In tutta Italia un’escalation di furti sacrileghi di particole. L’arcivescovo di Monreale promuove la custodia protetta dell’Eucarestia nelle parrocchie. E dalla Santa Sede arriva il via libera
G. GAL.
CITTÀ DEL VATICANO
L’immagine del tabernacolo vuoto e delle ostie tenute sotto chiave altrove sembra quasi eretica, in realtà mettere al sicuro l’Eucarestia val bene uno strappo alla consuetudine. Nella Chiesa non c’è nulla di più sacro della particola consacrata, eppure da mesi si rincorrono, con diversa gravità, violazioni e abusi. Dai due musulmani che a Sondrio la ricevono in mano dal sacerdote e se la mettono in tasca alla raffiche di furti sacrileghi in tutta Italia. Quanto basta per giustificare un gesto forte e insolito da parte di un vescovo destinato a far scuola: custodire in luoghi protetti della parrocchia le particole come si fa nelle case con i gioielli conservati in cassaforte.
«E’ giusto tutelarsi da un grave pericolo, qualcosa di deciso andava fatto», commentano in Vaticano. Via libera dalla Santa Sede, insomma, alle ostie messe in sicurezza per impedire che vengano rubate dalle sette sataniche e usate per le messe nere. E anche ai piani alti della Cei la «linea dura» anti-profanazioni trova pieno sostegno. Il cardinale canonista Velasio De Paolis, attuale Delegato Pontificio per la congregazione dei Legionari di Cristo e a lungo al vertice del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e di dicasteri vaticani, promuove la «misura eccezionale» predisposta dall’arcivescovo di Monreale, Salvatore Di Cristina. Di fronte all’escalation in tutta Italia di furti sacrileghi, è giusto nascondere le ostie consacrate in luoghi sicuri e lasciare vuoti e aperti i tabernacoli per impedire che vengano scassinati. Nel diritto canonico, spiega il porporato di Curia, la profanazione dell’Eucarestia è quanto di peggio si possa commettere. Un delitto sanzionato con la scomunica «latae sententiae» riservata alla Sede Apostolica. «Vi si incorre “ipso facto”, cioè per il fatto stesso di averlo commesso e la scomunica è automatica», precisa De Paolis a "Vatican Insider" .
«L’ostia data in mano invece che in bocca aumenta il rischio che vengano asportate, profanate o conservate a scopo sacrilego, però è Gesù stesso ad aver fatto così con gli apostoli- osserva il cardinale-. Non è solo un fatto simbolico e spirituale che durante la messa il celebrante sull’altare si lavi le mani prima di toccare il pane nel quale è presente Cristo». Perciò è «opportuno che si faccia tutto il possibile per assicurare il massimo rispetto all’Eucarestia». La decisione «eccezionale ma legittima» dell’arcivescovo di Monreale, dunque, non contrasta con le leggi della Chiesa. Tanto più che, negli ultimi mesi, il bollettino delle chiese prese di mira disegna in Italia una «geografia sacrilega» da allarme rosso. Diocesi piccole e grandi, nel Mezzogiorno o nel profondo nord.
Ovunque lo stesso copione con la firma sottintesa di adepti dell’occulto: sacrestie violate con arnesi da scasso, furto dei contenitori delle ostie, tabernacoli spaccati. Dalle pissidi trafugate nella parrocchia di San Giovanni Bosco a Vasto ai calici con le particole scomparsi nella chiesa di San Vito a Paestum, dalle particole sottratte alla Cappella dell’ospedale di Biancavilla (Catania) all’irruzione notturna nella parrocchia di Santa Caterina sullo Jonio (Catanzaro). Nel mirino anche il santuario della Madonna delle Grazie a Monza e altri edifici di culto nella diocesi di Milano a Bareggio e Lentate sul Seveso. E ancora, ladri sacrileghi in azione al Santissimo Nome di Maria di Fornaci Vecchia (Lucca), alla chiesa di Santa Franca a Piacenza, alla Madonna del Monte Nero a Sant’Antonio di Gallura. Con un particolare accanimento proprio nella diocesi di Monreale: quattro casi negli ultimi tre mesi (Villagrazia di Carini, Terrasini, Cinisi, Partinico).
Da nord a sud, una catena ininterrotta di profanazioni che fotografa il boom di gruppi satanisti denunciato dai rapporti delle forze dell’ordine e alimentato dal «tam tam» su Internet. Da Santa Croce sull’Arno a Montegranaro, vicino Ascoli Piceno, le incursioni nei luoghi sacri non hanno altro obiettivo che il furto delle particole e proiettano l’ombra di Satana su molte vicende di cronaca. «L’Eucarestia è il bene sommo della Chiesa, il canone 1367 del Codice di diritto canonico parla chiaro- puntualizza De Paolis-. Commette delitto chi ruba dal tabernacolo le specie consacrate e le tratta in maniera empia e blasfema. Dunque, la tutela delle ostie è prioritaria. Se serve tenerle sotto chiave fuori dal tabernacolo, l’eccezionalità del pericolo autorizza un provvedimento “ad hoc” che equivale ad una reazione difensiva».