliminaA questo punto credo che Monsignore dovrebbe mettere rapidamente e sinteticamente sul piatto della bilancia quelli che ritiene essere stati i suoi errori , le sue mancanze.e debolezze di sempre. Compiuto questo atto di umiltà, davanti a Dio e davanti agli uomini, inizi contestualmente a tracciare le linee guida per affrontare tutti insieme il ritorno al Cattolicesimo. E seguendo la Liturgia, la Dottrina, le vite dei Santi non faccia mai mancare ai Cattolici ed ai futuri Cattolici una parola di sostegno settimanale. Grazie per quanto ha fin qui compiuto per la Chiesa Cattolica.
RispondiEliminam.a.
Riguardo alle lenzuolate di Viganò ed ai suoi tempi lunghi di risveglio, cerchiamo di metterci nei suoi panni, forse a noi laici viene più facile pensare al Sacramento del Matrimonio. Uno dei due ha tradito e continua a tradire pur giurando e spergiurando che è interiormente fedele. L'altro cerca di concentrarsi solo sulla fedeltà interiore del marito e/o della moglie e abbozza, cercando tutte le cause della debolezza del traditore, per farsi una ragione che non c'è. Quando le cose sequenze dei i tradimenti cominciano a riversarsi sui figli, sulla economia domestica...allora capisce chiaramente che il traditore e/o traditrice ha minato la vita intera di quella che era la loro comunità di vita e il traditore e/o traditrice era anche spergiuro/a, mentitore/trice, erotomane, irresponsabile, malato/a. Quindi iniziano le separazioni nette. Per un consacrato oggi, trovarsi davanti al tradimento della gerarchia che fornica con il mondo, è peggio di qualsiasi altro tradimento, direi che è tradimento pessimo. La gerarchia traditrice è incarnazione di Giuda. Per aprire gli occhi su questa realtà è certamente più facile per un laico, per un consacrato può richiedere anni ed anni.
RispondiEliminam.a.
Mi sembra che Mons. Viganò sia di quegli uomini mandati dalla Provvidenza per dire la verità contundente, scomoda, cruda, brutale.
RispondiEliminaCon il coraggio di chi dice pubblicamente "il Re è nudo"
Tutti lo sanno e nessuno ha il coraggio di dirlo.
Il Signore si serve anche di persone che non sono "stinchi di santo", figuriamoci se non si serve di un Vescovo che comunque non è attaccabile per porcate di questo mondo, che sarebbero già uscite fuori.
È comunque un fatto che, dopo Mons. Lefebvre, solo lui ha avuto il coraggio di condannare pubblicamente e in modo articolato la situazione anteriore e gli errori inseriti negli atti del CVII, origine dei frutti che oggi vediamo nel loro orrore.
Questo è un fatto incontestabile, e gli rende onore, perché da uomo di Chiesa pagherà conseguenze molto dolorose, cioè una condanna per scisma.
Ha sacrificato ciò che un consacrato ha di più caro per dire e difendere la verità.
È scismatico lui, o sono scismatici quelli che lo condannano?
Solo Dio lo sa e solo il clero potrà stabilirlo in futuro, a noi fedeli non compete.
Possiamo però vedere i fatti, discernere, parlarne, manifestare il nostro disagio, decidere quale via spirituale seguire, riconoscere la cruda verità e pregare sia per lui, Mons. Viganò, indubbiamente eroico, che per chi lo condanna, perché si ravveda e torni cattolico, in pensieri e opere.
Un cristiano deve pregare per il Papa senza staccarsi dalla Chiesa, questo è pacifico.
Anche se indegno, anche se eretico, anche se apostata, anche se scismatico e mondano: altrimenti pecchiamo noi contro la carità e contro la Chiesa.
Viganò può accusare pubblicamente il Papa e i suoi fedelissimi del clero,, pagando il prezzo.
Noi fedeli no, possiamo solo pregare, offrire e vivere il Vangelo con le opere, attenti a non commettere nuovi peccati a causa di questi "schieramenti" in campo.
