Dall'articolo pubblicato oggi da Sandro Magister [qui], riprendo di seguito, tradotta integralmente, la presa di posizione del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, atteso in Vaticano per un confronto diretto con papa Francesco, dopo il suo ritorno da Cuba e dal Messico.
La Dichiarazione congiunta scaturita dall'incontro tra il Papa e il Patriarca russo, documento inteso già in partenza non come teologico ma come essenzialmente socio-politico, tocca tanti punti chiave dello scenario internazionale e delle gravi problematiche ul tappeto, sulle quali la Chiesa non può mancare di far sentire la sua voce. Questo è uno dei molti ambiti sui quali è prevalsa la visione del Patriarca Kirill. Meno felicemente rispetto ad altri...
La Dichiarazione congiunta scaturita dall'incontro tra il Papa e il Patriarca russo, documento inteso già in partenza non come teologico ma come essenzialmente socio-politico, tocca tanti punti chiave dello scenario internazionale e delle gravi problematiche ul tappeto, sulle quali la Chiesa non può mancare di far sentire la sua voce. Questo è uno dei molti ambiti sui quali è prevalsa la visione del Patriarca Kirill. Meno felicemente rispetto ad altri...
“Due mondi paralleli"
Intervista con Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk
L'incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill si è concluso con la firma di una dichiarazione congiunta, che ha suscitato reazioni contrastanti da parte dei cittadini e degli esponenti della Chiesa di Ucraina.
Sua Beatitudine Sviatoslav [Shevchuk], capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha condiviso con noi le sue impressioni sull'incontro in generale e sul documento in particolare.
D. – Beatitudine, la preghiamo di condividere con noi le sue impressioni sull'incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill. Che cosa può dire della dichiarazione comune che hanno firmato?
R. – Sulla base della nostra esperienza, maturata in molti anni, possiamo dire che quando il Vaticano e Mosca organizzano incontri o firmano testi congiunti, è difficile aspettarsi qualcosa di buono. In primo luogo vorrei dire qualcosa sull'incontro del Santo Padre con il patriarca Kirill, e poi commentare il testo della dichiarazione.
Si nota subito, soprattutto dai loro commenti dopo l'incontro, che le due parti si ponevano su due piani completamente diversi e perseguivano obiettivi diversi.
Sua Santità papa Francesco ha vissuto questo incontro soprattutto come un evento spirituale. Ha aperto il suo intervento osservando che noi, cattolici e ortodossi, condividiamo uno solo battesimo. Nell'incontro ha cercato la presenza dello Spirito Santo e ha ricevuto il suo sostegno. Ha sottolineato che l'unità delle Chiese può essere raggiunta quando camminiamo insieme sulla stessa strada.
Dal patriarca di Mosca si è intuito subito che non c'entravano lo Spirito, o la teologia, o le questioni religiose attuali. Niente preghiera comune, l'accento posto su espressioni solenni riguardanti "il destino del mondo", e l'aeroporto come un ambiente neutrale, cioè non ecclesiale. L'impressione era che stavano in due mondi paralleli. Queste due realtà parallele si sono incrociate nel corso di questo incontro? Non lo so, ma secondo le regole della matematica, due linee parallele non si intersecano.
Mi sono trovato a provare ammirazione autentica, rispetto, e un certo timore reverenziale per l'umiltà di papa Francesco, un vero "servo sofferente di Dio", che cerca una cosa sola: dare testimonianza al Vangelo di Cristo davanti all'umanità di oggi, essere nel mondo ma rimanere di Cristo, avere il coraggio di essere "non di questo mondo."
Così, vorrei invitare tutti a non precipitarsi a giudicarlo, a non fermarsi al livello di coloro che si aspettano solo effetti politici da questo incontro e vogliono a tutti i costi piegare un umile papa ai loro piani umani. Se non entriamo nella realtà spirituale del Santo Padre e non discerniamo assieme a lui l'azione dello Spirito Santo, resteremo in prigionia del principe di questo mondo e dei suoi seguaci. E così, per noi, questo diventerà un incontro che è capitato, ma non si è verificato davvero.
