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martedì 21 maggio 2024

Diebus saltem Dominicis. Domenica di Pentecoste – Alzatevi, andiamo via di qui.

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente [vedi]. Anche oggi richiamo l'attenzione sulle note che approfondiscono il tema delle Ottave e un accenno alle radici ebraiche del cristianesimo citate a proposito della Pentecoste.

Diebus saltem Dominicis. 
Domenica di Pentecoste – Alzatevi, andiamo via di qui.

Per questa potente Festa di Pentecoste cerchiamo prima di tutto un contesto per arricchire la nostra partecipazione. La sacra celebrazione liturgica dei misteri della nostra salvezza rende presenti noi ad essi ed essi a noi. La realtà sacramentale non è da meno della realtà che cade sotto i nostri sensi. Anzi, insieme ad essa, ci abbraccia e ci eleva, ci trasforma. Nel senso più pieno possibile, noi siamo i nostri riti. Pertanto, non siamo mai profondamente appagati se non approfondiamo il contenuto, che include il contesto, anche dalle profondità della storia.

La Pentecoste deriva dalla Festa ebraica di Primavera di "Shavuot... Settimane" (vedi nota 2). È una delle tre grandi feste annuali di pellegrinaggio obbligatorie. Shavuot celebrava sia la consegna a Mosè dei Dieci Comandamenti sul Monte Sinai dopo la liberazione del popolo dall'Egitto, sia i primi frutti ( bikkurim ) del raccolto del grano. Secondo il convertito ebreo e biblista Alfred Edersheim (+1889), “si può dire che la 'festa dei pani azzimi' sia trascorsa del tutto solo cinquanta giorni dopo il suo inizio, confluendo in quella della Pentecoste”. Durante la Pasqua venivano presentati a Dio due covoni del primo orzo che venivano esibiti come offerta [vedi]. A Pentecoste ci fu un'offerta evidenziata di due pani. Ancora Edersheim:
«il memoriale della liberazione d'Israele si è giustamente concluso con il dono della Legge – così come, nella massima applicazione di essa, si può dire che il sacrificio pasquale del Signore Gesù sia stato completato nell'effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste .”
E ancora Edersheim:
Per noi il giorno di Pentecoste è, infatti, la 'festa delle primizie', e quella della consegna della legge migliore, quella 'scritta non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne del cuore', dallo Spirito del Dio vivente." Infatti, mentre i fedeli erano nel tempio, probabilmente proprio mentre offrivano solennemente gli agnelli e il pane con la stessa solennità, la moltitudine udì quel "rumore dal cielo, come di un vento che soffia gagliardo", che li attirò verso la casa dove gli apostoli si erano riuniti per ascoltare "ciascuno nella sua lingua" "le meravigliose opere di Dio". E in quel giorno di Pentecoste, dalla raccolta delle primizie, non meno di tremila anime aggiunte alla Chiesa furono presentate come offerta solenne al Signore. Le lingue di fuoco bipartite e i doni apostolici di quel giorno delle primizie sono, infatti, scomparsi da tempo. Ma il suono potente e impetuoso della Presenza e del Potere dello Spirito Santo si è diffuso in tutto il mondo.
Il contesto della lettura del Vangelo è il discorso di addio dell'Ultima Cena, durante il quale Cristo parla della venuta dello Spirito Santo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se un uomo mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24 Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. 25 “Vi ho detto queste cose mentre sono ancora con voi. 26 Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. 27 Vi lascio la pace; vi dò la mia pace; non come la dà il mondo, io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore, e non si sgomenti,  28 Avete udito che vi ho detto: "Vado e tornerò da voi". Se mi amaste, vi rallegrereste, perché vado al Padre; poiché il Padre è più grande di me. 29 E ora ve l'ho detto prima che avvenga, affinché quando avverrà, voi crediate. 30 Non parlerò più molto con voi, perché viene il principe di questo mondo. Non ha potere su di me; 31a ma faccio come il Padre mi ha comandato, affinché il mondo sappia che io amo il Padre e opero come il Padre mi ha ordinato.
Possiamo estrarre diversi spunti da questa lettura per la meditazione di oggi.

