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giovedì 10 aprile 2025

Colligite Fragmenta: Domenica di Passione – “Iesus autem abscondit se”

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente qui.
L'inizio del ciclo pasquale con la Dominica in septuagesima [qui - Colligite qui] ; Dominica in sexagesima [qui - Colligite qui] ; Dominica in quinquagesima [qui - colligite qui]

Colligite Fragmenta: 
Domenica di Passione – “Iesus autem abscondit se”

A partire dalle domeniche pre-quaresimali, “Gesima” in poi, la Santa Madre Chiesa ha iniziato il suo tuffo nella morte liturgica. All'inizio abbiamo perso l'“Alleluia” [qui], il Gloria, e la domenica ci siamo vestiti di viola penitenziale per annunciare la vicinanza della Quaresima [velatio qui]. Con la Quaresima, queste privazioni si applicavano ogni giorno, ad eccezione delle nostre grandi feste. Inoltre, siamo diventati più silenziosi e cupi con la rimozione della musica strumentale e dei fiori festosi, anche se la scorsa settimana nella domenica Laetare un accenno della Pasqua è stato intravisto con misura attraverso il loro ritorno momentaneo e l'uso di paramenti rosacei. È stato come il respiro profondo prima del tuffo nell'acque. Le acque della morte e dell'ascesa liturgica.

Questa domenica, 1a domenica di Passione, dà inizio al Tempo di Passione, che si estende per questa dura quindicina fino alla prima domenica dopo la prima luna piena della primavera settentrionale. La stazione romana è a San Pietro sul colle Vaticano, dove nei secoli passati i nuovi sacerdoti venivano ordinati all'alba dopo una veglia notturna. Il Vangelo di ieri, sabato, tratto da Giovanni 8, raccontava la affermazione del Signore: "Io sono la luce del mondo" (v. 12). Ciò avvenne alla fine della festa di una settimana di Sukkoth, Tabernacoli o Capanne.(1) Durante la festa, il possente candelabro del Tempio veniva acceso, alimentato da barili di olio d'oliva e stoppini ricavati dalle vesti di lino usate dai sacerdoti. Erano così alti che la loro luce era visibile da tutta la città e le fiamme si riflettevano sull'oro che ricopriva il Tempio. Questi imponenti candelabri venivano spenti alla fine di Sukkoth. Inoltre, c'era una cerimonia in cui si versava acqua e vino sull'altare mentre si implorava la pioggia. Fu allora, "nell'ultimo giorno della grande festa" (v. 37) che Cristo si alzò e dichiarò: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". Questo avvenne poco dopo che nostro Signore dichiarò: "Io sono la luce del mondo!". In questo periodo la Chiesa ci offre molto di Giovanni, per via della sua enfasi sulla luce. Nella Chiesa antica la luce, l'illuminazione, era associata al battesimo.

Mentre entriamo nel Tempo di Passione, nelle letture risuona un tema nuovo, che sottolinea in particolare la persecuzione di Cristo innocente e i complotti contro di Lui e i suoi seguaci, minacciati di scomunica dalle sinagoghe per averlo seguito.

Il Vangelo odierno prosegue con Giovanni 8. Il Signore è nel tesoro del Tempio dove, soprattutto durante la festa di Sukkot, si raccoglievano le elemosine da distribuire ai poveri. Egli sta convincendo molti nuovi credenti e le autorità sono sempre più infuriate contro di Lui. Gli ebrei, cioè i Giudei, la gente della Giudea del sud dove si trova Gerusalemme (Cristo è un Galileo del nord), lo accusa di essere posseduto da un demonio. Lui li confuta e sottolinea con forza la sua divinità dicendo: "prima che Abramo fosse, Io Sono", in greco, egò eimí, ma in aramaico o ebraico risuonerebbe come l'impronunciabile Nome di Dio. È per questo che lo consideravano un bestemmiatore e la lettura si conclude con "raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; Ma Gesù si nascose e uscì dal tempio” (8:59 – RSV). Se il Signore non se ne fosse andato, avrebbero potuto ucciderlo lì e subito, cosa che potevano fare legalmente sotto il dominio romano perché si trovavano nel recinto del Tempio.
« Iesus autem abscondit se… Ma Gesù si nascose » (v. 59).
Da oltre un millennio questo versetto è legato a un'altra fase della morte liturgica che inizia in questa prima domenica di Passione.

All'inizio, le croci nelle chiese non erano crocifissi, con il corpus, o corpo del Signore crocifisso, ma piuttosto erano trionfalmente decorate spesso con pietre preziose. Una croce di questo tipo era chiamata crux gemmata. Con l'approfondirsi, nel tempo della riflessione collettiva della Chiesa sulla Passione, siamo maturati anche liturgicamente, le nostre usanze in evoluzione riflettevano la nostra devozione. Oggi, la Chiesa muore un po' di più con la velatio, solitamente di viola, di tutte le immagini sacre e in particolare dei crocifissi e delle scene di pietà.[vedi] "Gesù si nascose" si riflette nella privazione del nostro senso della vista. Anche il nostro udito è privato dall'omissione del salmo "Iudica" nelle preghiere del sacerdote ai piedi dell'altare, passando direttamente dall'antifona Introibo all'Adiutorium nostrum e al primo Confiteor. La dossologia conclusiva vede l'eliminazione di alcune preghiere. Il nostro decesso liturgico accelererà con lo spostamento del Tempo di Passione nel Triduo Sacro.

