Nella nostra traduzione da Res Novae. Alcuni precedenti a partire da qui - qui - qui - qui - qui - qui
Difesa della dottrina della Corredenzione della Beata Vergine
Quando Giovanni XXIII annunciò la convocazione di un secondo Concilio Vaticano, molti sperarono che i testi di questa assemblea avrebbero incluso la dottrina della Corredenzione di Maria e della sua Mediazione universale delle grazie. Ciò non avvenne, ma Paolo VI proclamò solennemente il 21 novembre 1964 un nuovo titolo per la Beata Vergine, quello di Madre della Chiesa, sul quale tornerò.
Nei giorni 23 e 24 maggio si terrà a Parigi, presso la Maison internationale de la Cité Universitaire, un convegno sulla Corredenzione della Beata Vergine [1], che tratterà in particolare la questione mariana nel Vaticano II e i cui interventi tenderanno a mettere in luce il carattere tradizionale di questa dottrina.
Al contrario, il 9 marzo 2025, padre Michel Viot ha tenuto una trasmissione di Radio-Courtoisie sul tema: “Maria Corredentrice, una spiegazione dogmatica superflua”, che può essere trovata sul sito web della radio [2].
Pur mantenendomi, come è giusto, entro un «margine di fraternità», come diceva padre Clément Dillenschneider, che si è impegnato molto per difendere questa dottrina, farò lo stesso qui, evocandone essenzialmente i fondamenti e anche i possibili sviluppi.
Cosa si intende per Corredenzione?
Corredenzione, Mediazione: sono i due lati dello stesso mistero della cooperazione specifica della Madre di Dio all'opera redentrice del Figlio mediante l'acquisizione dei meriti sulla terra (Corredenzione) e mediante la distribuzione delle grazie in cielo (Mediazione) [3]. Entrambi gli aspetti sono legati agli scambi nel Corpo mistico di Cristo tra i membri di questo Corpo, che fanno dire a san Paolo: «In questo momento io gioisco delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). Ogni cristiano che è nella grazia di Cristo aderisce all’opera della Redenzione e, per così dire, la “completa” con le sue sofferenze. Ciò vale in modo particolare per i martiri e soprattutto per la Vergine Maria, Vergine Addolorata.
Ma quando parliamo di Corredenzione, ci riferiamo a qualcosa di più di un grado eminente: la sua partecipazione all'opera redentrice del Figlio è specifica perché Maria è Theotokos, Madre di Dio, come stabilito dal Concilio di Efeso nel 430. Ogni maternità umana è infatti analizzata come una relazione della persona della madre che si completa nella persona del bambino concepito e messo al mondo: quella di Maria, creatura privilegiata ma pur sempre creatura, pone la sua persona e la Persona del Verbo in una singolare relazione ontologica. «La Beata Vergine è chiamata Madre di Dio, non perché è madre della divinità, ma perché è madre secondo l'umanità di una Persona che ha insieme divinità e umanità» (San Tommaso, Summa Theologica, 3a, q 35, a 4, ad 2).
Se Cristo, unico Sacerdote, offre il sacrificio del suo Sangue, la partecipazione subordinata della Madre di Dio a questa offerta redentrice è dovuta al fatto che il suo Fiat ha reso possibile la Redenzione, perché Ella ha fornito la vittima del sacrificio. Inoltre, Cristo, che ha sofferto ogni genere di sofferenza umana (san Tommaso, Summa Theologica, 3a, q 46, a 5), assume anche la Compassione di sua Madre, che è di una qualità materna assolutamente unica. Naturalmente, i meriti del contributo di Maria alla nostra salvezza non sono, come quelli di Cristo, de condigno, di diritto. Esse non possono essere sufficienti di per sé stesse ad ottenere la salvezza, ma sono de congruo, di convenienza, benevolenza, cioè concesse da Dio alla preghiera della Beata Vergine.
La Tradizione afferma, come nota felicemente la Lumen Gentium (n. 56), a proposito di sant'Ireneo, che la Vergine Maria, a partire dal suo Fiat, «divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano». Troviamo in san Giustino nel suo Dialogo con Trifone, poi in sant'Ireneo (Contro le eresie 3,23), in Tertulliano, in san Girolamo (l'umanità ha ricevuto "la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria", Epistola 22,21), ecc., la tipologia Eva-Maria – Maria è per il Nuovo Adamo ciò che Eva era per il padre dell'umanità – che stabilisce ciò che possiamo dire sul ruolo di Maria nella nostra redenzione. La partecipazione della nuova Eva alla nostra redenzione è più efficace della partecipazione della prima Eva alla nostra perdizione.
Nel Medioevo, per esprimere questa partecipazione, si utilizzava un linguaggio molto forte. Nel XII secolo, Arnaud de Chartres, abate di Bonneval, ne era testimone: «Davanti al Padre, il Figlio e la madre si dividono tra loro gli uffici della misericordia... e stabiliscono tra loro il testamento inviolabile della nostra riconciliazione... L'affetto di sua madre lo tocca, perché allora non c'era che una sola volontà di Cristo e di Maria, ed entrambi offrirono insieme un solo olocausto, lei, nel sangue del suo cuore, lui, nel sangue della sua carne » [4]. È chiaro che se la parola Corredenzione non veniva pronunciata, la realtà veniva affermata, poiché si credeva alla transustanziazione prima che il termine fosse coniato, e così per tutte le precisioni del linguaggio teologico.
È anche interessante notare con René Laurentin [5], su cui tornerò più avanti che, se il termine Corredentrice apparve nel XV secolo, fu sotto forma di un ammorbidimento di quello di Redentore precedentemente utilizzato come tale o in modo equivalente come con l'abate di Bonneval. Il prefisso co spiega la subordinazione strumentale dell'opera di Maria a quella di Cristo. Il nome non è una "novità", ma una precisazione: non c'è un Redentore e un Redentore, ma un Redentore e una Corredentrice.
