Pagine fisse in evidenza

lunedì 25 novembre 2024

Perché le dimissioni di Papa Benedetto erano valide: risposta al dr. Mazza

LSNews, 21 Nov 2024 – articolo nella sezione ‘Opinion’ : ‘Why Pope Benedict’s resignation was valid: a response to Dr. Mazza’. Segue breve presentazione dell’articolo stesso da parte di Mic. L’articolo è corredato da 17 note, quasi tutte di riferimento, cioè dedicate all’indicazione delle fonti e ad alcuni ringraziamenti. Non averle tradotte non incide sulla comprensione dell’articolo, che fornisce a nostro avviso elementi utili a far chiarezza sull’assurda querelle. [Traduzione a cura della nostra redazione].
* * *
Di seguito la replica ad un articolo tra i più interessanti sulla questione — tuttora controversa e recentemente tornata alla ribalta su più fronti più o meno qualificati — dell'abdicazione di Benedetto XVI e relative conseguenze sia sul papato in genere che sul pontificato successivo. Qui l'articolo cui O'Reilly risponde. Qui l'indice degli articoli sui 'due papi'.

Steve O’Reilly, Perché le dimissioni di
Papa Benedetto erano valide: risposta al dr. Mazza.


Il presente pontificato è stato, per usare un eufemismo, fonte di grande confusione. Per spiegare questo fatto, alcuni si sono arbitrariamente attribuiti il ruolo di dichiarare invalida l’abdicazione di Benedetto XVI, trasformando in tal modo Francesco in un antipapa. Ma così facendo, questi “Benepapisti” hanno solo aumentato la confusione dominante, oltre al rischio di uno scisma.

Un papato sacramentale?
La tesi centrale del dr. Mazza è la seguente: “Quando fu eletto Papa nel 2005, Benedetto era convinto di aver ricevuto un munus sacramentale - non un ufficio semplicemente giuridico”. Pertanto, persino dopo le sue dimissioni, secondo il Dr. Mazza, Benedetto era convinto di aver conservato l’impronta indelebile di questo “munus sacramentale”. Secondo questa teoria, pertanto, Benedetto credeva di esser rimasto in qualche modo papa, cosa che, se vera, renderebbe le sue dimissioni invalide.

Tuttavia abbiamo qui a che fare, in modo chiaro e semplice, con un vano tentativo di processo alle intenzioni. Nel suo articolo e nel suo libro, il dr. Mazza può appellarsi a ciò che Carlo Fantappiè o altri sostengono circa “due concezioni rivali” del papato, ma la realtà è la seguente: il dr. Mazza non ha fornito e non può fornire alcuna chiara dichiarazione di Joseph Ratzinger, sia come teologo, papa o papa emerito, dalla quale risulti il concetto del carattere sacramentale del papato, di un “munus pontificio sacramentale” come quello attribuitogli dal dr. Mazza.

I testi essenziali prodotti dal dr. Mazza per dimostrare la sua tesi, ad una attenta lettura mostrano che egli ha male interpretato passaggi essenziali (e.g. qui). L’esempio forse più notevole lo si ebbe quando il dr. Mazza, durante un podcast di Patrick Coffin, parafrasò un passaggio del libro di Ratzinger, Principi della teologia cattolica, sostenendo che il cardinale “non concordava con coloro che sostenevano non esser il papato un sacramento”. Se autentico, il testo sarebbe la prova che per Benedetto il papato era un sacramento.

Tuttavia, nel mio libro ho dimostrato in maniera definitiva, con l’analizzare l’intero contesto del passaggio ratzingeriano, che il dr. Mazza ha male interpretato la sua fonte. In realtà Ratzinger stava “illustrando la visione generale delle Chiese Orientali circa i problemi posti dalla centralizzazione pontificia, dalla dichiarazione di infallibilità, etc., ovvero [stava riflettendo sul fatto] che, nell’opinione degli Orientali, l’Occidente ha effettivamente concepito il papato come se fosse un altro sacramento – cosa che gli Orientali rigettano”. In sostanza, Ratzinger non stava affermando in questo testo che il papato è un sacramento e nemmeno si mostrava in disaccordo con coloro i quali negano lo sia.

L’interpretazione del dr. Mazza è così erronea che persino una notoria Benepapista, nella sua propria e indipendente analisi del medesimo testo, avrebbe in un secondo tempo considerato tale interpretazione “una cosa veramente folle”.

La tesi del dr. Mazza trova un altro ostacolo nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC). Citando il Vaticano II (Lumen Gentium, 21), esso insegna che “la pienezza del sacramento degli Ordini Sacri è conferita dalla consacrazione episcopale” (vedi CC 1557). Poiché è la consacrazione episcopale a conferire la pienezza del sacramento, ne consegue che l’elezione al papato non è uno stadio degli Ordini Sacri, ovvero che non esiste un “munus pontificio sacramentale”. Il problema che la tesi del dr. Mazza si trova qui di fronte, è costituito dal fatto che il Cardinale Ratzinger era il Presidente della Commissione che aveva preparato il Catechismo. Pertanto, non si può ragionevolmente ritenere che Ratzinger si sia opposto a questo insegnamento, al punto di credere nell’esistenza di un “munus sacramentale” prodotto dall’ascesa al Sacro Soglio.

In relazione ai commenti del dr. Mazza su una specifica intervista di Peter Seewald [a Ratzinger], ne affronto l’argomento in un articolo ad hoc.

Munus contro Ministerium?
Dimostrata l’assenza di una qualsiasi netta dichiarazione di Ratzinger sull’esistenza di un supposto “munus pontificio sacramentale”, torniamo all’origine della disputa sul munus. La parte essenziale della sua dichiarazione di dimissioni recita:
“Per questa ragione e ben conscio della serietà di quest’atto, in piena libertà dichiaro di rinunciare al ministero [ministerio] di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, affidatomi dai Cardinali il 19 aprile 2005, ragion per cui, dal 28 febbrario 2013 alle ore 20:00, la Sede di Roma, la Sede di San Pietro, sarà vacante e coloro che ne hanno la competenza convocheranno un Conclave per eleggere il nuovo Supremo Pontefice”.
In questo testo i Benepapisti pretendono che Benedetto avrebbe rinunciato solo al ministerio (ministerium) del papato – il quale secondo loro comprende solamente la gestione dell’ufficio – e non il munus (ufficio) come definito nel c. 332 § 2. Questo canone recita:
“Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio [muneri suo renuntiet], si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente [rite] manifestata – non si richiede invece che qualcuno la accetti”.
Ma, all’opposto di quanto detto dai Benepapisti, il canone in questione non afferma che la parola munus debba esser usata in una rinuncia. Difatti, il canone delinea esplicitamente solo due requisiti: che la rinuncia sia fatta liberamente e che sia manifestata nel modo dovuto. Il diritto canonico non prescrive una formula specifica, né una parola specifica, né una frase che si debbano usare per rinunciare validamene al papato. È da notare che l’autore di un popolare libro benepapista ammette che la parola “munus” non è necessaria per aversi una rinuncia valida mentre altre parole possono essere accettabili.

Quando, nel caso di Celestino V, sorsero dei dubbi sulla possibilità della rinuncia papale, Papa Bonifazio VIII fece riconoscere la legittimità delle dimissioni papali ed inserire nel Liber Sextus un canone su queste dimissioni. In questi documenti non era insegnato né richiesto che si dovesse usare la parola munus. Il documento dottrinale stabiliva che un papa può rinunciare al “papato” mentre il connesso canone affermava che “il Romano Pontefice può liberamente rinunciare”. È anche da notare che il termine “Romano Pontefice” non era richiesto mentre la parola munus non compare affatto.

