Sul numero 3958 de La Civiltà Cattolica (30 maggio 2015, pagg. 329-338), padre Gian Luigi Brena sj ha scritto un articolo - Misericordia e Verità - in cui tenta di conciliare i due concetti facendo prevalere la prima. Alle sue tesi risponde il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, con questo articolo.
Lo studio che sto per esaminare nasce, mi sembra, da una preoccupazione, da cui deriva la questione fondamentale che l’articolo vuole risolvere. La preoccupazione è di non opporre misericordia e verità, ma di comporle secondo una priorità da attribuirsi alla prima. L’impatto pratico – nel senso alto del termine - dell’irrisolta opposizione sarebbe devastante sulla persona umana.
È da questa preoccupazione che nasce la domanda fondamentale a cui l’articolo cerca di rispondere: misericordia e verità sono conciliabili? Ed in caso affermativo, quale è la forma della conciliazione?
Devo notare subito che l’autore, se non vado errando, opera uno “scivolamento semantico” che domina tutta la costruzione della risposta. La verità viene fatta coincidere con la legge; lo “scivolamento semantico” è di evidenza solare fin dall’inizio, ove il significato dato alla «verità» è quello di «misurare gli uomini secondo una regola».
Si legga attentamente il seguente testo: «…Riteniamo che la misericordia consenta di tener salda la fedeltà alla verità. Se noi misuriamo gli uomini secondo una regola, è inevitabile dividerli tra giusti e peccatori; dopo di che resta solo da invitare questi ultimi a convertirsi adeguandosi alla norma» [pag. 330].
Lo “scivolamento semantico” conduce l’autore a formulare la questione di fondo nel modo seguente: come conciliare l’irripetibile condizione del soggetto agente con le generalizzazioni proprie della legge morale? La misericordia opera la conciliazione in quanto essa afferma il primato del soggetto nei confronti della legge. Primato che si esprime nella figura della “eccezione” alla legge generale; e il giudice che stabilisce la legittimazione della eccezione è la coscienza.
Gli studi storici condotti dal p. Pinckaers o.p. hanno dimostrato che questo modo di risolvere il problema del rapporto universale – singolare è nato con la teologia post-tridentina.
Vorrei ora mostrare che la risposta dell’autore ad un problema reale e centrale nella riflessione etica, è falsa. A questo mi spinge anche il fatto che essa sta diventando il paradigma fondamentale con cui da parte di molti si affronta il tema divorziati risposati – Eucarestia, sembrando che esso concilia l’affermazione dell’assoluta indissolubilità del matrimonio [rato e consumato] con la possibile ammissione del divorziato risposato all’Eucarestia.
1. In primo luogo cercherò di rigorizzare il concetto di verità quando esso è usato nel contesto di una teologia della misericordia. «Non parlare come conviene non costituisce solo una mancanza verso ciò che si deve dire, ma anche mettere in pericolo l’essenza stessa dell’uomo» [Platone].
La famosa disputa dei farisei con Gesù [cfr. Mt 19, 3-9 e par.] circa l’indissolubilità del matrimonio ci introduce nella coscienza di Gesù; nel modo con cui Egli incontra le persone che gli propongono problemi pratici. I farisei chiedono a Gesù la misura in cui si può eccepire alla legge dell’indissolubilità; quali sono le circostanze che legittimano la deroga: solo l’adulterio o anche altro. Gesù non risponde nemmeno. Egli rifiuta l’impostazione, la logica della domanda, ma si rifà al «Principio». Si rifà a come Dio ha fatto e fa le cose.
«Per Gesù il Principio è l’intenzione del Creatore… questo principio è presente a tutta la storia e per sempre rimane impulso e misura della storia, giudizio su di essa… Per Gesù, un permesso o una deroga mosaica al Principio… appartiene ad un passato, che può rivelarsi temporaneo e concluso…Per Gesù Mosè è passato, il Principio no» [F. Rossi de Gasperis, Sentieri di vita, 1; Paoline, Milano 2005, pag. 32].
Il Principio è la luce di Dio che è presente nell’uomo, lo accompagna sempre, anche nel fondo della disperazione. La vicenda del figliol prodigo ne è la rappresentazione esistenziale [cfr. Lc 15, 11-32].
La conversione del figlio implica un giudizio di condanna di quanto ha compiuto. Trattasi di giudizio circa la propria condizione vista alla luce della propria condizione originaria: alla luce del Principio «Quanti servi in casa di mio padre… ed io qui muoio di fame». La memoria della condizione originaria [«nella casa di mio padre» = il Principio] genera un giudizio circa la condizione attuale [«ed io qui muoio di fame»], dal quale nasce la decisione del ritorno.
