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lunedì 13 settembre 2021

Digione: il fondamentalista non è il tradizionalista, ma lo stesso vescovo

Si torna a parlare, sia pure da un punto di vista non tradizionale, di Digione e del caso della estromissione della FSSP per il rifiuto a concelebrare qui - qui - qui, collegato con la Traditionis custodes. Sulla concelebrazione, precedenti quiqui. Qui l'indice degli articoli su TC

Concelebrazione
Padre Bernard Pellabeuf, già seminarista all'interno della FSSPX nel 1969-70 e ora sacerdote diocesano che celebra abitualmente secondo il novus ordo, ha scritto una lettera al Santo Padre chiedendogli di abrogare la Traditionis custodes. Egli spiega il motivo per cui sta rendendo pubblica la lettera inviata al Papa qualche settimana fa:
Ho scritto al Sommo Pontefice il 22 luglio. Non avendo ottenuto né successo né risposta, pubblico la mia lettera in questa festa della Madonna, poiché il Sommo Pontefice ha pubblicato il suo Motu Proprio in un'altra festa della Beata Vergine.
Aggiunge :
Se ho deciso di pubblicare questa lettera quando molte voci si sono espresse sulla Traditionis Custodes, è perché in genere coloro che si rammaricano della pubblicazione di questo motu proprio legati esclusivamente del vecchio messale. Tuttavia, uso quotidianamente il Novus Ordo, e ho celebrato la Messa secondo il Vetus solo in rarissime occasioni. Inoltre, è in nome dello stesso Vaticano II che chiedo l'abrogazione della Traditionis Custodes, nonostante sia affermando di voler promuovere l'accettazione di questo Concilio che il Sommo Pontefice l'ha pubblicata: ma il nuovo messale non corrisponde a ciò che dicevano i Padri conciliari sulla riforma liturgica da loro richiesta.
In questa lunga lettera, torna in particolare sulla vicenda di Digione, dove il vescovo Minnerath ha espulso la FSSP:
Inoltre, i vescovi che lei ha consultato e che le hanno parlato di una “chiusura” di alcuni membri degli istituti Ecclesia Dei, sono tutti affidabili su questo argomento? In questo momento in Francia abbiamo il caso di un vescovo che espelle uno di questi istituti dalla sua diocesi, perché i sacerdoti di questo istituto si rifiutano di concelebrare. Tuttavia, è in contraddizione con la natura stessa della concelebrazione che si cerchi di renderla obbligatoria: si suppone infatti nel concelebrare la volontà di fare un solo atto con l'atto del celebrante, così che la minima riluttanza a concelebrare, sia giustificato o no, vizia il desiderio di compiere un solo atto con quello del celebrante. A volte si dice che il fondamentalista debba imporre a tutti cose che dovrebbero restare facoltative o soggette alla libera adesione: se seguiamo questa concezione, nel caso che ci riguarda, il fondamentalista non è il tradizionalista, ma il vescovo stesso; inoltre, gli ho scritto diverse settimane fa e spero che una sua risposta possa in parte invalidare quanto ho detto sopra sulla mancanza di dialogo circa la nostra attuale preoccupazione. La “chiusura” è più diffusa di quanto sembri, nessuna delle due parti ne ha il monopolio.
Fonte Riposte Catholique - Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio

5 commenti:

  1. La concelebrazione, specie se di massa, è una delle cose meno edificanti e più clericali a cui si può assistere nel Novus Ordo

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  2. Non vorrei apparire troppo rigido, ma queste testimonianze sembrano scritte da Fonzie in Happy Days, il quale non riusciva ad ammettere di aver sbagliato ("ho sb... ho sbag..." segue mormorio incomprensibile).
    Si tratta di testimonianze che non fanno bene alla causa: colpiscono l'effetto (papa Francesco) per salvare la causa (Vaticano II e post Concilio).
    Come già abbondantemente scritto, da questo punto di vista TC è stato utile, perché è servito e servirà a costringere a riflettere e a prendere una posizione tanti che si cullavano nell'armonia artificiale dell'ermeneutica della continuità.

