Torniamo a trovare consolazione e ispirazione nella nostra traduzione da Via Mediaevalis: il seguito del discorso sull'arte poetica, con particolare approfondimento sui Salmi.
“Questo libro si chiama Giardino recintato”
I Salmi erano la linfa poetica della civiltà medievale.
Il post precedente [qui] ha esplorato la natura della letteratura poetica, la filosofia della poesia di Platone e la centralità dei Salmi nella vita e nel pensiero medievali. Dobbiamo continuare questo discorso esaminando più a fondo le qualità poetiche del Salterio e la sua intima relazione con la spiritualità medievale.
Nel saggio precedente ho suggerito, seguendo Chesterton, che la poesia è il primo linguaggio dell'anima: "Tutti noi vorremmo dire poesia nel momento in cui viviamo veramente", dice Chesterton, "e se non la parliamo, è perché abbiamo un impedimento nel nostro parlare".
Il Libro della Genesi racconta la storia di due persone che non avevano tali impedimenti. Nel loro paradiso prelapsario [antecedente il peccato originale -ndT] non conoscevano nulla di peccato, malattia, paura o conflitto. I loro corpi e spiriti erano così radiosi di luce divina che agli antichi Greci sarebbero sembrati più dei che esseri umani. Se la poesia è il modo naturale di espressione dell'anima, Adamo ed Eva, ancora in possesso di una completezza così perfetta che il loro discorso si muoveva come una prima ballerina sul palcoscenico del pensiero, non avrebbero forse parlato in versi?
Non possiamo sapere come fossero soliti conversare. La Genesi non ci dice quasi nulla di ciò che la coppia felice disse prima di barattare beatitudine e immortalità per uno stuzzicante momento di disobbedienza. Ma c'è qualcosa che sappiamo, e non dimentichiamolo mai: le prime parole registrate della razza umana, pronunciate in paradiso da un essere con corpo e anima ancora uniti in sublime armonia, furono scritte nel Libro della Genesi come versi, una piccola poesia amorevole, come quella che potrebbe sorgere nel cuore di un uomo quando guarda per la prima volta una donna e la ama.
E il Signore Dio creò una donna dalla costola che aveva tolta all'uomo e la condusse all'uomo. E l'uomo disse:
“Questo, finalmente, è osso delle mie ossa
e carne della mia carne;
sarà chiamata 'donna',
perché dall'uomo è stata tratta».
È un fatto poco noto che circa un terzo dell'Antico Testamento è poesia: non solo prosa poetica, ma poesia ebraica raffinata, scritta in versi (non metrici) e caratterizzata da un vocabolario elevato, una sintassi potenziata e modalità di espressione artistiche.
Pertanto, i Salmi non sono gli unici poemi dell'Antico Testamento, ma erano, nel Medioevo, i più letti, i più fervidamente ammirati e i più fondamentali per l'esperienza religiosa. Ciò era dovuto in gran parte all'attività dei monasteri. L'influenza della vita monastica nella cultura e nella spiritualità medievali era immensa e il cibo che sosteneva la vita monastica era il Salterio. San Benedetto, il fondatore del monachesimo occidentale, si riferiva all'ufficio divino, una regola di preghiera quotidiana composta principalmente da Salmi, come "l'opera di Dio":
Noi crediamo che la presenza divina è ovunque… Ma dovremmo crederlo in modo particolare e senza alcun dubbio quando assistiamo all’Opera di Dio… Consideriamo quindi come dovremmo comportarci alla vista della Divinità e dei Suoi Angeli, e prendiamo parte alla salmodia in modo tale che la nostra mente possa essere in armonia con la nostra voce.
La poesia salmodica non è il verso fluido e in rima che vediamo in gran parte della tradizione poetica inglese. Ha una consistenza simile alla pietra arenaria scolpita e resta vicina alla terra: prati e alberi, campi e ruscelli, sentieri e trappole, tempeste e acque profonde. Le sue metafore sono audaci, le sue immagini viscerali, il suo linguaggio acuminato come una lancia e affilato come una lama. Il parallelismo continuo le conferisce una risonanza misteriosa, passioni veementi la fanno penetrare in profondità nell'anima e il tutto è intrecciato con momenti di indimenticabile tenerezza e straordinaria profondità psicologica.
