Pagine fisse in evidenza

mercoledì 16 settembre 2015

UN APPELLO. Confermare l’insegnamento della Humanae Vitae e della Veritatis Splendor.

Dal sito dell'Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân per la dottrina sociale della Chiesa
Gli studi e gli appelli, anche autorevoli oltre che 'dal basso', non sono mancati. Tuttavia finora non sembra siano stati presi in considerazione. Tutto dipenderà da coloro che parteciperanno alla imminente Assise sinodale; ma anche da chi saprà trarne le conseguenze in base a quanto emergerà.

15-09-2015 - di Stephan Kampowski e David S. Crawford
In vista del prossimo Sinodo sulla famiglia che inizierà il 4 ottobre 2015, cinquanta moralisti di fama internazionale hanno firmato un Appello che riportiamo qui in versione italiana. Qui si può leggere l’originale inglese pubblicato sulla rivista americana First Things e le firme dei sottoscrittori.
Il 23 giugno 2015 è stato pubblicato un Instrumentum laboris (“documento di lavoro”) approntato in vista della XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Esso affronta una gamma di argomenti legati al tema della famiglia scelto per il Sinodo. Nel suo paragrafo 137 un documento-chiave del Magistero moderno, l’enciclica Humanae Vitae, viene trattato in un modo che pone in discussione la forza di quell’insegnamento e al tempo stesso propone un metodo di discernimento morale che è decisamente non cattolico. Questo modo di affrontare il discernimento contraddice quanto finora insegnato dal Magistero della Chiesa circa le norme morali, la coscienza e il giudizio morale, suggerendo che una coscienza ben formata possa trovarsi in conflitto con le norme morali obiettive.

Nella nostra qualità di teologi morali e filosofi morali cattolici, avvertiamo il dovere di prendere la parola contro la distorsione dell’insegnamento cattolico che è implicita nel paragrafo 137 dell’Instrumentum laboris. Se avallato dal Sinodo, questo testo difettoso dell’Instrumentum laboris provocherebbe confusione fra i fedeli. Il paragrafo 137 dovrebbe essere pertanto soppresso e sostituito da un paragrafo che parli della coscienza in modo più preciso, che celebri la saggezza e la bellezza della Humanae Vitae e che aiuti i coniugi a comprendere che le grazie sono a loro disposizione per vivere il  piano di Dio riguardo al dono della sessualità.
LA NORMA MORALE
La traduzione ufficiale inglese dalla pagina web del Vaticano recita:
In relation to the rich content of Humanae Vitae and the issues it treats, two principal points emerge which always need to be brought together. One element is the role of conscience as understood to be God’s voice resounding in the human heart which is trained to listen. The other is an objective moral norm which does not permit considering the act of generation a reality to be decided arbitrarily, irrespective of the divine plan of human procreation. A person’s over-emphasizing the subjective aspect runs the risk of easily making selfish choices. An over-emphasis on the other results in seeing the moral norm as an insupportable burden and unresponsive to a person’s needs and resources. Combining the two, under the regular guidance of a competent spiritual guide, will help married people make choices which are humanly fulfilling and ones which conform to God’s will.
Se la traduzione inglese è molto ambigua, l’originale italiano è ancora più problematico:
Tenendo presente la ricchezza di sapienza contenuta nella Humanae Vitae, in relazione alle questioni da essa trattate emergono due poli da coniugare costantemente. Da una parte, il ruolo della coscienza intesa come voce di Dio che risuona nel cuore umano educato ad ascoltarla; dall’altra, l’indicazione morale oggettiva, che impedisce di considerare la generatività una realtà su cui decidere arbitrariamente, prescindendo dal disegno divino sulla procreazione umana. Quando prevale il riferimento al polo soggettivo, si rischiano facilmente scelte egoistiche; nell’altro caso, la norma morale viene avvertita come un peso insopportabile, non rispondente alle esigenze e alle possibilità della persona. La coniugazione dei due aspetti, vissuta con l’accompagnamento di una guida spirituale competente, potrà aiutare i coniugi a fare scelte pienamente umanizzanti e conformi alla volontà del Signore.
Mentre la traduzione inglese ammorbidisce la divisione implicita tra la coscienza e le norme in quanto parla di “two principal points”, la versione italiana irrigidisce la divisione parlando di “due poli”. Mentre la traduzione inglese parla di una “over-emphasis”, la versione originale parla del “prevalere” di un lato sull’altro. La lingua di lavoro del Sinodo l’anno scorso è stato l’italiano, perciò si può presumere che lo stesso avverrà questo anno. Indipendentemente da quale delle due versioni si usi, il paragrafo 137 non presenta correttamente né il ruolo della coscienza né lo statuto delle norme. La formulazione del paragrafo è profondamente ambigua e tende a dipingere la norma morale come estrinseca alle persone umane e alla vita buona che sono chiamate a vivere. Così facendo suggerisce che la norma sia esclusivamente negativa e, per così dire, coercitiva. Porre in tal modo l’accento sulla funzione proibitiva della norma equivale a ignorare il ruolo positivo svolto dalla norma nel promuovere la crescita personale del soggetto morale e la sua realizzazione nel bene. Poiché il passo non insegna che la norma stessa, in tutta la sua oggettività, rivela qualcosa di indispensabile per la bellezza e la bontà della vita umana ben vissuta, esso dà anche l’impressione che le norme morali potrebbero essere “un peso insopportabile, non rispondente alle esigenze e alle possibilità della persona”. 