A proposito del testo della dichiarazione firmata congiuntamente, in generale è positivo. Solleva questioni che preoccupano sia i cattolici che gli ortodossi, e apre nuove prospettive per una cooperazione. Incoraggio tutti a cercare questi elementi positivi. Tuttavia, i punti che riguardano in generale l'Ucraina, e in particolare la Chiesa greco-cattolica ucraina, sollevano più domande che risposte.
È stato reso noto ufficialmente che questo documento è frutto dello sforzo congiunto del metropolita Hilarion (Alfeyev) dal lato ortodosso e del cardinale Koch con il pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani dal lato cattolico. Per un documento che era inteso come non teologico, ma essenzialmente socio-politico, è difficile immaginare una squadra più debole di quella che ha redatto questo testo.
Il citato pontificio consiglio è competente in campo teologico dei rapporti con le varie Chiese e comunità cristiane, ma non è esperto in materia di politica internazionale, in particolare in materie così delicate come l'aggressione della Russia in Ucraina. E così l'impronta voluta per il documento è andata al di là delle loro capacità.
Ciò è stato sfruttato dal dipartimento degli affari esteri della Chiesa ortodossa russa, che è in primo luogo lo strumento della diplomazia e della politica esterna del patriarcato di Mosca.
Vorrei far notare che, come capo di questa nostra Chiesa, io sono un membro ufficiale del pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, nominato già da papa Benedetto. Tuttavia, nessuno mi ha chiamato a esprimere i miei pensieri e quindi, in sostanza, come era già accaduto in passato, hanno parlato di noi senza di noi, senza darci una voce.
Forse il nunzio apostolico potrà aiutarmi a capire i "punti oscuri" in questo testo e a spiegarmi la posizione del Vaticano nei punti in cui, a nostro avviso, non è chiaramente formulata.
D. – Tuttavia, il paragrafo 25 della dichiarazione parla con rispetto dei greco-cattolici, e la Chiesa greco-cattolica ucraina è sostanzialmente riconosciuta come soggetto di relazioni interecclesiali tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse.
R. – Sì, lei ha ragione. Sembra che essi non contestino più il nostro diritto ad esistere. Ma in realtà, per esistere e agire non siamo obbligati a chiedere il permesso a nessuno.
Qui la novità enfatizzata è che la dichiarazione di Balamand del 1993, che il metropolita Alfeyev ha utilizzato finora per negare il nostro diritto ad esistere, viene ora utilizzata per affermarlo. Facendo leva sul rifiuto dell'"uniatismo" come metodo di unione tra le Chiese, Mosca ha sempre chiesto al Vaticano un divieto virtuale della nostra esistenza e la limitazione delle nostre attività. Inoltre, questo requisito era sempre stato posto come condizione, nella forma di un ultimatum, per la possibilità di un incontro tra il papa e il patriarca.
In passato, siamo stati accusati di "espansione sul territorio canonico del patriarcato di Mosca", mentre ora il nostro diritto di cura dei nostri fedeli, ovunque si trovino nel bisogno, è riconosciuto. Suppongo che questo valga anche per la Federazione russa, dove oggi non abbiamo alcuna possibilità di esistenza libera e legale, o sul territorio annesso della Crimea, dove veniamo "ri-registrati” in conformità con la legislazione russa e siamo di fatto annientati.
Questo cambiamento di accento è sicuramente positivo, anche se in sostanza nulla di nuovo è stato detto. Il riconoscimento che "ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliazione e di forme reciprocamente accettabili di convivenza" è incoraggiante. Abbiamo parlato di questo per lungo tempo, e sia il cardinale Myroslav Ivan Lubachivsky che Sua Beatitudine Lubomyr [Husar] hanno fatto spesso appello ai nostri fratelli ortodossi con simili parole, ma non arrivava nessuna risposta. Spero che saremo in grado di migliorare i rapporti bilaterali con la Chiesa ortodossa ucraina, muovendo in questa direzione senza interferenze da parte di Mosca.
D. – Quale commento farebbe lei a questa affermazione: "Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto”?
R. – In generale, vorrei dire che il paragrafo 26 della dichiarazione è il più discutibile. Si ha l'impressione che il patriarcato di Mosca rifiuti ostinatamente di ammettere che svolge una parte del conflitto, cioè che sostiene apertamente l'aggressione della Russia contro l'Ucraina e per di più benedice le azioni militari della Russia in Siria come una "guerra santa", oppure stia facendo appello prima di tutto alla propria coscienza, invitando se stesso alla stessa prudenza, solidarietà sociale e costruzione attiva della pace.
