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mercoledì 12 giugno 2024

Facciamo chiarezza sulla crisi nella Chiesa

Ringrazio il nostro carissimo Gederson Falcometa per la segnalazione del suo articolo che segue: ottima sintesi da ripercorrere insieme.

Facciamo chiarezza sulla crisi nella Chiesa
Gederson Falcometa

“L’essenza della filosofia moderna è l’artificio e la progressiva negazione della realtà vista come intollerabile limite alla originaria e libera espressone di noi stessi. Il costruttivismo è la prospettiva unitaria della modernità filosofica che necessariamente conduce alla negazione della natura e alla sua sostituzione con l’artificio.” Stefano Fontana [1]

Stefano Fontana è un brillante intellettuale cattolico. A leggere questo suo testo, e altri due [2], mi è venuta in mente la polemica sollevata da La Nuova Bussola Quotidiana (LNBQ) contro la Fraternità San Pio X.

Il motivo di questo richiamo è dovuto soprattutto al fatto che l’essenza del magistero della Chiesa, a partire dal concilio Vaticano II, è anche l’artificio, perché ha adottato la filosofia moderna che sta alla base della Nouvelle Théologie [3]. In questo modo, la volontà di estinguere il cattolicesimo tradizionale adottando una teologia ideologica sotto forma di aggiornamento di un magistero pastorale, precede lo stesso ecologismo ideologico denunciato nell’articolo di Fontana.

In occasione della controversia creata da LNBQ, Riccardo Cascioli scriveva:
”Perché se un problema esiste è sempre colpa degli altri: i modernisti, i conservatori, i seguaci di questo o quel Papa, il Concilio, la Messa Novus Ordo, e così via.
In fondo è una visione ideologica e politica della Chiesa, trattata come fosse un partito o un governo, in cui tutto dipende dalla “linea” impressa da chi la guida. Ma la Chiesa è ben altro, non dipende dal Papa e dai vescovi, è Cristo che la guida. Ciò non toglie che ognuno di noi abbia il dovere di fare il possibile perché la Chiesa rifletta nel modo più trasparente possibile la Verità, ma anzitutto desiderando la propria santità” [4].

La successione papale da Benedetto XVI a Francesco (qui) è stata come quella da Trump a Biden. Le differenze tra i due pontefici suggeriscono infatti l’esistenza di partiti all’interno della Chiesa. Questo è il risultato di decenni di predicazione del pluralismo, la cosiddetta unità nella diversità, fatta da tutti i Papi conciliari.

Ciò che unisce all’interno della Chiesa, Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione, Rinnovamento Carismatico, Teologia della Liberazione, Anglicani, Comunità di Base, ecc. , non è la stessa fede, non è la stessa dottrina, non è la stessa liturgia. L’unità della Chiesa nella prospettiva conciliare è la stessa di quella di una democrazia liberale. Così, Bergoglio, una volta eletto Papa, non ha fatto altro che implementare nella Chiesa tutte le linee guida di tale teologia (compresa quella ecologica).

La unità nella diversità si vede anche nel collegio dei cardinali e nell’episcopato, che sono pieni di liberi pensatori. I migliori esempi di questo sono cardinali come Martini, Kasper, Lehmann, Ravasi, Lustiger... o vescovi come Hélder Câmara, Pedro Casaldáliga, Nunzio Galantino e tanti altri. È come disse Nostro Signore: “percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge” (Mt 26, 31).

Nel caso del tradizionalismo, le divergenze riguardano la crisi nella Chiesa e non il dogma. Divergenze che in questo caso sono totalmente legittime.

Ma si può dire lo stesso delle divergenze che, nel contesto di un Sinodo per la Famiglia (qui), esprimono due cardinali come Kasper e Burke, che hanno posizioni contrastanti sulla questione della Comunione ai divorziati risposati? La testimonianza che emerge in questo caso è che hanno la stessa libertà, ma non la stessa fede in Nostro Signore!

La ragione principale della divisione nel mondo tradizionalista, e nella Chiesa stessa in generale, come è evidente a chiunque non abbia perso il buon senso, è l’apostasia.

Don Morselli ha scritto un articolo “Se la FSSPX ha ragione, le porte dell’inferno hanno prevalso” [5]. È la dibattuta questione se l’Anticristo siederà a Roma o a Gerusalemme. Questo non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione dai Padri della Chiesa, perché significherebbe che le porte dell'inferno prevarrebbero... (sulla posizione della FSSPX vedi)

Don Morselli sembra essere uno di quei cattolici per i quali la grande apostasia non arriverà mai, perché se arriverà, conosciamo già la risposta.

