Il punto 5. della "Relatio Synodi", 18.10.2014, conclusiva della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi: "Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione" (5-19 ottobre 2014) [qui], dichiara: "Il cambiamento antropologico-culturale influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato."
A questo proposito è bene ribadire cose già dette, ma che giova riaffermare. Il "cambiamento antropologico" di cui si parla non può riguardare l'interiorità profonda e l'essenza dell'uomo - essere umano uomo e donna, che quella è e quella resta -, di creatura voluta amata e redenta dal Suo Creatore, che trova la sua vera dignità e libertà nell'essere a Lui ordinata e dunque nel rapporto personale e comunitario con Lui. Ciò che cambia nello scorrere del tempo sono i 'gusti', le 'mode', le 'contingenze' (cioè situazioni e conseguenze); ma l'essenza dell'uomo è quella che è. Inoltre essa o è portata alla sua pienezza d'essere, in Cristo, oppure non è nulla! La dissoluzione dell'identità cristiana nell'Occidente discende dai Lumi e oltre. Essa trova il suo culmine oggi attraverso lo storicismo e l'antropocentrismo veicolati nella Chiesa anche dallo "spirito del concilio" tuttora imperante. Dir questo non significa non avere il senso della storia o sminuire l'uomo; ma situarlo al suo posto, cioè orientato e ordinato al Creatore e non come centro di tutto. Senza obliterare la "storia della salvezza" portata a compimento da Cristo Signore.
Purtroppo subiamo l'effetto dell'abbandono della philosophia perennis operato dallo "spirito del concilio". Ed è per questo che la dimensione ontologica è stata sostituita da quella fenomenologica ed esistenziale, che l'odierna gerarchia sembra privilegiare. L'abbandono della metafisica ha messo all'angolo la fede, il Soprannaturale, l'ontologia e ha fondato le innovazioni di 'rottura' - ché tali sono - nell'antropocentrismo. Il vizio di fondo e nodo centrale di tutto è che, in base ai presupposti storicisti, la continuità con la tradizione è oggi riferita al soggetto chiesa anziché all'oggetto rivelazione. E, mentre le verità eterne non possono evolvere, lo storicismo trasferisce ad esse la mutevolezza che invece appartiene al divenire che esse devono orientare e fecondare. Il Signore è lo stesso ieri oggi sempre.
A questo proposito è bene ribadire cose già dette, ma che giova riaffermare. Il "cambiamento antropologico" di cui si parla non può riguardare l'interiorità profonda e l'essenza dell'uomo - essere umano uomo e donna, che quella è e quella resta -, di creatura voluta amata e redenta dal Suo Creatore, che trova la sua vera dignità e libertà nell'essere a Lui ordinata e dunque nel rapporto personale e comunitario con Lui. Ciò che cambia nello scorrere del tempo sono i 'gusti', le 'mode', le 'contingenze' (cioè situazioni e conseguenze); ma l'essenza dell'uomo è quella che è. Inoltre essa o è portata alla sua pienezza d'essere, in Cristo, oppure non è nulla! La dissoluzione dell'identità cristiana nell'Occidente discende dai Lumi e oltre. Essa trova il suo culmine oggi attraverso lo storicismo e l'antropocentrismo veicolati nella Chiesa anche dallo "spirito del concilio" tuttora imperante. Dir questo non significa non avere il senso della storia o sminuire l'uomo; ma situarlo al suo posto, cioè orientato e ordinato al Creatore e non come centro di tutto. Senza obliterare la "storia della salvezza" portata a compimento da Cristo Signore.
Purtroppo subiamo l'effetto dell'abbandono della philosophia perennis operato dallo "spirito del concilio". Ed è per questo che la dimensione ontologica è stata sostituita da quella fenomenologica ed esistenziale, che l'odierna gerarchia sembra privilegiare. L'abbandono della metafisica ha messo all'angolo la fede, il Soprannaturale, l'ontologia e ha fondato le innovazioni di 'rottura' - ché tali sono - nell'antropocentrismo. Il vizio di fondo e nodo centrale di tutto è che, in base ai presupposti storicisti, la continuità con la tradizione è oggi riferita al soggetto chiesa anziché all'oggetto rivelazione. E, mentre le verità eterne non possono evolvere, lo storicismo trasferisce ad esse la mutevolezza che invece appartiene al divenire che esse devono orientare e fecondare. Il Signore è lo stesso ieri oggi sempre.