Non lo so! La stessa parola "conflitto" qui è oscura e sembra suggerire al lettore che abbiamo un "conflitto civile" piuttosto che un'aggressione esterna da uno Stato confinante. Oggi, è ampiamente riconosciuto che se dei soldati non fossero inviati dalla Russia sul suolo ucraino e non fossero fornite armi pesanti, e se la Chiesa ortodossa russa, invece di benedire l'idea del "Russkiy Mir", del "mondo russo", sostenesse l’Ucraina nello sforzo di consolidare il controllo dei propri confini, non ci sarebbe né alcuna annessione della Crimea né alcuna guerra. È proprio questo tipo di solidarietà sociale con il popolo ucraino e una costruzione attiva della pace che ci aspettiamo dai firmatari del presente documento.
Vorrei esprimere alcune riflessioni sulla frase che incoraggia le Chiese in Ucraina "a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto". Le Chiese e le organizzazioni religiose in Ucraina non hanno mai sostenuto la guerra, e hanno operato costantemente per la pace sociale e l'armonia. Basterebbe prestare un po' di attenzione agli argomenti presenti negli appelli del consiglio pan-ucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose di questi ultimi due anni.
Invece, l'appello a non partecipare alle proteste e a non sostenere lo sviluppo del conflitto per varie ragioni mi ricorda fortemente le accuse del metropolita Hilarion, che ha attaccato le posizioni degli "ucraini scismatici e uniati", in pratica accusando noi di essere la causa della guerra nell’Ucraina orientale, e allo stesso tempo giudicando la nostra posizione civica, che si basa sulla dottrina sociale della Chiesa cattolica, come sostegno a una sola delle "parti partecipanti al conflitto."
A questo proposito, tengo a precisare quanto segue. La Chiesa greco-cattolica ucraina non ha mai sostenuto né promosso la guerra. Tuttavia, abbiamo sempre sostenuto e sosterremo il popolo dell'Ucraina!
Non siamo mai stati dalla parte dell'aggressore; siamo rimasti invece con la nostra gente quando era in piazza Maidan e quando era uccisa dai fautori del "Russkiy Mir".
I nostri preti non hanno mai preso le armi, al contrario di quanto è successo dall'altra parte. I nostri cappellani, come costruttori di pace, soffrono il freddo gelido assieme ai nostri soldati al fronte e con le loro stesse mani trasportano i feriti dal campo di battaglia, asciugano le lacrime delle madri che piangono per i loro figli morti.
Ci prendiamo cura dei feriti e di coloro che hanno sofferto a causa dei combattimenti, a prescindere dalla loro origine nazionale e dalle loro credenze religiose o politiche.
Oggi più che mai, le circostanze sono tali che la nostra nazione non ha altra protezione e rifugio, tranne che dalla sua Chiesa. È proprio la coscienza pastorale che ci chiama ad essere la voce del popolo, per risvegliare la coscienza della comunità cristiana globale, anche quando questa voce non è capita o è ignorata dai leader religiosi delle Chiese d'oggi.
D. – Beatitudine, il fatto che il Santo Padre abbia firmato un documento così oscuro e ambiguo non minerà il rispetto che i fedeli della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno per lui, dato che l'unità con il successore di Pietro è parte integrante dell’identità di questa Chiesa?
R. – Indubitabilmente questo testo ha causato profonda delusione tra i molti fedeli della nostra Chiesa e tra i cittadini coscienziosi dell'Ucraina. Oggi, molti hanno preso contatto con me su questo e mi hanno detto che si sentono traditi dal Vaticano, delusi dalla natura di mezza verità di questo documento, che vedono come un appoggio indiretto della Sede Apostolica all'aggressione russa contro l'Ucraina.
Posso certamente comprendere questi sentimenti. Tuttavia, incoraggio i nostri fedeli a non drammatizzare questa dichiarazione e a non esagerare la sua importanza per la vita della Chiesa. Abbiamo sperimentato ben di più di simili dichiarazione, e sopravviveremo pure a questa.
Dobbiamo ricordare che la nostra unità e piena comunione con il Santo Padre, il successore di Pietro, non è il risultato di un accordo politico o di un compromesso diplomatico, o della chiarezza del testo di una dichiarazione comune. Questa unità e comunione con il Pietro di oggi è una questione di fede. È a lui, a papa Francesco, e a ciascuno di noi oggi, che Cristo dice nel Vangelo di Luca: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli".