Ciò che deve esser chiaro, quali che siano la parola o le parole usate, è che esse devono render esplicito il fatto che il papa sta rinunciando al papato. Anche lasciando perdere la discussione su munus contro ministerium, è chiaro che Benedetto rinunciò al papato quando disse che stava rinunciando al “ministero [ministerio] di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro… per modo che la Sede di Roma, la Sede di Pietro resterà vacante”, provocando la necessità di un conclave per eleggere “un nuovo supremo pontefice”. L’importanza di queste parole è chiara. Se la Sede di Pietro è vacante ed occorre un nuovo conclave, il papa non c’è.

La tesi dei Benepapisti è inficiata dal fatto che munus e ministerium sono sinonimi. Entrambi possono significare dovere od ufficio, come è stato dimostrato da Ryan Grant e da P. John Rickert, FSSP, PhD. Persino nel libro del dr. Mazza si cita un autore affermante che munus, ministerium, e officium sono sinonimi. Quest’autore afferma addirittura che il loro significato e la loro sinonimia “dipendono dal contesto della dichiarazione, dall’intento del suo autore, o dallo scopo per il quale si usano”. Tutti e tre questi criteri, applicati individualmente o all’unisono alla dichiarazione di rinuncia costituiscono chiaramente un forte argomento per la validità della stessa.

Inoltre, negli atti ufficiali della Apostolica Sede, gli Acta Apostolicae Sedis, il titolo che corrisponde alla rinuncia di Benedetto recita: Declaratio Summi Pontificis De Muneris Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri Abdicatione. Lo si può tradurre: “Dichiarazione del Supremo Pontefice sull’abdicazione dall’ufficio [munus] del Vescovo di Roma, Successore di San Pietro”. Il titolo indica chiaramente l’abdicazione di Benedetto dall’ufficio (munus) di Vescovo di Roma.

Pertanto, ne segue che ove il testo sotto il titolo dichiara “Rinuncio al ministero [ministerio] di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro”, questo testo deve necessariamente e definitivamente esser inteso come sinonimo del titolo.
Quanto illustrato finora è sufficiente a dimostrare la validità della rinuncia ma possiamo anche aggiungere queste brevi considerazioni.

Lumen Gentium 20 ricorda che il Signore nominò gli Apostoli reggitori della Chiesa, i quali, a loro volta, elessero degli uomini capaci di subentrare nel loro ministero (ministerium), una volta che fossero scomparsi:
“Fra questi ministeri [ministeria] che, secondo la tradizione, erano esercitati nella Chiesa sin dai primi tempi, il posto principale appartiene all’ufficio [munus] di coloro che, elevati all’episcopato, trasmettono il seme apostolico con una successione che dura dalle origini”.
Poiché LG 20 afferma che l’ufficio (munus) dell’episcopato è “tra i ministeri”, ne segue che un munus è un ministero. Perciò, nel caso del papato, chi rinuncia al ministero petrino o ministerium, rinuncia necessariamente al munus petrino. Va dunque ripetuto che la rinuncia di Benedetto XVI era valida.

Conclusione
La rinuncia di Benedetto al papato era dunque valida. Voleva rinunciare completamente al suo ufficio (munus). Possiamo così capire perché, nel giorno stesso della sua abdicazione, 28 febbraio 2013, meno di tre ore dopo la sua rinuncia, egli abbia detto ad un gruppo di pellegrini [di Albano]: “Non sono più Supremo Pontefice della Chiesa Cattolica… Lo sono ancora sino alle otto di stasera, poi non più”.

Spero e prego che i Benepapisti imparino queste chiare parole a memoria; che la smettano di confondere i fedeli; che si tolgano dalla direzione scismatica sulla quale si sono incamminati.

STEVEN O’REILLY è l’autore di Valid? The Resignation of Pope Benedict XVI, e di PIA FIDELIS: I due Regni (primo volume di una trilogia). Ha il blog Roma Locuta Est (www.RomalocutaEst). Si è laureato presso l’Università di Dallas e il Georgia Institute of Technology. Ha lavorato nei servizi di informazione.
Il dr. EDMUND J. MAZZA è stato professore ordinario di storia nell’Università Azusa Pacific in Los Angeles. Per 14 anni ha insegnato storia antica, medievale, del Rinascimento e della Riforma. Egli è l’autore di The Scholastics and the Jews: Coexistence, Conversion and the Medieval Origins of Tolerance, Angelico Press.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
_____________________
AIUTATE - anche con poco - il nostro impegno:
L'informazione libera, gli approfondimenti cattolici
e le molte traduzioni accurate di Chiesa e post-concilio
IBAN Maria Guarini
IT66Z0200805134000103529621
Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731

53 commenti:

  1. Benedetto XVI ha parlato chiaramente di '" un per sempre" del Papato, fino alla morte, è documentato per cui innegabile , e Socci citava un altro Papa che confermava questo. Quindi non è vero che Benedetto intendesse diversamemente. La pienezza degli Ordini è la consacrazione episcopale, per cui ogni Vescovo ha il massimo del potere dell'Ordine, tuttavia lo riceve dal Papa che lo ha per Munus da Dio. Quindi per un incarico direttamente da Dio , ed il Papa è superiore ad ogni altro Vescovo per Munus Divino. Quindi riceve da Dio altrimenti non puó dare nulla se non incarichi umani come un qualsiasi politico. Quindi da Dio designato come l'Unico che da Dio puó distribuire il Sacro, e questo non è forse sacro?. È un unico sulla terra a ricevere il Potere di trasmettere il Sacro ad altri, e questa trasmissione è Divina quindi Sacra.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ratzinger ha esplicitamente affermato che l'unico Papa è Bergoglio.

      (purtroppo)

      Elimina
  2. Padre ( Dio) , santo Padre ( Papa), padre ( di famiglia), sono sinonimi ma significano realtà diverse. Munus e ministerium in latino hanno sostanza diversa, un latinista come Papa Ratzinger non aveva bisogno di esaminare una mezza paginetta per giorni se non intendeva valutare attentamente ció che intendeva con QUEI termini, non si trattava di uno scolaretto di seconda media.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Chiesa lì ha sempre considerati sinonimi.

      Elimina
    2. "Un latinista come Ratzinger": ma mi spiegate dove avete letto questa cosa? C'è un titolo accademico? Tutti i preti prima del Concilio conoscevano il latino, questo non significa che fossero dei latinisti

      Elimina
  3. Evviva il doppio papato, che dovremmo dire di non aver visto? Due biancovestiti che impartono benedizioni apostoliche entrambi, ma.... siamo noi ad avere un difetto di vista: abbiamo visto doppio, ma due biancovestiti che firmavano entrambi benedizioni apostoliche mon c'erano?

    RispondiElimina
  4. Finché su questa questione dell'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI si rimarrà nel campo degli articoli e dei contro-articoli, non si concluderà mai nulla: a una tesi verrà sempre contrapposta una contro-tesi, la confusione continuerà a rimanere sovrana e sarà facile (troppo facile) continuare a scrivere che la querelle è "assurda". Nel frattempo, l'impostore o presunto tale continuerà ad imperversare come supremo rappresentante della estesa frangia gnostico-massonica che si è impadronita del Soglio di Pietro, e coloro che si rifanno alla Tradizione della Chiesa saranno sempre più impegnati a scoprire nuovi limiti alla soglia del dolore che viene in loro suscitato dai documenti papali.
    Esiste un'istanza ufficiale su questo tema depositata presso la Santa Sede: perché non si apre un procedimento che esprima una parola definitiva sulla questione? Di cosa si ha paura, se tutto è così chiaro e se la legittimità di Bergoglio è così evidente?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. https://www.lifesitenews.com/opinion/the-church-could-elect-a-pope-even-after-a-long-vacancy-heres-how/

      Elimina
  5. Pur dissentendo da questa analisi semplicistica e non confermante nulla di che... perchè queste discussioni non riescono a farle, esaminando i fatti, i cardinali tra di loro? Perchè non si incontrano, almeno quelli cattolici, e pregando e discernendo nello Spirito Santo, non provvedono a chiarire la contorta situazione come sempre la Chiesa fece in passato?

