Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement una interessante analisi che propongo in relazione alla discussione scaturita dalle segnalazione dell'ecumenica omissione del Filioque da parte del Papa qui.
Il Filioque
Nel bene e nel male, nessuna discussione sul Credo niceno sarebbe completa senza una discussione sul Filioque. Quando, in passato, l'argomento è stato sollevato su questo sito web qui, diverse persone eccessivamente zelanti hanno affermato che il Filioque era solo la punta dell'iceberg rispetto al Novus Ordo. Tali brillanti deduzioni sono un promemoria del motivo per cui il New Liturgical Movement ha soppresso i commenti per un po'.
Il Filioque, la formulazione secondo cui lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio piuttosto che attraverso il Figlio, è il prodotto del Terzo Concilio di Toledo nel 589 d.C., che aggiunse il termine al Credo per contrastare l'arianesimo. La mossa funzionò, spingendo il re Recaredo I e molti altri ariani nel suo regno visigoto a diventare cattolici. Dalla Spagna, il Filioque si diffuse in tutto l'Occidente di lingua latina fino a quando non fu finalmente accettato da Roma nel 1014. Il Grande Scisma avvenne quarant'anni dopo e da allora il Filioque è stato oggetto di controversia tra Oriente e Occidente.
Immagine a lato: Re Recaredo sul Filioque : “Per me funziona. ”
E la controversia non sarà mai risolta finché non ci volgeremo, non alla teologia, ma al linguaggio. Una delle migliori spiegazioni della controversia che mi sia capitata è stata pubblicata online dieci anni fa. Ho copiato e incollato la spiegazione dell'autore, ma sfortunatamente non ho copiato e incollato il suo nome. Se qualcuno conosce l'identità di questo acuto grammatico, per favore fatemelo sapere. Ecco alcune delle sue intuizioni:
“La parola greca ἐκ-πορεύειν (“uscire da”) dà una risposta alla domanda: da dove viene lo Spirito? Dove ha avuto origine? Chi è la sua fonte ultima? La parola latina pro-cedere (“uscire”) risponde alla domanda: dove va lo Spirito (una volta che è emanato dal Padre e attraverso il Figlio)?
[Viene in mente il Prologo di Giovanni: “l’espressione ‘pros ton theón’ (vv. 1s) indica la relazione dinamica del Verbo, rivolto verso Dio -ndT]
“Inoltre, nella versione greca, la processione dello Spirito è espressa come un participio, che unisce strettamente insieme il moto e la sua fonte sintatticamente, essendo il Padre attributo [sic] alla processione, dando la nozione di un'immagine immobile che illustra una relazione diretta tra fonte e moto, come in un diagramma. Nella versione latina, tuttavia, la processione è espressa in una frase relativa, essendo il procedere il predicato, a cui la fonte è indicata come qualificazione avverbiale. Questa costruzione attribuisce molto più peso al processo del procedere che alla relazione tra il procedere e la sua fonte: qui, l'uscita dello Spirito è focalizzata come un'attività, e le fonti del moto, pur non essendo declassate come semplici extra, sono piuttosto giustapposte come una chiarificazione delle circostanze.
“È vero che, nella versione latina, sia Patre (“il Padre”) che Filio (“il Figlio”) sono nel caso ablativo ed entrambi dipendono da ex (“fuori da”); ma da ciò non consegue che il Padre e il Figlio siano le fonti dello Spirito Santo in egual modo. La prospettiva della frase latina è piuttosto quella di qualcuno che si volta indietro per vedere cosa sta dietro di lui dal suo punto di vista, e questo nel nostro caso sarebbe sia il Padre che il Figlio, poiché il nostro Viandante è già uscito dal Padre ed è passato attraverso il Figlio nel suo cammino.
“Queste diverse prospettive sono caratteristiche fondamentali delle due lingue, latino e greco: il latino è una lingua molto soggettiva e pratica e spesso guarda sia al processo che alla fine; il greco, tuttavia, è una lingua altamente sistematica, ed è molto più adatto al pensiero greco congelare certe situazioni nel tempo e meditare sulle loro origini e sulle relazioni delle loro parti. Tende anche ad assumere un punto di vista oggettivo per guardare le cose da una posizione remota, un'idea completamente estranea al latino antico.
“Entrambe le versioni sono corrette; nella versione latina, il Filioque non è necessario, ma non è affatto falso; aggiunge un'ulteriore verità di fede al Credo, che è bella e degna di essere contemplata. Tuttavia, aggiungere un Filioque alla versione greca finirebbe senza dubbio in un'affermazione eretica, poiché τὸ ἐκ τοῦ Πατρός τε καὶ ἐκ τοῦ Υἱοῦ ἐκπορευόμενον significherebbe che lo Spirito Santo procede sia dal Padre che dal Figlio nello stesso modo, il che non è certamente vero.
“È sbagliato dire che il Figlio non ha parte nella processione (come fanno tristemente alcuni ortodossi meno catechizzati) ed è anche sbagliato dire che lo Spirito Santo procede dal Figlio nello stesso modo in cui procede dal Padre (come la maggior parte degli ortodossi pensa che facciamo noi). Sia i Greci che i Romani credono nella stessa verità sostenuta dal Settimo Concilio Ecumenico, ma i Credo sono diversi (i cattolici greci usano il Credo greco). Ci sono voluti un paio di Greci senza una conoscenza sufficiente del latino (come Fozio) per lanciare il problema, e alcuni occidentali ignoranti (come il pomposo Cardinale Umberto) per esacerbarlo.”
Aggiungo due punti alle belle osservazioni di questo autore, entrambi sempre in riferimento al linguaggio.
Innanzitutto, grazie alla congiunzione e alla scelta del verbo, la duplice processione dal Padre al Figlio è presente nel cosiddetto Credo di Atanasio (450 d.C.), che veniva recitato settimanalmente o quotidianamente in centinaia di chiese in Occidente dall'era carolingia in poi. La prevalenza di questo credo in Occidente significa che le chiese d'Oriente erano in comunione con centinaia di chiese in Occidente che giornalmente o settimanalmente professavano la duplice processione per ben oltre 200 anni, e nessuno aveva problemi con essa fino a quando non arrivarono persone come Fozio. Il Credo di Atanasio [qui] afferma:
[Noi] veneriamo un solo Dio nella Trinità, e la Trinità nell'Unità... Il Padre non è stato fatto né creato né generato da alcuno. Il Figlio è dal Padre solo, non fatto né creato, ma generato. Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio, non fatto né creato né generato, ma procedente.