È per questa unità con la Sede Apostolica che nel ventesimo secolo i martiri e confessori della fede della nostra Chiesa hanno dato la loro vita, sigillandola con il loro sangue. Mentre commemoriamo il settantesimo anniversario dello pseudo-sinodo di Leopoli, cerchiamo di trarre da loro la forza di questa testimonianza, del loro sacrificio che, ai nostri giorni, a volte sembra essere un ostacolo, una pietra che i costruttori delle relazioni internazionali spesso rigettano. Eppure, è proprio questa pietra di Cristo della fede di Pietro che il Signore farà la pietra angolare del futuro di tutti i cristiani. E sarà “una meraviglia ai nostri occhi".
(Intervista raccolta in lingua ucraina da padre Ihor Yatsiv)
Capisco la persistenza della memoria, l'incapacità di leggere le provvidenziali evoluzioni della storia (il cristiano Putin non è il comunista Stalin) persino l'astio e il rancore della chiesa uniate per le passate persecuzioni sovietiche. Ma le parole di costui sono sorprendenti, a dire poco.
RispondiEliminaProviamo a ricordare e sintetizzare:
1) Kiev è il cuore storico e religioso della Rus'. Lì è nata e si è sviluppata. L'Ucraina è, almeno parzialmente, una costruzione storica relativamente recente. In particolare, l'est del paese e la Crimea sono abitate, in stragrande maggioranza, da popolazioni russe;
2) la strategia della NATO (rectius, degli USA) di "espansione verso est" (paesi baltici, Polonia, Bulgaria eccetera, di cui i tentativi di "arruolamento forzato" dell'Ucraina fanno parte) è una violazione degli accordi Nato-Russia conseguenti alla riunificazione tedesca. All'epoca, la NATO s'impegnò a non espandere l'alleanza verso est;
3) l'attuale governo ucraino è illegittimo, perché frutto di un colpo di stato violento fomentato e attuato dalla CIA, dalle potenze occidentali, dalle lobby mondialiste come quella di Soros;
4) a seguito del golpe filo-occidentale, sono iniziate persecuzioni da parte dell'Ucraina verso i russi, i russofili o semplicemente i dissidenti, dell'est e dell'ovest del Paese, non favorevoli alla brutale "occidentalizzazione" dell'Ucraina. Più di un centinaio di manifestanti anti-Nato vennero bruciati vivi in un edificio di Odessa, numerosi i deputati "non allineati" aggrediti, alcuni uccisi, così come numerosi giornalisti. Le autonomie, in precedenza riconosciute all'est russo, abolite.
5) in questo contesto, dopo numerosi tentativi di accordo pacifico andati falliti per l'intransigenza "occidentalista", l'est russo e la Crimea si sono sollevate in armi, legittimamente. Le milizie locali hanno sconfitto il demotivato esercito ucraino, pur addestrato e pesantemente armato dagli USA e hanno liberato l'est e la Crimea.
6) la NATO e gli USA hanno posto in essere decine di azioni di disinformazione, provocazione e "false flag, come l'accusa ai filo-russi di aver abbattuto un aereo di linea, probabilmente colpito invece dall'aviazione ucraina;
7) la Crimea, dopo un regolarissimo plebiscito, è stata annessa alla Russia. L'occidente non ha riconosciuto tale annessione. Perché il presunto "diritto all'autodeterminazione dei popoli" deve valere per il Kossovo, che non è mai stata albanese ed è storicamente terra serba, e non per la Crimea, terra russa dal '700?
8) la Russia ha aiutato le regioni dell'est con volontari, aiuti umanitari, forse armi? E allora? So what? Perfettamente legittimo, anzi doveroso nei confronti dei loro fratelli russi. Pertanto, non vi è alcuna "aggressione" russa all'Ucraina: al contrario è l'Ucraina ad aver aggredito le minoranze russe e i dissidenti. Inoltre l'occidente mette a rischio la pace con le sue continue provocazioni contro la Russia, come insegna ciò che sta avvenendo in Siria;
9) una fragile tregua tra le parti è stata sottoscritta a Minsk. La Russia e le regioni secessioniste l'hanno rispettata, l'Ucraina no: continuano le sue provocazioni militari contro le regioni liberate;
10) la chiesa uniate, e l'intervista lo dimostra, si è vergognosamente schierata con l'occidentalismo e il mondialismo. Perché? Perché ha provocatoriamente spostato la sua sede primaziale da Leopoli a Kiev, la cui regione non è mai stata uniate? Perché, oltre ad alcune richieste forse legittime, rivendica aggressivamente la "restituzione" di chiese, edifici e parrocchie che mai sono stati suoi?