In questo caso, le peggiori divisioni sono giustamente all’interno della stessa Chiesa conciliare, perché in essa si vedono i suoi più alti prelati negare le verità basilari della fede. Don Alfredo Morselli ha inoltre accusato il tradizionalismo di praticare il libero esame del Magistero, trasformare il cattolicesimo nella “religione del libro”, e dire che l’assenso alla Rivelazione è proposto continuamente a credere dal Magistero vivente, regola prossima della fede e ultimo e definitivo giudice della corretta ermeneutica.

Tuttavia, fu proprio il Concilio a trasformare il cattolicesimo in religione del libro, con i suoi ampi documenti che costituiscono molto più di un libro e con i quali non permise che si giungesse ad una definitiva e corretta interpretazione del Concilio stesso.

Da qui si comprende perché che, se l’interpretazione definitiva è data 60 anni dopo un Concilio, questo non era di per sé infallibile, visto che c’era la necessità di dargli una interpretazione infallibile.

Ora, visto che non abbiamo ancora una definitiva interpretazione dei testi conciliari, quale sarebbe la regola prossima alla fede rispetto all’interpretazione del Concilio, se non la ragione individuale di ciascuno? Il che significa che il magistero, attraverso l’ermeneutica della riforma nella continuità, propone il libero esame dei documenti conciliari come regola prossima alla fede?

Vedere in un magistero pastorale il magistero tradizionale infallibile, come ha fatto Don Morselli, è quantomeno preoccupante. Sembra che egli viva in un altro mondo!

In verità, ciò che è stato proposto dal magistero conciliare sono le linee guida ideologiche del Concilio: libertà religiosa, ecumenismo/dialogo interreligioso e collegialità episcopale (principalmente la realizzazione della nuova Missione di essere responsabili dell’unità del genere umano, a partire dalla Gaudium et spes e passando per Assisi fino alla concretizzazione ad Abu Dabhi con Fratelli Tutti). Passo dopo passo si arriva all’estinzione dell’antimodernismo, così che la riforma neotomista di Leone XIII cede il passo alla filosofia moderna.

Giovanni Paolo II elevò a cardinali diversi alti esponenti della Nuova Teologia, come Henri De Lubac, Urs Von Balthasar e Yves Congar, e lasciò fuori neotomisti come Mons. Antonio Piolanti e Padre Cornelio Fabro. I teologi condannati a suo tempo da Pio XII nella Humani Generis parteciparono attivamente al Concilio e alcuni arrivarono poi al Collegio cardinalizio. Questo è ciò che è realmente accaduto, altro che la visione “ideologica e politica della Chiesa! È questa la realtà.

Anche perché il ruolo del Papa è proprio quello di governare la Chiesa. L’affermazione di Riccardo Cascioli secondo cui la Chiesa non dipende dal Papa e dai Vescovi, perché è Cristo che la guida, è assurda.

Cristo ha istituito la Chiesa, il Papa e i Vescovi per governare la Chiesa attraverso di loro [6]. L’ufficio papale fino a prima del Concilio era essenzialmente quello di governare la Chiesa, perché essa è la città di Dio sulla terra, predicare il suo regno. Esiste un regno senza politica? Il Regno di Dio non ha una politica? Per questo motivo, i problemi che egli solleva sono colpa di coloro che hanno la responsabilità del governo e dell’autorità all’interno della Chiesa, e quindi, di fatto, com’è ovvio, non è colpa nostra.

In realtà, nel suo discorso, Cascioli fa eco alle parole di Paolo VI:
“Forse il Signore, mi ha chiamato a questo servizio, non già perché io vi abbia qualche attitudine, o perché io governi e salvi la Chiesa dalle sue difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, non altri, la guida e la salva» (Il terrore e l’estasi, 21 giugno 1972)”.
Solo per citare un esempio tra quelli elencati, quello dei modernisti.

Consideriamo il pontificato di San Pio X: egli combatté il modernismo, non voleva modernisti nella Chiesa, perché aveva delle responsabilità, dei conti da rendere a Nostro Signore, se i modernisti fossero entrati avrebbero rovinato la Chiesa; e cosa avrebbe detto poi Papa Sarto a Nostro Signore Papa Sarto nel giorno del giudizio? Egli salvò la Chiesa dal modernismo, per cui è chiaro che era lui e non Nostro Signore a guidare la Chiesa.

Se la Chiesa non dipende dal Papa e dai vescovi, per quale ragione sono stati voluti da Nostro Signore?