Il modo in cui questo paragrafo presenta la norma morale non tiene conto di quanto si legge al n. 15 della Veritatis Splendor: “Gesù mostra che i comandamenti non devono essere intesi come un limite minimo da non oltrepassare, ma piuttosto come una strada aperta per un cammino morale e spirituale di perfezione, la cui anima è l’amore (cfr. Col 3:14)”. Interpretare la norma morale come qualcosa che stabilisce esclusivamente delle limitazioni estrinseche e potenzialmente in contrasto con il bene del soggetto morale, equivale a ignorare che Gesù Cristo insegna i comandamenti come qualcosa di pregno della pienezza di vita da Lui promessa.

Suggerire che il contenuto oggettivo di una norma morale possa essere “non rispondente alle esigenze della persona”, cosicché la conformità ai suoi comandamenti possa non promuovere il bene morale della persona, cioè il “bene della persona” (cfr. VS 50), è in contraddizione con la concezione cattolica della morale. La tesi secondo cui le norme morali possano anche non promuovere la felicità umana rispecchia una visione nominalistica e arbitraria della legge morale, visione secondo la quale un’azione è cattiva per l’unico motivo che è proibita. Una visione siffatta non corrisponde in alcun modo alla realtà della creazione di Dio. Va piuttosto affermato che, la legge morale, essendo corrispondente alla verità dell’atto creativo di Dio, esprime verità antropologiche in merito alla persona umana che non possono esser ignorate o violate senza ledere le nostre “esigenze e possibilità”, vale a dire senza far male a  se stessi. 

Sostenere che il contenuto oggettivo delle norme morali, così come si trova nelle Sacre Scritture e viene proposto dal Magistero, possa non corrispondere alle “possibilità” della persona, equivale a negare l’insegnamento esplicito, consolante e pieno di speranza del Concilio di Trento: “Nessuno poi, benché giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti; nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e condannata con la scomunica dai Padri, secondo la quale è impossibile all’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio. Dio infatti non comanda ciò che è impossibile, ma nel comandare ti esorta a fare tutto quello che puoi, a chiedere ciò che non puoi e ti aiuta perché tu possa; infatti ‘i comandamenti di Dio non sono gravosi’ (cfr. 1 Gv 5:3) e ‘il suo giogo è soave e il suo peso è leggero’ (cfr. Mt 11:30)” (sessione VI.11). Il paragrafo 137 dell’Instrumentum laboris non consiglia di affidarsi a Dio per trovare la forza di obbedire ai Suoi comandamenti, ma suggerisce invece che un agente morale potrebbe trovare un terreno intermedio sul quale bilanciare le “esigenze e possibilità” soggettive, percepite nel proprio discernimento, con il reale contenuto della legge morale. Così facendo, si perde completamente di vista il modo in cui il Concilio interpreta la grazia della redenzione di Cristo, riaffermato al capitolo II della Veritatis Splendor: “Perché non sia resa vana la Croce di Cristo.”

Il vero ministero pastorale non tenta di adattare la legge morale alle possibilità percepite dagli stessi coniugi (“gradualità della legge”), ma cerca piuttosto di accompagnarli in un cammino, magari lungo e arduo, di crescita morale, che la forza della grazia di Dio consente loro di intraprendere (“legge della gradualità”) (cfr. FC 34). La legge della gradualità sarà praticata dai confessori, i quali non dovranno mostrarsi severi con i coniugi che mancano ripetutamente di mantenersi fedeli al piano di Dio per la sessualità, ma invece avranno cura di incoraggiarli a ricercare con più ardore le grazie necessarie per ordinare opportunamente i loro desideri sessuali.
LA COSCIENZA
Non meno ambiguo e incompleto è il modo in cui il paragrafo 137 presenta la coscienza. Vi si legge infatti che la coscienza è “la voce di Dio che risuona nel cuore umano educato ad ascoltarla”.
Questa definizione sembra essere una distorsione del n. 16 di Gaudium et Spes, dove si legge: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa’ questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo”.
L’Instrumentum laboris manca di sottolineare che la coscienza si riferisce alla legge iscritta nel nostro cuore: è proprio questo il senso in cui va interpretata “la voce di Dio”. In materia di morale, la “voce” di Dio non dice una cosa a una persona e una cosa diversa a un’altra, e non parla mai contro una norma oggettiva insegnata dalla Chiesa.  Parlare di una voce di Dio che appaia scissa dalla legge morale, o che sembri mancare di ogni riferimento a questa, è grossolanamente inadeguato. È errato parlare di un polo soggettivo estrinseco alla legge e che con questa debba poi essere coniugato. 