Il Principio non è cronologicamente situato, come Mosè. Esso semplicemente è.
La categoria del comandamento-legge è la più adeguata per esprimere questo modo di pensare proprio di Gesù? Il Principio cioè è riducibile al comandamento? Penso proprio di no. E per varie ragioni.
Gesù richiama il Principio nel contesto di una discussione casuistica, di applicazione di una legge a casi particolari.
Come già dissi, il Principio è l’originario disegno del Creatore sulla coppia umana. È certamente normativo, e fino al punto da non ammettere deroghe, neppure da parte di Mosè, giustificandole colla durezza del cuore. Ma la normatività del Principio non è ultimamente dovuta ad un atto di volontà divina: è la normatività propria della costituzione stessa della coppia umana. La categoria più adeguata è la categoria di verità pratica, cioè di verità circa il bene della persona.
In breve. Il Principio biblico è la verità, il senso della persona umana come Dio l’ha pensata e voluta: l’ha creata. Misericordia e verità così intesa stanno dunque sempre l’una nell’altra. La Misericordia è l’opera di Dio che in Cristo edifica l’uomo vero; la verità è il progetto, l’intenzione che guida l’operare misericordioso di Dio.
Parlare di priorità della misericordia nel senso che essa legittima eccezioni ad una legge, ha senso solo all’interno di una costruzione legalistica: nella riflessione etica un capitolo chiuso!
2. Sento già l’accusa: questa impostazione nega di fatto la storicità della persona umana; non riconosce al soggetto nelle circostanze uniche in cui vive, quell’importanza che esso ha.
L’articolo che stiamo esaminando, muovendosi – come dicevo – nel contesto preciso di una riflessione e di una costruzione etica legalista, pensa la dimensione storica del soggetto nei seguenti termini: la legge morale in quanto norma generale, non può tenere conto di tutte le singolari circostanze in cui vive il soggetto; e pertanto eccezioni alla legge morale sono possibili o perfino doverose.
La costruzione etica di fondo dell’articolo, a mio modo di vedere, affronta un problema vero, che nessuna antropologia, etica, e prassi pastorale può ignorare. Ma la modalità colla quale il problema è affrontato, porta l’autore a due conseguenze: misericordia e verità/legge possono contrapporsi; è la coscienza del singolo a dirimere il conflitto.
Il “nodo” della questione è nell’ammettere in linea di principio la possibilità di un conflitto tra misericordia e verità. Questo punto di partenza, che nasce dall’oscurarsi del concetto di verità, conduce ad un vicolo cieco, ad un aut-aut teoricamente non sostenibile: o il bene della persona o l’osservanza della legge. E la misericordia è l’attitudine di chi esime il soggetto, in ragione della sua situazione, dalla norma generale.
Come si esce da questo vicolo cieco? Attraverso una giusta comprensione della verità pratica, cioè della verità sul bene.
Esistono verità puramente speculative, nelle quali la ragione semplicemente riposa. Esistono però verità etico-religiose circa il bene della persona, le quali hanno certamente un contenuto formale, ma questo contenuto è solo il loro punto di partenza. Esse chiedono, esigono di essere realizzate nel loro contenuto dall’atto della persona. O meglio: esse sono tali da “provocare” la libertà della persona a realizzarsi in esse.
La verità pratica è come lo spartito musicale. Esso certamente può essere letto e studiato: esiste un alfabeto musicale. Tuttavia solo nell’esecuzione quei segni manifestano la loro invisibile realtà. Si possono fare discussioni sulla verità pratica, ma che cosa essa significa viene detto quando la libertà la esegue.
Esiste pertanto una “coesione essenziale” fra persone e verità pratica [=legge naturale]; ed una “coesione esistenziale”, che è opera della libertà. È questo un punto fondamentale.
La veritas agenda è insita nella persona, e non ha affatto il carattere di una lex exterius data: questa è la coesione essenziale. Il non “sentire” questa coesione è uno dei segni più drammatici che la persona umana si trova in una condizione di perdizione [cfr. Rom 7, 14-23]. La veritas agenda dimora dentro l’autodeterminazione della persona, ed è la coscienza ad introdurvela. La libertà la realizza o la nega: questa è la coesione esistenziale o la verità della soggettività.
La persona nel suo agire non è un caso contemplato o non da una legge. La persona è la veritas agenda; è sempre immersa, radicata nel Principio.