La nostra copia più antica di questo Credo è in latino, che usa procedere per "procedere". E sebbene probabilmente non sia stato scritto da Atanasio, riflette la teologia dei Padri della Chiesa alessandrina come Cirillo, che afferma il Filioque e che usa il greco προϊέναι per "processione" piuttosto che il più specifico ἐκ-πορεύειν ("uscire da") del Credo niceno.
Atanasio: “Non ho scritto io il Credo che porta il mio nome, ma non ho problemi con esso.”
L'ultimo punto che vorrei sollevare riguardo al linguaggio è la scelta della congiunzione. Il participio copulativo -que viene aggiunto alla fine di una parola e significa "e".
L'autore avrebbe potuto usare altrettanto facilmente et, ac o atque per ottenere lo stesso risultato, ma con un'eccezione: classicamente, -que denota una connessione più stretta di et. Il Padre e il Figlio non sono semplicemente coinvolti nella processione dello Spirito Santo, sono intimamente coinvolti. Poiché lo Spirito Santo è Amore, è appropriato che la Sua processione sia il risultato di tale intimità.
Allorché i padri conciliari, definirono dogmaticamente, a Firenze, in occasione del celebre concilio ivi tenutosi luogo, che lo Spirito Santo procede "ab aeterno" dal Padre e dal Figlio, essi non intesero una simultaneità della processione, essendo che il Figlio è generato dal Padre: tale processione si produce dall'eternità, dimensione ove è impossibile stabilire un'anteriorità ed una posteriorità degli atti divini i quali, in quanto tali, sono essi stessi eterni: Dio è, infatti, "atto puro", di talché, un atto divino non è mai compiuto nell'eternità (la creazione dell'anima di un uomo, si concretizza "hic et nunc" nello spazio-tempo, ma l'atto creatore è compiuto dall'eternità); l'impiego quindi del sintagma "ab aeterno", tende a mettere in evidenza come la processione pneumatica avviene dall'eternità, ove è impossibile stabilire un'anteriorità e una posteriorità degli atti divini, cosa che fuga ogni interpretazione foziana nel senso di una presunta processione binaria. Si consideri, poi, che il Figlio, consustanziale al Padre, è a Lui uguale e che, come scrive Sant'Agostino nel "De Trinitate" (Libro I, 4; Libro II, 1), un atto compiuto dal Figlio è, al contempo, compiuto dal Padre e dallo Spirito Santo, ed un atto compiuto dal Padre è, al contempo, compiuto anche dal Figlio e dallo Spirito Santo, cosa che smentisce, ancora una volta, l'interpretazione foziana sulla processione binaria, volta a negare la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio.
RispondiEliminaBella la riflessione che sentii dal p. Tyn (probabilmente già in s.Tommaso), e cioè che se il corpo del nascituro è appena creato, la sua anima è "antichissima" , e non certo in senso platonico; se infatti anche l' atto creatore del corpo è eterno, quel corpo è comunque dipendente da cause seconde, come i gameti dei genitori, mentre l' anima (secondariamente) deriva solo dalla volontà di almeno uno dei genitori.
Eliminahttps://www.aldomariavalli.it/2025/09/23/monsignor-vigano-obbedienza-unita-dottrina-ulteriori-risposte-al-professor-trabucco/ : caro professor Trabucco, stavolta mons. Viganò l' ha messa con le spalle al muro o, meglio, l' ha atterrato, battuto di brutto. Inequivocabili le ragioni del monsignore, inoppugnabili, irrespingibili. Si obbedisce a Dio, non agli uomini, nemmeno al Papa, se questi tradisce il vero capo della Chiesa, cioè Nostro Signore Gesù Cristo. Le cose stanno così, caro professore, e non c'è sofisma, o arrampicata sugli specchi, a cui lei possa far ricorso per aver vinta la partita. Il vero vincitore è mons. Viganò, indiscutibilmente, i traditori stanno a Roma, dal vertice in giù (ma anche in tutte le altre sedi un tempo cattoliche, vescovadi in primis), come predetto dalla Madonna a La Salette, ed poi confermato a Fatima, tanto per citare solo le apparizioni più importanti e universalmente riconosciute. Cath....us
RispondiEliminaConcordo pienamente.
EliminaSan Lino Papa e Martire, primo successore del beato Pietro, nel giorno della tua festa intercedi e prega per noi.
Per me il problema non è la giusta disobbedienza a un ordine illecito, o criminale, anche sotto il profilo spirituale, ma se tale disobbedienza possa spingersi al punto di uscire dalla Chiesa.
EliminaChi decide se il superiore, sino al Papa, è eretico e scismatico, al punto tale da rendere legittima l' uscita dalla Chiesa?
Può il singolo membro del clero farsi arbitro e decidere se un superiore, sino al Papa, o pari livello, è eretico e scismatico?
Lei risponderà:
può farlo, perché c'è il magistero precedente e la Verità della Parola.
Ma così ognuno diventa arbitro e interprete, e crolla la Chiesa "una".
I cardinali e vescovi che stanno prendendo posizioni a favore della tradizione e denunciano le deviazioni della gerarchia, non sono usciti dalla Chiesa e soffrono conseguenze ingiuste, come le sanzioni imposte al card. Burke.
Ma sono ingiustamente insultati da parte di alcuni "tradizionalisti come conservatori traditori peggiori dei modernisti'.
E io non sono d'accordo.
Uscire dalla Chiesa è doloroso, ma più facile, e più pericoloso per il bene della Chiesa stessa.
rimanere e soffrire per difendere la Verità all' interno è più difficile.
Aloisius
Risposta ad Aloisius...