Dall'inizio alla fine il Salterio circonda il lettore con la presenza di Dio, la magnificenza delle Sue azioni e la grandezza del Suo amore misericordioso, che dà all'uomo speranza in mezzo agli infiniti pericoli della vita. I monaci respiravano la poesia salmica come aria spirituale, giorno e notte, settimana dopo settimana, anno dopo anno, finché alla fine giunge l'ora dell'anima e il canto del corpo viene messo a tacere.
Ricordiamo quanto ho osservato nel post precedente sulla teoria della poesia nel dialogo Ione di Platone : il discorso poetico sembra analogo a un tornado, con il potere divino che scende dal regno degli dei come vento possente e converge con furia psicologica sul poeta, che ne è quindi “ispirato” o “posseduto” e trascina i suoi ascoltatori nella tempesta di energie emotive e immaginative della poesia.
Questa immagine ci aiuta a comprendere la poesia medievale per contrasto, perché la salmodia del Medioevo era un verso che raccoglieva forza sulla terra e si elevava verso l'alto come un torrente di lode e supplica al trono eterno di Dio. Monasteri, cattedrali, cappelle reali e chiese parrocchiali risuonavano delle sacre parole dei Salmi; studiosi e mistici li studiavano e li assaporavano; amati libri di preghiere li illuminavano; umili dimore gioivano con essi; e ovunque i cuori stanchi dei credenti ne dipendevano.
Platone scrisse che "i poeti interpretano per noi le cose degli dei per ispirazione divina" e, allo stesso modo, l'esperienza medievale della poesia salmica era radicata nella conoscenza mistica e nel potere ispiratore dell'Onnipotente. I Salmi sono ancora ammirati come poesie superbe anche dalla stima secolare, ma per i cristiani medievali, erano la massima collaborazione letteraria tra cielo e terra. Il loro valore superava di gran lunga quello di qualsiasi arte umana, perché erano una raccolta di canti narrativi, drammatici e lirici insufflati nelle menti dei poeti ebrei da Dio stesso: eterna Sapienza, Artista divino, Bellezza perfetta. Il Salterio era gratitudine nei momenti belli e forza nei momenti difficili; era conforto nel dolore ed esultanza nella gioia; ed era un'incantevole sintesi della storia della salvezza, che portava misteri e verità ed eventi epici della Bibbia a un vasto numero di persone comuni che potevano leggere le poesie o impararle a memoria.
Un mistico del XIV secolo di nome Richard Rolle tradusse il Salterio latino in inglese medioevale. Sette secoli dopo, eccomi qui a tradurre il suo prologo meditativo di questo libro in inglese moderno(1), e a condividerlo con altri che potrebbero, come me, desiderare di sperimentare i Salmi (e la poesia in generale) più come facevano i cristiani del Medioevo:
“Una grande abbondanza di conforto spirituale e di gioia in Dio giunge nei cuori di coloro che recitano o cantano devotamente i salmi nell'amore di Gesù Cristo. Essi lasciano cadere dolcezza nell'anima dell'uomo e portano una gioia segreta ai suoi pensieri e accendono la sua volontà con il fuoco dell'amore, rendendolo caldo e ardente dentro, e bello e amabile agli occhi di Cristo.... In verità questo libro splendente è un canto scelto davanti a Dio.... In esso c'è così tanta bellezza di comprensione e medicina di parole che questo libro è chiamato un giardino chiuso [torna l'hortus conclusus -ndT] e ben sigillato, un paradiso pieno di tutti i frutti.”