Nel primo schema ha senso chiedersi se posso fare un’eccezione alla legge, date le mie particolari circostanze. Nel secondo non ha senso: sarebbe come chiedersi se nel mio agire posso fare eccezione al mio essere persona umana.
«La verità della soggettività è… una nozione esistenziale di relazione tra esistenza semplice e decisione libera, tra realizzazione affettiva e pura possibilità… essa importa la soggezione e l’adeguazione completa e assoluta che l’uomo deve alla stessa verità, se vuole essere nella stessa verità. Se vuole possederla, egli deve prima da essa lasciarsi possedere» [C. Fabro].
È di questa verità che il beato J.H.Newman parlava, quando scrisse: «Lo spirito è al di sotto della verità, non al di sopra; esso è obbligato non a dissertare sulla verità, ma a venerarla».
Il cuore del dramma dell’uomo non è il suo confronto con una legge. È il dramma di una persona che può decidersi a negare colla sua scelta la verità di se stessa, conosciuta dalla sua ragione e/o dalla fede. Che può decidersi di sradicarsi dal Principio, che brilla sempre nella mente, intimior intimo meo et superior speriori meo.
Il Deus dives in misericordia si è fatto proto-agonista di questo dramma, perché ha decido di ricondurre in Cristo l’uomo alla pienezza della [verità della] sua umanità. È un dramma che narra una storia inedita e propria di ogni persona.
Ed infatti la Chiesa è mediatrice della divina misericordia in due modi o luoghi: l’ambone, dove aiuta l’uomo a prendere coscienza della coesione essenziale - il confessionale, dove aiuta il singolo a realizzare la connessione esistenziale. Guai a confondere i due!
La gradualità del percorso non consiste nella capacità di applicare una legge universale ad una condizione che è sempre unica: questo è il compito del giudice, non del ministro della misericordia.
Consiste nel condurre sempre più la persona a vivere nella verità del bene: itinerarium libertatis in Veritatem. Le indicazioni dell’itinerario non sono leggi fisse, ma un accompagnamento sapiente e prudente. La gradualità non è un cammino verso un traguardo: non è la tensione verso un ideale [=pelagianesimo]. È invece l’approvazione consapevole e libera data dal singolo alla verità del bene, diventando sempre più liberamente vero e veramente libero. Ed è un cammino unico, proprio di ogni persona, non generalizzabile. Opus maximum misericordiae Dei!
Breve appendice.
Alle ormai famose due “eccezioni” proposte dal p. Garrigues o.p. sono già state fatte critiche così consistenti da mostrarne l’insostenibilità. Mi limito ad una sola osservazione, di carattere logico. Memore di ciò che B. Russel amava ripetere: molti hanno cercato di spezzare la logica, ma alla fine è la logica a spezzare molti.
Se elaboro un’ipotesi di condotta [nel caso, accesso all’Eucarestia del divorziato risposato] in base a circostanze rigorosamente precisate, e dico: “dandosi queste circostanze, la condotta ipotizzata è una eccezione legittima alla legge universale”, in realtà non faccio un’eccezione, ma propongo una legge contraria.
Infatti ogni volta che si daranno quelle circostanze, quella condotta sarà legittima: ho elaborato uno schema di condotta indefinitivamente ricorribile e generalizzabile. È precisamente ciò che fa la legge, ogni legge.
Delle due l’una, dunque. O si dice che il matrimonio [rato e consumato] è sempre e comunque indissolubile, ed allora è logicamente impossibile elaborare ipotesi alla Garrigues o.p.; oppure si ammette la legittimità di ipotesi di questo genere, ed allora non si può più affermare l’assoluta indissolubilità del matrimonio. Non datur tertium, nisi tertium confusionis: proclamare a parole una verità, affermandone un’altra mediante la legittimazione di una prassi i cui presupposti impliciti contraddicono la verità proclamata. È la “performative contradiction”.
Gesù non si è lasciato ingabbiare dai farisei dentro a questa [pseudo-] logica: Egli guardava al Principio.
Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna
[Fonte]
Sinodo per la famiglia 2015:
RispondiEliminaIl n°98 dell’Instrumentum cita il n°41 della Relatio. “Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze".
Nel n°99 si fa esplicito riferimento all’accompagnamento “di quanti vivono il matrimonio civile o la convivenza nella graduale scoperta dei germi del Verbo che vi si trovano nascosti, per valorizzarli, fino alla pienezza dell’unione sacramentale.”
UNA NUOVA CHIESA CON UNA DOTTRINA (ACATTOLICA) NUOVA.