Elimina"Ma così ognuno diventa arbitro e interprete, e crolla la Chiesa "una"."
Falso. Quello è ciò che succede nella Chiesa sinodale, simil protestantica... Ieri c'era "papa" Francesco ed era arbitro e interprete, dando la sua interpretazione della fede e della dottrina; oggi c'è Leone, che va avanti con Bergoglione e in futuro chissà? Neanche Leone esclude cambiamenti della dottrina, è possibilista. Questo fa crollare la Chiesa una, così come le tante liturgie dai riti innovativi, dal NO al rito pachamamico.
Nella Chiesa Cattolica, quella per intenderci di Mons. Viganò, don Pompei e tutti noi che non ce ne andiamo da essa a meno che non ci sbattano ufficialmente fuori (ma ne restiamo comunque saldamente all'interno, a dispetto delle false scomuniche), NESSUNO diventa arbitro e interprete, perché nessuno ha la presunzione e la temerarietà di cambiare anche uno solo iota della dottrina cattolica, che abbiamo ricevuta integra... E tale grazie a noi, e a tutti quelli come noi, rimane.
"Un atto compiuto dal Figlio è, al contempo, compiuto dal Padre e dallo Spirito Santo, ed un atto compiuto dal Padre è, al contempo, compiuto anche dal Figlio e dallo Spirito Santo" ergo lo Spirito procede dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo
RispondiEliminaCaro Aloisius, sa cosa diceva in anni non sospetti il bravo Alessandro Gnocchi ? "se io seguissi il mio vescovo (di Bergamo), perderei la fede in una settimana"...adesso, mi dica lei, se un povero cattolico, piccolo piccolo, facilmente influenzabile, può reggere ai subdoli inganni di vescovi cardinali, e perfino 7 papi, con papa Leone, e mantenere intatta la fede che ci evita di finire all'inferno. Sarà facile per lei, ma non per tutti, e nemmeno per molti (mi viene in mente il "pro multis", perfidamente rimosso dai traditori modernisti). Mi spiace contraddirla, caro Aloisius (in passato l'ho molto ammirato, però) ma un vecchio, saggio adagio recita così "con il diavolo non si ragiona" (lo si evita, lo si respinge) e, purtroppo, nemmeno con i suoi seguaci, consapevoli o meno che siano di esserlo, ma sicuramente molto pericolosi per la salvezza delle anime. Pace e bene, mio caro amico. Cath....us
RispondiEliminaCarissimo Cattolichus, grazie della stima, che ricambio, e della critica. Ma la mia osservazione non riguarda il merito, riguarda la Chiesa/istituzione, il rispetto dei ruoli, anche se difficilissimo.
EliminaCondivido il merito di tutto quello che dicono Monsm Viganò e don Pompei, ma non la loro scelta di farsi scomunicare e delegittimare l,'aurorita
Noi fedeli piccoli piccoli dobbiamk portare una croce, in passato ne hanno subite di peggiori.
Aloisius
Dell'eccellente intervento di Mons. C. M. Viganò sull'obbedienza non posso non trascrivere i passi seguenti:
RispondiElimina"Questo è il vero olocausto della volontà di cui parlano i mistici: saper essere obbedienti fino alla morte, e alla morte di croce, nell’obbedienza a Dio. Ma mai, per nessun motivo, poter nemmeno immaginare di obbedire cortigianamente a Superiori eretici e scismatici, per timore di infrangere «con atti di natura scismatica» l’apparente unità della loro chiesa. Perché quell’unità che essi rivendicano è un simulacro, una finzione, una grottesca impostura dietro cui si nasconde l’indifferentismo del pantheon sinodale, nel quale trovano posto tanto i conservatori di Summorum Pontificum quanto i progressisti LGBTQ+ di James Martin, la Madonna di Fatima e la Pachamama, il Vetus e il Novus Ordo. Unico dogma irrinunciabile: riconoscere il Concilio Vaticano II, la sua ecclesiologia, la sua morale, la sua liturgia, i suoi santi e martiri e soprattutto i suoi scomunicati e i suoi eretici, ossia i “tradizionalisti radicali” non addomesticabili alle nuove istanze sinodali. Sul resto, in nome dell’unità ecumenica e sinodale, Leone ha esplicitamente detto che si può tranquillamente glissare, compreso il Filioque.[8] Ma sul Vaticano II no: esso è atto fondativo di una chiesa che nasce nel 1962 e che rivendica l’autorità della vera Chiesa, dal cui Magistero prende però le distanze e si oppone."
Da incorniciare.
Deo gratias.
Pubblicato qui
Eliminahttps://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2025/09/monsignor-vigano-obbedienza-unita.html
Vorrei ringraziare Aloisius per il suo commento, in cui noto buon senso e sensum Ecclesiae. Nella vibrante risposta al Prof. Trabucco Viganò confonde in modo più o meno ambiguo la disubbidienza relativa a singoli atti magistrali od ordini disciplinari ritenuti ingiusti perché contro la fede e/o la morale con la ilegittimità di TUTTI gli atti del magistero della Chiesa e dei papi post conciliari . E quest'ultima posizione non è cattolica ma scismatica, in quanto egli non è in grado di disporre di quell' autorità che è conferita solo ai propri superiori gerarchici. Il resto mi appare come un inutile e spiritualmente dannoso cavillare. Ora nell'oscurità spirituale peggiore che la Chiesa abbia mai passato si tenta di far passare l'abbandono del Corpo mistico di NSGC come un atto di eroica virtù...mentre ciò significa semplicemente scambiare il male per il bene. Ed è cosa grave, anzi gravissima. Come mi sembra che si affronti con tanta leggerezza da parte di un intero mondo "tradizionale" una questione così esiziale. Massimo
RispondiElimina"...si tenta di far passare l' abbandono del Corpo mistico di NSGC come un atto di eroica virtu' ", dice lei, Massimo...mi permetta due chiose : 1) l' attuale chiesa sinodal-conciliare tutto può essere tranne che il Corpo mistico di Cristo : come ci ha avvertito la Madonna a La Salette, Roma ha perduto la fede, cioè la Chiesa Cattolica è stata infiltrata ed eclissata dalla massoneria ecclesiastica, da servitori del Nemico di Cristo e dell'intera umanità ( quindi anche di loro, poveri illusi), quindi sbugiardarla e prenderne le distanze non è disobbeduenza ma virtù cristiana; l'attuale Chiesa istituzione è una entità altra, una setta che si finge cattolica per meglio ingannare e depistare i fedeli; 2) se il nemico non lo si può sconfiggere, è meglio evitarlo, stargli alla larga, e questo vale sia in campo fisico che spirituale; la prudenza cristiana è una virtù...la vera Chiesa, oggi, è l'evangelico piccolo resto, disperso nella diaspora, perseguitato e cacciato da tutte le sedi un tempo cattoliche, odiato visceralmente dai seguaci del "todos, todos, todos"...al diavolo ed ai suoi seguaci stanno bene tutti, fuorché i pochi, veri cattolici rimasti in curcolazione ( vedansi le profezie della beata Emmerick) - Cath....us
EliminaRingrazio Massimo e condivido in pieno quanto da lui ben scritto.