I discorsi, incisivi e densi di verità eterne, di un Papa che è nel cuore di tanti credenti sono il miglior antidoto alle tossine veicolate dal nuovo documento, nonostante le rettifiche apportatevi in seguito alle note contestazioni. Letti con attenzione, essi danno anche le motivazioni profonde e ineludibili dei principi vigorosamente e limpidamente affermati. (Maria Guarini)
Un “sì” per sempre, come l’amore di Cristo
22 aprile 1942
22 aprile 1942
Il sì, erompente dal vostro labbro per impulso del vostro volere, annoda intorno a voi il vincolo coniugale, e insieme lega per sempre le vostre volontà. Il suo effetto è irrevocabile: il suono, espressione sensibile del vostro consenso, passa; ma il consenso stesso formalmente è fissato, non passa, è perpetuo, perché è consenso nella perpetuità del vincolo, mentre un consenso di vita soltanto per qualche tempo fra gli sposi non varrebbe a costituire il matrimonio. L’unione dei vostri sì è indivisibile; ond’è che non vi è vero matrimonio senza inseparabilità, né vi è inseparabilità senza vero matrimonio.
Ma se la volontà degli sposi, contratto che l’abbiano, non può più sciogliere il vincolo matrimoniale, potrà forse farlo l’autorità, superiore ai coniugi, stabilita da Cristo per la vita religiosa degli uomini? Il vincolo del matrimonio cristiano è così forte, che, se esso ha raggiunto la sua piena stabilità con l’uso dei diritti coniugali, nessuna potestà al mondo, nemmeno la Nostra, quella cioè del Vicario di Cristo, vale a rescinderlo.
Gesù e Maria con la loro presenza santificarono le nozze di Cana: là il divin Figlio della Vergine fece il primo miracolo, quasi a dimostrare anzi tempo che iniziava la sua missione nel mondo e il regno di Dio dalla santificazione della famiglia e dell’unione coniugale, origine della vita. Là cominciò la elevazione del matrimonio, il quale doveva ergersi nel mondo soprannaturale dei segni, che producono la grazia santificante, a simbolo della unione di Cristo con la Chiesa (Efesini 5, 32); unione indissolubile e inseparabile, nutrita di quell’amore assoluto e senza fine, che sgorga dal Cuore di Cristo. Come potrebbe l’amore coniugale essere e dirsi simbolo di tale unione, quando fosse deliberatamente limitato, condizionato, solubile, quando fosse una fiamma di amore soltanto a tempo? No: elevato all’eccelsa e santa dignità di sacramento, improntato e stretto in così intima connessione con l’amore del Redentore e con l’opera della redenzione, non può essere e affermarsi che indissolubile e perpetuo.
È vero; un vincolo può talora costituire un gravame, una servitù, come le catene che stringono il prigioniero. Ma può essere anche un potente soccorso e una sicura garanzia, come la corda che lega l’alpinista ai suoi compagni di ascensione, o come i legamenti che uniscono le parti del corpo umano e lo rendono spedito e franco nei suoi movimenti; e tale è ben il caso del vincolo indissolubile del matrimonio.
La Santa Comunione,
mezzo efficacissimo per la vita spirituale della famiglia
7 giugno 1939
mezzo efficacissimo per la vita spirituale della famiglia
7 giugno 1939
Ogni anima cristiana ha bisogno dell’Eucaristia, secondo la parola di Nostro Signore Gesù Cristo: “Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna” (Gv 6, 54. 55).
La Comunione Eucaristica ha dunque per effetto di alimentare l’unione santificante e vivificante dell’anima con Dio, di mantenere e fortificare la vita spirituale ed interiore, d’impedire che nel viaggio e nel combattimento terreno venga a mancare ai fedeli quella vita che è stata loro comunicata nel Battesimo.1
Di questi beni così preziosi Gesù Cristo vuole arricchire le anime nella Santa Comunione: e beati coloro che, assecondando le sue amorose intenzioni, sanno valersi di questo mezzo così valido di santificazione e di salute!