    RispondiElimina
  6. Il canone 332 citato parla di muneri, cioè munus, per le dimissioni. Non di ministero ( in italiano è tradotto uguale munus e ministerium, in latino no ed il senso è diverso).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_lt.html

      " Inter varia illa MINISTERIA quae inde a primis temporibus in Ecclesia exercentur, teste traditione, praecipuum locum tenet MUNUS illorum qui, in episcopatum constituti, per successionem ab initio decurrentem(43), apostolici seminis traduces habent(44). "

      Le parole munus e ministerium sono sinonimi.
      Ergo la teoria di Cionci crolla.

      Elimina
    2. Il Vescovo esercita il
      ministero avendo un'Autorità da Dio, tramite il Papa, il Vescovo esercita il proprio ministero per munus Divino, per Autorità Divina, e quando si dimette non esercita più ma resta col
      munus. Resta un pensionato ( cosa peraltro ridicola perchè gli Apostoli non vanno mai in pensione ). E poi continua ad esercitare in modo ridotto come sempre... da Vescovo. Il Munus non glielo toglie nessuno, gli tolgono l'esercizio, il Ministero, parzialmente. Quindi un Vescovo resta Vescovo emerito dopo le dimissioni accettate dai superiori. Rinuncia alla Diocesi. Non ha più giurisdizione su essa in cui subentra un altro.
      Un Papa che ha ministero papale e diventa emerito resta Papa emerito. Sempre Papa per cui interviene, firma, veste da Papa. Ció è avvenuto. Rimasto Papa persino con stemma papale. Sono fatti questi. Non ha inteso rinunciare, ammesso e NON concesso che potesse .

      Elimina
    3. Ma allora il fatto acclarato che l'elezione al soglio conferisce la giurisdizione ma non è un sacramento, non conta nulla?

      Elimina
    4. Completo dicendo che il fatto che Benedetto XVI ritenesse - con una forma mentis conciliarista - che il papato riceva un "munus sacramentale" (e dunque una "consacrazione") creando la figura del papa-emerito paragonabile al vescovo-emerito, non faccia di questo una verità, quando la tradizione dimostra che l'elezione conferisce una giurisdizione e non una consacrazione...

      Elimina
    5. @mic 17,49
      Ma il papa è già consacrato in quanto vescovo. Quindi se c’è il vescovo emerito, perché non puó esserci il papa emerito?

      Elimina
    6. Ma è consacrato come vescovo. L'elezione al papato non è un sacramento e non conferisce alcuna consacrazione al papato ma la giurisdizione...

      Elimina
  7. .. un popolare libro benepapista... sarebbe corretto citare il nome... e comunque resta il fatto che viene citato "muneri" non ufficio o ministero.

    RispondiElimina
  8. La dichiarazione per sede vacante ( sono talmente poco precise le confutazioni che l'autore rinuncia ... rifacendosi a sede vacante dichiarata) non fa che confermare o un'errata impossibile opinione di dividere il pontificato, il che rende invalida la rinuncia proprio per ció, oppure ... che volesse prendere all'amo i lupi con un tranochetto, a cui avrebbero abboccato di fatto. Altre ipotesi non esistono. Ció quindi rende invalida la rinuncia perchè è testimoniato che Benedetto ha detto: il papato lo si porta sino alla morte, e quindi intendeva andare in pensione e morire Papa. Perchè non riteneva possibile dimettersi, mons. Ganswein ha confermato: papato allargato con due membri, uno contemplativo e l'altro in funzione. Ma ció è e resta impossibile. Ció peró è avvenuto. Due biancovestiti von stemmi e nomi papali e benedizioni papali:2.

    RispondiElimina
  9. Perché il papato non è un sacramento.
    Sappiamo che l'origine del primato di Pietro sta nel conferimento del potere di governo su tutto il gregge fattogli dal Signore risorto davanti agli apostoli.
    Dopo avergli chiesto per tre volte se lo amava, gli disse ogni volta nell'ordine: "Pasci i miei agnelli" "Sii pastore delle mie pecore" "Pasci le mie pecore" (Gv 21, 15-17).
    Qual è il significato di questa immagine del "pastore"? Era usata già nel Vecchio Testamento per indicare il reggitore di popoli, il capo designato a governare il popolo. E difatti la missione del papa è quella di governare la Chiesa, naturalmente in varie forme, ivi compresa anche quella docente e nei modi peculiari ad un'istituzione particolare come la Chiesa cattolica.
    Se si consulta il classico Lexicon Graecum Novi Testamenti dello Zorrell SI (1a ed. del 1904), alla voce "pastore" (poimén, poiménos in greco), troviamo che il termine designava in genere il pastore di pecore. In senso metaforico : is qui aliis praeest eorumque saluti prospicit (colui che è posto a capo di altri con il fine di prendersi cura della loro salvezza): vale a dire: il reggitore, il re, il capo del popolo, che deve proteggerlo e custodirlo nel migliore dei modi. Lo Zorrell ricordava, tra altre fonti, Mt 26, 31 quando Gesù disse: "Voi tutti resterete scandalizzati per causa mia in questa notte, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge; ma dopo che sarò resuscitato, vi precederò in Galilea". In questo senso metaforico il termine "pastore" si trova nella Traduzione dei LXX quale resa di un corrispondente termine ebraico (sempre Zorrell).
    Ora, il Beato Pietro fu prescelto dal Signore, davanti a tutti gli apostoli, quale capo del popolo cristiano (in quel momento ancora in fieri), nel senso di capo il cui compito è quello di governare questo popolo, apostoli compresi. Ma nessuno, a quanto ne so, ha mai visto in questa elezione una consacrazione. Come dimostra l'articolo qui sopra riportato, nemmeno Ratzinger. E che non sia una consacrazione, lo dimostra anche il fatto che nel Medio Evo si ritenne del tutto legittimo che un papa potesse rinunciare al suo alto ufficio.

    La missione del papa è dunque quella di governare la Chiesa. Quando rinuncia, lasciando espressamente vacante la Sede, cessa di essere papa perché non è più lui a governare la Chiesa, che lo sarà dal suo successore, una volta eletto.
    E difatti Ratzinger non ha detto più volte che il vero papa era Francesco? Lui era solo un "papa emerito", cioè in pensione, che contribuiva solo spiritualmente, con la preghiera e lo studio, al governo della Chiesa (in questo non diverso da un qualsiasi frate chiuso nel suo monastero a pregare per la Chiesa e il papa regnante).
    pp

    RispondiElimina
  10. Se era tutto così chiaro...

    -Perchè hanno modificato le parole pronunciate dal Papa?
    (basta ascoltare quel che ha detto e leggere quel che è comparso il giorno stesso)

    -Perchè hanno dato pubblicamente dell'ignorante in latino a Benedetto XVI?
    (Canfora sul Corriere il giorno dopo le "correzioni" apparse nel testo scritto)

    -Perchè nelle traduzioni nelle lingue nazionali si è bellamente "sorvolato" sulle sfumature esistenti tra munus e ministerium?