EliminaAnche quello che risponde ad Anonimo 21:41: tutto vero, ma la Madonna non ha mai detto che noi fedeli dobbiamo ribellarci alle autorità ecclesiastiche, ma di sacrificarci santificarci e pregare, vivendo rettamente la fede. Si rimane nella Chiesa e si soffre, non si delegittima l' autorità, anche se infiltrata, infedele, usurpatrice e traditrice. Il giudizio è il rimedio trascende le nostre forze e il nostro potere. Si disobbedisce, ma non abbiamo il potere di delegittimarla.
E dobbiamo avere fede VERA in Dio, nel fatto che sarà lui a risolvere e che noi, pur denunciando rispettosamente il male e l' errore, non siamo autorizzati a negare la validità delle autorità ecclesiastiche.
Aloisius
A proposito di quanto sostiene Aloisius, devo osservare che "uscire dalla Chiesa" NON mi sembra più facile che rimanervi, e questo per una ragione fondamentale: quella economica, per cui se non hai altri sostentamenti, come sacerdote o Vescovo prima di uscire dalla Chiesa ci pensi bene.
RispondiEliminaInoltre, se fosse "più facile uscire", perchè non si vedono tutti questi fuoriusciti, stante la situazione critica (per usare un eufemismo)?
¥¥¥
Perché per fortuna scelgono la via più difficile di rimanere nella Chiesa e soffrire in questa delicatissima e difficilissima situazione.
EliminaL' aspetto materiale della perdita di stipendio, case quant'altro, per chi mette Dio al primo posto, è secondario, perché offre a Dio dette privazioni.
E gioisce, non perché masochista, ma perché perché sarà grande la sua ricompensa nei Cielo. Più difficile sopportare richiami e disprezzo quotidiano di fedeli e superiori per il fatto di insegnare ciò che la Chiesa ha sempre insegnato, senza farsi sospendere o scomunicare.
Aloisius
Fa difficoltà questa nozione di una atto creatore da parte di Dio che nello stesso tempo si deve ritenere compiuto dall'eternità.
RispondiEliminaLa creazione di Adamo ed Eva deve ritenersi allora compiuta dall'eternità? Essa ha luogo in un momento e punto dello spazio e del tempo tuttavia quest'atto deve ritenersi eterno, in quanto compiuto da Dio. Un atto è un'azione limitata nel tempo e nello spazio, finita. Come fa ad essere "eterno"? Inoltre, l'essere umano e tutte le creature viventi sono stati creati dal nulla rispetto a se stessi, non esistevano prima dell'atto della creazione. Il passaggio dal non-essere del mondo al suo essere, per opera di Dio, se fosse eterno, non implicherebbe anche l'eternità del nulla? Ma questo non si può ammettere dal punto di vista cristiano.
Prima di ogni creatura, della realtà stessa in quanto creata, esiste solo Dio, ab aeterno, Uno e Trino, che si contempla nell'inabitazione e procedere della S.ma Trinità, Ente perfettissimo assolutamente trascendente.
" un atto è un' azione limitata nel tempo e nello spazio, finita. " sì, ciò ma vale solo per un' attuazione (atto causato) di una potenza (e, per esser precisi solo per enti materiali, essendo gli angeli a-dimensionali). Dio però è atto puro d' essere, in Lui non c'è potenza,
EliminaEgli è incausato ( e non "causa sui" , come insegna ancora oggi la sbagliatissima formula di Spinoza). Quindi la difficoltà è levata: la potenza del mondo di venire all' essere sarebbe potuta restare inattuata per l' eternità, non essendoci nessun ente creato necessariamente esistente. Il mondo è creato nel (meglio: assieme al ) tempo, Dio, atto puro lo hà voluto creare nella Propria eternità, l' atto del mondo (partecipatio entis) è nel tempo , l' atto di Dio, che coincide con Dio medesimo, è eterno.
Una chiosa ad Aloisius.
RispondiEliminaSono stati fatti troppi discorsi e discorsetti sull'uscita dalla Chiesa, tutti basati sulla convinzione che ognuno dovrebbe fare una sorta di proclama ufficiale dinanzi ad una qualche assemblea immaginaria: "ehi, io sto nella Chiesa, sto dalla parte del Papa, io, eh!"
Ora, la grandissima parte della Chiesa è sempre stata formata da gente con una fede imperfetta, anche in situazioni di volenterosa ubbidienza a Pietro. Se non c'entrano pubblici scandali i proclami su chi è dentro e chi è fuori, alla fine della fiera, si riducono a pura accademia, ad un "ehi, tu! se non sei totalmente dalla parte del Papa, non sei cattolico" (burrasca di applausi dall'assemblea immaginaria, una burrasca che diventa ovazione), come se fosse del tutto ignoto che Paolo ebbe da redarguire pubblicamente Pietro (cfr. Gal 2,11), come se la Chiesa fosse una squadra di calcio in cui bisogna elogiare il capitano anche quando segna un clamoroso autogoal.