Vera devozione alla Beata Vergine
L'abate Michel Viot sottolinea che negli ultimi anni si è assistito a una rinascita della devozione mariana, ma che la promozione della dottrina della Corredenzione sarebbe dannosa per questa devozione. La sua critica può essere paragonata, senza dire che ne dipende, a quelle che all'epoca del Concilio denunciarono «l'inflazione» del discorso sulla Santa Vergine, o che nel XVII secolo denunciarono gli «eccessi» della letteratura mariana. È pensando a questi "devoti critici" che san Luigi Maria Grignion de Montfort, un riferimento di grande peso in materia di devozione mariana e di teologia, compose il suo Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine , una devozione il cui scopo è essenzialmente l'attaccamento a Gesù Cristo attraverso sua Madre: "Di tutte le devozioni, quella che consacra maggiormente un'anima a Gesù Cristo è la devozione alla Santissima Vergine" (n. 120).
Ma Michel Viot sostiene sorprendentemente che san Luigi Maria Grignion de Montfort insegnava una devozione in qualche modo debole, nella misura in cui la mediazione di Maria sarebbe, secondo i termini del Trattato, solo una mediazione di intercessione, non di acquisizione e dispensazione di grazie, e per questo motivo non troviamo traccia di Corredenzione nel suo Trattato della vera devozione. In effetti, san Luigi Maria chiama Maria niente più e niente meno che «la riparatrice del genere umano». » Egli spiega: « Tale è la volontà dell'Altissimo, che esalta gli umili, che il cielo, la terra e l'inferno si pieghino, volenti o nolenti, ai comandamenti dell'umile Maria, che egli ha costituito sovrana del cielo e della terra, generale dei suoi eserciti, tesoriera dei suoi tesori, dispensatrice delle sue grazie, operatrice dei suoi grandi prodigi, restauratrice del genere umano, mediatrice degli uomini, sterminatrice dei nemici di Dio e fedele compagna della sua grandezza e dei suoi trionfi [6]. » Dice ancora: «Il Figlio di Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza, ma in Maria e per mezzo di Maria » [7]. E la sua preghiera di consacrazione contiene questa supplica: «O Madre ammirabile! presentami al tuo caro Figlio come schiavo eterno, perché, avendomi redento per mezzo tuo, egli mi riceva per mezzo tuo» (n. 29).
A proposito di uno dei passi evangelici più espressivi della partecipazione subordinata di Maria al mistero della redenzione, quello della profezia di Simeone, Michel Viot nega così il suo legame con la Corredenzione, perché secondo lui le sofferenze di Maria, espresse con le lacrime e non con il sangue versato, non hanno alcun valore propiziatorio. La critica dell'«esagerazione» implicita sarebbe forse valida se si affermasse la parità nel sacrificio redentivo sostenendo che Maria ha partecipato de condigno, come Cristo, alla redenzione [8]. Ma san Luigi Maria resta nell'ambito stretto della Vera devozione e afferma a proposito della Passione dell'uno e dell'altro, il che ci fa parlare di Compassione che potremmo qualificare come Copassione : «Ecco, accanto a Gesù Cristo, una spada trafitta che penetra fino in fondo il cuore tenero e innocente di Maria, che non aveva mai avuto alcun peccato, né originale né attuale. Vorrei potermi soffermare qui sulla Passione di entrambi, per mostrare che ciò che noi soffriamo è niente in confronto a ciò che hanno sofferto loro! [9] »
O ancora nella sua “Canzone 74”, comunque per l’intensità del dolore:
«Contempliamo Maria afflitta
Presso la croce del Salvatore,
Vediamo la sua anima santa Trafitta
Dal filo di un acuto dolore.
Vedendo su una forca infame
l'oggetto di tutti i suoi desideri,
Ella soffre più nell'anima sua
che non abbiano mai sofferto tutti i martiri. »
Come un parallelo appropriato, la qualità di "riparatrice del genere umano" attribuita a Maria da Grignion è fortemente espressa da san Giovanni Eudes, con questa nota della Scuola di spiritualità francese sull'offerta del sacrificio di suo Figlio da parte di Maria in una sorta di modo sacerdotale: "Per l'unione molto stretta che aveva con suo Figlio, con il quale, avendo un solo Cuore, un'anima, un solo spirito e una sola volontà, volle tutto ciò che lui volle, fece e soffrì in qualche modo con lui e in lui, tutto ciò che lui fece e tutto ciò che lui soffrì. Così che quando lui si sacrificò sulla croce per la nostra salvezza, lei lo sacrificò anche con lui per lo stesso fine. [...] Il Cuore di questa gloriosa Maria ha contribuito all'opera della nostra redenzione, perché Gesù, che è allo stesso tempo sia l'ostia che è stata sacrificata per la nostra salvezza, sia il sacerdote che l'ha immolata, è il frutto del Cuore di questa beata Vergine, come è stato detto; e che questo stesso Cuore è anche sia il sacerdote che ha offerto questa ostia divina, sia l'altare su cui è stata offerta, non solo una volta, ma mille e mille volte volte, nel fuoco sacro che ardeva incessantemente su questo altare; e che il sangue di questa vittima adorabile, versato a prezzo della nostra redenzione, è parte del sangue verginale della Madre del Redentore, che Ella donò con tanto amore da essere pronta a darne con tutto il cuore l'ultima goccia per questo fine [10] . »
Attestazioni papali
Michel Viot non dà il peso che meritano alle parole molto chiare di Pio XI in un discorso del 30 novembre 1933: "Il Redentore ha dovuto, necessariamente, associare sua Madre alla sua opera. Ecco perché la invochiamo sotto il titolo di Corredentrice. Ella ci ha dato il Salvatore. Ella lo ha condotto alla sua opera di redenzione fino alla Croce. Ella ha condiviso con lui le sofferenze di agonia e di morte in cui Gesù ha consumato la redenzione di tutti gli uomini". Questa non è certamente una definizione formale, ma le parole sono molto precise: l'associazione di Maria a Cristo era necessaria, una necessità di congruenza, naturalmente; l'invocazione di Maria sotto il titolo di Corredentrice è un fatto accertato; la condivisione della sofferenza redentrice si spiega con il dono iniziale che ci ha fatto il Salvatore.