    -Perchè in tedesco, che ha termini propri, i due termini risultano scambiati?

    -Perchè nel titolo aggiunto alla declaratio sull'AAS compare la parola munus per indicare la rinuncia al ministerium?

    Se a voi pare tutto chiaro, sappiate che chiaro non è, se non nella manifesta intenzione di manipolare e confondere la realtà.

    Dopo tutti questi anni, essere "de coccio" è indice di malafede.

    RispondiElimina
  11. Basta con questa storia dell’ invalidità. Francesco è papa. Andiamo avanti!

    RispondiElimina
  12. Non entro nel merito della questione, cioè se Bergoglio sia papa o no. Non ne ho le competenze e, soprattutto, la voglia. Mi limito a non considerarlo, a ignorarlo, a considerare eretiche molte sue esternazioni (esiste una Dottrina e un sensus fidei a cui affidarsi), a non farmi molestare dal suo presenzialismo, a cambiare canale quando si manifesta in tivù, a ritenere gravemente eversive e negatrici del Diritto naturale certe sue affermazioni politiche e morali, a considerarlo nemico della Vera Santa Messa e, come tale, deprecabile. Un solo esempio: costui, qualche anno fa, osò dichiarare: "Dio non è cattolico", frase che è, contemporaneamente, un'eresia, un'apostasia, una bestemmia e una dichiarazione d'ateismo.
    Però l'estensore del dotto articolo, Steve O’Reilly, nel contrastare le tesi di Edmund Mazza, cita la conciliare Lumen Gentium, che sappiamo essere assai discutibile, fonte di ambiguità e di possibili errori, prodotto di quello sciagurato concilio che tanti danni addusse alla fede. E questa rovinosa citazione conciliare mi fa dubitare, e molto, di tutte le altre sue argomentazioni.
    Silente

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...alla larga dai conservatori conciliari, caro Silente, possono essere anche accaniti antibergogliani, ma non vanno alla radice del male, accontentandosi solamene di un ripristino di un vaticansecondismo moderato, ma pur sempre eretico e propedeutico al regno dell'anticristo, purtroppo, come vediamo dal 2013 a questa parte (infatti Bergoglio esordì subito dicendosi intenzionato ad attuare integralmente e completamente tutto il CV II)

      Elimina
  13. Io credo che dietro la diatriba tra dimissioni valide o no ci sia il comprensibile desiderio di molti fedeli di vedere riconosciuta come nulla l'elezione di un Papa dal pontificato più che imbarazzante.
    Immaginiamo se al posto di Papa Francesco avessimo avuto un Papa davvero Santo, anche più di Ratzinger: nessuno oserebbe chiedersi se le dimissioni fossero state valide.
    Detto ciò spetta solo al collegio dei Cardinali il riconoscimento o la dichiarazione di nullità dell'elezione (chiamiamola così in riferimento ironico alle frequentissime dichiarazioni di nullità matrimoniale, altro tema che sarebbe da trattare).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spetta a loro... Sì. Dunque si misurino con la questione.
      E' ora di finirla di sentir dire che il problema non c'è.
      C'è, bello grosso. Canonico.

      Elimina
    2. Avessimo avuto un Bergoglio santo ... impossibile nel caso in quanto lo scopo del gioco era fare scacco matto ad uso e consumo gnostico massonico... restava comunque un non papa, un usurpatore. E poi anche : un santo mai si sarebbe prestato ad un tale gioco. Resta da pregare perchè diventi santo piuttosto ma ... chiarendo i fatti comunque. In effetti tuttavia lei pone un'ipotesi che i sabotatori non hanno vagliato, convinti di aver ormai stravinto. Un santo usurpatore ( quindi finto santo) per magari due o tre successori ... avrebbe portato all'estinzione della Chiesa gerarchica nel giro di qualche decennio, senza più possibilità di riprendersi. Estinzione gerarchia valida e sacramenti validi. Dio non lo voglia. I finti santi fanno più danni di un Bergoglio.

      Elimina
  14. A PP. Veramente B. disse : c'è un solo papa, si tratta di definire se era il primo biancovestito o il secondo. Inoltre nel medio evo non era dogmatico che un Papa si potesse dimettere, queste sono voci umane, pareri, che valgono come i pareri contrari , che pure ci sono stati. Il successore di Celestino inoltre si dice che lo abbia fatto uccidere Celestino, perchè allora se era valida la rinuncia?

    RispondiElimina
  15. Anonimo delle 17.35 scrive : "perchè queste discussioni non riescono a farle, esaminando i fatti, i cardinali tra di loro? "
    Forse perché non c'e nulla da discutere? Forse perché con loro il papa emerito ha sempre fatto chiaramente capire che si è dimesso? Forse perché ha sempre considerato Papa regnante il suo successore?
    Forse perché i cardinali sanno benissimo, ricordiamo che il Card. Burke è un grande studioso di diritto canonico, che per dimettersi non è richiesta nessuna parola o frase particolare?
    Perché si da credito a tesi fantasiose e contrarie al diritto canonico e non si da credito ai cardinali?
    Mauro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono parole di buonsenso.

      Ma temo serviranno a poco. Chi segue le teorie fantasiose ha dimenticato il buonsenso.

      Elimina
  16. Benedetto XVI disse ai pellegrini di Albano poche ore dopo aver dichiarato la vacanza della Sede che non era più papa a partire dalle ore 20 di quello stesso giorno. Il papa sarebbe stato "uno solo", quello appunto eletto dal successivo conclave, piaccia o meno. Non ci piace, ovvio, che sia stato eletto un cardinale come Bergoglio, teologo della liberazione, ma non si può combatterlo con argomenti che non reggono, giocando cioè sul fatto dei due papi, quello in cattedra e quello "emerito", una figura singolare di papa in pensione, che ha creato una confusione enorme tra
    i fedeli. E giocando su una differenza di significato tra ministerium e munus che in realtà non esiste.
    Circa Celestino V: è morto di un'infezione conseguente ad un ascesso, il 19 maggio 1296. Dopo la rinuncia, aveva dismesso le insegne pontificie ed era tornato semplice monaco. Bonifacio VIII che gli succedette, soprattutto a causa del suo pesante coinvolgimento politico e della lotta contro il re di Francia, aveva molti nemici. È stato uno dei papi più calunniati della storia. Temeva che Celestino potesse esser usato dai suoi nemici per creare un antipapa pertanto lo fece rinchiudere in una torre in un villaggio vicino a Ferentino, dove morì. Ma non ci sono prove che l'ex papa sia stato trattato male o che sia stato fatto uccidere dal successore.