Forse non avremo una laurea in matematica, ma nel nostro piccolo sappiamo che due più due fa quattro, e pertanto a vedere che sul risultato di due più due il successore di Pietro autorizza a dibattere su diversi risultati, nel nostro piccolo un po' c'incazziamo. Anche Paolo VI commise - fra gli altri madornali errori - l'errore di acconsentire a un dibattito sulla contraccezione; quando poi promulgò la Humanae vitae avvenne un pandemonio proprio perché i dibattenti si sentirono truffati.
Se dunque il vescovo di Roma va blaterando di sinodalità e altre bergoglionate, non ci si pone mica fuori dalla Chiesa riconoscendo che non vengono dal successore di Pietro, nemmeno se lui stesso le proclamasse "magistero" (la sua autorità e la sua buona fede non cancellano il fatto che due più due fa quattro; e vale non solo per i dogmi: non è da pastori togliere il buon cibo della Tradizione alle pecore, proibire il buon nutrimento della liturgia tridentina, e cercare miseramente di cavarsela nominando fino alla nausea il Bergoglio, il Concilio, la "polarizzazione" ed altre emerite stronzate).
Se per la liturgia il Papa comanda di indossare i mocassini anziché gli anfibi, si può ubbidire anche senza capirne il senso. Ma se dice che la Messa tridentina "polarizza", se dice che bisogna "cambiare atteggiamento" (e non nel senso di più severo), potrebbe darsi il caso che Pietro stia solo agendo «per timore dei circoncisi» (cfr. Gal 2,12) e un fedele, in coscienza, potrebbe ricordarsi che due più due fa sempre e solo quattro, e potrebbe ricordare che l'aria fritta del sinodalismo, del dialoghismo, dell'ecumenismo, non sono nutrimento ma un ciclopico spreco di tempo, di pazienza e di altre preziose risorse.
Ed un fedele, specialmente se sottoposto ai tentacoli curial-episcopali, a una certa potrebbe legittimamente sbroccare. I professorini spaccapelo non gli puntino il dito "eh, sei fuori dalla Chiesa!", perché significherebbe che non hanno capito la differenza fra un pecorone ribelle che vuol fare la rivoluzione ed una pecorella che viene scacciata dall'ovile dagli stessi pastori in nome delle loro fumose elucubrazioni sulla pastorizia.
E se i pastori fanno in modo da ottenere che le pecorelle finiscano senza valido motivo fuori dall'ovile, si capirà che non sono pastori ma mercenari. Per questo, paradossalmente, in questi tempi di confusione vaticansecondista, il caso di mons.Viganò e il caso di don Pompei sono un bene per la Chiesa. Proprio come un Atanasio mentre veniva esiliato, incarcerato, condannato, in una Chiesa infestata dall'eresia ariana.
Chspeau, caro E.P.,chapeau! 👍
EliminaNon ha capito e ha travisato quello che ho scritto.
EliminaNon sono entrato nel merito, né ho mai difeso le innumerevoli nefandezze di Bergoglio & C., né ho mai assunto l' atteggiamento "io sto dalla parte del Papa, io, eh!", tutt' altro.
Ho solo evidenziato un aspetto formale e giuridico, che tra l'altro non riguarda noi fedeli.
Un conto sono le critiche legittime e vere, un conto è arrogarsi il diritto di dichiarare l' eresia manifesta del clero e considerarlo ipso iure decaduto dalla sua autorità.
Non spetta né ai fedeli, né ai singoli membri del clero.
Aloisius
L'eremita, a mio parere, è nella giusta posizione, si assume le sue responsabilità davanti a Dio, Uno e Trino, davanti alla Chiesa Santa, davanti al prossimo e davanti a sé stesso.
RispondiEliminaChe poi a ben vedere l'eremitaggio è quanto ciascuno fa con l'esame di coscienza ogni giorno e gli aggiustamenti a cui quotidianamente tende.
Se il Signore ci toglie tutte le guide gerarchiche, ufficiali vuol dire che è tempo di assumerci le nostre responsabilità.
Probabilmente questo mira ad arrivare ad un livello di socialità, di comunità superiore tesa verso l'alto, non più pecoroni o pecore matte, ma pecore guidate dall'Unico Santo Pastore, nostro Signore Gesù Cristo.
Giustissimo! Questa è quello che dobbiamo e possiamo fare noi fedeli: santificarci e sacrificarci, cioè la via stretta che ci compete, e molto più difficile.
EliminaChe non esclude la denuncia doverosa e rispettosa, e anche la disobbedienza, purché non comporti scandali e scomunica
Aloisius
# 11:19
RispondiEliminaIl carattere finito dell'atto varrebbe solo per gli enti materiali creati?
Domanda: l'anima di Adamo ed Eva esisteva prima che venissero creati da Dio, l'uno dalla polvere, l'altra dalla carne dello stesso Adamo?
Possiamo dire, credo, che esistevano in mente Dei dall'eternità e quindi solo in potenza, come tutto il mondo prima di essere creato. In potenza, si intende, nella mente di Dio. E questo esser-in-potenza non coinvolge anche gli enti spirituali, a loro volta creati, o la parte degli enti materiali costituita dallo spirito e dall'anima?
E l'Incarnazione? Non è stata un atto finito, limitato all'individuo storicamente noto come l'ebreo Gesù di Nazareth? Se diciamo che, come atto prodotto da Dio, è eterna, non rischiamo di uscire dal seminato? Resta in eterno, per i suoi effetti, ma non può essere in sè eterna, altrimenti dovremmo dire che continua ancor oggi.
Il concetto di Dio come "atto puro d'essere" non è facile.
Diciamo che per la maggioranza risulta incomprensibile, anche se la maggioranza conta poco, non avendo studiato filosofia e teologia.
In effetti, che vuol dire "atto puro"?
