Sabato scorso [1° febbraio 2014] il papa ha ricevuto il Cammino Neocatecumenale. Più di 8.000 kikos si sono radunati nell'Aula Paolo VI in quella che pare la prima grande audienza "privata". Un gesto importante che va letto nella sua globalità, al di là dell'enfasi mediatica che lo ha accompagnato. C'è da dire che il papa, sorvolando sulla liturgia (che evidentemente non è la sua maggiore preoccupazione), ha tracciato in modo molto preciso le "linee rosse" che il Cammino non deve oltrepassare se vuole essere parte della Chiesa in cui dobbiamo esserci tutti. E senza quelle particolarità che non portano da nessuna parte. Il che dimostra che se non altro è al corrente dei problemi che il movimento suscita. Poiché anche i richiami dei papi precedenti sono sistematicamente caduti nel vuoto, rispolvero una sintesi informativa senza fare commenti, riprendendo dal Sito d'informazione sul Cammino NC il testo sotto riportato, corredato di alcuni link che non esauriscono la marea di storture testimoniate e documentate - cadute nel più assordante silenzio dei "Pastori" e delle Congregazioni interessate - ma forniscono alcune informazioni essenziali. Il testo rappresenta una sintesi autorevole e sufficientemente esaustiva su una realtà ecclesiale molto controversa e poco conosciuta, o spesso solo per sommi capi, sulla scia delle enfasi mediatiche che ne sottolineano numeri e arrembanza.
Chi avesse interesse a leggere di più può consultare la Corrispondenza tra un teologo come Padre Enrico Zoffoli il card. Ruini e i vescovi. Anche lui praticamente silenziato, ma mai contraddetto. Comportamento, del resto, ormai ben noto...
Chi avesse interesse a leggere di più può consultare la Corrispondenza tra un teologo come Padre Enrico Zoffoli il card. Ruini e i vescovi. Anche lui praticamente silenziato, ma mai contraddetto. Comportamento, del resto, ormai ben noto...
Il Movimento Neocatecumenale
Esposizione e giudizio del Servo di Dio Mons. P. C. Landucci*
Esposizione e giudizio del Servo di Dio Mons. P. C. Landucci*
(* 1990-1986, sacerdote e teologo, autore di decine di libri tra cui "Prima che Abramo fosse, Io sono", è stato consultore per la Congregazione dei seminari e socio ordinario della Pontificia Accademia Teologica Romana. Dal 2002 è in corso il processo di canonizzazione per innalzarlo agli onori degli altari).
L’opinione approssimata che, per sentito dire, avevo di questo movimento era parzialmente favorevole, ritenendo che si trattasse di gruppi beneficamente attivi e volenterosi, anche se un po' troppo autonomi e un po' fissati su alcune loro originalità liturgiche.
Ma l'accurata analisi che ho potuto ora compiere mi ha purtroppo svelato un quadro ben diverso e gravissimo. Ho potuto studiare attentamente il volume di quasi 400 pagine che contiene gli "orientamenti" per i catechisti del movimento, tratti "dai nastri degli incontri avuti da Kiko e Carmen per orientare i catechisti di Madrid nel febbraio 1972". Storia, finalità, dottrina e prassi sono qui condensati nel modo più autentico. Tutte le citazioni tra virgolette le ho riportate accuratamente da qui, pur non indicando il numero di pagina, trattandosi di affermazioni spesso ripetute e non essendo il libro (dattiloscritto e ciclostilato) normalmente reperibile.
Si tratta infatti di un testo riservato ai catechisti, i quali non lo cedono a nessun altro. Io ho potuto averlo e fotocopiarlo solo con uno stratagemma. Va quindi subito notata questa qualità negativa del movimento: il segreto, l’esoterismo. Ripetutamente è scritto: "Non dite nulla di tutte queste cose". "Ciò che dirò non è perché lo diciate alla gente, ma perché voi l'abbiate come fondo, come base".
Ma sono proprio questo "fondo", questa "base" che risultano inammissibili. Quindi e i neo-catechizzandi e i superiori ecclesiastici (verso i quali i catecumenali ostentano tanto ossequio) non essendo illuminati su tale "fondo" sono ingannati. E si tratta, come mostrerò, di gravi deviazioni dottrinali e pratiche.
Nel quadro dolorosamente statico di certe parrocchie i gruppi catecumenali, con le loro attività settimanali (riunioni bibliche, preparate da alcuni membri, a turno, e lunga riunione eucaristica), con gli scambi di esperienze e l'accentuazione comunitaria delle riunioni di "convivenza" mensili, con il programmatico allenamento alla sopportazione del prossimo e al distacco dai beni, con la confessata prospettiva di essere solo in "cammino" di "conversione" da proseguire nel "pre-Catecumenato" e nel "Catecumenato" (cammino di sette anni), tali gruppi, dico, danno la buona impressione di impegno e fervore.
Ma, in realtà, è fervore o fanatismo? È frutto di grazia o di plagio? Kiko mette le mani avanti: "Non si tratta - dice - di plagiare nessuno", in quanto non viene compiuto alcun "lavaggio del cervello attraverso ragionamenti". Ma tale "lavaggio" e il "plagio" derivano invece proprio dalla mancanza di chiari ragionamenti e dal fuoco di fila di affermazioni drastiche, suggestionanti, di tono carismatico.
A parte le ovvie differenze di contenuto, è con tali analoghi mezzi suggestivi e con la radicale imposizione di una forte autorità di guida che si è avuto in America il plagio di masse, aggiogate ad avveniristici movimenti pseudoreligiosi e sociali, fino all'ultimo di Jim Jones (il "Tempio del popolo"), finito con il tragico eccidio della Guyana del 18 novembre 1978. Sono, senza dubbio, situazioni disparatissime. Ma il metodo suggestivo è quello.