Ma di tutti questi aiuti hanno particolare bisogno gli sposi e i genitori cristiani che, rendendosi conto delle gravi responsabilità, da loro assunte, si sono proposti di volervi seriamente corrispondere.
La famiglia ha bisogno, come di base, di intima unione di anime soprattutto, non solo di corpi, unione fatta di amore e di pace scambievole. Ora l’Eucaristia è, secondo la bella espressione di Sant’Agostino, segno di unione, vincolo di amore, signum unitatis, vinculum caritatis, e perciò unisce e quasi rinsalda tra loro i cuori.
A sostenere i pesi, le prove, i dolori comuni, ai quali ogni famiglia anche ben ordinata non può sfuggire, vi è bisogno di quotidiane energie; la Comunione Eucaristica è generatrice di forza, di coraggio, di pazienza, e con la letizia soave che diffonde nelle anime ben disposte fa sentire quella serenità che e il tesoro più prezioso del domestico focolare.
Pensiamo con gioia, diletti figli, che voi, ritornando alle vostre città, ai vostri paesi, alle vostre parrocchie, darete questo bello ed edificante spettacolo di accostarvi spesso alla Mensa Eucaristica, e dalla chiesa rientrerete nelle vostre case portando tra le pareti domestiche Gesù e, con Gesù, ogni bene. (Fonte: In tua justitia libera me Domine)
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1. Allora era scontato: che viene perduta col peccato e non recuperata se non attraverso il pentimento, il proposito di non ricadere e la confessione.
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1. Allora era scontato: che viene perduta col peccato e non recuperata se non attraverso il pentimento, il proposito di non ricadere e la confessione.
il paese che non conosce il divorzio
RispondiEliminaLa città di Siroki-Brijeg in Herzegovina ha una straordinaria peculiarità:
nessuno ha memoria di un solo divorzio tra i suoi 13.000 abitanti e di un
solo caso di frattura della famiglia. Il segreto dell'Herzegovina è
semplice: gli abitanti croati hanno mantenuto la loro fede cattolica
sopportando per secoli le persecuzioni dei Turchi prima e dei comunisti poi.
La loro fede é fortemente radicata nella conoscenza del potere salvifico
della Croce di Gesù. Sanno che i programmi del mondo, anche se sono
programmi umanitari, come il disarmo o la pace, da soli forniscono benefici
limitati. La fonte della salvezza è la croce di Cristo.
Questo popolo ha una grande saggezza che ha saputo applicare al matrimonio
ed alla famiglia. Sanno che il matrimonio é indissolubilmente unito alla
croce di Cristo. Secondo la tradizione croata, quando una coppia si prepara
al matrimonio, non viene detto loro che hanno trovato la persona perfetta.
No! Al contrario, il sacerdote dice loro: "Avete trovato la vostra croce". È
una croce da amare, da prendere con sé, una croce che non viene ripudiata ma
che viene considerata come un tesoro.
In Herzegovina la Croce rappresenta l'amore più grande e il crocefisso è il
tesoro della casa. Quando i fidanzati vanno in chiesa portano con sé il
crocifisso. Il sacerdote lo benedice. Quando arriva il momento dello scambio
dei voti, il fidanzato pone la sua mano destra sul crocifisso e la fidanzata
mette la sua mano su quella di lui, di modo che le due mani siano unite alla
croce. Il sacerdote copre le loro mani con la stola mentre loro si scambiano
le promesse, secondo il rito della Chiesa, di essere fedeli l'uno all'altra
nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, fino alla morte.
