Ecco come funziona:
- un peccato qualsiasi diventa "assai diffuso"
- i progressisti scalciano per "depenalizzarlo"
- i moderati invocano soluzioni "pastorali" per i "casi particolari"
- magari si fa anche circolare la voce che gli "antichi cristiani" erano più pastorali di noi
- i vescovi si "consultano" freneticamente elevando un sacco di fumosi "distinguo"
- infine - a furor di popolo o addirittura a furor di vescovi - una nuova "fessura" viene trionfalmente aperta per far entrare meglio "il fumo di satana" nel tempio di Dio
Alcune caratteristiche tipiche di questo caso recente:
- un Papa ammette che metà dei matrimoni sarebbero invalidi (ma non era meglio tacere e agire?)
- non si invoca più la dottrina ma ci si lamenta della scarsità di Sacrae Rotae (burocratizzazione della fede)
- si invoglia mezzo mondo cattolico ad protestare il proprio "caso particolare" (esiste forse qualcuno che crede che il suo è un "caso normale"?)
- infine: chi osa ricordare che il matrimonio è indissolubile, è un "rigorista", un "novaziano", un autodefinito "puro", un "pelagiano", uno che disprezza i "primi cristiani", magari addirittura un così detto "cripto-lefebvriano"...
Insomma, quando si apre una nuova falla sulla barca di Pietro, i "rigoristi" sono quelli che vorrebberlo tapparla (riproponendo l'essenziale della fede) e i "pastorali" sono quelli che vogliono allargarla (legiferando quanti ettolitri al giorno possono entrare in barca, ma senza aver modo di misurare).
Le vere armi della Chiesa Cattolica sono i sacramenti, il dogma, l'autorità.
Non prendiamoci in giro con i soliti discorsetti politically correct: lo sappiamo tutti che "pastorale" oggi significa rinunciare a far valere l'autorità, significa annacquare il dogma, significa sprecare i sacramenti.
Non prendiamoci per i fondelli: lo sappiamo tutti che "misericordia" oggi significa negare le parole di Gesù Cristo: «va' e non peccare più».
Arrivederci al prossimo peccato "assai diffuso".
Ricordo che nella home page del sito www.amicidomenicani.it c'e la risposta che un Domenicano mi ha dato ieri riguardo la tesi di Cereti postata due giorni fa da Magister. La tesi ceretiana e' gia stata smontata 17 anni fa da un patrologo gesuita su la Civilta cattolica del 21/5/1997 alle pagg. 304/305. Cereti ah venduto una colossale bufala.
RispondiEliminaCuando el error no es combatido, termina siendo aceptado, cuando la verdad no es defendida, termina siendo oprimida.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEsiste una curiosa schizofrenia logica interna alla "non questione" della S. Eucarestia alle persone risposate in seconde nozze. Da una parte, infatti, si protesta per la mancata somministrazione di un Sacramento, la Comunione, ritenuto, e a ragione, centrale nella Chiesa e per la propria salvezza.
RispondiEliminaD'altra parte però questa a suo modo encomiabile attenzione e sensibilità viene completamente obliterata per l'altro Sacramento, quello del matrimonio, calpestato e disatteso nella convivenza more uxorio.
Delle due l'una: o si onorano i Sacramenti, tutti, a cominciare da quello del Matrimonio, finendo con quello dell'Eucarestia; o non se ne onora alcuno, neppure quello della SS. Eucarestia.
Diversamente si è al mercato della sacramentaria, dove uno è Sacramento più importante dell'altro, e vige la scelta di quello che più piace.
Questo, che è evidentemente il sentire comune, tradisce una concezione della vita sacramentale che non si sa se definire più blasfema che patetica, in entrambi casi il vero oggetto della cura pastorale.
Lascia invero piuttosto perplessi questa attenzione a fasi alterne sull'improvvisa necessità di comunicarsi senza se e senza ma, unita alla noncuranza con cui viene vissuto il concubinato in spregio al Sacramento matrimoniale.
infatti, giampaolo, secondo me uno prima lascia la Chiesa e i sacramenti, e poi lascia la moglie o il marito.
RispondiEliminaCHi e ' infedele nel poco, lo sara' ancora di piu' nel molto.
Aaltrettanto dicasi dei religiosi: se si snatura o si devalorizza un sacramento , in questo caso il matrimonio, prima o poi si snaturera' anche l' Ordine. Eed e' quello che in realta', vogliono fare
Rosa.
Mi ha risposto ora Magister. Lui crede che per smontare la tesi di Cereti ci Voglia ben altro che non la recessions di crouzel. Bonta' sua, di Magister. 1 Cor. 7,10 non e' opinabile
RispondiEliminaA me pare radicalmente mal impostata la tesi di Cereti laddove dice che sono convissute due tendenze nella chiesa: quella rigorista e quella disposta al perdono.
RispondiEliminaIl riferimento al perdono fa subito pendere il piatto (retorico) della bilancia a favore di questa tesi, rispetto a quella surrettiziamente definita rigorista.