    Il principio della rinuncia al pontificato fu comunque accettato. Il Codice di diritto canonico del 1917, il piàno-benedettino, primo codice generale in assoluto della Chiesa, lo riporta al c. 221 (Se accada che il Romano Pontefice rinunci, per la validità della sua rinuncia non occorre l'accettazione dei cardinali o di chiunque altro - Si contingat ut Romanus Pontifex renuntiet, ad eiusdem renunciationis validitatem non est necessaria Cardinalium aliorumve acceptatio ). Il Codice di diritto canonico del 1983 è più circostanziato: c. 335 par. 2 : Nel caso il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio [muneri suo renuntiet], si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata [requiritur ut renuncitatio libere fiat er rite manifestetur], non si richiede invece che qualcuno la accetti.
    Contrariamente a ciò che accade nel caso di dimissioni da un ufficio, che devono sempre esser accettate da un superiore, quelle del papa non hanno bisogno di esser accettate da alcuno, non essendoci nessun organo al di sopra del papa. Sono perciò un atto completamente unilaterale, in un certo senso un motu proprio, insindacabile. Salvo che si dimostri l'esistenza di un dolo, come una coazione fisica a dimettersi, una costrizione in senso proprio non meramente psicologico. Una situazione di angustia e oppressione morale, di ostilità, non è tale da incidere sulla nostra libertà di scelta, che resta tale : c'è chi si arrende e chi, nella stessa situazione, combatte sino alla fine, senza curarsi del risultato finale.
    pp

    RispondiElimina
  17. Il canonista Stefano Violi in Stato Chiese e pluralismo confessionale, reperibile su internet, conferma differenza tra munus e ministero ufficio, e afferma che Benedetto ha inteso sacramentalmente il papato che ha diviso allargandolo, per lui lecitamente a simiglianza Vescovi, al successore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il fatto che Benedetto XVI ritenesse - con una forma mentis conciliarista - che l'elezione conferisca un "munus sacramentale" creando la figura del papa-emerito paragonabile al vescovo-emerito, non fa di questo una verità, quando la tradizione dimostra che l'elezione conferisce una giurisdizione e non una consacrazione...

      Elimina
    2. In realtà ho letto che si parla per il Papa di potere di giurisdizione ed Ordine. Gli ordini dai veri Successori Apostoli sono illeciti se non trasmessi tramite il Papa vero (se è non papa restano illeciti ).

      Elimina
  18. Giusta osservazione di Mic. I dibattenti sembrano non curarsi affatto di nozioni dottrinali che sono entrate nell'uso da secoli addirittura. Ma forse la colpa non è tutta loro ma nella nuova nozione di collegialità che il Vaticano II ha introdotto, rivoluzionaria rispetto alla tradizione.

    Un chiarimento sul piano dei concetti può forse esser rappresentato dal seguente passo che traggo da un vecchio manuale di Diritto Canonico, un tempo assai diffuso nelle Università, anteriore al Concilio e poi aggiornato dopo il Concilio. Illustrando il "potere giurisdizionale ecclesiastico"," relativo al governo della Chiesa, l'autore scrive, ad un certo punto:

    "La concessione della potestà giurisdizionale è, di regola, revocabile: carattere che non contrasta con quello della personalità della potestà [l'esser cioè conferita alla persona singola], finché questa persista nel chierico che ne è investito ("durante munere"), in quanto la concessione delle funzioni giurisdizionali alla persona, non solo non importa nell'investito carattere indelebile (che è effetto soltanto di determinati sacramenti, come sappiamo, e cioè del battesimo, della cresima e dell'ordine sacro), ma non importa neppure necessariamente durabilità o perennità di esse funzioni, poiché queste, sebbene siano normalmente concesse al prescelto in modo stabile, sono però relative al carattere dell'ufficio, e valgono in quanto e finchè si occupi tale ufficio, o sono in rapporto all'ambito determinato nell'atto di concessione o alle circostanze per le quali esse furono conferite" (Vincenzo Del Giudice, Nozioni di diritto canonico, 13a ed. rifatta etc. Giuffrè, Milano, 1970, p. 158).
    Potestà dell'Ordine e di Giurisdizione sono sempre state tenute distinte, in passato, pur essendo connesse. Il vescovo ricevendo quella dell'Ordine con la consacrazione, per la giurisdizione o potestà di governo sulla sua diocesi non doveva avere la c.d. "missione canonica" ossia l'autorizzazione del Papa? Ma questa separazione (e subordinazione del vescovo al papa) è stata rigettata dalla Nuova Teologia, incluso Ratzinger, giovane e aggressivo teologo progressista al Concilio, come esperto personale del cardinale Frings di Colonia. Si voleva che il potere di giurisdizione fosse considerato incluso nella consacrazione, ossia nel potere dell'ordine, per cui non occorreva più la missio canonica pontificia per esercitarlo. La concezione tradizionale veniva bollata come scolastica, medievale, aridamente giuridica etc.
    Da ciò è conseguita l'idea che il collegio dei vescovi, se ha già la giurisdizione con la consacrazione in ogni singolo vescovo, deve avere ex sese la giurisdizione su tutta la Chiesa, come il papa (Lumen Gentium art. 21 e 22). Nozione assurda che ha portato al monstrum di una potestas universale sulla Chiesa divisa tra due soggetti: il papa da solo e il collegio dei vescovi con il papa, il quale collegio non può esercitarla senza l'autorizzazione del papa.
    In base alla Tradizione, mons. Lefebvre, quando consacrò i suoi quattro vescovi senza mandato pontificio, conferì loro solo il potere dell'Ordine e non la Giurisdizione. Non costituì diocesi. La loro giurisdizione era solo quella supplita dallo stato di necessità, come nelle terre di missione. Non voleva per l'appunto costituire una Chiesa parallela, scismatica. E non la costituì.
    Il papa riceve solo la giurisdizione (su tutta la Chiesa) e non un nuovo (?) potere dell'Ordine o un ampliamento (?) di quello che già possiede.
    pp

    RispondiElimina
  19. La Nuova Teologia ha cominciato a confondere giurisdizione e ordine nella figura del vescovo e Ratzinger si è portato dietro questa indebita commistione sino a creare la figura inutile, confusa e puramente simbolica del "papa emerito", che sarebbe ancora papa ma solo dal punto di vista di un supposto munus sacramentale inerente al papato. Ma un papa con il solo (supposto) munus e senza giurisdizione, apertamente rinunciata, non è più un papa, ne è solo una sbiadita fotocopia.
    Il "papato allargato" di cui ha parlato mons. Gaenswein non può esistere. Ciò sarebbe anche contro la lettera dei Testi Sacri. Il Vangelo di Giovanni, che ci testimonia l'investitura di Pietro quale capo della Chiesa, ci mostra il Cristo risorto che dice al solo Pietro "pasci le mie pecore". Non ha detto il Signore: "pascete le mie pecore": di fronte agli apostoli tutti, ha espressamente indicato il solo Pietro come IL Pastore delle pecore. Non ci sono quindi né papati collettivi né papati allargati. iL papato è e resta un organo monocratico.
    pp

    RispondiElimina
  20. Il Papa trasmette da Dio la legittimità del potere di Ordine ( di trasmissione Grazia Divina) per cui chi è vero successore di uno degli Apostoli puó ...comunque dare potere di Ordine ma illegittimamente (vedasi chiesa ortodossa orientale e forse qualche anglicano?), sono scismatici semplici se non hanno eresie altre. Dà poi giurisdizione ai Vescovi che si distingue in ordinaria esercitata dal designato dal Papa, o delegata se esercitata in forma vicaria su mandato del designato. Il canonista Violi afferma che Ratzinger ha esercitato tale diritto di delega dichiarando la sede vacante SOLO per questa delega. Papa Benedetto ha conservato quindi il
    Munus che non è sinonimo di governo, e delegato ad un altro ( dietro elezione) il governo: Bergoglio non scelto da lui ma da un conclave ( quindi conclave ristretto dalla dichiarazione del Papa a designare un vicario di Benedetto).

