del Cardinale Schuster
La sacra liturgia, nel suo più ampio significato, ha per oggetto e, civiltà religiosa e sovrannaturale del Cristianesimo nelle sue varie manifestazioni sacramentarie, eucologiche, rituali, letterarie ed artistiche, abbracciando cosi, come in una vasta sintesi, quanto di più sublime è stato ideato al mondo, per afferrare ed esprimere l’indescrittibile e il divino. Né è tutto. Come figli della Chiesa Cattolica ed eredi della rivelazione dogmatica fatta agli antichi Patriarchi ed ai Profeti d’Israel, la nostra civiltà religiosa, non solo preesiste nei suoi elementi fondamentali alla stessa venuta del Figliuolo di Dio al mondo, ma è di molti secoli anteriore alle più antiche civiltà che ricordi la storia, imponendosi per ciò stesso al rispetto ed alla venerazione dei dotti. Anzi, non si potrebbe neppur parlare d’una origine puramente naturale ed umana, sia perché l’elemento dogmatico del Cristianesimo proviene da diretta e positiva rivelazione divina, sia ancora perché la vita e l’attività stessa della Chiesa derivano dallo Spirito di Gesù, che vive ed opera in lei.
Trattasi adunque d’un poema sacro, al quale veramente hanno posto mano e cielo e terra, e in cui l’umanità redenta nel Sangue dell’Agnello senza macchia, sulle ali dello spirito, si libra a volo altissimo, spingendosi sin presso al trono di Dio. Esso è qualche cosa più d’una semplice elevazione; giacché la sacra liturgia non solo rappresenta ed esprime l’ineffabile ed il divino, ma per mezzo dei Sacramenti e delle sue formole eucologiche lo produce, a dir così, e lo compie nelle anime dei fedeli, ai quali comunica la grazia della Redenzione. Si può anzi dire che la stessa fonte della santità della Chiesa è tutta compresa nella sua liturgia, cosicché senza i divini Sacramenti, la, passione del Salvatore, nella presente economia istituita da Dio, non avrebbe su di noi alcuna efficacia, per mancanza di istrumenti atti a trasmettercene i tesori.
L’ambito della liturgia non la cede in vastità a nessuna altra scienza, giacché abbraccia le prime origini dell’umanità, le sue relazioni essenziali col Creatore, la Redenzione, i Sacramenti, la Grazia, l’escatologia cristiana, quanto insomma v’ha di più sublime, di più esteticamente perfetto, di più necessario ed importante al mondo.
(Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol. I. Carmi di Sion lungo le acque della Redenzione (Nozioni generali di Sacra Liturgia) (Terza edizione – 2a tiratura), Marietti, Torino-Roma, 1932, pp. 1-2) - Fonte
TESTAMENTO
RispondiEliminaL'abbandono della Cristianità, rappresentato liturgicamente nelle recenti Cerimonie che inaugurano gli eventi globali, è la fine dell'Occidente. Anche di quello globalista radicalmente anticristiano, perché senza Cristo perde ogni significato e potere anche l'Anticristo.
Il Cristianesimo continuerà fino alla fine dei tempi, ma la Cristianità è morta, uccisa dall'eresia protestante che ha generato gli USA, ovvero il regno dell'Inferno in Terra. Perfino il Clero cattolico è ormai diventato protestante in larga parte, il cattolicesimo resiste e sussiste solo laddove si vive nella Tradizione, sia pratica che liturgica. Sparute minoranze animate dalle tre virtù teologali e dalle quattro virtù cardinali.
La Bibbia perderà importanza ed è un bene, perché andrebbe letta solo sotto la supervisione di chi è formato bene nella Tradizione e non da ogni scalzacane protestante che vuol fare da solo. Questo toglierà anche agli ebrei ogni importanza: la secolarizzazione dei cattolici - che tanto hanno perseguito - sarà la fonte della loro condanna definitiva, poiché a cinesi, indiani, musulmani e animisti nulla frega degli apolidi che si autoproclamano per iscritto "popolo eletto".
Lo dimostrava Nietzsche, con tutta la sua furibonda grandezza, distruttiva di ogni menzogna: se uccidiamo Dio, non c'è spazio per i "Ciandala", e le conseguenze si sono già viste e si rivedranno in forma peggiore.
Per quanto riguarda me e i pochi giorni che mi rimangono da vivere (30 giorni o 30 anni poco cambia in relazione a questi discorsi), continuerò a combattere nel nome di Cristo, ad amare gli ebrei miei nemici "perché non sanno quello che fanno", ma anche a disprezzare e avversare i nichilisti progressisti della Sinistra atea, globalista e anticristica, che oggi ha nella Schlein in Italia, in Kamala Harris negli USA, e in Alexander Soros figlio di George, nel World Economic Forum e nei grandi Fondi Sovrani globali, il volto visibile del Male che vuole distruggere il Corpo di Cristo vivente nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Cit. Davide Lovat
Sottoscrivo interamente.
EliminaProvvidenza Divina del Cuore di Gesù, provvedici.
Incredibile come gli ebrei non abbiano avuto un minimo di riconoscenza nei cattolici ma anzi si sono prodigati al massimo per distruggere la cristianità europea lasciandoci in un futuro incerto
EliminaLE NOVE MANIERE DI PREGARE DI SAN DOMENICO
RispondiEliminaSan Domenico non ha lasciato scritti sulla preghiera, ma la tradizione domenicana ha raccolto e tramandato la sua esperienza viva in un'opera dal titolo: Le nove maniere di pregare di San Domenico. Questo libro è stato composto tra il 1260 e il 1288 da un Frate domenicano; esso ci aiuta a capire qualcosa della vita interiore del Santo e aiuta anche noi, con tutte le differenze, a imparare qualcosa su come pregare.
Sono quindi nove le maniere di pregare secondo san Domenico e ciascuna di queste che realizzava sempre davanti a Gesù Crocifisso, esprime un atteggiamento corporale e uno spirituale che, intimamente compenetrati, favoriscono il raccoglimento e il fervore. I primi sette modi seguono una linea ascendente, come passi di un cammino, verso la comunione con Dio, con la Trinità: san Domenico prega in piedi inchinato per esprimere l’umiltà, steso a terra per chiedere perdono dei propri peccati, in ginocchio facendo penitenza per partecipare alle sofferenze del Signore, con le braccia aperte fissando il Crocifisso per contemplare il Sommo Amore, con lo sguardo verso il cielo sentendosi attirato nel mondo di Dio. Quindi sono tre forme: in piedi, in ginocchio, steso a terra; ma sempre con lo sguardo rivolto verso il Signore Crocifisso. Gli ultimi due modi, invece, corrispondono a due pratiche di pietà abitualmente vissute dal Santo. Innanzitutto la meditazione personale, dove la preghiera acquista una dimensione ancora più intima, fervorosa e rasserenante. Al termine della recita della Liturgia delle Ore, e dopo la celebrazione della Messa, san Domenico prolungava il colloquio con Dio, senza porsi limiti di tempo. Seduto tranquillamente, si raccoglieva in se stesso in atteggiamento di ascolto, leggendo un libro o fissando il Crocifisso. Poi la preghiera durante i viaggi tra un convento e l'altro; recitava le Lodi, l'Ora Media, il Vespro con i compagni, e, attraversando le valli o le colline, contemplava la bellezza della creazione. Allora dal suo cuore sgorgava un canto di lode e di ringraziamento a Dio per tanti doni, soprattutto per la più grande meraviglia: la redenzione operata da Cristo.