I fidanzati non si scambiano il bacio nuziale prima di aver baciato entrambi
la croce. Coloro che assistono al rito comprendono che se uno di loro
abbandona l'altro, abbandona Cristo sulla Croce. Dopo la cerimonia, i neo
sposi portano il crocefisso nella loro casa e lo conservano in un luogo
onorato. Sarà sempre per loro il punto di riferimento ed il luogo dell'
orazione familiare. Nei momenti di difficoltà non vanno dall'avvocato né
dallo psichiatra ma vanno insieme davanti alla Croce a chiedere l'aiuto di
Gesù. Si inginocchiano, piangono, aprono i loro cuori e chiedono insieme
perdono al Signore. Vanno a dormire con la pace nel cuore perché hanno
ricevuto il perdono dalla sola Persona che ha il potere di salvarli. Hanno
insegnato ai loro bambini a baciare la Croce ogni giorno e a non andare a
dormire come i pagani, senza ringraziare in primo luogo Gesù. Sanno che Gesù
li tiene tra le Sue braccia, e non hanno nulla da temere.
La valutazione del Corriere di oggi:
RispondiElimina....
A questo punto, il problema non è archiviato. Anzi, sembra destinato a proiettarsi sui prossimi mesi, che precederanno il Sinodo vero e proprio. E rischia di alimentare la fronda nei confronti di un Pontefice determinato ad incidere a fondo nella mentalità e nel modo di agire della Chiesa. Il fatto che Kasper abbia presentato le sue proposte come se provenissero direttamente da Francesco ha finito per sovraesporre Bergoglio. E permette agli avversari di sostenere strumentalmente che la battuta d’arresto registratasi nel Sinodo sarebbe anche una sconfitta papale: come se la sconfessione della «linea Kasper» potesse essere ritenuta un atto di sfiducia verso Francesco, messo simbolicamente in minoranza. È una forzatura inverosimile, ma è l’interpretazione che l’episcopato ostile alle riforme del Papa tenta di accreditare. In realtà, la decisione di rendere il dibattito trasparente riflette la sua volontà e il suo approccio.
E la discussione animata, a tratti aspra, sembra la traduzione di quella volontà di scuotere la Chiesa cattolica e sottrarla all’autoreferenzialità, tipica del Pontefice argentino. Il problema è che il dibattito ha preso una piega imprevista e probabilmente non voluta. Il metodo col quale si sono susseguiti gli interventi si è rivelato difficilmente governabile. E la strategia comunicativa si è dimostrata non esente da pecche. A tratti ha prevalso una sensazione di confusione. I riflettori accesi ossessivamente sui divorziati o sulle unioni civili hanno finito per schiacciare l’attenzione solo su quei temi; e riprodotto una visione molto eurocentrica dell’universo familiare, mettendo in ombra altre questioni sentite acutamente in Africa, Asia o negli Stati Uniti.
L’irritazione per come si sono svolti i lavori non è stata solo di cardinali freddi verso Francesco come Burke. Lo stesso arcivescovo di New York, Timothy Dolan, uno dei grandi elettori di Bergoglio in Conclave, non avrebbe gradito le proposte di Kasper né il modo in cui sono state presentate. Il motivo è che da domani i prelati presenti dovranno tornare nelle loro diocesi; e spiegare ai fedeli quanto è accaduto realmente, e perché. Per un episcopato come quello statunitense, impegnato per anni ad affermare la difesa dei «valori non negoziabili», l’impostazione che è parsa prevalere prima che spuntassero i critici, crea qualche imbarazzo: un disagio che serpeggia anche tra alcuni italiani e polacchi. Il rischio è che si accentui la vulgata di un Papa riformatore e di una Chiesa resistente; e dunque di un Pontificato che non riesce a «convertire» i propri vescovi.
Il risultato sarebbe quello di far passare la tesi che in realtà nulla stia davvero cambiando; e di deludere sia chi si aspettava novità nette, sia chi difende rocciosamente la dottrina. La previsione degli uomini più vicini al Papa è che alla fine si registrerà un consenso quasi unanime nei confronti di Bergoglio; e che si capirà meglio quanto dietro le discussioni ci sia la sua regia, con la scelta di lasciare parlare tutti liberamente e avere un quadro il più possibile fedele delle correnti di pensiero e degli umori. Certo, non si può dire che si sia trattato di un Sinodo banale o scontato. Si è rivelato davvero «straordinario» al di là di ogni previsione. Ma la sensazione è che sia anche sfuggito un po’ di mano, evidenziando i problemi di governo del Vaticano e la difficoltà di Francesco a trovare sempre le persone giuste.