Ecco Kiko: "Il cristianesimo tradizionale, come battezzati... prima Comunione... Messa domenicale... non ammazzare, non rubare... non aveva niente di cristianesimo, era uno schifo... eravamo precristiani... senza aver ricevuto uno Spirito nuovo avuto dal cielo... Ora Dio ci ha convocati per iniziare un Catecumenato, verso la rinascita"; "anche se pochi stiamo segnando una pietra miliare... facendo presente che il regno di Dio è arrivato sulla terra"; per il "rinnovamento del Concilio" ci voleva la "scoperta" del "Catecumenato"; "Abramo è la figura del Catecumenato"; "vi parlo in nome della Chiesa, in nome dei Vescovi... i catechisti catecumenali hanno un carisma confermato dai Vescovi"; "sono Giovanni Battista in mezzo a voi: "Convertitevi, perché il regno di Dio è molto vicino a voi"; "io sto dando la vita a voi, attraverso la parola di Dio depositata in me... la spiegazione della parola la dò io"; "come Mosè nel deserto siamo il vostro aiuto"; "che Gesù è risuscitato è testimoniato dagli Apostoli: ed io pure lo testimonio... garantendolo con la mia vita"; "come Abramo camminò... voi dovete camminare, secondo la parola che vi abbiamo promesso"; "noi vi consegneremo lo Spirito Santo"; "sarete convocati in assemblea dallo Spirito Santo..., vi parlerà Dio"; "tutti voi siete stati segnalati a dito da Dio"; "nessuna comunità fondata da noi è fallita ...: vi assicuro che qui c'è Dio" .
La carica suggestiva e fanatica è continuamente rafforzata dalla radicalità ed esagerazione delle affermazioni e dai richiami integralisti ed acritici alla Bibbia.
Per esempio, la "partecipazione" (soprannaturale) della natura divina è affermata come un divenire "Dio stesso", un "avere la natura divina"; il "risorgere con Cristo" vien fatto corrispondere ad avere "lo stesso sangue redentore di Gesù Cristo", divenire anche noi "Spirito vivificante", con il compito di ripetere e "manifestare ad ogni generazione ciò che è avvenuto una volta sul Calvario, lasciandoci uccidere"; l'influsso deleterio del peccato personale nella comunità è affermato come un "distruggere la comunità, la chiesa"; quando nel pre-Catecumenato "si dirà di vendere i beni, si dovranno vendere tutti... non potendo altrimenti entrare nel Regno e neanche nel Catecumenato"; il nostro cristianesimo, prima della nostra conversione catecumenale, fa "schifo", ecc. Tutto ciò, anziché allontanare, accentua il plagio e il fanatismo di chi si è lasciato prendere, tanto più nella prospettiva del promesso lungo (sette anni) cammino formativo.
Ma ben più gravi appaiono le deficienze e la dannosità di questo movimento se da queste modalità si passa ai contenuti. Non c'è alcuna posizione dottrinale o pratica cattolica che non sia gravemente deformata. Il tutto presentato con impressionante grossolanità e confusione teologica e biblica, congiunte all'ostentato atteggiamento di acuta riscoperta e di suggestionanti prospettive di personale, elitario impegno e sacrificio.
La "riscoperta" dei primitivi e autentici valori cristiani viene presentata su un piano fideistico, carismatico, di fede "esistenzialmente" vissuta. Cordiale disprezzo delle assunzioni "filosofiche" della Chiesa e di quello che viene chiamato il "giuridicismo" della speculazione "teologica", organizzata nei vari trattati: "Avevano messo in scatola lo Spirito Santo, lo avevano imbottigliato e messo in trattati che potevamo dominare, in cui avevamo tutti i più puri gioielli della conoscenza di Dio: de Deo uno et trino, de Deo creante, ecc. e senza rendercene conto avevamo impoverito la visione di Dio". Particolarmente deprecabile "l’immobilismo quasi totale determinato dal Concilio di Trento", che sarebbe stato finalmente superato dal "Vaticano II".
Similmente tutta la struttura, prassi, liturgia ecclesiastica sarebbero caduti, dopo la pace di Costantino e l'irruzione nella Chiesa delle grandi masse, in un "giuridicismo", di puri riti e impetrazioni di favori celesti, comuni ad ogni povera "religiosità naturale" perdendo la autentica vitalità di fede della "Chiesa primitiva", che finalmente, dopo il Vaticano II, viene ora "riscoperta" e ricuperata, proprio mediante il movimento catecumenale.
Il fatto che oggi "le nazioni escono dalla Chiesa" costituirebbe, a tale riguardo, un vantaggio, neutralizzando l'effetto di quella irruzione delle masse e riportandoci all'epoca precostantiniana. "Così il cristianesimo potrà brillare con tutta la sua purezza e freschezza. Così potremo riaccostarci alla Chiesa primitiva".
Un crocione su secoli e secoli di vita della Chiesa, con presuntuosa noncuranza, se non altro, di tanti santi che li hanno costellati.
Si tratta dunque di un movimento non di massa, ma di élite. Esso però intende tutt'altro che restare chiuso in se stesso. Dicono bensì: "Noi non conquistiamo nessuno, non predichiamo un cristianesimo proselitista". Ma, di fatto, premono per moltiplicare nelle parrocchie i loro gruppi (che non devono superare alcune decine di membri). Intendono anche costituire l'unico vero modo per la "salvezza del mondo".
Qui tocchiamo una prospettiva fondamentale del movimento, strettamente collegata a una nebulosa e inammissibile nozione di "salvezza", continuamente e confusamente ripetuta.