Attraverso la nostra piena, consapevole e attiva partecipazione al rinnovamento liturgico e sacramentale di questi sacri misteri, il credente battezzato in stato di grazia vivrà intensamente il processo del morire liturgicamente prima della gloriosa risurrezione a vita nuova nella Veglia pasquale. Cristo Sommo Sacerdote, vero attore dell'azione liturgica, rinnova nelle nostre parole sacre e nei nostri gesti di adorazione i misteri salvifici della Sua Passione, Risurrezione e Ascensione. Egli è nel santuario celeste ed eleva perpetuamente al Padre il Suo Sacrificio e il nostro. La nostra incorporazione alla Sua Persona nella Chiesa ci permette di incontrare questi misteri, questi "sacramenta".

La realtà sacramentale non è meno reale della realtà sensibile che ci circonda, ma dobbiamo conformarci ad essa attraverso il battesimo e poi continuare a sintonizzarci attraverso la partecipazione per tutta la vita al culto liturgico sacro e alla preghiera personale con tutto il nostro essere, mente e cuore.

Nella nota lettura dell'Epistola, tratta da Ebrei 9, Paolo sottolinea il Sommo Sacerdozio di Cristo e la nostra redenzione mediante lo spargimento del Suo Sangue. Trattandosi di una lettera scritta agli Ebrei, Paolo può usare riferimenti sintetici che ogni ebreo del suo tempo avrebbe compreso immediatamente. Ogni ebreo avrebbe saputo che il fratello di Mosè, Aaronne, era stato scelto come Sommo Sacerdote del Popolo e che lui, e tutti i sacerdoti successivi, avrebbero dovuto offrire sacrifici secondo le prescrizioni di Dio nel santuario portatile o tabernacolo e in seguito nei Templi che sarebbero stati costruiti. Sapevano che in un giorno speciale dell'anno, il Giorno dell'Espiazione – Yom Kippur – il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi per offrire un sacrificio di sangue per riconciliare l'intero popolo con Dio ed espiare tutti i suoi peccati.

Paolo sottolinea come quell'azione del Sommo Sacerdote dell'antica alleanza fosse un'anticipazione del Sacrificio di Cristo.

Un altro punto che Paolo sottolinea è che Cristo è Sommo Sacerdote in una "tenda più grande e più perfetta (non fatta da mani d'uomo, cioè non di questa creazione)". Questo è un riferimento alla tenda, o tabernacolo, della presenza, il santuario portatile tripartito. Questa tenda suddivisa conteneva, come avrebbe poi fatto il Tempio, l'area dei sacrifici in un "cortile" esterno. Sezionato al suo interno, c'era il luogo santo per il Pane della Presentazione, la Menorah e l'Altare dell'Incenso. Al suo interno si trovava il luogo più intimo, il Santo dei Santi, dove si trovava l'Arca dell'Alleanza, dove solo il Sommo Sacerdote poteva entrare e solo una volta all'anno (cfr. Levitico 16). Se Cristo doveva entrare in una tenda non fatta da mani d'uomo, Paolo non poteva che riferirsi al santuario del Cielo.

In questo Santo dei Santi, il Sommo Sacerdote prendeva il Suo stesso Sangue come Sacrificio espiatorio e riconciliatore, offerto una volta per tutte, per espiare ogni peccato mai commesso.

Inoltre, questa è una nuova alleanza con Dio.

Tutte le precedenti alleanze erano caratterizzate da diversi tratti: venivano istituite in un luogo elevato e prevedevano sacrifici e un pasto per suggellare l'accordo. Tutte le precedenti alleanze indicavano l'Ultima Cena, la salita al Calvario e, infine, l'Ascensione al santuario celeste al di là dello spazio e del tempo.

Poiché il nostro Sommo Sacerdote è lì, possiamo rinnovare la stessa Ultima Cena e ascendere al Calvario sui nostri altari in tutto il mondo, anche simultaneamente.

