Pubblichiamo il testo della Relazione di Stefano Fontana, Direttore dell’Osservatorio Van Thuân, alla VI Giornata nazionale della Dottrina sociale della Chiesa, svoltasi sabato 23 novembre 2024 a Villa San Fermo, Lonigo (Vicenza). Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
L’Europa e il suo dramma materiale e spirituale
Il nostro Osservatorio da 16 anni pubblica puntualmente un Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo. Lo scopo è teorico-pratico: fornire idee per l’azione. Quest’anno il tema è l’Europa che, secondo i dati e le riflessioni contenuti nel Rapporto, è in punto di morte. Nel titolo del Rapporto si parla di Finis Europae [qui] e si adopera la parola epitaffio. Questa parola associata all’Europa era già stata usata nel 2008 da Walter Laqueur nel suo libro “Gli ultimi giorni dell’Europa. Un epitaffio per il vecchio continente”, edito in Italia da Marsilio. Noi siamo stati più prudenti, e abbiamo messo il punto di domanda: Un epitaffio per il vecchio continente? Però, a parte la speranza evocata da quel punto di domanda, la nostra analisi è ugualmente cruda e disillusa: l’Europa non sembra dare segni di vita. Laqueur scriveva nel libro appena ricordato: “è possibile che l’Europa, o almeno parti considerevoli del continente, siano trasformati in qualcosa come parchi di divertimento a tema, una specie di Disneyland a un certo livello di sofisticazione per turisti benestanti dalla Cina o dall’India, qualcosa come Brugge, Venezia, Stratford-on-Avon o Rothenburg ob der Tauber, ma su una scala più grande”.
Altri commentatori, come ci ricorda Tommaso Scandroglio nel Rapporto, hanno parlato dell’Europa come del “Grande ospizio occidentale” visto il gelo demografico e la lotta a vita e famiglia che vi si conduce. Altri ancora hanno parlato dell’Europa come di una “grande Casa di cura”, sul tipo di quella descritta da Thomas Mann in “La montagna incantata” e, a vedere come gli Stati europei hanno gestito la faccenda Covid e come si sono dichiarati disponibili a sottomettersi all’OMS, non si può dare loro torto. A metà novembre scorso il vescovo croato Nikola Eterovic, Nunzio apostolico in Germania, ha detto che l’Europa si sta uccidendo: aborto, eutanasia, ideologia gender e guerra in Ucraina, che vede contrapposti due Paesi cristianizzati, a suo giudizio lo dimostrano. Emmanuel Todd nel suo ultimo libro La sconfitta dell’Occidente ha parlato del “suicidio assistito” dell’Europa, secondo lui ad assisterla sarebbero le “oligarchie occidentali”, espressione non tanto della democrazia liberale quando appunto della democrazia oligarchica e della post-democrazia.
Il Rapporto esamina ogni singolo aspetto della malattia dell’Europa ed è mio compito oggi fare una presentazione sintetica di questa diagnosi. Prima però vorrei toccare un aspetto di grande interesse, che verrà richiamato anche dal vescovo Crepaldi nella sua prolusione. Quando si adopera la parola Europa bisogna essere consapevoli della sua ambiguità. Ci sono due Europe, oppure, se volete, c’è un’Europa e una contro-Europa. Cosa è successo, ci si può chiedere, perché ne esistano due? Come si spiega questa lacerazione interna non provocata dal di fuori? Cosa ha fatto sì che l’Europa sia in conflitto con se stessa, al punto di vivere una specie di continua “guerra civile europea”, come giustamente aveva segnalato Ernst Nolte? Anche oggi essa vive come una guerra civile europea. La guerra in Ucraina è una guerra interna all’Europa. Lo sterminio tramite l’aborto di Stato è una guerra civile europea.
Il tema della guerra in Ucraina e della guerra civile ci fa pensare che la lacerazione tra le due Europe sia sorta dentro l’Europa stessa e che il nemico dell’Europa sia europeo. Questa valutazione ha fatto da filo conduttore al lavoro dei 16 contributi di esperti che compongono il nostro Rapporto. Ad un certo punto è nato un pensiero anti-Europeo che, nel tempo, ha fatto sì che l’Europa provasse un senso di “colpa” verso se stessa, come scrisse Gianni Baget Bozzo, e che abbia incominciato ad odiare se stessa, come lamentava Benedetto XVI. Tutto cominciò quando in Europa nacque un pensiero incapace di pensare Dio, pensiero che in seguito si dimostrò incapace di pensare la natura collocata al posto di Dio, poi si rese incapace di pensare l’uomo, posto anch’esso al posto di Dio e, infine, divenne incapace di pensare il fine e il bene morale. Il fine fu sostituito dalla legge, soprattutto da Immanuel Kant in poi, sicché lo Stato perse la caratteristica di guidare al bene comune eticamente e religiosamente inteso e assunse il ruolo di uno Stato di diritto che regola dall’alto gli egoismi dei cittadini. Se non esistono fini non esistono nemmeno doveri, se non quelli imposti dalla legge formulata dallo Stato. Se non esistono fini esistono solo diritti individuali la cui pretesa assoluta deve essere moderata dallo Stato, che detiene a quel punto un diritto sovrano, non essendo obbligato a niente di superiore. Questa è l’anti-Europa che non riconosce il diritto naturale né la legge morale naturale e per la quale il concetto di “natura” perde il proprio pieno significato. Tutti i teorici dell’anti-Europa, da Hobbes a Kelsen, parlano di natura ma non più nel senso della filosofia classica e cristiana, ossia non più come qualcosa che esprima dei fini. Ecco allora le due Europe, l’una della ragione realistica che coglie un ordine naturale e finalistico, e l’altra che considera la società un artificio, una costruzione umana innaturale. La prima vede i popoli nella loro dimensione naturale di “nazioni” e, accanto ad essi vede le altre società naturali organicamente collegate tra loro, prima di tutte la famiglia, la seconda invece considera i popoli come aggregati di individui resi tali dal potere. Secondo Hans Kelsen, per dirne uno, “il popolo non è un insieme, un conglomerato, per così dire, di individui, ma semplicemente un sistema di atti individuali, determinati dall’ordine giuridico dello Stato”. Tutti gli Stati europei hanno assunto nella modernità questa forma, sostituendo l’artificio alla natura, l’ideologia alla realtà. Oggi, tutti gli Stati europei sono così.