Abbiamo visto e sappiamo ciò che San Pio X fece contro il modernismo, ora vediamo cosa disse Paolo VI tra il 67 e il 68:
«Ciò che mi colpisce è che all’interno del cattolicesimo sembra predominare un pensiero di tipo non cattolico».
Che cosa fece questo Papa se non applicare lo spirito del buon samaritano conciliare, che non vuole combattere, lottare e anatemizzare, ma semplicemente accogliere tanto la vittima come l’aggressore?

Le soluzioni ai problemi conciliari posti dal magistero che le ha prodotte e applicate, sono tutte artificiose. A questo proposito, vale la pena di citare ancora Cascioli:
“Il nemico comune è la visione [della FSSPX e di Bergoglio] di Benedetto XVI che vedeva Vetus e Novus Ordo come due forme dello stesso rito, e che vedeva la continuità della Chiesa tra prima e dopo Concilio Vaticano II. Altro che alternativi”.
Non si tratta di una visione, ma esattamente di un artificio.

Mai nella storia della Chiesa un rito che è stato riformato è poi coesistito con la sua versione riformata. Questo accade solo se non c’è una vera riforma, come nel caso della riforma di Paolo VI: il rito di Paolo VI è stato fabbricato. Tant’è che la “visione” di Benedetto XVI non si è fermata alla coesistenza dei due riti, ma ha voluto fare una sintesi tra i due riti, la cosiddetta riforma della riforma (sulle 'due forme' qui). Se non ho capito male, consisterebbe in questo la riforma del rito di Paolo VI sulla base del rito di San Pio V? Qualcosa di totalmente nuovo e inedito nella storia della Chiesa, che, per chi ancora lo pensa, mette in dubbio la riforma liturgica di Paolo VI. Infatti, se il rito di Paolo VI fosse una riforma del rito di San Pio V, non ci sarebbe bisogno di una riforma della riforma a partire dal rito che si vuole riformare.

Parlare di continuità della Chiesa prima e dopo il Concilio è una affermazione gratuita, come ha dimostrato Mons. Brunero Gherardini, che ha sfidato a dimostrare tale continuità (qui). La stessa ermeneutica della riforma nella continuità è stata oggetto di un solo intervento, ma non si trattò di una Enciclica, di una Costituzione o di una Bolla, si trattò solo di un discorso alla Curia romana. Lo stesso Papa Benedetto XVI non ha approfondito ciò che proponeva e non gli ha conferito un minimo grado di autorità. Egli non espresse un giudizio definitivo esigendo l’adesione alla ermeneutica della riforma nella continuità e condannando l’ermeneutica della rottura.

Diciamolo: interpretare un Concilio come se non fosse esistito niente prima di esso è una somma eresia. Eppure nessuna ermeneutica della rottura fu condannata, questo è stato lasciato al giudizio soggettivo di ciascuno. Tuttavia, che si tratti del suo magistero o del magistero dei suoi predecessori, egli non ha mai preteso il dovuto assenso ai dogmi della fede da coloro che ha consacrato vescovi e creato cardinali. Allora, come può il problema del Concilio essere solo l’ermeneutica della rottura, se nel periodo postconciliare un numero enorme di vescovi e cardinali ha negato vari dogmi della Chiesa? In questo caso, non abbiamo chiaramente una posizione magisteriale che in pratica dimostra che nulla esisteva prima del 1960? La cosiddetta “soluzione” dell’ermeneutica ha sostituito la classificazione classica di eresia, ortodossia ed eterodossia. In pratica, una depenalizzazione dell’eresia e dell’eterodossia.

Mai si è avuto nella storia della Chiesa un Concilio che avesse bisogno di tale ermeneutica, ma se il Vaticano II ne ha bisogno, chi deve fare questa ermeneutica?

Dovrebbe essere il Magistero, ma se esso stesso chiede a tutta la Chiesa di farlo, non siamo di fronte a un trasferimento di funzioni dal Magistero a tutti? E siamo tutti uguali? Questa soluzione è solo un altro artificio, come la tesi del Concilio rubato dai media: una “soluzione” più assurda dell’altra! (qui - qui)

Si potrebbe scrivere un libro per mostrare gli artifici del magistero conciliare, come lo stesso “subsistit in”, l’anafora di Addai e Mari (qui), le dimissioni/ritiro di Benedetto XVI, che ancora oggi causano confusione nella Chiesa (qui - qui). La stessa affermazione di Don Alfredo Morselli che “Se i lefebvriani hanno ragione le porte dell’inferno hanno prevalso contro la Chiesa”, è anch’essa un artificio. Nostro Signore ha promesso che le porte dell’inferno non avrebbero prevalso contro la Chiesa, ma ci non ha detto anche che sarebbe arrivata la grande apostasia: quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà la fede sulla terra? Molti cattolici, durante la grande apostasia, diranno la stessa cosa di Don Morselli.