... segue
RispondiEliminaIl Sinodo è stato la prima «vetrina» collettiva del secondo anno di Papato: quella dove è stata esposta e misurata la profondità delle riforme di Bergoglio. Il risultato potrebbe definirsi un altro dei «poliedri» cari al Pontefice: figure geometriche diseguali, nelle quali le diversità si saldano in una unità superiore, e anzi contribuiscono a crearla. Le diversità nel Sinodo sono chiare, l’unità sta ancora prendendo forma. Francesco è un Papa che dimostra grande abilità nel cambiare i paradigmi del potere vaticano, gode di immensa popolarità; e insieme mostra qualche limite sul piano del governo. Forse perché viene da un’America latina dove «la Chiesa è in un certo senso imprecisa, costruisce se stessa nell’esperienza, non si vede solo custode della tradizione», sottolinea un gesuita. Già adesso, sotto voce, affiorano critiche per il «modello Buenos Aires» che ha portato a Roma: una miscela di religiosità popolare e insofferenza per i riti della corte pontificia.
Non solo. Il mandato ricevuto dal Conclave è quello di disarticolare le strutture vaticane che hanno contribuito di più, nell’ottica degli episcopati mondiali, a rovinare l’immagine della Chiesa. Ma nel Sinodo è affiorata una critica più sottile, sussurrata da tempo: quella di consentire ad un’ala del cattolicesimo un’interpretazione troppo «liberale» della dottrina. È stato il timore di allargare falle dottrinali a provocare la sollevazione contro le aperture a divorziati risposati e omosessuali. Sono temi che l’Occidente concentrato sui diritti individuali sente molto; altri episcopati molto meno, presi come sono da sfide più drammatiche. Bergoglio sa di dover conciliare questi valori con l’eredità europea ed italiana. Ma ha bisogno di tempo e teme di non averne abbastanza per non lasciare le cose a metà.
http://www.corriere.it/cronache/14_ottobre_18/sinodo-malumori-ostilita-prelati-francesco-preoccupato-f9ffef88-5683-11e4-ad9c-57a7e1c5a779.shtml
la difficoltà di Francesco a trovare sempre le persone giuste
RispondiEliminaMa quanti altri bergogliani doveva ancora schierare?
Bergoglio sa di dover conciliare questi valori con l’eredità europea ed italiana. Ma ha bisogno di tempo e teme di non averne abbastanza per non lasciare le cose a metà.
RispondiEliminaIl problema non sta nel dover conciliare la realtà europea e italiana col resto del mondo diversificato. Il problema sta nell'applicare la verità perenne a tutte le "diversificazioni" culturali e ambientali e non viceversa...
Il discorso finale del papa non contraddice Benedetto XVI?
RispondiEliminaVorrei semplicemente RINGRAZIARE di cuore l'anonimo delle h.9:22 per il suo commento di una bellezza e verità vertiginose. Grazie!
RispondiEliminaSi è trattato di una battuta d'arresto,salutare, ma non credo che il Papa ne terrà conto.Adesso c'è tutto il tempo per i soliti regolamenti di conti e per alternare con sapienza bastone e carota .Quanta fatica per conseguire un risultato tanto deprecabile.Bobo
RispondiEliminaSe Anonimo 10:08
RispondiEliminavolesse chiarire in cosa si concretizzerebbe la contraddizione gliene sarei molto grata.
Dopo aver letto i soliti passaggi tranchant sulle "categorie" che ama evidenziare e differenziare - in questa occasione messe sotto la voce "tentazioni", - leggo due passaggi che, se potessi prenderli come manifesto del sinodo, potrei ritenere rassicuranti:
""....Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant'Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d'accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato - con gioia e riconoscenza - discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la "suprema lex", la "salus animarum" (cf. Can. 1752). E questo sempre - lo abbiamo detto qui, in Aula - senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l'indissolubilità, l'unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l'apertura alla vita (cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48).
[...]
