Di seguito due commenti emblematici sul fenomeno dell'odierna decadenza indicibile anche nella "musica" (difficile definirla ancora tale) molto alimentata anche dal fenomeno dei rapper. Il primo su Baby Gang, prodotto di seconda generazione - non il solo - dell’immigrazione marocchina; il secondo sul fenomeno in generale. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.
Il sistema orgiastico-mercantile e
quel Duomo di Milano in fiamme
Leggo che il noto rapper pregiudicato Baby Gang (al secolo Zaccaria Mouhib) ha messo in scena, durante un suo “concerto”, il rogo del Duomo di Milano, tra applausi e sghignazzi della miserabile plebaglia che lo segue.
Visto che il Duomo ambrosiano non è solo il simbolo per eccellenza della città di Milano, ma anche una meravigliosa cattedrale cattolica, alcuni politici di centrodestra hanno emesso flebili vagiti di disapprovazione, ma come al solito guardandosi bene dal toccare il punto essenziale.
L’essenziale è che i Baby Gang, i Fedez, i Toni Effe, gli Sfera Ebbasta e tanti altri sono miserabili e seriali prodotti da laboratorio del sistema orgiastico-mercantile. Ed è quel sistema che bisogna rifiutare con forza.
In particolare Baby Gang è sotto contratto da anni con la Warner Music, la multinazionale statunitense della musica che ne ha fatto un personaggio e lo ha lanciato, e che lo paga a peso d’oro nonostante sia un pregiudicato, per bieco interesse commerciale e per odio verso tutto ciò che è più bello e più nobile.
L’odio di cui l’americanismo plutocratico senza radici (come senza radici è il Baby Gang, prodotto di seconda generazione dell’immigrazione marocchina) si nutre incessantemente.
L’oligarchia venale e il nichilismo sono la nostra condanna. - (Martino Mora) ____________
Come siamo arrivati a Tony Effe?
Quando qualcuno critica la musica di oggi, immancabilmente qualcun altro interviene facendo presente che anche i nonni storcevano il naso di fronte alle canzoni di Claudio Baglioni e Lucio Battisti, oggi incensate. I nonni però avevano ragione, almeno in parte, perché i loro termini di paragone erano Claudio Villa e il Quartetto Cetra, vocalmente superiori. A loro volta, però, avevano sentito i loro genitori (i bisnonni) ricordare i bei tempi in cui le arie di Puccini e Verdi erano cantate per la strada: per loro, passare da Enrico Caruso a Claudio Villa, era già stato un passo indietro e per i nonni passare dal “reuccio” a De André voleva dire essere scesi di un ulteriore gradino. Sia chiaro: De Andrè, come Battisti e Dalla, del resto, sono stati stupendi interpreti di un cantautorato che aveva ed ha un sua dignità ed un suo spessore, quindi, se i nonni potevano avere ragione per quanto riguarda i loro mezzi vocali, imparagonabili a quelli di un Narciso Parigi o di un Aurelio Fierro, avevano sicuramente torto sottovalutando i testi e la musica di “La canzone di Marinella”, “Emozioni”, e “La sera dei miracoli”. Nonostante tutto, i cantanti fino a qualche anno fa, avevano almeno come minimo sindacale la dote dell’intonazione. Oggi no.
Se già passare da Lucio Battisti a Jovanotti, vocalmente, era stato un bel passo del gambero, arrivare a Fedez e Tony Effe è stato un salto triplo carpiato all’indietro. Mortale, direi.
Inoltre le canzoni di questi giovani rampanti non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle dei cantautori della grande stagione degli anni Sessanta e Settanta.
Insomma, se i bisnonni e i nonni avevano, sì, un po’ di ragione, ma non consideravano la differenza dei generi, quindi avevano anche un po’ di torto, nel criticare le novità, oggi il giudizio è inappellabile e oggettivo: siamo caduti in basso e purtroppo sarà difficile risalire la china perché è risaputo che uno mangia quello che si trova in tavola, e finché saranno servite delle porcherie, i commensali le mangeranno come se fossero prelibatezze, perché loro non conoscono altro ed il loro palato si è ormai assuefatto, come l’olfatto ai cattivi odori." - (Stefano Burbi)
Ottimi commenti, entrambi.
