Non c'era altro modo di condividere che trascrivere il contenuto direttamente da Il Foglio di oggi. Una fatica che vale la pena perché il momento è davvero grave. Ha ragione Silente. Invito chiunque legge a far sentire le proprie ragioni a questi sedicenti "pastori".La Curia milanese compie una precipitosa e poco coraggiosa (è una litote) marcia indietro: dopo aver chiesto informazioni alla rete dei docenti di religione riguardo alle scuole ove viene introdotta la propaganda omosessualista, ritira la richiesta e si profonde in scuse non proprio dignitose (altra litote). Giuliano Ferrara, in prima pagina sul Foglio di oggi, si inquieta un pochino (ancora una litote) e titola: "Non ci scusiamo. Vogliamo sapere". E nell'articolo invita tutti a inviare alla Curia (irc@diocesi.milano.it) una email dal semplice contenuto: "Noi non ci scusiamo. Vogliamo sapere". Io l'ho fatto. Certo che se la difesa della la Dottrina e del buon senso chestertoniano la lasciamo a un teocon, occidentalista e "ateo devoto", siamo proprio messi male.
Non ci scusiamo. Vogliamo sapere
di Giuliano Ferrara
di Giuliano Ferrara
Il cardinale Scola si piega al diktat di media e guru ideologici, porge le sue scuse per l'inchiesta sulla pedagogia che insegna l'indifferenza del genere maschile e femminile. Schedatura: calunnia. una mail.
Nel breve volgere di un giorno il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, la più grande diocesi cattolica del mondo, si è scusato per il comportamento di un suo funzionario di curia, don Gian Battista Rota.
Don Rota nell'ambito del suo ruolo istituzionale in Arcivescovado aveva scritto agli insegnanti di religione che "gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un'idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio orientamento sessuale"; dunque, aggiungeva, "per valutare l'effettiva diffusione dell'ideologia del gender... vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte... per questo chiederemmo a tutti i docenti di riportarne il nome nella seguente tabella...". Subito i giornali e le televisioni, organi della secolarizzazione compulsiva e inconsulta, hanno accusato la curia milanese di schedatura e discriminazione.
Don Rota nell'ambito del suo ruolo istituzionale in Arcivescovado aveva scritto agli insegnanti di religione che "gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un'idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio orientamento sessuale"; dunque, aggiungeva, "per valutare l'effettiva diffusione dell'ideologia del gender... vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte... per questo chiederemmo a tutti i docenti di riportarne il nome nella seguente tabella...". Subito i giornali e le televisioni, organi della secolarizzazione compulsiva e inconsulta, hanno accusato la curia milanese di schedatura e discriminazione.
Uno direbbe che è dovere deontologico del sistema dei media aiutare la comunità a "valutare l'effettiva diffusione dell'ideologia del gender" nelle scuole, e quindi le schede degli insegnanti di religione richieste da don Rota avrebbero dovuto essere lette con attenzione da giornalisti informati e coltivati, il loro contenuto pesato, divulgato e messo in discussione liberamente, senza l'ombra della discriminazione cosiddetta omofoba e senza pregiudiziale inchino all'ideologia omosessualista o omofìla.
Nelle democrazie liberali, quando conduce un'inchiesta su un tema di rilevanza universale un'istituzione che ha uno spazio sociale e pubblico autonomo, per non dire spirituale, sia essa minoranza o maggioranza statistica, i dati legittimamente raccolti vengono messi in circolo senza strepito, senza dannare alcuno, senza esclusioni dalla sfera della conoscenza sociale, culturale e civile. Invece sono subito arrivate le scuse di Sua Eminenza il cardinale Scola.
Avrebbe potuto rivendicare la liceità dell'interrogarsi sul criterio pedagogico prevalente in materia di ideologia del gender, cioè se gli allievi debbano essere messi o no, ed eventualmente in quale forma, di fronte al tema dell'identità sessuale secondo la cultura Lgbt, "il genere maschile o femminile come un dato naturale no, una scelta di civiltà consapevole sì". Il cardinale di Milano non è don Abbondio. Di fronte a un'intemerata del circuito mediatico-culturale statale, "questa inchiesta non s'ha da fare", ci si sarebbe potuto aspettare una ribellione composta ma consapevole, una capacità di rovesciare in senso plurale e liberale l'impostazione civilmente e culturalmente "tirannica" del problema pedagogico.