Già in precedenza, Leone XIII, nell'enciclica Adjutricem populi del 5 settembre 1895, già citata, in cui affermava che la riconciliazione dei popoli separati dalla Chiesa è opera soprattutto di Maria, scriveva, collegando la cooperazione alla Redenzione e la dispensazione delle grazie: «Da qui infatti, secondo il disegno di Dio, Ella cominciò a vegliare sulla Chiesa, ad assisterci e a proteggerci come una Madre, così che, dopo essere stata cooperatrice dell'umana Redenzione, divenne anche, per il potere quasi immenso a lei concesso, dispensatrice della grazia che da questa Redenzione scaturisce per sempre».
San Pio X, nell'enciclica Ad Diem illum del 2 febbraio 1904 sull'Immacolata Concezione, giustifica l'appellativo di «riparatrice dell'umanità decaduta» e dispensatrice di tutte le grazie: «Quando giunse per Gesù l'ora suprema, la Vergine fu vista «ritta presso la croce, presa senza dubbio dall'orrore dello spettacolo, felice tuttavia che suo Figlio si immolasse per la salvezza del genere umano, e, inoltre, partecipando così tanto alle sue sofferenze che prendere su di sé i tormenti da lui patiti le sarebbe sembrato, se la cosa fosse stata possibile, infinitamente preferibile» (San Bonaventura, I Sent., d. 48, ad Litt., dub. 4). La conseguenza di questa comunanza di sentimenti e di sofferenze tra Maria e Gesù è che Maria «meritò molto legittimamente di diventare la riparatrice dell'umanità decaduta», e, perciò, la dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ci ha acquistato con la sua morte e il suo sangue. […] È dunque ben lungi dall'essere il caso, come vediamo che attribuiamo alla Madre di Dio una virtù produttrice di grazia, virtù che è di Dio solo. Tuttavia, poiché Maria supera tutti in santità e in unione con Gesù Cristo, e fu associata da Gesù Cristo all'opera della redenzione, ella merita per noi de congruo, come dicono i teologi, ciò che Gesù Cristo meritò per noi de condigno, ed è la suprema ministra della dispensazione delle grazie. «Questo Gesù siede alla destra della Maestà nel più alto dei cieli» (Ebrei 1:3). »
Allo stesso modo, Benedetto XV, nella Lettera apostolica Inter sodalicia del 22 marzo 1918, parla dell'associazione della Vergine Maria alla redenzione operata dal Figlio, associazione che si potrebbe chiamare corredenzione : «Ella soffrì infatti e quasi morì col Figlio sofferente e morente, abdicò ai suoi diritti materni per la salvezza degli uomini e, per quanto le competeva, sacrificò il Figlio per placare la giustizia di Dio, così che si può dire a ragione che Ella, con Cristo, ha redento il genere umano».
Particolarmente elaborato è infine il ragionamento teologico di Pio XII, nell'enciclica Ad cæli Reginam, dell'11 ottobre 1954, in cui parla dell'associazione di Maria alla Redenzione basata sulla tipologia Eva/Maria: «Nell'opera della salvezza spirituale, Maria è stata, per volontà di Dio, associata a Cristo Gesù, principio di salvezza, e ciò in modo simile a quello in cui Eva è stata associata ad Adamo, principio di morte, così che si può dire che la nostra redenzione è avvenuta secondo una certa "ricapitolazione", in virtù della quale il genere umano, sottoposto alla morte da una vergine, viene salvato anche per mezzo di una vergine; anzi, si può dire che questa gloriosa Sovrana è stata scelta come Madre di Dio proprio per essere associata a Lui nella Redenzione del genere umano».
Inoltre, è sorprendente che l'abate Viot veda nelle costituzioni apostoliche che proclamano i dogmi dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione delle invalidazioni esplicite della dottrina della Corredenzione? Al contrario, sembra che Pio XII, nella Munificentissimus Deus, abbia sviluppato il tema adiacente dell'associazione di Maria all'opera di redenzione sul diavolo: «Dobbiamo ricordare in modo particolare che, fin dal secondo secolo, i santi Padri hanno designato la Vergine Maria come la nuova Eva che, pur essendo sottomessa al nuovo Adamo, è a lui intimamente associata in questa lotta contro il Nemico infernale e che, come aveva annunciato il Protovangelo, aveva come risultato finale la vittoria totale sul peccato e sulla morte.»
Lo stesso tema correlato si trovava nell'Ineffabilis Deus, di Pio IX, dell'8 dicembre 1854. Lì affermava che il privilegio dell'Immacolata Concezione era stato concesso a Maria "in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano". Affermando che Cristo è il Redentore di tutto il genere umano, anche per anticipazione, per preveggenza, di colei che sarebbe divenuta sua Madre, non escludeva in alcun modo, poiché diceva che l'ufficio di «riparatrice» e di «vivificatrice» - di cooperatrice alla riparazione e alla vivificazione - che le era stato affidato era contenuto nello stesso privilegio dell'esenzione dal peccato originale: «[I Padri] hanno anche professato che la Vergine gloriosissima era stata la riparatrice dei suoi antenati e che aveva vivificato la sua posterità; che l'Altissimo l'aveva scelta e riservata a sé fin dall'inizio dei tempi; che Dio l'aveva predetto e annunziato quando disse al serpente: «Egli porrebbe inimicizia tra te e la donna» (Gen 3,15), e che, senza alcun dubbio, Ella schiacciò la testa velenosa di quello stesso serpente».