RispondiEliminaPerò Martino Mora va al nucleo centrale del problema, vale a dire a chi permette e stimola la produzione di queste insulse flatulenze sonore.
E' facile adattarsi al brutto, certo; bisogna capire a chi giovi tutto questo, quale sia il fine recondito. Ora, per stare in ambito enologico, è vero che il liquido che giace a contatto con la feccia assume colori e sentori notevoli, però il presupposto è che il vignaiolo abbia ben lavorato in vigna e sappia lavorare in cantina. Nel nostro caso, invece, abbiamo cattivi vignaioli, cattivo prodotto e contaminazione della feccia.
Ben detto, contro la musicaccia che ci stordisce impunemente e non solo. Io vivo all'estero, in Europa ma penso sia così anche in Italia: in tutti i locali pubblici c'è sempre musica in sottofondo e spesso ad alto volume. Colpisce la stonatura generale ancor più evidente nelle voci femminili: più che cantare strillano, sono stonate, e non hanno voce, spesso sostituita dagli effetti speciali. I maschi cantano in genere in falsetto ma sembrano alquanto stonati anche loro.
RispondiEliminaIl "canto" vero e proprio che fine ha fatto? Scomparso da molto tempo.
La televisione l'ho abolita da parecchi anni. Ho solo la radio portatile. Anche lì musica inascoltabile, prima dei giornali radio per esempio. Meno male che ci sono ancora le incisioni di musica classica sui dischetti ben noti. Ma anche queste non è facile trovarle nei negozi.
La guerra contro la vera cultura è in pieno sviluppo e non cessa.
L ' arabo che si permette di incendiare sghignazzando in immagine (per ora) il Duomo di Milano offende tutti gli italiani. Qualche autorità nostrana non avrebbe niente da dire in proposito?
I cuccioli di cane da pastore e gli agnelli nascono solitamente all'interno del gregge. Quando sono svezzati naturalmente vengono a loro insegnate, dalla madre, dalle altre pecore, dai cani adulti, dal pastore stesso, le regole base del comportamento per vivere sani ed al sicuro, specie nei lunghi spostamenti.
RispondiEliminaAnche noi eravamo un gregge ora infiltrato da animali da preda, dove i cani da pastore sono stati sostituiti da quelli di compagnia, gli stessi pastori sono diventati assistenti sociali al passo dei tempi, le pecore imitano i cani, belano belano invano, gli agnelli non nascono più... nell'insieme siamo ormai un gregge di pecore matte incapaci di riconoscere anche la voce del pastore ed il dolce suono del suo flautino.
m.a.
Oggi, 31 dicembre 2024, sono due anni esatti che la Chiesa cattolica è priva del papa Benedetto XVI.
RispondiEliminaInutile ripetere qui ciò che Padre Farè e don Cornet hanno efficacemente esposto per esprimere fondatissimi dubbi sull’accaduto del 2013 e la liceità del conclave del marzo di quell’anno.
Molte delle loro ricerche attingono agli studi proposti da don Minutella e dal Dr. Cionci.
Risparmierò qui al lettore una disquisizione sui distinguo tra queste posizioni, come anche tra quelle esistenti tra coloro che legittimano il papato di Francesco pur dicendone tutto il male possibile (mons. Viganò e il tradizionalismo “una-cum”) fino a parlare di eresia e invocando la cacciata di Bergoglio.
La Chiesa è la sposa di Cristo e pertanto resta immacolata anche dentro la grande confusione regnante attorno al Vicario di Cristo e alla delegittimazione deliberata o intrinseca del papato.
I potentati terreni che odiano visceralmente il Signore Gesù stanno cavalcando la confusione generando scandalo tra i fedeli e portandoli ad abbandonare la barca, privandosi così della Grazia santificante dei sacramenti, ovvero la sola possibilità di fronteggiare il male con mezzi divini.
Se anche l’agire pastorale della Chiesa sinodale proposto dall’attuale pontificato (legittimo o illegittimo che sia) mira a depotenziare la Sposa delle prerogative soprannaturali, possiamo ben comprendere la soddisfazione del principe di questo mondo nel trovare anime più manipolabili e prive di difese.