Verissimo, il concetto "atto puro d' essere" è il più difficile, giacchè noi conosciamo le cose a partire dalla loro composizione, la prima omposizione è quella materia/forma (e infatti noi non possiamo conoscere empiricamente gli immateriali angeli), e fin qui arrivò Aristotele; la seconda composizione è insegnata da s.Tommaso: l' essenza di una res è potenza, l' essere (per le cose create, compresi gli angeli, possiamo dire "esistenza") è atto. In Dio essenza ed essere (per Dio, dice s.Tommaso è meglio dire che "è", piuttosto che "esiste') coincidono, in Lui l' atto d' essere NON attua alcuna potenza, Egli è incausato. L' anima di Adamo non esisteva prima della sua creazione, ma in Dio quell' atto creatore (NON l' anima creata) è eterno. Semplificando un po' potremmo dire che da sempre Dio vuole che Adamo sia esistito (l' anima forma del corpo,quindi contemporaneamente) in un momento preciso della storia del mondo, nè prima nè dopo. L' lncarnazione è argomento teologico in cui non mi avventuro, ma credo si possa dire che Essa è pensata e voluta dall' eternità, ma Gesù (come individuo, non come persona) è concepito in un luogo e in un tempo altrettanto precisi quanto quelli di ciascun essere umano).
RispondiEliminaGian Luigi (già Anonimo)
Un eccellente articolo. Solo un appunto su questa chiosa del traduttore, essendo anch'io un traduttore con 40 anni di esperienza.
RispondiElimina"Nella traduzione inglese di pro-cedere (“'to walk forth”) è implicita l'idea del tronare indietro."
No, "to walk forth" significa alla lettera "camminare da dentro a fuori" / "procedere all'infuori" e non c'è nessuna idea, né implicita né esplicita, del tornare indietro.
"avv. 1 (in) avanti, innanzi: to go forth, avanzare; from this day forth, d’ora in poi 2 fuori: to put forth, mettere fuori."
Il tornare indietro viene espresso da "back", non da "forth".
Se tutto ciò che è esistito ed esiste nel mondo e il mondo stesso sono stati pensati e voluti da Dio ab aeterno, non si è costretti ad ammettere un rapporto potenza-atto anche in Dio, da intendere nel giusto modo?
RispondiEliminaTale rapporto non concernerebbe la natura di Dio ma solo l'attività di Dio in quanto creatore. Nella sua natura divina, Dio è, come dice san Tommaso, "essere in atto", è l'essere eternamente "in atto", che cioè È senza presupporre una causa che lo faccia venire in essere. È il vivente che esiste o meglio è perché è (Lo "Io sono" del roveto ardente, questo il nome del Dio che si rivelava a Mosè). Nell'attività della creazione gli attributi divini che emergono (oltre alla sua bontà e giustizia) sono quelli dell'onnipotenza ed onniscienza.
L'onniscienza implica che per Dio anche il futuro, tutto il futuro, è presente; che tutto quello che sarà per Lui già è ma appunto in potenza non in atto: in potenza non conosce già il numero e il nome di chi si salverà e il numero e il nome di chi sarà dannato? Ma tale numero si realizzerà in atto il giorno del Giudizio Universale.
In relazione alla creatura e alla creazione il rapporto tra atto e potenza sembra dunque legittimo anche per comprendere l'essere di Dio, visto che non concerne la natura di Dio ma la sua azione di Dio vivente.
No, l' essenza di Dio coincide completamente con ogni Sua azione, Egli conosce tutto in atto, ciò che Egli crea e conosce è in atto e potenza, ma il conoscere e il creare è sempre e solo in atto. Potenza e atto significano divenire, il divenire tende al fine, il fine è perfezione, ma Dio È prrfetto, non può divenire. Trascendenza, analogia entis, partecipatio entis: non accettare/comprendere queste verità metafisiche porta a porre la potenza in Dio e così a sostituire l' essere col divenire, e infine a far coincidere il mondo con (un) dio. Vedi Hegel.
EliminaGian Luigi
Non lasciatevi abbindolare dalle disquisitioni dei modernisti moderati. A loro non importa niente della maggior gloria di Dio e della salvezza delle anime, né di INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO. Piuttosto, il disegno floreale sul sagrato di S. Pietro, comparso il giorno dell'inaugurazione di Prevost, li ha mandati in visibilio. I modernisti, sia moderati che sfegatati, devono essere annientati. Affidiamo l'annientamento al glorioso Arcangelo San Michele.
RispondiEliminaSolo Lui, e l' Immacolata, potranno avere ragione di questa armata delle tenebre che ha occupato tutte le sedi in Occidente, sa a livello politico, amministrativo, sanitario, giornalistico, che a livello ecclesiastico. La civiltà europea e cristiana sta crollando sotto i colpi del maglio progressista-modernista, entrambi asserviti e diretti da un'unica cabina di regia : l' elite masso-satanista lanciata alla conquista del pianeta, con l'intento di depopolarlo (virus, falsi vaccini, guerre mirate, carastrofi climatico-ambientali) e di schiavizzare i sopravvissuti nelle loro diaboliche città dei 15 minuti: una forma di schiavitù tecnolocica e digitale, senza denaro contante, senza automobili, senza proprietà privata : non avrete niente e sarete felici ! questo il loro delirante motto. Cath....us
EliminaPer Laurentinus:
Eliminavedere un lato positivo di chiunque, a maggior ragione di un Papa o di un cardinale, non vuol dire essere "modernisti moderati", ma sfegatati, che vanno "in
visibilio" per quel lato positivo.
Addirittura invita a "non farsi abbindolare" da costoro, come se temesse che alcuni possano far perdere forza a una fazione facendosi abbindolare dagli avversari, in uno scontro tra fazioni interne del "partito tradizionalista".
Sul presupposto che quelli "puri" come lei e come quelli che meritano la sua stima, siano gli unici depositari della vera fede tradizionale, mentre e gli altri sono tutti miserabili traditori.
Aloisius
"Egli conosce tutto in atto, ciò che crea e conosce è in atto e in potenza, ma il conoscere e il creare è sempre e solo in atto".
RispondiEliminaL'affermazione sembra contraddittoria, forse bisognerebbe spiegare meglio. Il punto difficile sembra quello di un essere che per definizione è sempre "in atto" anche quando nel suo agire sembra esserci un rapporto di atto e potenza (il destino finale di ognuno di noi, già previsto ab aeterno dall'oniscienza divina, che nel giorno del Giudizio si traduce in atto ad opera del Cristo Giudice).