Può essere utile inserire qui una breve valutazione sulla grande questione dell’Europa, dell’Occidente e dell’America. In questa sede possono bastare poche parole su un tema complesso che il nostro Rapporto tocca di striscio in diversi punti, soprattutto nei contributi di Réveillard e di Battisti. Augusto Del Noce aveva invitato a non identificare i due concetti di Europa e di Occidente. Secondo lui l’Europa è portatrice di una cultura contemplativa, mentre l’Occidente di una cultura consumistica. Leone XIII, con l’enciclica Testem benevolentiae del 1899, aveva condannato l’americanismo, ossia la cultura pragmatica di origine protestante degli Stati Uniti d’America che dopo la Seconda guerra mondiale ha dilagato in Europa e per molti aspetti tuttora sta dilagando. La contrapposizione tra Europa e americanismo ha un senso se ci rifacciamo al concetto vero di Europa, ma se prendiamo in esame la pseudo-Europa, allora vediamo che i guai erano già cominciati qui. Vediamo anche che dall’America viene sì l’americanismo ma anche altre istanze correttive della degradata pseudo-Europa. L’esito delle recenti elezioni presidenziali americane e l’emergere di alcune prese di posizione nell’episcopato statunitense di opposizione alla diffusione anche nella Chiesa di una cultura woke hanno fornito qualche spunto interessante da questo punto di vista.
Il nostro Rapporto non confonde mai l’Europa con l’Unione Europea e vede quest’ultima come dipendente dal processo che ho appena descritto. Gli Stati che hanno dato vita prima alla Comunità Europea e poi all’Unione sono tali nel senso kantiano di Stati di diritto atti a regolare con la forza gli egoismi dei cittadini. Del resto, questa era la visione della politica della Riforma luterana. Stato di diritto, in questo caso, non vuol significare uno Stato che rispetta il diritto naturale, ma uno Stato che rispetta il diritto da esso stesso posto e che vale solo in quanto posto per moderare gli eccessi dei cittadini, invitandoli ad esercitare la propria libertà solo fino a non ledere quella altrui, in un compromesso tra egoismi. L’Unione Europea nasce come collaborazione sovrastatale da parte di Stati così intesi e, quindi, essa stessa non può sottrarsi a questa configurazione politica. L’Unione è una costruzione artificiale che ha ottenuto in modo artificioso dagli Stati membri parti di sovranità che quegli Stati stessi detenevano in modo altrettanto artificioso. Con l’Unione si è aggiunto artificio ad artificio. Era inevitabile, date queste premesse, che, come i singoli Stati avevano abolito il riferimento ad un ordine naturale oggettivo e finalistico, così l’Unione avrebbe abolito i popoli, le nazioni e perfino gli Stati, sovrapponendovi la propria sovranità. Il giudizio del nostro Rapporto sull’Unione Europea è molto negativo. Essa è lo strumento principale oggi adoperato dalla pseudo-Europa, quella nata dall’assunzione della impossibilità di conoscere Dio. Come ogni singolo Stato moderno è necessariamente ateo, così l’Unione Europea non può che essere atea e può avere l’appoggio dei protestanti ma non dei cattolici. Ma i Padri fondatori del processo di unificazione europeo erano anche cattolici, come viene spesso ricordato. Non so dire in che misura fosse ad essi noto il vero carattere dello Stato in versione moderna e della futura integrazione tra Stati nella Comunità europea e poi nell’Unione, ma gli elementi per supporre che già la loro visione fosse ben disposta alle distorsioni successive ci sono. Non è il caso di insistere troppo sull’origine cristiana del “sogno europeo”, come fanno i rappresentanti a Bruxelles degli episcopati cattolici del continente.