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RispondiEliminaLa Chiesa Cattolica è priva da due anni di un pontefice che predicò tutt’altro, odiato dal mondo esattamente come il Signore di cui fu Vicario quale umile operaio della vigna. Tra il 2013 e il 2022, dopo aver rinunciato parzialmente al ministero (e mai al munus) non restò inoperoso “ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando”.
Utile ribadirlo: Benedetto XVI rinunciò solo a una parte del ministero petrino e tenne il munus.
Che cosa può configurare una circostanza così anomala, tanto che erano mille anni che non si vedeva (dai tempi di Benedetto VIII) come afferma nel testo di “Ultime conversazioni” il libro-intervista di Peter Seewald uscito nel 2016? E perché non ha parlato più chiaramente dell’accaduto?
La risposta, ai sensi del diritto canonico, è una sola e si chiama SEDE IMPEDITA.
Che al conclave convocato nel 2013 sia succeduto un pontificato come quello bergogliano, considerato da molti un disastro, non fa alcuna differenza rispetto ad un eventuale pontificato trionfale per la Chiesa: sarebbe comunque stato un papa illegittimo della Chiesa Sposa e pertanto tuttora santa e immacolata.
Una Sposa che priva di un Vicario di Cristo mantiene un’immacolatezza, la pienezza della grazia sacramentale e la garanzia delle promesse divine, in primis il poter schiacciare il capo del serpente che la insidia in un momento storico associabile ai paragrafi 675, 676 e 677 del catechismo e che allude a ciò che è trapelato dell’inedito del terzo segreto di Fatima e da altre esperienze mariane degli ultimi due secoli.
Nella declaratio di Benedetto XVI affiora molto di più di quello che, manipolata, le si è voluto far dire.
Quanti sono i cardinali viventi che hanno oggi meno di 80 anni e sono di nomina anteriore al 2013? Non si tratta di una mera curiosità, poiché la situazione di Bergoglio non sprizza salute né dal punto di vista del fisico, né da quello della solidità canonica. Il mainstream, al soldo di chi odia pervicacemente Cristo, sta già cercando di pilotare il sentire comune verso un discredito generale dei signori cardinali che verosimilmente vedranno una divisione tra quelli nominati prima e dopo il 2013.
Gli ante Bergoglio con meno di 80 anni sono una trentina scarsa.
Canonicamente toccherà a loro riportare in carreggiata la barca, sapendo benissimo quel che è successo e perché. Sapendo bene che avranno il mondo addosso e che il problema non è Jorge Mario Bergoglio, bensì chi l’ha messo lì e potrebbe anche decidere che adesso sia meglio farne a meno.
Canonicamente la via è impervia. Ma c’è il Signore, ci sono le sue promesse e c’è Maria.
Direi che, tecnicamente, per il serpente è sconfitta assicurata. Ma passa dalla Via Crucis.
La Chiesa con il Suo Sposo, la corredentrice con il Redentore.
Guardandosi attorno si vede come va il mondo. La battaglia si fa dura.
“Lei è la fine del vecchio o l’inizio del nuovo?”
RispondiElimina“L’una e l’altro”.
JOSEPH RATZINGER :: 16/4/1927 > 31/12/2022
Josephus, qui sibi nomen imposuit Benedictus, non fu 'cesura', 'taglio': fu 'anello', 'giuntura'.
Sta, forse, in questo il motivo per cui 'rimase' Papa?
Sono esausta e non sto a ripetere sui 'due papi' quel che ho detto una marea di volte
RispondiElimina@mic
EliminaSapessi io...
Si può cambiare… buon anno!
EliminaChe il papato sia per sua essenza "un ministero spirituale", questa è solo una delle singolari vedute propinateci da Benedetto XVI.
RispondiEliminaIl papato è nella sua essenza una carica di governo, governo dell'intera Chiesa visibile. Non è un sacramento. Ha una sua spiritualità: ciò dipende dalla personalità del papa in carica ma si tratta cmunque di un carisma, di un dono o grazia della quale può godere un papa non di una caratteristica ontologica del papato.
Si continua a voler presentare Ratzinger come un impavido difensore della fede, perfettamente ortodosso. Ma questo non corrisponde al vero.
