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venerdì 5 dicembre 2014

Commissione Teologica. Müller: non dividere teoria e prassi

Ottima precisazione. Che non restino solo parole! Conferma quanto qui ripetutamente sostenuto e che non vediamo praticato: “Ogni divisione tra la ‘teoria’ e la ‘prassi’ della fede sarebbe il riflesso di una sottile ‘eresia’ cristologica di fondo. Sarebbe frutto di una divisione nel mistero del Verbo eterno del Padre che si è fatto carne... Non c’è la verità senza la vita, non c’è vita senza verità. In lui sta la via per comprendere sempre meglio la verità che si è offerta a noi e si è fatta nostra vita”.

Si è aperta ieri in Vaticano la plenaria della Commissione teologica internazionale. Ha introdotto i lavori il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e presidente dell’organismo.

“La teologia – ha detto il porporato - inizia, nasce e si fa “nella liturgia, nell’adorazione del mistero Dio e nella contemplazione del Verbo fattosi carne. Se noi, teologi e teologhe, ogni giorno mettiamo, a disposizione dei misteri della fede, la nostra intelligenza, le doti proprie e il faticoso lavoro, in realtà, prima ancora di tutto ciò, abbiamo bisogno del suo Spirito, della sua intelligenza divina, che fortifica le nostre povere ricerche umane. Nella liturgia comprendiamo meglio come la teologia è fondamentalmente la contemplazione del Dio d’amore”.

“Dobbiamo, però, renderci ben conto dell’esigenza e della responsabilità dell’intelligenza della fede, che in modo speciale è affidata ai teologi e alle teologhe, che lavorano nella Chiesa, per la Chiesa e a nome della Chiesa. Nella Chiesa, con il loro lavoro intellettuale, realizzano una vocazione ben precisa e un’esigente missione ecclesiale”.

“La fede cristiana, infatti, non è un’esperienza irrazionale. Siamo chiamati ad accogliere l’invito e il dovere, che esprime Pietro, quello di essere «sempre pronti a dare una risposta a chi vi chiede il motivo della vostra speranza» (1 Pietro, 3, 15). La teologia scruta, in un discorso razionale sulla fede, l’armonia e la coerenza intrinseca delle varie verità di fede, che scaturiscono dall’unico fondamento della rivelazione di Dio uno e trino. Il mistero inscrutabile di Dio, nell’economia della salvezza e per mezzo di questa economia del Verbo incarnato si offre anche alla nostra intelligenza. Noi, teologi ne siamo custodi e promotori di quest’intelligenza della fede”.

“La teologia – ha proseguito il porporato - non è mai una pura speculazione o una teoria distaccata dalla vita dei credenti. In effetti, nell’autentica teologia non c’è stato mai un distacco o una contrapposizione tra l’intelligenza della fede e la pastorale o la prassi vissuta della fede. Si potrebbe dire che tutto il pensiero teologico, tutte le nostre investigazioni scientifiche hanno sempre una profonda dimensione pastorale”.

“Ogni divisione tra la ‘teoria’ e la ‘prassi’ della fede sarebbe il riflesso di una sottile ‘eresia’ cristologica di fondo. Sarebbe frutto di una divisione nel mistero del Verbo eterno del Padre che si è fatto carne. Sarebbe l’omissione della dinamica incarnazionista di ogni sana teologia e di tutta la missione evangelizzatrice della Chiesa. Cristo che può essere detto il primo teologo delle Scritture, il teologo per eccellenza, egli ci ha detto «io sono la via, la verità e la vita». Non c’è la verità senza la vita, non c’è vita senza verità. In lui sta la via per comprendere sempre meglio la verità che si è offerta a noi e si è fatta nostra vita”.

“Il lavoro della Commissione – ha concluso il card. Müller - il suo stile di lavorare è caratterizzato da un profondo spirito comunitario, da fraterno rispetto e amicizia, da una vera collegialità di collaborazione, di scambio e di dialogo. Dalla commissione si attende l’esempio di un dibattito teologico sereno e costruttivo, nel rispetto del carisma del Magistero ecclesiale e nella coscienza di alta responsabilità di cui è riversata la vocazione dei teologi e delle teologhe nella Chiesa”.
(Da Radio Vaticana)

2 commenti:

  1. Complimenti al Cardinale Müller. Con tutti i suoi difetti teologici, dimostra di non temere il conflitto o la retrocessione per il bene della Chiesa.

    Ha tracciato una linea chiara e netta e secondo il suo ruolo istituzionale.

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  2. Christo Nihil Praeponere

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