Come nota a margine, la lettura del Vangelo di Giovanni 14 termina con il versetto 31a. La conclusione del versetto recita:
31b Alzatevi, andiamo via di qui.
Una parola sulla questione dello “Spirito Santo” e dello “Ghost Santo”. Di che si tratta? Dipaniamo quel filo conduttore. Non c’è dubbio che noi amglofoni abbiamo tradizionalmente usato lo Spirito Santo a causa delle prime traduzioni inglesi della Sacra Scrittura, vale a dire le versioni di King James e Douay Rheims, anche se entrambe le Bibbie usano sia Spirit che Ghost. La KJV, estremamente influente, usava la maiuscola “Ghost” quando era certa che si riferisse alla Terza Persona della Trinità. Il nostro “ghost” inglese, correlato al tedesco Geist (che in tedesco è usato per lo Spirito Santo), indica qualsiasi tipo di spirito. “Ghost” è usato spesso per tradurre il greco biblico pneuma e il latino spiritus. Si è diffuso nel linguaggio comune e nelle preghiere tradizionali, memorizzate e tramandate dalle persone. Abbiamo cantato e cantiamo ancora inni – molto potenti per memorizzare – con Ghost

Dovremmo sentirci liberi di usare parole arcaiche nelle nostre preghiere, private e comunitarie. La preghiera dovrebbe essere del cuore, ma possiamo usare la ricchezza del nostro linguaggio per esprimerci anche in comunione con i nostri antenati. Non c'è niente di sbagliato nell'usare un linguaggio insolito o antiquato nelle nostre preghiere. Allo stesso modo, ad esempio i cristiani hanno pregato a Roma dopo il passaggio a un latino altamente stilizzato, un latino che decisamente non era il “vernacolare” (dal latino verna, uno schiavo oriundo nato in casa piuttosto che fuori). Il vernacolo finì per indicare la lingua nazionale o la lingua materna, ma il latino liturgico non era quello parlato nelle case e nelle strade dai nostri antenati [vedi]. La scelta della Chiesa fu una forma di latino che ricordava l'antica preghiera, piena di tropi ornamentali, di vocaboli tecnici e filosofici e di immagini, che fu, per così dire, “battezzata” per esprimere un'identità e una teologia sempre più profonde.

Nel Vangelo (supra), che sicuramente leggerete, magari ad alta voce e con grande attenzione e riverenza, avrete visto e sentito come il Signore parla dell'unità del Padre e dello Spirito Santo e della Sua stessa Persona divina come Figlio. In questo Vangelo è presente il filo conduttore del mistero centrale del cristianesimo, la Santissima Trinità. Dio non è solo Padre, non solo Figlio, non solo Spirito. Dio è tutti e Tre, distinti ma in perfetta unità. Cristo precisa che colui che viene, lo Spirito Santo, ha la parola del Padre distinta dalla sua, il che sottolinea la differenza delle Persone nella loro unità. Non per niente la settimana dopo la Pentecoste, che tanto mette in rilievo lo Spirito Santo, dovremmo celebrare la Domenica della Trinità.

Mediante il Battesimo, Dio fa di  noi la sua dimora, abita in noi. Un luogo in cui Dio abita è un tempio, come, ad esempio, scrive Paolo ai Corinzi «il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che ricevete da Dio» (1 Cor 6,19). La "dimora" di Dio con il Suo popolo, una volta nella nuvola gloriosa del Sinai (che la Pentecoste ebraica o Shavuot commemorava) e nella Tenda o Tabernacolo del convegno (che trasformò Mosè in modo da avere il volto troppo splendente per guardarlo senza velo), e anche nello stesso Prologo del Vangelo si legge al termine della Messa nel Vetus Ordo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».