La salvezza consisterebbe nell’annuncio e nella accettazione, per fede, della "buona notizia", cioè dell’"evento" salvifico che è la risurrezione di Gesù, quale definitiva "vittoria sulla morte" e segno quindi dell'avvenuto, amoroso, "perdono" di Dio. I catecumenali comunicano tale "buona notizia" e manifestano tale "segno" con l'accettazione dell’"evento" e il suo rinnovamento personale della "vittoria sulla morte". Questa avverrà, come fu per Gesù, "passando attraverso la morte", cioè "facendoci uccidere" per "amore" paziente degli altri, rispondendo con la "non violenza" alla loro opposizione, "finendo sulla croce dei difetti altrui che ci distruggono".
Con tale testimonianza salvano il mondo: "I Catecumeni sono custodi della Parola che è lo sperma dello Spirito, sono la presenza di Dio nel mondo, sono la Chiesa: una comunità di fratelli. Questo è un mistero impressionante: un gruppo di uomini sono deificati e formano il Corpo di Gesù Cristo risorto, il Figlio di Dio. Se questo si dà in un luogo, lì si dà la vittoria sulla morte. Questo è un annuncio costante della Buona Notizia che ormai la Vita Eterna è arrivata, che il Regno di Dio è vicino. E questo salva il mondo".
Siamo davanti ad affermazioni roboanti che, pur con qualche addentellato di verità, sono solo atte a suggestionare e plagiare, oltre che a nascondere la reale loro gratuità e incoerenza. Appare subito evidente che tra il Calvario di Gesù e quello che a noi può procurare il prossimo c'è una bella differenza; che Gesù non ha vinto la morte solo col sopportarla, ma fisicamente risorgendo; e che l'edificante solidarietà e altruismo di un gruppo, oltre che potere influire solo su una ristretta cerchia, non sono certo sufficienti per la universale diffusione della fede e della salvezza.
Ma, a parte ciò, il gravissimo equivoco riguarda la nozione fondamentale di salvezza. È vero che, nel quadro di tanta confusione teologica, si registrano anche, al riguardo, alcune affermazioni corrette. Ma esse sono contraddette da altre innumerevoli, che riducono quelle pochissime esatte a vani rattoppi e artificiosi alibi, difensivi contro il timore di condannare. Inutilmente, per esempio, si afferma, incidentalmente, che bisogna anche "dare i segni della fede. Noi non siamo protestanti. La fede senza le opere è morta".
Prima di tutto le opere non sono richieste solo come segno, ma come doverosa conformità alla legge morale, secondo il divino volere. Poi e soprattutto tale affermazione è dissolta dalle innumerevoli ripetizioni della concezione nettamente luterana al riguardo. Nessuno sforzo ascetico, con il sostegno della grazia; la salvezza solo mediante la fede: "L'uomo, separatosi da Dio, è rimasto radicalmente impotente a fare il bene, schiavo del maligno"; "L’uomo non si salva per mezzo di pratiche"; "per un cristiano alla S. Luigi - col suo: prima morire che peccare - è fondamentale essere in grazia di Dio, non perdere questa grazia, perseverare.
La grazia è un qualcosa che non si sa bene cosa sia, che si ha dentro, con cui bisogna morire... Ma poi ho capito che vivere in grazia è vivere nella gratuità di Dio che ti sta perdonando con il suo amore"; "Dio perdona i nostri peccati e il suo Spirito Santo ci fa santi figli di Dio. E questo gratuitamente a chiunque crede che Gesù è l'inviato del Padre come suo Salvatore"; "il cristianesimo non è un appello alla coscienza e all'onestà... ma l'invito ad accogliere l'annuncio del perdono gratuito di tutti i nostri peccati"; "il cristianesimo non è un moralismo.
"Gesù Cristo non è affatto un ideale, un modello di vita, non è venuto a darci l'esempio"; "i sacramenti non costituiscono un aiuto a tal fine"; "lo Spirito vivificante è ben lontano dallo spingere al perfezionismo, alle buone opere, alla fedeltà al Cristo morto"; "il cristianesimo non esige nulla da nessuno, regala tutto"; "al più peccatore, al più vizioso si regala una vita eterna". "Dio è amore al nemico ... ; se abbiamo fatto cose orribili, Dio ci ama, ci perdona... non si esige da te nulla"; la Parola di salvezza non chiede come la legge "uno sforzo in più, uno sforzo intimo, che ce la si metta tutta".
Ancor più grave e al di là della stessa concezione luterana è la negazione di ogni colleganza ontologica, soprannaturale, meritoria tra la salvezza e la immolazione di Gesù. Crolla la nozione fondamentale di redenzione, di riscatto: un cardine della fede. Con la risurrezione, dopo la morte, Gesù avrebbe solo notificato agli uomini che l'hanno ucciso la sua volontà di perdono. Con crassa ignoranza si osa affermare che "con il rinnovamento teologico del Concilio non si è parlato più di dogma della Redenzione, ma di mistero di Pasqua di Gesù", come se questa contraddicesse a quella. E con insistenza, sottolineata perfino da grossolana ironia: "Le idee sacrificali sono entrato nell'Eucaristia per condiscendenza suggerita dal momento storico alla mentalità pagana"; "al posto del Dio giustiziere delle religioni che appena ti muovi ti dà una bastonata in testa, scopriamo il Dio di Gesù Cristo"; "forse che Dio ha bisogno del sangue del suo Figlio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di suo Figlio alla maniera degli dei pagani".
Come ho detto, tutte le verità teologiche fondamentali sono deformate gravemente; e naturalmente anche i sacramenti. Mi limiterò a qualche rilievo su questi, in particolare sulla Confessione e l'Eucaristia.
L’atteggiamento di fondo, in sé lodevolissimo, di voler fare sul serio è continuamente avvelenato dall'incomprensione e dal superficiale e presuntuoso disprezzo per tutto ciò che si è insegnato e fatto finora. Ecco come è trattata, per esempio, dalla Carmen, la classica e profonda distinzione tra attrizione e contrizione: "Si cominciò a dar valore alla contrizione. Fa quasi ridere pensare che è necessaria la sola attrizione se ti vai a confessare e la contrizione se non ti confessi". Ignoranza che irride!