Dagli errori contenuti nel paragrafo 137 sembra conseguire non semplicemente il rischio di “scelte egoistiche”, ma piuttosto un soggettivismo radicale nella nostra visione della vita morale, nella misura in cui la coscienza è scissa da quella illuminante presenza interna che è la legge morale. Una volta separata dalla legge, la coscienza stessa non è più un modo di trovarsi davanti a Dio. Invece, secondo questo modo di pensare, nella propria coscienza ci si trova soltanto davanti a se stessi. Il commento della Veritatis Splendor a Rm 2:14-15 esprime il modo in cui la coscienza rettamente intesa ci conduce alla presenza di Dio: “Secondo le parole di san Paolo, la coscienza, in un certo senso, pone l’uomo di fronte alla legge, diventando essa stessa ‘testimone’ per l’uomo: testimone della sua fedeltà o infedeltà nei riguardi della legge, ossia della sua essenziale rettitudine o malvagità morale” (VS 57). 

L’idea che la coscienza faccia intrinseco riferimento a una verità oggettiva sul bene è del tutto assente dal paragrafo 137. Presentando la coscienza come una facoltà soggettiva che sta in opposizione dialettica alla legge, l’Instrumentum laboris propone una concezione che è incompatibile con gli insegnamenti del Magistro della Chiesa e che sminuisce la dignità spirituale della persona umana in quanto persona capace di conformare le proprie azioni alla verità oggettiva. 
IL GIUDIZIO MORALE
In definitiva, secondo la logica del paragrafo 137 il giudizio morale non è più un giudizio della coscienza illuminato dalla legge, bensì la “coniugazione” di due poli, uno soggettivo e uno oggettivo. Dobbiamo sottolineare che tale coniugazione dei due elementi dialettici avviene senza alcun criterio. Se coscienza e legge sono i due poli che vanno coniugati, nessuno dei due può fornire criteri sul modo di coniugarli. Altrimenti detto, l’Instrumentum laboris sembra lasciar intendere che il criterio ultimo della morale sia arbitrario.

Né costituisce una soluzione a questa difficoltà il ricorso all’aiuto esterno da parte di una “guida spirituale competente”. Se è indubbio che una fedele direzione spirituale può arrecare molti benefici, in questo contesto il suggerimento di farvi ricorso non è che un modo di ammettere la mancanza di criteri (diversi dalla guida del direttore spirituale) su cui basare la decisione finale. Occorre sottolineare che pochi sposi hanno accesso abituale alla direzione spirituale. Ma l’aspetto ancor più fondamentale è che questa soluzione rende i coniugi dipendenti dal giudizio morale di esperti pastorali, e tale dipendenza contraddice la natura stessa della coscienza.

Una guida spirituale non avrà accesso ai criteri oggettivi più pienamente della coscienza ben formata (“educata ad ascoltare”), e la missione del direttore spirituale è di non suggerire né giustificare mai alcuna violazione della legge morale di Dio. Anzi la stessa enciclica Humanae Vitae insiste sulla necessità che coloro che guidano gli sposi non compromettano mai la verità: “Non sminuire in nulla la salutare dottrina di Cristo, è eminente forma di carità verso le anime” (HV 29). 