Infine, non si tratta di sentirsi giusti o esenti dalla propria conversione. Si tratta di non perdere la sinderesi, di non negare la realtà, i fatti. Non c’è modo di essere giusti o di convertirsi negando la realtà e accettando le trasformazioni che ci vengono proposte.

Nella parabola del fariseo e del pubblicano, i pubblicani sono i nostri tradizionalisti. La parabola contiene un insegnamento morale, ma si basa proprio sull’assenso alla realtà negata dal fariseo e accettata dal pubblicano. Il fariseo, negando la realtà e aderendo a quella creata dalla sua mente, è il padre della filosofia moderna. Non è il nostro caso, non siamo noi ad accettare artifici contro la realtà. La base della nostra posizione è quella di aderire alla realtà, di mantenere viva l’intelligenza e di continuare la lotta contro il modernismo, che ha preso d’assalto la Chiesa con il Concilio Vaticano II, e sta promuovendo non una crisi, ma la grande apostasia.
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1 - Ci vogliono estinti. Il nuovo ecologismo ideologico, Stefano Fontana, https://vanthuanobservatory.com/2024/02/01/ci-vogliono-estinti-il-nuovo-ecologismo-ideologico/   
2 - Rivelazione ed ermeneutica in Ratzinger, spiegate da Gagliardi, Stefano Fontana - https://lanuovabq.it/it/rivelazione-ed-ermeneutica-in-ratzinger-spiegate-da-gagliardi
Tradizione, il vero significato da rifare nostro, Stefano Fontana - https://lanuovabq.it/it/tradizione-il-vero-significato-da-rifare-nostro
Chi leggerà i due articoli potrà vedere che il concetto di Tradizione di Ratzinger è il concetto moderno della Nouvelle Théologie, non il classico.
3 - Dove va la nuova teologia? Ritorna al modernismo, P. Réginald Garrigou Lagrange, O.P. - Redazione e “Note di commento” di Paolo Pasqualucci - https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/10/reginald-garrigou-lagrange-dove-va-la.html
Nel blog Chiesa e PostConcilio si possono leggere ottimi articoli sul tema, come:
Pio XII ai padri della Compagnia di Gesù elettori nella 29a congregazione generale - https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2014/01/pio-xii-ai-padri-della-compagnia-di.html - dove si può leggere: ”Molto si è detto, ma non abbastanza a ragion veduta, sulla “nouvelle théologie”, che muovendosi insieme a tutte le cose in moto perenne, sarà sempre in cammino e non arriverà mai. Se sembrasse di dover accogliere una simile opinione, che ne sarebbe dei dogmi cattolici, che non devono mai cambiare? Che ne sarebbe dell’unità e della stabilità della fede?”
Fusione delle fonti della Rivelazione con l’assorbimento della Tradizione nella Sacra Scrittura, Maria Guarini - https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/04/fusione-delle-fonti-della-rivelazione.html
E qui nel sito Unavox: Esercizio di esegesi della tradizione: da Giovanni Paolo II a Mons. Bernard Fellay, Giovanni Servodio - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV256_Esegesi_della_Tradizione.html
4 - La crisi della Chiesa esige chiarezza, Riccardo Cascioli https://lanuovabq.it/it/la-crisi-della-chiesa-esige-chiarezza
5 - Se ha ragione la FSSPX, le porte degli inferi hanno prevalso, D. Alfredo Morselli https://lanuovabq.it/it/se-ha-ragione-la-fsspx-le-porte-degli-inferi-hanno-prevalso    
6 - Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue. 1 Cor 12,28

10 commenti:

  1. « Ô Cœur de Jésus, trésor de tendresse c'est toi mon bonheur, mon unique espoir, Toi qui sus charmer ma tendre jeunesse reste auprès de moi jusqu'au dernier soir. »

    Sainte Thérèse de Lisieux.