La tendenza a elaborare un'ideologia di stato dell'amore e del gender e del matrimonio e del sesso, cogente e eguale per tutti, in nome della libertà e della lotta alle discriminazioni, è europea e mondiale, ma nella diocesi cattolica più grande del mondo, lo ripetiamo perché si capisca il senso della cosa bene bene, un funzionario di curia e prete preoccupato di una svolta pedagogica di questa portata deve essere prontamente smentito. Piacere al mondo inchinandosi alle sue chimere, e aiutarlo a cancellare anche le ultime tracce di uno standard democratico e liberale di condotta, non dovrebbe essere il comportamento di una chiesa adulta nello spazio pubblico.
Chi ha deciso che il genere maschile o femminile naturale non esiste, è un fatto di cultura e di civilizzazione e di libertà di scelta? Chi ha deciso di introdurre questa variante grottesca del secolarismo nell'epoca della gay culture dispiegata nelle scuole milanesi e italiane, europee e americane? Il cardinale Scola è persona informata dei fatti, sa che in Gran Bretagna il ministro dell'Istruzione vuole estendere la gender culture alle istituzioni pedagogiche cattoliche private. Sa che se parliamo di tirannia del politicamente e dell'ideologicamente corretto, e questa volta senza virgolette, non facciamo altro che registrare un atteggiamento main-stream al quale coloro che hanno abbandonato ogni capacità liberale di giudizio si sono ormai piegati, decretandone la diffusione obbligatoria quasi ovunque.
E allora? Che cosa significano le pronte scuse del cardinale? Che cosa significa il silenzio di Papa Francesco e del suo Consiglio della corona su tutto questo? Che cosa significano le frasi ambigue, poi emendate e riscritte, contenute nella Relatio post disceptationem scritta da monsignor Bruno Forte a metà del Sinodo sulla famiglia?? Perché i cristiani di confessione cattolica rinunciano ad essere elemento di felice contraddizione rispetto al conformismo e all'osservanza ideologica alle fesserie sull'indifferenza di genere?
Dove sono finiti i movimenti ecclesiali, con i loro carismi, capaci di opporre al pensiero dominante l'orgogliosa e sacrosanta reazione di uomini e donne di fede cattolica, con spirito universalistico e senza impostazioni minoritarie per principio, e magari illiberali nel metodo? Siamo obbligati all'indifferenza dei cattolici e della loro gerarchia apostolica e al proliferare di testimonianze condannate allo spirito secessionista e minoritario di piccoli movimenti eticizzanti o di vasti movimenti scollegati dalla realtà della chiesa? È tutto finito in interviste e lettere a Repubblica?
Mi rifiuto di crederlo e invito chi non è d'accordo con questa assurda deriva a mandare una mail a irc@diocesi.milano.it dal contenuto semplice: "Noi non ci scusiamo. Vogliamo sapere". La mia, laica, la mando subito. Mi aspetto che i fedeli facciano altrettanto.
Cara Mic
RispondiEliminaGrazie. Non certo per avermi citato, ma per la difesa "militante" della verità.
Invito anch'io tutti i partecipanti al blog a scrivere alla curia di Milano.
Silente
Sembra che ai medici Bergoglio abbia parlato chiaro
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/11/15/a-futura-memoria-il-papa-su-aborto-eutanasia-procreazione-artificiale/
Questo il testo del discorso pronunciato nel corso dell'udienza ai medici cattolici
RispondiEliminahttp://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/11/15/0853/01821.html
Cose che dovrebbe, comunque, proclamare urbi et orbi...
Lo dovrebbe PROCLAMARE Urbi et Orbi TUONANDO dalla Loggia della Basilica di S.Pietro! Ed invece già è tanto, per lui, l'averlo sussurrato ai "medici cattolici italiani". Del resto "il parere della Chiesa lo si conosce" e non vale la pena "parlarne in continuazione", e che cavolo!
RispondiEliminaora abbiamo acquisito la prova scientifica che la curia milanese non è formata da discendenti di re Riccardo cuor di leone
RispondiEliminaSegnalo che l'indirizzo corretto dell'IRC è:
RispondiEliminaIrc@diocesi.milano.it
Il discorso di Pio XII alle ostetriche pronunciato nel 1951 vale ancora oggi più di una enciclica. E fu pronunciato davanti ad un gruppo di ostetriche.
RispondiEliminaBene il papa ai medici cattolici. Il problema è che finché non lo proclamerà in un'enciclica o all'Angelus i media massonici potranno sempre nascondere o ridimensionare facilmente queste giuste parole
RispondiEliminaJohn
E' proprio vero: dinanzi all'apostasia dell'alto Clero, sorgono in difesa della Religione i laici, i semplici e addirittura i non Cattolici!