Non si vede perché qui si introdurrebbe il divenire in Dio, visto che il tradursi in atto della sua onniscienza è già ricompreso da Lui ab aeterno.
Del resto, se Dio, come spiega il Vecchio Testamento ha creato il mondo per se stesso, per la sua gloria, ciò significa che aveva un fine per crearlo. Il fatto di avere un fine nulla toglie all'essere immutabile di Dio. Prima di fare il consueto e consunto richiamo a Hegel, ricordiamoci che per Spinoza Dio non poteva avere un fine e doveva pertanto coincidere con la natura, anch' essa priva di un fine, governata dalla cieca necessità.
Ogni fine che Dio ha è già raggiunto, Egli È la sua gloria (doxa). La dannazione o la savezza sono atti della creatura, non di Dio. Nella giustizia umana il giudice "manda in galera", in quella divina, il reo ci va da solo. Noi on riusciamo a immaginare un atto che non sia un divenire, ma ciò vale solo per chi vive nel mondo creato, non per Chi crea questo mondo; se così non fosse, si andrebbe all' infinito nell' ordine delle cause, e quindi non ci sarebbe nessuna causa prima, nè cause seconde, nè creazione. Spinoza sbaglia proprio perchè attribuisce a Dio i caratteri del mondo, ovvero il divenire, ovvero la potenza.
EliminaCredo che questi esercizi di come è o come non è Dio sono esercizi umani tanto per farsi un'idea, esercizi appunto. Difficile per il finito disquisire sull'Infinito a meno che non sia proprio l'Infinito a mostrare in piccolo qualcosa che possa essere compreso dal finito.Anche i Dieci Comandamenti iniziano con Dio che si rivela e parimenti Gesù Cristo nostro Signore.
RispondiElimina"La dannazione e la salvezza sono atti della creatura non di Dio".
RispondiEliminaAttenzione : quest'affermazione è senza volerlo contraria al dogma. Infatti, la dottrina della Chiesa è che ci si danna da soli ma non ci si salva senza l'aiuto divino ossia l'intervento della Grazia. Concilio di Quercy : "Che qualcuno si salvi, questo è il dono di Colui che salva". "Quelli che periscono, periscono per colpa loro", poiché si sono rifiutati alla Grazia. (Osea 13, 9 : Sei causa della tua distruzione, Israele, il tuo aiuto è solo in Me). Esiste una predestinazione alla Gloria (vedi la Lettera ai Romani) ma non alla dannazione.
Sembra che il problema sia quello di non poter ammettere un'azione finita da parte di Dio perché (se ho capito bene) quest'azione collocherebbe Dio nello spazio e nel tempo e quindi contraddirebbe la sua natura di "essere in atto" che, in quanto increato e causa prima di tutti i rapporti causali esistenti nel mondo finito, deve considerarsi sempre infinito.
Ma non si vede come attribuire all'Essere perfettissimo e infinito di Dio l'attuazione di atti finiti possa implicare contraddizione con la sua natura infinita.
Spinoza sbaglia perché attribuisce a Dio "i caratteri del mondo, ossia il divenire, la potenza". In verità per Spinoza Dio non si distingue dalla natura, eterna ed immutabile, della quale condivide il principio della necessità, che sarebbe la regola dell natura. Tant'è vero che Spinoza nega che Dio possa essere inteso come "creatore". La potenza, l'onnipotenza, gliela riconosce invece la speculazione cristiana. Ha creato il mondo con un suo atto gratuito e un giorno, secondo la Rivelazione, lo distruggerà ("Il giorno del Signore verrà come un ladro; in quel giorno i cieli spariranno con grande fragore, gli elementi infuocati si dissolveranno e la terra sarà consumata insieme a tutte le opere che contiene" (2 Pt 3, 10).
Discutere di queste cose può apparire astratto ma non si tratta di semplici "esercizi" fini a se stessi. Il pensiero umano ha pur sentito il bisogno di spiegare Dio secondo le categorie della più alta speculazione. La metafisica aristotelo-tomistica è entrata in crisi prima per cause interne (nominalismo, negazione degli universali, volontarismo) poi sotto l'assalto delle metafisiche che risentivano della nuova immagine del mondo, nel Seicento.
La metafisica del Seicento ha elaborato un concetto di "sostanza" che non è quello aristotelico e che è servito a Spinoza per costruire il suo "Deus seu Natura" : "Abbiamo mostrato, infatti, nell'Appendice della Prima parte, che la Natura non agisce per un fine; infatti quell'Ente eterno ed infinito , che chiamiamo Dio ovvero la Natura, agisce secondo la medesima necessità per la quale esiste". (Ethica, Pars Quarta, Praefatio).
Ma poi lo sviluppo successivo si è sbarazzato anche dell'idea della sostanza. Oggi, con l'interpretazione dell'Essere nelle mani dei Fisici e Scienziati vari, la sostanza aristotelica si è dissolta nella "funzione d'onda" della fisica quantistica e il mondo appare governato dal procedere del tutto casuale delle particelle : siamo tornati al "clinamen" di Democrito ed Epicuro.
La via è secondo me aperta per ricostruire la metafisica sulle macerie dell'immagine del mondo, divenuta incomprensibile, dei Fisici. Ma bisogna procedere nel dovuto modo, spiegando bene i concetti, a cominciare da quello essenziale di "essere in atto" attribuito alla Causa Prima.
Dicendo che la salvezza è un atto della creatura intendo che essa passa , col battesimo, colla confessione (sacramenti "dei morti") d poter-esser-salvo all' esser-salvo in atto ( atto qui è inteso in senso metafisico, ontologico, non significa "fare" o "attuare" qualcosa, ma "essere") ,il dogma non e in pericolo, nel caso del neonato il suo atto è completamente causato da Dio. Ma se la Grazia che Dio elargisce, in quanto ricevuta è creata, in quanto volontà di Dio (di salvare quel neonato) è increata, ed è coeterna a Dio. Atto Puro d' Essere significa non aver potenza, perche esser-in-potenza significa ,sotto quel riguardi, non-esser-in-atto, ma in Dio non si può pensare alcun non-essere. Quando diciamo che p.es.Dio NON È materiale, non Gli attribuiamo un non-essere, perchè la materia è potenza, quindi non-essere riguardo all' Atto Puro, la materia è qualcosa, ha cioè essere analogato-partecipato.