Riflessione teologica sulla Corredenzione
È noto che John Henry Newman (1801-1890) difese il titolo di Corredentrice davanti a un prelato anglicano che si rifiutò di conferirle questo titolo, dicendogli: «Sentendoti chiamarla, con i Padri, Madre di Dio, Seconda Eva, e Madre di tutti i viventi, Madre della Vita, Stella del Mattino, Nuovo Cielo Mistico, Scettro dell'Ortodossia, Madre Immacolata della Santità, e così via, [questi stessi Padri della Chiesa] avrebbero giudicato che stavi rendendo un misero omaggio a tali parole rifiutando di chiamarla Corredentrice » [11] . »
L'appellativo di Corredentrice sembra infatti quasi debole rispetto a tanti altri che san Cirillo d'Alessandria accumulò per esprimere quello di Theotokos, nella celebre preghiera del suo discorso al Concilio di Efeso: «Ti salutiamo, o Maria, o Theotokos, Tesoro degno di venerazione e che appartiene all'intero universo. Lampada la cui Luce è inestinguibile. Ti salutiamo, Corona di verginità; Scettro di vera dottrina; Tempio indistruttibile; Luogo di Colui che nessun luogo può contenere; Vergine e Madre, grazie a te, ha potuto essere nominato nei Vangeli “Colui che è venuto nel nome del Signore”. E tu portasti, nel tuo Grembo verginale, l'Incomprensibile e l'Immenso. È grazie a te che la Santissima Trinità riceve gloria e adorazione; è grazie a te che il Cielo è in esultanza; che gli Angeli saltino di gioia; che i demoni siano messi in fuga; che il Tentatore sia caduto dalle altezze celesti, e che la creatura umana, una volta caduta, sia ammessa alle gioie immortali. È grazie a te che tutte le creature, dopo aver conosciuto le follie dell'idolatria, siano tornate alla conoscenza della Verità. È grazie a te che il Santo Battesimo sia dato ai fedeli, con l'olio che dà forza e gioia. Dobbiamo a te la fondazione di tante chiese nel mondo, ed è grazie a te che vediamo tante nazioni marciare verso la Penitenza! È grazie a te (perché dire di più?) che l'unigenito Figlio di Dio apparve, come un Essere risplendente, alla povera umanità che sedeva nelle tenebre e nell'ombra della morte. Senza di te i Profeti non avrebbero parlato la loro oracoli; senza di te gli Apostoli non avrebbero predicato la dottrina della salvezza alle genti; Grazie a te i morti tornano in vita e i Re regnano nel nome della Santissima Trinità. Ma quali labbra umane potrebbero celebrare degnamente la Vergine Maria, che è veramente al di sopra di ogni lode? »
Michel Viot ci dice che, poiché il mistero di Maria è inesprimibile, bisogna evitare di eccedere nelle parole che la riguardano. Ma il mistero di Cristo è ancora più indicibile. Ora, tutta la cristologia, dal Nuovo Testamento fino agli atti più recenti del magistero, non usa forse delle parole per esprimere l'effetto, nella sua natura umana, dell'unione senza confusione con la natura divina nella Persona del Verbo: «Primogenito», «Capo», «Capo», «Re»? Quest'ultimo termine è simile anche ai "titoli" mariani - in particolare a quello di Regina, come spiegherò alla fine - e i titoli usati per esprimere il mistero di Maria aiutano in realtà a parlare del mistero di Cristo. Il rapporto tra cristologia e mariologia è, del resto, l'equivalente del rapporto tra le due devozioni: «Tra la devozione mariana e la devozione a Cristo esiste un legame che non è accidentale, ma essenziale » [12] .
Negli anni '40 e '50 del XX secolo prevalse una corrente favorevole alla Corredenzione. Nel 1946 si tenne a Grenoble-La Salette un congresso su "Maria Corredentrice", al quale contribuirono teologi specializzati in questa dottrina, p. Marie-Joseph Nicolas op (autore poi di Theotokos, il mistero di Maria, su cui tornerò), p. Rondet, Lépicier, Clément Dillenschneider ( Il mistero della corredenzione mariana. Nuove teorie , Vrin, 1951). Nel 1950, p. Junipero B. Carol pubblicò un'opera storica monumentale, De corredemptione beatæ Virginis Mariae: disquisitio positiva (Poliglotta Vaticana), una prodigiosa indagine sul progresso di questa dottrina attraverso i secoli, alla quale aggiunse i risultati di una sorta di referendum da lui organizzato tra gli episcopati del mondo con l'apparente scopo di dimostrare che la dottrina era accettata dal punto di vista del magistero ordinario e universale. Molto più modesto, ma che deve molto al precedente, è il lavoro di René Laurentin, del 1951, sul Titolo di Corredentrice. Studio storico (Nuove Edizioni Latine), che riproduce esattamente il suo contributo al Congresso Mariologico di Roma del 1950.
La tendenza si invertì nel periodo precedente il Concilio Vaticano II e anche in seguito. Al Concilio, le parole del riformato Karl Barth vennero ripetute fino alla nausea: "La corredenzione è una conseguenza, una forma malaticcia del pensiero teologico". Tali escrescenze devono essere amputate. Questo è un altro Vangelo. » Padre Yves Congar, OP, proprio per preoccupazione ecumenica, fu uno degli oppositori più virulenti di quella che chiamava « mariolatria » e che, insieme alla « papolatria », costituiva un sistema che, secondo lui, accumulava dogmi e condanne e tagliava fuori il cattolicesimo dalle sue radici evangeliche: « Dopo l'Assunzione, ci sarà la mediazione, poi la corredenzione, poi qualcos'altro ancora [13] . Egli riteneva che la mariologia costituisse la pietra di paragone tra due tipi di teologia, la sua e quella a cui si opponeva. I bersagli del suo disprezzo: p. Gabriele Maria Roschini, fondatore della rivista e del Pontificio Istituto Marianum, e don Carlo Balić, specialista di Duns Scoto [14] .
Dopo la morte di Pio XII, lo stesso René Laurentin divenne uno dei «minimalisti», e perfino colui che più efficacemente combatté la dottrina della mediazione di tutte le grazie, e quindi della corredenzione, nell'ultimo Concilio [15], appoggiandosi alla sua opera polemica, La questione mariana [16], dove presentò il «massimalismo» del movimento mariano come «un problema», che definì «eccessivo» e perfino «patologico» [17] nella sua «esaltazione incondizionata» [18] della Vergine. L'abate Laurentin si batté perché venisse eliminato il titolo Mater Ecclesiæ, perché il testo De Beata Virgine venisse integrato in Lumen Gentium e non costituisse più un testo separato [19] , e perché il titolo Mediatrix venisse sommerso in mezzo a una litania di termini simili. Fino alla fine, divenuto tanto massimalista nelle apparizioni mariane quanto minimalista nella dottrina mariana, rifiutò la corredenzione e la mediazione delle grazie [20].