Il fatto che sia cattolica non m'impone di darle ragione a tutti i costi. Amicus Plato sed magis amica veritas.
Credo che sua Beatitudine si sbagli di grosso sul VdR. Se Kirill è un "politicante"; Bergoglio non lo è da meno. Solo che i suoi (o dei suoi burattinai) scopi politici sono diversi da quelli di Kirill.
RispondiEliminaDi Spirito Santo, poi, eviterei di parlare, perché "non nominare il Nome di Dio invano": Non credo proprio che su quell'aeroporto di Cuba aleggiasse lo Spirito Santo. E tanto meno nel testo della dichiarazione congiunta.
Quando andrà a Roma, Sua Beatitudine sarà trattato benissimo, sarà rincuorato e riconfortato: Ortodosso con gli Ortodossi, Ebreo con gli Ebrei, Protestante con i Protestanti, ecc.ecc. Fossi in lui, cercherei direttamente un accordo politico (che di fede non può certo esserci) o con Kirill o con Putin, smettendola di appoggiare un governo golpista, mafioso e, nel suo intimo essere, anticattolico.
RR
Uno dei tanti Anonimi ripropone a più riprese, a giorni alterni, il link di un sito sedevacantista. Oggi torna alla ricarica dicendo che non ci si riconosce.
RispondiEliminaEbbene, nemmeno io....
Silente, d' accordissimo.
RispondiEliminaVoglio raccontare un fatto: mia figlia in IV elementare ebbe un compagno "ucraino", arrivato da pochi mesi in Italia. Il nonno ed il padre avevano un regolare permesso di soggiorno, la mamma no, lui sì, perché ricongiunto al padre. La mamma, chissà perché, aveva trovato più lungaggini nel disbrigo delle pratiche. Erano una coppia affiatata e simpatica. Dopo un po' la madre cominciò ad essere meno riservata, le faceva piacere parlare con me, perché era laureata in scienze sanitarie (qui lavorava come badante, ma sperava in un posto come assistente sanitaria in qualche ambulatorio), e perché io conoscevo un po' la storia dell' Ucraina. Bene: loro erano russi, di genitori russi, nonni russi, ecc.ecc. NON arrivati in Ucraina dopo l' Holodomor, ma sempre vissuti li, vicino a Kiev, dai tempi degli Zar. Dall'indipendenza dell'Ucraina dalla Russia, dopo crollo dell' URSS, loro avevano dovuto ucrainizzare il cognome ed i nomi, usare l' ucraino e mai più il russo, e si sentivano stranieri in patria.
Tra di loro, chiamavano il bambino "Vassilii", com' è in russo, e non "Basil", come ufficialmente a scuola, perché così in Ucraino.
Simpatizzavo molto con loro, mi ricordavano altri, che si erano trovati stranieri in patria in un amen.
Come ho già scritto, la storia religiosa e politica dell'Europa dell'Est è molto complicata, e noi "occidentali" non dovremmo immischiarci. Gli Americani, poi, men che meno.
Tanto Putin non lo buttano giù con un colpo di stato.
RR
Aleppo, le bombe ignorate dai media
RispondiEliminaAleppo è sotto assedio da anni; ma non da parte del governo, bensì delle formazioni anti-regime, che oltre a bombardarla continuamente tolgono acqua ed elettricità. Un assedio a cui, stranamente, i media occidentali non hanno dedicato grande attenzione, a dispetto delle sofferenze terribili a cui era sottoposta la popolazione civile.
http://www.lastampa.it/2016/02/16/blogs/san-pietro-e-dintorni/aleppo-le-bombe-ignorate-dai-media-CKrWSPIchcupvcuyxxQS5L/pagina.html
http://www.maurizioblondet.it/la-ue-ha-ceduto-ad-erdogan-la-grecia-e-non-solo/
RispondiEliminaLa Germania cede la Grecia alla Turchia...