Dopo le recenti elezioni americane, il tema dell’Europa esprime un nuovo paradosso. Molti segnalano che, dopo queste elezioni, per l’Europa (intesa come Unione Europea, ossia come pseudo-Europa) è venuta l’ora delle grandi scelte. Lo ripete da tempo Mario Draghi che lo ha scritto anche in un suo Rapporto su incarico della Commissione. Lo ripetono i principali leader politici. Davanti alle previsioni di un nuovo posizionamento americano, molti spingono perché l’Unione intraprenda un nuovo percorso costituzionale in grado di unificarsi in modo più stretto e dotarsi di una propria difesa. In un mondo dominato dalle grandi potenze e con l’emergere dei BRICS, l’Unione Europea finirebbe come il vaso di coccio tra i vasi di ferro: questo è quanto si sente dire. Un esercito europeo richiederebbe una unità maggiore, un vero e proprio ministero della difesa e, naturalmente, del tesoro e degli esteri. Comporterebbe, in altre parole, una completa sovranità europea. A questa visione di una Europa “grande potenza”, si oppone però la sua miseria attuale. Il professor Gianfranco Battisti ci illustrerà oggi pomeriggio la gravità della situazione dal punto di vista economico, finanziario, energetico. L’Unione Europea, egli sostiene, è ostaggio del debito degli Stati Uniti, non ha autonomia energetica specialmente perché la guerra in Ucraina l’ha privata del gas russo, obbligandola ad acquistare quello americano molto più caro, ha una industria in fase di smantellamento come dimostrano i casi Volkswagen e Stellantis, ogni giorno nuove aree del proprio suolo vengono comperate, e infine si deve preparare a gravi conflitti sociali. Torna così la guerra civile, di cui abbiamo avuto già vari segnali in Inghilterra, in Francia, in Germania. Si tratta di tensioni sociali causate dall’impoverimento economico e dall’immigrazionismo incontrollato, ossia dalle due questioni che oggi i singoli Stati non sono in grado di affrontare proprio per la camicia di forza calata dall’Unione sulle loro politiche. Il Rapporto evidenzia in modo particolare il caso della Germania: Stefano Magni illustra le scelte disastrose di tutti i governi tedeschi da Schroeder in poi, ampiamente compresa anche Angela Merkel, sul piano del green e dell’immigrazionismo sfrenato. La “locomotiva” è ora in panne, in crisi politica e sociale e fa sprofondare l’Europa intera. Ecco allora il paradosso: la cosiddetta ora delle scelte da grande potenza mondiale, compresa la scelta militare, contrasta con la situazione di miseria materiale e, come dirò a breve, morale dell’Unione Europea.
Su questa presunta “ora delle scelte” vorrei esporre la posizione dell’Osservatorio. Siamo contrari a scelte che rafforzino questa Unione Europea e, tanto più, a programmi di riarmo. Prevediamo che si approfitterà della nuova situazione internazionale seguita alle elezioni di Donald Trump per premere con urgenza per questo tipo di scelte dalle quali ci dissociamo. L’Europa deve essere segno di pace fondata sulla dignità di popoli e nazioni. Si potrà forse pensare che l’attuale maggioranza von der Leyen uscita dalle ultime elezioni europee sia politicamente troppo debole per fare scelte di questa rilevanza. Ma non inganniamoci. Come mette in evidenza nel nostro Rapporto Christophe Réveillard della Sorbona, nell’Unione oggi non c’è un governo, c’è una governance fatta di tre elementi: il Deep State europeo (segnalato nel Rapporto anche da Maurizio Milano che si è occupato del Forum di Davos), la corporazione dei funzionari dell’Unione che si cooptano l’un l’altro nei vari organismi [l’ex capo del governo portoghese sconfitto alle ultime elezioni nazionali è stato “promosso” a Bruxelles, l’ex capo di governo dei Paesi Bassi sconfitto alle ultime elezioni nel suo Paese ora è segretario della Nato], Corti di giustizia comprese, e infine i rappresentati degli Stati membri. L’UE è un mostro a tre teste. Il Parlamento non legifera e la Commissione non è l’unico soggetto politico, ce ne sono altri anche molto nascosti. Da questi soggetti politici occulti possono venire le spinte che noi non approviamo. Per esempio, di recente l’ex presidente della Finlandia, in qualità di consulente nominato dalla presidente della Commissione, ha pubblicato un Rapporto dal titolo “Insieme più sicuri”, nel quale espone le linee per conseguire preparazione e capacità di azione anche militare.
Sul suolo europeo sono in lotta tra loro due visioni rivali dell’Europa. Il contrasto tra di loro è certamente anche materiale ma il dramma dell’Europa è prima di tutto morale e spirituale. Nell’aprile scorso, il Parlamento federale tedesco ha approvato una legge secondo la quale ad un neonato non si riconosce nessun sesso, questo verrà deciso in seguito tra quattro possibilità: maschio, femmina, vari e nessuno. Il Parlamento francese ha approvato la costituzionalizzazione dell’aborto, seguito in tempi stretti dal Parlamento europeo con una risoluzione non applicabile ma politicamente efficace, secondo la quale il diritto all’aborto dovrebbe essere inserito nella Carta dei diritti dell’uomo dell’Unione stessa. Di questo si occupa nel nostro Rapporto il prof. Mauro Ronco. L’aborto è contemplato per legge in tutti i 27 Stati dell’Unione Europea e in tutti i 47 Stati del Consiglio d’Europa. Nei Paesi Bassi, come ci riferirà oggi pomeriggio Tommaso Scandroglio, si sono avuti 8720 decessi per eutanasia nel 2022, pari al 5% di tutte le morti avvenute sul suolo olandese. A questo dato Scandroglio aggiunge: “È di tutta evidenza che la diffusione di questa pratica nei Paesi Bassi contagerà anche gli altri Paesi europei prima o poi”. La Spagna, come ci informa Julio Loredo nel Rapporto, nel giro di qualche decennio ha assunto pienamente gli stili di vita postumani e post-religiosi vigenti negli altri Paesi europei, coprendo il ritardo in grande velocità. La Francia, come ci racconta Silvio Brachetta nel Rapporto, è una società in disfacimento e in caduta libera, come dimostrato con grande plasticità dalla orrenda performance alle scorse Olimpiadi di Parigi. La Polonia è sotto attacco. In quel Paese il nuovo governo liberal del presidente Tusk lavora con tutti i mezzi, compresi quelli illeciti, per distruggere, con il supporto della Commissione europea, la resistenza cattolica. Nel frattempo, l’Unione stanzia 2,5 milioni di euro per la formazione al gender nell’ambito del progetto Erasmus.