San Giovanni Paolo II, il Papa della Famiglia, ha chiarito come sia impossibile che una valutazione dei beni soggettiva e privata prevalga sui beni oggettivi: 
“Parlare di ‘conflitto di valori o beni’ e della conseguente necessità di compiere come una sorta di ‘bilanciamento’ degli stessi, scegliendo uno e rifiutando l’altro, non è moralmente corretto, e genera solo confusione nelle coscienze degli sposi”. 
Tuttavia, presentando il giudizio morale come un possibile conflitto fra coscienza e morale oggettiva, il paragrafo 137 cade nella fallacia denunciata da Veritatis Splendor 56: 
“Oltre al livello dottrinale e astratto, occorrerebbe riconoscere l’originalità di una certa considerazione esistenziale più concreta. Questa, tenendo conto delle circostanze e della situazione, potrebbe legittimamente fondare delle eccezioni alla regola generale e permettere così di compiere praticamente, con buona coscienza, ciò che è qualificato come intrinsecamente cattivo dalla legge morale. In tal modo si instaura in alcuni casi una separazione, o anche un’opposizione, tra la dottrina del precetto valido in generale e la norma della singola coscienza, che deciderebbe di fatto, in ultima istanza, del bene e del male. Su questa base si pretende di fondare la legittimità di soluzioni cosiddette ‘pastorali’ contrarie agli insegnamenti del Magistero e di giustificare un’ermeneutica ‘creatrice’, secondo la quale la coscienza morale non sarebbe affatto obbligata, in tutti i casi, da un precetto negativo particolare”.
L’enciclica di Giovanni Paolo II anticipa, per così dire, le formulazioni dell’Instrumentum laboris e il suo riferimento al peso che graverebbe sulle nostre “esigenze e risorse”: 
“La dottrina della Chiesa e in particolare la sua fermezza nel difendere la validità universale e permanente dei precetti che proibiscono gli atti intrinsecamente cattivi è giudicata non poche volte come il segno di un’intransigenza intollerabile, soprattutto nelle situazioni enormemente complesse e conflittuali della vita morale dell’uomo e della società d’oggi. [...] In realtà, la vera comprensione e la genuina compassione devono significare amore alla persona, al suo vero bene, alla sua libertà autentica. E questo non avviene, certo, nascondendo o indebolendo la verità morale, bensì proponendola nel suo intimo significato di irradiazione della Sapienza eterna di Dio, giunta a noi in Cristo, e di servizio all’uomo, alla crescita della sua libertà e al perseguimento della sua felicità” (VS 95).
Le formulazioni ambigue e imprecise del paragrafo 137 fanno pensare che si neghi l’esistenza di atti intrinsecamente cattivi. Il testo suggerisce che non vi siano norme morali dotate di validità assoluta, universale e immutabile che proibiscano sempre e senza eccezione gli atti intrinsecamente cattivi. In tal modo il testo sembra porre in questione la Tradizione della Chiesa e gli espliciti insegnamenti dell’enciclica Veritatis splendor (79-82; 115).
IL VERO CONTENUTO DELLA HUMANAE VITAE
Il paragrafo 137 presenta l’insegnamento della Humanae Vitae in un modo che consente un’interpretazione gravemente erronea del suo significato. L’Instrumentum laboris sintetizza l’enciclica sostenendo che essa insegna “l’indicazione morale oggettiva, che impedisce di considerare la generatività una realtà su cui decidere arbitrariamente, prescindendo dal disegno divino sulla procreazione umana”. 

L’espressione “su cui decidere arbitrariamente” induce a cadere nell’errore interpretativo di ritenere le pratiche contraccettive accettabili purché adottate per ragioni non “arbitrarie”. Malauguratamente, quest’espressione, specialmente alla luce delle altre idee espresse nel paragrafo, suggerisce che possano esservi altre ragioni, “non arbitrarie”, che in determinate circostanze consentirebbero l’uso della contraccezione. Di certo, il paragrafo avrebbe potuto essere più chiaro nel far capire che la Humanae Vitae non lo consente affatto (cfr. HV 11). L’enciclica Humanae Vitae insegna infatti che il piano di Dio per il rapporto sessuale coniugale “[esclude] ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione” (HV 14).

Infine, il paragrafo 137 è ben lungi dal promuovere la solida antropologia su cui il Beato Paolo VI, e San Giovanni Paolo II dopo di lui, hanno fondato il preciso insegnamento normativo della Chiesa: gli esseri umani sono fatti per amare e per essere amati. Di fatto, la contraccezione è incompatibile con l’amare e l’essere amati. Mediante l’uso dei contraccettivi non soltanto si rifiuta il significato procreativo dell’atto coniugale, ma si compromette radicalmente anche il suo significato di atto “unitivo” o di atto d’amore genuino (cfr. HV 12). Nelle sue Catechesi sull’amore umano (“teologia del corpo”), Giovanni Paolo II ha  svolto, sulla base delle Sacre Scritture, una difesa dell’insegnamento della Humanae Vitae fondata sul significato nuziale del corpo. L’atto sessuale è un atto di dono di sé che completa chi lo compie e l’altra persona, ed è intrinsecamente ordinato alla fecondità propria dell’amore coniugale. È triste che l’Instrumentum non attinga alla profonda teologia del corpo di Giovanni Paolo II, una teologia che rifiuta di considerare le norme morali oggettive in tensione con il bene umano o con una coscienza della bontà dell’atto coniugale.