Come spiegato dal teologo domenicano, anche sulla scorta degli studi di Crouzel, l'interpretazione del canone 8 del Concilio Niceno in nessun modo può essere letta come segno di una tendenza "perdonista", sia per il target cui è rivolta, sia per il senso filologico di quel "digamoi koinonein".
Di fatto la tesi impropriamente detta rigorista è quella che non solo custodisce la parola evangelica sull'indissolubilità del matrimonio, ma preserva i coniugi stessi dall'accesso al ripudio, invocando, questa sì, il perdono reciproco all'interno del Sacramento.
Se dunque vi è una tesi disposta al perdono, per usare le parole di Cereti, è quella rigorista.
Come sempre al rigore dottrinale, nella Chiesa, corrisponde l'esercizio della Carità vera, non quella retorica, di cui è specialista il "mondo".
Vale sempre la pena di ricordare quello che scrisse Garrigou La Grange: "La Chiesa è intransigente sui principi (rigorista), perché crede, è tollerante nella pratica, perché ama. I nemici della Chiesa sono invece tolleranti sui principi,perché non credono, ma poi intransigenti nella pratica, perché non amano. La Chiesa assolve i peccatori, i nemici della Chiesa assolvono i peccati”.
Anche per Cereti vale la parole di Gesu: per la durezza del vostro cuore Mose vi ha confess oil divorzio
RispondiEliminaCara Mic sei più veloce della luce. Con tutti questi post si fa fatica a starti dietro. Volevo intervenire su un post precedente ma questo mi ha incuriosito di più perché qui c'è qualcosa che non mi quadra. Vorrei sapere perché "rimanere in comunione con chi si è sposato due volte" contenuto nell'articolo 8 del Concilio di Nicea viene interpretato come se la Chiesa degli inizi pacificamente ritenesse valido il secondo matrimonio essendo ancora vivo il coniuge del primo matrimonio. Lo dico perché Ignazio Ortiz De Urbina ricercatore e storico dei Concili spagnolo nel suo libro Storia dei Concili Vol. I, Nicea e Costantinopoli, edito dalla Libreria Editrice Vaticana a questo proposito così scrive: "Ma per ottenere l'ammissione i "puri" devono promettere preliminarmente per iscritto di conformarsi alla dottrina della Chiesa e, in particolare, di non rifiutare la comunione alle persone risposate DOPO LA MORTE DEL PRIMO CONGIUNTO" (maiuscolo mio). Certo il Concilio di Nicea non parla della morte del primo congiunto ma probabilmente questo era il reale senso dell'essersi sposato due volte. Questa convinzione è di molti storici ed è anche riportata nel sito www.eresie.it alla voce Novaziano e novazionismo dove espressamente viene scritto a proposito dei novazianisti: " I novazianisti non impartivano la cresima e proibivano ai vedovi di risposarsi" (ovviamente l'autore cita questa affermazione prendendola da storici della Chiesa che cita nella sua bibliografia consultata). Ora, cara Mic la mia domanda e il mio dubbio. Perché si dà per scontato che il Concilio di Nicea parli delle seconde nozze ritenendo ancora in vita il precedente coniuge e non invece di vedovi risposati, come molti storici hanno affermato? Quali altre prove sono portate da questo prete genovese e da Magister che nella Chiesa degli inizi si tollerassero le seconde nozze (vivente il primo coniuge) e si perdonasse chi le aveva contratte? Probabilmente le risposte sono contenute nel libro di questo prete. Tutto quello che io ho trovato che all'inizio della Chiesa c'erano i digami (i poligami insomma)ma il Concilio di Neocesarea del 314 avverte che non devono essere assolti se non ritornano alla prima moglie (altro che perdono senza condizioni). Se puoi illuminarmi ti sarò molto grato!!! Don Marco
RispondiEliminaCaro don Marco,
RispondiEliminaA volte programmo in anticipo la pubblicazione di alcuni testi.
Oggi è capitato che mentre scrivevo il nuovo articolo, incalzata dalla cronaca, mi sono dimenticata di spostare a domani la pubblicazione di questo. Ma effettivamente c'è sempre molto materiale di cui discutere.
Comunque, su altri thread sia Amicus che Alessandro Mirabelli hanno confermato la tua versione su Nicea. C'è anche il link al testo di un domenicano che dice lo stesso.
Resta da chiedersi: ignoranza e trascuratezza delle fonti o mala fede?
Caro don Marco,
RispondiEliminaA volte programmo in anticipo la pubblicazione di alcuni testi.
Oggi è capitato che mentre scrivevo il nuovo articolo, incalzata dalla cronaca, mi sono dimenticata di spostare a domani la pubblicazione di questo. Ma effettivamente c'è sempre molto materiale di cui discutere.
Comunque, su altri thread sia Amicus che Alessandro Mirabelli hanno confermato la tua versione su Nicea. C'è anche il link al testo di un domenicano che dice lo stesso.
Resta da chiedersi: ignoranza e trascuratezza delle fonti o mala fede?