Anche nelle tesi eretiche ci sono elementi di verità ma non per questo l'eresia diventa cosa buona e da valorizzare
La condizione migliore per "fare la morale" ( genitori, insegnanti, sacerdoti ) è quella di avere in prima persona rischiato e sofferto per rimanere nella giustizia e aver sopportato croci e aver superato lunghi tunnel di buio con pochissima luce in fondo. Altrimenti si ricade nella preoccupazione "non posso imporre ad altri pesi enormi che io non io sollevato e non so se solleverei". Così il sacerdote che ricorda il dovere della castità in situazioni difficili deve essere lui stesso casto, deve aver battagliato per la castità. Mi viene in mente il famoso accenno di Dante sulla regina assira Semiramide "che libito fe' licito in sua legge / per torre il biasmo in che era condotta".
RispondiEliminaComunque questo testo di Cafarra è meraviglioso: dottrina, cura pastorale, intelligenza, fede...averne di vescovi così
RispondiEliminaJohn
Del cardinale caffarra apprezzo il rigore, la cortesia che deriva direttamente da cristo, la sequela, la devozione alla chiesa, il supporto alla manif al family day ed alle forze della restaurazione, l'angelismo che fa peccare e quindi abbondare la misericordia,.
RispondiEliminaUna domanda a mic: da quanto avete costituito la vostra chiesa? Mi piacerebbe farne parte.
RispondiEliminaSiamo immersi e sommersi da una melassa, volutamente subdola e manipolatoria volta a definitivamente annientare quel poco che restava della coscienza cattolica. Misericordia qua, misericordia là, ci stanno assennando una misericordia fai da te, slegata dalla Dottrina, che piega la Parola del Signore ai desideri del mondo, alle pieghe e piaghe di questo mondo, la misericordia è diventata il " Sésame, ouvre-toi" capace di liquidare ogni ostacolo, rimpinzano tutti i loro discorsi con la pillola rosa della misericordia, medicina suprema dell`ospedale di campo.
A persone che hanno conservato anche solo una parcella di coscienza cattolica rettamente formata non dovrebbe sfuggire quel che sta succedendo, dovrebbero poter vedere la direzione che vogliono far prendere alla Chiesa , alla nostra religione oramai esplicitamente diventata una fra le tante, tutto salvo che l`unica via di salvezza.
Il fatto è che una grande maggioranza di cattolici, almeno occidentali, ha già preso quelle vie di traverso, vivono già una religione fai da te in cui le loro voglie sono mooooolto più importanti e giuste della Verità, e poi il messaggio evangelico, così come ricevuto e trasmesso dala Chiesa nel corso dei secoli, è troppo duro, rigido, non può più funzionare nel mondo di oggi!
E così ci tocca di dover vedere una gerarchia che, per andare incontro a quel mondo diventato così debole e fragile da non poter sopportare e rispettare l`insegnamento di Cristo, calpesta e tradisce la Parola stessa del Signore, la annacqua interpretandola pro domo sua o addirittura censurandola , come se avessimo dovuto aspettare 2015( ma è un processo cominciato ben prima…) per capire quel che il Signore ha voluto dire .
Communque in questi tempi cupi qualcosa di "buono" c`è , in questa chiesa della sedicente misericordia i nemici della nostra fede, coloro che tradiscono il Signore pur riempiendosi la bocca di parole come Vangelo e misericordia, sono venuti allo scoperto, le maschere son cadute, anche se purtroppo taluni sono talmente perfidamente abili da saper ancora dare una parvenza di ortodossia alle loro parole.
Malgrdo quel che scrive il card. Caffarra:
"Delle due l’una, dunque. O si dice che il matrimonio [rato e consumato] è sempre e comunque indissolubile, ed allora è logicamente impossibile elaborare ipotesi alla Garrigues o.p.; oppure si ammette la legittimità di ipotesi di questo genere, ed allora non si può più affermare l’assoluta indissolubilità del matrimonio. Non datur tertium, nisi tertium confusionis: proclamare a parole una verità, affermandone un’altra mediante la legittimazione di una prassi i cui presupposti impliciti contraddicono la verità proclamata. È la “performative contradiction”. Gesù non si è lasciato ingabbiare dai farisei dentro a questa [pseudo-] logica: Egli guardava al Principio.",
temo che il Sinodo sarà uno di quegli esempi in cui la diabolica abiltà di taluni riuscirà a far passare soluzioni che se apparentemente, solo apparentemente, sembreranno non tradire la dottrina, in realtà apriranno varchi che la contraddicono e annullano.
Una domanda a mic: da quanto avete costituito la vostra chiesa? Mi piacerebbe farne parte.