I gesuiti non furono lasciati fuori. La loro teologia era talvolta così avanzata che la questione mariana non si poneva nemmeno più. Così, padre Joseph Moingt scriveva con calma: «Continueremo a crederlo [che Dio è il padre di Gesù], anche se ci dicessero che Gesù è nato in modo del tutto normale da Giuseppe e Maria, perché sappiamo distinguere ciò che riguarda la persona da ciò che riguarda la costituzione fisica dell'essere [21] ». In un registro più «classico», padre Bernard Sesboüé, con un articolo intitolato «Si può ancora parlare di Maria? Per una presentazione credibile" [22], attaccava tra l'altro un'opera in due volumi, pubblicata negli Stati Uniti nel 1995 e nel 1997, che aveva il titolo: Maria, Corredentrice, Mediatrice e Avvocata. Fondamenti teologici. Verso una definizione papale? [23] , la metà dei cui contributi giustificava il titolo di Corredentrice. Bernard Sesboüé diceva di questo titolo "sappiamo quanto sia ambiguo, per non dire "oggettivamente erroneo". » La sua espulsione dalla Corredenzione si basava sulle conclusioni critiche di una commissione di teologi che aveva esaminato le richieste in favore di una dogmatizzazione di questa dottrina e sui commenti fatti a queste conclusioni dall'Accademia Mariana Internazionale [24], che difendevano entrambe « la via tracciata dal Concilio Vaticano II ». Tuttavia, non possiamo non sottoscrivere alcuni dei principi enunciati dal padre Sesboüé: « Maria non deve mai essere isolata da tutto il discorso della fede cristiana »; « Maria è confessata dalla Chiesa come “Madre di Dio”: tutto ciò che la riguarda parte da lì e deve ritornare ad essa. » Infine, Papa Francesco, nel suo stile, ha ritenuto, nell'udienza del 12 dicembre 2019, a proposito del titolo di corredentrice, che non era necessario «perdere tempo» con queste tonterie (assurdità, sciocchezze, inettitudini).
D'altra parte, autori come padre Léon Cognet, storico della mistica, si sono pronunciati in difesa della devozione mariana in Le difficoltà attuali della devozione mariana [25] , seguito da padre Jean Stern nel suo già citato articolo «Maria nel mistero della nostra riconciliazione», secondo il quale la crisi mariana potrebbe essere «la conseguenza non di un cristocentrismo ritrovato, ma di un cristocentrismo spostato dalla persona alle idee, considerando Cristo meno come Colui con cui posso avere relazioni cuore a cuore, che come il simbolo di un ideale di giustizia o di qualcos'altro». Padre Stern concludeva: «È chiaro che, in una tale prospettiva, il personaggio di Maria diventa inutile e perfino fastidioso, nell'attesa che la persona di Cristo diventi a sua volta inutile e fastidiosa [26]. »
Per difendere adeguatamente la dottrina della Corredenzione, troviamo Padre Marie-Joseph Nicolas, in Theotokos [27] , già menzionato, e anche suo fratello, Jean-Hervé Nicolas, op, nella sua Sintesi dogmatica, dove tratta «dell'associazione di Maria a Cristo nella redenzione stessa» e del merito di condigno di Maria in questa partecipazione [28].
Più di recente, l'abate Guillaume de Menthière, in un'opera intitolata Maria, Madre della Salvezza. Maria, Corredentrice? Saggio sui fondamenti teologici [29], ha cercato intelligentemente di sgombrare il terreno: «Il titolo di Corredentrice, se conviene a Maria, non può essere un titolo qualsiasi, è il titolo per eccellenza, quello che dà senso a tutti gli altri». Ha notato che «nel magistero ecclesiastico si sta delineando una forte corrente a favore di una partecipazione eminente di Maria all'opera della salvezza» e anche che «questa corrente trova un'eco molto favorevole anche nella pietà dei fedeli». » Come non vedere in questo «il segno più sicuro di una tradizione autenticamente valida»? E con il suo stile caratteristico, quasi distaccato, soppesando i pro e i contro, proteggendosi con numerosi riferimenti al Vaticano II, ha ricordato che il termine Corredentrice era ricorrente nella letteratura mariana almeno dal XV secolo fino a Pio X e Pio XI, e che Giovanni Paolo II lo aveva utilizzato oralmente in diverse occasioni.
Dopo di che egli propone una "dimostrazione" sotto forma di articoli della Summa Scolastica, vale a dire ponendo una serie di domande ("È nel titolo di Madre di Dio che Maria coopera alla Redenzione?"), ciascuna seguita da obiezioni tendenti a rispondere negativamente, poi da un sed contra, cioè dall'argomentazione in senso opposto di un'autorità (Sant'Anselmo diceva: "La Madonna ha redento il mondo mentre era prigioniero"), su cui si fonda una conclusione positiva, argomentata ("la maternità divina è in un certo modo la ragione di tutti i privilegi di Maria", compreso quello della Corredenzione), che consente di dare risposte alle obiezioni. Guillaume de Menthière arrivò persino a giustificare il titolo di «Vergine-Sacerdote» che la scuola spirituale francese aveva audacemente attribuito a Maria per esprimere la sua cooperazione alla Redenzione: Maria offrì dall'Annunciazione alla Croce la Vittima del sacrificio; e se non si tratta di attribuirle un carattere sacerdotale, ella «possedeva l'analogo di un carattere nella sua qualità ontologica di Madre di Dio».
Maria responsabile dei suoi figli, Maria Regina
Cristo, che ha compiuto il suo sacrificio redentore con questo atto supremo di obbedienza al Padre, ha voluto condizionarlo con l'atto di obbedienza della Madre. La partecipazione di quest'ultimo alla Redenzione venne così stabilita nel momento dell'Annunciazione. L'obbedienza di Colei che con il suo fiat diventa Madre di Dio coopera con l'obbedienza espressa dal Dio-Uomo concepito in quel momento («Per questo, entrando nel mondo, Cristo disse: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato; non hai gradito né olocausti né sacrifici per i peccati. Allora ho detto: Ecco, io vengo, perché di me sta scritto nel rotolo del libro: per fare, o Dio, la tua volontà») (Ebrei 10,5-7).
Proprio perché è Madre del primogenito della nuova umanità, questo contributo ha una caratteristica specifica rispetto a quello di tutti i santi: vale non per la salvezza di singole persone, ma per la salvezza dell'intero genere umano. Il merito di una persona giusta, per quanto grande, è particolare, ma nella sua estensione il merito di Maria è universale: tutti ne ricevono il frutto.