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1. Ecco il testo originale se volete cimentarvi con l'inglese medioevale : “Grete haboundance of gastly comfort and ioy in god comes in the hertes of thaim at says or synges deuotly the psalmes in louynge of ihū crist. thai drope swetnes in mannys saule and hellis delite in thaire thoghtis and kyndils thaire willes with the fyre of luf; makand thaim hate. and brennand withinen. & faire and lufly in cristis eghen…. Sothly this shynand boke is a chosen sange byfor god…. In thaim is so mykill fayrhed of vndirstandynge. & medicyne of wordes. that this boke is cald garthen closed, wel enseled. paradyse ful of all appils.”
Robert Keim, 27 agosto 2024* * *
Nota del Traduttore
Nota del Traduttore
L' hortus conclusus è uno spazio simbolico in cui sono racchiuse tutte le virtù di Maria, incarnate dalle varie essenze, a partire dalla qualità primaria, quella della verginità. È la rinascita del paradiso terrestre (tra l'altro in Cantico 4,13 si usa proprio il vocabolo di origine persiana pardes, "paradiso"). Anche la mirra, unguento di uso funerario, acquista un suo significato: la Madonna è talora raffigurata con un cespo di mirra in mano, come segno di partecipazione ai patimenti e alla morte di Cristo sul Golgota, l'allegorico «monte della mirra» (Cantico 4,6). A esaltare questo giardino contribuisce anche la simbolica della Sapienza che in Siracide 24,13-17 è tratteggiata come se fosse un parco lussureggiante con una quindicina di specie vegetali. Si intrecciano, cosi, le iconografie di Maria Sposa e Sapienza, Vergine e Madre feconda.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco, l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ne ho più bisogno)
IBAN - Maria Guarini
IT66Z0200805134000103529621
Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731
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Bellissimo, bellissimo e ancora bellissimo! I miei più vivi complimenti e ringraziamenti per per avermi fatto scoprire Via Medievalis! Complimenti per il vostro ottimo gusto! Daniele
RispondiEliminaNe sono molto felice!
EliminaUn po' OT, ma varrebbe la pena parlarne, oggi il Papa ha detto: "c'è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave".
RispondiEliminaPuò essere vero questo? Qual è la definizione di peccato grave? Nello specifico vedo solo il possibile caso di omicidio, ma è omicidio nel senso di peccato mortale il respingere uno o più invasori che varcano i confini di Stato? La materia è grave, ma è peccato mortale? Il vero peccato mortale lo fa chi chiude i confini o chi facilita le migrazioni o, addirittura, ci lucra? Oppure chi foraggia coloro che ci lucrano? Non sarebbe più opportuno gridare che il peccato impuro contro natura è materia grave?
Imparando col tempo a constatare che, vuoi o non vuoi, siamo tutti legati gli uni agli altri, diventa facile immaginare quale possa essere stato l'effetto di quella moltitudine, uomini e donne, chiusa nei monasteri a pregare e lavorare, sia dal punto di vista materiale e tecnico che da quello spirituale e culturale. Non solo, quella moltitudine orante tacitamente sosteneva la Fede di chi fuori consacrato non era. Forse è nostro compito oggi, che la pazzia criminale impazza ovunque, far dei libri Sapienziali un impegno di lettura esistenziale da offrire al Signore per tutte le anime perse, defunte e viventi.
RispondiEliminam.a.
Il nostro Medioevo è Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto, San Francesco, San Tommaso d'Aquino, Santa Caterina da Siena, Matilde di Canossa, Marco Polo, le nostre cattedrali ed abbazie, le repubbliche marinare e i comuni, la nascita degli ospedali, delle università e la nostra meravigliosa Cultura.
RispondiEliminaManca il titolo del post...
RispondiEliminaGrazie!
Elimina@amico delle 14:13
RispondiEliminaSicuramente il Medioevo non era un'età oscurantista e arretrata, ma c'è un aspetto della storia medievale pochissimo trattato, e non solo in Italia: è le tecnologie di quell'epoca. Sarebbe un aspetto interessante da trattare meglio, si potrebbe scoprire che di arretrato non c'era mica tanto.