RispondiEliminaNon abbiamo costituito nessuna "nostra chiesa". Semplicemente riproduco qui il messaggio chiaro ed esplicito, inequivocabile, del nostro sacerdote in un'altra discussione.
Nel frattempo chiunque voglia può formulare domande ai nostri sacerdoti che risponderanno, intanto, sul blog.
Ricordo, anche a paola, che sulla colonna di destra del blog ci sono tutti i riferimenti utili per chi ha la pazienza visitare, dai link evidenziati, gli articoli con tutti i chiarimenti di massima su questa iniziativa, nata dalle esigenze concrete di noi fedeli e dalla provvidenziale insostituibile presenza e disponibilità di alcuni sacerdoti.
DOVEROSO CHIARIMENTO
Come è già stato osservato da diversi lettori, ovviamente nessuno ha inteso erigere canonicamente una parrocchia senza essere vescovo; "parrocchia virtuale" è semplicemente un'espressione analogica indicante una comunità telematica che si propone di essere uno strumento di collegamento tra fedeli e, nella misura del possibile, di incontro e conoscenza reciproca. Non tutti hanno la grazia di poter contare su un parroco, un vescovo e un padre spirituale a cui dare completa fiducia! Il desiderio è quello di offrire dei punti di riferimento, umani e dottrinali, a tante persone disorientate in cerca di guide. Benedico di cuore quanti vorranno adoperarsi alla diffusione di questa iniziativa.
Elia
...una priorità da attribuirsi alla prima.
RispondiEliminain quest'epoca di caos dilagante e planetaria confusione delle coscienze, rifulge tuttora il card. Biffi:
"La prima misericordia di cui abbiamo bisogno è la luce impietosa della Verità".
MA LA CATEGORIA DEL PECCATO ESISTE ANCORA?
RispondiEliminaO E' RISERVATA SOLTANTO AL CD PECCATO SOCIALE?
riflessione magisteriale chiara ed efficace,
RispondiEliminama specialmente destinata a chi propala una sorta di glorificazione gratuita, indiscriminata e immediata per tutti, senza passare prima dalla Croce.
L'instrumentum laboris in vista del sinodo di ottobre è l'esatto contrario di ciò che richiede Gesù nell'esprimersi: "Il vostro parlare sia SI, SI, NO, NO, il resto che si aggiunge viene dal maligno".
RispondiEliminaSegnalo un`intervista al card. De Paolis:
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/esteri/2015/06/24/news/velasio_de_paolis_chi_sbaglia_va_corretto_la_dottrina_resta_chiara_-117580696/?rss
Leggo:
-Papa Francesco invita la Chiesa ad essere sempre più misericordiosa ed accogliente, e ad andare in soccorso di famiglie ferite e di chi chiede di essere aiutato senza guardare all'orientamento sessuale. Lei che ne pensa?
"Penso tutto il bene possibile su una Chiesa misericordiosa ospedale da campo. Tutti ne abbiamo bisogno, perché siamo tutti peccatori. Ma l'accoglienza e la misericordia non vanno mai date a discapito della verità. E poi, in ospedale ci si va per guarire, non per continuare a vivere nella malattia".
http://www.maurizioblondet.it/dove-un-governo-europeo-che-dica-gli-americani-di-smetterla-col-loro-delirio/
RispondiEliminahttp://www.maurizioblondet.it/in-medio-oriente-solo-hezbollah-difende-i-cristiani/
RispondiEliminaRicordo queste parole perenni del Card. Pacelli a Budapest, nel 1938:
RispondiElimina"Chi esplora le ultime e più profonde cause della miseria materiale e spirituale, che con pulsazioni sempre più agitate, con curve febbrili, impetuose, con sintomi sempre più angosciosi, tormenta l’umanità d’oggi, dovrà riconoscere, o almeno averne in qualche modo sentore, che alla sorgente più profonda e più nascosta delle cause di questa crisi senza esempi, sta fermentando e suppurando una denutrizione dell’anima, un’anemia dello spirito, una infezione morale incominciata da lungo tempo e continuata in mille forme manifeste e segrete, la cui guarigione, sicura e duratura, non si potrà trovare unicamente nei libri della sapienza e della scienza umana. Se non si riuscirà a riportare l’uomo d’oggi in una forma a lui adatta, che congiunga la verità alla carità, alle acque vive, alle quali si dissetarono le epoche di più viva fede; se non si riuscirà a fargli ritrovare, come individuo e come membro della umana società, l’adesione alle basi religiose del suo essere, ad assegnargli, nei molteplici rapporti della sua vita, un punto fermo morale, la cui osservanza è vigilata non solo dalle norme umane e dalla forza materiale, ma dalla maestà della legge di Dio, certo non si potrà più arrestare l’ulteriore slittamento lungo il piano inclinato, l’intimo processo di avvelenamento nell’ambito, appunto, individuale e sociale.