Nell' Ineffabilis Deus, Pio IX sottolinea la sollecitudine di Maria per la salvezza dell'intero genere umano e, in questo contesto di applicazione universale, quella dell'efficacia della sua intercessione: è Colei che, «trattando lei stessa la questione della nostra salvezza, estende la sua sollecitudine a tutto il genere umano», e che «intercede efficacemente con tutta la potenza delle preghiere materne». Il titolo di Madre della Chiesa dato da Paolo VI a Maria – evocato dallo schema preparatorio che egli ha ripreso da Leone XIII nell'
Adjutricem populi del 5 settembre 1895, ma che i redattori della Lumen gentium hanno omesso – non esprime forse proprio questo diritto materno universale, su tutti i membri effettivi della Chiesa, come su tutti i suoi membri potenziali, chiamati ad esserlo anche se alcuni non lo raggiungeranno mai [30] ? Tanto che possiamo dire che Maria, Madre di Dio, è Madre di tutti gli uomini.
Maria ai piedi della Croce rappresentava tutta l'umanità che Cristo ha ricapitolato per salvarla, dice Jean-Hervé Nicolas [31]. Dovette accettare questo passo di redenzione. Fu in nome di tutti che aderì al sacrificio del Figlio. Ho citato sopra le parole di Pio XII in Ad caeli Reginam, il quale afferma che la nostra redenzione si è realizzata secondo una certa «ricapitolazione», per cui l'umanità, sottoposta alla morte dalla prima Eva, è stata salvata tramite la nuova Eva. E su questa «ricapitolazione» fonda il titolo di Regina che le riconosce: «Senza dubbio, solo Gesù Cristo, Dio e uomo, è Re, nel senso pieno, proprio e assoluto della parola; Maria, però, partecipa anche della sua dignità regale, benché in modo limitato e analogico, perché è Madre di Cristo Dio ed è associata all'opera del Divino Redentore nella sua lotta contro i nemici e nel suo trionfo su tutti loro. Infatti, attraverso questa unione con Cristo Re, Ella raggiunge una gloria così sublime che sorpassa l'eccellenza di tutte le cose create: da questa stessa unione con Cristo, scaturisce il potere regale che la autorizza a distribuire i tesori del Regno del Divino Redentore; infine questa stessa unione con Cristo è la fonte dell'inesauribile efficacia della sua materna intercessione presso il Figlio e il Padre».
Non è forse particolarmente opportuno, in quest'anno in cui celebriamo il centenario dell'enciclica Quas primas di Pio XI sulla regalità di Cristo, avvicinarla, come fece Pio XII, alla regalità di Maria, collegando questo potere regale alla sua associazione con l'opera della Redenzione e alla sua dispensazione delle grazie sugli uomini, suoi figli? Non sarebbe forse proficuo sviluppare la riflessione su questo avvicinamento della regalità di Cristo e della regalità di Maria alle istituzioni umane e soprattutto alle nazioni? Per noi francesi in particolare, il cui Cristo, secondo l'affermazione frequente di santa Giovanna d'Arco, è «Re di Francia» [32], che riconosciamo la Vergine Maria come «Regina di Francia» poiché nel 1638 Luigi XIII le consacrò il suo regno attribuendole questo titolo. Che la Vergine Santa ottenga con la sua efficace intercessione la redenzione della figlia apostata!
don Claude Barthe - Fonte
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[1] www.coredemptrice.net .
[2] Radio Courtoisie: Tutti i diritti, tutti i talenti!
[3] R.-M.de la Broise e J.-V.Bainvel, Maria, Madre della Grazia. Studio dottrinale, Beauchesne, 1921, p. 45.
[4] Dal laudibus della BMV ; PL 189, 1726-1727.
[5] Il titolo della Corredentrice, studio storico, Nouvelles Éditions latines, 1951.
[6] Trattato della vera devozione, n. 29.
[7] Op. cit. N. 16.
[8] Come ha fatto con coraggio Joseph Lebon in “Sulla dottrina della mediazione mariana”, Angelicum, vol. 35, lettera b. 1 (gennaio 1958), pp. 3-35.
[9] Lettera circolare agli Amici della Croce n. 31.
[10] Cuore ammirabile della Sacratissima Madre di Dio, Libro II, Capitolo IV.
[11] San Giovanni Enrico Cardinale Newman, Alcune difficoltà avvertite dagli anglicani nell'insegnamento cattolico considerate: in una lettera indirizzata al Rev. EB Pusey, DD, in occasione del suo Eirenicon del 1864 , Volume 2, Longmans, Green, and Co., New York, 1900, p. 78.
[12] Jean Stern, «Maria nel mistero della nostra riconciliazione», Nouvelle Revue théologique, 97 n° 1 1975, p. 23.
[13] Nota interna del 1946 alla facoltà di teologia domenicana di Saulchoir dove era professore per protestare contro una possibile dogmatizzazione dell'assunzione di Maria. Cfr. Culto mariano cattolico.
[14] Yves Congar, Il mio diario del Consiglio, Parigi, Cerf, 2002, t. 1 pp. 64 e 66 e t. 2 pagine. 90 e 147.
[15] https://www.robertodemattei.it/la-questione-mariana/
[16] René Laurentin, La question mariana, Seuil, 1963, un libro di “opinione” che egli considerava «urgente scrivere sulla soglia del dibattito mariano del Vaticano II».
[17] Ivi, p. 37.
[18] Ivi , p. 24.
[19] Yves Congar, Il mio diario del Consiglio, op. cit. 12-13 gennaio 1963.
[20] Raggiungere un consenso sul ruolo di Maria nella redenzione: la soluzione atanasiana di Mark Miravalle, STD e Robert Fastiggi, PH.D. in Ecce Mater Tua, Rivista dell'Associazione Mariana Internazionale , vol. 6, 25 marzo 2022, pag. 88.
[21] L'uomo venuto da Dio, Cerf, 1993, p. 655.
[22] Christus del luglio 1999.
[23] Marco I Miravalle (a cura di), Maria Corredentrice, Mediatrice, Avvocata. Fondamenti teologici I. Verso una definizione papale ? (Esposizione Universale del 1995), II. Papale, Pneumatologico, Ecumenico ( Queenship Publishing, 1997).