Il paragrafo 137 parla della “ricchezza di sapienza” della Humanae Vitae, ma poi mina lo scopo centrale dell’enciclica stessa. Secondo l’intento dichiarato di Paolo VI (cfr. HV 4), e compiendo gli auspici del Concilio Vaticano II che auspicava un documento di questo genere (cfr. GS 51), la Humanae vitae punta a offrire nulla meno che un’interpretazione normativa della legge morale naturale.
CONCLUSIONI
Alla luce di quanto detto fin qui, noi crediamo che il testo dell’Instrumentum laboris contenga gravi difetti. Esso sembra porsi direttamente in contrasto con gli insegnamenti del Magistero contenuti nella Humanae Vitae e nella Veritatis Splendor. Il paragrafo 137 si presenta infatti come una spiegazione del significato della Humanae Vitae ma in realtà la svuota del suo insegnamento centrale. Non si tratta di un dettaglio secondario, bensì di una grave distorsione del contenuto fondamentale del documento di Paolo VI. Le inadeguatezze e le distorsioni contenute nell’Instrumentum laboris rischiano di avere conseguenze devastanti per i fedeli, che hanno diritto di conoscere la verità del depositum fidei. Infatti, se sarà avallato dal Sinodo, il paragrafo 137 seminerà confusione fra i fedeli. Questi ultimi non saranno indotti ad apprezzare e a vivere l’insegnamento bello e affermativo sulla sessualità che la Humanae Vitae presenta, e saranno confusi riguardo al rapporto fra coscienza e verità morale oggettiva. Ma in ultima analisi la loro confusione non si limiterà all’insegnamento della Humanae Vitae. Permettere che le formulazioni contenute nel paragrafo 137 entrino a far parte dell’insegnamento del Sinodo comporterebbe infatti di poter applicare la logica di questo testo anche ad altri ambiti in cui è in gioco l’insegnamento della Chiesa circa gli atti intrinsecamente cattivi, quali, ad esempio, l’aborto o l’eutanasia.

Non è la prima volta che accade. La mancata espressione del proprio fermo appoggio per l’insegnamento della Humanae Vitae da parte di tanti teologi e persino di molti vescovi e sacerdoti ci ha portato a decenni di disobbedienza all’insegnamento della Chiesa, e in tutti gli ambiti, non soltanto nella sfera sessuale. Il Sinodo rappresenta un’occasione per colmare tale lacuna. Il paragrafo 137 dovrebbe essere respinto e sostituito con una ferma affermazione dell’insegnamento della Humanae Vitae e con una chiara spiegazione del rapporto fra coscienza e norme morali oggettive, così come lo addita la Veritatis Splendor.

Dichiariamo quanto sopra nella nostra qualità di teologi e filosofi cattolici esperti di morale, desiderosi di dare un contributo alla riuscita del Sinodo. Possa quest’ultimo essere sempre guidato dalla verità. È la verità stessa che consente il dialogo, in quanto fornisce i giusti parametri entro i quali il dialogo può svilupparsi. Con il presente appello esercitiamo proprio la parresìa, la franchezza auspicata da Papa Francesco per lo svolgimento del Sinodo dei Vescovi. Cerchiamo inoltre di fare la nostra parte nel discernimento del bene morale al servizio della Chiesa e di tutti i fedeli (cfr. VS 113).

27 commenti:

  1. Ecco, poi ariva il vescovo Menichelli che con tranquilla sicumera dice che (cfr. Avvenire di oggi):

    "L’aiuto alle famiglie con persone che vivono una tendenza omosessuale: quali modalità potrebbero essere utilizzate per adeguati progetti pastorali?
    È sempre più pressante un compito educativo: educare all’affettività e alla sessualità che dà senso al vivere. Siamo in un tempo di grande smarrimento e sembrano essersi dissolte le dimensioni etiche che impegnano tutti gli orientamenti sessuali. Le persone vanno aiutate a raggiungere un equilibrio di ubbidienza e a celebrare la sessualità non nella sfinitezza autarchica, ma nell’armonia di tutta la persona. Questo impegno riguarda le persone vivono sia l’omosessualità, che l’eterosessualità. Sembra che siamo caduti in una sorta di rozzezza e di superficiali giudizi nei confronti delle persone. "

    Capito??? A parte l'orrida constatazione, che ormai non è una novità, che la neolingua è entrata definitivamente nella Chiesa, il peggio è che, come da copione, attraverso di essa è entrata nell'ecclesialese anche l'equiparazione tra sessualità naturale e contro natura.
    Se non ci fosse da piangere mi sbellicherei. Questo Menichelli supera perfino Galantino.

    humilitas

    RispondiElimina
  2. Può sembrare una ipotesi di fantascienza teologica, ma purtroppo forse non lo è, per quello che vediamo oggi. Se non mi sbaglio, un papa sotto ricatto non può agire come papa, ritorna alla condizione cardinalizia, come l'ha detto Pio XII nella sua famosa frase ai tedeschi che invadivano Roma; il dubbio è, se anche il collegio dei cardinali e dei vescovi è sotto ricatto, la Chiesa cattolica c'è ancora?