Dove, dilettissimi, esiste nella storia dell’umanità un’epoca che possa essere confrontata colla presente, per l’imponenza dei compiti che le sono posti, per la discordanza intorno alle vie da intraprendere, per il contrasto delle opinioni e dei sentimenti, per la ostinata passionalità delle controversie bellicose già scoppiate o incalzanti verso l’esplosione? Voler vincere o, anche soltanto, moderare nella loro essenza questi giganteschi, quasi diabolici dissidi nel piano e coi mezzi umani soltanto è un lavoro di Sisifo, all’idealismo del quale si potrà, è vero, tributare l’estimazione umana, ma che però è irrevocabilmente votato all’insuccesso."
La surrettizia contrapposizione tra la presunta misericordia della Nuova Chiesa e la sua presunta mancanza in quella dei precedenti duemila anni è stata inventata per svilire quest'ultima e giustificare qualsiasi nefandezza di quella Nuova. Nella vecchia Chiesa bimillenaria la verità accompagnata dalla misericordia, al netto delle umane variabili si capisce, era uno dei cardini.
RispondiEliminaPoi la Nuova Chiesa come si può constatare quotidianamente è tutt'altro che misericordiosa con chi non si genuflette ai suoi nuovi dogmi o osa manifestare dubbi sulla linea. Oltre tutto contraddicendo manifestamente se stessa: se tutte le religioni sono uguali perchè mai l'unica a non essere consentita è quella cattolica di sempre?
Miles
Fuori tema ma molto eloquente:
RispondiEliminahttp://www.lesobservateurs.ch/2015/01/19/italie-des-musulmans-detruisent-et-urinent-sur-la-statue-de-la-vierge-marie/
Per Caffara (e Biffi) vale il "Beati Monooculi, in terra coecorum", ma anche di loro, tutto si può dire, salvo che siano dei "tradizionalisti". Del resto penso che, nemmeno a loro farebbe piacere essere definiti così.
RispondiEliminaOT - Mons. Livieres in grave stato di salute. Preghiamo per lui!
RispondiEliminahttp://www.adelantelafe.com/monsenor-livieres-en-grave-estado-de-salud/
Le continue richieste di perdono fanno evidentemente parte di questo disegno, volto a destabilizzare completamente il Cattolicesimo preconciliare. Poi, sul fatto che Bergoglio ed i suoi siano inflessibili con chi dissente dal loro disegno, non c'è dubbio alcuno. Basta vedere che fine fanno coloro che osano parlare o scrivere contro i modernisti, o avanzare una qualsiasi critica al Vdr: vedansi De Mattei, Gnocchi, Palmaro (R.I.P.), Barra, Socci, Colafemmina, Quinto, i FF.II., ecc. Ma che forse Papa Ratzinger non venne mai criticato? altro che, e dallo stesso clero, con asprezza ed insofferenza evidenti. Eppure nessuno prese alcuna misura contro di loro. Alla faccia del nuovo corso della misericordia e del "giubileo della misericordia". Ma come si può prendere sul serio questo modo di fare?
RispondiEliminaDov'e' la verita' ?
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-sulla-cirinna-non-ce-spazio-per-compromessi-13057.htm
"Cristiani e musulmani, ciascuno secondo la rispettiva tradizione religiosa, guardano a Dio e si rapportano a Lui come la Verità. La nostra vita e la nostra condotta in quanto credenti dovrebbero rispecchiare tale convinzione."
RispondiEliminaCon Papa Francesco, vi auguriamo che i frutti del Ramadan e la gioia di ‘Id al-Fitr possano portare pace e prosperità, favorendo la vostra crescita umana e spirituale. "
Jean-Louis_Tauran ( Veritate et caritate )
Segnalo un fatto che mi sembra come minimo inquietante, per non dire di peggio, molto peggio. Ieri nella libreria della Facoltà Teologica di Milano ho scoperto l'esistenza di una raccolta di discorsi di papa Francesco, edita da Mondadori, quindi a larghissima diffusione, risalente al 2014 - XI ( novembre?) con una copertina che mi ha fatto prima sobbalzare, poi imbufalire. Si legge, scritto in grande: FRANCESCO e sotto, più in piccolo: SARÒ CON VOI FINO ALLA FINE DEL MONDO. Si tratta di un richiamo al passaggio conclusivo del vangelo secondo Matteo, 28, 19-20: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che ho comandato. Ecco, io sono con voi TUTTI I GIORNI, fino alla fine del mondo."