EliminaGian Luigi
Certamente, l' infinito ci resta infinitamente incompreso, ma, l' intelletto può, e deve impedirci l' errore
RispondiElimina# Gian Luigi sulla disputa teologica.
RispondiEliminaConfesso di non riuscire a seguirla, evidentemente non sono all'altezza. Interrompo pertanto la discussione, tra l'altro il post andrà nella pagina tra i più vecchi, sparendo dalla circolazione.
Faccio solo alcune veloci annotazioni:
1. il concetto di "atto inteso in senso metafisico, ontologico" per cui "non significa fare, attuare qualcosa ma "essere": avremmo un atto senza agire, senza azione, il che appare incomprensibile. Un tale esser in atto si può riferire solo a Dio, ma bisognerebbe spiegarlo bene, avendo evidentemente questo "esser in atto" un significato particolare.
2. L'esempio del neonato non mi sembra valido. Il neonato non ha volontà, non sa nulla.
La salvezza dell'uomo adulto è impossibile senza la doppia partecipazione della sua volontà e di quella di Dio mediante l'opera della Grazia. L ' opera della Grazia ci trasforma ontologicamente, è un'azione sovrannaturale, l'effondersi di Dio (della S.ma Trinità) in noi.
E in questa straordinaria azione divina non abbiamo in opera la divina potenza?
3. Non bisogna confondere la potenza con l'esser-in-potenza.
4. Se togliamo dall' Essere di Dio la potenza, che fine fa l'onnipotenza che viene sempre considerata una sua qualità essenziale?
Se noi teniamo presente che ogni uomo è un unico, la questione si complica ancor di più. Per questo sostengo che conoscere bene il Catechismo, possibilmente quello di San Pio X, e lavorare su di esso, cioè la pratica, è tutto quello che possiamo e dobbiamo fare. E così bisognerebbe fare con la Bibbia. Due testi che dovrebbero essere quelli di una vita. Ogni lettore oggi capisce qualcosa, domani un'altra e dopodomani la dimentica e ogni età cerca le sue risposte o trova le sue risposte, senza fare i presuntuosi pensando di aver capito bene quanto si capirà un po' meglio dopo decenni.
RispondiEliminaIl Catechismo di Trento, reperibile facilmente in formato PDF su internet, è ancora più chiaro.
EliminaAttenzione ai Catechismi di San Pio X in circolazione. In alcuni punti, come quello sul sacramento dell'Ordine, sono stati riscritti adeguandoli alla nuova dottrina vaticansecondista, secondo cui i tre gradi sarebbero: Diaconato, Presbiterato, Episcopato... E non, come diceva Trento e la versione originale di San Pio X, che ho in archivio, Suddiaconato, Diaconato, Sacerdozio, con quest'ultimo definito il "vertice" (mentre dopo il V2, il vertice è l'Episcopato!!!). Cambiamenti della dottrina dei sacramenti, che rendono il V2, a detta di molti, eretico e inaccettabile.
L ' illusione che basti conoscere bene il catechismo.
RispondiEliminaCome se il catechismo non fosse il distillato della teologia e della filosofia cristiana nei secoli.
Ogni prassi presuppone una teoria. Vale a dire un patrimonio di concetti e principi che vengono applicati nell'azione della prassi.
Il concetto della transustanziazione fu scoperto tardi, nel XII secolo mi pare, quando si venne a conoscere meglio il pensiero di Aristotele. L ' autorità pontificia si accorse che il rapporto sostanza-accidenti, come delineato dallo Stagirita, corrispondeva perfettamente a quello che sin dagli inizi la Chiesa aveva sempre creduto ossia che la sostanza del pane e del vino si converteva completamente in quella divina pur conservando l'aspetto esteriore antecedente (gli accidenti). Quindi la transustanziazione non era "aristotelismo" come diceva assurdamente Lutero ma applicazione di categorie di Aristotele alla fede sempre creduta, che ne usciva rafforzata. La fede non mutava affatto, veniva meglio spiegata.
Lo sviluppo speculativo e scientifico successivo ha messo in crisi il concetto della sostanza, sino agli odierni esiti che possiamo definire nichilistici.
Ma non è che i cattolici debbano rispondere rinchiudendosi nel Catechismo !! Quale catechismo poi, quello di san Pio X o l'attuale? Devono rispondere innanzitutto sul piano dei concetti, controbattendo sul piano speculativo la visione distorta dell'attuale modernità.
Questo lavoro finora non è stato fatto.
Agli Averroisti che usavano ARistotele per attaccare i fondamenti della nostra religione,
la cultura cattolica non rispose con le giaculatori ma servendosi di Aristotele in modo da costruire un sistema speculativo alternativo, nuovo e ben formato, omnicomprensivo - l'opera di san Tommaso, appunto. .
Va bene,chiudiamo qui. Però non posso non dire che la Transustanziazione è.dogma , e quindi verità da tenere per certa. Il concetto metafisico tomista di sostanza non è possibile metterla in crisi. Ciò che va in crisi è un altro concetto, fisico, di sostanxs
RispondiEliminaGian Luigi
MI dispiace deluderla ma ciò che è andato in crisi è proprio il concetto di sostanza, che in questo caso è necessariamente (anche) "fisico". Questo non tocca la fede nel dogma. Qualsiasi cosa crediamo noi, il miracolo della transustanziazione avviene comunque.
RispondiEliminaSi dovrebbe però elaborare una valida replica al pensiero moderno che nega l'esistenza della sostanza secondo lo schema aristotelico, contrapponendovi solo il fluire indeterminato delle particelle, rispondenti in apparenza solo alle equazioni delle leggi di campo.
Non ci si può limitare a ribadire le formule tomistiche, come se avessero già risolto tutti i problemi.