    RispondiElimina

  3. OT, ma molto eloquente sulla situazione globale
    http://www.maurizioblondet.it/putin-ha-sorpreso-i-nostri-dittatori-stolidi-ottusi/

    RispondiElimina
  4. Sfinitezza autarchica...modo elegante ed un po' oscuro per dire...masturbazione? Che fa sempre male, che uno sia omo o erero, quindi diamoci da fare con qualcun altro, uomo o donna poco importa?
    Ma se la smettessero di parlare di sesso, omo ed etero, e si occupassero della famiglia e basta. Oltre che naturalmente di Nostro Signore?
    Rr

    RispondiElimina
  5. @RR
    Il significato pare proprio quello che hai colto. Che roba che ci insegnano.
    "Sfinitezza autarchica" per la masturbazione è troppo ridicolo.

    comunque dice il vescovo:
    "Le persone vanno aiutate a raggiungere un equilibrio di ubbidienza e a celebrare la sessualità non nella sfinitezza autarchica, ma nell’armonia di tutta la persona. Questo impegno riguarda le persone vivono sia l’omosessualità, che l’eterosessualità."

    Quindi "l'equilibrio dell'obbedienza" non è nella sfinitezza autarchica/masturbazione, ma sarebbe "nell'armonia di tutta la persona." Si presta a infinite interpretazioni.
    Sta parlando anche di ricerca di più nascosti punti G?
    Di non limitarsi alla sfinitezza di un solo organo, ma di passare anche ad altri con più armonia? cioè masturbarsi meglio e più completamente "nell'armonia di tutta la persona"? vale anche per la mente e l'anima?

    E comunque l'espressione della "sfinitezza autarchica" racchiude anche la solita idea di chiusura, come quella di "chiesa chiusa" che si deve "aprire", "uscire".
    Così similmente, parrebbe, la sessualità va condivisa, anch'essa deve uscire, aprirsi, dialogare, andare alle periferie, accogliere.
    E lo ribadisce sia in versione etero sia in versione omo, senza alcuna preclusione.

    Davvero un'"evoluzione" della dottrina. E' andata talmente "avanti" che è diventata un'altra.

    RispondiElimina
  6. L'ipotesi del ricatto generale è assurda, ma è ancora più assurdo il fatto della negazione urbi et orbi da parte del vescovo di Roma di un dogma solennemente definito dal papa Benedetto XII (Dz 1002), e del sussequente silenzio da parte della generalità dei cardinali e dei vescovi, silenzio che dura già oltre 6 mesi. Per spiegare fatti assurdi ci vogliono ipotesi assurde. E sapiamo che per le omnipotenti lobby di oggi il ricatto di qualche migliaia di prelati sarebbe - senza parlare dei moltissiki che non hanno bisogno di ricatti - un gioco per bambini.

    RispondiElimina
  7. Humilitas cita Avvenire e Menichelli,io leggo diversamente quel passaggio.

    La domanda fa riferimento a famiglie CON ANCHE persone omo, non a famiglie DI SOLE persone omo.

    Una parte della risposta è chiara: "È sempre più pressante un COMPITO EDUCATIVO:EDUCARE all’affettività e alla sessualità che dà senso al vivere. Siamo in un tempo di grande smarrimento e sembrano essersi dissolte le dimensioni etiche che impegnano tutti gli orientamenti sessuali. Le persone vanno aiutate a raggiungere un equilibrio.. nell’armonia di tutta la persona."

    Altre parti sono contorte, vanno interpretate per i termini utilizzati.
    Come tradurre l'inciso omesso"di ubbidienza e a celebrare la sessualità non nella sfinitezza autarchica, ma)?
    Ubbidienza a chi? Celebrare (?) o vivere la sessualità!? Sfinitezza (Grave stato di debolezza o di prostrazione fisica o piuttosto spirituale, morale) autartica (libera, personale, autonoma)!?
    Anche il periodo successivo è mal formulato: io lo leggo così "Questo impegno riguarda tutte le persone, sia quelle che vivono l’omosessualità, che quelle che vivono l’eterosessualità."
    Infine pure la conclusione pare ermetica:
    "Sembra che siamo caduti in una sorta di rozzezza (volgarità) e di superficiali giudizi nei confronti delle persone".(Cioè,condanniamo il peccato,non manchiamo di rispetto al peccatore.

    Per me la chiave di lettura dell'intera intervista sono le parole in MAIUSCOLO.

    "La Chiesa non è chiamata a confrontarsi con un mondo che le piace, ma come Gesù Cristo è chiamata a stare nel mondo ponendovi dentro la profezia e il lievito del Vangelo. Ecco perché la Chiesa punta molto sulla FORMAZIONE."
    "Il rapporto con Dio è personale e la Chiesa oltre che EDUCARE e accompagnare, non credo che possa fare altro.
    E' Dio che opera nelle coscienze delle persone e che “misura” a suo modo le scelte dei suoi figli.