Sebbene oggi in Quaresima forse si sottolinei l'amaro prima del dolce, il vettore tematico della Quaresima conserva ancora questo carattere trionfale. Pius Parsch spiega le tre fasi della Quaresima in L'Anno di Grazia della Chiesa (trad. inglese 1953):
La prima domenica: Cristo e il diavolo; Cristo sulla difensiva. La terza domenica: l'uomo forte e IL più forte; Cristo all'offensiva. Domenica delle Palme: Cristo vincitore e re nella sua morte sacrificale. Ricordate anche che questa battaglia non è finita 1900 anni fa, continua fino alla fine dei tempi. Questo Cristo, che lotta, combatte, vince, è il Cristo mistico nel suo corpo, la Chiesa, e nei suoi membri, i singoli cristiani. Quindi la Quaresima è una "santa crociata" in cui siamo componenti attivi, non semplicemente pii osservatori.
Sopra ho menzionato la crux gemmata. In effetti, i nostri antenati avevano una spiritualità piuttosto diversa riguardo alla croce, tanto che era adornata di gioielli come vessillo di vittoria. La loro enfasi era meno sulla Passione del Signore che sulla Sua e la nostra vittoria sul peccato e sulla morte.

Mentre contempliamo i veli sulle nostre immagini e i crocifissi durante il Tempo della Passione, riflettiamo sul fatto che, paradossalmente, questo è il momento in cui dovrebbero essere maggiormente in vista. Pertanto, sono necessari sforzi e tempo extra per vedere oltre i veli. Pianificate di trascorrere del tempo in chiesa.

E andate a confessarvi.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. SUKKOTH 
La festa delle capanne La festa di Sukkoth inizia il 15 del mese di Tishrì. Sukkoth in ebraico significa "capanne" e sono appunto le capanne a caratterizzare questa festa gioiosa che ricorda la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, accompagnati però, secondo la tradizione, da "nubi di gloria". Nella Torà (Levitico, 23, 41-43) infatti troviamo scritto: "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto". La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torà, feste durante le quali gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, fino a quando esso non fu distrutto dalle armate di Tito nel II secolo e.v. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia. Questa festa è detta anche "festa dei tabernacoli" e il precetto che la caratterizza è proprio quello di abitare in capanne durante tutti i giorni della festa. Se a causa del clima o di altri motivi non si può dimorare nelle capanne, vi si devono almeno consumare i pasti principali. Altri nomi della festa sono "Festa del raccolto" e anche "Festa della nostra gioia", poiché cade proprio in coincidenza con la fine del raccolto quando si svolgevano grandi manifestazioni di gioia.
La capanna deve avere delle dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal quale si possano comunque vedere le stelle. E' uso adornare la sukkà, la capanna, con frutta, fiori, disegni e così via.
La sukkà non è valida se non è sotto il cielo: l'uomo deve avere la mente e lo spirito rivolti verso l'alto. Un altro precetto fondamentale della festa è il lulàv: un fascio di vegetali composto da un ramo di palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro che va agitato durante le preghiere. Forte è il significato simbolico del lulàv: la palma è senza profumo, ma il suo frutto è saporito; il salice non ha né sapore né profumo; il mirto ha profumo, ma non sapore ed infine il cedro ha sapore e profumo. Sono simbolicamente rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti insieme sotto la sukkà. Secondo un'altra interpretazione simbolica la palma sarebbe la colonna vertebrale dell'uomo, il salice la bocca, il mirto l'occhio ed infine il cedro il cuore. L'uomo rende grazie a Dio con tutte le parti del suo essere.
L'uomo è disposto a mettersi al servizio di Dio anche nel momento in cui sente che massima è la potenza che ha raggiunto: ha appena raccolto i frutti del suo raccolto, ma confida nella provvidenza divina e abbandona, anche se solo per pochi giorni, la sua dimora abituale per abitare in una capanna. Capanna che è insieme simbolo di protezione, ma anche di pace fra gli uomini. "E poni su di noi una sukkà di pace" riecheggiano infatti i testi di numerose preghiere; ci sono dettagliate regole che stabiliscono l'altezza massima e minima che deve avere una sukkà, ma per quanto concerne la larghezza viene stabilita solo la dimensione minima: nei tempi messianici infatti la tradizione vuole che verrà costruita una enorme unica sukkà nella quale possa risiedere tutta l'umanità intera.
Midrash
La struttura della sukkà, simbolo della protezione del Signore, e le regole che descrivono come debbano essere le sue pareti, sono già contenute nella parola stessa: La sukkà è valida infatti se ha quattro pareti complete, secondo la forma della lettera Samech, se ha tre pareti, secondo la forma della lettera Kaf ; se ha due pareti complete e una porzione della terza, secondo la forma della lettera He. Gaon di Vilna

6 commenti:

  1. Ben tornata sulla rete

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  2. Ben tornata!!
    La stessa sorte del blog Osservatorio sul Cammino neocatecumenale. Speriamo che non sia un continuo chiudi e apri.

    Frilù

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  3. Deo gratias!
    ✝️
    Ecce Crucem Domini!
    Fugite partes adversae!
    Vicit Leo de tribu Juda,
    Radix David! Alleluia!
    ✝️.
    Ecco la Croce del Signore!
    Fuggite forze nemiche!
    Ha vinto il Leone di Giuda,
    La radice di Davide! Alleluia!

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