Con queste due ultime sottolineature – la Polonia e l’Erasmus – tocchiamo un importante aspetto, vale a dire l’impegno dell’Unione Europea per una grande pedagogia di massa, di cui si occupa nel Rapporto Christophe Réveillard. Secondo lui le tecniche persuasive di massa e quelle del controllo informatico dei comportamenti di origine americana trovano ampio uso nell’Unione Europea. La finanziarizzazione dell’economia, la proiezione mondialista, l’imposizione di norme a livello mondiale, l’amplificazione dei mezzi di propaganda che oggi riguardano quasi tutti i media più rilevanti, la “guerra cognitiva”, la massificazione e la collettivizzazione dell’individuo attraverso l’imposizione di concetti-base come quello di progresso, oppure quello del primato della scienza, fino alle attuali proposte circa la post-verità. Tutto questo, e altro ancora, priva le nazioni europee della propria identità. Una delle principali forme di questo nuovo colonialismo è il diritto. In Italia ne abbiamo di recente avuto un esempio a proposito del caso del Centro immigrati in Albania voluto dal governo italiano e contestato dai giudici sulla base di alcune sentenze della Corte di giustizia europea. Il problema principale è dato dal principio circa il primato del diritto europeo rispetto a quello degli Stati, stabilito dal Trattato di Lisbona e recepito nella nostra Costituzione nell’articolo 117. La dichiarazione 17 del Trattato di Lisbona afferma: «secondo una costante giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE, i trattati e il diritto adottato dall’UE sulla base dei trattati hanno la preminenza sul diritto degli Stati membri, nelle condizioni definite dalla detta giurisprudenza». Secondo Réveillard ciò «costituisce una camicia di forza normativa e procedurale esorbitante e paralizzante i diritti nazionali ». L’Unione Europea va contestata e fermata. Essa nega l’ordine oggettivo e naturale, sviluppa l’egemonia dell’economia e un « materialismo caratterizzato da un ideale incentrato sull’uomo consumatore al di fuori di ogni trascendenza, nel quadro di un ateismo formale con l’illusione della libertà come imperativo primario ».
Non posso chiudere questa mia relazione senza toccare l’argomento della presenza in Europa della Chiesa cattolica e di come essa oggi si relazioni con le problematiche che ho fatto emergere in questo mio intervento. Il Rapporto si occupa anche di questo. Il punto centrale che va doverosamente esaminato è che i vertici della Chiesa cattolica hanno battezzato, sostenuto e promosso in Europa i temi principali dell’agenda ideologica dei centri di potere dominanti, con esiti distruttivi. I quattro punti fondamentali di questa agenda – vaccinismo, genderismo, climatismo, europeismo – hanno ricevuto l’appoggio incondizionato della Chiesa cattolica, a tutti i i suoi livelli, dal Vaticano alla parrocchia, con debolissime diserzioni. Questi quattro punti sono tra loro integrati e si supportano l’un l’altro, fanno parte di un unico sistema e prevedono un unico Great Reset, sicché, accettandoli, la Chiesa ha accolto in sé ben più di quei quattro temi, ossia un nuovo paradigma, un voluto cambiamento d’epoca, al quale si è acriticamente assimilata. Gli effetti negativi di questo posizionamento sono sia esterni che interni, esterni perché si collabora con gli agenti del male, interni perché presumono una neo-Chiesa. Non ho il tempo di esemplificare, ma tutti siamo a conoscenza di come la Chiesa abbia coperto la bugia Covid sfruttando addirittura l’amore cristiano, come essa ormai stia promuovendo dentro e fuori di se stessa l’omosessualismo e il transgenderismo, come essa spinga al superamento dei combustibili fossili per combattere i cambiamenti climatici ritenendoli dovuti, come imposto dalla narrazione dominante, alle attività umane [a questo proposito mi si permetta di ricordare almeno la pubblicazione dell’Esortazione apostolica di Francesco Laudate Deum [vedi], la sua richiesta di accelerare il passaggio alle rinnnovabili durante la discussa celebrazione liturgica del 1 ottobre scorso e, più di recente, in vista della Cop29 di Baku, la richiesta di uno sforzo finanziario globale avente lo stesso scopo. Perfino i vescovi scozzesi, da buoni scolaretti, si sono sentiti in dovere di pubblicare una Nota per riproporre gli stessi slogan], e infine l’europeismo UE, appoggiato dai vescovi cattolici in Europa con interventi molto imbarazzanti alle ultime elezioni per il Parlamento europeo.