RispondiEliminaMi sembra evidente che nel testo evangelico "fino alla fine del mondo", accompagnato da "tutti i giorni" sia una DETERMINAZIONE DI TEMPO: da questo momento all'Apocalisse, cioè al ritorno di Cristo in gloria. Invece la ultracelebre frase "il papa venuto dalla fine del mondo" rappresenta una DETERMINAZIONE DI LUOGO: da un posto lontanissimo come è l'Argentina.
Ora, eliminando TUTTI I GIORNI si crea una ambivalenza fra il tempo e il luogo e ne nasce di fatto una sorta di identificazione fra Gesù Cristo e Francesco, che tende a diventare soggetto sottinteso della frase. Questo, credo, almeno nella mente dei semicolti. E' vero che san Francesco d'Assisi venne visto come "alter Christus" ( su questo anche il canto XI del "Paradiso"di Dante ); è pure vero che per alcuni, come Antonio Socci, padre Pio ( al secolo Francesco Forgione ) è il san Francesco del XX secolo, stigmatizzato come il primo per identificazione con il Crocifisso; ma si può accettare che il Francesco papa regnante sia tendenzialmente identificato con Gesù Cristo GIÀ IN VITA?
Non so se sperare di aver preso una cantonata oppure di aver fatto bene segnalando una tendenza inquietante; in ogni caso faccio appello all'acume critico di altri, esperti nel campo della filologia biblica, della linguistica, della
comunicazione. Mi sarei preso più tempo per intervenire se le notizie dirompenti non si susseguissero a tamburo battente.
Nel novecento, il Padre Matteo Liberatore scriveva:
RispondiElimina"Lo Stato dunque dalla Chiesa deve ricevere la suprema norma morale; e per conseguenza deve accettare essa Chiesa e riconoscerla, non quale a lui piace di considerarla, ma quale Iddio l'ha costituita, rispettando in lei per intero quei diritti e quelle prerogative, che il suo divin Fondatore volle impartirle". CONDIZIONE DELLA CHIESA RIMPETTO ALLO STATO (I),http://pascendidominicigregis.blogspot.com.br/2012/10/condizione-della-chiesa-rimpetto-allo.html
Nella Chiesa del Concilio sembra che è lei che riceve dallo Stato la norma morale. Esiste una confusione tra Chiesa e Stato, tra potere temporale e spirituale propria del manicheismo. Tra conservazione e progresso c'e da un lato l'adesione al potere spirituale e dall'altro la adesione al potere temporale. Tutti i progressiste sono la rappresentazione de potere temporale (Stato laico) nella Chiesa. La misericordia di Papa Francesco è simile a quella che il potere temporale concede all'aborto, all'unione omossessuale, ecc... è assurda.
T. 23:58 cita una parte del messaggio di quest'anno di Buon Ramadan, che chiamare abominevole è poco... Un cardinale di Santa Romana (?) Chiesa che trova il punto d'unione (assolutamente sballato) tra islam e cristianesimo nel dio Verità, rinnega apertamente nostro Signore Gesù Cristo... Questi non sanno più nemmeno cos'è la Verità e non se ne curano. Non esito a definire le loro menate "giochi sporchi" e a dire che non so quale fede professino.
RispondiElimina@ Con il Ramadan i mussulmani celebrano l'inzio delle "rivelazioni" di Maometto.
RispondiEliminaRagion per cui, se un cardinale augura loro "Buon Ramadan", buoni frutti spirituali da esso, e' come se implicitamente riconoscesse l'autenticita' di queste "rivelazioni" ossia la natura divina del Corano, che per i maomettani e' un archetipo celeste disceso dal cielo a Maometto per opera di un'entita' o "voce" che sarebbe stata quella dell'arcangelo Gabriele. Data la sua supposta origine "celeste" il Corano e' ovviamente ritenuto immodificabile, in ogni sua parte.
Sappiamo che la "rivelazione" di Maometto ossia il Corano e' del tutto anticristiano, a cominciare dalla sua esplicita negazione del dogma della SSma Trinita' e della natura divina di Cristo, per finire alle carnalita' del "Paradiso" islamico. Percio', un cardinale che lodi il Ramadan di fatto viola il primo Comandamento e si comporta da traditore della fede cattolica, come se stesse apostatando. PP
A proposito di auguri, oggi il vdr ha ricevuto una delegazione di buddhisti presentata da Tauran ed alla fine si è fatto in un certo senso 'benedire' col dono della sciarpa bianca.....circolano voci che abbia celebrato una messa in onore e memoria di Jan Hus alcuni giorni fa. Non so se avete visto le immagini della folla, impressionante, a Milano per la celebrazione della festa buddhista del Wesak, centinaia di migliaia lungo i navigli hanno paralizzato la città, mentre le processioni cristiane vanno pressoché disertate.......no comment.