Quanto è appropriato che, dopo la Pentecoste e la Domenica della Trinità, abbiamo il Corpus Domini in onore del Corpo e del Sangue del Signore nell'Eucaristia. Un altro filo conduttore del Vangelo da riprendere è la confusione comune riguardo al Signore che dice che “il Padre è più grande di me”. Questa non è un’ammissione che Cristo sia inferiore a Dio. Anzi, lo è e non lo è. Cristo è Dio nella Sua divinità. Delle tre Persone divine, però, solo il Figlio ha anche natura umana, che è natura inferiore a quella divina. Quindi Cristo è uguale al Padre nella sua divinità, ma inferiore al Padre nella sua umanità. 

In questa domenica di Pentecoste celebriamo l'alito della vita dello Spirito Santo nella struttura della Chiesa 50 giorni dopo la risurrezione di Cristo e 10 giorni dopo la sua Ascensione. Lo Spirito Santo è lo Spirito di verità che può vivere in noi in modo costante e abituale, mentre il Signore, con il suo Corpo e Sangue nell'Eucaristia, dimora in noi solo per breve tempo.

Lo Spirito Santo ci è stato donato nel Battesimo e si è rafforzato in noi nella Cresima, sacramento distinto dal Battesimo.

Per quelli di voi che sono cresimati, ricordate la vostra dignità di aver ricevuto il sigillo dello Spirito Santo, che ha lasciato un segno duraturo per l'eternità nella vostra anima. Gli effetti della Confermazione sono l'aumento della grazia santificante e il conferimento del potere e del diritto di compiere atti necessari nella battaglia spirituale contro i nemici della Fede. In questi nostri tempi ne abbiamo bisogno più che mai. E per non dubitare che ci siano nemici della fede, basti considerare quello che è successo di recente quando un giovane gentiluomo cattolico e padre di famiglia ha tenuto un discorso di apertura ai giovani in cui ha raccomandato ciò che ha trovato per portar loro pace e successo [vedi]. Contro di lui si sono sollevate turbe virtuali di improperi, anche all'interno della Chiesa. Siamo ormai in un tempo in cui le persone non riescono a sopportare ciò che è del tutto normale e sano (cfr 1 Tm 4,3). Dobbiamo essere pronti e forti, contando – quando arrivano le prove – sulla nostra ferma Fede, sulla nostra Tradizione, sui sacramenti e gli uni sugli altri.
27 Vi lascio la pace; vi dò la mia pace; non come la dà il mondo, io la dò a voi. Non sia turbato il vostro cuore, né si sgomenti.
Ora alzatevi e andiamo via di qui.
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Note di Chiesa e post-concilio
1. Nell'Anno Liturgico tradizionale veniva data importanza alle Ottave: gli otto giorni che seguono una festa molto importante, compreso il giorno della festa stesso, durante i quali ricorrono le stesse formule. E dunque abbiamo le Ottave di Natale, di Pasqua, dell'Ascensione, di Pentecoste, del Corpus Domini, del Sacro Cuore. Si dà valore maieutico alla ripetizione per l'assimilazione sempre più profonda dei misteri pregati e contemplati. I frutti maturano nella ripetizione e nell'abitudine. Richiama la necessità della continuità del prendersi cura: cultura deriva dal contesto agricolo e indica ciò che deve essere prodotto curato e amato costantemente e ripetutamente. L'atto spirituale non si esaurisce nell'essere compreso una sola volta: approfondito, sollecita nutre e trasfigura. Cogliamo in controluce la bellezza e l'insistente qualità dell'eternità sempre identica ed è la pratica costante che produce frutti. Per questo repetita iuvant...
Il nostro sacerdote ricordava che dopo la settimana Santa non si possono fare le ottave del Giovedì Santo e Venerdì Santo e allora, rispettivamente, si celebra il Corpus Domini con la sua Ottava e il Sacro Cuore con la sua...
Nel Novus Ordo hanno mantenuto solo Natale Pasqua e Pentecoste. poi negli anni 70 Paolo VI ha tolto pure Pentecoste. Il fatto è che prevale l'aspetto della festa, con la diminutio di quello sacrificale (espiatorio e propiziatorio oltre che impetratorio e di lode) e della funzione sacerdotale...
2. Il calendario ebraico comprende cinque feste maggiori di origine biblica. Le tre feste "del pellegrinaggio" o "feste del raccolto" (Pesach, Shavuot e Sukkoth) associate all'esodo dell'Egitto e le due "feste penitenziali" (Rosh HaShanan e Yom Kippur). Pesach (Pasqua) è la festa più importante del calendario ebraico. Si celebra tra marzo e aprile e ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana. Shavuot (pentecoste) si celebra nel periodo della mietitura, cinquanta giorni dopo la Pasqua. Ricorda il dono della legge (Torah) sul monte Sinai, che trasformò gli schiavi fuggiti dall'Egitto in un vero "popolo".
Le radici ebraiche del cristianesimo sono riconoscibili anche nella strettissima corrispondenza tra la festa di Pentecoste ebraica (Shavuot), dove si ricorda il dono della Legge, e la Pentecoste cristiana, in cui - cinquanta giorni dopo la Pasqua - celebriamo la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa radunata nel cenacolo. Sì, perché possiamo dire che nella Pentecoste gli apostoli salgono con Maria al piano superiore, come Mosè sale sulle pendici del Sinai; Dio effonde lo Spirito sulla Chiesa, nuova Legge, lo Spirito del Signore Risorto, iscritta nei cuori dei credenti; così Mosè sulla cima del monte riceve le mizwot Adonai, i precetti della Torah. Lo Spirito con i suoi doni porta la Chiesa alla missione ed all’evangelizzazione, la voce di Dio sull’Horeb rinvigorisce la missione del profeta Elia e gli dona quello slancio definitivo contro l’idolatria dei falsi profeti. Mosè parla faccia a faccia con Dio, lo Spirito ci permette di invocare Dio nei nostri cuori con l’appellativo di Abbà, l’affettuoso “Papà” del fanciullo che si rivolge al proprio padre, perché l'incarnazione, passione, morte  risurrezione e ascensione del nostro Signore, Gesù, ci ha introdotti nella "famiglia" del Padre.
Abramo non merita Eretz Israel (Terra d'Israele) fino a che non mette in pratica la mizvà dell’Omer; gli ebrei non entrano nella Terra Promessa se non nel momento in cui sostituiscono l’Omer di Manna con l’Omer del frumento di Eretz Israel. Noi non entriamo nella vita nuova della Risurrezione se non partecipiamo all'Eucaristia, che è il nuovo Pane disceso dal cielo... e se non ci lasciamo purificare e vivificare dal fuoco dello Spirito che ha raggiunto gli Apostoli nel Cenacolo il giorno di Pentecoste. Come gli Ebrei si riconoscono Popolo al momento dell'accoglimento della Torah, così i Cristiani divengono il nuovo Popolo dell'Alleanza [vedi] e si riconoscono Chiesa proprio a partire da quella Pentecoste che si rinnova per ogni credente. (M.G.)