Vado a concludere. Il Rapporto segnala anche dei sintomi positivi e incoraggianti. Sono però pochi e fragili. Il « sistema liberal », chiamiamolo così, sembra reggere ancora nonostante il suo « impulso suicida ». Alle elezioni ormai non vota quasi più nessuno, il sistema è diventato pesante e complesso, l’Europa liberale rinuncia sempre di più alla sua libertà e diventa una società del controllo, l’esito della lotta tra natura e artificio è incerto, attualmente sembra prevalere l’artificio ma vari segnali all’orizzonte dicono che la partita è aperta. In questo contesto a noi compete principalmente di mantenerci fedeli agli insegnamenti e alle direttive della Dottrina sociale della Chiesa, non come è intesa oggi, ossia priva di identità, ma come è stata sempre considerata. Questa nostra fedeltà avrà non solo l’effetto di generare nella società risorse positive, ma anche di contribuire, nel nostro piccolo, alla nuova evangelizzazione, perché la Dottrina sociale della Chiesa è anche «educazione alla fede ».
Stefano Fontana - Fonte
È già il secondo giorno che su alcuni giornali, ieri Stampa oggi Messaggero, trovo articoli su chi, in Italia, potrebbe essere chiamato alle armi. Allora uno si domanda, perché queste ipotesi? Primo perché la guerra i nostri governanti la vanno cercando da tempo ; secondo la vanno cercando per far fuori maschi e femmine validi Italiani; terzo per sostituirli con la robotica e/o con persone di colore, fatte entrare da anni, non già per buonismo di facciata, ma per sostituire gli italiani. Allora?... bisogna svegliarsi ! Ci stanno decimando, prima col covid che continua il genocidio italico con morti improvvise di ogni tipo ad ogni età; secondo con la guerra di pulizia etnica interna; terzo con tutti questi traditori interni che prima di portarci al mattatoio ci plagiano con la propaganda, la menzogna, l'incertezza del diritto, ormai strumento di morte civile nazional popolare. Il mio grande dolore è che la maggior parte degli Italiani ancora non vede, si illude o mente a se stessa. Questo è dolore immenso.
RispondiEliminam.a.
ϕεύγειν μὲν οὖν χρὴ πόλεμον ὅστις εὖ ϕρονεῖ (Eur. Troiane, 400)
EliminaCerto, chi ha un po' di cervello, deve fuggire la guerra.
Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo (Om. 33,1.2; PG 57,389-390)
RispondiEliminaSe saremo agnelli vinceremo, se lupi saremo vinti
Finché saremo agnelli, vinceremo e, anche se saremo circondati da numerosi lupi, riusciremo a superarli. Ma se diventeremo lupi, saremo sconfitti, perché saremo privi dell'aiuto del pastore. Egli non pasce lupi, ma agnelli. Per questo se ne andrà e ti lascerà solo, perché gli impedisci di manifestare la sua potenza.
È come se Cristo avesse detto: Non turbatevi per il fatto che, mandandovi tra i lupi, io vi ordino di essere come agnelli e colombe. Avrei potuto dirvi il contrario e risparmiarvi ogni sofferenza, impedirvi di essere esposti come agnelli ai lupi e rendervi più forti dei leoni. Ma è necessario che avvenga così, poiché questo vi rende più gloriosi e manifesta la mia potenza. La stessa cosa diceva a Paolo: «Ti basta la mia grazia, perché la mia potenza si manifesti pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9). Sono io dunque che vi ho voluto così miti.
Per questo quando dice: «Vi mando come agnelli» (Lc 10,3), vuol far capire che non devono abbattersi, perché sa bene che con la loro mansuetudine saranno invincibili per tutti.
E volendo poi che i suoi discepoli agiscano spontaneamente, per non sembrare che tutto derivi dalla grazia e non credere di esser premiati senza alcun motivo, aggiunge: «Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe» (Mt 10,16). Ma cosa può fare la nostra prudenza, ci potrebbero obiettare, in mezzo a tanti pericoli? Come potremo essere prudenti, quando siamo sbattuti da tante tempeste? Cosa potrà fare un agnello con la prudenza quando viene circondato da lupi feroci? Per quanto grande sia la semplicità di una colomba, a che le gioverà quando sarà aggredita dagli avvoltoi? Certo, a quegli animali non serve, ma a voi gioverà moltissimo.
E vediamo che genere di prudenza richieda: quella «del serpente». Come il serpente abbandona tutto, anche il corpo, e non si oppone pur di risparmiare il capo, così anche tu, pur di salvare la fede, abbandona tutto, i beni, il corpo e la stessa vita.
La fede è come il capo e la radice. Conservando questa, anche se perderai tutto, riconquisterai ogni cosa con maggiore abbondanza. Ecco perché non ordina di essere solamente semplici o solamente prudenti, ma unisce queste due qualità, in modo che diventino virtù. Esige la prudenza del serpente, perché tu non riceva delle ferite mortali, e la semplicità della colomba, perché non ti vendichi di chi ti ingiuria e non allontani con la vendetta coloro che ti tendono insidie. A nulla giova la prudenza senza la semplicità.
Nessuno pensi che questi comandamenti non si possano praticare. Cristo conosce meglio di ogni altro la natura delle cose. Sa bene che la violenza non si arrende alla violenza, ma alla mansuetudine.
29/11/1905
RispondiEliminaNasce monsignor Marcel Lefebvre
"Gesù Cristo ha regnato attraverso il legno della Croce, perché quella croce ha vinto il peccato, ha vinto il demonio, ha vinto la morte"
Oggi inizia la Novena dell'Immacolata
RispondiEliminaExcellent article, à tous égards.
RispondiEliminaI partiti liberal rumeni gettano la Romania nel caos con le loro manifestazioni di protesta, e ottengono il riconteggio dei voti: non digeriscono la vittoria di Calin Georgescu al primo turno delle elezioni presidenziali, evocano interferenze russe e brogli.