Ha sempre mostrato una tendenza ad impostazioni originali non conformi alla tradizione. Per esempio, il ricco Epulone della famosa parabola in un'Enciclica (Spe Salvi, 47) Benedetto XVI fa capire che deve trovarsi al Purgatorio quando da sempre tutta la tradizione della Chiesa l'ha messo all'Inferno, senza tante sfumature. Sembra una modifica da niente, invece, come dicono gli anglosassoni, è una di quelle piccole cose che "speak volumes".
Ha sempre approvato la collegialità confusa e rivoluzionaria uscita dal Vaticano II. Sull'ebraismo ha tenuto un atteggiamento a dir poco ambiguo. Ha fatto delle critiche all'islam, all'inizio. Ma poi le ha lasciate cadere, spaventato dalla reazione e ha aderito in pieno all'ecumenismo andando anche lui a pregare in moschea !! ll papa in babbucce, come GP II, a rendere omaggio nel tempio dell'Anticristo !!
I suoi elogi a Teilhard de Chardin e a de Lubac, teologi messi a tacere dai papi precedenti il Concilio perché giustamente sospetti di eresia, li vogliamo dimenticare? De Lubac ha sostenuto la tesi persino ridicola secondo la quale la salvezza per il cristiano sarebbe comune, concepirla come salvezza individuale sarebbe egoistico e Benedetto XVI l'ha sostenuta (Spe Salvi, 15-16).
Se poi si va a leggere la sua Introduzione al cristianesimo, si scopre che cerca di annullare il dogma della predestinazione, come inteso nel cattolicesimo, e che cerca di ridurre al massimo il significato propiziatorio della Santa Croce : Dio non poteva volere una cosa così crudele come la crocifissione, le torture e il sangue - la Croce deve esser intesa solo come atto d'amore nei confronti dell'uomo perché Dio è amore. Invece proprio questo voleva Dio dal Figlio: che accettasse di subire la testimonianza del sangue, in tutto il suo orrore, e sino in fondo. Questa era la volontà del Padre, per placare la sua ira nei confronti dell'uomo ribelle e peccatore.
Sotto la scorza signorile, colta e accademica, Ratzinger era anch'egli un ribelle, un neo-modernista, anche se, ovviamente, non lo era al modo estremo e si potrebbe dire brutale del suo successore. In un certo senso, più pericoloso, perché i suoi errori sono più difficili da individuare.
E ha seminato una confusione incredibile sull'istituto stesso del papato con la faccenda del "papato emerito", semplicemente allucinante, le cui conseguenze negative non accennano a diminuire.
Le tesi sulla Sede IMpedita sono una bufala mai vista. Invito a leggere la documentata e precisa confutazione che ne ha appena fatto il prof. Roberto de Mattei sul suo blog CR 1878 e 1879, capillarmente, nessuna esclusa. L'articolo, diviso in due parti, si intitola : "Una narrazione senza prove: la "sede impedita" di Benedetto XVI", in due parti.
Ha avuto Ratzinger dei meriti nei confronti della Messa Ordo Vetus, lo sappiamo tutti: ma non sono tali da compensare gli aspetti negativi del suo lungo partecipare al governo della Chiesa, in posizione di vertice, e della sua personale teologia.
pp
Ho fatto leggere questo post e soprattutto i commenti "pro-non-abdicazione" al mio parroco lì in canonica stamattina. Ha detto che ci sono due errori abbastanza clamorosi.
RispondiEliminaPrimo: se la sede fosse vacante dalla morte di Benedetto XVI, sarebbero rimasti elettori i cardinali infra-ottantenni alla morte di Benedetto XVI medesimo (se lo dicevo io era speculazione, ora ne ho la conferma). Ad ogni modo, ho visto giusto nel dire che Angelo Bagnasco sarebbe il più anziano di loro ad aver conservato questo ipotetico elettorato.
Secondo: Non esiste alcuna norma canonica che permetta l'interpretazione estensiva della norma sulla sede impedita di una diocesi alla stessa Sede Apostolica, nemmeno considerando la sua unione con la Diocesi di Roma. Altri canonisti lo hanno spiegato più volte: la Sede Apostolica non può essere "impedita".
Io direi che ho trovato confeme alle mie convinzioni