    RispondiElimina
  21. Scrive Violi. Officium come un servizio dovuto.Ministerium come l'insieme dei servizi dovuti. Munus -Potestas, abilitazione ontologica per la missione ( per il servizio ministerium), nucleo "essenziale "dell'ufficio ( officium ministerium) papale ; Munus come Dono, incarico dell' ufficio, il dono munus dà l'incarico per abilitare al servizio (ministerium) di santificare,insegnare,governare ( ne ha solo il Papa la "massima" Potestà che puó delegare col potere di giurisdizione a legittimi Ordinati ). Come un Vescovo delega un Presbitero ad amministrare la Cresima così il Papa ha delegato il conclave a eleggere un suo vicario nel governo, lui rinunciando all'ufficio e non al muneri che è un legame che continua per sempre. L'ufficio comporta una qualche partecipazione alla potestà d'ordine e di giurisdizione, potestà ordinaria di giurisdizione annessa all'ufficio. L'ufficio ecclesiastico si riferisce all'organizzazione del potere gerarchico. Nel Romano Pontefice l'identificazione dell'ufficio col potere di piena potestà di giurisdizione su tutta la Chiesa ( anche volendo col collegio vescovi con esso a capo). Leone Magno parla di plenitudo potestatis . Al legato pontificio viene dal Pontefice trasferito parte dei poteri del delegante. Un potere di giurisdizione universale con poteri di governo ed amministrazione che il Papa delega ai Vescovi. Quindi Bergoglio sarebbe un vescovo di Roma delegato dal Sommo Pontefice Benedetto XVI ,per designazione di un conclave ridotto, ad amministrare e governare al posto di lui stesso che mantiene il
    munus per sempre " il sempre è per sempre" quindi anche oltre la morte. Il Concilio V. I afferma che il Romano Pontefice non ha solo esercizio di potere( ministerium officium) ma anche munus e charisma, come dato ontologico acquisito col pontificato.

    RispondiElimina
  22. Quanta polvere a 11 anni suonati dal fatto!
    Strano che passi in sordina su questo blog, invece, un fatto recente che ha destato scalpore, quale la nomina del nuovo Predicatore Pontificio, un certo Pasolini......che pare un enfant prodige della Nouvelle Theologie, e le cui esternazioni/interpretazioni a dir poco bizzarre/scandalose su alcuni passaggi evangelici stanno scuotendo il Palazzo.

    RispondiElimina
  23. La tesi del canonista Violi, come presentata nel commento, appare insostenibile e anche poco comprensibile. Quale "diritto di delega" avrebbe esercitato Benedetto XVI nel dichiarare la vacanza della Sede? Non si capisce. In ogni caso, la Sede non può esser dichiarata vacante solo in parte. Quando il papa regnante dichiara di non esser più papa perché ha appena aperto la vacanza della Sede, si tratta di una dichiarazione netta, sic et simpliciter. Secondo la tradizione della Chiesa, la vacanza della Sede, da occuparsi dopo un futuro conclave, significa l'assenza completa del soggetto (il papa) scelto per esercitare il supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa.
    Non ha senso parlare di una vacanza solo parziale della Sede, come se fosse solo per una parte del potere di giurisdizione. Il potere di giurisdizione su tutta la Chiesa è un potere sovrano indivisibile. Nel suo esercizio il papa, come sappiamo, può farsi rappresentare dai suoi legati o vicari. Ma questa è un'altra questione. Se decide di privarsene, il papa, non può farlo in modo parziale o a rate. E se pensa di poterlo fare, si sbaglia di grosso.
    Possiamo dire che Benedetto XVI abbia fatto come Celestino V ("che per viltà fe' il gran rifiuto") ma conservando le insegne papali, come fatto puramente esteriore, simbolico, ininfluente sulla situazione del detentore del potere effettivo, che gli era succeduto.
    pp

    RispondiElimina
  24. Il Concilio Vaticano I avrebbe affermato che il Pontefice oltre al potere di giurisdizione su tutta la Chiesa avrebbe anche "munus e charisma come dato ontologico acquisito col pontificato"? Secondo me una frase o un concetto del genere nei testi del VAticano Primo non c'è. Saprebbe indicarmi il passaggio esatto del Vaticano Primo dal quale ricavarla ? Charisma non è un concetto giuridico mentre il munus del pontefice è solo quello di avere il potere sovrano di giurisdizione, ossia di governare la Chiesa.
    La nozione di "conclave ridotto" in seguito alla volontà di Benedetto (ma apparsa come tale dove?) di far nominare il suo successore solo come vescovo di Roma che amministra (cosa, tutta la Chiesa?) al posto di lui stesso Benedetto, che avrebbe mantenuto il famoso munus pontificio, restando papa, non sta né in cielo né in terra. Non è credibile che un canonista possa aver scritto cose del genere. Ma quale "conclave ridotto"?
    Un papa dimissionario apre la vacanza della Sede e basta, non ha nessun potere di modificare l'incombente conclave, le cui modalità sono già stabilite dal diritto e dalla Tradizione della Chiesa. Stabilire un fantomatico "conclave ridotto", che porterebbe all'elezione di un successore dimidiato, violerebbe tra l'altro la libertà di giudizio dei Cardinali.
    Queste sono tutte fantasie, un arrampicarsi sugli specchi che provoca un'enorme confusione e fa perdere di vista la vera battaglia, che è dottrinale e richiede la denuncia pubblica e collettiva delle eresie disseminate da papa Francesco.
    Lasciamo che i morti seppelliscano i morti, che Joseph Ratzinger riposi in pace.
    pp

    RispondiElimina
  25. "Un popolare libro "benepapista"...sarebbe corretto citare il nome", dice uno dei primi commenti. Il nome dell'autore nell'originale c'è, in nota. L'articolo tradotto cita tutte le sue fonti nelle note, che sono 17: note di riferimento, come si suol dire, non di particolare interesse per il lettore italiano. Si è preferito non tradurle e lo si è anche detto.

    RispondiElimina
  26. C'è chi continua a far finta di non capire.

    Benedetto XVI NON ha fatto come Celestino V.

    Ripeterlo è malafede.

    Al dunque, rispetto alla legittimità del pontificato bergogliano, attendiamo un doveroso pronunciamento di coloro che ne hanno titolo e facoltà: i cardinali.

    Però ci sono diverse categorie:

    + nominati prima del 2005
    + nominati prima del 2013, ma dopo il 2005
    + nominati dopo il 2013

    I primi parteciparono al Conclave valido che nel 2005 elesse Benedetto XVI.
    Alcuni di loro appartengono alla “mafia di San Gallo”, ma altri al potere occulto vaticano che si è servito dei modernisti pur trescando anche peggio di quelli (sapendo come usarli).
    Vennero denunciati come “lupi” da Benedetto XVI ed erano ritenuti pericolosi anche dal card. Martini che dirottò i suoi voti sul card. Ratzinger per non far prevalere già nel 2005 la fazione dei “curiali”.

    I secondi concorrono al numero di coloro che (dalla declaratio di Benedetto XVI), unitamente ai precedenti, convocheranno il prossimo Conclave (coloro a cui compete), per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice, posto che il Conclave del 2013 fu invalido (il Pontefice è morto il 31/12/2022).

    I terzi è come se non ci fossero, anche se qualcuno tra loro ha già lanciato la propria campagna elettorale.

    Quindi non attendiamoci che “i cardinali” siano un gruppo coeso e desideroso di fare chiarezza.
    Anzi: il silenzio sin qui mantenuto sulla faccenda anche dai buoni è certamente dovuto al dover fare i conti con gli altri.

    Negli anni sono venuti meno dei potentissimi personaggi (es. il card. McCarrick laicizzato nel 2019, il card. Sodano defunto nel 2022), ma permangono figure “dense” e di lungo corso (come i card. Bertone, Re, Maradiaga) o più recenti (su tutti il card. Parolin).

    Quindi attendiamoci “cardinali contro cardinali” prima che si faccia pulizia, avendo la fede necessaria per sapere che la Chiesa è di Cristo e che le porte degli inferi non prevarranno.