Per la confessione non manca l'affermazione, di facciata, di obbedienza ecclesiale: "Manteniamo la confessione individuale perché si deve conservare e inoltre perché ha il suo valore". Probabilmente ci sarà stato anche al riguardo qualche esplicito richiamo della autorità. Ma è una prassi evidentemente sopportata. Ed è in antitesi comunque a tutto il contestuale insegnamento. La nozione di peccato come violazione della legge morale e ribellione alla volontà divina è rifiutata, essendo "concezione legalistica del peccato, come mancanza a una serie di precetti".
Si irride al presunto automatismo delle assegnate "espiazioni" (penitenze) per il "perdono", dimenticando il loro giusto aspetto di riparazione (che esige, certo, l'antecedente pentimento, assolutamente essenziale). Svalutato il pentimento: "La conversione non è pentirsi del passato, ma mettersi in cammino verso il futuro": come se la conversione possa guardare al nuovo futuro senza riprovare il passato (e avere dolore per l'offesa di Dio, mai nominata in questa catechesi). La conversione senza pentimento del passato si ricollega alla già vista affermazione del "gratuito" perdono di Dio, senza "sforzo" personale, col solo obbligo di riconoscersi peccatori e accettare tale perdono. Anche se nelle riunioni penitenziali sono ammesse le confessioni particolari con il rapido ascolto e le assoluzioni dei presbiteri, tali assoluzioni sono, in sé, ripetutamente svalutate e anzi criticate, unitamente al Tridentino che le ha prescritte, perché darebbero alla confessione un carattere "magico" (completa incomprensione dell'ex opere operato dei sacramenti). In base a pochi, unilaterali autori, pedissequamente seguiti, si espone una specie di storia della confessione, senza alcun riferimento alla precisa narrazione evangelica della sua istituzione.
Scartata la maturazione teologica sancita dal Tridentino, la norma sarebbe data dalla confusamente supposta prassi della Chiesa primitiva. Eccoci a una riunione penitenziale: "Quanto vi abbiamo annunciato dell'amore di Dio e del perdono dei peccati, ora si realizzerà, perché Dio ci dà il potere non solo di annunciare il perdono, ma di comunicarlo attraverso un segno", "nella Chiesa primitiva il perdono non era dato con l'assoluzione, ma con la riconciliazione con tutta la comunità, mediante il segno della riammissione all'assemblea, in un atto liturgico", "il valore del rito non sta nella assoluzione, visto che in Gesù Cristo siamo già perdonati". "è la comunità ecclesiale, lì presente, segno di Gesù Cristo per gli uomini, che perdona concretamente". Siamo in linea con la negazione protestante del vero sacramento.
Tutto ciò senza che sia stata compresa minimamente la vera natura de sacramento cattolico, come risulta da questa grottesca esposizione che ne viene fatta: "Così abbiamo vissuto noi la confessione, ed ecco perché questa pratica oggi è in crisi. Il perdono passa in secondo piano, rimanendo essenziale il semplice confessare i peccati e ricevere l'assoluzione. La confessione si trasforma in qualcosa di magico. Si ha una visione leglista del peccato, per la quale non importa tanto l'atteggiamento interiore quanto il confessare esternamente e dettagliatamente tutti i peccati di ogni tipo. Visione individualista, completamente privata, in cui la Chiesa non compare da nessuna parte ed è un uomo che ti perdona i peccati". Incomprensione completa della confessione tridentina.
Impressionante saggio della grossolanità teologica del movimento. In questo sacramento, tanto è primario il perdono che se ne cerca la sicurezza nell'assoluzione; è tanto poco magica (ricorso a falsi poteri) che dipende dal divino potere di Gesù; tanto poco incurante dei valori interiori che il pentimento interno ne condiziona la validità; tanto poco dipendente da un semplice uomo che questi opera in persona Christi e per mandato della Chiesa. Anche Lutero fece lo stesso per attaccare le verità cattoliche: deformandole.
Quando ebbi le prime notizie sulle riunioni eucaristiche catecumenali pensai che quelle originalità rituali costituissero soltanto delle libertà liturgiche, in parte tollerabili e in parte correggibili. Non avrei mai immaginato che esse avessero invece un retroterra così gravemente eterodosso. Ora capisco anche perché tanta resistenza a richiami autorevoli per conformare i riti alle prescritte norme liturgiche. Tali atteggiamenti di autonomia e difformità, rispetto alle comuni norme e prassi, sono connessi, dottrinalmente e psicologicamente a opposizioni di fondo.
Si pretende addirittura di "scoprire" la vera Eucaristia, giacché avevamo "frainteso e impoverito tutto". [vedi] - [vedi anche] (Inspiegabile come tutto continui ad esser consentito nonostante anche quanto disposto da Benedetto XVI, ora inopinatamente azzerato, mentre e ai FI sia stato vietato di celebrare il Rito Romano).
L’Eucaristia non sarebbe che "il memoriale della Pasqua di Gesù, cioè del suo passaggio dalla morte alla vita, dal mondo al Padre, nel quale esultante evento noi esperimentiamo la risurrezione dalla morte", cioè il "nostro proclamato perdono e la nostra salvezza", essendo "il carro di fuoco che viene a trasportarci verso la gloria".