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  3. Vorrei fare una amena considerazione giusto per sorridere un po'. Perché non proviamo a fare una disamina della fotografia della concelebrazione inserita nell'articolo: il celebrante principale coi suoi assistenti principali alla concelebrazione sono alla mensa, e tutti i sacerdoti concelebranti sono stati sistemati dietro il celebrante, si suppone un vescovo. Ora non mi si può negare, poiché è evidente, che a chi assiste alla messa da concelebrante vengono date le spalle dal celebrante. Non è ironia è una constatazione di fatto. Questa situazione si verifica ovunque nelle cattedrali e chiese ogniqualvolta avviene una concelebrazione. Mi direte che sto esagerando con la pignoleria? Può darsi. Sta di fatto che la messa spalle al popolo, per modum dicendi,non son stati davvero in grado, con tutta la loro pignoleria rubricistica, a deradicarla del tutto. Non si sentono offesi da questo orrore che da loro le episcopali spalle i reverendi concelebranti? Voleva essere una semplice amara constatazione. Soli Deo gloria.

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  4. Un caso esemplare13 settembre, 2021 08:46

    Andrée Geulen era una giovane insegnante in una scuola a Bruxelles, quando un giorno alcuni suoi allievi si presentarono in classe con la stella gialla cucita sugli abiti. Era il 1942 e la stella gialla era obbligatoria per gli ebrei, non c’era molto da fare.
    Ma Andrée Geulen, cattolica di nascita e atea per scelta, non poteva accettare questa umiliazione per i suoi studenti, e così chiese a tutti, ebrei e non ebrei, di indossare a scuola un grembiule. In modo da nascondere l’odioso segnale di discriminazione.
    Però le persecuzioni aumentavano, iniziavano le deportazioni e la professoressa Geulen capì che non poteva restare a guardare. E che non bastava un grembiule per coprire l’orrore che stava avanzando.
    Entrò nel Comitato di difesa degli ebrei: avevano bisogno di aiuto per nascondere i bambini ebrei e salvarli dalla deportazione e dalla morte. Non era un compito semplice, anche perché bisognava convincere i genitori a separarsi dai loro figli. Alcuni ragazzi venivano nascosti a scuola, altri venivano portati in posti sicuri.
    Però, una notte, in seguito alle denunce di qualche delatore pronto a vendere la vita di ragazzi innocenti, i soldati tedeschi irruppero nella scuola dove insegnava Andrée Geulen, e arrestarono la preside e tutti i ragazzi ebrei presenti.
    Quando i tedeschi chiesero sprezzantemente alla professoressa Geulen:
    “Ma non ti vergogni a insegnare a degli ebrei?”
    Lei rispose: “E voi non vi vergognate a fare la guerra a dei bambini?”
    Fortunatamente Andrée Geulen riuscì a sfuggire all’arresto, e corse ad avvisare tutti gli altri ragazzi ebrei. Nonostante la paura, da quel momento il suo impegno aumentò a dismisura: cambiò nome e divenne Claude Fournier, entrò in clandestinità e per più di due anni continuò a nascondere bambini e ragazzi ebrei presso famiglie cristiane o nei monasteri e conventi. A tutti loro cambiava nome e identità, ma per non perdere la possibilità di riconsegnarli un giorno alle loro famiglie, scriveva in codice tutti i nomi dei bambini e delle famiglie in liste che nascondeva poi accuratamente.
    Quando finalmente finì la guerra, Andrée Geulen non smise di occuparsi dei suoi bambini, questa volta facendo il lavoro inverso per rintracciare le loro famiglie, anche se molto, troppo spesso, delle loro famiglie d’origine non c’era più traccia.
    Secondo le testimonianze, l’intensa attività clandestina di Andrée Geulen riuscì a salvare circa 300 bambini e ragazzi ebrei.
    Nelle sue interviste a distanza di anni ha spesso dichiarato di soffrire ancora pensando ai momenti in cui era stata costretta a sottrarre i bambini dai loro genitori senza poter dire loro dove li avrebbe portati.
    Nel 1989 è stata inserita tra i Giusti tra le Nazioni.
    Oggi Andrée Geuelen ha 99 anni. E ancora dichiara con la lucidità di una giovane e con la saggezza dei suoi anni:
    “Quello che ho fatto è stato solo il mio dovere. Disobbedire alle leggi di allora era la sola cosa normale da fare”.

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  5. Nella notte tra il 13 ed il 14 settembre 1321, esattamente 700 anni fa, all'età di 56 anni, a Ravenna, ci lasciava Durante detto Dante degli Alighieri

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