RispondiEliminaIn Georgia, continuano le manifestazioni di protesta fomentate dagli scherani liberal dell'Unione Europea.
Il deep state mondiale non è disposto a perdere nemmeno un millimetro del suo potere.
L ' analisi dell'articolo, pur buona, non approfondisce sulla crisi della Chiesa cattolica, che sembra vista solo nell'ambito del presente pontificato. Invece, già presente in potenza, è esplosa con il Concilio, inquinando tutto il magistero posteriore. Ma si continua a voler ignorare questo fatto capitale.
RispondiEliminaTra parentesi:
- mettere Hobbes tra i profeti dell'anti-Europa (cristiana) mi sembra anacronistico, dato che al suo tempo l'idea di un'Europa politicamente unita secondo valori tradizionali o non c'era o opparteneva alle utopie. Hobbes rimase sempre legato all'esperienza della guerra civile inglese di metà Seicento, fu il primo a fuggire in Francia, dove rimase per anni in esilio. La sua concezione assoluta della sovranità è dominata dall'idea di avere uno Stato capace di eliminare in radice la possibilità della guerra civile, la guerra di tutti contro tutti (homo homini lupus).
Di nuovo, si presenta Kant come un sostanziale positivista, fautore di una legge statale che si impone con la forza quale unica fonte del diritto. Ma per Kant la legge è in primo luogo un prodotto della ragione, la quale dovrebbe riflettere le istanze dei vari imperativi morali che essa stessa riconosce, non escluso l'imperativo categorico, anche se quest'ultimo appartiene alla morale in senso stretto. Kant non è statalista alla maniera dei posteriori positivisti, che vedevano nello Stato l'unica origine del diritto.
Certamente vi è una tradizione positivistica nel modo di concepire il diritto in Europa ma oggi
con il prevalere della "governance" attuata da un arcipelago di gruppi di potere nazionali e sovranazionali ideologicamente coordinati tra loro (nel senso degli anti-valori della rivoluzione sessuale e della sostituzione etnica, dell'anticattolicesimo, del neo-marxismo woke) si dovrebbe dire che anche il positivismo giuridico tradizionale è in piena crisi (un sistema rigido, che riduceva tutto a norma di origine statale; un modo unilaterale di concepire il diritto ma che aveva anche dei meriti: certezza del diritto, Stato di diritto, governo della legge - il giudice doveva applicare la legge e limitarsi a questo, doveva capire e applicare la volontà del legislatore, mai pretendere di sostituirsi ad esso).
La possibile chiamata alle armi, per ora solo teorica.
RispondiEliminaNon direi che nasconda piani sinistri e diabolici. Nasce da un problema concreto ovvero dal fatto che il numero dei componenti le nostre forze armate è insufficiente ai bisogni della difesa nazionale. È un pezzo che se ne parla. Le nubi di guerra che si accavallano all'orizzonte rendono il problema più acuto.
La prossima finanziaria dovrebbe anche aumentare la spesa per la Difesa, in relazione agli armamenti. Il conflitto ucraino ha fatto apparire un uso nuovo e micidiale di armi come i drones e gli stessi missili. La difesa anticarro si fa oggi soprattutto con sciami di droni dotati di testate esplosive anticarro, che inceneriscono i carri. In questo settore, come in altri, siamo drammaticamente deboli.
Le forze armate italiane sono sottodimensionate soprattutto per la politica di "disarmo" e "pacifismo" posta in essere per tanti anni da chi ci ha governati. A livello di opinione pubblica appoggiata anche da tanti cattolici, forse quegli stessi che poi non vanno a votare, consentendo alla sinistra di vincere, come è successo nelle ultime regionali in Umbria.
Z
I giovani hanno bisogno di ordine e disciplina, quella che sempre più spesso non vivono più in famiglia.
RispondiEliminaC'è qualche buon sacerdote che stia proponendo novene, processioni, o sante messe per chiedere la grazia di essere risparmiati dalla guerra?
RispondiEliminaL'educazione moderna, dal darwinismo al freudismo, è legata alla negazione di questa realtà: che l'uomo ha dei peccati da confessare.
RispondiEliminaOgni irresponsabilità implica il desiderio di essere posseduti: dalla musica afrodisiaca, dall'alcool o dalla droga, dai sonniferi o dal frastuono, insomma, da tutto ciò che contribuisce all'evasione dalle responsabilità della coscienza.
Una volta che gli uomini ammettono di essere determinati dall'esterno da influenze estranee alla legge morale che è scritta nei loro cuori, diventano materia prima per una propaganda di ripetizione che li sommerge nel potere divinizzato dell'anonimo.
Come la responsabilità implica religione, così l'irresponsabilità implica anti-religione, poiché il nuovo collettivismo dà agli uomini spersonalizzati un oggetto di adorazione al posto di Dio. Il totalitarismo cresce in ragione diretta del declino della responsabilità nell'individuo.
Questa perdita di moralità personale viene compensata da un'intensa dedizione alla moralità sociale. La coscienza sociale sostituisce la coscienza individuale. Ecco perché i seguaci del nuovo misticismo demoniaco pensano che incolpando gli altri si scaricano del fardello della colpa: liquidando certe persone colpevoli di ingiustizia, si dispensano dalla colpa delle proprie ingiustizie personali. Ecco perché in qualsiasi forma di totalitarismo una grande passione per la riforma sociale si accoppia sempre con un completo disinteresse per l'urgenza della riforma individuale.