L'essenza della Messa, come sacrificio, è nettamente negata, a modo luterano: "Le idee sacrificali sono entrate nell'Eucaristia per condiscendenza alla mentalità pagana"; "la massa di gente pagana (che irruppe dopo Costantino) vide la liturgia cristiana con i suoi occhi religiosi, volti all'idea del sacrificio"; "nell'edificio che Dio costruisce, le idee sacrificali che aveva avuto Israele, e che erano state superate dallo stesso Israele nella liturgia pasquale, erano le impalcature: adesso che l'edificio è stato costruito si è tornati a tali impalcature, cioè alle idee sacrificali e sacerdotali del paganesimo"; "le discussioni medievali sul sacrificio riguardavano cose non esistenti nell'Eucaristia primitiva, non essendovi in essa alcun sacrificio cruento, ossia qualcuno che si sacrifica, Cristo, il sacrificio della croce, il Calvario, ma solo un sacrificio di lode, per comunicazione alla Pasqua del Signore, ossia al suo passaggio dalla morte (spezzamento del pane) alla risurrezione (calice)". Con queste ultime affermazioni, mentre giustamente è escluso dall'altare il sacrificio cruento, è escluso anche il sacrificio incruento, di Gesù sacramentalmente presente, e quindi è esclusa l'attualità sacrificale della Messa.
Questa esclusione, d'altra parte, è pienamente coerente con la esclusione già vista della immolazione cruenta e salvifica di Gesù per la nostra proclamata salvezza. Esclusi i redentivi meriti del Calvario non avrebbe senso per i catecumenali la loro applicazione mediante il mistico Calvario dell'altare. Ed è anche penosamente coerente la loro ostilità alle molte ripetizioni delle Messe, essendo ignorato (Lutero) il frutto impetratorio.
Netta opposizione pure a tutta la parte offertoriale. Se è Dio che fa tutto, che dà il grande annuncio di salvezza, che "passa come carro di fuoco e trascina tutta la umanità", a che pro le offerte? "Offrire le cose a Dio per renderlo propizio: come siamo lontani dalla Pasqua!"; "è l'idea pagana di portare offerte per placare Dio"; "si è giunti fino alla enormità di dire: con l'ostia pura, santa e immacolata ti offri tu, il tuo lavoro e il giorno che comincia!"; "nell'Eucaristia non offri nulla: è Dio assolutamente presente che dà la cosa più grande, la vittoria di Gesù Cristo sulla morte"; "processioni, basiliche grandiose... offertori... riempiono la liturgia di idee legate a una mentalità pagana". Sono affermazioni tutte penosamente coerenti alla negazione che Gesù sacramentalmente si immoli e si offra: ogni altra offerta non è concepibile che in unione alla sua.
Sono eliminati così ogni movimento ascensionale a Dio e ogni intimo colloquio con Gesù sacramentato, come se questo non fosse che abbassamento "statico" della Eucaristia, la quale non dovrebbe essere che "esultazione" per la "discesa" del divino intervento e anzi la proclamazione della vittoria già ottenuta: "Abbiamo trasformato l'Eucaristia che era un canto al Cristo risorto nel divino prigioniero del Tabernacolo; abbiamo parlato, come nelle ‘prime Comunioni’, di ‘un bambin Gesù’ che ci mettiamo nel petto quando vogliamo... invece la Eucaristia è tutto il contrario... è Dio che passa e trascina l'umanità".
Qui già si delinea un oscuramento della fondamentale verità della presenza reale, ammessa la quale dovrebbe apparire invece la preziosità e del Tabernacolo e della presenza in chi si è comunicato e dell'intimo colloquio. Ma ben più grave e diretto tale oscuramento apparisce da altre affermazioni; oscuramento che si riflette ovviamente e sul fatto della consacrazione e sulla natura e il valore dei poteri sacerdotali: "Il sacramento è il pane, il vino e l'assemblea: è dall'assemblea che sgorga l'Eucaristia" (parole adeguate per un rito puramente commemorativo, non certo per il sacramento eucaristico e l'esercizio dei poteri sacerdotali). E, con presuntuosa ostentazione di superiorità su tutta la teologia e la prassi cattolica, spinta fino all'ironia: "La Chiesa Cattolica divenne ossessionata riguardo alla presenza reale, tanto che, per essa, è tutto presenza reale" (falso: non la ritiene tutto, ma fondamento di tutto); le "discussioni teologiche sull'ossessivo fatto se Cristo è presente nel pane e nel vino, fanno ridere"; "in un certo momento fu necessario insistere contro i protestanti sulla presenza reale... ma ora non è più necessario e non bisogna insistervi più (con l'attuale disordine teologico e liturgico è invece più necessario di prima)"; "inutili tentativi filosofici di spiegare come è presente, con gli occhi o senza, fisicamente, ecc. o con la transfinalizzazione olandese... si è preteso con la transustanziazione di spiegare il mistero" (non "spiegarlo" ma precisarlo essenzialmente, determinarlo, come hanno fatto, nel modo più impegnativo, il tridentino e tutto il Magistero successivo, disprezzati dai catecumenali: la noncuranza circa la presenza "fisica" a pari come per l'antitetica transfinalizzazione olandese, svela, per lo meno, l'incomprensione della vera presenza).
Escluso ogni aspetto di sacrificio e tutto ridotto a "banchetto" di esultanza (concezione, questa sì ossessiva, dei catecumenali, spinta fino a ricevere la Comunione a sedere e a considerare "inconcepibile il non comunicarsi di qualcuno, perché alla cena pasquale si va proprio per mangiare"), "tutti i valori di adorazione e contemplazione alieni dalla celebrazione del banchetto vanno eliminati"; "il pane e il vino non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male (!); la preoccupazione per i ‘frammenti’, caratteristica di chi crede nella presenza reale, è ridicolizzata: ‘Non è questione di briciole, ma di sacramento di assemblea’"; "Tabernacolo, Corpus Christi, esposizioni solenni, processioni, adorazioni, genuflessioni, elevazione, visite al santissimo, tutte le devozioni eucaristiche, andare a Messa per far la Comunione e portare Gesù nel cuore, ringraziamento dopo la Comunione, Messe private... minimizzano l'Eucaristia... sono molto lontani dal senso della Pasqua".