    Non sopravvaluterei il card. Bergoglio, classico soggetto utilizzabile da chi è molto più astuto di lui (che si vanta furbo) e in grado di manipolarlo più di quanto in vita sua egli sia stato capace di manipolare altri. Certamente in Vaticano c’è qualcosa di sulfureo, ma Bergoglio non è il vertice, caso mai quello che fa la figuraccia, ovvero il protagonista del film la cui regia e sceneggiatura è in mano d’altri, mentre il produttore e finanziatore sta altrove, ma sempre in questo mondo, di cui è Principe.

    Chi volesse comprendere con un esempio concreto, può rifarsi alle dichiarazioni del card. Zen sulla situazione dei cattolici cinesi. Paradigmatico, soprattutto leggendo che cosa ha detto il card. Zen del comportamento vaticano.

    RispondiElimina
  27. Scervellarsi sulle intenzioni di Benedetto che è morto e sulla legittimità di Francesco ,che di anni ne avrà a breve 88, mi sembra una perdita di tempo.

    RispondiElimina
  28. Il canonista Violi parla di munus charisma citando il CVI. Il munus è altro da giurisdizione, è il Mandato Divino ( irrevocabile per molti, per altri no ma non essendo stato dichiarato dogma se ne puó discutere, senza pretendere di aver ragione dicendo che è revocabile), è quanto un Sommo Pontefice riceve da Dio, senza intermediari, ed è il Munus che gli conferisce Giurisdizione Divina. Senza Munus nulla giurisdizione. È un Dono che abilita all'incarico, incarico che si espleta in un servizio, ufficio/ministero. Il Papa non ha delegato una parte di giurisdizione, ma tutta la sua giurisdizione universale conservandosi solo il munus che, per sua affermazione, è per sempre, irrevocabile. Quindi egli avrebbe potuto, come già altri Papi, nominare direttamente un suo legato pontificio o un suo vicario. Trattandosi di giurisdizione universale e considerate le pressioni a cui era sottoposto ( un Vescovo siciliano lo aveva dato per morto entro il 2012 o 2013), pressioni che noi abbiamo constatato, per farlo dimettere ( già il msm aveva premuto in tal senso su GPII), ha delegato ad un conclave di nominare un suo legato, successore per il governo,per il potere di giurisdizione universale, a cui ha rinunciato. Bergoglio, nella mente del Papa, era un suo legato pontificio con mandato universale di sola giurisdizione, voluto da lui per tramite di un conclave. Benedetto ha rinunciato effettivamente alla giurisdizione cioè al governo ma è rimasto nel recinto di Pietro col solo munus. Questo è possibile? PP lei dice di no, ma potrebbe anche essere possibile invece. Facciamo un 50% per una tesi e per l'altra, non essendo dogma la revocabilità o meno delle dimissioni papali. I fatti sono fatti, e quel che è stato detto e fatto e si è visto, non si nega. Nel caso attualmente avremmo un Legato pontificio che funge da Papa senza averne il Mandato da Dio. Ma un mandato dal Papa lo avrebbe . Tutto fa propendere per questa tesi, è impossibile ? Allora la dichiarazione fu nulla, e Bergoglio è nullo, una farsa di papa. Inutile cozzare la testa contro il muro perchè non puó essere, come ad es. uno vede uccidere un uomo da tizio ma tizio sta in America e quindi non puó essere. Se testi vedono tizio uccidere sará da valutare com'è che fosse in Italia anzi che in America, ma tizio ha ucciso comunque. Decisamente un caso del genere prima mai è successo ma sempre nel passato si è trattato di prime volte nell'affrontare i problemi. Implica una certezza assoluta di non potersi dimettere dal Munus, ed un'arguzia sopraffina nell'affrontare il problema per il bene della Chiesa. Un legato pontificio con giurisdizione universale!

    RispondiElimina
  29. Una tesi come quella prospettata di un Vescovo di Roma , Legato Pontificio con legittimo mandato, tuttavia privo di munus, ma con giurisdizione universale, finora mai era stata sviscerata nella sua dirompente novità ( sempre nella storia la Chiesa ha affrontato e risolto sutuazioni nuove) e si rivela possibile: il mandato del legato è universale fino alla revoca, ( che oggi puó avvenire, presumo, solo con la sua morte,) anzi che per un determinato tempo o per una determinata occasione. Rivela una santità ed una sagacia notevole nel delegante o mandante, che dichiara di obbedire pure. Ma dato che non si deve obbedire contro la retta fede ( san Pietro e san Giovanni insegnano) , interviene quando la retta via è smarrita.

    RispondiElimina
  30. da ex studente di Giurisprudenza27 novembre, 2024 15:17

    Noto che nessuno ha usato una tesi che io condivido (me l'avevano fatta presente altri): Francesco è Pontefice legittimo, ma rimane criticabile per certe sue azioni, si spera non tutte.
    Allo stesso modo, Dante Alighieri considerava Pontefici legittimi, anche se li ha insultati in tutti i modi possibili e immaginabili per quanto hanno fatto, sia Bonifacio VIII che lo stesso Clemente V.
    La storia della comunicazione diplomatica (immaginaria) che sarebbe stata stilata durante il primo mandato di Donald Trump, a Benedetto XVI ancora in vita e con la contesa sulla sua abdicazione già in atto, rimpiango che non sia autentica e non sia stata inoltrata: il governo di uno stato al cui interno vivono molti cattolici di diversi schieramenti chiede formalmente al Papa Emerito di dichiarare chiaramente se abbia veramente abdicato o meno, al caso offrendo protezione e assistenza (si sarebbe sperato solo diplomatica). Ma si poteva fare allora e fino al 20/1/2021. Farlo dopo il 21/1/2025 non è possibile perchè il diretto interessato è nel frattempo morto.

    Ho visto che c'è qualcuno che finalmente lo cerca di precisare: munus e ministerium, nel diritto attuale della Chiesa Cattolica, sono sinonimi. Rimango della mia idea: l'abdicazione di Benedetto XVI è sempre stata valida.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Declaratio è una manifestazione di intenti, non le dimissioni o abdicazione vere e proprie. Se tale documento esiste, firmato da Benedetto XVI, sigillato e protocollato, si tiri fuori! Purtroppo per chi propugna la tesi dell'abdicazione valida, ancora tale documento è fantomatico (CF AAS 2013). Strano anche, per non dire al limite della follia, che Benedetto non si sia premurato di farlo... se davvero aveva la volontà di abdicare.
      Dunque la abdicazione e' solo presunta. Non regge la tesi folle di chi crede che la volontà del Papa sia espressa e vincolante anche quando di fatto c'e' solo una esternazione. Di fatto, se il papa firma anche per le nomine di curia, tanto più dovrebbe firmare un documento esplicito in caso di abdicazione.
      Tesi folle anche per il fatto che esternazione per esternazione, dopo la prima che annunciava le dimissioni ci fu la seconda, in cui annunciava che comunque sarebbe rimasto Papa (emerito). E che ovviamente correggeva la prima.

      Elimina
  31. E sarebbe bello se vi fosse di nuovo un Papa che, anziché "cercare ciò che ci unisce dimenticando ciò che ci divide", operasse per confondere gli avversari della Verità, per mettere a tacere i nemici della Croce di Cristo, per ricondurre i traviati sulla retta via.
    Sto sognando?