[24] Documentazione Cattolica del 2 aprile 1995, n. 2113.
[25] Vrin, 1967.
[26] Loc. cit. P. 24.
[27] E precedentemente in “ La dottrina della Corredenzione nel quadro della dottrina tomista della Redenzione”, Revue thomiste, t. 47 (1947), pp. M.-J. Nicolas propone questa idea "transazionale" secondo cui Maria avrebbe potuto contribuire al sacrificio redentore non come sacerdote ma come vittima. Vedi: Abate Hubert Bizard, fssp, La corredenzione, vertice della dottrina mariana di padre Marie-Joseph Nicolas (tesi di licenza, Tolosa, 2020).
[28] Beauchesne, 1985, pp. 540-543.
[29] Tequi, 1999.
[30] Cristo è il Capo di tutti gli uomini, ma lo è in gradi diversi ( ST, IIIa q 8 a 3 e Commento alle Sentenze , III, d 13, q 2, a 2; ripreso in Lumen gentium n. 13). La maternità della Chiesa si estende anche, in diversa misura, a tutti gli uomini.
[31] Sintesi dogmatica, op. cit., p. 542. Cita Jacques Bur, Mediazione mariana, Desclée de Brouwer, 1955, p. 497. Jacques Bur, che, come padre Nicolas, tenta di conciliare i mariologi senza tuttavia cedere sulla cooperazione specifica di Maria alla Redenzione, dice che Ella è stata la «causa dispositiva della nostra Redenzione».
[32] O «Re dei Franchi», citato da san Pio XI durante la sua beatificazione, il 13 dicembre 1908.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
[2] Radio Courtoisie: Tutti i diritti, tutti i talenti!
[3] R.-M.de la Broise e J.-V.Bainvel, Maria, Madre della Grazia. Studio dottrinale, Beauchesne, 1921, p. 45.
[4] Dal laudibus della BMV ; PL 189, 1726-1727.
[5] Il titolo della Corredentrice, studio storico, Nouvelles Éditions latines, 1951.
[6] Trattato della vera devozione, n. 29.
[7] Op. cit. N. 16.
[8] Come ha fatto con coraggio Joseph Lebon in “Sulla dottrina della mediazione mariana”, Angelicum, vol. 35, lettera b. 1 (gennaio 1958), pp. 3-35.
[9] Lettera circolare agli Amici della Croce n. 31.
[10] Cuore ammirabile della Sacratissima Madre di Dio, Libro II, Capitolo IV.
[11] San Giovanni Enrico Cardinale Newman, Alcune difficoltà avvertite dagli anglicani nell'insegnamento cattolico considerate: in una lettera indirizzata al Rev. EB Pusey, DD, in occasione del suo Eirenicon del 1864 , Volume 2, Longmans, Green, and Co., New York, 1900, p. 78.
[12] Jean Stern, «Maria nel mistero della nostra riconciliazione», Nouvelle Revue théologique, 97 n° 1 1975, p. 23.
[13] Nota interna del 1946 alla facoltà di teologia domenicana di Saulchoir dove era professore per protestare contro una possibile dogmatizzazione dell'assunzione di Maria. Cfr. Culto mariano cattolico.
[14] Yves Congar, Il mio diario del Consiglio, Parigi, Cerf, 2002, t. 1 pp. 64 e 66 e t. 2 pagine. 90 e 147.
[15] https://www.robertodemattei.it/la-questione-mariana/
[16] René Laurentin, La question mariana, Seuil, 1963, un libro di “opinione” che egli considerava «urgente scrivere sulla soglia del dibattito mariano del Vaticano II».
[17] Ivi, p. 37.
[18] Ivi , p. 24.
[19] Yves Congar, Il mio diario del Consiglio, op. cit. 12-13 gennaio 1963.
[20] Raggiungere un consenso sul ruolo di Maria nella redenzione: la soluzione atanasiana di Mark Miravalle, STD e Robert Fastiggi, PH.D. in Ecce Mater Tua, Rivista dell'Associazione Mariana Internazionale , vol. 6, 25 marzo 2022, pag. 88.
[21] L'uomo venuto da Dio, Cerf, 1993, p. 655.
[22] Christus del luglio 1999.
[23] Marco I Miravalle (a cura di), Maria Corredentrice, Mediatrice, Avvocata. Fondamenti teologici I. Verso una definizione papale ? (Esposizione Universale del 1995), II. Papale, Pneumatologico, Ecumenico ( Queenship Publishing, 1997).
[24] Documentazione Cattolica del 2 aprile 1995, n. 2113.
[25] Vrin, 1967.
[26] Loc. cit. P. 24.
[27] E precedentemente in “ La dottrina della Corredenzione nel quadro della dottrina tomista della Redenzione”, Revue thomiste, t. 47 (1947), pp. M.-J. Nicolas propone questa idea "transazionale" secondo cui Maria avrebbe potuto contribuire al sacrificio redentore non come sacerdote ma come vittima. Vedi: Abate Hubert Bizard, fssp, La corredenzione, vertice della dottrina mariana di padre Marie-Joseph Nicolas (tesi di licenza, Tolosa, 2020).
[28] Beauchesne, 1985, pp. 540-543.
[29] Tequi, 1999.
[30] Cristo è il Capo di tutti gli uomini, ma lo è in gradi diversi ( ST, IIIa q 8 a 3 e Commento alle Sentenze , III, d 13, q 2, a 2; ripreso in Lumen gentium n. 13). La maternità della Chiesa si estende anche, in diversa misura, a tutti gli uomini.
[31] Sintesi dogmatica, op. cit., p. 542. Cita Jacques Bur, Mediazione mariana, Desclée de Brouwer, 1955, p. 497. Jacques Bur, che, come padre Nicolas, tenta di conciliare i mariologi senza tuttavia cedere sulla cooperazione specifica di Maria alla Redenzione, dice che Ella è stata la «causa dispositiva della nostra Redenzione».
[32] O «Re dei Franchi», citato da san Pio XI durante la sua beatificazione, il 13 dicembre 1908.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Sarei uno sciocco se presumessi di disporre degli argomenti (o di suggerirne alla Chiesa) per dichiarare ovvia la corredenzione di Maria Vergine, Madre di Dio.
