Sugli echi sempre più incalzanti di un anomalo magistero mediatico - foriero di confusione quando non di sviamenti per effetto della fluidità data dalla multiforme ermeneutica che consente -, ha ripreso quota una notizia che circolava già da tempo. L'
avevamo ripresa da un articolo del
The Telegraph del 30 settembre scorso, con la domanda: evento anomalo, neppure un po'?
Il volto della Chiesa è già cambiato, e ancor più dal fatidico 11 febbraio [
vedi anche -
e anche] : adesso è solo tutto sempre più chiaro ed esplicito ed a ritmi incalzanti e travolgenti. È di ieri la notizia diramata anche da
Avvenire.
"Roma vedrà un evento che mai nella storia della città è avvenuto: due Papi vivi e due Papi santi. Immagino l'emozione di Francesco e Benedetto". Lo ha detto in un conferenza stampa sulla canonizzazione di Roncalli e Wojtyla il vice presidente dell'Opera romana pellegrinaggi, mons. Liberio Andreatta, confermando così la presenza del Papa emerito Benedetto XVI alla cerimonia.
Colgo l'occasione per riprendere alcune riflessioni di immutata attualità.
L'anomalia non è nelle dimissioni di Benedetto XVI, previste dal diritto canonico anche se non avvenute nelle circostanze eccezionali consegnateci dalla storia in precedenza. L'anomalia non sta neppure nell'elezione del nuovo papa, regolarmente avvenuta attraverso la scelta dai cardinali e perfezionata dall'accettazione della sua funzione, anche se egli ne ha inopinatamente rifiutato i simboli e ne sta svuotando la pregnanza. L'anomalia sta nella contestuale presenza, che in questo caso diventa ostentata - esattamente il contrario dell'annunciato "nascondimento al mondo", che sottolineava anche l'eccezionalità dell'evento -, di un papa secondo il suo dire "per sempre" ma in "
servizio contemplativo" a fianco del papa "
in servizio attivo". Due aspetti e dimensioni che possono anzi devono esser compresenti nella stessa persona; tanto più trattandosi di un'investitura divina e non di una funzione amministrativa qualunque. Tenendo poi conto che l'inedita (e non codificata) figura di papa-emerito, la associa a quella di vescovo-emerito che si dimette per la stessa motivazione: "
ingravescente aetate". Il che stabilisce un precedente che passa come eccezionale ma che rischia di
diventare regola[1]. Con la contraddizione, tuttavia, che anziché le vesti di un vescovo, oltre a conservare il titolo, Benedetto ha conservato il nome[2] e lo stemma e continua a vestire la talare bianca da papa, mentre il suo stemma è stato associato a quello del papa regnante
sul monumento inaugurato da Francesco. Una compresenza non solo inedita ma codificata nella pietra.
Sostanzialmente, in nome della fatidica 'pastorale' conciliare - prassi ateoretica senza spiegazioni o con spiegazioni sommarie sganciate dalla tradizione perenne perché divenute 'tradizione vivente' portata avanti dal nuovo-soggetto Chiesa che ha preso il posto dell'oggetto-Rivelazione -, de facto se non de iure si incide nella sostanza e si dà concretezza ai cambiamenti che vengono non più sanciti ma operati e rappresentati e addirittura ormai recepiti dall'opinione comune. E nessuno può dir nulla, perché contrapporre parole ai fatti non serve a niente, mancando alle parole la materia prima del contendere: la esplicitazione teorica del nuovo corso di volta in volta instaurato.
Il comportamento, sempre più pragmatico e rivoluzionario di Bergoglio, sta completando l'opera, iniziata da Paolo VI e traghettata con una spinta finale da Benedetto XVI [vedi qui :
Che n'è del primato di Pietro?]. E l'Autorità, oggi, viene esercitata dispoticamente nel silenziare, oltre che nel disprezzare, ogni ragionevole voce contraria di dissenso che cerchi di ricondurre la Chiesa nell'alveo della sua Via Maestra, della quale si stanno perdendo le tracce. E si continua a dialogare con l'errore, mentre la verità è oscurata e deformata. E, per contro, come si potrà più dialogare con una Tradizione che è stata svuotata del suo contenuto, rovesciando il significato dei termini concettuali che la identificano?
Ma nella Chiesa non possono esserci due papi (e nemmeno un "collegio" papale). Non si tratterebbe di una semplice "anomalia": sarebbe un'aberrazione metafisica, in rapporto al primato petrino, ad personam, sancito da Gesù!
Cosa concludere dunque? Il Papato non solo cambia volto ma anche funzione? Assisteremo tra non molto ai brindisi insieme ai Patriarchi Ortodossi Kirill e Bartolomeo, e magari anche al Gran Rabbinato e alle Confessioni Riformate (il 2017 è vicino)? Un brindisi più difficile con gli Imam; ma, con l'Islam, dialogo e calamenti di braghe ad oltranza ormai sono ordinaria amministrazione...
Chi sono costoro e dove credono di portarci?
Ai diversi interrogativi qui condensati non abbiamo risposte, che non possiamo darci da soli e non abbiamo né scorgiamo nell'orizzonte ecclesiale neppure l'autorità munita del munus magisteriale che ce le fornisca. Tuttavia una cosa l'abbiamo già evidenziata. Non so se questa è una religione "di grembiulini", ma senz'altro è una religione "da grembiulini". Dunque evitiamo di inciampare e tiriamo dritti per la via stretta. Il Signore giudicherà noi, e i nostri superiori non rispetto a noi ma alle loro responsabilità.
Questo non significa non riconoscere il Papa. Dunque nessun rischio di sedevacantismo. Significa semplicemente che il nostro tesoro è là dov'è il nostro cuore e non possiamo collocarlo in questa, sappiamo
de fide momentanea, deviazione di percorso.
Maria Guarini
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1. «Sessanta o settant’anni fa, il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito. Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri...». (Bergoglio,
Conversazione a Santa Marta con Ferruccio de Bortoli, il 5 marzo scorso)
2. Nome di fatto non deponibile? Il cambiamento di nome non denota infatti un cambiamento di status, la cosiddetta translatio personae dal carattere singolare e permanente legato alla persona e non solo all'ufficio?