RispondiEliminaVien da dire: Non inveni tantam fidem in Israel, quando dev'esser Giuliano Ferrara a difendere i valori, mentre la Curia Ambrosiana si genuflette alle scomuniche del solito manipolo di esaltati. Quando dinanzi alla profanazione della Cattedrale di Washington sono gli evangelici a protestare.
Rallegriamoci, amici: l'avversario getta la maschera e si mostra per quello che è: inimicus homo. E questo svelarsi del vero volto della setta conciliare consente a molti tiepidi di capire, finalmente, ciò che noi, vituperati profeti di sventura, denunciamo da decenni. Saremo forse un pusillus grex, ma non così pusillus come se l'aspettavano i novatori.
Si Deus nobiscum, quis contra nos?
Cara Mic, ho scoperto questo blog qualche settimana fa e ne sono felice. Sono pienamente d'accordo sul fatto che la diocesi di Milano non avrebbe dovuto scusarsi nemmeno sulla forma (perché nella mail agli insegnanti non c'è niente di omofobico) e, onestamente, leggendo il modo in cui molti quotidiani hanno trattato la questione ho provato, da giornalista cattolico e non omofobo, un certo senso di "solitudine". Prima di condurre la mia "buona battaglia" su Facebook, ho letto "Tempi" e il tuo post (seguito alla segnalazione di Silente) con la condivisione dell'articolo di Giuliano Ferrara: da persona che continua a credere fermamente nei fondamenti del cristianesimo (e delle leggi naturali come diretta emanazione di Dio), mi sono rincuorato. Saluti, Ermes Dovico
RispondiEliminaVale anche qui il detto oraziano:
RispondiEliminaPro curia inversique mores!
Un aggiornamento sulla Curia di Milano. Al TG 3 Lombardia delle 19:30, in un servizio di pochi minuti fa, il Cardinal Scola, con tono umile e contrito, ha ancora chiesto scusa per l' "indagine", condendo il tutto con la solita retorica buonista e dimentica della Dottrina cattolica.
RispondiEliminaPoi, proprio ieri, i "bravi ragazzi" dei centri sociali hanno assaltato l'Arcivescovado in piazza Fontana, cercando di sfondare il portone e imbrattando l'edificio, anche se non c'è alcun collegamento con il fatto precedente: i centri sociali e antagonisti vari è da giorni che avevano annunciato che avrebbero cercato di "okkupare" l'Arcivescovado, nel giorno del loro sciagurato "sciopero generale sociale".
Reazione di Scola: "dialoghiamo". Quale formidabile fermezza. Quale degno successore di Sant'Ambrogio, notoriamente conciliante e accomodante. E Scola passa per "conservatore"?.
Ha ragione Baronio: "E' proprio vero: dinanzi all'apostasia dell'alto Clero, sorgono in difesa della Religione i laici, i semplici e addirittura i non Cattolici!.
Rinnovo l'invito: accogliamo l'invito del laico Ferrara e scriviamo alla Curia di Milano:
irc@diocesi.milano.it
P.S. Latinista: l'indirizzo da lei fornito è esattamente quello che ho fornito io. L'unica differenza è che lei segnala la "i" di "irc" maiuscola, ma lei sa che negli indirizzi email è indifferente, salvo casi particolari. E le assicuro che, anche con la "i" minuscola, la mia email è arrivata.
Non esistono casi particolari: le mail non sono mai case sensitive... saluti! P.s.: ho scritto anch'io naturalmente a quell'indirizzo. Scuse davvero fuori luogo! La lettera ai prof era cosa buona e giusta.
EliminaCaro Silente,
RispondiEliminami riferivo all'errore alla fine dell'articolo di Ferrara, dove risulta essere "irc@diocesi.inuano.it". Qualcuno potrebbe provare con quello e non riuscirci.
Forse e' solo un caso, ma e' la terza alluvione con esondazione del Seveso e del Lambro in 3 mesi a Milano.
RispondiEliminaFinora non c'e' scappato il morto, ma se continua cosi...
Altro che scusarsi e preoccuparsi di " Repubblica". Dovrebbe organizzare una processione del Santissimo in tutta la citta'
Deve avere un terrore blu che il caudilletto porteno lo spediscaa fare il vescovo ausiliare di Iglesias o Bosa (come capitava ai tempi di Roma, quando i Gracchi vennero mandati in esilio in Sardegna).
Che delusione di uomo, innanzitutto, e poi di vescovo!
Che poi con certa gentaglia e' del tutto inutile dialogare, perché hanno le orecchie, gli occhi ed il cervello foderato di prosciutto ideologico.
