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sabato 6 luglio 2024

Quando il liturgista era re

Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement un articolo che mette splendidamente insieme diversi elementi significativi!

Quando il liturgista era re
Robert Keim

Recentemente si è svolto un dibattito presidenziale in uno stato nazione che alcuni considerano la prima democrazia del mondo moderno. Anche se non ho assistito al dibattito, ho letto abbastanza per capire che questo è il momento opportuno per riflettere sui vantaggi della monarchia ereditaria.

Il Medioevo ha prodotto molti re e regine eccelsi, e anche molti che lo erano di meno (o che erano mediocri, o pessimi…). Dante, per esempio, si era stancato dei monarchi: “regi, che son molti, e ’ buon son rari" (Paradiso 13). A una persona come lui, che ha avuto un contatto molto stretto con la politica italiana, si può perdonare l’esser diventato un po’ cinico. Allo stesso modo, chiunque abbia vissuto in stretto contatto con le moderne democrazie elettorali può essere scusato se ricorda, magari con affetto smodato, i giorni in cui un re regnava a vita e lasciava il regno al suo erede.

Le sale della cristianità sono adornate con re eroici, re sacri e persino re fatti santi. Le loro vite esemplari, che hanno nobilitato la stessa monarchia, sono un retaggio prezioso e meritano la nostra più grande ammirazione. Eppure, il sovrano che più stimola la mia immaginazione — quello che sembra l’incarnazione stessa della monarchia umana, in tutti i suoi misteri e contraddizioni — è nato molto prima del Medioevo, e anche prima di Cristo. Il suo nome era David.

Fu pastore e guerriero, adultero e assassino, penitente e poeta, profeta e re. È l’archetipo del musicista religioso: arpista (1 Samuele 16, 16), cantante (2 Samuele 22, 1) e compositore (2 Samuele 23, 1). Diede prosperità a Israele, morte a Golia, gloria a Dio e un esempio di leadership fedele, pia e coraggiosa ai prìncipi di tutte le epoche. In nessun’altra grande opera letteraria si trova un monarca del genere. Il fascino e il potere della storia della sua vita sono meravigliosamente espressi nel Salmo 77, un capolavoro che altrove ho descritto come “un vertiginoso viaggio in versi attraverso la storia epica di Israele e il suo tempestoso rapporto con Dio”:
[Il Signore] scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Vivere ai tempi di Davide significava vivere nel regno di un liturgista. Non intendo dire che David fosse uno studioso di liturgia (anche se doveva esserlo): questa non è che un’accezione della parola “liturgista”. Ne sono attestate altre due: “colui che sostiene l’uso della liturgia” e “colui che celebra il culto divino”. David era realmente un celebrante:
Allora Davide andò e trasportò l’arca di Dio dalla casa di Obed-Edom nella città di Davide, con gioia. [...] Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Ora Davide era cinto di un efod di lino. [...] Mentre l’arca del Signore entrava nella città di David, Mikal, figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo. (2 Samuele 6, 12-16)
“Saltava e danzava”: non si tratta certo della liturgia solenne e celeste del cristianesimo tradizionale. La Nuova Alleanza non è tutt’uno con l’Antica; è il compimento dell’Antica, così come la sublime poesia della Messa cattolica è il compimento della gioiosa danza di Davide in processione con l’Arca, che nell’audace metonimia dell’autore sacro è semplicemente “il Signore”. Non è necessaria alcuna metonimia quando si parla del sacerdote cattolico, poiché egli è rivolto verso il tabernacolo, e quindi la sua danza angelica — una danza dell’anima piuttosto che del corpo — è vista dal Signore stesso. E io, laico, posso solo immaginare come debba sussultare di meraviglia e di santo timore il cuore del sacerdote quando si avvicina e sussurra all’Amato — e, in senso mistico, a se stesso, poiché parla in prima persona e agisce in persona Christi —: “questo è il mio corpo”. Il pane, ormai Dio, viene elevato a Vita divina, e il sacerdote, ora vittima, viene innalzato sulla croce, per completare, come dice San Paolo, il sacrificio del suo Signore.