Altre continue affermazioni cercano di svalutare il problema della presenza, che è invece il fondamento di tutto il resto: "La cosa importante non sta nella presenza di Gesù Cristo nella Eucaristia... ma nel fine, nella Eucaristia qual mistero di Pasqua". E si moltiplicano affermazioni evanescenti: "Come Dio era presente nella Pasqua, cioè nella liberazione dall'Egitto, così Gesù è presente con il suo spirito, risuscitato da morte" (presenza di azione, non di persona?); "invece di porre il problema della presenza di Cristo nella Eucaristia, si pensi che Cristo è una realtà vivente che fa Pasqua e trascina la Chiesa"; "la presenza di Cristo è un'altra cosa. È il carro di fuoco che viene, a trasportarci verso la gloria, a farci passare dalla morte alla risurrezione".
Purtroppo questa stessa evanescenza, proprio su punti che esigerebbero la massima determinazione, comparisce anche a riguardo della risurrezione di Gesù: "Il memoriale che egli lascia è il suo spirito risuscitato da morte"; "come hanno visto gli apostoli Cristo risorto. Come un fantasma? No, l'hanno visto in loro stessi... costituito Spirito vivificante". Questa ultima espressione è spesso ripetuta. Certo Gesù ha mandato il suo Spirito. Ma la risurrezione riguarda il corpo reale di Cristo.
È una evanescenza consona alla grande confusione teologica e scritturale e alla superficialità, congiunte alla presunzione di acutezza e di approfondimento critico, senza dire della presunzione carismatica. Come ho già detto, non c'è verità teologica o biblica che non sia deformata, anche perché questi catechizzatori laici, mancando di qualsiasi solida formazione teologica e biblica di base, dipendono da pochi testi, scelti tra i meno sicuri e più avventati (per esempio, la rivista Concilium). Questa evanescenza e confusione si inquadrano poi nella fondamentale dottrina catecumenale, vista all'inizio, dell'annuncio pasquale di salvezza, nebulosamente presentato, senza alcuna precisazione, e inconsistente quanto al dogma della redenzione.
Il metodo semplicistico e astuto di questi impreparati e improvvisati maestri per scavalcare ogni seria indagine e discussione teologica è di svalutarla in partenza e sostituirla con categoriche affermazioni. E il metodo per evitare condanne e fratture con i superiori sono la raccomandazione del segreto, la nebulosità di certe espressioni (cortine fumogene) e le affermazioni di ossequio al Magistero inserite qua e là, che hanno tutta l'aria di polvere negli occhi, essendo continuamente contraddette dal contesto.
Ci troviamo, in conclusione, davanti a un penoso e dannosissimo lavaggio del cervello, di tipo fanatizzante, sul piano dottrinale, pratico, liturgico, su gruppi di fedeli, animati, in fondo, da ottime intenzioni, ma illusi e deviati dalla giusta via della sicura ascetica, dell'esempio dei santi, e della ortodossia. Questi gruppi suscitano ammirazione, nei confronti con certi ambienti tanto grigi e apatici, perché si presentano volenterosi e impegnati. Sono mossi effettivamente dalla brama dell'autentico, del diverso, del più, rispetto a tanto grigiore. Ma questo "diverso" purtroppo è inteso come ripulsa della maturazione dottrinale e pratica della Chiesa da Costantino in poi, ritorno ossessivo alla Chiesa primitiva (inesattamente interpretata), avversione alle "strutture" ecclesiali, autonomia laica rispetto al clero e alla Gerarchia (nelle riunioni la presidenza data al parroco è fittizia: la guida effettiva è dei catechisti, anche nelle riunioni bibliche).
Le interpretazioni integriste e acritiche della Scrittura, come il vendere tutto, l'assoluta passività non violenta, la prospettiva stessa di morire per gli altri, danno l'impressione di grande e ammirevole fervore. Ma, se questo può essere equilibrato e reale in alcuni soggetti, in complesso riflette un falsificante processo di fanatizzazione e una ingannevole costruzione sulla sabbia, con il grande danno complessivo dello sbandamento dottrinale e disciplinare. Anche Valdo (salve le proporzioni) si lanciò e lanciò i suoi laici catechisti, partendo dal totale "vendi ciò che hai", suscitando fervorosi seguaci e finendo nella ribellione ed eresia.
Sleale è il frequente appello che fanno al Vaticano II, come rotto con la Tradizione e in particolare col Tridentino, il che è assolutamente falso. È la falsità diffusa anche oggi da tutti i modernisti. I Catecumenali osano addirittura affiancarsi al Vaticano II, come se la sua linea si identificasse con quella catecumenale e soltanto con quella.
Ecco un saggio di questa sleale identificazione e delle clamorose prospettive fanatizzanti: "Vi assicuro che il rinnovamento del Concilio Vaticano II secondo l'itinerario catecumenale, porterà la Chiesa a una gloria indescrivibile e riempirà di stupore e ammirazione gli orientali e i protestanti, essendo il Concilio ecumenico".
Può servire da sintesi conclusiva.
Pier Carlo Landucci
"Vi assicuro che il rinnovamento del Concilio Vaticano II secondo l'itinerario catecumenale, porterà la Chiesa a una gloria indescrivibile e riempirà di stupore e ammirazione gli orientali e i protestanti, essendo il Concilio ecumenico".
RispondiEliminaPer motivi di studio conosco e frequento assiduamente il mondo cristiano ortodosso. So PER CERTO che nella mentalità ortodossa ideee e prassi come sono presentate in questo post (che riporterebbe quanto dice il fondatore Kiko), sono semplicemente ABORRITE, ritenute ERETICHE e FUORVIANTI.
Sono quindi sicuro che la frase di Kiko che ho qui riportato è assolutametne falsa.