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ce n'è più bisogno) 
IBAN - Maria Guarini
IT66Z0200805134000103529621
Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731

6 commenti:

  1. Conosci il falso maestro modernista21 maggio, 2024 17:44

    “Le tradizioni, le devozioni, i culti,
    le processioni, le preghiere e il Rosario, sono cose appartenenti al passato e incompatibili con la spiritualità della Chiesa odierna"

    Padre Alberto Maggi - biblista

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    1. Come non dargli torto? C’è gente che pensa che si preghi meglio dicendo macchinalmente rosari su rosari, mentre si mettono al collo due scapolari e quattro medaglie.
      Nemmeno i pagani!

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    2. a questo tipo qui ( inqualificabile secondo i canoni di Santa Romana Chiesa) ben si addice l' antico adagio veneto "si no i xe mati...no i voemo"....

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  2. Ottime meditazioni questi Diebus. C'è sempre tanto da attingere.

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  3. Il Martedì di Pentecoste si festeggia la Madonna Odigitria, ossia Colei che indica la Via.

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  4. Pentecôte 2024 : temps de visibilité du monde traditionnel.
    - 8 000 personnes à Paris avec la Fraternité Saint Pie X.
    - 18 000 pèlerins à Chartres avec Notre-Dame de Chrétienté.
    Qu'en pensent les évêques de France?

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