Quindi, la Chiesa è di Cristo - è la Sua Sposa - e tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore - il "servus servorum Dei"; il garante dell'ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo - per volontà di Cristo stesso - il "Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli" (Can. 749) e pur godendo "della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa" (cf. Cann. 331-334).""
Dipende a quali soggetti attribuisce quelle "tentazioni", che sono da analizzare perché al solito rivelative dei suoi "pallini"... ma sulle quali è sempre necessario interrogarsi e guardarsi con l'aiuto della grazia. Inoltre sarebbe importante capire se coraggio e parresia le attribuisce a Kasper & C. - Forte compreso - o agli schieramenti contrapposti indiscriminatamente, per poi comporre il tutto in una sua sintesi veritativa.
Questo dovrebbe essere e questo dovrebbe fare. Gli atti posti in essere fino ad oggi sembrerebbero esprimere il contrario. c'è chi gli attribuisce una fiducia assoluta nonostante le avvisaglie avute fino ad oggi. Che dire? Vedremo...
...già, ma chi lo vuole ascoltare Pio XII, se dal cv2 comandano i rabbini per chi siano i "papi buoni" e la "chiesa buona verso tutti" e che - proprio per tale impedimento - non sarà mai canonizzato da questa chiesa conciliare ? e quindi mai sarà presentato come maestro di vita cristiana ?
RispondiEliminaCredo che non dobbiamo farci alcuna illusione. Il danno e' ormai fatto.Il solo parlare o litigare sulla possibilita' per i divorziati di comunicarsi o sul riconoscimento delle coppie omosessuali ha aperto una voragine, tappata per ora alla meno peggio, ma che tutti sappiamo essere li'. Ieri le tesi piu' controverse non sono passate per una manciata di voti. Fra un anno dopo, immagino, una campagna martellante a loro favore, i numeri probabilmente saranno diversi. E con il vdr alla testa dei riformisti non so quanti avranno il coraggio di continuare a dire di no.
RispondiEliminaLeggo oggi su Repubblica che i "conservatori" si erano rivolti a Ratzinger e che quest'ultimo li avrebbe rispediti a Bergoglio, dicendo il Papa e' lui ed informandone il successore. Repubblica vede in cio' (sempre che sia vero) lo schierarsi di Ratzinger a fianco del vdr. L'avvenimento potrebbe pero' essere letto in altro modo e l'informativa di Ratzinger al successore puo' aver rappresentato un avviso di non spingersi troppo oltre. Inutile ribadire la confusione in cui e' caduta la Chiesa e il caos nel quale sono stati precipitati i fedeli.
Ma siamo sicuri che la sua dichiarazione finale, a parte i "buoni" alla destra della lavagna ed i "cattivi" alla sinistra -cioè il suo tipico affibbiare etichette a chi non gli piace - sia TUTTA sua ? Mi sembra scritta in un Italiano perfetto...
RispondiEliminaRR
Mi associo a Grazia nell'apprezzamento rivolto all'Anonimo delle 9,22.
RispondiEliminaMagari si celebrasse in tutte la Chiese Cattoliche il Matrimonio così come lo celebrano i Croati dell'Erzegovina!!
Nel resto del mondo ci si sposa già col pensiero: "Tanto, se va male, c'è il divorzio"
Si, credo che oramai il danno sia stato comunque compiuto. Il fatto stesso di arrivare a mettere in discussione ed ai voti (poi lì bisognerebbe parlare della procedura seguita...) punti cardine, dogmi presenti nel Vangelo senza se e senza ma è comunque un danno non riparabile. Credo che nessuna religione possa considerarsi attendibile ed affidabile e di conseguenza possa sopravvivere se arriva a mettere in discussione i suoi dogmi. E teniamo conto che questo è solo l'inizio...
RispondiEliminaMiles
Un discorso" diarchico, Rr?
RispondiEliminaSocci su Paolo VI e Bergoglio
RispondiEliminahttp://www.antoniosocci.com/2014/10/ecco-perche-paolo-vi-beatificato-oggi-e-lopposto-esatto-di-papa-bergoglio-che-al-sinodo-non-e-riuscito-a-far-passare-la-linea-kasper-i-risultati-dellop/
Ulteriore dimostraziine dell'onestà di Socci.