Ai padroni del mondo gli Ortodossi stan sullo stomaco forse anche più dei Cattolici.
RispondiEliminaI Greci possono dar retta alla Troika, ma non torneranno MAI sotto i Turchi.
RR
ma come si fà a dire che la Russia ha attaccato l'Ucraina? E' fuori da qualsiasi realtà questa affermazione in quanto è la NATO, agendo come stà agendo in Medio Oriente, cioè finanziando e supportando militarmente i gruppi terroristici che porta il caos e il disordine in queste nazioni.
RispondiEliminaSilente perfetto.
RispondiEliminaSilente: ha totalmente raggione. Congratulazioni.
RispondiEliminaGli Uniati sono legittimi, hanno sofferto moltissimo, sono caduti però nella trappola di Soros e altri. Il patriarca ucraino attuale, fa molto pena dirlo, si comporta come agente della NATO. Speriamo che sia per incompetenza.
Per quanto riguarda Bergoglio, ha fatto bene (per motivi probabilmente complessi)e peccato che l'amico Sandro Magister non l'abbia capito. Perché Kirill lavora per Putin, e Putin per noi: tutto occasionale ma provvidenziale.
Col loro zelo golpista e conformismo ai dogmi dell'Occidente fanno rimpiangere perfino Stalin. In appiattimento servile filo occidentale riescono a battere perfino i polacchi, che è un bel record. E non si può dimenticare che nei confronti delle popolazioni del Donbass e dell'orrendo massacro di Odessa seguito al golpe si sono dimostrati senza pietà nè compassione.
RispondiEliminaMiles
PAROLA DI UN CATTOLICO ROMANO IN RISPOSTA ALLA PAROLA DELL'ORTODOSSIA GRECO-RUSSA - P. Luigi Taparelli D'Azeglio
RispondiEliminahttp://progettobarruel.comlu.com/novita/16/Taparelli_Parola_di_un_Cattolico_I.html
Si noti come la Santa Sede, proprio per motivi ecumenici, non riconosce il titolo di patriarca al capo della chiesa greco-cattolica ucraina. Ecco perché fu inventato il titolo di arcivescovo maggiore......è ora di finirla però con i calamenti di braghe. Più ci si mostra deboli ed arrendevoli e più gli altri si sentiranno forti nelle loro posizioni. Per sbacciucchiarsi il patriarca di Mosca il papa non ha pensato a nulla. Il risultato: tutto resta com'era. Con la differenza che in Vaticano si può appendere una foto in più delle pomiciate papali. Ma l'ecumenismo non è far collezione di pomiciate.
RispondiEliminaIl Patriarca della chiesa greco-cattolica ucraina contro il papa. Il Nunzio Apostolico in Ucraina contro il papa. Cosa è successo? Quello che succede dall'ultimo concilio in poi: per pomiciare con gli ortodossi.....la Santa Sede scontenta i cattolici, li delude, li umilia, li emargina li fa sentire vermi e quasi traditori!!! E' l'ecumenismo, che non creerà nessuna unità ma in compenso produce malumori a non finire e farà nascere altre divisioni!
Nicola L.:
RispondiEliminauna vita che non sentivo ( leggevo) la parola "pomiciata". Hai proprio ragione, la collezione delle figurine Panini dei suoi sbaciucchiamenti.
E, visto l'aria che tira in Curia e non solo, magari le pomiciate non sono neanche "teoriche".
Rr
Molto prima dell' Holodomor, nel XVIII sec. le terre ora ucraine furono insanguinate a più riprese da battaglie, scontri, pogrom vari tra contadini ortodossi e signorotti polacchi cattolici ed ebrei al loro servizio, cosacchi che facevano fuori gli uni e gli alri, signorotti lituanopolacchi cattolici che sterminavano, insieme con gli e ebrei, i contadini, russi che arrivavano, tedeschi che arrivavano, polacchi che ritornavano...un carnaio. Credo che la terra ucraina sia cosi fertile perche' concimata letteralmente con ettolitri ed ettolitri di sangue.
RispondiEliminaIl georgiano Stalin ed i suoi carnefici russi ed ucraini (molti dei quali ebrei) sono stati solo "la ciliegina sulla torta".
Rr