Togliendo la pagliuzza dagli occhi del loro vicino, i seguaci del totalitarismo non avvertono la necessità di preoccuparsi della trave nei propri occhi. La politica diventa allora la nuova teologia. L'accettazione di un'ideologia diventa la misura della "buona vita", piuttosto che l'amorosa comunione con la Vita, con la Verità, con l'Amore, cioè con Dio.
La negazione della moralità allarga necessariamente l'area del male, e ogni aumento del male impone un potere repressivo da parte del dittatore.
Più raffinata e sensibile è la coscienza, meno necessario è il potere coercitivo. Solo quelli che riconoscono la moralità personale sono liberi. L'antiquata e disprezzata insistenza sulla santità individuale come condizione dell'apostolato sociale, produsse un ordine sociale di gran lunga migliore di quello attuale che è basato sulle ideologie idealistiche e sui fattori anti-morali nelle ideologie.
(Fulton J. Sheen, da "Comunismo e Coscienza dell'Occidente" edizioni Fede e Cultura)
Puccini, l'ultimo.
RispondiEliminaIl 29 novembre cadeva il centenario, ovviamente passato sotto silenzio ("mica era un calciatore, voi avete in testa solo pallone, politica e f..." ha commentato sarcastica la signora Sartori) della scomparsa del grande Giacomo Puccini. che quindi muore nel 1924.
Facciamo un salto Oltreoceano. In America siamo già nella piena "età del jazz" cantata da Francis Scott Fitzgerald. Erano già attivi Louis Armstrong e Duke Ellington. Puccini muore all'inizio di un passaggio epocale nel gusto musicale, appena prima del passaggio dalla popolarità dell'opera lirica a quella di nuovi ritmi dall'America che cambieranno il gusto "popolare". È anche il passaggio da una musica "popolare" dominata dagli italiani (e dai tedeschi) a una dominata prima dagli americani e poi dai britannici.
L'opera lirica aveva attraversato più di un secolo come musica "pop" mentre la sinfonica restava musica d'élite. Le prime delle opere erano eventi popolari. Rossini, Bellini e Donizetti erano i Queen, i Pink Floyd e gli Elvis dell'epoca. Poi abbiamo avuto Verdi e Wagner, i due giganti, i "Beatles e Rolling Stones" del XIX secolo. Erano pop. Verdi pescava da un repertorio schiettamente popolare, Wagner aveva il gusto del kolossal. Puccini, assieme a Mascagni e Leoncavallo, rappresenta l'ultima generazione dei grandi dell'opera. L'ultimo a morire sarà Mascagni, deceduto nel 1945, ma Puccini è l'ultimo vero gigante. La Turandot, opera incompiuta, è il canto del cigno di una grande stagione.
E arriva il jazz. Per una delle strane coincidenze della Storia uno dei massimi jazzisti italiani, Romano Mussolini, sposò in seconde nozze una Puccini.
Il jazz divise i padri dai figli: le generazioni cresciute col mito di Verdi vedevano il jazz come musica da bassifondo, puro rumore. Ad oggi si può dire che il jazz è la musica classica del Novecento. I passaggi di gusto sono la cosa che ci disorienta di più.
Gli atteggiamenti, i giudizi e i valori delle persone sono determinati dallo spirito che le muove. Esse hanno o lo Spirito di Cristo o quello del mondo (1Cor 2, 12). Quale è lo spirito che porta i giovani alla lussuria, alla schiavitù dei piaceri e alla ribellione contro ogni autorità; che porta la gente matura a immergersi esclusivamente nelle preoccupazioni materiali; che porta gli anziani all’avarizia?
RispondiEliminaIl nostro secolo può essere testimone di un fenomeno di proporzioni allarmanti: un accrescimento del dominio diabolico e un rinnovato interesse per Satana. Ci si può aspettare che il teatro, il cinema, la letteratura usino sempre di più il suo nome, non presentandolo come qualcosa che è male, ma come qualcosa che affascina, giocando con le fiamme dell’inferno come i bambini giocano con il fuoco.
(Fulton J. Sheen, da "Il Sacerdote non si appartiene")
“La nostra generazione è donnesca da cima a fondo; il tono virile sta dileguandosi dalla terra; è un secolo effeminato, nervoso, isterico, ciarliero, bigotto, un secolo di frasi vacue e di falsa delicatezza ed eccessiva sollecitudine e di sensibilità viziata, che, se non ci affrettiamo a correre ai ripari, instaurerà il regno della mediocrità, dello spirito più debole e piatto e presuntuoso che sia mai esistito. Il carattere virile, la capacità d’osare e sopportare, di conoscere eppur non temere la realtà, di guardare il mondo in piena faccia e prenderlo per quello che è, ossia un miscuglio strampalato e parzialmente sordidissimo… ecco ciò che voglio preservare, o meglio, diciamo pure, ristabilire.
RispondiElimina- Le Bostoniane, James
#anonimo Pucciniano.
RispondiEliminaIl passaggio dalla musica CLASSICA al jazz è la metafora del passaggio dall'Europa agli USA. Il suicidio europeo si sta completando, ma il detonatore fu la prima guerra mondiale.
Intendiamoci: c'è un solco, per non dire un abisso tra la grandezza della musica sinfonica e della musica da camera e il jazz, per non parlare dei generi musicali contemporanei, a dir poco penosi. Come c'è un abisso tra la civiltà europea e quella americana.