    RispondiElimina
  32. ex studente non comprendo le date che cita: Papa Benedetto è morto il 31.12.2022. Cosa significano le date da lei citate 2021 e 2025?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. da ex studente di Giurisprudenza27 novembre, 2024 21:57

      Amico delle 17:39, le date sono la fine del primo mandato di Trump e l'inzio del secondo. Visto che qualcuno (pochissimi e poco rumorosi in Italia) auspicavano un intervento di quel presidente USA, spero diplomatico, per dirimere la contesa: se avesse voluto muoversi finchè Benedetto XVI era ancora vivo, poteva farlo entro il 20/1/2021, ma non è successo. Qualcuno favoleggiava di una lettera diplomatica, non si sa bene in che forma, che doveva essere inoltrata alla Santa Sede dopo una rielezione nel 2020, con conferma del mandato appunto il 20/1/2021. Perché aspettare, mi chiedo visto che la questione era già ssorta al primo insediamento di Donald Trump (2017)? Perchè forse l'azione non era stata nemmeno pensata perchè la tesi della non-abdicazione non stava proprio in piedi?

      Sulla base dei miei studi e ricordi giuridici (ho fatto Diritto Internazionale, ma l'ho fatto nel 1994) e supponendo che la storia fosse vera, ho ipotizzato che la comunicazione diplomatica più plausibile sarebbe stata la richiesta ufficiale, pubblica e diretta del governo USA, a nome dei cattolici che in quel paese vivono e di cui si sarebbe ipotizzato il disorientamento di fronte alla presenza di due Papi, a Benedetto XVI in persona di dire altrettanto pubblicamente se avesse abdicato o se dichiarasse di esservi stato costretto e nel secondo caso fornire un sostegno diplomatico, tipo la revoca del riconoscimento americano alla Santa Sede nel caso questa non avesse riconosciuto come pontefice ancora regnante lo stesso Bendetto XVI (quindi niente Marines o Navy Seals o Berretti Verdi inviati in Vaticano!).
      Ma siccome il presupposto, la non abdicazione di Benedetto XVI, non c'era, questa comunicazione non è mai stata neppure pensata.
      Siccome Benedetto XVI è morto il 31/12/2022, semmai Trump voglia fare qualcosa dopo il 20/1/2025 quando si reinsedierà, non gli rimarrebbe che un'azione di forza, dall'invitare i cardinali pre-2013 ma elettori al 31/12/2022 (ci sarebbe A. Bagnasco ma non Maradiaga, per fare solo due nomi) a riunirsi in un "conclave fantasma", negli USA o altrove non importa, fino ad una versione a stelle e strisce dello "schiaffo di Anagni", con un vero intervento militare (sorvolo sul comportamento dell'Italia) per catturare Francesco e fare... cosa? Costringerlo ad abdicare? Allora si ammetterebbe che è legittimo. Costringerlo a dichiarare di non essere legittimo e convocare il conclave "per dare successione a Benedetto XVI e chiudere la sede vacante"? Ucciderlo? Forse uno dei modi per scatenare la terza guerra mondiale.
      Italiani a sperare in un intervento di Trump per fortuna sono pochissimi, nemmeno Minutella e Cionci lo hanno auspicato ma negli USA sono ugualmente pochi?

      Se volete scrivere un romanzo di fantapolitica su questi presupposti, accomodatevi, conosco uno che un racconto lungo lo ha già fatto, poi potremmo indire un concorso a tema!
      Papa Francesco è Pontefice legittimo (quantunque criticabile per quel che fa) e tale resta.

      Elimina
  33. Ancora sulla tesi del canonista Violi, come apparsa qui.
    Viene riassunta in questo modo: "Bergoglio nella mente del Papa era un suo legato pontificio con mandato universale di sola giurisdizione, voluto da lui tramite un conclave".
    La tesi, a mio modesto avviso, è insostenibile. Anzi, improponibile. Innanzitutto, la "sola giurisdizione" in cosa consisterebbe? Certamente non nel solo governo della diocesi della città di Roma ma nel governo della Chiesa universale! E una simile universale giurisdizione potrebbe esser conferita ad un papa regolarmente eletto (salvo dimostrazione del contrario) che tuttavia dovrebbe considerarsi il legato del precedente, dimissionario? Una simile universale giurisdizione presuppone un soggetto assolutamente libero e sovrano nell'esercitarla, cosa che non può dirsi di un "legato", in questo caso pontificio. Il papa in carica non è e non può essere il legato di nessuno. Solo di Gesù Cristo, in quanto suo Vicario in terra. Ma non di un'istituzione umana, anche ecclesiastica.
    Non può nemmeno, il dimissionario, fabbricare una forma "ridotta" di conclave, attentando fra l'altro alla libertà di giudizio dei cardinali.
    Inoltre, il ragionamento si basa su ciò che sarebbe stato "nella mente del Papa" ossia di Benedetto quando ha abdicato. Si fa dunque il processo alle intenzioni, dimenticando che la Chiesa ha sempre adottato l'antica massima del diritto romano: "de internis non curat praetor".
    Nel senso che non ci si può basare su intenzioni presunte per dichiarare il diritto e fare giustizia.

    In realtà, tutta la costruzione del neo-eletto che sarebbe "legato" del predecessore dal lato dell'esercizio del potere esecutivo, il quale predecessore sarebbe allora rimasto papa, risulta da costruzioni teoriche fatte da canonisti e fedeli sul fatto che Benedetto si è costituito come "papa emerito", mantenendo in tal modo, puramente individuale, spirituale e simbolico, la figura del papa. Ma la costruzione non ha alcun fondamento. Non appare lecita in relazione al comportamento di Ratzinger e contraddice apertamente concetti fondamentali dell'istituzione del papato - in primo luogo facendo del papa effettivamente regnante il rappresentante di un'istanza terrena, cosa assolutamente inammissibile. In tal modo, il papa regnante non sarebbe effettivamente sovrano e quindi libero nelle sue azioni, dato che un "legato" non lo è di certo. E che papa sarebbe, una papa a sovranità dimezzata o senza sovranità?
    Inoltre, se Benedetto è rimasto papa e Francesco è stato solo il suo rappresentante, perché Benedetto ha taciuto su certe evidenti e gravi deviazioni dottrinali di Francesco, a cominciare dalla concessione della possibilità della comunione ai divorziati risposati e conviventi, colpevoli di adulterio, fornicazione e concubinaggio, autorizzati dalla "misericordia" bergogliana a compiere il nefas di una comunione sacrilega. Ha detto "l'Emerito" forse qualcosa sul tema? E sulle al tempo celebri richieste di chiarimenti dei ben noti cardinali?

    Sorge pertanto, cambiando argomento, il paragone con Celestino V. L'invettiva di Dante è stata forse troppo dura, Celestino era effettivamente un uomo di preghiera, inadatto alle pesantissime cure del papato. Ma in un papa che fugge dal posto di combattimento c'è sempre qualcosa di vile, c'è l'abbandono dei ranghi da parte del comandante, una cosa molto grave, che può portare al dissolvimento dell'intero esercito.
    Ratzinger ha chiesto all'inizio di pregare perché non fuggisse davanti ai lupi ma poi a un certo punto è fuggito. Chiamiamo le cose con il loro nome: ci ha abbandonato, quando poteva governare la Chiesa ancora per qualche anno, regalandoci Bergoglio.
    Uno sgradevole elemento di codardia e anche di egoismo sembra esserci stato. Ma guai a dirlo.
    Si incappa sempre in cosiddetti, sempre anonimi "mistici" che ti accusano di "malafede".
    Forse perché, non avendo veri argomenti né sforzandosi di averli, trovano consolazione solo nell'insultare l'avversario. Gli insulti però non sono concetti.
    pp

    RispondiElimina
  34. Eccellente replica che dovrebbe mettere fine a dubbi e ipotesi di ogni genere...

    RispondiElimina
  35. Quello che conta è la verità, oltre le opinioni, per cui la verità infine vincerà, quale sia.

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.