Rr
Cara Rosa
RispondiEliminain fondo, ma senza andare molto in fondo, Pisapia e Scola appartengono alla stessa "cultura": progressista, "buonista", fondata sulla retorica del dialogo, dell'accoglienza, dell' "antirazzismo" dell'accettazione delle "diversità", anche le più devianti e pervertite, sull'ostilità per le banalissime normalità di chi lavora, produce, manda avanti una famiglia comune.
E il degrado avanza: a partire dalle occupazioni abusive fino alle aggressioni degli zingari ai semafori. E poi scippi, rapine, violenze nelle strade. I centri sociali che, non contenti delle violenze commesse, assaltano l'Arcivescovado.
E l'indegno erede (sì, indegno) di Sant'Ambrogio risponde: "dialoghiamo".
Viltà, connivenza, mancanza di senso del ridicolo?
E' interessante, molto interessante, da un punto di vista della comunicazione, il post, qui sopra, di tale Ermes Dovico, sicuramente buon cattolico e sicuramente ottimo giornalista, come lui dichiara di essere.
RispondiEliminaPurtuttavia, per ben due volte dichiara di non essere "omofobico".
Ecco, costui non si rende conto di esser già entrato nell'ordine di idee degli avversari.
La semplice accettazione del concetto di "omofobia" e il suo conseguente uso, rappresenta l'accettazione dell'aberrazione e la sua legittimazione.
Il termine "omofobia", in un mondo normale, andrebbe sottoposto a un severissimo vaglio non solo semantico, ma anche valoriale, che non escluda una doverosa inversione, appunto, semantica e valoriale. In altri termini, positiva e non negativa.
Ma capisco che la feroce dittatura culturale attuale lo renda improbabile e persino pericoloso.
Neanche a farlo apposta, proprio ieri avevo parlato della necessità di una scuola Veramente cattolica, nella convinzione che la priorità per salvare la cristianità è l'educazione cattolica (quella vera e non quella etichettata come tale). O, meglio, avevo riportato le parole di Pio X citate da un sacerdote francese della FSSPX, che le scuole davvero cattoliche le assicura sul serio, senza compromessi o vigliaccherie...
RispondiEliminaSpero che in tanti abbiano scritto alla Curia milanese.
RispondiEliminaForse non servirà a cambiare la loro abitudine alle 'prostrazioni', abituali anche con gli islamici, ad esempio. Ma almeno ad esprime tutta la disapprovazione che meritano.
Come spiegaste il discorso di Francesco ai medici, riportato correttamente anche dal telegiornale di pochi minuti fa, e la rivoluzione che si dice collegata al sinodo?
RispondiEliminaMail inviata.
RispondiEliminaConcordo con Silente sull’uso del termine omofobia. Mi ha tolto le parole di bocca. E’ una parola creata per stigmatizzare, come complottista e tante altre. Per infilzare ed imbavagliare il dissenziente dal PU (Pensiero Unico) imposto, senza argomentare sul contenuto, per troncare ogni discorso. E’ una parola che nasce distorta. Perché serve per colpire, non chi ha paura degli omosessuali o li disprezza, ma chi esprime un pensiero diverso dalla dittatura dell’ideologia gender.
Anna
Ciao Silente, credo di capire quello che vuoi dire (anche se a mezzanotte passata e dopo una giornata a leggere articoli e commenti sull'argomento non sono più lucidissimo...). Vedi, ho messo l'accento sul fatto di non essere omofobo (una sola volta comunque: nella prima occasione ho detto che è la mail agli insegnanti a non avere nulla di "omofobico") per due fondamentali motivi: 1) perché è vero. Non nutro alcuna "fobia" (nel senso in cui è comunemente intesa) verso il gay in quanto tale, cioè fino a quando non reclama "diritti" contro natura come il matrimonio o come la possibilità di adottare bambini; 2) perché penso che noi cattolici che ci sentiamo "meno tiepidi" dobbiamo, senza abdicare minimamente ai nostri valori, fare uno sforzo in più per cercare di trasmettere quegli stessi valori all'altro. Dico questo perché, tra coloro che pensano siano un bene le unioni civili e le adozioni per i gay, ci sono anche persone in buona fede: e magari lo ritengono un bene (o comunque credono che non ci sia “nulla di male”) perché non hanno mai riflettuto abbastanza né sulle Scritture, né sul diritto e le leggi naturali né sulle conseguenze a cui porta l'ideologia gender. Sono queste persone in buona fede a essere recuperabili se le informiamo, facendogli capire che non è la "fobia" ma l'amore per la verità ad animarci. E facendogli capire quali sono le basi di questa verità (che oggi, appunto, non sembrano più così scontate) e perché la definiamo tale.