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  2. Tutto il problema nasce, a mio avviso, dall'artificio della pastorale, usata come clava per smantellare surrettiziamente la dottrina cattolica.
    Coloro che sostengono che il CVII è stato eminentemente pastorale, come pastorale sarebbe il magistero postconciliare dei vari pontefici, adottano l'alibi comodo per evitare lo scontro con l'eresia neomodernista e quindi riconoscere l'autorità del Papa intermittentemente, a seconda che segua la regola remota della Fede o vi si allontani.
    Il CVII si è qualificato come Magistero supremo ordinario e come tale va seguito.
    La riforma liturgica è stata una rivoluzione, come il CVII, come Nostra Aetate, come Dignitatis Humanae, come Gaudium et Spes, gli incontri interreligiosi di Assisi, come le preghiere in Sinagoga, come gli inchini all'Islam, come i mea culpa, e via discorrendo.
    Chi ha avuto il coraggio di opporsi a queste "variazioni della Chiesa cattolica", chi? Non basta scrivere libri, o fare conferenze. A sessant'anni dal Concilio stiamo ancora facendo "poesia", mentre il fuoco divampa e la nave è in balia dei soliti eretici neomodernisti. Mi si spieghi dov'è la continuità tra il magistero di Pio IX, Leone XIII, San Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII da una parte e i successori.
    Chi è nato cattolico, come il sottoscritto, ha il dovere di non morire protestante.

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  3. "Le afflizioni non cesseranno mai, ma Dio ci dà il tipo di cuore di cui abbiamo bisogno, non solo per resistere ad esse, ma per trarne profitto. Come una città sotto perpetuo assedio, il cuore umano sarà sempre circondato e sotto perpetuo attacco, ma avrà sempre Dio come suo difensore."
    (San Luca di Crimea, festeggiato l'11 giugno)

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  4. È  più  di un'ora che a Milano tuona e piove. La città  comincia ad assomigliare, con questi frequenti acquazzoni notturni e diurni, ad una foresta pluviale; dato il peso delle foglie sui rami consigliano di non soffermarsi nei parchi e parchetti. Una domanda mi sorge spontanea: è  naturale questa  pioggia quasi quotidiana? Non credo. Credo che faccia parte dello sterminio guidato di un popolo, della sua agricoltura, dei suoi allevamenti, dello sconquasso del suo territorio. Se così realmente fosse, davanti a Dio e agli uomini, maledico gli artefici di questo scempio.
    m.a.

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    1. Caro/a m.a., le faccio rispondere da una scenziiata onesta, non venduta o collaborazionista con i malefici minati del WRF, del NEO, del Great Reset, del' Agenda 2030 ( depopulation, schiavismo tecnologico dei sopravvissuti) NON È CONDENSA...

      Le frequenti scie persistenti caratterizzate da espansione senza dissolvenza non possono essere di origine naturale, ma chimica.

      Rosalie Bertell (1929-2012) scienziata, epidemiologa, fondatrice dell'Istituto Internazionale per la salute pubblica di Toronto.

      Chi sono coloro che il mainstream definisce "complottisti"?

      Sono persone che vedono ed intuiscono le cose con anni di anticipo rispetto alla massa anestetizzata che li circonda.

      https://t.me/FdGregge

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  5. @ 12 giugno, 2024 19:26
    Senza contare i prodotti agricoli; con tutta l'acqua si avra' della buona uva matura con cui fare i nostri eccellenti vini italiani, e il grano biondeggera' ancora in Italia, e... ?

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  6. Don Alfredo Morselli dice che “Se i lefebvriani hanno ragione le porte dell’inferno hanno prevalso contro la Chiesa”, è anch’essa un artificio. Nostro Signore ha promesso che le porte dell’inferno non avrebbero prevalso contro la Chiesa, ma:
    a) mi risulta, corregetemi se sbaglio, che l'interpretazione STRA-COMUNE di tale versetto gira intorno a due particolari. Ovvero che 1)le porte dell'inferno perderanno la guerra, ma che qualche singola battaglia, purtroppo la vinceranno (almeno in apparenza); 2) che anche durante la grande apostasia, ci sarà SEMPRE una parte delle Chiesa che si manterrà fedele:
    b) “Se i lefebvriani hanno ragione" . E se l'avessero i sedeprivazionisti? Non sarebbe più facile salvare "capra e cavoli"? Pensateci un po' e chiedete cosa ne pensa a Don Morselli.

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  7. Cara Mic,

    La ringrazio per la pubblicazione dell'articolo. Che Dio ci aiuti.

    Un caro saluto dal Brasile

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  8. Caro anonimo 08:59,

    Buona osservazione. L'Apocalisse 13,5-8 lo conferma, vedi:

    "Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. Le fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L'adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato".

    Fare guerra ai santi, è anche fare guerra alla Chiesa...

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  9. I "complottisti" sono quelli che scocciano l'anima con le scie chimiche e roba del genere però a votare non ci vanno.
    Per loro che l'onda woke continui ad avanzare, va bene.
    Z.

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