Devo confermare questa affermazione.
RispondiEliminaSolo che confermo anche la frase di Kiko Arguello.
Ci sono documenti che provano un tentativo abortito di "evangelizzazione" (sarebbe meglio dire "neocatecumenalizzazione") della Russia, spacciato come successo, ma clamorosamente abortito.
Ci risultano tuttavia molte enclaves di cosiddette "missioni itineranti" - che parlano di "implantatio ecclesiae" ma in realtà sono cloni del cammino nc - nei paesi dell'est. Esse si incuneano col favore dei vescovi, spesso mimetizzandosi come cattoliche. Di fatto l'etichetta ce l'hanno, con l'approvazione di uno Statuto, peraltro molto disatteso e basato su catechesi tuttora secretate, ma di cui conosciamo quel che basta, che è stato reso pubblico. Ma senza nessun effetto, se non quello di mettere in guardia gli sprovveduti che potrebbero cascarci.
Sulla Russia può leggere qui
http://www.internetica.it/neocatecumenali/kiko-Russia.htm
E anche qui
http://www.internetica.it/neocatecumenali/news07.html#Russia
Si è scomodato un catechista rimatore, vecchia conoscenza, per attribuirci "invidia".
RispondiEliminaInvidia di cosa di un millantato credito e di uno sbandierato successo? E che cosa ce ne viene?
Non è invidia l'aver constatato - molti sulla propria pelle, altri nell'impotenza più totale - lo stupro di tante coscienze e la diffusione di un cristianesimo adulterato. E averne, senza volerlo e giorno dopo giorno, smascherato e smantellato molti inganni, di conio tipicamente settario.
Provasse piuttosto a smentire le nostre documentazioni e le nostre testimonianze che mettono a confronto catechesi e prassi anomale giudeo-luterano-gnostiche col magistero perenne.
Devo dire che sono rimasto stupito: mi aspettavo (e penso se la aspettassero anche Kiko e soci) una glorificazione del "Cammino", invece se non c'è stato proprio il regolo sulle dita c'è stata almeno abbondanza di sottolineature rosse e blu sul foglio. Ripensandoci, non è proprio così strano: un Papa che pensa che il proselitismo "è una sciocchezza", e che non va molto lontano dal pensare, leggendo molti suoi atti e detti, che la Chiesa si deve "sciogliere" nella società, non può essere un fan di un movimento che al contrario persegue l'esclusivismo e l'esoterismo più acceso ed è attivissimo quanto a proselitismo.
RispondiElimina@ mic
RispondiEliminahai copiato effedieffe
Suvvia anonimo quando non si ha nulla di interessante da dire sarebbe preferibile astenersi, maggiormente ancora se è per dire cavolate, tipo affermare che mic copia EFFEDIEFFE!
RispondiEliminaAl limite mic ha ricordato l`articolo di padre Landucci che, se è ripreso oggi da EFFEDIEFFE, da tempo è leggibile qui:
http://www.internetica.it/neocatecumenali/Landucci-sintesi.htm
e cioè in un sito gestito da chi? Da mic!
Ce Kiko, il y a longtemps qu'on le sait, n'est qu'un "théologien" à la noix de coco et un dangereux manipulateur. Mais, sans entrer — Dieu m'en garde ! — dans la discussion de ses fariboles "néo-cathécuménales" (rien que cet adjectif !…), je me contenterai de noter que, dans sa notice biographique de Wikipedia en portugais, il prétend avoir étudié "com o famoso artista espanhol Pablo Picasso".
RispondiEliminaCela est d'autant plus étonnant que tout le monde sait aussi — du moins ceux qui s'intéressent à l'histoire de la peinture — que Picasso n'a jamais eu ni élève ni disciple — et c'est peut-être tant mieux.
Mais de quoi les vaniteux ne sont-ils pas capables quand ils veulent se donner de l'importance ?
Bergoglio mostra se stesso sempre meno cattolico...
RispondiEliminaForse egli vuole farsi Pontefice della Loggia Verde...
Se egli fa, sarebbe un ottimo gesto di galateo verso la Chiesa Cattolica che manca un pastore cattolico
Romano
fuori tema ma interessante e per me anche confortante in un certo senso.
RispondiEliminahttp://apostatisidiventa.blogspot.it/2014/02/lamore-dura-di-piu-se-il-matrimonio.html#more
Ce Kiko, il y a longtemps qu'on le sait, n'est qu'un "théologien" à la noix de coco et un dangereux manipulateur.
RispondiEliminaE' da tanto che lo si sa. Ma nessuno dice niente!
Almeno nessuno che conta.
Prima qualche teologo, vescovo sacerdote, parlavano e si opponevano. Oggi diventa pericoloso!
L'unico risultato visibile, sono persone, forse anche molte di più di quante ci risulta e che ci scrivono. Persone che, grazie alle nostre denunce, ne sono fuori e ormai partecipano con maggior impegno del nostro nel testimoniare!
Grazie, mic! Ho imparato molto.
RispondiEliminaLa prima raccomandazione che papa Francesco ha fatto ai neocatecumenali è stata di
RispondiElimina“.avere la massima cura per costruire e conservare la comunione all’interno delle Chiese particolari “
e di
“camminare insieme, come unico gregge, sotto la guida dei Pastori delle Chiese locali.”
Ecco che li ha rimessi SOTTO le direttive del vescovo del luogo in cui operano.
L'incontro di papa Bergoglio con i "kikos" è stato ciò che nel gergo kikoargüelliano viene definito «bastonatura».