RispondiEliminaLa riflessione che fai tu sul termine "omofobia" e sulla necessità di invertirne l'accezione meriterebbe un libro intero e penso di comprendere la tua preoccupazione: in effetti, la "dittatura culturale" di cui parli ci (mi) spinge a volte a dover precisare quanto non avrebbe bisogno di precisazioni, perché ormai è quasi automatico essere tacciati di "omofobia" (e so che fa parte del loro gioco volto a confondere) se ci si dichiara contro i presunti "diritti civili". Per ora mi fermo qui, perché il sonno prevale. P.S. Da "neomilanese" la mail alla curia l'ho scritta anch'io. Ciao
Mail inviata. Grazie della segnalazione.
RispondiEliminaSperiamo che ne arrivino tante.
Il "mio" san Carlo Borromeo avrebbe indetto penitenze, digiuni, adorazioni, preghiere senza intermissione, processioni cittadine; a eretici e compagni non ha mai chiesto scusa: lui tuonava dal pulpito, pregava e faceva pregare.
Me lo vedo, in processione col Santissimo per le strade di Milano per chiedere al Cielo misericordia: la Misericordia Divina, però, quella vera, non quella che ci spacciano di questi tempi ("misercodardia", l'ha efficacemente definita una mia amica).
Proprio come dice Rr. Tra qualche anno, magari, se un Atanasio sorgerà... ma a Milano la vedo dura.
Eppure, è così che si combatte: in ginocchio (davanti all'Altissimo, non al mondo).
Buona domenica,
humilitas
Ho provveduto a scrivere alla curia di Milano.
RispondiElimina@ Mic.,
RispondiElimina""sembra che ai medici Bergoglio abbia parlato chiaro - su aborto, eutanasia ecc."
Mic., vediamo cosa succederà su ciò che dici nell'articolo del divorzio cattolico. - perchè un giorno si dice una cosa, e la stampa come sempre riporta in prima pagina, ma il giorno successivo cambia tutto.
Ormai viviamo nel caos, non ci sono più certezze.
Non c'e più reazione perchè i cattolici in tutto il mondo sono cittadini di seconda classe, che non hanno la protezione delle leggi. Sotto il governo mondiale, essere cattolico è essere criminale. E adesso, sotto Bergoglio, anche eretici.
RispondiEliminaAlessandro Mirabelli: non è necessario che quelli della Curia milanese siano dei discendenti di Riccardo Cuor di Leone; basterebbe che lo fossero DEGNAMENTE, quali in ogni caso lo sono, ma in quale maniera è sotto gli occhi di tutti, di Sant'Ambrogio e di San Carlo Borromeo.
RispondiEliminaTommaso Pellegrino - Torino
www.tommasopellegrino.blogspot.com
Anch'io ho scritto alla curia di Milano
RispondiEliminaEh,
RispondiEliminaun tempo i Milanesi avevano un funzionario imperiale che amministrava così ben che, morto l'allora vescovo, vollero a tutti i costi che diventasse loro vescovo il funzionario imperiale. E questi, nato a Treviri da padre romano e madre verosimilmente germanica, già battezzato, ma non cresimato, studiò ed in breve si cresimò, si fece sacerdote e divenne vescovo. Ed un giorno lui, che era figlio di funzionario imperiale ed era stato funzionario lui stesso, ebbe il coraggio di proibire l'ingresso in Cattedrale all'Imperatore Teodosio, quando ancora l'Impero era Impero e l'Imperatore ancora Caesar ! Non dialogò, vietò. E l'imperatore "abbozzò".
Ma si chiamava Ambrogio, non Angelo...
RR
Silente,
RispondiEliminaPisapia è poco meno che un "minus habens". Se fosse stato figlio di un operaio della Breda, con quel modo di guardare, parlare e ragionare avrebbe ricevuto il consiglio da parte dei suoi professori di frequentare una discreta scuola professionale, ed oggi sarebbe al massimo un rappresentante sindacale di reparto, manco di fabbrica (ammesso di aver ancora una fabbrica per lavorare).
Prego il Signore che il prossimo sindaco di Milano si interessi esclusivamente di aggiustare le strade, svuotare i tombini e far circolare un po' di pattuglie per strada. Per il resto che lasci fare ai cittadini, che sappiamo fare meglio
RR
PS: parte di V.le Abruzzi, semicentro della città, è stata asciugata l'altro ieri per iniziativa di privati che han chiamato e pagato un autospurgo !