Il fascino dell' America (del NOrd) sui giovani europei era cominciato già sotto il fascismo: i divi del cinema, la letteratura nordamericana. La famosa antologia letteraria 'Americana' curata da Elio Vittorini uscì all'inizio degli anni Quaranta, mi pare, o poco prima. L'ho avuta per le mani usata parecchi anni fa, un grosso tomo rilegato. Mi sembra avesse una prefazione di Emilio Cecchi, che metteva in rilievo le contraddizioni e certi pseudo-valori della società americana, la sua tendenza ad un individualismo che tendeva a rompere ogni freno, la mentalità egoistica contro la quale si era sempre impegnato il fascismo in nome della Patria, dello Stato, del popolo.
RispondiEliminaDecisiva per l'imporsi del modello americano da noi fu la vittoria nella II gm. Colpiva la strapotenza degli eserciti americani e l'indubbia capacità organizzativa di alto livello, anche se non priva di pecche. Bisogna considerare qual'era l'atmosfera del secondo dopoguerra. Gli Alleati ci avevano massacrato, come Paese, non meno dei tedeschi ma vigeva la menzogna della "Liberazione" (certo, dai tedeschi ma per mettersi loro al loro posto). C'era poi stata la feroce guerra civile, impossibile senza l'aiuto degli Alleati ai partigiani, con i comunisti ben intenzionati a perseguire la loro strategia eversiva, guerra civile inclusa (adesso stanno creando nuovamente una situazione da guerra civile per far cadere il governo Meloni, agendo con i disordini creati dalla tenaglia sindacati-studenti di estrema sinistra + l'appoggio delle procure).
Insomma, l'America ci portava la democrazia sulle rovine e le stragi e i costumi ancora non degenerati dell'americanismo, ma dall'altra parte cosa c'era? C'era la Russia di Stalin, la cupa e sanguinaria realtà del comunismo, nemico della religione ma anche della nostra tradizione e civiltà.
Non bisogna commettere l'errore di vedere l'America di allora come se fosse stata uguale all'America di oggi, che si sta suicidando nella cloaca woke. Però in America forze sane che vogliono reagire ancora ci sono, come dimostrano le ultime elezioni USA. Trump ha mille difetti e sul piano dei valori morali qualcosa concede allo spirito malato del tempo, tuttavia (almeno finora) ha mostrato il chiaro desiderio di ristabilire certi valori americani tradizionali, in primo luogo il merito, calpestati dalla galassia woke ed affini.
Il fascismo combattè sempre la musica jazz in difesa del patrimonio musicale italiano, classico e popolare. Tuttavia, durante la RSI, ho letto, fu istituita una Radio Tevere che trasmetteva largamente musica jazz e i cui brevi, sintetici, moderni notiziari-commento erano, sembra, fatti anonimamente dallo stesso Mussolini, il quale, in fatto di giornalismo pare avesse un notevole talento.
Insomma, la guerra aveva sconvolto tutti gli equilibri e tradizioni.
Questo succede soprattutto quando vi sono guerre lunghe e sanguinose e lo si era visto già all'epoca della prima guerra mondiale. Adesso sono ricominciate le guerre lunghe e sanguinose, che non si sa come andranno a finire. Non per nulla, si è di colpo aggravata la situazione in Siria, dopo anni di apparente pace. Ai siriani, pare di capire, è venuto meno il valido appoggio di Hezbollah e Iran, che si stanno leccando le ferite, inflitte loro dagli israeliani con mazzate tremende.
Historicus
"Tu regere imperio populos Romane memento / (hae tibi erunt artes) pacisque imponere morem, / parcere subiectis et debellare superbos"
RispondiElimina"Tu con il tuo potere reggerai i popoli, Romano, ed imporrai equo costume di pace, queste saranno le tue arti, risparmiare i sottomessi e debellare i superbi"
(Virgilio, Eneide, VI, 851-3)
Per poter conferire la dignità di opinione a certe ideologie, hanno dovuto abrogare per legge la categoria della "pazzia". Si è così sostenuto che il matto, in realtà, fosse soltanto un soggetto dalla personalità un po' fragile, il quale, per colpa dell'oppressione su di lui esercitata dalla società, si trova nell'obbiettiva situazione di dover reagire in maniera un poco anomala e, per tanto, solo cambiando il genere dei rapporti correnti nella società, la follia può venire ad essere definitivamente sconfitta; esclusivamente nei casi più estremi, può essere eventualmente presa in considerazione la possibilità di agire direttamente sullo psicotico.
RispondiEliminaDunque, guai a ricoverare la persona affetta da disturbi psichici in apposite strutture che impediscano al paziente di nuocere a sé ed agli altri, prima ancora che questi abbia procurato gravi ed irreversibili danni alle persone, anzi, bisogna assolutamente tenere il disturbato a pieno contatto con la gente comune, come se nulla fosse!
Da ultimo, anche il triste caso Cecchettin - Turetta ci mostra, come, così procedendo, le cose vadano poi a finire, ma, in questo modo, si fanno salvi i principi fondanti di quelle ideologie e, quindi, si può continuare a fingere che quest'ultime possano corrispondere a delle rispettabili opinioni, anziché rappresentare soltanto l'esteriore espressione di una forma di incurabile deformità dello spirito. E, per favore, finalmente la si smetta di parlare di "patriarcato" e di "femminicidio": gli assassinii, anche se perpetrati da malati di mente, rimangono comunque una cosa molto seria ... (Michele Gaslini)