EliminaIl discorso di ieri dava l'impressione di essere stato preparato da tempo, nel caso le cose non fossero andate come si sperava.. E cosi', immagino era stato scritto un discorso da "piano B" il cui testo cercava di "spostare" di nuovo il papa al "centro" (fra "tradizionalisti" e "buonisti") nel tentativo di separarlo dalla cordata perdente. Un testo cesellato di fino e dunque difficilmente farina del sacco del vdr..
RispondiEliminaPaolo VI intuì che c’erano lobby e ideologie, interne ed esterne al mondo cattolico, che volevano “usare” il Concilio per scardinare la Chiesa. E prima impedì colpi di mano rovinosi al Concilio (anche con la famosa “Nota explicativa Praevia”). Poi denunciò, sempre più drammaticamente quelle correnti cattoprogressiste che puntavano all’“autodemolizione” della Chiesa.
RispondiEliminaSocci difende Paolo VI, trascurando le molte 'fessure' di rottura da noi evidenziate, dando alla nota praevia una valutazione al cento per cento positiva. Essa dovette sventare l'attentato alla potestà suprema del pontefice, affermando che tale potestà è nel collegio dei vescovi unito al loro Capo, ma che il Capo può esercitarla indipendentemente dal Collegio, mentre il Collegio non può indipendentemente dal Capo.
Inoltre, con Romano Amerio, non possiamo non considerare che:
"... sembra inesplicabile che nell’atto medesimo in cui promulga un documento dottrinale, il Concilio, dopo tante consultazioni, emendamenti, cribrazioni, accoglimenti e reiezioni di modi, emani un documento così imperfetto da dovervi accompagnare una chiosa esplicativa. Infine una curiosa singolarità di questa Nota praevia: si dovrebbe leggere prima della Costituzione a cui è allegata e viceversa si legge stampata dopo di essa."
Sul fatto della ostpolitik, poi, non è poi severo come invece altri, anzi dà una diversa valutazione...
Insomma, Socci, parla come se Bergoglio fosse un unicum, spuntato a prescindere dal concilio e sue conseguenze e senza tenere in alcun conto gli 'scostamenti' dalla tradizione "diversamente presenti", ma purtroppo comuni a tutti i papi post conciliari che lo hanno preceduto.
RispondiEliminaCerto lui è un mix esplosivo di gesuitismo, periferie e Tdl, che con l'universalità "romana" fanno letteralmente a pugni, ma non spunta così inopinatamente.
Che poi possa sempre intervenire la grazia di stato e operare un miracolo nel senso prefigurato da alcuni tratti del discorso conclusivo del sinodo - che sembrano vergati da una "mano sapiente" capace di sanare la spaccatura determinatasi - questo è un altro discorso.
Ma se rimaniamo realisti può apparire una chimera (anche la profanazione della Sistina docet...).
Un ricordo...
RispondiEliminastavo leggendo, tempo fa, della fondatrice o di una direttrice delle Orsoline che istruiva le suore su come lavorare al meglio con le proprie allieve. Fatta salva la loro autentica vocazione, la loro preparazione professionale, in quel brano, veniva sottolineata l'importanza della preghiera meditativa quotidiana su ogni allieva. Richiamare alla mente l'allieva,la sua storia, i suoi punti di forza e le sue debolezze, il percorso didattico educativo in corso e nell'intimo colloquio col Signore e la Sua Santissima Madre chiedere lumi e discernimento per se stessi e per l'allieva. Mi piacque molto perchè
era il cristiano modo di occuparsi e preoccuparsi dello oggetto santo del proprio lavoro. Questo particolare mi è tornato in mente durante quest giorni di grande affanno. Ma questa è anche pastorale, mi son detta.Non è forse la pastolare quel modo di proclamare il Vangelo, portando nella propria preghiera quotidiana
l'altro, unico, irripetibile, con la sua storia, le sue gioie e la sua croce? Questa son certa è la via. Non è possibile arrivare a tutti, unici e irripetibli, a colpi di maggioranze impolverate dai venti del tempo.I Pastori devono occuparsi di non esporre se stessi troppo a lungo al mondo, preparare con entusiasmo i loro aiutanti all'orazione e il loro gregge anche. Gli uni per gli altri, attivi in questo pregare meditativo quotidiano.