RispondiEliminaKiko era andato lì per impartire una lezione di neocatecumenalismo al Papa (con tanto di striscione-lavagna), e quest'ultimo non solo si è presentato in ritardo (contrariamente alle proprie abitudini), ma dopo un generico complimento iniziale, pur tacendo sulla liturgia, randella per bene i kikos. Che infatti si rifugiano nel mondo della fantasia (come ad esempio hanno fatto due grossi neocat d'Alto Lignaggio, il Portavoce del Cammino in Spagna e un Cofondatore e Caporedattore: quello di mistificare le parole del Papa è un vizietto dei kikos di lunga data).
Il complimento bergogliano iniziale va letto applicando il perfetto stile clericale: se devo randellarti, prima ti addolcisco la pillola e poi te le suono per bene (e viceversa: se ho da farti un complimento, lo introduco prima da una nuvola di sottili critiche). Kiko Argüello aveva persino stappato lo spumante buono quando aveva visto il tavolone-altare nella Sistina.
E invece, anche con un papa insensibile (purtroppo!) alla liturgia, i kikos hanno preso il loro solito cappotto di mazzate (non che serva a qualcosa, eh! questi sporcano e devastano perfino il Novus Ordo ancor oggi, nonostante siano stati sgridati sulla liturgia perfino da GP2 oltre trent'anni fa). Preferiscono ubbidire al loro indiavolato idolo Kiko a costo di azzeccare quotidianamente figuracce a raffica sui loro proverbiali strafalcioni liturgici e dottrinali.
Chi va dal medico e si sente dire «stai benone, hai solo un piccolo tumore» su quale delle due parti del responso del medico si concentrerà?
Esatto: i neocatecumenali si sono concentrati tutti sullo «stai benone». I loro infiltrati in Zenit, Radiovaticana, ecc., hanno fatto di tutto per minimizzare la triplice tirata d'orecchi. Come tutti gli idolatri, hanno qualche grosso (ma proprio grosso) problema di percezione della realtà, perfino quando l'evidenza dimostra che il loro "programma" è l'applicazione pressoché pedissequa del famigerato elenco di aggressioni massoniche alla Chiesa cattolica. E il bello è che i capibastone del Cammino hanno perfino trovato il modo di guadagnarci!
Ahinoi, purtroppo il titolo di questa pagina resta terribilmente vero: le magre soddisfazioni (come quella di poter rinfacciare ai kikos il fatto che non è il Papa a inviarli in missione) non contribuiscono ad alleviare i gravi malanni della Chiesa. Che, come diceva il cardinale Ratzinger, dipendono «in gran parte dal crollo della liturgia». E con un Papa eufemisticamente "poco sensibile" alla liturgia, ci tocca assistere al commissariamento degli innocenti e al congratularsi coi colpevoli.
quante volte in Francia, parlando con amici conservatori (ma anche molto tradizionali), ho dovuto letteralmente rivelare loro l'esistenza e le derive del CNC. Nessuno sa cos'é! (vi grantiscono che cadono dalle nuvole e che fa' molto male...)
RispondiEliminaKiko é praticamente assente dalle diocesi francesi per il semplice fatto che i vescovi progressisti non lo vogliono: lo vedono come uno che entra in casa loro, prende possesso della loro reggia (vuota, ma pur sempre la loro) e poi li sfratta.
Paradossalemente questi progressiti che non potevano vedere papa Ratzinger, non tollerano nemmeno il CNC.
Ma e' una lotta tra sinistrorsi (e papa Bergoglio mi sembra nella scia). Il suo richiamo non é certo una preoccupazione liturgica o dottrinale, ma un semplice richiamo all'ordine: il casino (conciliare) si fa' ... ma lo orchestriamo noi.
Che orrore!!!!!eretici a piede libero e cattolici commissariati.
RispondiEliminaeretici a piede libero....
RispondiEliminainfatti questa che da alcuni viene detta "bastonatura" (anche da MIL che gioisce scrivendo "il papa tira le orecchie") secondo me è un richiamo all'acqua di rose, perchè il papa non accenna minimamente alla falla più grave del CNC:
eresia + messa blasfema + sacramenti falsificati.
quindi a che serve ?
solo a far credere al popolo-bue che "il papa è di polso e si dà da fare per raddrizzare devianze ..." e simili bufale di apparente buon governo.
Uno specchietto per allodole (=giornalisti di variegata ignoranza eccclesiale-dottrinale)
Riprendo dal post su P. Calmel (Amicus):
RispondiEliminaE' ovvio che la Messa di Paolo VI, non è eretica. Ma è fortemente ambigua e come tale porta lentamente all'eresia.
Il famoso articolo 7 del N.O del 1969 stava lì a dimostrarlo: una definizione della Messa che non era quella cattolica, ma era imbevuta di protestantesimo. O si vuol far finta che non sia mai esistito?
Ossia: la messa, tranquilli!, non è eretica, ma è protestante. Chi ci capisce qualcosa è bravo.
Angelo, la definizione della Messa contenuta nell'articolo 7 del N.O.del '69 (poi modificata in seguito alle note proteste) è protestante, e rende chiara a tutti la 'mens' di coloro che realizzarono la riforma liturgica del '69. Si può dire senz'altro che costituisce la loro 'firma'.
RispondiEliminaMa ovviamente Bugnini &C. non potevano spingersi troppo oltre nella manomissione concreta dei testi liturgici, che per questo motivo restano solo ambigui: il che nulla toglie al gravissimo pericolo che essi rappresentano, come sta a dimostrare l'inarrestabile deriva liturgica e dottrinale del clero 'conciliare'.
ma si puo dire che il cammino ha molti elementi esoterici e iniziatici e segreti e gerarchici che ricalcano da vicino le massonerie?
RispondiEliminae si puo dire che , ma e' veramente una mia idea basata su dati molto astratti, diciamo coincidenze, che kiko sia un massone con un compito preciso? era piu che benestante , artista e radical, che sente la chiamata a ricostruire la chiesa e per tutta risposta ne fonda una tutta sua, non certo come fece san Francesco?