RispondiEliminaanonimo 25 giugno 2015 14:55
RispondiEliminagià, ho visto Milano invasa per quella "festa delle luci" buddhista.
Sembravano davvero pecore senza pastore.
L'importante è che le carte "ben"-augurali messe sul naviglio fossero biodegradabili, ovviamente.
anonimo 25 giugno 2015 14:55
RispondiEliminap.s.
faccio notare che la "festa", mal-appaiata ad altre, è consigliata anche dalla Lucis trust
http://www.lucistrust.org/en/meetings_and_events/three_major_spiritual_festivals
ovviamente, secondo loro, la differenza tra Pasqua, wesak, e la festa dell'umanità, presentate come "conseguenti" una all'altra, dipende solo dall'esser scandite dalla luna piena in ariete, toro e gemelli. Pura witchcraft e massoneria.
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_giugno_25/notte-lanterne-ottantamila-darsena-ressa-equivoci-buddisti-d340c6f6-1b13-11e5-8694-6806f55cfc9e.shtml
RispondiEliminail popolo che mai sbaglia
@ Le folle alla festa buddista - il tradimento dei chierici - la lotta decisiva per la fede
RispondiEliminaNon ci sono piu' folle alle nostre processioni, e' vero. Non ci sono piu' nemmeno le processioni. Tra un po', continuando cosi', non ci saranno piu' nemmeno preti e suore. Non ci sara' piu' niente. Mi ricordo da bambino, in una citta' del Nord Italia, in un Veneto tanto diverso dall'attuale, quando c'era la processione del Corpus Domini. La citta' era in festa, le famiglie mettevano alle finestre e ai balconi i loro broccati piu' fini o comunque i copriletto o coperte piu' belli che avevano, passava lentamente il baldacchino che proteggeva l'ostensorio e c'era il vescovo che benediceva. Cose di piu' di sessant'anni fa. Ma perche' tanti sono diventati buddisti o hanno comunque apostatato? Di chi la colpa principale, se non dei chierici, del tradimento dei chierici, che hanno abbandonato la vera fede per comprometterla con i falsi valori delle altre religioni e del Secolo?
E' difficile non demoralizzarsi. Ma dobbiamo reagire, a cominciare da quei preti che ancora hanno mantenuto per Grazia di Dio la fede. Se non ora, quando, reverendissimi padri? Quando la mezzaluna sara' piantata sulla cupola di S. Pietro? Cosa aspettate a confutare pubblicamente i vostri confratelli laudatori delle false religioni? Quando penso ai tantissimi cristiani uccisi dai maomettani o ridotti in schiavitu', alle tante chiese distrutte nel corso dei secoli, al meridione d'Italia devastato per generazioni anche economicamente dalla pirateria musulmana (saracena o barbaresca), alla cristianita' mediorientale e africana sommersa dalla barbarie maomettana, e sento le lodi all'Islam di continuo profferte da questi cardinali, vescovi, preti, non si sa se per ignoranza o vigliaccheria, mi viene il sangue agli occhi. Dobbiamo reagire, si'. Una battaglia decisiva sara' il Sinodo di Ottobre. Bisogna impedire che il programmato tradimento della fede vi trionfi. Occorrono iniziative, anche popolari, e di vario tipo, sin da ora, perche' il clero deviato non riesca a portare a compimento i suoi infami disegni. Se il Sinodo fallira' negli scopi perversi che gli si sono voluti attribuire, quella sara' sicuramente una grande vittoria e una svolta. Il Sinodo e' la nostra linea del Grappa e del Piave. Se il nemico sara' ributtato indietro, da li' potra' cominciare la controffensiva.
"Carcasse tu tremble? tu tremblerais bien davantage si tu savais ou je te mene" (Turenne)
[Chiedo venia, non ho lo vocali accentate nella mia e-mail].
Conviene ascoltare la Santa Madre , umiliarsi e riparare alle nostre e alle altrui offese . Purtroppo satana non dorme mai !
RispondiElimina" Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, io Ti adoro profondamente e Ti offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli dei mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del Suo Cuore Santissimo e del Cuore Immacolato di Maria, Ti domando la conversione dei poveri peccatori."
Coraggio , umiliamoci e avanti con i Rosarii !