Insegnare la dottrina è come insegnare la grammatica. L'insegnante, che ben la possiede, trova piano piano tutte le immagini, i paralleli adatti al suo uditorio, unico e irripetibile, per far apprezzare quel cibo duro senza il quale non tiene neanche la lingua madre. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che non è possibile per legge tirare fuori il come insegnare. Per legge si insegna la grammatica, la dottrina. Che è quella. Non è elastica. Il come sta al singolo insegnante, ai suoi sforzi e allo Spirito Santo che,infine mosso a pietà, consiglia, suggerisce, rigenera, infiamma d'Amor divino.
Socci parla come se Bergoglio sia caduto dalla Luna. Contrappone Paolo VI a Francesco, ma dobbiamo ricordare che Paolo VI non è solo il Papa dell'Humanae Vitae, ma è anche il Papa della Gaudium et Spes, della Unitatis Redintegratio e della Dignitatis Humanae, oltre che il Papa che ha devastato la liturgia bimillenaria della Chiesa provocando una crisi di fede senza precedenti.
RispondiEliminaSì Mic, c'è in diversi interventi un modo un po' troppo semplicistico di analizzare le cose.
RispondiEliminaLa vita e la società non è fatta solo di bianco e nero, ma vi sono molte sfumature e diversi colori.
Come si fa a contrapporre papa Francesco a Paolo VI? Certo si può fare un confronto su aspetti molto particolari, ma non sono uno l'opposto dell'altro. Tra l'altro è papa Francesco che ha deciso e fissato la data della beatificazione. Avrebbe benissimo potuto trovare una scusa per relegare alle calende greche tale riconoscimento. Invece no.
Papa Paolo VI ha avuto il gran merito di pubblicare la Humanae vitae, papa Benedetto XVI ha avuto il grande merito del Summorum pontificum, papa Giovanni Paolo II ha dato un esempio estremo di sopportazione della sofferenza per e con Cristo, Papa Francesco lo giudicheremo alla fine del suo pontificato e vedremo quali saranno i possibili motivi per i quali lo Spirito Santo ha permesso la sua elezione.
Ciò non toglie, al di là di tutte le differeze individuali, che tutti questi papi, nel loro insieme, sembra non abbiano compreso lo smarrimento che la Chiesa che sono chiamati a servire ha subito anche a causa delle loro iniziative e specialmente a causa del venir meno di una spiegazione della dottrina conforme alla Tradizione bimillenaria.
Non hanno mai voluto affrontare razionalmente e concretamente una obiezione molto semplice, che magari lo spirito del concilio, che ha soffiato pure nel postconcilio non fosse esattamente lo Spirito Santo.
Sembra non abbiano capito....
RispondiEliminaO non hanno voluto ? O potuto ?
GXXIII fu santificato dai media - abbondantemente cultural-marxisti- già da vivo. Come avrebbe potuto uno come Paolo VI, non un Cuor di leone, opporsi al mito ? Inoltre un certo "sentire cum " modernisti e cattoprossisti non gli era alieno. Vivesse oggi, poi, non si farebbe prete.
Woytila e Ratzinger furono tra gli autori del CVII, perché ci credevano. Invecchiando avran sicuramente compreso il disastro. Ma e' dura ammettere di aver sbagliato, sia pure in gioventù( relativa, non erano ventenni) .
BXVI ha cercato di metterci una pezza, ma come scrive Mundabor, e' stato come Gorbaciov ed il comunismo. Non si può aggiustare una cosa
cattiva e sbagliata intrinsecamente.
Rr
"Giovanni Paolo II ha dato un esempio estremo di sopportazione della sofferenza"
RispondiEliminaperdonami, ma non so se sia sufficiente. Anche altri che passano a leggere potrebbero rispondere a questa tua come faccio io adesso.
Mio padre ha la sua stessa malattia (e anche altre) ma non se lo calcola nessuno.