    RispondiElimina

  8. Anche questi sono il prodotto del concepimento del '68 ?

    RispondiElimina
  9. E lo ribadisce sia in versione etero sia in versione omo, senza alcuna preclusione.

    E certo, Josh, siamo noi che abbiamo le preclusioni, anzi le "clusioni" cioè le chiusure verso la sessualità in tutte le sue forme. Molti anni fa l'assistente del mio prof all'Università, mia correlatrice alla laurea, sposata e con due gemelli, durante un viaggio negli USA, forse ricordando esperienze della sua passata gioventù, mi chiese, tra il lusco ed il brusco (aveva bevuto un po') che ne pensavo dei rapporti omo (saffici). Rimasi stupita, ma quasi subito le risposi, allontanandomi da lei abbastanza decisamente e come per un riflesso, che io ero "straight", per dirla all'americana. -Come sei chiusa!- , fu la risposta. -Beh, meglio "chiusa che aperta" - (ovvio doppio senso). Sempre gli omo stuzzicano gli etero con la storia della "chiusura", del "rifiutarsi a nuove esperienze", "al dialogo", "alla comprensione"...Se lo fa un uomo con una donna timida, è perchè ha secondi fini, invece se lo fanno loro, sono puri ed onesti come acqua di fonte. Ma per piacere !
    Mi sa che la percentuale degli invertiti tra il clero attuale sta arrivando al 50%...

    RR

    RispondiElimina
  10. Come spesso avviene, sono d'accordo coi commenti di Rr. Capperi, la sfinitezza autarchica non l'avevo capita in quel senso, però. Adesso che ho inteso anche questa possibile interpretazione, l'interrvento di Menichelli mi fa ancora più ribrezzo.
    Ettore: lei è troppo soft: quando un vescovo parla al popolo, attraverso un'intervista, non deve costringere i lettori a complicate esegesi, per farsi capire, good grief, uno dovrebbe leggere e comprendere almeno grosso modo che cavolo ha detto il prelato. O il pastore suddetto è affetto da forme gravi di difficoltà di comunicazione, o lo fa apposta per pavoneggiarsi con parole assurde e suonare "moderno" e "aperto", nella logica del parla parla che così confondiamo le idee.
    Ribadisco, Galantino docet. Dio ci guardi da simili pastori.
    humilitas

    RispondiElimina
  11. Come'era la canzone stupidella, col papa nero, tanti anni fa?
    Beh, Dio benedica il cardinal Sarah. Se solo fosse lui quello vestito di bianco...

    http://www.iltimone.org/33642,News.html

    RispondiElimina
  12. Ah, dimenticavo, nell'esegesi del vescovone va dentro anche questo imperdibile concetto,
    "le dimensioni etiche che impegnano TUTTI gli orientamenti sessual".
    Come dire, sodomizzatevi pure basta che lo facciate con affetto? ETICA nei rapporti OMO??????
    Io davvero mi chiedo come si faccia a dire certe cose.
    humilitas

    RispondiElimina
  13. Vraiment excellent, l'article de Blondet signalé par l'anonyme de 12:28.

    Le bon sens, l'intérêt bien compris finiront-ils pas prévaloir ?
    Souvent, "Quos vult perdere Jupiter dementat"…
    Souvent, mais pas toujours…
    Alors prier, prier sans relâche.

    "Demandez, et l'on vous donnera ; cherchez, et vous trouverez ; frappez, et l'on vous ouvrira…"

    RispondiElimina
  14. Humilitas,
    sconvolgiti di più: ormai gli orientamenti sessuali includono:l'eterosessualità, l'omosessualità maschile e femminile, la bisessualità, il transgender, l'agender, la pedofilia, in particolare la pederastia, la zoofilia, la necrofilia, ecc.
    Tutti sono impegnati in dimensioni etiche ???
    Ma del resto chi siamo noi per giudicare ?

    RR

    RispondiElimina
  15. Vraiment excellent, l'article de Blondet signalé par l'anonyme de 12:28

    Sono perfettamente d'accordo.
    Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che ci segnalano testi interessanti che potrebbero sfuggirci non avendo modo, ovviamente, di esplorare più di tanto.

    RispondiElimina
  16. Son felice di non leggere più Avvenire, anche quando me lo regalano, dato che ci si può imbattere in articoli come quello che riporta le esternazioni del vescovo (?) Menichelli, che mi danno la nausea solo alle prime battute. Dice bene Luis Luiz "se anche il collegio dei cardinali e dei vescovi è sotto ricatto, la Chiesa cattolica c'è ancora?" Risponderei forse, può darsi, ma non certo a Roma o nei vescovati, o nella maggior parte delle parrocchie. Sacerdoti coraggiosi non se ne vedono (a tutti i livelli della gerarchia),laici sì, invece, forse perché non tutti sono ricattabili, o opportunisti e carrieristi. Questo mi fa ricordare le prole pronunciate dalla Madonna in diverse Sue recenti apparizioni "Stavolta a Chiesa la salveranno i laici". Ave Maria !