Pur sapendo bene da che parte stare, pur potendo manifestare il nostro disagio, pur potendo accusare gli errori e le deviazioni.
Parte che, essendo quella bimillenaria, può essere solo quella giusta, anche se pure noi paghiamo e pagheremo un prezzo.
Ed è la parte di Viganò, non c'è dubbio.
Aloisius
Fui fatto fuori dal seminario perché non abbastanza modernista.
RispondiEliminaAlcuni miei commilitoni, successivamente divenuti preti, erano comunque un po' irritati nel vedere certe porcate (dottrinali e liturgiche), e mi auguro che leggano con attenzione questa pagina di mons.Viganò e riflettano per bene su quello che subimmo in seminario, e quel che hanno dovuto subire nella vita sacerdotale, e traggano le logiche conclusioni.
Mi spiace per la tua esperienza che penso dolorosa. Ho un carissimo amico che l'ha fatta anche lui. Ma diciamo che il Signore vi ha chiamati altrove... e che vi accompagni sempre!
EliminaMi fai ricordare che anni fa ben 30 seminaristi (non dico di quale città del nord) mi hanno ordinato 30 copie di un opuscolo che avevo scritto sulla Liturgia. Le ho dovute spedire a casa della mamma di uno di loro, perché le hanno dovute tenere e leggere clandestinamente...
Speriamo sempre che gli occupanti delle sedi episcopali abiurino finalmente gli errori modernisti veicolati dal CVII e dalle riforme conseguenti. Allora la loro azione sarà giovevole alla Chiesa cattolica.
RispondiEliminaSe è vero, come è vero, che tre indizi fanno una prova:
RispondiElimina1) Buonasera( invece di 'Sia lodato Gesù Cristo' ).
2) Francesco ( San Francesco mai fu sacerdote e lui mai sarà papa anche se forse spera di poter diventare un Francesco politicamente corretto. ).
3) residenza nell'albergo Santa Marta( invece del Palazzo Apostolico, appartamento dei Papi ).
Questi 3 primissimi indizi, che sono conosciuti anche da chi nulla sa della Fede Cattolica, sono la prima prova che JMB è altro da quello che pretende di apparire. Sono tre indizi popolari, terra terra, comprensibili a tutti. Tuttavia con queste prime sue decisioni, volente o nolente, ha detto chi in verità non era o non voleva essere o non poteva essere.
m.a.
Anche le pasticciate dimissioni discontinue continue di BXVI sono state da lui eseguite per soddisfare chi gliele aveva imposte e non veramente eseguite restando in bianco vestito entro lo spazio che avrebbe dovuto lasciar vuoto. Evidentemente all'interno c'erano e ci sono persone 'convincenti'.
RispondiEliminam.a.
Cara m.a., penso che la Curia Vaticana, con i suoi "porporati", sia uno dei peggiori posti al mondo in cui vivere oggi; non per niente la Madonna a La Salette ci avvertì dicendo "Roma perderà la fede e diventerà la sede dell' Anticristo" : da lì Satana ha lanciato la sua ultima battaglia contro Cristo e l' intera umanità ("The last devil's battle", by Rev. Paul Kramer). Il '68, la contestazione generale del '70-'71, il divorzio, l' aborto, ecc. sono tutti figli del CV II, dei prelati ribelli e rivoluzionari puniti dai papi preconciliari e poi saliti sul ponte di comando grazie a Roncalli, Montini e al loro sciagurato "concilio". Non possiamo che ribadire il nostro Anatema! a tutto questo piano diabolico ed ai loro promotori, esecutori, complici.... (San Paolo dixit).
EliminaiL FATTO CHE DA SUBITO è stato incoraggiato l'uso di chiamarlo senza usare l'ordinale. Paradossalmente solo nel mondo della Tradizione è facile trovare, tra coloro che lo riconoscono, chi lo chiama "Franceso I".
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