È facile lasciar passare inosservato, credo, questo misterioso rispecchiamento dell’oblazione eucaristica: il Cristo sacramentale e il suo servitore sacerdotale, che si guardano l’un l’altro in quell’abbraccio liturgico di reciproco sacrificio di sé. Si dice che Padre Pio soffriva moltissimo mentre offriva la Messa. Re Davide era tutto contento quel giorno quando fece processione in omaggio all’Arca, ma la sua vocazione reale lo condusse anche attraverso la Via Crucis. Gli scrittori ebrei postbiblici erano riluttanti ad accettare il fatto che Davide fosse un peccatore; avevano bisogno di un eroe quasi mitico, di un re soprannaturalmente innocente che avrebbe prefigurato più perfettamente il Messia. Non si rendevano conto del fatto che i suoi peccati erano una prefigurazione, poiché Davide soffriva agonie per causa loro, proprio come il suo divino Discendente soffriva agonie per peccati che, sebbene non Suoi perché li avesse commessi Lui, erano stati resi Suoi per amore della Redenzione.

La Scrittura dice che Davide “era cinto di un efod di lino”. È la veste di un sacerdote. Sebbene non appartenesse alla classe sacerdotale, Davide fu unto da Dio e il suo regno era sacro:
Introdussero dunque l’arca del Signore e la collocarono al suo posto, in mezzo alla tenda che Davide aveva piantata per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel Nome del Signore degli eserciti. (2 Samuele 6, 17-18)
Oh, quanto è noioso e desolato il volto logoro della moderna politica secolare quando dobbiamo paragonarlo al re guerriero d’Israele, che danza davanti all’Arca del Signore “con tutte le sue forze”! Con gli occhi accesi di fuoco interiore, scambia le sue vesti regali con abiti sacerdotali, offre un sacrificio gradito al Signore, benedice il suo popolo nel santo Nome di Dio e manda ogni uomo e donna a casa con “una focaccia di pane [...], una porzione di carne e una schiacciata di uva passa” (2 Samuele 6, 19).
Fu davvero una bella liturgia, con un bel dono da parte del re, e fu anche una vivida prefigurazione delle liturgie future, quando sarebbe stato offerto un sacrificio puro e perfetto e il popolo avrebbe ricevuto la carne del Dio incarnato.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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3 commenti:

  1. La nostra Regina. Regina del Cielo e della terra. Madre Abadessa .06 luglio, 2024 09:47

    https://assets-global.website-files.com/65badd40268838c6ef04735e/65e651434f827918291965d5_Biglietto%20di%20preghiera%20della%20Novena%20di%20Nostra%20Signora%20di%20Guadalupe%202024%20ITALIAN%20(1).pdf

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  2. Quelli che dicono di difendere la Chiesa sono gli stessi che ne demoliscono le fondamenta attaccandone le tradizioni, partendo dalla Santa Messa di sempre (Alias Vetus Ordo) fino ad arrivare a stravolgere il Vangelo reinterpretandolo, negando l'esistenza del Diavolo, del peccato, giustificando la persecuzione ai veri sacerdoti che non si piegano alle eresie, abbracciando un sincrecumenismo precursore dell'unica religione globalmassonica.
    Le vicende di questi tempi ci indicano quanto San Giovanni Bosco profetizzò attraverso il famoso "sogno delle due colonne" ovvero gli attacchi alla Santa Chiesa da fuori e da dentro attraverso tutti i mezzi possibili dalla invettive ai libri, passando all'utilizzo di armi fisiche e ideologiche, il tutto volto a rimuovere quel Katechon spirituale che ci accompagna ancor oggi ovvero la Santa Eucarestia, una lancia nello stomaco dei servi del male.
    Tempo di preghiera, tempo di discernimento, tempo di silenzio, tempo di offerta di sé.

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  3. Domani, 7 luglio, anniversario del Summorum Pontificum.
    All'epoca noi s'andava alla Messa tridentina anche prima che Benedetto XVI mettesse nero su bianco che non era mai stata abolita (contrariamente alla vulgata progressista-modernista) e precisasse che ciò che per le generazioni anteriori era sacro e grande non poteva essere abolito o addirittura considerato dannoso.
    Voglio sperare che la pavidità di quelli che attualmente la celebrano non renda efficace le restrizioni in arrivo.

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