RispondiEliminaSarei bugiardo se non affermassi di crederlo con tutto me stesso, semplicemente.
A chi legge offro la stringata sintesi della mio accorgermi del quinto dogma mariano.
Cristo è alfa e omega, ieri, oggi e sempre.
Il Verbo era in principio presso Dio, Dio stesso.
Ogni creatura dotata di spirito (l'essere umano e gli angeli) può essere una creatura nuova della creazione che dipende tutta ed esclusivamente da Dio.
Avviene in Cristo, per grazia.
La creazione non aggiunge nulla a Dio, che in Sè è l'Essere, la totalità dell'Essere.
Senza relazione all'Essere, la creatura non è. Sarebbe nulla.
La relazione fondamentale che crea è la relazione con Dio.
Il Verbo è dal principio, fuori dal prima e dal dopo. Eternamente.
Quindi cade il concetto temporale nel valutare le code dal punto di vista di Dio.
La grazia fa nuova la creazione e chi è creatura nuova vede la gloria di Dio. Beata.
La piena di grazia è Madre del Verbo incarnato.
Dio che è misericordia ricrea ogni cosa nella giustizia della propria redenzione.
Maria Immacolata è senza la colpa che viene redenta.
Ma nell'amore di madre verso il figlio, patisce la sofferenza obbediente che redime.
Lo fa da creatura, non da divinità. Ma è piena di grazia, beata.
E' colei che ci apre la via, assunta in anima e corpo nelle cose di lassù.
E' Regina del cielo, nella gloria degli angeli e dei santi.
Maria dice che ognuno è nuovo in Cristo, per grazia.
Maria porta in grembo l'umanità di Cristo e la porta anche in croce, stando là.
La grazia di Cristo divinizza la creazione, coinvolgendo la creatura in Dio. A 360°.
# commento 10:30.
RispondiEliminaPiù che la totalità dell'essere, Dio è stato inteso come l'Essere perfettissimo.
"Maria dice che ognuno è nuovo in Cristo, per grazia". Dove lo dice? In ogni caso, si è "nuovi in Cristo" solo se si fa la volontà di Cristo; se, con l'aiuto della Grazia, si osservano i suoi precetti. Quest'aspetto fondamentale non viene nominato.
"La grazia di Cristo divinizza la creazione, coinvolgendo la creatura in Dio". Una frase dal sapore panteista, per quanto oscura. Che vuol dire "coinvolgere in Dio" qui? La Grazia del Signore viene in noi e ci riconduce la grazia santificante, ma solo se "amiamo il Signore" ovvero se facciamo la sua volontà (Gv 14, 23 ss). Solo in tal modo possiamo diventare "Figli di Dio per adozione".
Fai un po’ tenerezza. Metti tristezza. Lo so che non ti rispondo, ma che cosa te ne fai dei tuoi pre-giudizi sul panteismo, visto che parliamo di Maria e del Verbo incarnato, unico salvatore?
RispondiEliminaMaria dice che ognuno è nuovo in Cristo, per grazia". Dove lo dice?
RispondiEliminaIo intendo che lo dice al cuore del commentatore
In ogni caso, si è "nuovi in Cristo" solo se si fa la volontà di Cristo; se, con l'aiuto della Grazia, si osservano i suoi precetti. Quest'aspetto fondamentale non viene nominato.
Capisco il desiderio di specificar meglio secondo verità per chi legge con superficialità. Ma tralcio è noto per la sua fede e la fedeltà alla Tradizione...
ma che cosa te ne fai dei tuoi pre-giudizi sul panteismo,
RispondiEliminaIo ho visto solo desiserio di chiarezza e completezza. Ognuno di noi quando legge è toccato "in certo modo" da qualche dettaglio...
Concerto Blasfemo. Poi non Lamentatevi dei Frutti Amari Cresciuti fra i Giovani. Benedetta De Vito.
RispondiEliminahttps://www.marcotosatti.com/2025/04/09/concerto-blasfemo-poi-non-lamentatevi-dei-frutti-amari-cresciuti-fra-i-giovani-benedetta-de-vito/
Cristiana Cattolica
9 Aprile 2025 alle 11:00
🔴 Avviso importante per tutti i cattolici di MILANO dalla dott. Antonella Vian:
“Buongiorno
Per Cristiani attivi
sto organizzando a Milano la sera stessa nei pressi della discoteca Alcatraz in causa
una testimonianza di preghiera pubblica col SRosario dalle 21 alle 22 mercoledì 9/4/25
Misteri dolorosi e Divina Misericordia.
Avrò la Croce della Fine dei Tempi Malvagi oltre al S. Rosario.
Se non verrà abolito il concerto (sperem), saremo lì in presenza a pregare.
Chiunque cristiano coraggioso è il benvenuto/a.”
◾ Purtroppo, Antonella mi riferisce che ad ora sono solo in tre a pregare davanti la discoteca Alcatraz, dii cui uno un sacerdote.
SE QUALCUNO DI VOI È DI MILANO, PER FAVORE ADERITE A QUESTA IMPORTANTE TESTIMONIANZA!
La questura, che sarà presente con qualche agente, ha dato il permesso a circa 60-70 metri dall’ entrata della discoteca.
Diffondere a tutti.
Grazie
E.A.
9 Aprile 2025 alle 13:54
Mi permetto di invitare, nelle stesse ore, tutti i credenti cattolici, che non sono come me di Milano e dintorni, ad unirsi fraternamente in Comunione Spirituale alla Recita del Santo Rosario e della Coroncina alla Divina Misericordia.
Médias-Presses-Info
RispondiEliminaChristine Anderson, député européen : « Le véritable pouvoir est entre les mains de forces obscures »
L'eurodéputée allemande Christine Anderson, du parti Afd, a récemment fait part de son point de vue sur les forces cachées qui façonnent la gouvernance mondiale. « Je ne sais pas qui est vraiment derrière tout cela », a-t-elle admis. L'eurodéputée allemande Christine Anderson a récemment partagé son point de vue sur les forces cachées qui façonnent la gouvernance mondiale. « …
Auteur : Francesca de Villasmundo