    RispondiElimina
  17. le corbellerie continuano

    https://www.lifesitenews.com/news/german-synod-father-wants-private-blessing-for-gay-unions-says-adultery-can

    RispondiElimina
  18. Mein Gott, più che Bode, questo vescovaccio crucco, è Böse.
    humilitas

    RispondiElimina
  19. Josh,
    ormai e' una gara a chi le spara piu grosse, e sempre" Cicero pro domo sua".
    Sembra che se non si fanno intervistare almeno una volta a settimana, muoiano.
    Neanche gli attori di Hollywood sono cosi "attention-seekers"!
    RR

    RispondiElimina
  20. @ Rosa
    ...e perché no, anche la coprofilia: gira voce che un noto cantante Italiano (sinistro) se ne bei... :(

    RispondiElimina
  21. Dal link segnalato da Josh:

    "una relazione adulterina potrebbe essere più in linea con la visione cattolica del matrimonio di un matrimonio sacramentale vero e proprio".
    E questo Bode è ancora Vescovo della Chiesa Cattolica?

    A quando il ripristino di roghi sulla pubblica piazza?

    RispondiElimina
  22. Il Patriarca di Venezia, Moraglia, ha detto che "i credenti sono chiamati ad accogliere", ovviamente i clandestini, magari terroristi, ladri, stupratori, ecc.). Ciliegina sula torta: arriva adesso la notizia che a Filadelfia hano arrestato un giovane terrorista che preparava un attentato a Bergoglio in occasione del suo prossimo viaggio negli USA. E noi dovremmo metterci in casa gente che non conosciamo? ma siamo tutti matti? o lo sono diventati loro? o sono in malafede? collusi con il mondialismo massonico?

    RispondiElimina
  23. Articolo di Rorate Coeli:

    http://rorate-caeli.blogspot.com/2015/09/breaking-news-kasper-danneels-schonborn.html

    Tradotto da Benoît et moi:

    http://benoit-et-moi.fr/2015-II/actualite/la-liste-des-peres-synodaux-.html

    Osservo che fra i partecipanti al Sinodo,per nomina papale, figurano a parte Kasper, Maradiaga, Schönborn, e altri partigiani della Comunione ai divorziati risposati, e qualche rappresentante dell`ala "conservatrice", il teologo di Bergoglio Tucho Fernandez e p. Spadaro, da che parte stiano inutile specificarlo, non ci saranno il card. Burke e mons. Léonard, al posto di quest`ultimo sarà presente Bonny, l` amico dei lgbt, e noto per le sue esternazioni ereticheggianti, Ma Bonny non sarà il solo ad essere in odore di eresia in quel Sinodo.

    Gagliarducci, in un articolo leggibile su Benoît et moi, dice che non ci sarà nessuna`esortazione postsinodale, ne sapete qualcosa?

    RispondiElimina
  24. http://www.corrispondenzaromana.it/le-profezie-di-nostra-signora-del-buon-successo/

    RispondiElimina
  25. Ho dimenticato fra i scelti da Bergoglio...Danneeels, ho bisogno di ricordare chi egli sia?
    A che titolo Danneels parteciperà ad un Sinodo sulla famiglia, quali le sue competenze, quali i suoi meriti?
    Con le vicende che lo hanno coinvolto in un passato non remoto la sua presenza è per lo meno sorprendente.

    RispondiElimina
  26. Cara Luisa, ma non è stato sorprendente vedere al CV II, a legiferare, elementi come De Lubac, Chenu, Congar, Frings (con periti dello stampo del giovane Ratzinger, poi) ? già allora i papi conciliari iniziarono l'offensiva alla Chiesa preconciliare, al suo magistero, alla sua tradizione, a tutti i papi e i martiri di due millenni di storia cristiana. Cosa c'era da aspettarsi, quindi?
    ....

    RispondiElimina
  27. L’abolizione della doppia conforme porterà ad abusi da parte dei singoli Vescovi? Chi ci dice che il Vescovo non ceda a pressioni (come nel caso storico di Enrico VIII che faceva leva sul Card. Wolsey) o, peggio, che l’Episcopato indubbiamente progressista non sciolga matrimoni validi, rati e consumati senza un organo superiore che controlli la corretta amministrazione della giustizia in accordo con la Veritá? Una situazione analoga di disordine si era creato proprio in Polonia come spiega Benedetto XIV nella Enciclica “Magnae Nobis” e, proprio per questo, si era convinto della necessità imprescindibile della doppia conforme.

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.